Il Calderone di Severus

Sfida N. 4 FF :Il padre di Severus... Tobias o Silente?

« Older   Newer »
  Share  
stefi
view post Posted on 22/10/2007, 14:08 by: stefi




Autore: Stefi

Tipologia: One-shot.

Genere: leggermente drammatico con un pizzico di ironia e qualche situazione comica

Personaggi: Severus Piton e la Morte




Ironia della Morte





Nella grotta era buio.
Buio e silenzioso.
L’umidita’ che saliva dal mare rendeva il clima all’interno del cunicolo pesante, pesante e soffocante.
Buio e silenzioso era il cuore di quell’uomo che vi aveva trovato rifugio.
E umidi erano i suoi occhi; pesante il respiro, soffocato dai singhiozzi che quel disgraziato non riusciva piu’ a reprimere.
Cosa aveva fatto? Perché non aveva disobbedito? Bastava dire di no, rifiutarsi di eseguire quelle consegne. Rifiutarsi di uccidere colui che sentiva ormai da anni come un padre.
Momenti delle discussioni con Dumbledore gli tornarono alla mente, pungenti come spilli.
... Albus sarebbe morto ugualmente a causa della maledizione dell’anello... l’Innocenza di Draco andava assolutamente preservata... la Causa dell’Ordine doveva essere perseguita... era venuto il momento di passare dall’altra parte dove sarebbe servito piu’ che a Hogwarts...
Gia’, era stato convinto che quella era la mossa giusta da realizzare: sacrificare la regina poi l’alfiere, per permettere alle pedine di proseguire la loro corsa verso la salvezza.
La regina ormai era morta, l’aveva assassinata lui... e il prossimo ad essere predestinato a cadere era l’alfiere, Severus Snape, l’uomo che silenzioso ora soffriva e scontava il suo dolore che non aveva diritto di mostrare a nessuno. Quel dolore pareva una morsa, stretta attorno al suo cuore, stretta stretta attorno alla sua vita. Talmente stretta che a momenti poteva soffocarlo.
Una nebbiolina leggera si alzo’ all’interno di quella grotta a Cape Wrath.
<< Veramente non è questo l’ultimo desiderio del condannato. >> mormoro’ a denti stretti il mago, riferendosi alla nebbia << Odio la nebbia. >>
Con il lento manifestarsi della nebbia, l’aria divenne anche lentamente piu’ fresca. L’uomo si chiuse meglio il mantello e ne alzo’ il bavero.
Sibilo’ poi stentato e sofferente: << Voglio tornare indietro... indietro di... voglio avere di nuovo 15 anni... >>
Il freddo si fece pungente, il buio parve oscurarsi.
<< Voglio tornare ad essere innocente! >> grido’ con impeto il disgraziato, forse per illudersi di non essere solo e vulnerabile.
<< ... ente... ente... nte... te... >> fu la risposta dell’eco.
<< Voglio cancellare i miei errori! >>
<< ... rrori... ori... ori... ri... i... i... >> confermo’ pignolo l’eco.
<< Voglio morire! Che la morte mi porti con se, sono un traditore! >>
<< ore... ore... ore... re... re... >> riporto’ l’eco.
Ansimante, Severus si lascio’ andare impotente e scivolo’ leggermente di lato, sempre rimanendo seduto e appoggiato alla roccia.
Una folata di aria gelida lo riporto’ alla realta’: la sua strada era a senso unico e tornare sui suoi passi non era possibile; aveva un incarico da portare a termine e aveva promesso di farlo.
Lo aveva promesso ad una persona che aveva deluso, ma che gli aveva dato una seconda possibilita’. Come un padre accoglie il figlio tornato a casa dopo essersi allontanato dalla famiglia e averla delusa, Albus lo aveva accolto senza alcun risentimento.
Al contrario di suo padre che non lo aveva mai accettato per cio’ che era, che non gli aveva mai dato quel calore e quell’affetto che Dumbledore sapeva dare con uno sguardo, con un frase...
Ora Dumbledore era morto.
Il dolore era molto piu’ grande che per la morte di quell’estraneo di suo padre, il dolore era immenso e se l’era causato in un certo sens da solo. Basta... “les jeux sonts faits“... la fine é giunta...
Ma era veramente il momento di morire?
Sarebbe forse morto comunque, ma prima doveva ripagare il debito che sentiva di avere con Albus; o almeno mostrare riconoscenza e portare a termine il suo compito, questo era il minimo.
I pensieri si spostarono verso Draco, che ora non doveva stare meglio di lui. Costretto dalle sue convinzioni a fingere, costretto dal suo nome in un ruolo che in fondo non desiderava. Ma almeno Draco non era un assassino, non ancora.
La morsa si allento’ un poco. Severus riprese a respirare con meno fatica.
<< Mai! >> grido’ nuovamente pensando a Draco, fermamente deciso a tornare in scena come previsto dal copione elaborato dall’anziano stratega.
Con le esili dita delle mani si asciugo’ le fini lacrime che ormai gli erano colate verso le labbra. Sentiva il sapore del sale, delle sue lacrime e dell’aria marina che saliva dagli scogli sottostanti.
Si sentiva come la grotta, parte di essa.
Ora era nuovamente lui, il freddo e insensibile Severus Snape, forte, massiccio, impenetrabile...
Solo la nebbia lo irritava, gli ricordava il respiro dei morti: fine, roco, quasi un sibilo, pungente, fetido... se lo immaginava cosi’, pur sapendo che i morti non respiravano piu’.
Eppure quella nebbia era cosi’, terribilmente reale, impossibile...
<< Lumos>> e la bacchetta illumino’ leggermente la grotta.
Un’ombra si avvicinava pesante, e non era nebbia.
<< Va via, pezzente! Halloween è passata da tanto... >> disse, aparentemente calmo, il mago all’oscuro figuro.
Una voce bassa e strascicata rispose distaccata: << Sono la Morte! Sono venuta nuovamente a trovarti, e questa volta su tuo involontario ma esplicito invito. >>
<< Questo lo puo’ dire chinque... >> rispose disinteressato Snape, fingendo di non riconoscerla.
<< Ma... ma... >> balbetto’ l’essere incappucciato, assai irritato << Sono io! Non è la prima volta che ti rendo visita. Mi devi riconoscere! >>
<< Puo’ darsi, la tua figura non mi è nuova... >> rispose il mago, allungando il collo e fingendo di voler guardare da vicino quell’essere dal volto celato.
<< Ah! Ora che ci penso, ti ho gia’ visto parecchie volte. Cosa vuoi ancora? Vieni spesso a trovarmi, mi infastidisci, e poi te ne vai senza dire una parola. Le tue visite mi sono indifferenti. Forse anche a te non importa nulla di me. O magari mi disturbi perché vuoi parlare con qualcuno dei tuoi problemi? Sei solo e dimenticato? >>
<< Aaaaaarrrrgggh! >> ruggi’ la Morte << Ma... io... sono... la Morte... Davanti a me ti devi prostrare... supplicarmi di salvarti, di risparmiarti... Ora che sono qui devi aver paura! >> affermo’ quella agitando le falde del mantello.
Una ventata di gelida nebbia avvolse Snape che se ne stava sempre seduto appoggiato alle pareti della roccia. Si rese conto che non aveva grandi argomenti a favore della vita, ma che non era questo il momento adatto per andarsene. Penso’ ad Albus e gli parve di sentire un tiepido alito alla nuca.
<< Ah... la Morte sei... Salvarmi da cosa? Dalla morte o da un’esistenza piena di sofferenze, privazioni e delusioni? Prigioniero dei miei sentimenti. E se la morte per me sarebbe finalmente la liberta’? In verita’ magari aspetto le tue visite sporadiche, con la speranza che tutto abbia una fine. >>
La Morte agito’ arabbiata la falce: << Ma... come?! Anche per te io sarei un compromesso? Questa poi! Mai e poi mai mi abbassero’ a fare un favore ad un vivente, ma cosa credi?! Sono la MORTE io! Mica porto la pizza a domicilio! Io spargo terrore, disgrazie! IO SONO LA MORTE! >>
<< Questo s’era capito... un tenebroso incappucciato che si ostina a portarsi appresso la falce anche fuori periodo di mietitura... O sei la Morte o sei uno svitato. >> noto’ ironico Severus, arriciando le labbra sprezzante.
<< Svitato a me? Dopo tutti questi anni non hai ancora capito chi sono? Mi credevi un pazzo qualunque? >>
<< No, appunto, certo che riconosco che sei la Morte. Non capisci l’ironia? Dunque sei onnipotente ma non sai distinguere l’ironia? Mi deludi... Morte... >>
<< Aaaah... ecco che tenti invano di cambiare discorso! Sei a corto di argomenti! Senti: ne ho abbastanza di te, della tua indifferenza mostratami in questi anni... Non mi consideri nella mia totale importanza, nel mio reale essere mortale... e sono stufa marcia d’essere considerata dalla maggior parte dei viventi solo come “un problema sanitario non risolto”... Capisci? Voglio essere presa in considerazione anch’io, sono la Morte! Hai capito? Perché non ti butti ai miei piedi e m’implori? Perché tu non tenti di salvarti dalla mia falce? >>
<< Quante parole... quanto fiato... il tuo problema deve essere molto grosso... Morte... Parliamone, poi ti sentirai meglio. >> disse il candidato al trapasso, fingendosi comprensivo.
<< Sei un... inguaribile... io ti... odio... >> rispose stizzita la Morte.
<< Mi odi? Perché mai? Sono qua, se potro’ aiutarti ne saro’ felice: prendimi con te se vuoi, o se proprio... tornando ai problemi psichici... parliamone. >> continuo’ Severus sempre con lo stesso tono.
<< No, non ti odio, non volevo dirlo! >> affermo’ seccata la Morte.
Snape continuo’ con la provocazione: << Per tutti i gargoyle, ritratti le dichiarazioni? Allora proponimi un patto, al Diavolo riescono bene i patti, perché non ci provi? >>
<< Ritrattare le dichiarazioni?! Un patto? Io, la Morte, scendere a patti? >>
<< Chiamala proposta. >> preciso’ Severus fingendo di osservare lo sporco sotto le sue unghie.
<< Mai, ne patti, ne compromessi, ne proposte… MAI! >> nego’ con veemenza e un frusciare di mantello l’oscura presenza.
<< Forse un po’ di elasticita’ ti gioverebbe: mai dire mai, lasciati andare, ridi, scherza... sarai meno amareggiata. >>
<< Io non sono... cioè... forse... forse un po’ amareggiata lo sono. >> ammise sconsolata la Morte, perdendo parte del suo essere terrificante << Forse lo sono perché poco prima di renderti visita ho accompagnato un uomo nel suo ultimo viaggio. Cioè il problema è che quell’uomo asseriva che quello non era l’ultimo suo viaggio, che era felice di intraprenderne uno nuovo, che non aveva paura della Morte, che lasciava la vita con riconoscenza ma senza rimorsi... Sapeva di aver concluso i suoi progetti e di aver provveduto che qualcuno terminasse le ultime cose lasciate aperte... Insomma, da quello che ho capito quel tipo si era suicidato, o qualcosa del genere! Porcazza la miseria! Gli ho fatto un favore! E mentre lo accompagnavo rideva! Ridacchiava e sorrideva come un ebete! Aaaah... quegli occhi azzurri mi danno ancora fastidio, solo a pensarci. Accompagnare uno che è felice di morire non da la minima soddisfazione... E ora tu! Cosa mi capita? Di nuovo un’anima senza paura... Aaaaah... i vecchi tempi sono ormai ben lontani... tempi in cui la gente aveva il terrore di morire... >>
Snape sorrise, anche perché la stretta al cuore era sparita e gli pareva di non avvertire piu’ cosi freddo.
La Morte scosse il cappuccio, cerco’ di tornare terrificante: << Sono la Morte, ripeto che non sono qui per portare allegria! Ma come fai a restare indifferente alla Morte? Io voglio solo la tua paura, anzi il tuo terrore, voglio sentirti gridare dall’orrore! >>
Poi la Morte scosto’ un po’ il cappuccio che mostro’ un terrificante sfavillio di fiamme ardenti, dove si presume fossero i suoi occhi.
<< Guardami negli occhi! Non vedi come ardono le mie iridi? Quelle che vedi sono le fiamme dell’Inferno! E li’ ti trascinero’ per gettarti in quei lembi infuocati! Creperai lentamente, anzi rimarrai fra le fiamme per sempre, e per sempre soffrirai le cosiddette Pene dell’Inferno! Hai capito pezzente? Peccatore! Ignobile reietto! >>
Snape rabbrividi’ leggermente alla vista di quel volto oscuro e le fiamme infernali, ma si trattenne esemplarmente dal mostrarlo.
Calmo riprese il discorso: << Siamo agli insulti? Hai qualcosa da aggiungere? Magari anche che sono un disgraziato, codardo, vile, emarginato, asociale, irriconoscente, bastardo, carogna, parziale... e se vuoi puoi osare rompere un tabu, dandomi anche dell’omosessuale! >>
<< Basta cosi’! Sei un essere spregevole! >>
<< Si’, e quindi chi piu’ di me si merita il castigo eterno? Andiamo sono pronto. >>
<< No, non ancora, voglio le tue suppliche prima! >>
<< Non le avrai…Beviamoci sopra. Vino elfico? >>
<< Ma vai a... >>
<< All’inferno? Ma ci vengo subito, Morte! Bevi ancora un po’ di vino, prima di portarmi via. >>
La Morte tacque, mostrandosi riflessiva.
<< Senti Morte, ma normalmente non hai una lanterna? >> chiese il mago, a cui doleva il braccio perché stava ancora tenendo la bacchetta alzata per rischiarare la grotta.
La Morte mugugno’ qualcosa: << ... buio... farti piu’ paura senza... >> mentre una lanterna accesa appariva ai piedi di Snape.
Questi aveva fatto apparire poi due calici colmi di vino elfico, e ne fece levitare uno vicino alla Morte.
<< Salute! >> e in un sorso vuoto’ il calice.
<< Si’, salute, ma poi andiamo finalmente. Di’ addio al mondo! >> gracchio’ la Morte bevendo anche lei in un sorso il vino.
<< Addio Mondo. >>
<< Mmmmh... di’ addio ai tuoi amici! >>
<< Sono dall’altra parte che mi aspettano... >>
<< Grrrr... allora di’ addio a tutto: ricchezze, potere, sapere, amore... >>
<< Addio ricchezze, potere, sapere... >>
<< Ma, lo dici cosi’? Senza un minimo rimpianto? >> chiese la Morte allibita.
Snape si sentiva rincuorato, sentiva che Albus era con lui e che lo avrebbe sorretto nelle sue azioni, aveva fiducia in lui.
<< Senza rimpianti. Beh, perché no? Giacomo Leopardi diceva che il mondo ha due cose belle: amore e morte. L’amore l’ho conosciuto e l’ho perduto... ora voglio la Morte! Salute, bevi ancora Morte, bevi alla mia salute... anzi beviamo alla mia morte, almeno questo prima di morire... >>
I calici si riempirono, ma la Morte esito’ a bere: << Ma cosa dici? Sei impazzito?! Non vorrai ubriacarti prima di morire?! Voglio sentirti soffire! Ti voglio lucido, conscio del doloroso trapasso e della tragedia di cui sei partecipe! Oggi ho gia’ subito una delusione, almeno tu >>
Snape la interruppe brusco: << Tragedia di cui sarei partecipe?! Ma al limite la morte di un uomo è affare di chi gli sopravvive, a me che importa piu’ ormai? L’ha detto Thomas Mann, grande uomo, Herr Mann, dovresti conoscerlo, è fra i tuoi clienti. Comunque tranquilla, Morte, non voglio ubriacarmi con questo vinello giovane. Stappiamo la prossima? >>
La Morte annui’, forse anche per guadagnare tempo e capire come ottenere almeno una lacrima dalla sua vittima; vuoto’ il calice, lo porse per farlo riempire nuovamente e dopo aver riflettuto rispose: << Mann... Thomas Mann... ma sai che non mi ricordo di aver mai trascinato con me un tale con quel nome? Ma è morto? Ne sei sicuro? >>
<< Si’, eccome che è morto... di arteriosclerosi... non te lo ricordi piu’, vero? Non è morto poi cosi’ da tanto, e si sa che l’arteriosclerosi cancella i ricordi recenti. Dimmi un po’ Morte: hai mai pensato di farti fare un check-in completo? Magari ti diagnosticano >>
<< Non fare lo spiritoso! La Morte non muore! >> ruggi’ offesa quest’ultima.
<< Hai ragione, Morte: la Morte non muore! Per tutti i gargoyle! Dev’ essere proprio spaventoso sapere di essere condannati a vivere in eterno e non poter morire! >>
<< Un altro dei tuoi detti?! Di chi è? >>
<< Anton Cechov, anche lui tuo cliente! >>
<< Si’, di questo me ne ricordo: morto per tubercolosi! La sua tosse, mentre lo conducevo al Purgatorio, s’è sentita per tutti i gironi! Una bella morte, lunga, sofferta, dolorosa... Visto che non ho l’arteriosclerosi? >>
<< Il fatto che tu ti ricordi di una morte assai lontana non dice nulla sullo stadio della tua malattia. Ricorda: sono i ricordi vicini che spariscono. E fortunatamente, Morte, non ti sei presa anche tu la tubercolosi, che è una malattia altamente infettiva! >>
La Morte prese un corposo sorso di vino elfico: << Il tuo senso dell’umorismo è schifosamente macabro, non hai un po’ di pieta’? Per i morti? >>
<< Non sono il Creatore, non tocca a me essere pietoso, e nemmeno a te, Morte. Ironia e umorismo mi piacciono assai, a te no? >>
<< Non sono qui per divertirmi, sono qui per farti soffrire! Voglio il tuo dolore! >>
<< Il mio dolore c’è, tenace, sottile, perdura da anni... La morte si sconta vivendo. Non te l’ha detto Giuseppe Ungaretti quando lo hai conosciuto? >>
<< No! Con lui non ho passato molto tempo a chiacchierare. E non mi ha nemmeno offerto da bere. Salute! Al tuo dolore! >> grido’ ora la Morte, barcollando leggermente mentre alzava il capo per bere l’ultimo goccio di vino.
<< Salute! Alla tua poca dovizia, Morte! >>
<< Adesso ti faccio vedere io... poca dovizia... ancora un sorso di vino e sarai qui ai miei piedi a supplicarmi di risparmiarti! >> * HIC *
<< Illusa... sai che per me fa lo stesso soffrire qui o nell’Aldila’. >>
<< Ecco! Severus Snape! Ci sei! Questa volta ti ho incastrato! Un altro mio cliente mi confido’ che la morte può essere l'espiazione delle colpe, ma non può mai ripararle! Indovina chi l’ha detto? >> * HIC *
<< Napoleone Bonaparte... Ma mi pare che tu ti stia confondendo un po’, hai espresso un argomento a mio favore! >>
<< Ma porcazza... è colpa del vino! >> * HIC *
<< Seeee... del vino... Comunque una cosa e certa: la morte è un supplizio nella misura in cui non è semplice privazione del diritto di vivere, ma occasione di calcolate sofferenze. >>
<< Lo diceva Michel Foucault, vero? E questo è morto da poco, e me ne rammento: quindi non ho l’arteriosclerosi. >>
<< Buon per te! Beviamo ancora un po’... >>
<< A questo punto! Si’, beviamo alla mia salute! Visto che ora è provato che io non abbia l’arteriosclerosi. >>
La vita stava tornando lentamente nell’animo di Snape, cosi’ come un po’ di calore nel suo corpo e la luce del giorno fuori.
<< Salute, Milady! >> proclamo’ Snape leggermente euforico.
<< Milady?! Ma... cosi’ non mi aveva mai chiamata nessuno... >> civetto’ la Morte, forse arrossendo pure sotto il cappuccio.
<< Ma ora si è fatto tardi: è quasi giorno, mi sembra di vedere l’alba. Sara’ meglio che torni a casa prima che l’ultimo traghetto parta e io rimanga fra i viventi! Sarebbe un po’ ridicolo per la Morte! >>
<< Hai ragione, buon viaggio Morte, non dimenticare la lanterna. >> rispose Snape, focalizzando ormai a fatica tutto quel nero davanti a lui.
<< Grazie. Aaaah... ehm... ce l’avresti una monetina da prestarmi? Sai per attraversare l’Ade devo pagare anch’io, e se torno senza cliente il viaggio devo pagarmelo da me... perché Caronte non fa mai credito! A nessuno! Ha paura di non venir piu’ pagato...i suoi clienti sono mor-osi... haha... mor-enti... haha... >>
La Morte scoppio’ a ridere di gusto, Snape arriccio’ il labbro in segno di divertimento e gli diede la monetina.
<< Haha... hehe... hai capito la battuta? >> chiese la Morte mentre posizionava la monetina sotto la lingua.
Snape s’incuriosi’ per quell’inutile azione: << Perché metti la monetina sotto la lingua? Solitamente lo devono fare solo i morti! E tu non puoi >>
La Morte lo interruppe con una risata sguaiata, e poi: << Ma io sono la Morte! Piu’ morta di cosi’! >>
<< Si’... vedo che l’ironia inizia a piacerti! E io sono propro fortunato a poter assistere a questa Ironia della Morte. Torna pure a trovarmi, passeremo certamente una bella serata... Ah! Morte! Mi devi una monetina! Ricordalo! >>
<< Si’, certo! La Morte ha un debito con un vivente! Non capita tutte le notti. >>
La Morte spari’.
Il giorno torno’ a regnare su quella parte del mondo, e quando finalmente anche Snape usci’ dalla grotta, il sole e un cielo azzurro lo accolsero sorridenti. Quel colore gli diede forza, come gia’ altre volte. Gli era stata riservata ancora una volta, un’accoglienza sincera e confortante. Ancora una volta senti’ la vicinanza di Albus Dumbledore.
Quel giorno il cielo sorrideva proprio a lui.
 
Top
91 replies since 22/5/2007, 20:38   2624 views
  Share