Premessa generale sul sadismo letterario. A volte me lo chiedo io: cosa ci faccio qui?
Sono sincera, e la mia non vuole essere una provocazione, solo una domanda e una riflessione.
E' che se ci rifletto mi accorgo che sono una che ama il cosiddetto angst a lieto fine più che il torturare il personaggio.
Il dolore rende nitidi alcuni aspetti dell'animo umano che perfino nella gioia restano nascosti, per questo mi affascina scrivere di personaggi sofferenti o danneggiati dalla vita, come Severus, come Sirius, come Harry, o anche solo di dispiaceri momentanei, di rovelli esistenziali meno gravi, di pene d'amore.
Per questo e perché è catartico.
Posto che alla fine vada tutto a posto, se è sensato e possibile o rassegnandomi a soffrire moltissimo se non lo è.
Il dolore ci mostra spesso la bellezza delle persone, dell'essere umani, molto meglio di qualunque altra cosa.
Ma temo di essere davvero ben poco sadica.
E quando lo sono lo sono per catarsi.
Che non deve essere per forza da chissà quale tragedia della mia vita, può anche essere soltanto dallo stress abituale di una giornata di lavoro.
Severus poi è nato sofferente dalla penna della sua creatrice, ma io mi rendo conto che da quando lei questa sofferenza l'ha cristallizzata senza possibilità di rimedio la mia vena sadica s'è smorzata.
Non ci sto. Non ci sto alla mancanza di speranza e di una vera seconda chance.
Non ci sto e il mio Severus soffere ancora a modo suo, ma poi trova rivincita e conforto ogni volta che posso darglielo e non intendo più fare la minima concessione a JKR.
Ora il giocattolo è mio e io non mi sono mai divertita particolarmente a smontare i giochi fino al punto di non poterli mai più ricostruire.
Inoltre, leggendo questo topic ho capito che esiste un tipo specifico di sadismo che proprio non ho: non mi interessa far soffrire chi mi legge.
Certo se scrivo una scena di un certo tipo e il lettore soffre è un apprezzamento, nel senso che vuol dire che la scena letterariamente parlando funziona, ma non ho mai inflitto un solore al personaggio pregustando il dolore conseguente del lettore.
Non perché sono buona e santa e non ho mai istinti crudeli, eh, non fraintendetemi.
E' che non scrivo per cose simili.
Purtroppo per me non ho il talento di una vera scrittrice, ma a volte forse ne ho un po' le pulsioni. Scrivo perché devo, perché se no esplodo, perché amo scrivere. Lo amo a prescindere dai personaggi stessi.
Se torturo Severus o chiunque altro quello che mi interessa non è tanto farlo soffrire (a parte l'umanissima catarsi di cui dicevo) è raccontare.
Detto così potrà suonare arrogante ma è ciò che penso e temo che anche in questo di sadismo ce ne sia ben poco.
CITAZIONE (Ale85LeoSign @ 12/5/2009, 22:13)
Il tuo commento mi è sembrato una banalizzazione di questo club, di coloro che scrivono col loro metodo e che hanno il loro modo di affrontare i propri fantasmi, perchè no, magari crivellando il professore di turno.[/color]
Discussione complessissima e interessante, per quanto delicata.
A dire il vero mi trovo d'accordo a grandi linee con tutto quello che dici.
Sì, si può scrivere di una sofferenza verissima e sperimentata. Si può scrivere anche e proprio per esorcizzarla.
E non è detto che se chi legge ha provato lo stesso dolore soffrirà il doppio, può anche darsi che se l'argomento è trattato nel modo giusto e se il suo animo è così disposto quella persona tragga conforto dalla lettura.
Solo sulla frase quotata non mi trovo d'accordo.
Perchè il parere di Lil dovrebbe banalizzare o sminuire il Club e chi ci scrive? Non è mica un giudizio morale. E' una sua idea che magari Lil fa l'errore di generalizzare, che forse è anche un filo ingenua, ma che non mi sembra voglia sminuire o banalizzare alcunché e che a mio parere non accusa o condanna proprio nessuno.
Non concordo e invece la penso come te quasi su tutto, però alla fine non riesco proprio a cogliere nessuna banalizzazione.
Un'ultima nota perché mi pare davvero importante dire anche questo sullo scrivere i reali dolori umani: a volte la sofferenza va descritta anche perché all'umanità un monito non fa mai male. Ci sono dolori che non si devono tacere perchè non è bene che vengano rimossi e dimenticati dalla coscienza collettiva.
In fondo, perché non dovrebbe valere anche per gli scritti amatoriali?