Il Calderone di Severus

Ginevra (KnightOfCydonia) - Cradle of water, Tipologia: One Shot ( 500) - Genere: Generale - Altro Genere: Drammatico Avvertimenti: Nessuno - Epoca: Pre Malandrini - Pairing: Nessuno - Personaggi: Silente - Altri Personaggi: -

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view post Posted on 17/6/2017, 15:41
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Titolo: Cradle of water

Autore/data: Ginevra (KnightOfCydonia) – luglio 2014
Beta-reader: nessuno
Tipologia: one shot.
Rating: Per tutti.
Genere: Generale, Drammatico.
Personaggi: Severus Snape.
Pairing: Nessuno.
Epoca: Prima Guerra Magica.
Avvertimenti: Nessuno.
Parole/pagine: 1.664 /4 pagine.

Riassunto. Il tepore del liquido lo avvolge in un bozzolo di serenità: si sente finalmente tranquillo, lontano, protetto.

Disclaimer: I personaggi presenti in questa storia non appartengono a me, bensì a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. La trama di questa storia è, invece, di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento; nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Note. Scritta per la Severus House Cup – Sfida di Luglio “La sfida olimpica – categoria: nuoto”.




Cradle of water






Dicembre 1965

Al piccolo Severus piace il Natale.
Adora il profumo dei biscotti che la mamma prepara durante la vigilia. E adora il piccolo alberello dove può attaccare le sagome ritagliate utilizzando i cartoni delle scatole a cui si aggiungeranno poi le palle di vetro – quelle preziose – che la mamma appende personalmente la sera prima di Natale.

L’anno scorso ha riso tanto: papà è rientrato a casa con una bella notizia e poi ha preso la mamma per i fianchi e l’ha fatta volteggiare per tutta la stanza.
E’ stato bello. Mamma e papà erano felici. Il piccolo Severus era felice.
La sera è arrivato anche Babbo Natale e gli ha lasciato una bellissima trottola di latta, tutta colorata e brillante. Ci ha giocato per ore, cercando di seguire con gli occhi le immagini dei fiori che volteggiavano veloci.
Il giorno dopo ha mangiato fino a scoppiare il cibo buonissimo che la mamma aveva cucinato e il papà gli ha fatto assaggiare un sorso di un qualcosa di speciale che gli ha fatto girare la testa quasi quanto la trottola. Poi si è addormentato sul divano, stretto tra mamma e papà, al caldo tepore, in un bozzolo di gioia e tranquillità.

Tra pochi giorni sarà ancora Natale.
La mamma ha preparato la tinozza e l’ha riempita con l’acqua calda che ha fatto scaldare sulla cucina economica. Ha anche lasciato dentro dei pezzettini piccoli di sapone affinché si sciolgano e rendano l’acqua profumata. Severus attende fino a che la mamma finisce di spogliarlo e poi sgambetta non appena lei lo solleva per immergerlo nell’acqua calda.

Gli piace l’abbraccio lieve dell’acqua ma ancora di più gli piacciono le mani della mamma sulla testa che sfregano e massaggiano. Ed è lì così - con gli occhi chiusi stretti stretti per non fare entrare il sapone - quando sente un rumore di porta che sbatte: sa che deve essere papà. Tiene ancora gli occhi chiusi e sorride pensando che anche oggi papà entrerà in cucina e farà volteggiare la mamma ridendo: è quasi Natale.
Anche se è ancora un piccolo bambino, si è accorto che da tanti giorni papà non ha più voglia di ridere e che la mamma parla pochissimo e guarda spesso lontano. Ma oggi è quasi Natale.
Le mani della mamma si sono fermate e non gli massaggiano più la testa. Sente poi il fruscio della gonna mentre la mamma si solleva dalla tinozza e gli dice di aspettare lì, zitto e tranquillo. Il piccolo Severus annuisce e sta lì – con gli occhi chiusi – immergendosi un po’ di più nell’acqua calda per non sentire il freddo pungente sulle spalle.
Cerca nell’acqua con le manine un pezzetto di sapone e comincia a sfregarsi ben bene, come sempre fa la mamma, così potrà uscire di lì in fretta e andare ad abbracciare il suo papà.
Il piccolo Severus attende e intanto pensa: forse Babbo Natale porterà anche questa volta un piccolo regalo per lui. E’ stato buono e ha anche imparato a leggere sui libri della mamma che sanno di cuoio e di vecchio. Ha anche imparato a controllare un po’ quella cosa strana che gli fa spostare i piccoli oggetti: ogni tanto succede ancora, soprattutto quando è nella sua cameretta a pensare. La mamma gli ha spiegato che è un piccolo segreto e che possono parlarne solo quando sono soli in casa.
Sta lì, fermo. E attende.
“Mami?”
“Mamiii?”
Severus continua a chiamare la mamma: lui si è lavato bene usando il grosso pezzo di sapone bianco che sa di lenzuola pulite e ora l’acqua non è più tanto calda.
Ma la mamma non arriva. Sente solo dei passi pesanti e poi un tonfo.Sente urlare un uomo. Urla e dice parole che non capisce. E poi sente dei rumori strani. E poi sente dei singhiozzi.
Severus ora grida a squarciagola “Mamiiii!!! Mamiiiii!!! Sono pronto, mamiii, vieni!”
Nessuno risponde.
C’è un silenzio innaturale e poi dei passi pesanti e il rumore di qualcosa che si trascina sul pavimento. Sente ancora una porta sbattere e poi dei rumori sordi e continui.

Severus ha paura, una paura che gli stringe lo stomaco e gli chiude la gola. Si appoggia alla tinozza con le manine e si solleva un po’ cercando di guardare giù. Sa che non può uscire da lì senza l’aiuto della mamma o del papà. Si guarda in giro con gli occhi sbarrati dal terrore. I tonfi continuano e non sa cosa fare. Si accuccia ancora di più nella tinozza poi mette le manine sugli occhi, fa un respiro profondo e si immerge completamente nell’acqua. Dall’esterno, si vedono solo i capelli troppo lunghi muoversi come soffici alghe.
Severus tiene le manine strette agli occhi e sente il suo cuore battere freneticamente: sa che deve stare zitto e buono, fermo e tranquillo.

Tranquillo.

I tonfi sono sempre più lontani. I singhiozzi anche.

Lontani.

L’acqua gli sfiora dolcemente la pelle e lui si accomoda meglio sul fondo della tinozza. Il tepore del liquido sembra coccolarlo e avvolgerlo in una bozza di serenità.
Gli piace stare lì.
In un angolo della sua mente, si domanda cosa stia succedendo e dove siano papà e mamma ma questi pensieri sono spinti dal lieve movimento dell’acqua verso l’alto e lì rimangono a galleggiare in attesa di essere ascoltati.

Tranquilli, lontani.




Settembre 1980

“Ragazzo, riprova.”
“Riprova, hai resistito meno di un minuto.”

A Severus sembra di esser lì da ore. La schiena che tiene innaturalmente diritta comincia a fare male; anche la testa duole e le mani sono scosse da un lievissimo tremito.
Per un attimo si chiede quali sia la differenza tra il vecchio padrone che ha servito fedelmente negli ultimi due anni e il nuovo padrone a cui – da pochi mesi – ha offerto i suoi servigi.
L’unica cosa che sa per certo è che Albus Silente lo disprezza abbastanza da non avere cura alcuna mentre gli invade la mente come un rullo compressore con l’intento di abbattere le sue difese occlumantiche. Sa anche che Silente ha accettato i suoi servigi perché ha bisogno di un’arma carica puntata contro Voldemort: e non ha importanza se questa arma dovesse rompersi o danneggiarsi durante l’uso. Dopotutto, anche il Bene Superiore brama il sangue sacrificale delle sue vittime.

Il preside continua a parlare.
“Legilimens.”
Ed ecco che puntuale arriva il dolore: è come una sottilissima lama di acciaio che penetra in fondo lacerando qualsiasi cosa trovi sul proprio cammino. E intanto, con precisione chirurgica, la mente di un altro si fa strada e scruta con occhio attento e spietato la molle consistenza dei tuoi pensieri e ricordi più intimi.
Severus si ritrova ancora in ginocchio, sconfitto e arrabbiato.

Ha studiato e riesce a controllare i propri pensieri, ma di fronte ad un esperto Legilimante come Silente è impossibile mantenerli segreti. Ad ogni incursione del Preside, sente, dopo pochissimo, lo strappo di un velo e vede immagini e pensieri librarsi in aria come foglie trasportate da un vento selvaggio. E per quanto le insegua, tentando di catturarle per riportarle negli angoli bui della sua mente, non riesce più a riprenderle.

Silente, intanto, lo guarda con il distacco di un potente e spietato mago.
“Come pensi di essere utile se nemmeno riesci a gestire un attacco annunciato?”

Silente ha ragione, ma Severus non riesce a nascondere efficacemente i propri pensieri. E’ demotivato e non sa più che fare. Sa bene che l’Oscuro Signore è abile quanto e forse più di Silente nella Legilimanzia e che solo padroneggiando al meglio l’antica arte dell’Occlumanzia potrà tornare dal suo vecchio padrone e fare ciò che deve.
“Ragazzo, tu nascondi i tuoi pensieri, ma so perfettamente dove cercarli. Lasci tracce ovunque. Svuota la mente! Rilassati! Cerca di mantenere la giusta distanza tra i tuoi ricordi e la mia mente. Non devono esserci increspature o sentieri. Riesci a capire, ragazzo? Chiudi la tua mente!”

Severus riflette.


Severus sa che deve trovare un modo, altrimenti non potrà tornare dal Signore Oscuro e compiere la missione che ha voluto così duramente.


Svuota la mente, Severus, rilassati!
Cancella le tracce. Devi essere lontano dai tuoi pensieri.

Lontano.

Tranquillo.


Ed ecco che, improvvisamente, la memoria di tanti anni prima investe l’anima di Severus: Il Natale che si avvicina, le urla di suo padre, i singhiozzi di sua madre.

La paura.
La paura che invade la mente e gli fa cercare una via di uscita. Il bozzolo di calore e serenità creato dall’acqua della tinozza.

L’acqua.

E Severus si fa cullare da quest’acqua affondando dolcemente insieme ai propri pensieri.
Giù, sempre più giù, fino ad arrivare dove l’acqua è più scura. Fino ad appoggiare la schiena sul fondo della tinozza e guardare in alto. I capelli lunghi ondeggiano piano come soffici alghe mosse dalle onde lievi delle proprie emozioni.
Vede l’acqua incresparsi sopra di lui, ma la cosa non lo tocca. Niente può più toccarlo.

Avverte da lontano la voce di Silente urlare “Legilimens” ma è come un eco distorto e rauco che non raggiunge i pensieri e le emozioni di Severus.

Continua a guardare verso l’alto con la schiena adagiata sul fondo: le gambe sono distese e morbidamente appoggiate, le mani hanno smesso di tremare e il cuore batte piano con sordi battiti.

Lontano.

Tranquillo.


Vede la lama di acciaio attraversare velocemente le acque della sua mente e poi fermarsi, cercando e scrutando: sa che Silente sta annusando le tracce dei suoi pensieri ma esse si sono ormai sciolte nel liquido amniotico in cui giace.
Severus si fa cullare da questa dimensione che ha tutti i colori del blu: tiene accanto a sé le memorie più private e cerca di dirigere verso la superficie il ricordo del primo incontro con Silente. Lo fa piano, con attenzione, per evitare che la traccia di quel pensiero si trasformi in una scia.
E ci riesce.

Sente Silente guardare il suo pensiero; sente il suo sorriso.
E poi un “Bravo ragazzo, ci sei riuscito”.

Dal fondo della tinozza - immerso nel caldo abbraccio dell’acqua amica - Severus sorride.

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