| Sapevo che sarebbe morto. Non so esattamente in che anno ho cominciato ad avere questa certezza, ma, d’un tratto, l’ho avuta. Avevo letto parecchio nei giorni precedenti, continuando a discutere con le amiche che accusavano Severus di tradimento. Il libro mi stava cominciando ad annoiare con il “monta la tenda e smonta la tenda” senza neanche un accenno a Severus. Poi tutto è precipitato e quando mi sono trovata a leggere quelle righe sono rimasta incredula. Non così, non in quel momento, non da solo. Ho riletto le pagine, credo, tre volte di seguito. Poi ho pianto. Erano credo le due di notte: avevo paura che stesse per succedere e sono rimasta incollata a quelle pagine, leggendo senza interruzione. Ma poco dopo non riuscivo più a vedere le parole scritte. Non volevo più vederle. Credo di aver odiato JKR come mai prima. Ho messo via il libro e ho cercato di dormire. Ho ricominciato a leggere, mi sembra, solo il giorno dopo e l’ho letto in un fiato. La speranza era di rivederlo, ritrovarlo, salvato in qualche misterioso modo. L’indizio del quadro del suo ritratto, che Harry non aveva visto entrando nello studio che era stato di Silente, mi continuava a dare delle speranze. Invece il libro è finito. Senza più una parola di come fosse continuata l’azione attorno a lui. Solo quelle parole di Harry, diciannove anni dopo. Non avrei voluto che lo facesse morire, anche se per la ragione della storia e per la logica con la quale era stata scritta, forse, era veramente l’unica soluzione che potesse evitare ulteriori spiegazioni. Mi è sempre sembrato che JKR avesse scritto quell’ultimo libro un pò troppo di fretta. Non avrei voluto che morisse in quel modo, anche se c’erano poche altre vie per farlo, per non essere monotona con il solito Avada. Non avrei voluto che morisse solo, con Harry che lo guarda, lasciato sul pavimento dal suo peggior nemico senza una soluzione che gli restituisse tutta la dignità che, mi sembrava, potesse meritare. Non avrei voluto che morisse. La tristezza di quelle righe non mi ha ancora permesso di rileggerle interamente. Ho riletto più volte, invece, i suoi ricordi. Brevi, spezzati momenti di una vita che mi era ancora oscura e che apre adesso, alla mia fantasia, mille modi nuovi per farlo, in qualche modo, rivivere.
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