Il Calderone di Severus

3.8 Fotografare i panorami (dal mare alla montagna)

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 25/4/2019, 14:20

Buca-calderoni

Group:
Professore
Posts:
859

Status:


Cominciamo dall’apparecchio fotografico.
Come ho già scritto, l’apparecchio dipende essenzialmente da quello che si vuole fare e dal… portafoglio del fotografo, più qualche altro piccolo particolare.
Un vero appassionato di foto di paesaggi difficilmente inizierà i suoi tour fotografici senza cavalletto, che gli permette di utilizzare bassi ISO (minor rumore nel digitale, minor grana nell’analogico) pur mantenendo diaframmi chiusi (per aumentare la profondità di campo) e tempi, beh, quello che viene viene.

Quindi, visto che ci portiamo dietro un cavalletto, anche la macchina potrà essere proporzionalmente grande: una FF o addirittura una medio formato permetteranno una maggior gamma dinamica e una risoluzione dei dettagli di grande livello, cosa difficile con una compatta o tantomeno un telefonino.

Questo sempre nel mondo perfetto; nel mondo reale le domande che dobbiamo porci sono tante, ad esempio:
- Come mi sposto?
- Quanto sono disposto a investire per la mia passione?
- Chi me lo fa fare di alzarmi alle 4 e ½ per andare a fotografare? (ma questa è un’altra storia…)

Domande banali? Mica tanto.
Se mi sposto in auto posso anche riempire il bagagliaio con tutto quello che il portafoglio mi permette di metterci dentro; se vado in bicicletta o in moto, al di là del portafoglio, devo mettere in conto pesi e misure, stessa cosa se mi sposto a piedi o con mezzi pubblici.
Quindi, assolto il fatto che nel caso dell’auto faccio come preferisco, in tutti gli altri devo pormi la domanda su come preparare lo zaino (o il suo equivalente).

Allora: il cavalletto andrebbe sempre portato, anche uno di quelli piccoli da agganciare a qualche sostegno presente sulla scena, diciamo che uno “vero” è meglio. Ne vengono proposti di tutti i tipi e di tutti i materiali, dall’alluminio al carbonio, l’importante è che sia solido e stabile.

Dopo il cavalletto passiamo alla macchina fotografica vera e propria. Se non vogliamo rinunciare alla FF allora è meglio che pensiamo bene a quali obiettivi portare.
Io ne consiglio uno o al max due più un paio di batterie di scorta (obbligatorie per le ML). Per la scelta del tipo di obiettivi vi rimando all’apposito capitolo, diciamo che con un 24-70 e un 70-200 coprirete quasi tutte le esigenze; se invece preferite le ottiche fisse, un 28 o un 35 e un 135 o un 200 copriranno molte possibilità di ripresa (i valori delle ottiche fisse sono dettati dalle mie preferenze, non sono un assioma): il problema è che così il peso diventa importante, nell’ordine dei 3-4 kg se va bene. Vi sembrano pochi? Provate a portarli con voi per una giornata, e pensate che sicuramente nello zaino avrete anche acqua, maglioni e quant’altro.

Una soluzione può essere trovata nelle macchine APS, le cui dimensioni e pesi, obiettivi compresi, sono decisamente inferiori pur mantenendo sensori di dimensioni abbastanza grandi, con tutti i vantaggi del caso.

Penultima soluzione? Una cosiddetta Bridge camera, un corpo da reflex con ottica fissa, normalmente zoom. In questo caso il sensore non sarà così grande, ma la portabilità è quasi ottimale. Secondo il mio parere sono da preferire quelle con un’ottica dall’escursione non troppo esasperata, quindi lasciate perdere i 18-2000, pena pentirvi dei risultati.

Per ultimo ho lasciato la soluzione della massima portabilità, forse un pochino snob, ma che può dare ottimi risultati: le compatte premium. Con la definizione di compatte premium sii indicano quelle macchine fotografiche che nella forma ricordano una compatta, sono dotate di un’ottica fissa di pregio, normalmente non zoom, e sensori che variano dal FF a 1”, con costi abbastanza elevati. Il vantaggio è evidente nel peso e nel trasporto (in alcuni casi si può infilare in tasca) e la mancanza dello zoom può essere sopperita dalla qualità dell’immagine che permetterà di eseguire dei crop (ritagli) non esasperati.

Un’altra cosa che il “paesaggista” dovrà mettere (non obbligatoriamente, ma consigliata) nella sua borsa, è una piccola dotazione di filtri, uno o più ND (neutral density) che permetteranno di ridurre la luminosità della scena in modo da utilizzare tempi lunghi utili, ad esempio, per ottenere l’effetto seta nelle acque dei fiumi o del mare (o dei torrenti, o delle cascate, scegliete voi), un UV (Ultra Violet) che dovrebbe eliminare la foschia in ripresa dovuta agli ultra violetti, e inoltre, essendo essenzialmente neutro, potrà essere lasciato sull’obiettivo in modo da proteggerne la lente frontale. L’ultimo è il polarizzatore, un filtro che al prezzo di uno o due diaframmi permetterà di ridurre o eliminare i riflessi dalla scena, con benefici effetti sull’acqua (resa trasparente) e nel cielo, dove il blu si farà più intenso.

Arriviamo al luogo della nostra ripresa: la luce è proprio quella che volevamo noi, è per questo che ci siamo svegliati alle 4 e 1/2 , lo sanno tutti che le ore migliori sono quelle dell’alba e del tramonto. Piazziamo il cavalletto, prepariamo la macchina e:

- inquadriamo per bene il soggetto, facendo attenzione agli elementi di disturbo quali pali della luce, auto parcheggiate, o, perché no, persone. La regola dei terzi,
ovvero di mantenere il soggetto all’interno dei uno dei terzi ricavati dal fotogramma diviso in nove settori, non dovrebbe mai essere dimentica, in alternativa
ricordiamoci di non mantenerlo esattamente al centro, e questo vale anche per l’orizzonte; a meno che non sia esattamente quello che cercavate, in quel caso… va
bene;
- regolate gli iso al minor valore possibile, per diminuire il rischi di introdurre del rumore digitale dovuto all’amplificazione del segnale;
- manteniamo il diaframma chiuso al massimo valore consigliato per il nostro obiettivo (gli obiettivi tendono a perdere qualità chiudendo il diaframma oltre un certo
valore, valore tipico per ognuno di loro);
- mettiamo a fuoco il soggetto (visto che sono panorami, probabilmente all’infinito, ma non è detto) e cerchiamo di sfruttare la profondità di campo (in questo caso
l’iperfocale) per avere a fuoco tutto quello che ci interessa. L’argomento è trattato nel capitolo 2.2
- controlliamo il tempo di scatto: visto che scattiamo su cavalletto, non è molto importante, ma in qualche caso sì, ad esempio se c’è vento il tempo lungo indurrebbe
un mosso nelle foglie o nei rami che si tradurrebbe in mancanza di nitidezza;
- per evitare il micro mosso, scattiamo con le stesse accortezze delle riprese notturne, ovvero cercando di toccare la macchina il meno possibile. Quindi ben vengano
telecomandi, scatti flessibili, app dello smartphone o, al limite, il buon vecchio autoscatto.

Se fotografate sulla neve o una spiaggia assolata, state attenti alla risposta dell’esposimetro. Ricordate che tende a esporre per il grigio medio: vi ritroverete con una bella neve grigia invece che bianca, o una spiaggia dai toni più scuri del desiderato. E’ vero, in post produzione la cosa si può correggere, ma ricordiamo che meno correzioni si fanno, meglio è, per cui stariamo l’esposimetro (se possibile) in modo da sovraesporre un pochino e riportare tutto al valore “visivo” reale. Lo stesso risultato si può ottenere misurando la luce in spot su un oggetto (roccia, scoglio ecc) che riteniamo di valore vicino al grigio medio (come livello di luminosità) e impostando poi questi valori per lo scatto.

Qualche consiglio da tenere sempre presente: sbalzi di temperatura (entrare o uscire da un locale in inverno) o forte umidità possono far appannare gli obiettivi, per cui proteggeteli sempre in posti possibilmente asciutti e ben riparati. Sotto la pioggia o sulla neve o peggio ancora nella sabbia, se è presente un forte vento mantenete le vostre apparecchiature ben protette, magari in un sacchetto di plastica da cui spunti solo l’obiettivo, dotato di un filtro di protezione. Se poi avete una macchina tropicalizzata… fortunati voi, ma i consigli dati non faranno sicuramente danni. Dimenticavo: il freddo esaurisce prima le batterie, il sole cocente fonde le plastiche e un obiettivo al sole senza tappo è una lente puntata sull’otturatore…

Tutto quanto scritto sopra vale per una gita giornaliera, ma se intendiamo imbarcarci in un’avventura che duri qualche giorno in più, magari con tenda al seguito?
Di base l’attrezzatura è la stessa, con gli stessi problemi e gli stessi vantaggi/svantaggi. La vera differenza è data dalla disponibilità di energia per ricaricare le batterie (alcune macchine possono essere ricaricate tramite USB anche da power bank ricaricabili, quelli che si usano anche per i telefonini), ma se intendiamo stare in giro, dispersi nel mondo, bisognerà attrezzarsi con caricabatterie a celle solari. Fantascienza? No, basta cercare su Amazon. Da non dimenticare una buona scorta di schede di memoria e batterie.
Se poi è il viaggio della vita, quello che non ripeterete mai più, oppure siete solo prudenti, meglio portare due corpi macchina, anche non dello stesso tipo (reflex + bridge ad esempio) per essere abbastanza sicuri di “portare a casa” delle fotografie.

Per le macchine a pellicola vale tutto quello detto sopra, meno la parte delle schede di memoria 8-)) e con una considerazione in più: quanto scritto per le macchine sulla protezione da caldo/freddo ecc. vale anche per le pellicole.

P.s. avrete notato che non ho nominato le compattine o gli smartphone, d'altronde parlavo di fotografia…
 
Top
0 replies since 25/4/2019, 14:20   37 views
  Share