Il Calderone di Severus

Alaide - Essere stanco, Tipologia: Song Fic - Genere: Drammatico - Altro Genere: Introspettivo Avvertimenti: Nessuno - Epoca: Post Malandrini - Pairing: Severus/Lily - Personaggi: Altro - Altri Personaggi: Nessuno

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view post Posted on 1/9/2017, 16:15
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Titolo: Essere stanco.

Autore/data: Alaide – gennaio - febbraio 2014
Beta-reader: nessuno
Tipologia: Song-fic
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton
Pairing: Severus/Lily
Epoca: Post Malandrini
Avvertimenti: Missing Moments
Riassunto: Era stanco.
Non era una stanchezza fisica, quanto piuttosto una stanchezza mentale, una stanchezza morale, forse.
Nota: Storia scritta per il Gioco Creativo n.4 A ritmo di musica e partecipante al Gioco Creativo n. 14 Severus House Cup.

La poesia è tratta da un ciclo di Lieder, su testo di Arseny Arkad’yevic Golenishchev-Kutuzov, musicati da Modest Mussorgskij, intitolato Belz solcna (Senza sole). Si tratta della quarta poesia del ciclo. Può essere considerate, facoltativamente, come il seguito di “Finito è l’apatico e chiassoso giorno”.
Potete trovare a questo link l’intero ciclo:


Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Parole: 960, escluso il testo del Lied [1]


Essere stanco



Essere stanco. Sei stato creato per essere spossato.
Senza sentimenti brucianti non c’è gioia,
Come senza riunione non c’è separazione,
Come senza battaglia non c’è vittoria.



Era stanco.
Non era una stanchezza fisica, quanto piuttosto una stanchezza mentale, una stanchezza morale, forse.
Gli anni si erano trascinati lenti, dalla notte in cui Lily era morta, trascinandosi l’uno dietro l’altro, senza che nulla accadesse.
In quel momento, mentre giaceva sveglio, nella sua stanza nei sotterranei di Hogwarts, Severus pensava ad un’altra notte, lontana negli anni, in cui era rimasto desto.
Era stata la notte in cui aveva avuto, per la prima volta, consapevolezza delle sue colpe. Era una notte di maggio, simile a quella. Aveva versato una lacrima, allora, lo ricordava bene. Ed aveva donato tutta la sua anima alla consapevolezza della colpa commessa.
Ma non aveva fatto nulla, subito dopo. Non aveva preso una decisione. Aveva preferito lasciar continuare i suoi giorni, aveva permesso che le colpe si accumulassero l’una sull’altra, senza osare compiere un passo, per porvi rimedio.
Aveva lasciato passare troppo tempo da quella notte di maggio al giorno in cui si era rivolto a Silente. E non riusciva – e non voleva – nemmeno immaginare cosa avrebbe fatto qualora l’Oscuro Signore non avesse deciso di colpire Lily. Il figlio di Lily.
Avrebbe agito allo stesso modo se fossero stati scelti i Paciock?
Oppure non avrebbe fatto nulla?
Sapeva, in cuor suo, che, con ogni probabilità, non avrebbe preso alcuna scelta, in quel caso.
Nonostante tutto.
Nonostante fosse perfettamente consapevole di quello che aveva fatto da che era diventato Mangiamorte, delle colpe che aveva commesso.
Chiuse brevemente gli occhi, cercando di prender sonno, ma non vi riuscì. Era una notte come tante altre e come in tante altre notti il sonno gli sfuggiva.
I suoi pensieri continuavano ad inseguirsi in circolo, immoti e sempre uguali a loro stessi.
Ed egli non riusciva a fermarli.
Lily era morta, da più di cinque anni, ormai.
E da cinque anni egli attendeva il giorno in cui l’Oscuro Signore sarebbe tornato.
Sapeva che Silente aveva ragione in proposito e sapeva che, quando fosse arrivato quel giorno, avrebbe dovuto proteggere il figlio di Lily con tutte le sue forze.
Ma, in quel momento, quell’attesa lo spossava.
Era certo che poi si sarebbe pentito di quei pensieri, che quando sarebbe giunto il momento, avrebbe voluto ancora vivere in quell’attesa.
Ma in quel momento era stanco.
Stanco della sua vita.
Stanco di tutto ciò che dalla sua vita mancava e che non avrebbe mai potuto avere.
Viveva una vita vuota, nell’attesa di poter adempiere al suo scopo.
Non provava sentimenti brucianti.
Sentiva unicamente rimpianto e rimorso, il terribile dolore per la morte di Lily.
Amava ancora Lily e sapeva che non avrebbe mai potuto esservi nessun’altra nel suo cuore, ma non era l’amore bruciante di un tempo.
Era un amore quieto e nascosto al mondo, un amore sussurrato ad una donna morta, che non lo aveva mai amato, come egli avrebbe invece desiderato.
Non era l’amore che prometteva ancora la gioia.
La gioia non era fatta per lui.
Non poteva nemmeno dire di essere stato separato da chi aveva di più caro al mondo, perché aveva perso Lily da ben prima della sua morte.
Rammentava ancora gli sguardi indifferenti, che aveva colto a partire dal suo sesto anno a Hogwarts. Ricordava quanto lo avessero ferito allora.
Ma sapeva anche perfettamente che quell’indifferenza era stata provocata unicamente da egli stesso, dalle parole che aveva pronunciato, dal baratro in cui stava lentamente precipitando.
Già allora non poteva dire di essere stato separato da Lily, perché non erano più uniti, perché non avrebbe potuto esservi alcuna riunione.
E quando ci si divide per sempre, non si è separati, si disse, perché non c’è separazione senza riunione.
Non poteva nemmeno dire di aver vinto alcuna vera battaglia, fino a quel momento.
La lotta sarebbe arrivata, quando quell’attesa logorante sarebbe terminata.
Ed allora avrebbe combattuto, ed allora avrebbe lottato, ma non sapeva se sarebbe mai giunto a vincere.
Forse nemmeno la vittoria era fatta per lui.

Essere stanco. […]
Immerso nell’immobilità del tuo vuoto cuore. […]
Essere stanco. Dalla nascita alla tomba
Il tuo cammino è scritto da sempre:
Goccia dopo goccia tu getti via il tuo potere,
Poi morirai, e che Dio sia con te,
Che Dio sia con te!



Per lui non v’era altro che stanchezza, stanchezza di vivere, nell’immobilità di quei giorni che scorrevano lenti e sempre uguali, verso il momento in cui l’Oscuro sarebbe tornato.
Era un senso di spossatezza che, alle volte, lo prendeva senza quasi lasciarlo andare.
Che cos’era la sua vita?
Qualcosa di immobile, congelato nell’attesa di ciò che doveva essere.
La sua vita non era altro che i battiti immoti del suo cuore vuoto, del suo cuore stritolato dalla morsa del senso di colpa e dalla stanchezza.
Era stanco di vivere, per quanto sapesse che non avrebbe mai posto fine alla sua vita. Avrebbe potuto farlo innumerevoli volte. Avrebbe potuto lenire le proprie ferite, creando un veleno potente. Ne avrebbe avuto i mezzi, ma non l’aveva fatto.
Non era vigliacco fino a quel punto.
Non sarebbe fuggito di fronte alle proprie responsabilità e alla propria promessa.
Eppure quell’attesa dell’inevitabile lo lasciava spossato, nell’animo e nella mente.
Era così che doveva sentirsi un condannato a morte, che non conosce ancora la data della propria esecuzione.
Ed egli era, in definitiva, un condannato a morte.
Avrebbe protetto il figlio di Lily – quel bambino che non era nient’altro che un’ombra indefinita nei suoi pensieri – e poi sarebbe morto.
Era quello il suo destino.
Aveva un cammino davanti a lui, un cammino ben definito, un cammino scritto forse da sempre o, comunque, un cammino che era diventato tale, nel momento in cui il Marchio Nero era stato impresso sul suo braccio.
O forse quel destino era nato con lui era sarebbe morto nella sua fossa.
Non sapeva come sarebbe accaduto, ma era certo che, quando fosse giunta la resa dei conti, per lui non ci sarebbe stata speranza.
E non voleva nemmeno averla.
La sua vita era unicamente un susseguirsi di giorni nell’attesa del momento in cui avrebbe adempiuto alla sua promessa.
Era unicamente una lunga attesa della morte.



[1] Il testo del Lied è stato utilizzato per più del 75 % (versi utilizzati 10,25. 75 % = 9,75). Le parti non utilizzate sono in grassetto.

Skuchaj. Ty sozdana dlja skuki.

Bez zhguchikh chuvstv otrady net,
Kak net vozvrata bez razluki,
Kak bez boren'ja net pobed.

Skuchaj. Skuchaj, slovam ljubvi vnimaja

V tishi serdechnoj pustoty,
Privetom lzhivym otvechaja
Na pravdu devstvennoj mechty.


Skuchaj, s rozhden'ja do mogily
Zarane put' nachertan tvoj,
Po kaple ty istratish' sily,
Potom umrjosh' - i Bog s toboj,
I Bog s toboj!


Traduzione

Essere stanco. Sei stato creato per essere spossato.
Senza sentimenti brucianti non c’è gioia,
Come senza riunione non c’è separazione,
Come senza battaglia non c’è vittoria.

Essere stanco. Essere stanco di ascoltare parole d’amore
Immerso nell’immobilità del tuo vuoto cuore.
Rispondendo con un falso saluto
Alla verità di sogni innocenti.

Essere stanco. Dalla nascita alla tomba
Il tuo cammino è scritto da sempre:
Goccia dopo goccia tu getti via il tuo potere,
Poi morirai, e che Dio sia con te,
E Dio sia con te!

 
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