Il Calderone di Severus

Mitsuki91 - Il castello nel bosco, Tipologia: one-shot - Rating: per tutti - Genere: misterioso, leggermente dark - Avvertimenti: /

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view post Posted on 31/10/2019, 15:46
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Bergamo

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Data: 31/10/2019
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Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: misterioso, leggermente dark
Avvertimenti: / 
Riassunto: dal testo: "C'è un dipinto sopra il camino spento, scheggiato: ritrae un paesaggio invece del padrone di casa, piuttosto insolito, così come insolito è il luogo dipinto; le rovine di un castello immerso in un bosco, la vegetazione che avanza e prende possesso delle pietre, qualche lucertola solitaria sulle briciole di un monumento."

 

 

 

 

Il castello nel bosco

 

 

Fammi compagnia.


Lungo i muri scende una goccia di condensa, scava la pietra come una lacrima.

Resta con me.

C'è un dipinto sopra il camino spento, scheggiato: ritrae un paesaggio invece del padrone di casa, piuttosto insolito, così come insolito è il luogo dipinto; le rovine di un castello immerso in un bosco, la vegetazione che avanza e prende possesso delle pietre, qualche lucertola solitaria sulle briciole di un monumento.

 

***

 

Si muove veloce nella sera, gli scoppi dei rami spezzati sotto le scarpe come tuoni nella penombra. Si guarda intorno furtivamente, come se stesse commettendo un delitto: nervosa, il richiamo di quel posto si fa pressante, la attira con una voce nel retro della sua coscienza.

Vieni, vieni da me.

È sempre stata affascinata dalla natura, dalle streghe e dai misteri e, in quella notte vicina a Samhain, sta cercando un posto per celebrare la morte.

I suoi occhi si spalancano appena quando inciampa su una pietra; si guarda intorno, è in un luogo magico, lo sente nelle ossa. Si accovaccia e allunga una mano verso uno dei muri crollati di quello che sembra un castello, e la pace finalmente l'assale: ha trovato il suo posto nel mondo. Chiude gli occhi.

Resta con me, ti farò dono dell'eternità.

 

***

 

È un ragazzo che apre il portone di legno, scheggiato e pesante, come se fosse impregnato d'acqua. Nell'enorme salone che gli si spalanca davanti scorge subito l'imponente camino, pieno di legna ma spento, e due poltrone consunte di fronte al dipinto di un castello appena abbattuto. Sembra bombardato, il muro parzialmente crollato sulla sinistra, buchi ovunque. Solo una parete sembra restare integra, e la vegetazione ha preso vita laddove tutto è distrutto - ma chi, diamine, ha avuto l'idea di costruire un castello in un bosco?

"Cavoli, muoio di fame, speravo fosse la porta giusta..." sussurra fra se e se.

Non morirai. Non se resti con me.

 

***

 

È un bambino che gioca, insegue una lucertola, e si allontana dai suoi amichetti quasi senza rendersene conto.

La mamma gli ha detto che è pericoloso giocare nel bosco ma loro si trovano sempre lì, ai margini degli alberi - non può essere più pericoloso di trovarsi sul ciglio di una strada, dopotutto.

E così lui corre; corre anche quando la lucertola sparisce ai suoi occhi, nascondendosi in un anfratto scuro fra le radici di un albero; corre come seguendo un profumo, dimentico del mondo.

E quando arriva alle rovine di un castello trattiene il fiato, e si domanda: "Cosa stavo facendo? Cosa ci faccio qui?"

Gioca. Gioca con me.

Il bambino si avvicina, affascinato, e passa una mano sulle pietre sgranate e irregolari di un muro.

 

***

 

È così che tutto per voi è perduto.

È così che io rinasco.

Miei ospiti, voi mi nutrite, voi mi create, e io vivo in voi.

Io vivo in voi.

 

***

 

S'incontrano per le sale; stavolta è una mamma con in braccio un infante, e quasi inciampa in una bambina che corre.

"Stai attenta a dove metti i piedi!" esclama, stringendo più forte il neonato contro al petto.

"Buongiorno signora," mormora la bambina, educata "lei per caso sa dove siamo?"

"Forse lo scopriremo dietro quella porta: aprila, per piacere." risponde la donna, improvvisamente insicura.

Il portone di legno è molto imponente, scuro e intarsiato con cura; solo la maniglia mostra segni di ruggine. Nonostante le dimensioni, scivola piacevolmente sul pavimento di pietra quando la bimba ci si appoggia.

Nella nuova sala c'è un imponente camino, dove un fuoco scoppietta allegro, e un enorme dipinto di un castello: è crollata una torre dove un arbusto rampicante cerca di farsi strada, ma per il resto è piacevole da guardare. Sembra molto accogliente, progettato più per l'estetica che per la difesa - dopotutto, chi costruirebbe un castello in un bosco?

Un ragazzo si alza da una delle poltrone davanti al camino; uno sconosciuto spaesato come loro.

"Meno male, c'è qualcun altro qui! Cominciavo a sentirmi solo. Vi prego, restate."

Non abbandonatemi. Non lasciatemi a morire ancora.

 

***

 

C'è una leggenda, in un paese sperduto in mezzo al nulla. C'è un castello nel bosco, che non sempre compare. C'è chi dice sia legato alle notti di luna piena, e chi sussurra e borbotta di riti satanici.

E il castello - bellissimo, dicono, anche se nessuno l'ha visto; di pietra scura e portoni d'ebano - appare ai prescelti, per offrire loro una vita da sogno, fuori dal mondo, dove non esiste più alcun problema.

La gente si stringe nelle spalle, e vale solo una regola: non ci si avventura nel bosco da soli. Tutti lo dicono.

Qualcuno, però, a volte lo fa.

Nessuno, ancora, è mai tornato.

 

***

 

È una leggenda che si perde nel tempo, che si autoalimenta. Talvolta viene dimenticata per generazioni, e risupunta in uno di quei giorni di festa, dove i bambini sono alla stessa tavola dei nonni, e uno dei vecchi inizia a parlare: "Sai, mia nonna diceva che esiste un castello incantato..."

Qualcuno giura di aver sentito un sussurro nella mente, e di aver provato un brivido di paura.

Vieni, vieni da me...

Il racconto esplode, bocca dopo bocca, e torna a galla una sola verità: non ci si avventura da soli nel bosco.

Qualcuno scompare.

Le voci tornano a morire.

Fino alla prossima volta.

 

***

 

Che colpa ho se non voglio sparire?

Sono così solo, sento così freddo. La pioggia è un pianto che mi corrode dall'interno, dritta sulle mie fondamenta. L'oblio è il luogo dove scivolo di anno in anno, e un istinto prende il sopravvento: non voglio stare solo. Non voglio smettere di esistere.

Quindi chiamo, disperato. Chiamo a me qualcuno.

Rifiorisco, e mi godo la compagnia di una vita perduta, che con me diventa eterna.

Finché anch'essa non è dimenticata. Finché non torno a scivolare, i miei muri si crepano, e poi crollano. Perdo le mie torri e la pioggia invade tutto; gonfia il legno dei miei arredi, e i roditori rosicchiano le mie stoffe e i miei arazzi; gli insetti e la vegetazione mi colonizzano.

Perdo, me stesso e tutti gli altri.

 

***

 

"C'è qualcuno?"

La voce sorpresa di una ragazza interrompe le loro chiacchiere. Voltandosi scoprono che due poltrone nuove, di ottima fattura, sono apparse accanto a loro. Il camino scoppietta come non mai e il calore si diffonde nella stanza, facendo sentire gli ospiti a loro agio.

"Guarda, il quadro di un castello!" Esclama il bambino, tirando per mano la ragazza che ha incontrato poco prima. Lei è sollevata di aver trovato qualcun'altro - ci sono un ragazzo, una madre con un infante e una bambina - e alza lo sguardo solo per un attimo, giusto per rendersi conto dell'imponenza del dipinto, dove un castello si erige fiero in mezzo al bosco, immacolato come se fosse stato appena eretto.

Meraviglioso... Magico.

"È un piacere," dice il ragazzo, allungando la mano "Prego, accomodati."

La ragazza sorride, sfiora le sue dita e si lascia sprofondare in una poltrona.

Grazie di essere venuti. Spero che la vostra permanenza sia piacevole.

Grazie per non avermi lasciato solo.

 

***

 

Chi sono, chiedi? La verità è che non lo so neanch'io.

Sono il costruttore del castello? Uno stregone imprigionato da un'antica magia? O forse il residuo di tutti gli spiriti erranti che si sono trovati sul mio cammino, una volta che son stati dimenticati dal mondo esterno?

A me piace pensarmi come lo spirito del castello. La sua anima, la sua essenza più profonda.

È forse un crimine non voler più essere solo? Se sì, sono colpevole, e non me ne scuso! Tutti i miei ospiti sono sempre stati trattati più che bene. Mi tengono compagnia e io mi abbevero del loro calore, delle loro risate, della loro serenità. Concludono pacificamente le loro vite in un luogo che li ama, e che amano.

Voglio solo essere vivo, dopotutto.

E lo sono. Lo sarò ancora. Ogni volta che scivolerò via sarò in grado di rialzarmi. Finché qualcuno crede in me, io esisto.

Sono lo spirito del castello.

Sono qui per darti il benvenuto.

Ti prego, resta a farmi compagnia.
 
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