| Indice cronologico delle storie pervenute per la sfida, con relativi link
“Guardami” .
Eccoci qui, pronti a lanciare una nuova sfida di fanfictions.
La sfida è semplice: dovete scrivere una one-shot sulla scena della morte di Severus Piton. Il P.O.V. (punto di vista) dovrà necessariamente essere quello di Severus, non importa se lo scriverete in prima o terza persona, ma i pensieri che descriverete dovranno essere quelli di Piton. Vogliamo che ci mostriate cosa pensava Severus in quegli ultimi minuti di vita davanti a Voldemort, perché ha scelto di vivere per anni, ma anche di morire, come spia di Silente, cosa provava in punto di morte, verso Harry, Lily, Silente stesso e chiunque altro che secondo voi gli stesse a cuore. Il racconto dovrà essere necessariamente canon, il che esclude ad esempio lo slash o qualunque pairing diverso da Severus/Lily. Ma non vi limitiamo riguardo alle riflessioni del protagonista e nessuno vi vieta, accanto al P.O.V. di Piton che deve essere quello principale, di darci anche le sensazioni di Harry Potter su ciò che sta avvenendo, o nel finale, a spiegazione del suo mutato rapporto con Severus. Il titolo della fanfiction non dovrà necessariamente essere “Guardami”, ma la frase e i pensieri di Piton sulla stessa dovranno comunque rivestire un ruolo importante. Non ci sono altre limitazioni.
Buona scrittura.
Dal 2017 le storie di questa iniziativa sono liberamente pubblicabili sul forum in questa discussione. Se volete potete pubblicarle anche nella macro-sezione del forum dedicata alle storie, scegliendo la sezione più adatta e seguendo le istruzioni.
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Ecco la traduzione del pezzo rilevante:
Poi sentì voci provenire dalla stanza direttamente innanzi a loro, solo leggermente attutite dal fatto che l'apertura alla fine del tunnel era stata bloccata da quello che sembrava essere un vecchio cassone da imballaggio. Osando appena respirare, Harry si mosse lentamente fin proprio davanti all’apertura e sbirciò attraverso una piccola fessura rimasta fra il cassone e il muro. Al di là, la stanza era fiocamente illuminata, poté vedere Nagini, che si avvolgeva e si attorcigliava come un serpente sott’acqua, al sicuro, nella sua incantata sfera luccicante, fluttuante a mezz’aria, senza sostegno. Vide l'orlo di un tavolo e una mano bianca, dalle lunghe dita, giocherellare con una bacchetta. Poi Piton parlò, ed il cuore di Harry fece un balzo: Piton stava a pochi centimetri di distanza da dove stava accucciato, nascosto. “...mio Signore, la loro resistenza si sta sbriciolando…” “…e lo fa senza il tuo aiuto,” disse Voldemort, con la sua voce acuta e chiara. “Per quanto abile mago tu sia, Severus, non penso che faresti molta differenza adesso. Ci siamo quasi... quasi.” “Mi lasci trovare il ragazzo. Lasci che le porti Potter. Io so che posso trovarlo, mio Signore. Per favore.” Camminando a grandi passi, Piton passò davanti all’apertura, e Harry si tirò un po’ indietro, tenendo gli occhi fissi su Nagini, chiedendosi se ci fosse qualche incantesimo che potesse penetrare la protezione che la circondava, ma non gliene venne in mente nessuno. Un tentativo andato a vuoto, e avrebbe rivelato la sua posizione... Voldemort si alzò in piedi. Ora poteva vederlo, vedere gli occhi rossi, la piatta faccia serpentina, il suo pallore che luccicava leggermente nella semi-oscurità. “Ho un problema, Severus,” disse sommessamente Voldemort. “Mio signore?” Interloquì Piton. Voldemort alzò l’Antica Bacchetta, tenendola delicatamente e con precisione come la bacchetta di un direttore d’orchestra. “Perché non funziona per me, Severus?” Nel silenzio, Harry immaginò di sentire il serpente che sibilava leggermente, mentre si arrotolava e srotolava, o era il sospiro sibilante di Voldemort che indugiava nell’aria? “Mio… mio Signore?” Soppesò pensieroso Piton. “Non capisco. Lei… Lei ha compiuto magie straordinarie con quella bacchetta.” “No,” disse Voldemort. “Ho compiuto le mie magie usuali. Io sono straordinario, ma questa bacchetta... no. Non ha mostrato i prodigi promessi. Non sento differenza tra questa bacchetta e quella che mi procurai tanti anni fa da Olivander.” Il tono di Voldemort era meditabondo, calmo, ma la cicatrice di Harry aveva cominciato a fremere e pulsare: il dolore stava aumentando nella sua fronte e poteva sentire il senso di rabbia trattenuta che stava crescendo in Voldemort. “Nessuna differenza,” disse di nuovo Voldemort. Piton non parlò. Harry non riusciva a vedere la sua faccia: si chiese se Piton percepiva il pericolo, se stava tentando di trovare le parole giuste per rassicurare il suo padrone. Voldemort cominciò a muoversi intorno alla stanza: Harry lo perse di vista per pochi secondi mentre si aggirava come in cerca di una preda. Parlava con quella stessa voce misurata, mentre il dolore e il furore crescevano in Harry. “Ci ho pensato a lungo e intensamente, Severus... sai perché ti ho richiamato dalla battaglia?” Per un momento Harry vide il profilo di Piton: i suoi occhi erano fissi sul serpente che si attorcigliava nella sua gabbia incantata. “No, mio Signore, ma la prego di permettermi di rientrare. Mi permetta di trovare Potter.” “Parli come Lucius. Nessuno di voi capisce Potter come faccio io. Non c’è bisogno di trovarlo. Potter verrà da me. Conosco la sua debolezza, vedi, il suo grande difetto. Detesta vedere gli altri cadere attorno a lui, sapendo che questo accade per colpa sua. Vorrà fermare tutto ciò a qualsiasi costo. Verrà.” “Ma mio Signore, potrebbe essere ucciso accidentalmente da qualcun altro che non lei stesso…” “Le mie istruzioni ai miei Mangiamorte sono state perfettamente chiare. Catturare Potter. Uccidere i suoi amici… Più ne uccidono, meglio é… ma non uccidere lui. Ma è di te che voglio parlare, Severus, non di Harry Potter. Sei stato molto prezioso per me. Molto prezioso.” “Il mio Signore sa che chiedo solamente di servirlo. Ma… Mi permetta di andare a cercare il ragazzo, mio Signore. Mi permetta di portarglielo. So che posso…” “Ti ho detto di no!” Ribadì Voldemort, e Harry colse il bagliore rosso nei suoi occhi mentre si girava di nuovo. Il frusciare del suo mantello era come lo strisciare di un serpente, e sentì l'impazienza di Voldemort nella cicatrice che bruciava. “La mia preoccupazione al momento, Severus, è quello che accadrà quando finalmente incontrerò il ragazzo!” “Mio Signore, non ci possono essere dubbi, certamente…?” “…ma c'è un dubbio, Severus. C'è.” Voldemort si arrestò, e Harry riuscì di nuovo a vederlo chiaramente mentre faceva scorrere l’Antica Bacchetta fra le dita bianche, fissando Piton. “Perché entrambe le bacchette che ho usato hanno fallito quando le ho puntate su Harry Potter?” “Io… io non posso rispondere a questo, mio Signore.” “Non puoi?” La fitta d’ira sembrò simile a un chiodo conficcato nella testa di Harry: per non urlare dal dolore, si ficcò un pugno in bocca. Chiuse gli occhi, ed improvvisamente era Voldemort e guardava la faccia pallida di Piton. “La mia bacchetta di tasso ha fatto tutto quello che le ho chiesto, Severus, tranne uccidere Harry Potter. Ha fallito due volte. Olivander, sotto tortura, mi disse dei nuclei gemelli, mi disse di usare un’altra bacchetta. E così ho fatto, ma la bacchetta di Lucius è andata in pezzi quando ha incontrato quella di Potter.” “Io… io non ho alcuna spiegazione, mio Signore.” Piton, ora, non guardava Voldemort. I suoi occhi scuri erano ancora fissi sul serpente che si attorcigliava nella sua sfera protettiva. “Ho cercato una terza bacchetta, Severus. L’Antica Bacchetta di Sambuco, la Bacchetta del Destino, la Bacchetta Mortale. L’ho presa dal suo precedente padrone. L’ho presa dalla tomba di Albus Silente.” E ora Piton guardò Voldemort e la faccia di Piton era come una maschera mortuaria. Era bianca come il marmo e così immobile che, quando parlò, fu uno shock vedere che qualcuno era vivo dietro gli occhi inespressivi. “Mio Signore… mi permetta di andare dal ragazzo…” “Durante tutta questa lunga notte, sull’orlo della vittoria, sono stato seduto qui,” disse Voldemort, la voce appena più forte di un bisbiglio, “chiedendomi, chiedendomi perché l’Antica Bacchetta rifiuta di essere quello che dovrebbe essere, rifiuta di operare come, secondo la leggenda, deve fare per il suo legittimo proprietario... e penso di aver trovato la risposta.” Piton non parlò. “Forse lo sai già? Sei un uomo intelligente, dopo tutto, Severus. Sei stato un buono e fedele servitore, e mi rammarico per quello che deve accadere.” “Mio Signore…” “L’Antica Bacchetta non può servirmi correttamente, Severus, perché non sono il suo vero padrone. L’Antica Bacchetta appartiene al mago che ha ucciso il suo ultimo proprietario. Tu hai ucciso Albus Silente. Finché tu sei vivo, Severus, l’Antica Bacchetta non può essere veramente mia.” “Mio Signore!” Protestò Piton, alzando la sua. “Non può essere altrimenti,” disse Voldemort. “Devo essere padrone della bacchetta, Severus. Padrone della bacchetta e finalmente avrò la meglio su Potter.” Voldemort sferzò l'aria con l’Antica Bacchetta di Sambuco. Non fece nulla a Piton, che per una frazione di secondo sembrò pensare di essere stato risparmiato: ma poi l’intenzione di Voldemort divenne chiara. La gabbia del serpente stava rotolando nell'aria, e prima che Piton potesse fare qualsiasi cosa se non gridare, lo aveva rinchiuso, testa e spalle, e Voldemort parlò in Serpentese. “Uccidi.” Ci fu un grido terribile. Harry vide la faccia di Piton perdere il poco colore che aveva, sbiancare mentre i suoi occhi neri si allargavano, mentre le zanne del serpente gli trafiggevano il collo, mentre non riusciva a spingere via da sé la gabbia incantata. Le ginocchia gli cedettero, e cadde sul pavimento. “Mi dispiace,” disse Voldemort freddamente. Si girò dall’altra parte, non c'era tristezza in lui, nessun rimorso. Era ora di lasciare la Stamberga e di assumere il comando, con una bacchetta che avrebbe, adesso, eseguito completamente i suoi comandi. La puntò verso la gabbia brillante con dentro il serpente, che fu trasportata verso l'alto, via da Piton. Questi cadde lateralmente sul pavimento, con il sangue che sgorgava dalle ferite sul collo. Voldemort uscì rapidamente dalla stanza senza voltarsi indietro, ed il grande serpente galleggiò dietro di lui nella sua enorme sfera protettiva. Tornato nel tunnel e nella propria mente, Harry aprì gli occhi: si era morso le nocche fino a farle sanguinare, nello sforzo di non gridare. Ora stava guardando attraverso la piccola fessura tra cassone e muro, osservando un piede in uno stivale nero che tremava sul pavimento. “Harry!” Bisbigliò Hermione alle sue spalle, ma lui già aveva puntato la bacchetta verso il cassone che gli bloccava la visuale. La alzò di pochi centimetri in aria e la spostò silenziosamente di lato. Facendo meno rumore possibile, si sollevò all’interno della stanza. Non sapeva perché lo stesse facendo, perché si stesse avvicinando all'uomo morente. Non sapeva quello che provava, quando vide la faccia bianca di Piton e le dita che cercavano di arrestare il sangue dalla ferita sul collo. Harry si tolse il Mantello dell’Invisibilità e guardò verso il basso l'uomo che aveva odiato, i cui dilatati occhi neri trovarono Harry mentre tentava di parlare. Si chinò su di lui e Piton gli afferrò il davanti dei vestiti e lo tirò vicino a sé. Un terribile rantolo raschiante e gorgogliante uscì dalla gola di Piton. “Pren… di… Pren… di...” Qualcos’altro, oltre il sangue, stava fuoriuscendo da Piton. Blu argenteo, né gassoso né liquido, gli sgorgava dalla bocca, dalle orecchie e dagli occhi, e Harry sapeva cos’era, ma non sapeva cosa fare… Una fiaschetta, fatta comparire dal nulla, gli fu ficcata nella mano tremante da Hermione. Harry raccolse dentro di essa la sostanza argentea con la bacchetta. Quando la fiaschetta fu piena fino all'orlo, sembrò che a Piton non fosse rimasto più sangue in corpo, la presa sui vestiti di Harry si allentò. “Guar... da... mi...,” bisbigliò. Gli occhi verdi incontrarono i neri, ma dopo un secondo qualcosa nelle profondità degli occhi scuri sembrò svanire, lasciandoli fissi, spenti e vuoti. La mano che tratteneva Harry cadde sul pavimento con un rumore sordo, e Piton non si mosse più.
Edited by Ida59 - 2/7/2017, 23:19
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