| Mi chiamo Rachel Corrie
A cura di Alan Rickman e Katharine Viner
Collana Reading Theatre Traduzione Monica Capuani
pp. 90
Prezzo di Copertina: euro 13,00 Marzo 2008
Per il mio compleanno, ormai passato da qualche mese, mi fu regalato un libro, che come succede da un po' di tempo, misi sul comodino, ad alimentare la pila dei libri da leggere. In queste giornate di afa, ho deciso di cominciare a sfoltire la pila e, per iniziare, ho preso quello più piccolo. Con mia somma sorpresa ho notato che era un testo teatrale, elaborato da Alan Rickman e Katharine Viner, una giornalista del Guardian, sulla base di diari, lettere ai genitori, agli amici e altri scritti di Rachel Corrie. Rachel Corrie, per chi non lo sapesse ancora, visto che negli ultimi anni è diventata un’icona del pacifismo contro il conflitto israelo-palestinese, era una ragazza americana, che il 16 marzo del 2003 con sette compagni dell’ISM (International Solidarity Movement), britannici e statunitensi, si mise davanti ad un bulldozer dell’esercito israeliano che si preparava a distruggere la casa di un medico palestinese di Rafah. Il bulldozer la travolse, schiacciandole il cranio, le gambe e tutte le ossa della colonna. Morì in un taxi che la portava all’ospedale di Rafah. Aveva 23 anni!
Attraverso i diari di Rachel, le lettere e le e-mail, è nato questo monologo agile e appassionato, che restituisce un'ora di vita ad una ventenne idealista come oggi ce ne sono poche. E’stato rappresentato per la prima volta al Royal Court Theatre di Londra, per la regia della stesso Rickman e poi al Playhous Theatre del West End, con un successo senza precedenti. In America è stato a lungo “censurato" a causa delle lobbies filo-istraeliane, ma la New York “progressista”, ha permesso che fosse in seguito accolto off-Broadway, al Minetta Lane Theatre, con un sempre "tutto esaurito"! Il testo ha suscitato un acceso dibattito, richiamando l'attenzione delle istituzioni sulla sicurezza delle organizzazioni umanitarie che cercano di riportare la pace nelle zone calde del mondo. Il libro è chiuso da una lettera-accusa di Vanessa Redgrave contro il tentativo di censura americano, considerato come una seconda uccisione di Rachel.
Ve lo consiglio caldamente, perché questo splendido recitativo rappresenta sicuramente la voglia, di una parte della nostra gioventù, purtroppo non tutta, di sconfiggere “i mostri interni”, come dice Rachel Corrie e quelli della storia, anche se a fine lettura vi lascerà come se vi avessero dato un pugno allo stomaco.
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