Il Calderone di Severus

1.1 - Raccontare e narrare, Cos'è una storia

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mezzomatto
view post Posted on 24/10/2009, 21:39




Raccontare e narrare

Buon giorno Ailinen, Starliam, Ale85LeoSign, Kijoka, Meissas, Ele Snapey, norrispur, Peeves.
Scusate il ritardo.

“Show it, don't tell” è l'aureo motto delle scuole di scrittura anglosassoni. Si può tradurre con “Non dirlo, mostralo!”. Non bisogna 'dire', cioè limitarsi a raccontare, occorre soprattutto 'mostrare', cioè narrare.
Nei dizionari e nelle enciclopedie raccontare e narrare sono considerati sinonimi. E voi potete tranquillamente usarli come sinonimi, cioè l'uno al posto dell'altro. Ma quando scrivete è meglio se avete bene in mente la loro differenza. Per non farla troppo lunga: il contenuto di 'raccontare' è essenzialmente 'informativo', quello di 'narrare' è sostanzialmente 'emotivo'.
L'eccessiva aderenza alla realtà è tipica del 'raccontare': informare, descrivere, far vedere visivamente. Si finisce per dire cose che non valgono la pena, nell'esagerare i dettagli perdendo il senso del raccontato.
Narrare è mettere ordine nelle cose dette, nel definire una precisa successione alle emozioni che gli eventi suggeriscono.
Ho detto 'suggeriscono' perchè gli eventi narrati non dovrebbero imporre delle emozioni, ma solo innescare nel lettore dei processi di rappresentazione emozionale delle cose dette.

Raymond Queneau ha scritto, in proposito, un buon libro di esempi: “Esercizi di stile”, un esperimento giocoso sulle possibilità del linguaggio. (Einaudi 1983 e 2001 – traduzione e introduzione di Umberto Eco) dove un fatterello è descritto in termini piani ed espliciti (al modo del 'sermo manifestus' latino, dice Eco), cioè senza fronzoli ed ornamenti, una pura e semplice elencazione di fatti. Poi, lo stesso aneddoto è 'narrato' in 99 modi diversi.
“Sulla S in un ora di traffico” è l'inizio. Dice dove si svolge il fatterello, poi continua con cosa succede.
Vi elenco alcune delle 99 varianti dello stesso inizio:
“Com'eravamo schiacciati su quella piattaforma...”
“C'era oggi sull'autobus, proprio accanto a me...”
“Mezzogiorno, calore che si espande intorno ai piedi dei passeggeri d'autobus.”
“Perbacco! Mezzogiorno! Ora di prendere l'autobus.”
“Aho! Annavo a magnà e te monto su quer bidone della Esse...”
“L'autobus arrivò, carico di passeggeri.”
“Naturalmente l'autobus era pieno e il bigliettaio sgradevole.”
“Dopo un'attesa repellente, sotto un sole ignobile, sono finito su di un autobus immondo infestato da una banda di animali puzzolenti.”
“Come esprimere l'impressione del contatto di tanti corpi ammonticchiati sulla piattaforma di un autobus S a mezzogiorno?”
“OK, baby, se vuoi proprio saperlo. Mezzogiorno, autobus, in mezzo a una banda di rammolliti.”
“I contatti tra abitanti di una grande città sono così numerosi che non ci si deve stupire se talora si producono tra individui delle frizioni...”

Capito il concetto?

Questi incipit 'mostrano' senza tante parole,sia il luogo che il quando, sia le circostanze che gli stati d'animo del personaggio e immettono direttamente, senza intermediari, nella storia narrata.

E ora un compitino.
Narrare, accentuando l'aspetto che si vuole, questa situazione:
Il rag. Rossi, quella mattina, decise di far colazione al bar. Si accomodò a un tavolo ben illuminato, vi stese sopra il giornale e ordinò “Cappuccino e brioche con la crema.” “Col cacao o senza?” chiese il barista. “Con” rispose il rag. Rossi. Il barista preparò un vassoio con l'ordinazione e l'appoggiò sul bancone. Ma mentre si voltava per prendere lo zucchero un avventore, entrato in quel momento, prese la brioche e l'addentò. Poi bevve un sorso del cappuccino.

A risentirci.

Giuseppe mezzomatto
 
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view post Posted on 24/10/2009, 23:30
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I ♥ Severus


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Certo che, come primo esercizio, parti subito con il difficile!!!

Per favore, date le risposte sotto SPOILER, cosicchè gli altri allievi non ne siano influenzati.


Edited by Ida59 - 30/6/2015, 10:02
 
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mezzomatto
view post Posted on 24/10/2009, 23:37




CITAZIONE (Ida59 @ 25/10/2009, 00:30)
Certo che, come primo esercizio, parti subito con il difficile!!!

Be', gli allievi hanno già alle spalle le lezioni e gli esercizi di Lil Evelyn. Mica partono da zero.

mezzo(ma solo mezzo)matto

EDIT: sistemata la citazione (E Lil ringrazia! :) )


Edited by Ida59 - 30/6/2015, 10:02
 
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*Peeves*
view post Posted on 28/10/2009, 22:53




Ecco il mio testo.
Spero di aver interpretato correttamente le consegne, altrimenti... amen! :D Dovro' escogitare il modo di farmi assolvere...

SPOILER (click to view)

Il profumo del peccato



L’eco dei passi che si allontanavano, e poi del pesante portone che veniva chiuso, si era smorzata da poco.
L’odore del peccato aleggiava ancora persistente e pesante attorno alla persona rimasta sola in quel silenzioso luogo.
Un odore inodore, quello del peccato… ma che puo’ appestare l’aria piu’ di quello che ci si possa immaginare.
Discretamente, l'uomo, mosse un poco le tendine in velluto porpora con l’inutile intento di allontanare dalla sua persona l’immaginaria aria malefica emanata dalla confessione appena udita.
Quella del prete non era una professione facile: si aveva a che fare con vita e morte, pecorelle obbedienti e meno; ma soprattutto erano gli orari poco "cristiani" a fargli pesare la scelta presa anni fa: seguire la sua vocazione ecclesiastica.
Infatti, almeno nella parrocchia a cui era stato assegnato, doveva tutte le mattine alzarsi di buon’ora per spargere l’incenso in chiesa, ordinare le candeline votive, curare i fiori, prepararsi a leggere la Santa Messa delle 6.00… e tornando al tema iniziato, fare a meno praticamente ogni mattino di uno dei pochi piaceri terreni a cui un santo padre puo’ dedicarsi senza peccare gravemente: un cappuccino e una brioche, consumati con la calma necessaria per godersi appieno il gusto e il profumo di quelle delizie!
Purtroppo mentre stava lasciandosi andare a quei pensieri inopportuni, avverti’ l’avvicinarsi di qualcuno e l’odore acre dell’incenso (penetrato nel confessionale quando un attimo prima aveva mosso la tendina) che gli saliva impavido per le narici.
La realta’ del peccato, e con lei il suo disgustoso odore immaginario, riprese possesso di don Matteo. Fisso’ sofferente i forellini del confessionale, da dove di li’ a poco un ennesimo peccato si sarebbe intrufolato per cercare perdono e misericordia; si immagino' che la puzza del malcostume penitente lo avrebbe nuovamente infastidito fino a togliergli quasi l’ossigeno.
Il prete si senti’ meno prima ancora di essersi immaginato lo schifoso e fittizio lezzo: colpa dell’aria viziata del confessionale ma anche della colazione mancata.
Tento’ di ricomporsi pensando al cappuccino e alla brioche che lo aspettavano dopo quella sua ultima assoluzione; ancora un peccato altrui e poi avrebbe potuto peccare anche lui!
Si’… un peccato di gola… e consumato con calma e godimento… ecco, il desiderio era talmente forte che ora ne avvertiva anche l'aroma fragrante… latte macchiato... caffè… cappuccino… o forse un caffèlatte forte…
<< Padre? >>
Una voce lo aveva scrollato dai suoi pensieri: doveva trattarsi della persona appena udita entrare e che desiderava confessarsi.
<< C’è qualcuno? Sul cartello è riportato che ci si puo’ confessare gia’ dalle 7.00 del mattino. Padre? >>
Nuovamente una ventata di profumo si infilo’ fra i forellini e avvolse don Matteo: quindi prima non aveva sognato, ma semplicemente percepito l’alito al sentore di caffè del peccatore!
Fra sé e sé penso che il peccato era gia’ compiuto presentandosi, accompagnati da un profumo cosi’ delizioso, al cospetto di un uomo in preda ad una crisi di astinenza da caffè mattutino.
<< Disgraziato! >> mormoro’ impercettibile il prete; poi continuo’ con tono ironico: << Figliolo… qual buon vento ti porta? >>
<< Oh… finalmente… Ma allora c’è qualcuno! >> rispose sollevato l’altro.
Riprese agitato: << Padre… io… ho rubato! Vi prego, assolvetemi! Subito! >>
Don Matteo inspiro’ avido la fragranza e l’aroma che lo avevano nuovamente raggiunto.
Inebriato esorto’ il peccatore a raccontare esattamente cosa avesse rubato, e con dovizia di particolari, nella speranza di poter godere ancora per un attimo del profumo paradisiaco e tentatore di un buon caffè mattutino.
Il tapino racconto’ che aveva appena rubato la colazione ad uno sconosciuto: cioè dopo aver addentato la brioche e aver bevuto un sorso di cappuccino, l’aveva poi pagata; quindi il peccato non era stato quello di rubare, ma piuttosto quello di non essere stato in grado di attendere il suo turno al bar.
Dall’interno del confessionale la voce del prete tuono’ grave: << Disgraziato! Disgraziato per due volte!!! Avvicinati immediatamente alla grata! >>
Il ladro venne preso da un fremito e spaventato obbedi’; si avvicino’ implorando il perdono.
Don Matteo annuso’ nuovamente il gradevole odorino penetrato all’interno del buio confessionale. Assaporando con attenzione il profumo, ci si poteva immaginare anche la fragranza della brioche… il burro… la farina raffinata... la crema della farcitura…
Sibilo’ quindi severo: << Il cappuccino, dimmi… con il cacao? >>
<< Si’… si’… con il cacao… e senza zucchero… mi assolva! La prego! Quel pover uomo… sono un essere spregevole… pover uomo… il caffè… sono pentito… negare a qualcuno il piacere di un caffè mattutino è un crimine... ignobile reato... >>
Il sacerdote confermo' grave, con la sua voce baritonale che tanto piaceva alle devote della parrocchia: << Puoi ben dirlo! Gravissimo! >>
Poi allargo’ per l’ultima volta le narici del suo dantesco naso, accorgendosi che l’alito dell’uomo sentiva sempre meno di caffè: era ormai solo un'idea.
<< Senti, anima dannata, per questi peccati non basta recitare un rosario e baciare la statua della Santa Vergine, no! Oltre a cio’ dovrai servirmi subito un cappuccino con il cacao, senza zucchero e accompagnato da una brioche alla crema! Subito! Vedi di non fartelo rubare dal primo disgraziato che passa! >>
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 28/10/2009, 23:59




Ma, in base alla spiegazione fornita, il brano di esercizio non doveva essere di poche parole, o meglio, stringato al massimo?

Mi scuso per il ritardo, ma ho avuto parecchi impegni. Domani in giornata provvederò a elaborare qualcosa. ;)
 
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view post Posted on 4/11/2009, 10:33
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Ehi, allieve del laboratorio, non si fanno i compiti? :tigre:
Solo Peeves ha consegnato!


Edited by Ida59 - 30/6/2015, 10:03
 
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*Peeves*
view post Posted on 4/11/2009, 10:43




CITAZIONE (Ida59 @ 4/11/2009, 10:33)
Ehi, allieve del laboratorio, non si fanno i compiti? :tigre:

Mica stupide loro! Cosi' vanno dritte dritte in punizione nei Sotterranei (da dove si accede a Bagno e Tempio ;) ).

CITAZIONE
Solo Peeves ha consegnato!

:bonk: Mi sono giocata la punizione...

Edited by Ida59 - 30/6/2015, 10:03
 
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view post Posted on 4/11/2009, 12:29
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Ti tengo compagnia io, Peeves, e ti offro cappuccino e brioche! :D

Ecco il mio compito.
Però, io ho barato, anche perchè non sono allieva in questo corso e quindi ho potuto permettermelo.

Tutto è partito da queste considerazioni.

E se trasformo il rag. Rossi nel Professor Piton (che mi crucerà per aver osato tanto!)?
E se l’avventore fosse il malandato Remus Lupin (che mi ringrazierà per la colazione che gli offro!)?
E se il bar fosse la Testa di Porco (Aberforth Silente mi guarda scrollando la testa e si chiede cosa ha fatto di male…)?


Sì, lo so che sono malata, senza speranza di guarigione… non perdete tempo a dirmelo: impiegatelo leggendo la mia flash-fic.

Cappuccino e brioche




Il Professor Piton, quella mattina, aveva deciso di ignorare la rumorosa Sala Grande e di fare colazione in un posto più tranquillo. La Testa di Porco era l’ideale, certamente deserta a quell’ora mattutina di una uggiosa domenica di novembre, proprio dopo l’ultima notte di luna piena.
I ricordi della notte, con il fuoco, i mantelli neri e i raggi della luna che si riflettevano sulle maschere d’argento facendole brillare di una luce crudele, erano tremendi, come sempre. Ma era riuscito a salvare la vittima predestinata, questa volta.
Grazie ad un caso fortuito che mai avrebbe immaginato potesse accadere.
Poteva concedersi un premio.
Si accomodò a un tavolo ben illuminato, lontano dal bancone, vi stese sopra la Gazzetta del Profeta e ordinò, impassibile:
- Cappuccino e brioche con la crema.
Aberforth stava ancora asciugando i bicchieri della sbornia serale: sollevò appena la testa, senza neppure vederlo.
- Col cacao o senza? - chiese.
- Con. - rispose il Professor Piton, secco.
Sì, anche il cacao.
La vittima era stata sua allieva, anni prima: una timida e studiosa Tassorosso. L’aveva riconosciuta alla luce delle fiamme, terrore e speranza negli occhi nocciola quando anche lei lo aveva individuato, mentre nella confusione la trascinava lontano, verso la salvezza, e, dibattendosi fra le sue braccia, gli aveva fatto scivolare via la maschera dal viso rivelandone così l’identità
Sì, anche il cacao: Leslie O’ Connel era salva. Integra nel corpo e nell’anima.
Grazie alla luna.
Sì. Anche il cacao. E perfino lo zucchero.
Aberforth preparò il vassoio con l'ordinazione e l'appoggiò sul bancone, sempre senza alzare il viso, e tornò ad asciugare i bicchieri mentre la campanella all’ingresso segnalava l’arrivo di un altro avventore mattiniero.
Mentre il mago si accingeva ad alzarsi lentamente per prendere il vassoio, il nuovo arrivato, dagli abiti logori e in alcuni punti stracciati, era giunto velocemente al bancone. Lo vide, di spalle, prendere la brioche e addentarla, poi bere un sorso del cappuccino mentre un tremito di caldo piacere gli scendeva lungo la schiena.
Si affiancò al bancone allungandogli lo zucchero:
- Grazie, Lupin. - mormorò piano, chiedendosi cosa poteva ricordare un lupo mannaro della notte appena trascorsa.
Il viso di Lupin era stanco e sofferente: vi era del sangue rappreso sulla tempia e in mezzo ai capelli arruffati, tra qualche foglia e terriccio incrostato, spuntavano molti più fili bianchi di quanti il Professor Piton ricordasse di averne notati l’ultima volta che lo aveva visto, circa un anno e mezzo prima.
Era stata una notte dura anche per lui e, probabilmente, neppure aveva la consolazione di sapere d’aver salvato la vita di una giovane donna con la sua improvvisa comparsa nel cerchio dei Mangiamorte, che aveva creato scompiglio proprio mentre si apprestavano al loro notturno divertimento.
- Prego. - rispose con voce roca, quindi addentò avido il resto della brioche, deglutì il boccone e bevve ingordo il resto del cappuccino.
Piton lo osservava in silenzio: dalla fame che dimostrava, era evidente che quella notte Lupin aveva vinto la sua personale battaglia contro la bestia che albergava in lui.
Mentre con il dorso della mano si puliva la bocca con un gesto inconscio, retaggio della notte animale, il sorriso era tornato sul viso stanco di Lupin:
- Come sta? - s’informò, gentile.
Negli occhi neri di Piton vi fu un bagliore di sorpresa, subito controllato e represso:
- Bene. - rispose in un soffio.
Ora lo sapeva. Anche i lupi mannari ricordano, proprio come gli esseri umani. E comprendono, agendo di conseguenza.
No, ora Piton lo sapeva con certezza: non era stato un caso se il lupo mannaro era comparso all’improvviso nel cerchio dandogli la possibilità di salvare la O’Connel. L’unica coincidenza fortuita era che fosse passato di lì proprio in quel momento.
Un lieve sorriso gli increspò appena le labbra sottili:
- Altri due cappuccini con brioche. - ordinò al barista appoggiando tre Falci sul bancone. - E con tanto cacao!
Aberforth aveva finalmente sollevato gli occhi dai bicchieri e stava fissando i due maghi, sconcertato.
- Tutti qui, vengono... - brontolò scrollando la testa e girandosi per preparare la nuova ordinazione.


Edited by Ida59 - 30/6/2015, 10:03
 
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view post Posted on 4/11/2009, 19:02
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Bello il tuo compito Idone, basta che ci sia lui e ogni cosa scritta, anche brevissima, assume tutta un'altra importanza! :rolleyes:
Anch'io ho preparato il mio compituzzo e spero di aver capito la dinamica da seguire! Ecchilo...

SPOILER (click to view)
Quella mattina di febbraio, il signor Rossi era come al solito in ritardo, cosa che gli capitava abbastanza di frequente negli ultimi tempi.
La causa principale era la scarsa propensione a dormire del figlioletto di pochi mesi che aveva preso l’abitudine di svegliarsi più volte durante la notte.
Così lui e la moglie, di conseguenza, dormivano pochissimo e la mattina il suono della sveglia, a volte, veniva addirittura ignorato, costringendo poi il signor Rossi a dei recuperi incredibili per non arrivare clamorosamente fuori orario in ufficio.
Solitamente si avventurava in strada semi-addormentato, semi-vestito e di pessimo umore, perciò considerava la tappa al bar sotto l’ufficio, per consumare la colazione che non riusciva a fare a casa, una consuetudine d’obbligo, sana e corroborante.
Anche quella mattina il signor Rossi era seduto sullo sgabello di fronte al bancone, con gli occhi appesantiti dal sonno, il quotidiano appena acquistato all’edicola spalancato sotto il naso e gli immancabili cappuccino caldo con spruzzata di cacao più brioche appena sfornata a solleticargli, con il loro delizioso profumo, le narici ancora anestetizzate.
Era quello che considerava il momento forse più appagante e rilassante di tutta una giornata fatta di impegni stressanti, capoufficio esigente e pignolo, colleghi rompiscatole e rientri a casa da travaso di bile in mezzo al traffico caotico.
La vita del signor Rossi era né più né meno come quella di qualsiasi altra persona comune costretta a lavorare "tenendo" famiglia e, più di una volta, si era soffermato a pensare a come sarebbe potuto essere tutto diverso e migliore se avesse vinto tanti soldi. Il sogno ricorrente di tutti!
Perciò, ogni mattina, pagava la sua consumazione acquistando regolarmente, prima di uscire dal bar, anche il biglietto del Superenalotto che sperava fosse quello vincente.
Faceva, ogni giorno, esattamente ciò che facevano altri miliardi di persone.
Quella mattina di febbraio, dicevamo, insolitamente illuminata da un tiepido sole, sembrava una mattina come tutte le altre quando entrò un tizio apparentemente normale che si avvicinò al bancone, affiancandosi al signor Rossi e al suo cappuccino con cacao.
Il signor Rossi era troppo concentrato nella lettura delle notizie sportive per notare subito come il tizio di fianco a lui avesse allungato la mano verso la sua brioche.
Ma dopo qualche secondo vide, con la coda dell’occhio, uno strano movimento del braccio dello sconosciuto proteso verso il cappuccino... Il suo cappuccino! Ehi, e quella era la sua brioche!
Ma che cosa diavolo stava facendo quel tizio? Rimase a fissarlo, sbalordito, per qualche secondo, mentre con la massima nonchalance questi continuava imperterrito a fare scarpetta nella sua tazza e a degustare tranquillamente il cornetto.
Provò a schiarirsi la gola un paio di volte e a dire qualcosa ma niente da fare: era talmente basito che la voce si rifiutava di uscire.
Che situazione imbarazzante. Si guardò attorno guardingo e riflettè sul fatto che avrebbe dovuto far finta di niente e ordinare un altro cappuccino, mentre gli avventori sembravano non essersi assolutamente accorti della grottesca situazione che si era venuta a creare.
Ma poi si disse che era tutta la vita che faceva finta di niente, permettendo che gli altri decidessero per lui e si "consumassero" regolarmente i suoi cappuccino e brioche, perciò insorse.
In quel momento la sua colazione assunse la valenza di un Breil: toccatemi tutto, ma non il mio cappuccino con brioche!
- Senta scusi, guardi che questa era la mia consumazione! - sbottò secco, in tono abbastanza sostenuto.
Lo strano avventore, per tutta risposta, lo guardò come se fosse trasparente e continuò a masticargli in faccia.
- Mi ha capito? Giù le mani dalla mia colazione se non vuole che gliele renda inservibili! -
Quello che seguì alla sua reazione fu un esilarante battibecco tra lui e il ladro di colazioni, seguito gradualmente da tutta la gente presente al bar, dapprima con blando interesse, poi con viva curiosità e infine tra l’ilarità generale.
Ce ne sarebbe stato abbastanza per sprofondare dalla vergogna, ma il signor Rossi non mollò e arrivò a livelli di diverbio e scambi di battute spassose così alti, da ottenere più volte l’approvazione del pubblico.
Partirono, a più riprese, bordate di applausi al suo indirizzo e perfino qualche incitamento.
Il tutto proseguì per una decina di minuti tra le risate genuine della clientela fino a che, improvvisamente, gli si pararono davanti un altro strano tizio, dall’aria molto atteggiata, munito di un paio di occhiali trendy in bilico sul naso e un signore distinto incravattato che applaudendo con sorrisi larghissimi, gli comunicarono che era su "Scherzoni in TV" e aveva appena vinto il primo premio in palio come "Miglior Vittima Protagonista di scherzi in TV" dell’anno.
Gli fecero i loro più sinceri complimenti per aver regalato al programma i dieci minuti più divertenti della sua storia!
Il premio consisteva in un viaggio per due persone in Florida, un assegno da cinquecentomila euro in gettoni d’oro e la possibilità di partecipare come ospite d’Onore alle restanti, prossime puntate di "Scherzoni in TV".
La sua espressione rimase ancora a lungo sbigottita: tutto era avvenuto troppo repentinamente quella mattina.
Ma, quando capì che la lunga acclamazione della clientela del bar e l’assegno recante la cifra vinta che il regista e il notaio della trasmissione gli misero in mano non erano un sogno, si riscosse e intuì al colmo della felicità che la sua vita, finalmente, era davvero cambiata.
 
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view post Posted on 5/11/2009, 09:30
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I ♥ Severus


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Certo che, leggendo le nostre tre storie, che partendo dallo stesso fatto non potrebbero essere più diverse, ne abbiamo di fantasia ragazze!

Avanti, le altre allieve, dove sono finite?
Guardate che vengo a cercarvi una per una!:tigre:

All'appello mancano ancora:

Ailinen
Starliam
Ale85leoSign
Kijoka (unica giustificata perchè è tornata ieri sera da Zanzibar, la fortunella!)
Meissas
Norrispurr


Edited by Ida59 - 30/6/2015, 10:04
 
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view post Posted on 5/11/2009, 09:35
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Anche se non sono un allieva posso anch'io fare il compitino? Ho in mente una cosuccia...
 
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view post Posted on 5/11/2009, 09:57
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CITAZIONE (ellyson @ 5/11/2009, 09:35)
Anche se non sono un allieva posso anch'io fare il compitino? Ho in mente una cosuccia...

Sì, sì, sì! :)

Edited by Ida59 - 30/6/2015, 10:04
 
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norrispurr
view post Posted on 5/11/2009, 12:27




Ed ecco anche il mio compitino; caspita, scrivere è più difficile di quanto pensassi!
Ho dato un'interpretazione un pò libera; speriamo di aver rispettato le indicazioni di Giuseppe.

SPOILER (click to view)
Il sig. Rossi, ragioniere dall’aspetto inquietantemente simile all’omino perseguitato da Cattivik nelle sue avventure (per chi non lo conoscesse, si tratta di un fumetto ove il nero protagonista escogita mille ed uno stratagemma per depredare il povero ragioniere della propria valigetta, il cui contenuto si rivela ogni volta fallimentare) dopo essere riuscito, una volta tanto, a fiondarsi nell’agognato bagno prima che le tre figlie lo occupassero per mezz’ora ciascuna (costringendolo poi al solito tour de force per non arrivare in ufficio ad ore indecenti), decise, avendo un po’ di tempo a disposizione, di concedersi un momento di tranquillità lontano dalle chiacchiere mattutine della famiglia.
Si recò dunque al bar a pochi metri da casa e, accomodatosi ad un tavolo posizionato vicino ad una finestra, ma lontano dall’ingresso del bar ("Così non mi scoccerà nessuno!" pensò) ed aperto il giornale, che avrebbe una volta tanto potuto leggere con calma e non sul bus o nei ritagli di tempo tra un fax ed un conteggio, chiamò il camerire.
"Buongiorno; un cappuccino ed una brioche con la crema!" Ordinò il Rossi.
"Il cappuccino lo gradisce col cacao o senza?" Chiese il cameriere.
"Con." Rispose il nostro avventore.
Il cameriere, dopo aver preso l’ordinazione, tornò velocemente dietro il bancone e preparò il tutto, collocando cappuccino e brioche su un vassoio.
Mentre il sig. Rossi pregustava il suo cappuccio e la pasta con crema, ecco entrare nel locale ................. uno, due, dieci CATTIVIK!
"E questi chi sono? Cos’è questa mascherata?" Pensò il Rossi, infastidito dalla improbabile incursione.
La comitiva, evidentemente piuttosto affamata, si diresse a passo svelto verso il bancone; uno dei neri figuri, notato il fumante cappuccino e, soprattutto, la brioche, non ci pensò un solo istante e ne addentò un generoso boccone; poi, afferrata fulmineamente la tazzina, bevve un sorso del cappuccio.
"Ma che fa?" Chiese il cameriere "Questa era l’ordinazione del signore seduto al tavolino sotto la finestra".
A questo punto il nostro ghignante Cattivik, voltatosi verso il Rossi, si portò con fare sornione la mano destra vicino al nero testone ed avvicinatosi nel frattempo al ragioniere, che lo guardava con un’aria sempre più perplessa, strappò con gesto deciso la parte superiore di quello che in un attimo si rivelò essere un costume carnascialesco.
"Papà!" Disse Gemma, la figlia più piccola del Rossi.
"Gemma? Ma come ti sei conciata?"
"Ma papà, non ricordi? Oggi c’è la sfilata del liceo, è giovedì grasso! Carnevale! Sono mesi che stiamo preparando i costumi!"
L’espressione basita del Rossi rivelò senza dubbio alcuno che lo stesso era totalmente all’oscuro dell’intera faccenda.
"Sai che ti dico?" Disse Gemma guardando il sempre più perplesso genitore "Mi sa che meriti una piccola lezione per avere ancora una volta trascurato le tue figlie, visto che per te esiste solo il lavoro!"
E voltatasi verso l’allegra comitiva disse: "Ragazzi! Ci attende una mattinata impegnativa, dunque colazione per tutti gentilmente offerta da mio padre!"
E si diresse svelta verso il bancone, da cui salutò il ragioniere con un cenno della mano ed un veloce "Ciao papà!", lasciando al tavolo un sig. Rossi perplesso e seriamente tentato dall’idea di infilarsi nella prima agenzia di viaggi che avesse incontrato ed acquistare un biglietto di sola andata per Timbuctù.
 
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view post Posted on 5/11/2009, 12:28
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Accidenti però... mi sono resa conto che ho scritto fin'ora lo sto raccontanto e non narrando.
 
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view post Posted on 5/11/2009, 12:48
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CITAZIONE (ellyson @ 5/11/2009, 12:28)
Accidenti però... mi sono resa conto che ho scritto fin'ora lo sto raccontanto e non narrando.

Non è difficile passare dal raccontare al narrare: basta inserire una adeguata introspezione per far emergere le emozioni del personaggio, se ho capito bene la lezione.

Il mio problema è che per fare introspezione nel personaggio, prima lo devo "creare" nella mia mente, e quindi rendere esplicita al lettore la sua caratterizzazione psicologica. Una questione lunga e complessa, tipica degli originali: così ho trovato la mia solita scrociatoia e ho "usato" Piton, la cui caratterizzazione psicologica per me è ormai così definita che non mi è difficile immaginare come si comporterebbe in qualsiasi occasione e mi è facile trasmetterla ad un lettore "preparato" come sono gli utenti di questo forum.


Edited by Ida59 - 30/6/2015, 10:04
 
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