Il Calderone di Severus

Ambientazioni Gotiche

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Nemesis Snape
view post Posted on 13/2/2010, 18:58




Stupendo questo cimitero (tralasciando i morti, ovviamente)!
Non credevo vi fosse anche la tomba di P.Shelley! :o:
 
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norrispurr
view post Posted on 13/2/2010, 19:03




E ce ne sono anche molte altre, tra cui la tomba di Antonio Gramsci di cui però non ho postato la foto perchè non mi sembrava sufficientmente "gotica".
Comunqe la voce è tratta da "Wikipedia", e là si può vedere tutta la galleria fotografica, per chi fosse interessato.
 
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view post Posted on 10/6/2010, 09:29
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Un altro dei nostri luoghi "gotici", una delle città italiane più "magiche", vertice dei due triangoli, sia di magia bianca - Torino-Lione-Praga -, sia di magia nera - Torino-Londra-San Francisco!

E' tanto che ci manco, la visitai tanti anni fa, in tempi non "sospetti", girata con spirito goliardico insieme ad alcuni amici torinesi, all'epoca, adolescenti come me, avevamo 19 anni!

Chiaramente se qualcuno vuole fare aggiunte o rettifiche a quanto scritto sotto, magari qualche torinese che conosce "bene" la materia, può, anzi, deve farlo!


TORINO UNA CITTA' MAGICA





Torino: città "magica". Sospesa tra mito a realtà, si può storicamente considerare il centro del mondo dell'occulto.
In molte delle sue piazze si racconta siano successi fatti a carattere esoterico e sono in tanti a poter raccontare di fenomeni inspiegabili e di eventi soprannaturali accaduti nei diversi angoli della città.
Ma per saperne di più bisogna tornare indietro nel tempo, al momento della sua fondazione.
Secondo alcune teorie, a dare inizio alla storia di Torino non sarebbero stati i Romani, ma addirittura Fetonte, cioè l'ignoto faraone Pheton, figlio della dea Iside, che avrebbe eretto il suo tempio per il dio Api, il dio-Toro, proprio all'incrocio tra due fiumi, cioè la Dora e il Po.
Fiumi, questi, che hanno realmente un ruolo centrale nella vita e nei trascorsi della città e che, secondo gli esoteristi, pare ne influenzino le sorti.
Sarebbe questo suo inedito carattere egiziano, dunque, che ha fatto sì che in città si radunassero così tanti reperti dell'antico Egitto da dar vita al secondo Museo Egizio al mondo?



Torino, inoltre, sarebbe il vertice di due triangoli molto particolari: il primo, di magia bianca, la unirebbe a Praga e a Lione mentre il secondo, di magia nera, la legherebbe a Londra e a San Francisco. Geometria e geografia si uniscono, quindi, in una sorta di ragnatela esoterica. La stessa pianta romana della città prevede le quattro porte d'ingresso erette in direzione dei quattro punti cardinali e il tutto è posto in coincidenza con il 45° parallelo, che ha come riferimento l'obelisco che domina Piazza Statuto.


Legenda:
1 Porta Praetoria
2 Porta Principalis Dextra (Porta Marmorea)
3 Porta Decumana
4 Porta Principalis sinistra (Porte Palatine)
5 Teatro
6 Possibile posizione del foro
In nero: tracciato della colonia romana
In verde: planimetra della Torino attuale
In rosso: tratti di mura e di pavimentazione visibili o attestati da scavi archeologici
In azzurro: possibile posizione del foro cittadino



I luoghi del mistero





Piazza Statuto: luogo magico per eccellenza, centro "nero" della città, ha una fama piuttosto sinistra. Pare sia sorta sopra una necropoli romana, una città dei morti del passato e, come se non bastasse, è stata per centinaia d'anni il luogo dove avvenivano le esecuzioni capitali.
Questi precedenti storici sono alla base della diffusa credenza che la piazza abbia un ché di malefico, fino a farne, nell'ambito delle leggende su Torino magica, il punto dove cade il vertice del triangolo della magia nera. Per la precisione si ritiene che il vertice di tale triangolo cada nel punto indicato da un piccolo obelisco, con un astrolabio sulla sommità, situato vicino al monumento del Frejus. In realtà questo obelisco è stato eretto su un punto geodetico, ad indicare il passaggio del 45° parallelo.


D'altra parte Torino ha diversi centri "bianchi", fortemente positivi. La Fontana del Tritone, che si trova nei Giardini Reali a piazza Castello, è uno di questi, seguita naturalmente dal Duomo dove è custodita la Sacra Sindone. Altro luogo a forti valenze positive è la chiesa della Gran Madre,
così benevola nei confronti della città che tra le statue che si trovano davanti al suo ingresso si dice ci sia la chiave per trovare il Graal. Che, naturalmente, si troverebbe proprio a Torino e che, con la Sacra Sindone, darebbe vita ad un asse positivo capace di proteggere la città. Ma non è solo sotto le stelle che si agita il mondo esoterico.
Il centro cittadino, infatti, vanta una serie di gallerie sotterranee, sia naturali che artificiali. La loro vita è stata intensa fin dall'antichità ed hanno ospitato riti magici, procedimenti segreti ed altro ancora, tanto da meritarsi il nome di "grotte alchemiche", luoghi di potere all'incrocio di importanti linee telluriche e geomantiche, dove, si dice, si accedesse dalla cripta della SS. Annunziata e dai sotterranei di Palazzo Madama.



Apolonnio di Tyana, grande mago e conoscitore dell'arte occulta nel preparare talismani, nel 93 d.C. circa, nascose in un luogo segretissimo e inespugnabile (la terza Grotta Alchemica) un potentissimo talismano.
Anche i Savoia conoscevano bene i misteri di Torino e alla loro corte erano sempre benvenuti maghi e celebri alchimisti.
Lo stesso Emanuele Filiberto aveva un laboratorio alchemico nei sotterranei di Palazzo Madama, da cui aveva accesso alle Grotte Alchemiche.



Secondo gli studiosi di esoterismo, il Tempio Segreto e le Grotte Alchemiche esisterebbero ancora oggi e ingressi e passaggi ben nascosti ne consentirebbero tutt'ora l'accesso a “coloro che sanno”.

Torino sotto e sopra



Per conoscere veramente la Torino esoterica è necessario studiarne i livelli diversi. Ci sarebbero, infatti, ben dodici ingressi alle tre grotte più importanti della città, ma di questi la metà sarebbe falsa, per confondere le idee ai non iniziati. Risalendo in superficie, invece, alcuni imponenti ed elevati edifici cittadini, come la Mole Antonelliana, la Gran Madre e gli obelischi, avrebbero il compito di diffondere l'energia proveniente da misteriose correnti terrestri, come se fossero delle grandi antenne. Insomma, è come se ogni punto vitale di Torino avesse un ruolo preciso in una complicata e misteriosa strategia esoterica. Sarà per questo, o per carpirne il senso più profondo, che alchimisti come Paracelso e Fulcanelli, i leggendari Cagliostro e Nostradamus, il filosofo Friederich Nietzsche, il medico Cesare Lombroso, l'immortale Conte di Saint Germain e il grande sensitivo Gustavo Rol scelsero di vivere proprio a Torino?

Il laser per un enigma



Talvolta unire tecnologia e fantasia può essere stimolante. Un architetto austriaco, certo Mueller, per esempio, notando che cinque edifici sabaudi di Torino (la basilica di Superga, il castello di Rivoli e quello di Moncalieri, le palazzine di Stupinigi e Venaria) una volta collegati sulla carta formano una stella, ha proposto che su ognuno di essi venga acceso un raggio laser. Dall'incrocio dei raggi nel cielo comparirebbe un'enorme stella a cinque punte, un simbolo fortemente esoterico.
I 5 luoghi corrispondono architettonicamente ai 5 elementi del cerchio costruttivo: Superga-terra, Moncalieri-metallo, Stupinigi-acqua, Rivoli-aria, Venaria-fuoco!
 
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view post Posted on 10/6/2010, 10:43
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CITAZIONE (norrispurr @ 13/2/2010, 19:55)
...
Poco distante, una lastra marmorea, in risposta a questa frase mostra la seguente: Keats! Se il tuo caro nome fu scritto sull'acqua, ogni goccia è caduta dal volto di chi ti piange.
...
Le sue ceneri furono sepolte nel cimitero protestante; il suo cuore, che il suo amico Edward John Trelawny aveva strappato dalle fiamme, fu conservato dalla sua vedova, Mary Shelley, fino alla sua morte e fu sepolto con lei a Bournemouth.[/color]

Mi ero persa il tuo messaggio: da brividi quelle due frasi!

Edited by Ida59 - 28/6/2015, 23:21
 
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view post Posted on 9/2/2011, 15:45
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E ritorno qui dopo un bel po', per raccontare il misteri che si nascondono tra le strade e i monumenti di Roma...

Roma, tra mistero e magia



Mistero e magia, dunque, convivono a Roma da millenni anche se il cristianesimo, sin dagli albori, combatté senza sosta ogni forma d’occultismo, così come i riti pagani d’ogni tipo e genere.
Gli antichi Romani, comunque, avevano una gran paura di quei fantasmi che chiamavano Manes (anime dei defunti) e praticavano veri e propri esorcismi per scacciarli dai luoghi infestati. In tempi più recenti, le cerimonie evocative di tipo Voodoo (necromanzia) che avvenivano soprattutto sull’Esquilino, vedevano la presenza dei cosiddetti zombi (morti che resuscitano senz’anima). Ma non di soli fantasmi e precursori di Frankestein vi parlerò qui.


Alcune delle chiese "misteriose"

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I turisti che si recano a visitare Roma, cercano soprattutto ruderi e chiese. Pochi di loro sanno, però, che molti luoghi di culto cristiani furono edificati dove in epoche precedenti sorgevano templi consacrati ad altre religioni.
Ad esempio, dove ora sorge la Basilica di S. Pietro, anticamente si tenevano i riti dedicati al sacrificio dei tori, il tempio dedicato alla dea frigia Cibele o Magna Mater (la Grande Madre). Lì vicino c’era anche il tempio di Mitra, dove era venerato un toro sacro, al quale si attribuivano poteri miracolosi, particolarmente graditi ai legionari romani. Il toro sacro era un formidabile avversario delle forze del male e quando veniva sacrificato il suo sangue serviva a battezzare i nuovi adepti che, tutti vestiti d’oro, vanivano bagnati con il liquido vitale del dio morente e subito dopo ingoiavano qualche goccia del liquido seminale prelevato dai suoi testicoli squarciati. Secondo questo culto, i battezzati a Mitra erano intrisi di potenza, bontà ed immortalità, e sarebbero risorti nel giorno del giudizio finale, quando Mitra avrebbe diviso gli uomini tra quelli che avevano dimostrato una fede profonda e chi invece sarebbe restato nell’oscurità eterna…
La similitudine con religioni a noi più familiari è impressionante, vero?

Talvolta, il Mistero si fa beffe di noi, e viene a cercare la nostra diffidenza…

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Accanto al Palazzo di Giustizia, la piccola, deliziosa chiesa del Sacro Cuore del Suffragio, ospita un curioso museo. Tracce misteriose, quali impronte di mani, segni a forma di croce, ecc. lasciati dagli spiriti di personaggi in odore di santità su abiti, breviari, banconote, per lo più risalenti ai secoli XVIII-XIX, sono stati raccolti nella più piccola e bizzarra collezione del mondo, chiamata Museo delle Anime del Purgatorio, ospitata in un'unica sala presso la chiesa. Il museo fu fondato da un missionario apostolico, padre V. Jouet, che qui riunì moltissime testimonianze d’epoche diverse.
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Quadri, libri, oggetti di vario genere legati, in qualche modo, al rapporto tra i vivi e i defunti. Tra i reperti più interessanti:
- la veste indossata dalla venerabile Chiara Isabella Fornari durante una cerimonia religiosa a Todi, nel 1732, in suffragio dell’anima del reverendo padre Panzini. Accadde che la Fornari, proprio durante la funzione, fu toccata da una mano invisibile che lasciò un’impronta infuocata sulla manica della veste ed i segni inconfondibili di una dolorosa bruciatura, sulla parte scoperta del braccio, nonché un misterioso segno di croce, tracciato con il pollice destro, sulla superficie di una tavoletta di proprietà della stessa Fornari.
- Un’impronta dello stesso tipo è quella lasciata dalla defunta consorella suor Scholens (morta nel 1637) sul grembiule di suor Maria Herendorps, nel monastero benedettino di Vinnemberg.
- Nel museo è visibile anche il segno lasciato da un’altra impronta incandescente sulla camicia da notte di tal Giuseppe Leleux, di Wodecq – Mos, in Belgio. Costui è stato visitato, e toccato, dalla defunta madre, che gli apparve nella notte del 21 giugno 1789…
Insomma, se siete appassionati della materia, vi consigliamo una visitina in questo strano museo.

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Altra chiesa celebre, quella dedicata ai SS. Cosma e Damiano, alle spalle di via dei Fori Imperiali, è nota tra gli occultisti come luogo magico da visitare assolutamente. Inoltre, ha qualcosa a che fare con uno dei nemici storici della Chiesa: Simon Mago. Costui, odiatissimo dai Cristiani di quel tempo, propagandava l’adesione alle sue arti mentre i primi evangelisti cercavano di fondare il cristianesimo… Simone, appena arrivato a Roma, cominciò a dare mirabolanti spettacoli gratuiti, impressionando notevolmente la cittadinanza; del resto, egli sosteneva di conoscere il potere della manipolazione molecolare, riuscendo a passare tra i solidi (pareti, montagne), e soprattutto compiva veri e propri miracoli illusionistici, animando le statue dinanzi a folle di spettatori allibiti. Dimostrò varie volte di saper camminare sui carboni ardenti, sull’acqua e persino volare… Grande mago o abilissimo prestigiatore? Comunque, Simone affermava d’aver appreso le sue arti dai maghi caldei, e poco dopo il suo arrivo, a Roma non si faceva che parlare di lui. Ma poi arrivò San Pietro, che iniziò a predicare contro gli inganni dell’ormai celebre avversario. Per tutta risposta, il Mago si proclamò come il vero emissario di Dio, in contrapposizione alle bugie cristiane! Lo scontro era ormai inevitabile. Perfino Nerone, incuriosito, gli chiese di mostrargli le sue straordinarie capacità e Simone accettò con entusiasmo. Pochi giorni dopo, alla presenza dell’intera corte imperiale e di una gran folla, Simone si sollevò in aria, molto in alto, tra lo stupore generale. Ma, secondo la leggenda, Pietro e Paolo, presenti tra i curiosi che assistevano a quell’insolito spettacolo, si misero a pregare affinché il mago cadesse, e così fu. Simon Mago cadde nel punto in cui fu edificata, più tardi, la chiesa dei Santi Cosma e Damiano.


La Tomba maledetta

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Sul Colle degli Ortuli, tra il Pincio e il Muro Torto, tra Piazza del Popolo e Piazzale Flaminio, divise dalle Mura Aureliane e Porta del Popolo, c’era la vera tomba di Nerone, da non confondere con l’omonima zona della periferia nord. L’imperatore folle, morto suicida, fu lì sepolto dalle sue nutrici ed un noce fu piantato sulla terra che copriva la tomba. Si racconta, nelle antiche cronache, che da subito un’orda di demoni cominciò ad eleggere quel luogo maledetto quale raduno abituale… Più tardi, anche le celebri streghe di Roma decisero di tenere le loro riunioni sotto il noce maledetto che, nel frattempo, aveva raggiunto dimensioni assolutamente straordinarie per una pianta della sua specie. Quasi mille anni dopo, papa Pasquale II decise che qualcosa andava pur fatto per far cessare quelle riunioni blasfeme. Nel 1099, dopo che gli apparve in sogno la Madonna, pensò di disperdere le ceneri del defunto imperatore nel Tevere e costruire sul luogo che ospitava il sepolcro, una chiesa.
Abbattuto il noce maledetto, fu tratta dal suolo un’urna di porfido e le ceneri che conteneva, sparse nel fiume. Fu poi eretta S. Maria del Popolo, chiesa da sempre circondata da un alone di mistero e che, alcuni scrittori , vedi Dan Brown nel sui Angeli e Demoni, hanno usato come sfondo dei loro racconti misterici. L’altare maggiore si trova proprio nel punto dove era piantato il noce diabolico. Nota : a prescindere dalla sua fama “occulta”, la chiesa è un capolavoro e , in una delle cappelle che si aprono sul transetto, si possono ammirare due dei dipinti più famosi di Caravaggio, La conversione di San Paolo e la Corcifissione di San Pietro.

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Porta del Popolo, vista da Piazzale Flaminio

Per antica tradizione, l'area appena fuori Porta del Popolo (già Porta Flaminia), accanto alla chiesa di Santa Maria del Popolo, era usata come luogo di sepoltura per prostitute, atei e condannati che avevano rifiutato di pentirsi prima di morire sul patibolo, poiché a tutti costoro era fatto divieto di riposare in terra consacrata, cioè all'interno delle mura della città (abitudine, questa, rimasta in auge fino al XIX secolo!). A causa della sua natura di "cimitero maledetto", gli spiriti dei morti qui seppelliti, ancora oggi vagano alla ricerca di vendetta contro chi li condannò alla pena eterna, per cui non ci si deve meravigliare che in quel tratto, chiamato Muro Torto (e che io percorro tutti i giorni per tornate a casa ^_^ ) le automobili accusino, spesso, strani guasti o, inspiegabilmente, si ritrovino senza benzina.
Inoltre alla sommità delle mura sono state poste delle reti per evitare gesti insani:
un gran numero di aspiranti suicidi sceglievano proprio le mura che da Villa Borghese si affacciano sulla strada per porre fine alla loro esistenza.

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Anche ciò pare che fosse (e sia) dovuto al malefico influsso di quegli spiriti inquieti.

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targa a Piazza del Popolo

Qui furono sepolti i carbonari Targhini e Montanari, decapitati nel 1825 e si narra che ogni notte i Fantasmi dei due personaggi vaghino sotto le mura con la propria testa in mano dando i numeri da giocare al Lotto ai coraggiosi che sostengano il loro sguardo.



Continua...

Edited by chiara53 - 9/7/2015, 17:59
 
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Che bello, Sabrina, un tuo nuovo “pezzo”: ma lo sai che mi mancavano?

E grazie al pezzo su Roma... ho scoperto di essermi totalmente persa quello su Torino, quindi vado con ordine e cerco di recuperare ritardo e disattenzione.


CITAZIONE (Ary64 @ 10/6/2010, 09:29) 
Un altro dei nostri luoghi "gotici", una delle città italiane più "magiche", vertice dei due triangoli, sia di magia bianca - Torino-Lione-Praga -, sia di magia nera - Torino-Londra-San Francisco!
Torino: città "magica". Sospesa tra mito a realtà, si può storicamente considerare il centro del mondo dell'occulto.

Non avevo la più pallida idea che Torino godesse di fama “gotica”: mi è sempre sembrata una città così lineare e pulita che, dopo aver letto, è meglio che vada a nascondermi!
CITAZIONE
Sarebbe questo suo inedito carattere egiziano, dunque, che ha fatto sì che in città si radunassero così tanti reperti dell'antico Egitto da dar vita al secondo Museo Egizio al mondo?

Effettivamente, sarebbe un a più che valida spiegazione!

CITAZIONE
La stessa pianta romana della città prevede le quattro porte d'ingresso erette in direzione dei quattro punti cardinali e il tutto è posto in coincidenza con il 45° parallelo, che ha come riferimento l'obelisco che domina Piazza Statuto.

Queste "coincidenze" mi affascinano sempre!

CITAZIONE
Il centro cittadino, infatti, vanta una serie di gallerie sotterranee, sia naturali che artificiali. La loro vita è stata intensa fin dall'antichità ed hanno ospitato riti magici, procedimenti segreti ed altro ancora, tanto da meritarsi il nome di "grotte alchemiche", luoghi di potere all'incrocio di importanti linee telluriche e geomantiche, dove, si dice, si accedesse dalla cripta della SS. Annunziata e dai sotterranei di Palazzo Madama.

Ogni volta che leggo rimango profondamente stupita da tutte le cose che sai... e sono lieta che tu voglia condividerle con noi! :)
A volte andiamo lontano mille miglia per cercare cose strane... e poi si trovano a poco più di un'ora di auto da casa mia!
Sì, come sempre, leggendo ciò che scrivi, mi viene una gran voglia di visitare questi posti... e Torino è proprio a due passi, per me!
E' da tempo che voglio portare Rossana al museo egizio e questa primavera devo proprio farlo, aggiungendo anche una visita alla città e ai luoghi da te indicati!

Non riesco a visualizzare l'immagine successiva a quella della chiesa della Gran Madre.
CITAZIONE
Risalendo in superficie, invece, alcuni imponenti ed elevati edifici cittadini, come la Mole Antonelliana, la Gran Madre e gli obelischi, avrebbero il compito di diffondere l'energia proveniente da misteriose correnti terrestri, come se fossero delle grandi antenne. Insomma, è come se ogni punto vitale di Torino avesse un ruolo preciso in una complicata e misteriosa strategia esoterica.

Assolutamente affascinante!


Edited by chiara53 - 27/5/2015, 17:17
 
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Ecco, ho recuperato ritardo e precedente disattenzione.

Premetto che, come sempre, inserisci immagini stupende e impressionanti e ti ringrazio molto di inserire questi pezzi interessanti e ben fatti.

CITAZIONE
Lì vicino c’era anche il tempio di Mitra, dove era venerato un toro sacro, al quale si attribuivano poteri miracolosi, particolarmente graditi ai legionari romani. Il toro sacro era un formidabile avversario delle forze del male e quando veniva sacrificato il suo sangue serviva a battezzare i nuovi adepti che, tutti vestiti d’oro, vanivano bagnati con il liquido vitale del dio morente e subito dopo ingoiavano qualche goccia del liquido seminale prelevato dai suoi testicoli squarciati. Secondo questo culto, i battezzati a Mitra erano intrisi di potenza, bontà ed immortalità, e sarebbero risorti nel giorno del giudizio finale, quando Mitra avrebbe diviso gli uomini tra quelli che avevano dimostrato una fede profonda e chi invece sarebbe restato nell’oscurità eterna…
La similitudine con religioni a noi più familiari è impressionante, vero?

Similitudine è dire poco, direi che il giudizio universale qui sembra una grande scopiazzatura!

CITAZIONE
Il museo fu fondato da un missionario apostolico, padre V. Jouet, che qui riunì moltissime testimonianze d’epoche diverse.
(IMG:http://oi51.tinypic.com/2z7ppx4.jpg)

Non riesco a visualizzare questa immagine.

CITAZIONE
Insomma, se siete appassionati della materia, vi consigliamo una visitina in questo strano museo.

Prendo nota... ma devo fermarmi a Roma una decina di giorni la prossima volta!
(e ti prenoto come guida! ;) )

CITAZIONE
A causa della sua natura di "cimitero maledetto", gli spiriti dei morti qui seppelliti, ancora oggi vagano alla ricerca di vendetta contro chi li condannò alla pena eterna, per cui non ci si deve meravigliare che in quel tratto, chiamato Muro Torto (e che io percorro tutti i giorni per tornate a casa ^_^ ) le automobili accusino, spesso, strani guasti o, inspiegabilmente, si ritrovino senza benzina.

Waaoooo... povera Sabrina, non t'invidio!

CITAZIONE
(IMG:http://oi51.tinypic.com/25qxen6.jpg)
targa a Piazza del Popolo

Non riesco a visualizzare nemmeno questa immagine.


CITAZIONE
Qui furono sepolti i carbonari Targhini e Montanari, decapitati nel 1825 e si narra che ogni notte i Fantasmi dei due personaggi vaghino sotto le mura con la propria testa in mano dando i numeri da giocare al Lotto ai coraggiosi che sostengano il loro sguardo.

Eheheh.. carina questa!



Edited by Ida59 - 28/6/2015, 23:22
 
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CITAZIONE (Ary64 @ 9/2/2011, 15:45) 
2dcajx2

Accanto al Palazzo di Giustizia, la piccola, deliziosa chiesa del Sacro Cuore del Suffragio, ospita un curioso museo. Tracce misteriose, quali impronte di mani, segni a forma di croce, ecc. lasciati dagli spiriti di personaggi in odore di santità su abiti, breviari, banconote, per lo più risalenti ai secoli XVIII-XIX, sono stati raccolti nella più piccola e bizzarra collezione del mondo, chiamata Museo delle Anime del Purgatorio, ospitata in un'unica sala presso la chiesa. Il museo fu fondato da un missionario apostolico, padre V. Jouet, che qui riunì moltissime testimonianze d’epoche diverse.
2z7ppx4
Quadri, libri, oggetti di vario genere legati, in qualche modo, al rapporto tra i vivi e i defunti. Tra i reperti più interessanti:
- la veste indossata dalla venerabile Chiara Isabella Fornari durante una cerimonia religiosa a Todi, nel 1732, in suffragio dell’anima del reverendo padre Panzini. Accadde che la Fornari, proprio durante la funzione, fu toccata da una mano invisibile che lasciò un’impronta infuocata sulla manica della veste ed i segni inconfondibili di una dolorosa bruciatura, sulla parte scoperta del braccio, nonché un misterioso segno di croce, tracciato con il pollice destro, sulla superficie di una tavoletta di proprietà della stessa Fornari.
- Un’impronta dello stesso tipo è quella lasciata dalla defunta consorella suor Scholens (morta nel 1637) sul grembiule di suor Maria Herendorps, nel monastero benedettino di Vinnemberg.
- Nel museo è visibile anche il segno lasciato da un’altra impronta incandescente sulla camicia da notte di tal Giuseppe Leleux, di Wodecq – Mos, in Belgio. Costui è stato visitato, e toccato, dalla defunta madre, che gli apparve nella notte del 21 giugno 1789…
Insomma, se siete appassionati della materia, vi consigliamo una visitina in questo strano museo.

Questa chiesetta, il Duomo in miniatura lo chiamano, l'ho vista una marea di volte, è una figata, fa veramente impressione vedere le impronte di fuoco :wacko:
Però è fichissima da vedere :D


Edited by chiara53 - 20/5/2015, 17:50
 
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Per Ida:

Immagine della Grande Madre a Torino:

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E questa è la targa dei carbonari Targhini e Montanari a Piazza del Popolo, di fronte la chiesa di Santa Maria del Popolo.

images

E questo è il museo delle Anime del Purgatorio.

romaanimepurgatorio

Edited by chiara53 - 6/5/2015, 16:13
 
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Grazie mille Sabry!

Edited by chiara53 - 27/5/2015, 17:18
 
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Roma tra Mistero e Magia... continua


Questa che vi racconto ora è una delle storie tragicamente più famose della mia Roma, che mi colpisce e mi lascia sempre indignata, ogni volta che ne parlo o la racconto a qualche amico di fuori!

La tragica storia di Beatrice Cenci... :( :(

Lo spettro di Beatrice Cenci



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La città di Roma, pare essere una vera e propria fucina di "strane apparizioni".
Gli innumerevoli eventi storici che la videro protagonista hanno dato vita a "presenze" che non disdegnano il mostrarsi anche ai giorni nostri.

Tra queste figure eteree merita tutta la nostra attenzione Beatrice Cenci.

“Scocca la mezzanotte. Un’eterea figura femminile passeggia lungo Ponte Sant’Angelo. Si affaccia sul fiume Tevere, poi torna a camminare silenziosamente. Fra le candide mani tiene la sua testa, recisa dal corpo molti secoli or sono.”

Questo è ciò che narrano di aver veduto centinaia di cittadini romani.
Castel Sant’Angelo, senz’altro uno dei più misteriosi luoghi di Roma, è stato teatro nel corso dei secoli di indicibili orrori e sofferenze atroci.
Esso è circondato da un alone di apparizioni e presenze, e da numerosissime leggende. La più famosa di tutte resta quella di Beatrice Cenci, la giovane donna condannata a morte con l’accusa di parricidio.



Beatrice aveva appena sedici anni quando venne condannata a morte da Papa
Clemente VIII e la sua famiglia sterminata, in un lontano 11 settembre 1577, sulla piazza di Ponte Sant’Angelo.

Figlia di Francesco Cenci, visse un’esistenza perseguitata dalle attenzioni sessuali e dalle percosse del genitore despota.

Così la stessa Beatrice, risponde all’interrogatorio del giudice:

“[...] Quando io mi rifiutavo, lui mi riempiva di colpi. Mi diceva che quando un padre conosce... carnalmente la propria figlia, i bambini che nascono sono dei santi, e che tutti i santi più grandi sono nati in questo modo, cioè che il loro nonno è stato loro padre”.

[...] A volte mi conduceva nel letto di mia madre, perché lei vedesse alla luce della lampada quello che mi faceva”.


Tutti erano a conoscenza degli spregevoli gusti sessuali di Francesco Cenci.
Godeva di cospicue somme di denaro, e con esse aveva corrotto i suoi giudici in occasione dei tre processi subiti (fra cui uno per sodomia) a causa dei suoi “amori” infami, scampando così alle sanzioni contemplate dalle leggi dell’epoca. Neanche l’intervento dei tre figli maschi impedì la scarcerazione dell’uomo, che al suo ritorno s’accanì contro la sola figlia rimasta sotto il suo tetto, segregandola in un appartamento della fortezza di Petrella, percotendola e violentandola sotto gli occhi della madre, Lucrezia Petroni Cenci.
Beatrice aveva inviato una lettera al Papa, in cui raccontava dettagliatamente le sevizie del genitore. Questo documento, unica prova della sua legittima difesa, sparì misteriosamente senza mai giungere nelle mani del destinatario.
Persa ogni speranza, decise così, forte della complicità della matrigna, del fratello maggiore Giacomo, e di Monsignor Guerra, di assassinare il padre.

Dalle parole della ragazza si intuisce l’orrore che visse e che la portò a compiere il disperato gesto:

“[...] Quando ero bambina, ogni notte facevo lo stesso sogno. Sono nuda in una stanza immensa e una bestia respira, respira, non smette di respirare. Mi accorgo che il mio corpo splende. Vorrei fuggire, ma devo nascondere il mio corpo nudo. Si apre allora una porta. E all’improvviso, scopro di non essere sola. No! Insieme con la bestia che mi respira a fianco, sembra che altre cose respirino; e d’un tratto vedo brulicare ai miei piedi un ammasso di cose immonde. E anch’esse sono affamate. Comincio a correre senza fermarmi per cercare di ritrovare la luce. La bestia, che incalza, mi insegue di grotta in grotta, me la sento addosso, ha fame, tanta fame...”

Pagarono un’ingente somma a due vassalli di Francesco: Olimpio Calvetti e Marzio Catalano, e progettarono un piano per cui l’assassinio avrebbe dovuto passare per un incidente fatale.
Tutto sembrò andare secondo i piani finché due accadimenti particolari non insospettirono Papa Clemente VIII.

Beatrice, interrogata dal giudice, descrive dettagliatamente l’assassinio:

“Io e mia madre demmo a mio padre dell’oppio, per addormentarlo. Poi arrivarono due uomini[...] Li conducemmo nella stanza di mio padre che dormiva e li lasciammo. Ma loro poco dopo uscirono, non avevano il coraggio, erano presi da pietà... dissero che era una azione bassa e ignobile. Così dissi loro: "[...] lo farò io stessa!" Allora rientrarono nella stanza e questa volta io e mia madre li seguimmo. Uno di loro aveva un grosso chiodo che pose in verticale sull’occhio di mio padre; l’altro con un martello gli fece entrare il chiodo nella testa. Poi, nello stesso modo, gli piantarono un altro chiodo nella gola. Il corpo di mio padre tremava tutto. Quanto sangue usciva... Strano che un corpo mostruoso possa tenere tutto quel sangue...
[...] io e mia madre tirammo fuori il chiodo dalla testa e il chiodo dalla gola, avvolgemmo il corpo in un lenzuolo e lo gettammo in un giardino. [...] Io non rimpiango nulla. Ho fatto ciò che dovevo fare”.



Le cronache raccontano poi che tra la folla che aveva assistito all'esecuzione ci fosse anche un giovane pittore lombardo, arrivato in città da pochi anni. Il suo nome era Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio.

Il primo episodio era legato proprio a quel lenzuolo pregno di sangue, consegnato alla lavandaia da Beatrice stessa che giustificò le macchie con una forte emorragia avuta durante la notte.
Il giudice principale, non convinto della versione dei fatti, s’insospettì e ben presto la storia del lenzuolo saltò fuori proprio dalla bocca della lavandaia ch’era rimasta poco convinta della spiegazione fornita dalla giovane.
Nonostante il pericolo in agguato, però, nessuno dei coinvolti nel delitto si mise in salvo fuggendo, anche se Monsignor Guerra inviò due sicari a togliere di mezzo Marzio ed Olimpio. Marzio scampò e quando fu arrestato confessò ogni cosa. Immediatamente venne emanato l’ordine di arresto.
Quando Marzio venne messo a confronto con Beatrice, negò tutto quello che aveva confessato in precedenza, e neanche le torture che l’uccisero servirono per farlo parlare.
Bernardo, Giacomo (i fratelli della ragazza), Lucrezia e Beatrice furono condotti nelle prigioni di Castel Sant’Angelo dove vissero un certo periodo di calma mentre l’investigazione continuava senza più ne’ prove ne’ indizi che potessero comprovare la colpevolezza della famiglia Cenci.
Con l’arresto e la confessione del sicario di Olimpio, però, il caso venne riaperto. Giacomo, Bernardo e Lucrezia furono torturati, ed incapaci di resistere, confessarono il delitto.
Solo Beatrice, nonostante le indicibili sevizie cui era sottoposta, manteneva il silenzio. Allora il giudice Moscati, dopo averle inferto la tortura della corda (consisteva nell’appendere il sospettato dalle braccia, legate dietro la schiena, fino allo slogamento di esse) senza ottener risultato alcuno, fece rapporto a Papa Clemente VIII che affidò il caso ad un giudice più severo.
Esso le propinò la cosiddetta “torturam capillorum” e mentre ella era appesa per i capelli, il giudice fece entrare nella stanza la madre ed il fratello maggiore che la convinsero a parlare.
Quando il giorno dopo il Papa sentenziò la pena di morte, tutta Roma si schierò dalla parte di Beatrice ottenendo una proroga della pena di 25 giorni, data per organizzare una difesa.
Nonostante i migliori avvocati di Roma si assunsero il compito di difendere la famiglia Cenci, il Papa non volle sentire nessuna ragione, e alle 4 del mattino di venerdì 10 settembre 1599 decretò la morte per tutti i membri della famiglia, scampando solo Bernardo, ma condannandolo ad assistere al massacro.

Questo l’ultimo brano di conversazione fra Beatrice ed il giudice che la condannò a morte:

“GIUDICE: Hai commesso un delitto orribile.
BEATRICE: Ho scelto la giustizia da me stessa.
GIUDICE: Che Dio abbia pietà di te. Domani verrai condotta a morte.
BEATRICE: Urla interminabili mi inseguiranno. Non voglio morire... Chi mi potrà garantire che laggiù non ritroverò mio padre!”


Il giorno dopo tutto era pronto per l’esecuzione.
Giacomo veniva “tenagliato” (una tortura che consiste nello strappare con un ferro arroventato dei brani di carne da petto e schiena) prima della morte, mentre le due donne facevano testamento e indicavano il luogo per la loro sepoltura: Lucrezia nella Chiesa di San Giorgio (secondo altre fonti San Gregorio), mentre Beatrice nella Chiesa di San Pietro in Montorio (ove le sue spoglie giacciono, nella quarta cappella a destra, in una tomba priva di iscrizioni).

Sulla piazza di Ponte Sant’Angelo era stato eretto un grande palco con un ceppo ed una mannaia per giustiziare le due donne condannate alla decapitazione, mentre Giacomo, dopo aver subito la “tenaglia”, fu ucciso “mazzolato” con un grosso maglio che gli sfondò il cranio, e squartato di gambe e braccia che vennero appese ai quattro lati del palco.
Alcune fonti raccontano che il piccolo Bernardo, nonostante la grazia, venne castrato e legato ad una sedia posta direttamente davanti al patibolo, ad assistere alle esecuzioni dei congiunti.
L’esecuzione di Lucrezia fu veloce: la donna venne fatta sedere cavalcioni al ceppo, chinata in avanti con la nuca scoperta, e decollata.
Ma quando fu la volta di Beatrice, un palco costituito poco distante, sulla stessa piazza, crollò uccidendo molte persone. Questo rallentò l’esecuzione.
La giovane si sistemò sul patibolo di sua volontà: non voleva essere toccata dal boia.
Si narra che lo stesso esecutore trovò molta difficoltà a tranciarle la testa, sia a causa dei lunghissimi capelli della giovane, sia perché i seni turgidi non le permettevano di poggiare la testa come avrebbe dovuto. L’ascia vacillò mentre il Papa, rinchiusosi in preghiera a Monte Cavallo, raccomandava la salvezza dell’anima di Beatrice. Quell’istante di incertezza fu terribilmente infinito. Poi calò, e tutto finì. Il boia raccolse il capo mozzo e lo mostrò al pubblico attonito.



Beatrice, nella sua confessione, disse una frase che alla luce degli avvenimenti susseguitisi nei secoli, sa quasi di preveggenza:

“ Nessun giudice potrà restituirmi l’anima. La mia unica colpa è di essere nata! [...] Io sono come morta e la mia anima [...] non riesce a liberarsi.”

E difatti la sua anima non si liberò mai, e ancora vaga disperatamente laddove il suo corpo terreno trovò una tragica morte.
In data 11 Settembre c'é chi é pronto a giurare che Beatrice si presenti puntuale in piazza di Ponte Sant'Angelo: tra le mani, la testa mozzata.
C'é chi giura di averla riconosciuta anche nella chiesa di S.Clemente presso l'antica tenuta di campagna della famiglia Cenci:
"Passammo accanto ad un vecchissimo castello dove, già in passato, giravano storie agghiaccianti, ambientate proprio al suo interno. Infatti, il noto Fantasma di Beatrice Cenci, giovane donna, accusata dell'omicidio del padre, venne uccisa, tagliandole la testa.
Da quel giorno vaga all'interno del castello, o come altri dicono, all'interno della chiesa. Onestamente non ci avevo mai creduto, ma dovetti ricredermi. Scorgemmo, da una finestra, il suo volto pallido osservarci. All'inizio pensammo, nonostante gli abiti, che fosse una donna entrata nell'edificio, e immaginate il nostro stupore quando ci siamo accorte che le si vedeva attraverso. Dopo, circa un mese, abbiamo visto un ritratto di Beatrice Cenci, e ci accorgemmo che era la stessa donna scorta un mese prima dalla finestra".


Questa è la targa che si trova in via Monserrato:




Per approfondire, se ne avete voglia, vi consiglio:
"I Cenci" (A cura di A.Artaud)

Edited by chiara53 - 9/7/2015, 18:00
 
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Mamma mia... ma è una storia orribilmente terribile!

Edited by Ida59 - 28/6/2015, 23:23
 
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Dunque, prima di lasciarvi a questa Ambientazione Gotica, vorrei fare una piccola premessa, di cuore e sul perchè ho scelto questo luogo incantevole e incantato ;)

Questa cittadina è solo un piccolo paese arroccato su di una roccia e quindi direte voi cosa diavolo c'entra con il gotico, e purtroppo attraverso queste poche parole e alcuni immagini è difficile spiegare e racchiudere la magia di questo posto, sospeso nel tempo e nello spazio dove tutto sa di antico e di veramente incantato, per sentirla nel cuore e capire perchè perchè la ritengo Gotica, andrebbe vista (e almeno una volta nella vita vale la pena di scendere da queste zone e vederla con i propri occhi ;)).
La prima volta che l'ho vista solo di sfuggita era notte, passavo di lì, io ero piccola e lei era incastonata tra la nebbia e la natura incontaminata che non si vedeva ma si respirava, poi ci sono tornata tantissime volte, ma l'immagine che mi è sempre rimasta in mente è quella di una cittadina su di una roccia abbracciata dalla nebbia e dalla notte.
Stupenda!
Da brividi veramente e magica e per me una perfetta ambientazione gotica dove tra i suoi vicoletti sulla roccia si aggirano spettri o un solitario vampiro che deve nascondersi al mondo per proteggere la sua amata :woot:

Ok, dopo questa premessa, vi lascio a Civita di Bagnoregio ;)

p.s. lo so che non è un canone del gotico, ma datele una possibilità ;)




Civita di Bagnoregio
La città che scompare

335civitadibagnoregio




Quando Roma non era nemmeno un progetto e i romani erano dei semplici e rozzi pastori, la zona ad ovest del corso del Tevere era abitata dagli Etruschi, in quell’area che oggi viene chiamata Etruria Meridionale, e con ogni probabilità è proprio il Tevere la strada che ha portato quel popolo, proveniente dal mare, in questo territorio.

civitadibagnoregiocitta
In questa valle, tra il lago di Bolsena e l’Umbria, dove natura ha creato architetture molto particolari (che vengono definite “calanchi”, creste d’argilla dalla forma ondulata e talvolta esilissima, inasprite qua e là da ardite pareti e torrioni enormi, come il solenne e dolomitico “Montione” e la cosiddetta “Cattedrale”.), dove queste antichissime trasformazioni geologiche più di 1 milione di anni fa raccoglievano l’acqua del mare, in questo fondale marino sabbioso ed argilloso, gli Etruschi, più di 2500 anni fa, a 443 metri di altezza (s.l.m.) hanno fondato Civita, un’isola di tufo che ancora oggi resiste al tempo e hai capricci della natura.
L’incanto ed il silenzio avvolgono così d’un tratto il visitatore sensibile, mentre l’animo suo si strugge al pensiero che queste rupi argillose ed instabili, modellate dalle acque dei torrenti e delle piogge, pian piano trascineranno a valle il borgo superstite, già smembrato e dimezzato dagli innumerevoli terremoti e franamenti avvenuti nel corso dei secoli: per questo Civita di Bagnoregio è famosa come la “città che muore”.
Gli etruschi fecero di Civita, di cui non conosciamo l’antico nome, una fiorente città, favorita dalla posizione strategica per il commercio, grazie alla vicinanza con le più importanti vie di comunicazione del tempo. Del periodo etrusco rimangono molte testimonianze: di particolare suggestione è il cosiddetto “Bucaione”, un profondo tunnel che incide la parte più bassa dell’abitato, e che premette l’accesso, direttamente dal paese, alla Valle dei Calanchi; in passato erano inoltre visibili molte tombe a camera, scavate alla base della rupe di Civita e delle altre pareti di tufo limitrofe, e che purtroppo furono in gran parte fagocitate, nei secoli, dalle innumerevoli frane. Del resto, già gli stessi etruschi dovettero far fronte ai problemi di sismicità e di instabilità dell’area, che nel 280 a. C. si concretarono in scosse telluriche e smottamenti.
All’arrivo dei romani, nel 265 a. C., furono riprese le imponenti opere di canalizzazione delle acque piovane e di contenimento dei torrenti avviate dagli etruschi. Sicché, assicurata una certa tranquillità, la prerogativa di Bagnoregio quale centro commerciale venne consolidata, anche in virtù della comodità d’accesso alla strada che da Bolsena portava al Fiume Tevere, allora solcato dalle navi mercantili.

Cittadella fortificata, libero comune, presidio contro i Ghibellini di Viterbo, Civita, per la sua storia, può essere considerata una piccola Roma, vittima come la città eterna di numerose invasioni barbariche, deve il suo nome a re Desiderio, sovrano dei Longobardi che qui aveva stabilito la sua dimora per lungo tempo.
Sicuramente all’epoca in questo territorio, c’erano delle terme frequentate anche dal re barbaro.
La leggenda dice che grazie a quelle acque, Desiderio guarì da una brutta malattia, da qui la denominazione di Bagnoregio (Balneum Regis, divenuto più in là Balneoregium, Bagnorea ed in ultimo Bagnoregio).

Quando i Longobardi estendono il loro dominio nella zona, impadronendosi del patrimonio della chiesa, considerano questo insediamento, per la sua posizione, un importante punto strategico.
Il conflitto fra il Papa e i Longobardi vede protagonista Civita di Bagnoregio per lungo tempo, una guerra fatta di vittorie e sconfitte da ambo le parti.
In occasione del matrimonio tra Aginulfo e Teolinda che già si era fatta cristiana, il papa Gregorio Magno trasforma Civita, già sede vescovile, in un’importante diocesi.



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Tuttavia, nuovi pericoli erano in agguato.
Venuto meno il grande sistema di opere pubbliche romane, ormai da centinaia di anni erano stati lasciati in sospeso i lavori di regolarizzazione delle acque. D’altro canto, l’intenso sfruttamento agricolo delle campagne nei pressi dei calanchi, con la sostanziale riduzione della copertura boschiva, aveva privato il terreno, già fin troppo instabile, della sua naturale “armatura”, costituita appunto dalle radici degli alberi.
La catastrofe, dunque, era ormai vicina.
Fino al XVII secolo, la città si estendeva allora su un vastissimo altopiano, di cui oggi rimangono soltanto due spezzoni, e possedeva ben cinque porte: Civita, che ne rappresentava il fulcro, era infatti congiunta all’attuale Bagnoregio, che al tempo non era altro che un quartiere e si chiamava Rota. Tutto ciò scomparve nel fatidico 1695, quando un terribile terremoto provocò il franamento delle parti più esposte a valle dell’abitato di Bagnoregio, nonché dell’unica via d’accesso che univa l’abitato a Rota.
E non era finita.
L’abitato, ormai decisamente ristretto e in via di spopolamento, ebbe nel 1764 un vero colpo di grazia, con il crollo di altre porzioni della cittadina. Iniziava, così, il suo inesorabile declino da nobile e vetusta cittadina ad umile borgo agricolo, semidistrutto, semi-abbandonato e vittima, più volte e fino a tempi recenti, di ulteriori distruzioni.

Come Roma, questo borgo rappresenta un punto di riferimento per il cristianesimo, Civita è considerata un luogo ricco di spiritualità per una particolare presenza: originario di questo luogo è Giovanni Fidanza, conosciuto come San Bonaventura, uno dei più importanti biografi di San Francesco, dal quale, da bambino, fu miracolosamente guarito.
Partito da questo borgo come semplice frate, diventa ministro generale dell’ordine francescano, teologo, filosofo, docente all’università di Parigi, vescovo, cardinale e dottore della Chiesa; muore morto lontano da qui, in Francia, a Lion.



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Le tracce di tutti gli episodi storici, politi e religiosi che ha vissuto questo antico borgo sono ancora oggi, ad uno sguardo attento, ben visibili, sparsi nei muri dei palazzi, delle case e della chiesa. Quello che è rimasto identico per secoli è il panorama che lo circonda e non è poca cosa in un tempo in cui il cemento invade, copre e comunque nasconde numerose testimonianze del nostro passato.



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Divenuta per molti anni quasi un borgo fantasma, Civita è oggi collegata alla sorella Bagnoregio, e al “resto del mondo”, da un sottilissimo e lunghissimo viadotto in cemento. Esso fu ricostruito due volte, dopo l’abbattimento del vecchio ponte in muratura, fatto saltare dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale. La prima volta il lavoro non venne fatto in maniera accurata, tant’è che nel 1964, quando ennesimi smottamenti colpirono la collina di Civita e la Valle dei Calanchi, l’ardito cavalcavia appena edificato crollò poco prima della sua inaugurazione.
Fu quindi ricostruito ancora, e stavolta senza sorprese, riallacciando così l’antico borgo alla “terraferma”, e allo stesso tempo vennero realizzate importanti opere di sostegno alla rupe dove sorge l’abitato, ponendo così un freno alla sua erosione. Pubblicizzata ormai da decenni come la “città che muore”, in realtà Civita sta ritornando a vivere (fortunatamente direi).

Un flusso turistico cospicuo e sempre crescente, anche di provenienza straniera, ha riportato grande vitalità all’antico villaggio, che, recuperato nel suo aspetto originario, pian piano si sta ripopolando.
Sono tanti, del resto, gli spunti d’interesse ambientale ad attrarre i turisti a Civita di Bagnoregio. Oltre ai meravigliosi panorami e alla bellezza del paesaggio, infatti, colpisce l’atmosfera incredibilmente suggestiva del borgo, che appare come un luogo “musealizzato”, un esempio, forse unico in Italia, di villaggio tardo-medievale rimasto immutato nel tempo.



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Vi si accede dalla scenografica Porta Santa Maria, aperta da un arco in peperino e sormontata da una loggetta. Attribuita dalla tradizione al Vignola, la porta reca due bassorilievi che raffigurano un leone che tiene un uomo con gli artigli, metafora della cacciata dei Monaldeschi.

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Oltrepassato il varco scavato nella roccia, subito, si ammira una prima piazzetta, circondata da bei palazzi signorili e da casette più modeste: di un edificio rimane soltanto la facciata, con le finestre che lasciano intravedere il cielo. Continuando per la stradina, dopo pochi metri, si sbuca sulla pittoresca Piazza San Donato, che, altro caso sicuramente più unico che raro, al posto della pavimentazione presenta una breccia mista a terriccio, dando la sensazione di essere improvvisamente piombati indietro almeno di quattrocento anni.



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Qui spicca la mole dell’ex-Duomo di San Donato, sorto nel VIII secolo (probabilmente su un preesistente tempio pagano) ma dall’aspetto cinquecentesco. Al suo interno la chiesa conserva un pregevole crocifisso ligneo quattrocentesco, ritenuto miracoloso, cui è legata la singolare Processione del Cristo Morto: la sera del Venerdì Santo la scultura viene portata in processione a Bagnoregio e la tradizione vuole che essa ritorni assolutamente entro Mezzanotte a Civita, pena la sua acquisizione da parte dei “cugini” bagnoresi. Nella stessa Piazza San Donato, inoltre, a giugno si svolge il simpatico Palio della Tonna, una festa di origine medievale che vede i fantini sfidarsi in un’acerrima e rocambolesca corsa ad anello.



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La visita continua tra gli stretti vicoli del borgo, caratterizzato da archetti, cortili e piazzette, e da case medievali e rinascimentali ornate da bifore, profferli e portali in peperino: spesso al loro interno si trovano graziose botteghe artigiane, in cui si può entrare per assistere ad antichi mestieri. E passeggiando in questo tortuoso dedalo, fatto di spazi inconsueti e di viuzze affacciate sul vuoto, lo sguardo è rapito qua e là da svariati scorci verso la Valle dei Calanchi, che al tramonto si colora di strane tonalità, offrendo curiosi giochi di luci ed ombre tra gli affilati crinali e la rada vegetazione, e formando un quadro paesaggistico ancor più surreale.



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Infine, merita un cenno la Grotta di San Bonaventura, uno dei luoghi più venerati di Bagnoregio. Si tratta di un’antica tomba a camera etrusca, posta a balcone su Civita e a strapiombo sulla valle, che venne utilizzata nel Medioevo come romitorio. Al luogo è legata la leggenda secondo la quale qui il piccolo Giovanni di Fidanza, futuro San Bonaventura, fu risanato da una malattia mortale da San Francesco, durante il suo soggiorno bagnorese. Nei pressi della grotta sorgeva, infatti, un convento francescano, di cui oggi, dopo i crolli del 1764, non rimangono che pochi resti.

Edited by Ania_DarkRed86 - 13/4/2018, 22:40
 
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view post Posted on 7/11/2011, 09:06
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Bellissimo intervento, Anastasia!
La "città che muore" (brrrr!) direi che è sufficentemente gotica! :)


Edited by chiara53 - 27/5/2015, 17:20
 
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Per me è sempre stata molto gotica e mi affascina tremendamente e davvero andrebbe vista con i propri occhi per capire bene cosa sia questa cittadella e perchè io la considero gotica :rolleyes:
Chi viene da queste parti deve assolutamente darle un'occhiata, è a una 40 di km da Bomarzo (già stato ampliamente e splendidamente decantato ;)), vicinissima al lago di Bolsena che è stupendo, Orvieto meravigliosa e un'oretta di macchina da dove vivo io :woot:.
 
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