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‘Harry Potter’: Alan Rickman looks back on decade of dark magic"Harry Potter": Alan Rickman ripercorre una decade di magia oscuraNessuno sogghigna o ringhia proprio come Alan Rickman e, ripercorrendo una decade cinematografica di “Harry Potter”, il suo Severus Snape ora si staglia come la figura più affascinante della saga, dopo che si è rivelato nell'ottavo film come un incompreso agente sotto copertura motivato dal suo amore perduto da tempo.
Secondo David Yates, il regista degli ultimi quattro film di “Harry Potter”, c’era una certa aura simile intorno a Rickman sul set quando indossava la veste nera e lo sguardo aspramente accigliato del suo personaggio perfino quando le cineprese non erano accese.
“La mia prima reazione ad Alan è stata “Wow, è
realmente suscettibile e davvero sgradevole”, ha detto Yates durante un suo recente viaggio a Los Angeles. “Ma c’è un metodo nella sua follia. Ho capito che ha bisogno di stare quella zona quando è sul set. Quando alla fine l’ho incontrato fuori dal lavoro, si è dimostrato una persona amabile. Non so, comunque, se lo mostra a chiunque. Penso che Alan sia anche riservato – terribilmente riservato, di fatto – e crede che la sua arte debba avere un elemento di mistero in sé. Non vede alcun significato nel parlarne troppo o nel dissezionarla troppo.
Forse, ma raggiunto telefonicamente a New York, Rickman è stato più che disponibile nell’esprimere il suo affetto per il team creativo e il cast di “Harry Potter”. Ha parlato in modo tenero delle tre giovani star al centro dell’epica magica – Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint – e ha citato “l’esperienza unica” di “guardare i film crescere con i ragazzi” mentre il passare degli anni portava un tono più oscuro alla storia e un’evoluzione delle dinamiche del cast.
“Era come un segno di interpunzione nella mia vita ogni anno perché facevo altre cose ma sempre ritornavo a quello ed ero sempre consapevole del mio posto nella storia anche se gli altri intorno a me non lo erano”, ha detto Rickman. “Se sono triste? Il punto riguardo a una grande storia è che ha un inzio, una parte centrale, e una fine. La conclusione di questa storia è stata davvero popolare e arbitrata in un modo molto bello da Jo Rowling e David Yates, perciò non è un motivo di tristezza; è un motivo per festeggiare che si è conclusa così bene”.
“L’odissea di Rickman a Hogwarts è stata singolare in modo considerevole: dall'inizio, anni prima che terminasse la serie in libreria, l’autrice di HP JK Rowling lo aveva preso da parte e gli aveva rivelato la storia segreta di Piton, fidandosi di Rickman e di Rickman soltanto nel confidargli uno dei maggiori colpi di scena nella narrativa popolare contemporanea. Questo ha predisposto l’attore a ritrarre Piton come un qualcosa di più complesso (e più tragico) di un mero villain dal mantello nero."
“La situazione era anche piuttosto divertente, perché c’erano volte in cui un regista voleva dire ad Alan cosa fare in una scena ed egli diceva qualcosa come, “No, non posso farlo – io so cosa accadrà e voi no”, dice il produttore di HP David Heyman. “Aveva una reale comprensione del personaggio e adesso ripercorrendo in retrospettiva la serie, si può notare che c’era sempre qualcosa in più che stava accadendo – uno sguardo, un’espressione, un sentimento – quell'accenno a ciò che sarebbe avvenuto … l’ombra che egli getta in questi film è
enorme e l’emozione che veicola è incommensurabile”.
Heyman, come Yates, ammette di trovare il “reale” Rickman una figura sfuggente.
“Penso che un bel po’ di persone non comprende Alan Rickman e non sono sicuro di saperlo fare anche io”, dice il produttore, “
ma ciò che posso dire è che con quella voce e quella presenza, a volte la gente lo travisa. Ha davvero una voce profonda e parla davvero piuttosto lentamente e in un modo che alcune persone possono trovare sprezzante – niente potrebbe essere più lontano dalla verità. È una delle persone più generose e degli attori più brillanti che abbia mai incontrato.”
Alla fine, Snape si è rivelato un eroe e ora i produttori di HP e la Warner Bros. sono ottimisti sul fatto che Rickman possa fare lo stesso per loro; il 65enne attore di formazione classica è l’ultima grande speranza di portare a casa la prima nomination all'Oscar della saga nella categoria “attori”.
Nonostante tutto il magico risultato al box-office della saga di “Harry Potter” (i film hanno incassato $ 7.7 bilioni nei box-office del mondo e venduto più di 165 milioni di DVD), l’incantesimo non ha mai funzionato con la giuria degli Oscar. La serie ha da annoverare soltanto nove nomination all'Oscar e tutte nelle categorie tecniche. Per togliere la maledizione, la Warner Bros. ha speso una fortuna in una campagna pubblicitaria sontuosa (che include perfino manifesti con la scritta “Per la vostra considerazione” appesi per Los Angeles) per persuadere i giurati dell’Academy che (come il film conclusivo del “Signore degli anelli”) il finale di questa mega-saga fantasy merita più di una nomination e trofeo principale.
Potrebbe non essere probabile, ma se lo fosse, nessuno se lo meriterebbe di più di Rickman o Maggie Smith, secondo Yates, che li classifica come i due migliori attori nel cast di “Harry Potter”. Che equivale a dire parecchio di più, considerato che l’ensamble di HP è un vero e proprio “chi fa chi” degli attori contemporanei di Regno Unito e Irlanda, con Helena Bonham Carter, Ralph Fiennes, Kenneth Branagh, Gary Oldman, Michael Gambon, Jim Broadbent, John Hurt, Emma Thompson e lo scomparso Richard Harris per nominarne solo alcuni.
Harris ha ritratto Dumbledore nei primi due film ma ha ceduto al linfoma di Hodgkin nell'ottobre del 2004. Gambon ha raccolto il testimone per il resto della serie e ha dato la sua propria impronta al personaggio – abbiamo avuto meno scintillio negli occhi ma più pelo sullo stomaco – e Rickman ha detto una cosa importante nel sottolineare l’importanza di i Presidi.
“È stato duro perdere Richard così all'inizio, ma è stato un grande dono trovare la disponibilità di Michael a tenere le redini del personaggio e avere due Dumbledore con cui lavorare insieme”, ha detto Rickman. “Il resto del cast è rimasto stabile. Non si è visto il cast andare e venire, ma solo diventare più “grande”.
Come molte delle star di “Harry Potter”, Rickman ha una considerevole esperienza di lavoro teatrale alle spalle e (come Hurt, Fiennes, Gambon e Branagh) ha studiato alla Royal Academy of Dramatic Arts. Il teatro ancora lo attira con un’intensità paragonabile “all'essere allo stesso tempo su un ottovolante e in una partita di pallone” e dal mese scorso Rickman sta recitando a Broadway nel nuovo spettacolo teatrale di Theresa Rebeck, “Seminar”, nel quale recita la parte di un romanziere amaro con una lingua feroce.
“È esaltante”, dice con una voce languida baritonale che i fan di Harry Potter conoscono così bene, “C’è come la sensazione di aver cominciato tre anni fa ma credo che sia più precisamente una settimana. Stiamo ancora in fase di studio.”
Sul grande schermo, Rickman ha divagato avanti e indietro tra film “popcorn” e progetti di ricerca artistica, così come drammi che si collocano da qualche parte nel mezzo tra questi due poli. È ben conosciuto dagli appassionati di cinema per le sue divertenti trasformazioni in progetti di grandi film “popcorn” come “Die Hard”, “Robin Hood: Prince of Thievese, “Galaxy Quest” e anche “Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street” e il suo lavoro intelligente in film meno giganteschi come “Truly, Madly, Deeply”, “Love Actually”, “An Awfully Big Adventure”, “Michael Collins” e “Sense and Sensibility” di Ang Lee.
Ha fatto incetta di una bracciata di premi per il “Rasputin” della HBO – ha portato a casa un Emmy, un Golden Globe a uno Screen Actors Guild Award per l’interpretazione del “monaco pazzo” della vecchia Russia – ed ha affrontato una diversa ribalta come regista di “The Winter Guest”, sia per il teatro portandolo in scena nel West End di Londra, sia per la versione cinematografica scegliendone come interprete la sua futura co-star in HP Emma Thompson, nel 1997.
“Tu provi a trovare cose che siano sfidanti e interessanti, con la speranza che sia lo stesso per il pubblico”, dice Rickman, “C’è qualcosa di interessante, da un certo punto di vista, nel vagare libero come un flaneur, ma è anche una questione di quello che gli altri decidono di offrirti. Proprio adesso con questa produzione teatrale, per esempio, sento incredibili risate ogni sera e questo è un enorme tesoro. Allo stesso tempo a volte c’è un silenzio di tomba ed è il momento in cui ti viene data la possibilità di una grande mano di carte da giocare”.
Quando negli anni a venire si penserà alla carriera di Rickman, Snape sarà probabilmente considerato l’asso e gli otto film di “Potter” la sua mano vincente – e questo sarà indipendentemente da ciò che accadrà con i prossimi Oscar. Per l’attore, il discorso di accettazione (ndt. Quello che viene fatto da chi riceve l’Oscar) che conta di più in assoluto è il suo grazie alla Rowling per aver creato il complesso arazzo di una grandiosa epica magica dove Snape è l‘elemento più enigmatico.
“È assolutamente sbalorditivo come lei abbia avuto tutto quanto definito nella sua testa”, dice Rickman, “Si dice che abbia messo la fine della storia in una cassetta di sicurezza quando lei stava ancora scrivendo l’inizio. Così lei ha tenuto tutto nella sua testa, tutti i sette libri. È una cosa che lascia a bocca aperta, davvero. Quando abbiamo cominciato, lei aveva scritto solo tre dei libri, così era come cercare di percorrere due possibili strade senza sapere per niente quale sarebbe stata la fine ma avendo una certa comprensione di ciò che era la vita di quest’uomo”, dice Rickman. “Sapevo che con Snape stavo lavorando come doppiogiochista, come è risultato alla fine, e come uno molto bravo in questo”.
Edited by Ida59 - 4/2/2017, 19:15