Due cose mi vengono in mente su questo punto:
1) sì, questa "specialità"di Severus c'è secondo me, anche per l'assolutamente "
non perfetta"
Rowling, e la sua specialità consiste nell'essere davvero, - qualsiasi cosa lei dica (ma come stanno le cose di fatto, tanto lo sa perfettamente anche lei per prima, che lo ha creato
) -, l'eroe nascosto dell'intera saga (ma che tale deve comunque rimanere, al di là del "colpo di scena" del ribaltamento del settimo libro), nonché suo motore e funzione portante per l'andamento della trama.
2) se non sbaglio, ho letto in altre interviste che è stato lo stesso Rickman a telefonare alla Rowling e a cercare un approfondimento su Severus (non ricordo se prima di accettare il ruolo o subito dopo, in fase di preparazione) per capire da dove veniva il personaggio e dove andava, e se c'erano quindi un'effettiva complessità e una possibilità di sviluppo in questa figura all'interno dell'economia generale della saga. Quindi la domanda è probabilmente partita da lui. Probabilmente la Rowling non poteva/voleva fare con Rickman i soliti giochini intorno a Severus con cui ha riempito le interviste e dichiarazioni a seguire (e di cui non sembra essersi completamente liberata neppure a oggi, stando a quello che viene pubblicato su Pottermore o al dibattito on line su Piton del 2015), ed è stata onesta nel fornirgli le informazioni necessarie.
Hanno giocato su un piano di fiducia reciproca, lei affidandogli quello che in effetti era un "segreto" decisamente
hot dal punto di vista editoriale e produttivo, lui agendo con grande rispetto e attenzione per il personaggio.
CITAZIONE (Ida59 @ 5/2/2017, 16:02)
Altra cosa. Probabilmente non è stato affatto facile, per Alan, interpretare in modo così grandioso Severus. Lo denota il fatto che avesse bisogno di "entrare" nel personaggio, una volta che era in costume. E di rimanerci, sempre concentrato, anche nei momenti in cui non recitava.
O, forse, al contrario, il personaggio lo intrigava alquanto e si divertiva a interpretarlo anche quando era lontano dalle telecamere.
Qual è la vostra opinione?
In effetti, non ho memoria di aver letto di situazioni analoghe per Alan nell'interpretare altri personaggi, situazioni cioè in cui sia rimasto nel personaggio anche nei momenti in cui non recitava.
Ricordo un passaggio di un'intervista su Valmont dove Alan diceva qualcosa sulla forza/presenza/influenza di quel personaggio su di lui e sul fatto che non era facile stargli accanto in quel periodo in cui lo portava in scena.
Mi è capitato a volte di leggere di questa cosa a proposito di attori che vengono dall'esperienza dell'Actor's Studio e del metodo di recitazione Stanislavskij modulato da Lee Strasberg, che però sarebbe, in linea di principio, una "cassetta degli attrezzi" diversa da quella con cui si è formato Rickman.
Non ho un'idea precisa al riguardo. Probabilmente ci sono più fattori che interagiscono insieme.
Non ho difficoltà ad immaginarmi che il personaggio in effetti lo intrigasse.
Poi, però, ci metterei anche che il materiale con cui doveva lavorare era molto "frastagliato", un materiale di script che si sviluppava per scene separate in una linea di canto secondaria rispetto alla narrazione principale con protagonista il Golden Trio, con molte ellissi (a volte proprio
buchi) e spazi di sviluppo assai limitati se intesi solo come quelli da giocarsi davanti al ciak della cinepresa.
Quindi "tenere il personaggio su di sé" anche a camera spenta poteva aiutare a dargli corpo e amplificarne la forza. E questo non solo per Rickman, ma penso anche che giovasse per gli altri interpreti che dovevano interagire con Piton e calarsi nel giusto
mood verso questo carattere: in primis i giovani attori, con inevitabile ben diversa esperienza attoriale.
Di sicuro il risultato è stato grandioso: l'interpretazione di Alan continua a lasciarmi a bocca aperta anche per l'estrema capacità di sintesi: di afferrare e concentrare nei (troppo pochi) momenti disponibili per lui una potenza di presenza, profondità, varietà di tono, complessità, tale da forgiare un Severus perfettamente reale e vivido, e coerente nella rilettura successiva all'esito dell’ottavo film.
Non ci sono sprechi, e niente è lasciato al caso o all'approssimazione: il gesto attoriale di Alan con Severus è preciso, saldo, estremamente consapevole (di tutto, intendo, anche di come sarebbe finita) e affilato. E fa davvero di economia, virtù.