Le maschere di Severus Piton
AVVISO IMPORTANTE AI LETTORI
Mi corre l’obbligo, per evitare spiacevoli fraintendimenti e per evitare anche di rovinare la sorpresa a chi ancora non conosce questa splendida storia, di avvertire che, nonostante le innumerevoli accortezze prese per evitare di rivelare troppo sull’intreccio e sul finale, vi saranno sicuramente ancora degli elementi rivelatori piuttosto espliciti, nel mio dire, che potrebbero guastare la lettura della storia a cui il mio commento si riferisce.
Perciò, nell’esortare vivamente tutti quelli che non l’hanno ancora fatto, di andare a godersi lo splendore de Le Maschere di Severus Piton, consiglio anche, sempre A CHI NON HA ANCORA LETTO LA STORIA, DI NON LEGGERE LA PRESENTE RECENSIONE.
Aggiungo inoltre, per dovere di completezza, che questa recensione non è nata come tale e pertanto risulterà ampiamente fuori canone, trattandosi di un vero e proprio flusso di coscienza sull’onda della profonda emozione suscitatami dalla storia. Insomma, il commento che leggerete non era stato pensato per essere pubblicato, e la sua presenza qui è stata voluta con tutto il cuore dalla sottoscritta solo per farne un meritatissimo regalo all’autrice.
*
Ida, complimenti. Veri, pieni e meritatissimi.
Esordisco così perché non so in quale altro modo farlo.
COM-PLI-MEN-TI con tutto il cuore.
Parto dal piano personale di lettura, perché sento che è l’unica maniera adatta per cominciare e quindi vado diretta così.
Ti devo confessare di aver letto tutto d’un fiato e quasi in apnea l’intera storia e la verità è che mi hai messa al tappeto. Letteralmente. È indescrivibile quello che ho provato, perché il “problema” che (ri)scopro di avere con te, è che, insieme alla bellezza e allo stupore oggettivo per il valore intrinseco del racconto, più leggevo e più sentivo una familiarità assoluta e completa con quello che scrivevi, sentivo di conoscere già, di sapere già dove saresti andata, sentivo di poter immaginare senza sforzo che alla riga successiva avrei trovato esattamente quello che avrebbe toccato le mie corde e mi avrebbe sconvolto le emozioni. La battuta giusta, l’espressione che pensavo e che avrei giudicato consona, perfino il singolo aggettivo al momento giusto e al posto giusto.
Mai avuta la stessa sensazione, in vita mia. Mai.
Mamma mia, Ida, grazie, non so che altro dire. Sono senza parole per questa, che tra l’altro è una tua creazione e che, forse con un po’ di presunzione, considero anche un pochino un “regalo”, perché è come se mi avessi “rubato” un pezzetto di me e dunque non posso giudicare la storia senza considerare il modo del tutto inconsueto in cui mi coinvolge, né sforzandomi di parlare in maniera neutrale: il risultato sarebbe sempre parziale e imperfetto.
Ma devo andare oltre, sennò qui finisce a singhiozzi e tu ti meriti un commento migliore di questo.
Torniamo alla storia.
Il tema non è facile di per sé e non lo era, nonostante le apparenze, inserirlo bene in canone.
Beh… tu ci sei riuscita egregiamente e con tutte le accortezze che piacciono a me, con la comprensione (parola su cui pure ci richiamiamo molto!) del personaggio e con la gestione attenta ed accurata delle azioni e delle circostanze.
Ma ci ritorno più avanti su questo punto.
Comincerei dall’espediente dello “scambio di ostaggi”, Luna ed Harry, che manda il cuore in frantumi, perché riesci a sottolineare bene come tutti credano Severus perfettamente capace di gesti così meschini e atroci, come quello di chiedere una vita in cambio di un’altra (!) o di sacrificare i propri allievi: noi, invece, sappiamo bene qual’è la verità nascosta dietro i suoi silenzi e la leggiamo, con la chiarezza magistrale con cui ce l’hai dipinta, nei suoi occhi e nei suoi sguardi che, pure nella loro fugacità, si imprimono dentro in eterno.
”Devo solo parlargli…” dice e mi spezza il cuore, perché sembra improvvisamente indifeso, disarmato, poi salta via con Harry stretto al petto e puoi quasi sentire oltre al peso dei corpi il peso delle anime e tu sei lì inebetita a chiederti come ha fatto a far uscire la voce e come farà ora. Come accidenti farà a convincere Harry? Quale Magia potrà mai cancellare anni e anni di disprezzo?
Dopo il travagliato volo, dopo l’ennesimo salvataggio del Prescelto, arriva la prima vera stilettata; quello scambio di battute stupendo, con echi che affondano in radici lontane e ben note.
CITAZIONE
- Abbiamo? – rimarcò Harry con rabbia. – Da quando stiamo dalla stessa parte?
- Da sempre, Potter. – affermò serio il mago. – Da sempre.
OOOOHHH! Mi è partita l’ovazione!
Tra l’altro, qui, come in molti altri passi, mostri benissimo il contrasto, vivo e graffiante nonostante tutto, tra il dolore indicibile di Severus e la rabbia scomposta di Harry che vede e non vede, in un’alternanza drammatica e frustrante di veli che si alzano e si abbassano, come se stessimo cercando di guardare l’orizzonte attraverso filari di lenzuola stese al vento.
Infine, ma non ultimo, come non citare quel primo vero sorriso “nuovo” di Severus che, invece di rassicurare, spaventa Harry. Ma è così che dev’essere. Proprio così. Per ora. Perché in quel sorriso c’è l’amore, è vero, ma ci sono anche gli abissi del dolore più spaventoso e innominabile.
Ho adorato l’arringa di Severus in memoria di Silente, in memoria della fiducia che il Preside aveva riposto in lui, in memoria della sua statura di uomo e di conoscitore dell’animo umano, forse declamata con un tono po’ compiaciuto ma direi comprensibilissimo ed eccezionalmente in linea con il momento, utile a dare uno scossone non indifferente ad Harry e a restituire un’immagine di Severus invaso dai sensi di colpa ma per nulla disposto a cedere all’autocommiserazione.
Altro brano memorabile (e, dimmi tu, quale non lo è??): l’arrivo dei Dissennatori. Non solo perché Severus mostra il
Patronus ad Harry, lo stesso che lo ha aiutato a trovare la spada di Grifondoro e lo stesso che lui associa a sua madre, ma anche e soprattutto, permettimi, per l’idea della ferita inferta dai tre Mangiamorte a Severus proprio sul braccio sinistro, proprio ad un pelo dal Marchio e che offre lo spunto ideale alla scena che segue, nella Stamberga, che è in tutto e per tutto una somma esaltazione dei sentimenti feroci di Severus nei confronti di quell’orrido simbolo che porta sul braccio:
CITAZIONE
Infine Harry sollevò lo sguardo e ciò che vide lo sconvolse del tutto: sul volto pallido e teso di Piton, che ancora stava fissando intensamente il Marchio, era inciso un disgusto che gli sembrò infinitamente superiore a quello che lui stesso aveva appena provato, unito a quello che gli parve essere un odio rabbioso e dirompente.
(…) - Peccato… - mormorò Piton tra sé, la voce colma di un odio lacerante a fatica trattenuto, - l'hanno mancato quasi del tutto…
L’espressione di disgusto di Harry si specchia mirabilmente in quella di disgusto di Severus, proprio come accade nell’episodio della caverna e poi della morte di Silente! Un parallelismo perfettissimo, da darti mille e mille baci! Sei un genio!
CITAZIONE
- Sì, Potter, - disse cupo a bassa voce, - questa volta, stranamente, hai compreso tutto ciò che c'era da comprendere.
(…)
Harry fu investito con violenza dall'ondata di odio feroce di cui erano permeate le parole del suo ex professore: non riusciva a capire più nulla, così rimase in silenzio a fissarlo mentre con la bacchetta terminava di curarsi il profondo taglio sul braccio, il volto pallido che si colmava di nauseato disgusto mentre il Marchio Nero tornava a ricomporsi sulla sua pelle.
Quale meraviglia, Ida!
Il capitolo terzo si apre su una lunga riflessione di Harry, che enumera e riflette, facendo le sue inevitabili considerazioni, sulle “stranezze” del professore e, mentre è ancora in piena meditazione, viene di nuovo stupito da Severus, che gli getta la sua bacchetta ai piedi e resta inerme davanti a lui, pronto anche a morire. Altro momento
sublime.
Il suo professore, un uomo capace e potente, dal quale lo stesso Harry sa di non avere speranza di fuggire nel caso volesse fargli del male, gli consegna la sua bacchetta. Si
spoglia dell’oggetto magico, come tra pochissimo si
spoglierà delle corazze che proteggono gelosamente la propria anima (senza contare che, quando se la farà restituire, anche se solo per un istante, descriverai un altro momento topico!).
Harry, per quanto incerto, non ha intenzione di uccidere; abbassa la bacchetta (come la abbasserà alla fine della storia! Altro “smack"!) e cominciano le domande, in primo luogo sulla morte di Silente, che è ciò che più preme al ragazzo in quel momento.
Ora, dato che la storia sta entrando nel vivo, io riapro per un attimo la parentesi che avevo lasciato in sospeso all’inizio sulla questione della gestione accorta delle azioni e delle circostanze.
Posto, come dicevo, che il tema è davvero arduo e che il confronto tra un Harry avvelenato dal disprezzo e un Severus pressato dalla necessità di essere creduto, è difficile e doloroso da gestire, va anche detto che non si potrebbe mai sperare di poter fare un passo del genere in modo adeguato, se non rendendo verosimile l’occasione e presentando degli elementi chiave, per così dire, che consentano ad Harry di avere una sicurezza abbastanza solida in grado di suscitargli la reazione corretta.
In altre parole, sì, il professore ad Harry appare strano, inedito e diverso e tu hai descritto con una delicatezza impagabile, tra le righe, tutto quel che non può essere
ancora detto; hai descritto sofferenze, rabbia, disprezzo, amore, racchiusi in modo perfetto in quello scrigno prezioso, e più eloquente di quel che vuol sembrare, che è diventato il volto di Severus, ma ciò, come dire, non basta ancora. Per Harry non è sufficiente riflettere sul fatto di essere stato risparmiato
fino ad ora, perché non è detto che il professore non voglia tentare di eliminarlo o consegnarlo diversamente a Voldemort. No: occorreva usare degli strumenti precisi, delle leve infallibili che andassero ad agire sul terreno non facile della coscienza stravolta di Harry, leve il cui potenziale già la Rowling stessa aveva in qualche modo esplicitato, disseminandole nella storia, e tu questo potenziale l’hai colto alla perfezione incastrando i giusti riferimenti al punto giusto.
Sono tre, a mio parere, le chiavi di volta attraverso le quali hai reso possibile e realistico, per Harry, conquistare in quei pochi minuti una fiducia che non hai mai avuto nel corso degli anni e che non avrebbe mai potuto sperare di acquistare in così breve tempo.
Il primo è la cerva, che Severus è
costretto a mostrare al momento giusto e che Harry sa bene essere stata la sua guida per trovare la spada; il secondo, è la confessione della morte preordinata di Silente, in cui, con la massima raffinatezza, alle parole
dava per scontato, pronunciate dall’angosciato Severus, corrisponde l’improvviso ricordo di Harry del discorso fatto da Hagrid; il terzo, su cui torno più avanti, è l’idea azzeccatissima di proporre un Severus venuto al corrente del segreto degli Horcrux, un Severus, cioè, che sa di cosa sta parlando e che, per questo, è maggiormente in grado di persuadere Harry ad affrontare la terribile verità finale.
No, sul serio, io faccio davvero fatica a proseguire in modo coerente. È difficile continuare a farti complimenti senza sembrare eccessiva, ma devo proprio.
Hai reso tutto semplicemente magnifico. Hai costruito un gioco di rimandi che è un’armonia musicale perfetta, che tocca tutti i tasti che deve toccare, che risuona nel lettore così profondamente da lasciare senza fiato e il ritmo che hai scandito, tenuto anche in parte attraverso l’espediente delle domande chiave che Harry pone a Severus e che fanno via via cadere le maschere; anche quello, beh… è da Oscar.
Ma voglio arrivare proprio al dialogo centrale, quello in cui Severus rivela pian piano la verità nascosta sotto tutti i suoi volti, da quello di ex-Mangiamorte, a quello di presunto assassino di Silente, a quello dell’uomo innamorato di Lily, deponendoli uno ad uno con fiducia davanti ad un Harry che hai descritto in modo magnifico e che risulta coerente, verosimile, ancora ostinatamente dubbioso e diffidente.
Eppure, nonostante tutto, quello che dipingi è anche e soprattutto un Harry che finalmente “sente” Severus come è veramente e lo sente perché Severus sta aprendo, sebbene con angoscia, lo squarcio che deturpa la sua intimità, così come ha aperto senza troppe cerimonie la manica sulla ferita accanto al Marchio, lasciando al ragazzo lo spazio per penetrare, per insinuarsi dentro la propria disperazione, per imparare a maneggiarlo e a fidarsi di quella sofferenza e di quell’amore che sono la sola cosa vera, la sola cosa che conta, la cosa cosa autentica.
Harry è più confuso e più smarrito del solito, ma anche Severus, le cui espressioni, con le teste chinate, la voce roca, le parole spezzate e gli occhi lucidi, sono struggenti come non mai, appare provato e c’è una cosa “nuova”, ancora, che adoro di lui: è l’uomo controllato e granitico di sempre e conserva le piacevoli tracce del suo solito carattere forte, asprigno e beffardo, ma è finalmente
paterno. Paterno in tutto e per tutto, dentro quei sorrisi dolci e malinconici che non ammettono cedimenti ma che insieme abbracciano e consolano. Finalmente, è quello che avrebbe dovuto essere sempre, se la vita fosse stata giusta; si concede di parlare senza sarcasmo, di proteggere senza insultare, di complimentarsi senza ironia con Harry, come riguardo ai progressi nell’Occlumanzia o ai successi del ragazzo nel recupero degli Horcrux.
CITAZIONE
- Bene, Potter, vedo che hai finalmente imparato a occludere la mente.
- E… e lei ne è contento?
Certo, Potter, anche se noto che la cosa ancora ti stupisce.
E poi, dall’ultimo capitolo:
CITAZIONE
(…)in fin dei conti, nelle parole di Piton aleggiava un non so che di fiducia nei suoi confronti. Una fiducia che Harry non voleva e non poteva deludere.
Finalmente c’è il Severus
padre in quest’uomo che si concede di sorridere soddisfatto di fronte ad un ragazzo che ne riesce a leggere, finalmente anche lui, con tenero smarrimento, un orgoglio inaspettato negli occhi.
CITAZIONE
Severus si accorse subito che il ragazzo era preda dei sensi di colpa per ciò che gli aveva appena detto: il mago, del resto, era un vero esperto in sensi di colpa che gli avevano rovinato la vita, e non era certo quello che voleva per il figlio di Lily.
- No, non pensarlo: non sei stato tu ad uccidere Albus!
Le parole di consolazione gli erano sfuggite dalle labbra prima ancora che se ne rendesse conto:
- Albus era già condannato da quella maledizione e, in ogni modo… - la voce del mago tremò, - sono stato io che l’ho ucciso… obbedendo al suo ordine, proprio come hai fatto tu. – concluse, il dolore che con una nuova ondata sommergeva il pallore del suo viso.
Quale bellezza in questo involontario moto consolatorio quando Severus si accorge del senso di colpa di Harry al ricordo della pozione somministrata a Silente nella caverna! Mamma mia che nodo allo stomaco mi hai fatto venire!
Ma sembra addirittura un misero antipasto in confronto a quali sublimi momenti prepari e poi sviluppi nel quinto capitolo!
Da queste parole in poi,
CITAZIONE
Dirgli la verità, tutta la verità, gli sarebbe costato ancora più coraggio di quello che gli era servito per uccidere Albus. Doveva rivelare il suo segreto più prezioso, l’amore che da tanti anni teneva nascosto nel profondo del proprio cuore.
ho sottolineato e messo in grassetto praticamente tutto.
Ed ecco che la cerva ritorna di nuovo, stavolta non perché il pericolo sia imminente, ma perché Severus
lo vuole dal più profondo dell’animo. È pronto a
donarsi e, per farlo, si fa
restituire la bacchetta in un gesto gentile, aspettando che sia Harry a decidere se accettare di farlo oppure no.
Si fa restituire la bacchetta (che scena struggente!) da un ragazzo ormai piuttosto convinto della sua buona fede e mette in scena una versione speculare di quello stesso episodio che ha vissuto con Albus l’anno prima, vivo e bruciante nei suoi ricordi e descritto dalla Rowling nel capitolo 33. Stavolta, però, tu rovesci le carte: quel “lei”, a cui fa riferimento Severus, non è più esclusivo come lo lasciava intendere la Rowling, nel senso che non esclude più (apparentemente) l’affetto per Harry concentrandosi soltanto sulla madre; anzi, tu lo trasfiguri. Nell’innalzare la promessa fatta a Lily, Severus offre al figlio, che avrebbe voluto fosse suo, proprio l’estensione di quell’amore come pegno di fiducia, come rinnovamento di sé voluto e perseguito alla fine
proprio per “lui” (e per il Mondo Magico) e non
solo per lei, come spessissimo ci siamo dette.
Semplicemente perfetto. Disarmante.
CITAZIONE
I suoi occhi neri incredibilmente scintillavano d’un amore puro e intenso, mentre seguiva con lo sguardo la Cerva svanire piano nella notte che tornava a farsi scura; le sue labbra sottili erano appena dischiuse, tremanti, come in un muto sussurro d’amore, in un intenso e sofferente anelito del cuore.
Harry si sentì stringere il petto in una morsa.(…)
Severus si girò lentamente a guardarlo, gli occhi neri ancora scintillanti d’amore che si specchiavano in quel verde tanto amato: gli aveva rivelato il suo segreto, il suo amore, la sua colpa tremenda. Il ragazzo avrebbe capito o era ormai troppo tardi?
(…)
Era come se quasi non si sentisse degno di fissare ancora quegli occhi verdi che, per la prima volta dopo tanti anni, non stillavano più odio nei suoi confronti. Perché negli occhi del ragazzo, in quel momento, c’era comprensione. Lo stava guardando come non lo aveva mai guardato prima, come se solo adesso lo vedesse veramente.
E potrei continuare ancora, ma voglio arrivare a quella frase di Harry:
CITAZIONE
- Credo di essere pronto ad ascoltare quello che ha da dirmi, Professore.
Mai, il semplice appellativo di “Professore” è parso così straordinario. Mai così tanto faticosamente conquistato e sofferto. Un appellativo che torna come torna il sorriso di Severus e poi arriverà, più avanti, quel “- Mi sa che hai proprio bisogno di aiuto,
Harry.” Il nome di battesimo usato come simbolo di un rapporto ritrovato, un nome con cui finalmente anche Severus potrà rivolgersi al ragazzo senza che nessuna barriera si interponga più in mezzo a loro.
Come accennavo più su, ho trovato fenomenale, non meno del resto, l’idea che Severus non solo sappia degli Horcrux ma anche che, in qualità di uno dei massimi esperti viventi delle Arti Oscure, ipotizzi ragionevolmente la possibilità che Harry possa salvarsi e che non sia un vero Horcrux, come Silente sembrava dare quasi per certo. Questa nuova consapevolezza, offerta proprio mentre gli si prospetta l’eventualità della morte, concede ad Harry un barlume di speranza inaspettato al quale il ragazzo si aggrappa, aggrappandosi, di conseguenza, a Severus stesso.
Come era accaduto con il
Principe, a cui si era affidato in passato senza neppure sapere chi fosse, ora Harry è in grado di riunire quelle due figure in una sola,
Severus nel Principe. Il Principe Severus, quasi come nelle fiabe. Ora Harry può riconoscerne e rispettarne del tutto le capacità e le competenze e può abbandonarvisi di nuovo tra le braccia, con piena fiducia, con la consapevolezza e la volontà che ogni vero legame d’amore richiede per compiersi. Questo è più che bello, Ida: è incantevole.
Inutile dirti che il sesto capitolo è stato l’apoteosi dello strazio, per me. Lo avrai capito, da come ho vissuto tutto il resto.
Severus che gli dice “vai”, Harry che si volta,
che non vuole lasciarlo, che gli chiede di tornare al castello con lui e il professore, come sempre, che rifiuta qualsiasi strada alternativa a quella che sa che deve essere percorsa.
CITAZIONE
- Tornerò da lui. – scandì il mago, il volto pallido e di nuovo del tutto serio. – È quello il mio posto.
(…)
Ora che Harry sapeva, ora che i suoi occhi verdi erano tornati limpidi, privi di tutto l’odio ed il disprezzo che lui stesso vi aveva fatto crescere col suo sgradevole comportamento, ecco, forse adesso dare l’addio alla vita non era più proprio quello che il mago voleva…
Poi scosse la testa e riprese, con rinnovata decisione:
- Tornerò dall’Oscuro Signore, Harry, perché solo restando al suo fianco potrò ancora aiutarti e proteggerti quando sarà arrivato il momento dello scontro finale.
Quel
”tornerò da lui” è un’eco straziante del lontano
“Lo sono”, scandito alla fine del quarto libro e pronunciato davanti a tutti prima di tornare da Voldemort. “Sono pronto a fare quello che devo”. Come sempre. Ora la posta in gioco è più alta e può arrivare la morte a mettere fine ad ogni speranza e non c’è nessuno a veder brillare la sua determinazione, nessun Silente a guardarlo allontanarsi con la preoccupazione nello sguardo. Ora c’è solo Harry ad udirlo, ma è l’unico che conta: Harry ora capisce. Capisce eccome.
Harry ora si preoccupa per lui, non vuole lasciarlo andare. Ed è proprio Harry, con quella sua implorazione impotente, a scatenare l’umano tentennamento di Severus, provocato dalla vista di quei nuovi occhi verdi, privi di ogni odio e lontani da ogni condanna, provocato da quell’Harry che ha lo sguardo finalmente riempito di stima e rispetto, se non quasi di un barlume di affetto… e torna prepotente in lui quel desiderio di normalità, di amore, di protezione che non ha mai trovato requie da quando era un bambino e che ora, da adulto, prova come fosse una fitta improvvisa che lo attraversa e lo lacera per un istante; ha la tentazione di seguire Harry, di mettersi
finalmente allo scoperto al fianco di qualcuno che ama, non più solo, ma in coppia con quello che avrebbe potuto essere suo figlio; ha la tentazione di rivelare la verità e morire
mostrandosi finalmente dalla parte giusta, comunque vada.
Ma poi torna la consapevolezza che, per il bene di tutti e di Harry stesso, non può farlo; non può permettersi questo egoismo, non può permettersi neppure questo sollievo.
CITAZIONE
- Lo fa… lo fa per mia madre? – chiese con voce tremante.
Severus lo guardò a fondo negli occhi di quel verde incredibile, quegli occhi così tanto e a lungo amati. Poi scosse piano la testa:
- No, Harry. – disse con inattesa dolcezza. – Lo faccio per te… per me, per tutto il mondo magico…
Poi socchiuse gli occhi per un istante:
- … e lo faccio anche per Lily, - disse in un roco sussurro tremante, - per mantenere la promessa che lei non ha mai conosciuto.
È la battuta ideale, perfetta! È come lo avrei voluto, esattamente come avrei voluto leggere anch’io questo momento.
Per non parlare di quello che succede dopo.
CITAZIONE
Era arrivato il momento più difficile, Severus lo sapeva bene: il momento inesorabile in cui avrebbe perduto tutto quello per cui aveva lottato fino a quel punto. L’istante crudele in cui in quegli occhi verdi sarebbe tornato a regnare l’odio per un traditore ed un assassino.
Che autentica meraviglia…
La terribile versione “modificata” dell’
Oblivion, poi, suggellato da quelle parole meravigliose, quelle che individuano il senso vero che entrambe (e non solo noi, per fortuna) diamo al
“look at me”, mi ha dato i brividi: hai trovato un altro modo per dirlo, ma la sostanza non cambia, c’è un’altra cornice altrettanto eccezionale intorno a queste parole, se non di più, ma il senso è tutto lì, potente e devastante come deve essere, all’apice del pathos.
In fondo anche qui, come quando pronuncia il
“look at me”, Severus sta in qualche modo “morendo”; non fisicamente, certo, ma sa che sta per morire nella mente di Harry ed è la morte peggiore. Sa che, una volta lanciato quell’incantesimo, sarà finita, Harry non conserverà più memoria di quello che ha scoperto e tornerà a disprezzarlo e a volere la sua morte come ha giurato dopo la fine di Silente. Severus sa di stare morendo lanciando quell’incantesimo non meno di quanto stesse morendo, in canone, sul pavimento della Stamberga e sta morendo non solo in Harry, ma anche dentro sé stesso, perché sa che Harry sarebbe stato il suo futuro, la sua ragione di vita anche dopo Lily, dopo Voldemort e dopo tutto il resto.
Tu lo dici così bene, in una maniera così struggente e così sovrapponibile a quello che provo, che non potrei usare parole più belle di quelle che ho sottolineato, messo in grassetto e che voglio rileggere all’infinito.
CITAZIONE
- Ora lancerò su di te un Oblivion selettivo. – spiegò il mago con gelido distacco. – Ricorderai solo ciò che è necessario, Harry, e dimenticherai tutto il resto.
Tutto ciò che gli aveva raccontato affinché il ragazzo potesse credere in lui, e fidarsi. Ciò che si era reso conto di avergli raccontato quasi fosse il suo testamento, affinché almeno una persona sapesse e potesse ricordare la sua memoria senza odio e disprezzo; non aveva grandi speranze di sopravvivenza in quell’ultima battaglia finale, anzi, forse voleva solo morire: in fin dei conti, aveva compiuto il suo dovere, a cosa valeva vivere ancora e continuare a soffrire?
Harry lo fissava, gli occhi verdi spalancati, limpidi e lucenti, per la prima volta colmi di fiducia e rispetto per lui, lui che era stato la causa della morte dei suoi genitori. Sì, ci sarebbe ancora stato un motivo per vivere, ma Severus non se ne sentiva degno.
Dopo una breve esitazione continuò:
- Dimenticherai tutto quello che mi riguarda.
Piton levò la bacchetta sul ragazzo.
- No! – gridò Harry lanciandosi con impeto contro di lui. – Io non voglio dimenticare (…)
Severus esitò, gli impulsi del cuore che per un momento, come tanti anni prima, sopraffacevano quelli della mente. A fatica riprese il controllo di se stesso, proprio mentre il lampo di un’intuizione balenava nei suoi ricordi: forse poteva esserci una soluzione. Forse era solo un miraggio e di sicuro la probabilità di riuscita era minima: ma cosa aveva mai da perdere nel provarci?
- E allora, se proprio sei deciso a ricordare chi sono, se davvero vuoi, - disse puntando di nuovo la bacchetta, - guardami, Harry, guardami per l’uomo che realmente io sono!
Per un istante gli occhi verdi si fusero in quelli neri, poi vi fu un improvviso lampo di luce e Piton esclamò:
- Oblivion!
Mi hai tolto il fiato, mi hai proprio prosciugata completamente dalla commozione. Come hai potuto??!!
Mi sono sentita nella stessa situazione in cui tante volte mi hai detto di esserti trovata tu commentando le cose che scrivevo sul forum: la sensazione che è già tutto scritto come voglio, che sia scritto proprio come deve essere, con quelle immagini e con quell’esatta emozione di cui ogni singola parola è intrisa.
Grazie, Ida. Grazie.
Grazie per quel finale terribilmente struggente, per aver rovesciato la favola e aver fatto di Severus il carnefice di Nagini e non la sua vittima; grazie per quel trepidare del professore davanti allo scontro finale e agli insulti di coloro che vedono ancora il traditore in lui e per quella rassegnazione coraggiosa, di colpevole ormai pulito e innocente. Grazie, soprattutto, per quell’
Oblivion revocato dalla ferma volontà di Harry di
non dimenticare mai più quello che Severus
è, quel che è stato e quel che ha fatto.
Ma grazie anche per quegli occhi verdi fusi in quelli neri, perché questi ultimi stavolta non stanno morendo ma rinascono nella memoria di quel figlio e non possono essere più toccati da nessun dolore. Grazie per quelle braccia gettate al collo di quel corpo magro, irrigidito dall’impeto di un amore spiazzante, improvvisamente risorto dalla condanna dell’oblio.
Grazie per quel sorriso che Harry vuole ancora rivedere. E grazie perché basta, diavolo, ormai sto piangendo davanti al pc.
Massì, dai, te lo cito tutto questo brano, così almeno nel frattempo posso singhiozzare in pace:
CITAZIONE
Era giusto così, lui solo era la causa della morte di Lily e James, e Harry adesso avrebbe rimesso a posto ogni cosa. In fin dei conti, aveva compiuto il suo dovere, fino in fondo: aveva salvato il ragazzo che non sarebbe mai stato suo figlio… ed ora poteva anche morire.
- …Professor Piton!
La voce di Harry tremò, vibrante di profondo rispetto.
Severus deglutì a fatica:
- Harry… - sussurrò, un sorriso appena accennato che si posava con sollievo sulle labbra sottili.
Un sorriso che Harry già conosceva bene.
Un sorriso che desiderava rivedere. Ancora e ancora.
Il ragazzo lo aveva infine riconosciuto per l’uomo che realmente era: era riuscito a revocare l’Oblivion con le stesse parole con le quali lo aveva lanciato poche ore prima. E questo significava una sola cosa: il ragazzo davvero non voleva dimenticare, non dopo aver saputo la verità, non dopo aver conosciuto quale persona, realmente, si nascondeva dietro la sgradevole maschera di Severus Piton!
Pagine di straordinaria bellezza, Ida, sei stata meravigliosa.
Mi hai scossa profondamente, gemella fino in fondo, fino alla più piccola, profonda e riposta piega.
Non mi resta che dirti che mi dispiace di non essere riuscita a parlare come avrei dovuto o ad offrirti un commento più sensato di questo fiume in piena, ma non potevo far altro.
Ti abbraccio forte come non mai.