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| | asilisco Il re dei serpenti, che uccide con lo sguardo. È antico quasi quanto la civiltà umana, è stato la personificazione del Demonio stesso. E forse la parte più infima della nostra anima
*Il monaco Salvatore, dal Nome della Rosa, di Umberto Eco
"Il malefico basilisco da chiaro specchio sfugge, per propria rovina il veleno dei suoi occhi, chi è incline a fare del male al prossimo, è giusto venga colto egli stesso dal proprio impeto assassino" * *(Honberg, 1675). Le Origini L’origine del mito del basilisco, dal greco basiliskos, il piccolo re, affonda le sue radici nella tradizione orale. Nel mondo dei serpenti, questo mostro leggendario è l’essere fantastico per eccellenza, e la sua esistenza è carica di significati simbolici. È quasi immortale ed è il principe o il sovrano di tutti gli animali che strisciano. Sulla testa può avere una o tre creste a forma di mitra, o un diadema bianco sulla fronte, tutti simboli di regalità. Scrive Plinio: "E’ un drago che ha sulla testa una corona d’oro, grandi ali spinose, una coda di serpente, che termina con la testa di un gallo. Il suo fiato avvizzisce la frutta. Il suo sputo brucia e corrode. Il suo sguardo spacca le pietre. L’odore della donnola lo uccide. Altra arma contro di lui è lo specchio: il basilisco è fulminato dalla sua propria immagine. E’ l’idea del maligno che lo morde". Il basilisco, sempre secondo Plinio che ne ha parlato a lungo è un serpente lungo solo dodici dita che ha una macchia bianca sulla testa, a forma di diadema. "Il suo sibilo fa fuggire i serpenti: non striscia sinuosamente come gli altri rettili, ma avanza, col corpo eretto a metà. Il suo contatto e anche il suo alito uccide gli arboscelli, brucia l’erba da tanto è velenoso. E’ accaduto davvero che un uomo a cavallo uccise un basilisco colpendolo con la lancia ma il veleno seguì l’arma e uccise non solo il cavaliere ma anche il cavallo."
Il basilisco è una creatura nata da un uovo sferico e senza tuorlo, deposto durante i giorni di Sirio (la Stella della costellazione del Cane) da un gallo di sette anni e fatto schiudere da un rospo. Le uova dal guscio soffice e senza tuorlo che a volte le galline producono alla fine del periodo di schiusa, si pensava venissero da un gallo fecondato da un serpente ed erano considerate portatrici di sventure e a volte additate come uova di basilisco.
Il basilisco può aver avuto origine dalla vipera cornuta o dal cobra dal cappello dell'India. Plinio il Vecchio lo descrive semplicemente come un serpente con una corona d'oro. Nell'arte, il basilisco simboleggiava il diavolo e l'anticristo. Per i protestanti era un simbolo del papato.
Durante il Medioevo, il famigerato serpente inizia ad inglobare le caratteristiche dei galli, tanto che viene rappresentato con corpo di serpente, testa di gallo e ali e zampe d’aquila. Diventa così simile a un altro animale fantastico, la cockatrice, che in molti casi è una sorta di secondo nome del nostro mostro. Il gallo, simbolo di collera e lascivia, usato nei sabba dalle streghe per aiutarle nel coito col Demonio, unito al Male primigenio e all’inganno del serpente, fanno del basilisco un concentrato di malvagità, fino a renderlo, a seconda del contesto, una vera e propria personificazione del Diavolo o del peccato.
Nel tardo Medio Evo è una delle creature più temibili: ha la capacità di sputare fiamme o veleno, di uccidere col suono della voce o anche con un semplice tocco. Diventa così, per gli alchimisti medievali, la personificazione del fuoco distruttore, il potere in grado di plasmare i metalli e trasformare la materia, collegandolo, in alcuni casi, alla Pietra Filosofale.
Nel XV secolo la sifilide, che colpì l’Europa in quel periodo, era definita il male del basilisco, proprio per l’accostamento del nostro mostro con la lussuria e la lascivia, ed era ancora diffusa la credenza che la vicinanza di una donnola o di un ermellino potessero essere di giovamento al malato.
Il mito del basilisco, in Europa, ebbe molta fortuna nell’arco alpino, dove la fauna locale, fra grossi anfibi, salamandre, ramarri e serpenti di vario tipo, offre tutt’oggi terreno fertile alla fantasia di abitanti e turisti. In Italia, in particolare, il nostro regale quanto mortale serpente è protagonista di molte leggende e dicerie di paese, in Valchiavenna e Valtellina.
Le Specie
Secondo la leggenda, esistono due specie di questa creatura: - la prima brucia tutto ciò a cui si avvicina. - la seconda può uccidere qualsiasi cosa vivente con una semplice occhiata.
Entrambe le specie sono talmente terribili che il loro respiro fa appassire le piante e manda in frantumi le pietre. Si credeva addirittura che se un uomo a cavallo avesse cercato di ucciderlo con una lancia, il potere del veleno trasmesso attraverso la lancia avrebbe ucciso non solo il cavaliere, ma anche il cavallo. L'unico modo per uccidere un basilisco consiste nel collocare uno specchio davanti ai suoi occhi, evitando di guardare direttamente verso di lui. Nell'istante in cui la creatura vedrà la sua immagine riflessa, morirà di paura. Una sorta di simbologia del male che finisce per distruggere se stesso. Tuttavia, anche il basilisco ha dei nemici naturali. La donnola è immune al suo sguardo e se viene morsa, si ritira dalla lotta per mangiare un po' di ruta, l'unica pianta che non appassisce, e ritorna con rinnovato vigore. Un nemico ancor più pericoloso è il gallo, in quanto, se il basilisco lo sente cantare, muore all'istante.
Il Basilisco come Simbolo
Il basilisco compare in moltissimi giochi e romanzi fantasy. Il più famoso basilisco della letteratura moderna è senza dubbio il mostruoso guardiano della Camera dei Segreti nel secondo volume della saga di Harry Potter, di J. K. Rowling. Il basilisco compare anche come termine militare, è il nome di una grossa bocca da fuoco, in uso nei secoli XIV e XV. In alchimia è simbolo del fuoco devastatore che prelude alla trasformazione dei metalli. E’ l’immagine della morte che abbatte con feroce velocità, la falce è fulminea come lo sguardo, se non ci si pensa in tempo preparandosi con lucidità. Questo serpente è una immagine dell’inconscio, terribile e mostruoso per chi lo ignora e non lo riconosce fino al punto di disintegrare la personalità. Bisogna guardarlo e riconoscere il valore per non diventarne vittima. I nostri lati di ombra sono in agguato finchè non li guardiamo allo specchio e li accettiamo. Ricordo un sogno in cui: la sognatrice incontra un uomo mostruoso che le dice: "guardami, ti mostro il mio limite." E’ necessario fare i conti e guardare in faccia il mostro che siamo, sapendo anche che mostruosità e regalità coincidono, che nel nostro limite è celata la trasformazione. Incontro con l’ombra, morte, trasformazione sono strettamente legate. Prevale ancora il timore del serpente velenoso, come rappresentazione dell’inconscio pericoloso e nella maggior parte delle persone il lato mostruoso, tenebroso negativo della personalità resta inconscio. Il basilisco può simboleggiare il male e le forze demoniache che solo l’eroe affronta. L’io non può trionfare prima di aver conosciuto e assimilato l’ombra. Scrive Rilke in "Lettere ad un giovane poeta": "Tutti i mostri della nostra vita sono forse belle principesse che attendono di vederci belli e coraggiosi. Tutte le cose terrificanti sono cose prive di soccorso in attesa del nostro aiuto." Fonte: fantasymagazineEdited by Ida59 - 31/5/2015, 00:15
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