Il Calderone di Severus

Stella - Alex, Genere: Romantico - Altro Genere: Introspettivo Avvertimenti: AU - Epoca: Post 7° anno - Pairing: Severus/Pers. Originale - Personaggi: Pers. Originale - Altri Personaggi: Minerva, Harry

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view post Posted on 1/6/2017, 13:54

Buca-calderoni

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Titolo: Alex
Autore/data: Stella – 26 marzo 2014
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: Romantico
Personaggi: Severus, personaggio originale, Minerva McGranitt, Harry Potter
Pairing: Severus/Alex (personaggio originale)
Epoca: post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Severus è sopravvissuto alla guerra contro Voldemort, e incontra un nuovo amore.
Parole: 5.486
Nota: Storia scritta per l’iniziativa “Severus House Cup”, nell’ambito della sfida “Filo rosso”.
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.



Alex



Il crepuscolo era sereno, e un lieve vento profumato preannunciava l'arrivo della primavera, anche se faceva ancora freddo. Non come qualche settimana prima, però, quando la neve aveva reso difficile la vita degli abitanti di Cokeworth per un paio di giorni. Scuole chiuse e ghiaccio nelle strade; Severus ne aveva approfittato per restare chiuso nella sua casa di Spinner's End a sbrigare la corrispondenza e il lavoro arretrato. Dopo la fine della guerra gli era stata proposta nuovamente la carica di Preside di Hogwarts, ma lui si era preso un anno scolastico per pensarci. Era contento di tornare in quella che sentiva come la sua vera casa, ma gli sarebbe piaciuto anche provare a fare qualcos'altro. Vivere in un castello per quasi tutto l'anno, per quanto possa essere un ambiente amato e familiare, è comunque qualcosa che tende a far sentire le persone limitate, dopo un po'.
Si sentiva sollevato nel sapere che la sua posizione era stata definitivamente chiarita. Sapeva di aver reso un grande servizio al mondo magico con gli anni che aveva passato a fare la spia per Silente, e gli era sempre pesato il fatto di essere visto come il cattivo di turno, anche se lui sapeva bene che non era così. Ora finalmente tutti sapevano la verità: da Potter (il ragazzo aveva anzi avviato con lui una stretta corrispondenza, chiedendogli consigli sul lavoro che stava svolgendo per il Ministero) alla McGranitt fino a tutti i suoi studenti ed ex studenti.
Una folata di vento lo sorprese, e Severus si strinse negli abiti Babbani che usava per confondersi fra la gente quando si muoveva in città, guardando davanti a sé la linea dell'orizzonte che da rosato e arancione sfumava nell'azzurro e nel blu. Presto sarebbe stato buio, e fece per avviarsi verso casa. Ma, girato l'angolo, andò a sbattere inavvertitamente contro una ragazza, che camminava di fretta senza guardare davanti a sé.
"Oh, mi scusi," rispose Severus, facendo per allontanarsi.
"No, scusi lei, è colpa mia," rispose la giovane. Era graziosa, con lunghi capelli neri e... Severus si voltò in fretta per non farsi riconoscere. Troppo tardi.
La ragazza strinse gli occhi scuri dietro i grossi occhiali dalla montatura marrone. "Ehi! Ma io ti conosco!" disse, passando subito a un tono più formale.
"No, mi spiace, credo che tu mi abbia scambiato per qualcun altro," rispose Severus, facendo un estremo ultimo tentativo.
"No, tu sei quel mago che..."
"Zitta!" esclamò Severus. Un signore anziano con un cane bianco a poca distanza li stava guardando.
La ragazza sorrise maliziosamente. "Allora vedi che avevo ragione io."
Severus inspirò. Non sarebbe stato facile liberarsi di lei.

Erano passati molti mesi, ma ricordava ancora l'incursione dei Mangiamorte vicino casa sua, alla quale non aveva potuto sottrarsi ma alla quale aveva partecipato cercando di salvare più vittime possibile. Babbani, ovviamente, che a quanto pare stavano facendo festa in un boschetto. Bersagli fin troppo facili. La ragazza che ora si trovava di fronte a lui era una di loro: Severus era riuscito ad afferrarla reclamandola per sé, e a trascinarla nel folto della vegetazione, dove aveva potuto lasciarla libera. Ricordava ancora le urla della ragazza che non aveva capito le sue intenzioni, e i forti pugni che lei gli aveva sferrato, tentando di divincolarsi. A quanto pareva, se li ricordava anche lei. Non era riuscito a farle dimenticare l'accaduto come avrebbe voluto, non aveva avuto il tempo: doveva prima calmarla e portarla via, e doveva pensare a salvare anche gli altri. Le aveva bisbigliato qualche parola all'orecchio, e sicuramente lei aveva visto le luci degli incantesimi e le bacchette magiche, e aveva letto qualche libro di fantasia per capire che gli aggressori erano maghi e streghe. Poi non l'aveva più vista. Fino a quel momento.

"C'è una caffetteria qui vicino," disse ancora la ragazza. "Ti va di prendere un caffè con me? Vorrei parlare di quanto successo quella sera."
Severus sospirò. "Non credo che sia una buona idea".
La ragazza continuò a fissarlo. "Mi spiace, ma mi permetto di dissentire. Sono stata aggredita da un gruppo di maghi malvagi e salvata da uno di loro, che sembrava malvagio ma a quanto pareva non lo era. Ho pensato per giorni di essere pazza e di avere le allucinazioni. Adesso ti rivedo e credimi, devo veramente capire cos'è successo".
Severus ci pensò su. Il signore con il cane se n'era andato e la strada era deserta. Avrebbe potuto estrarre la bacchetta e obliviarla lì sul posto, ma qualcosa lo fece desistere. La ragazza lo incuriosiva, e non aveva molti contatti con Babbani. E poi, una bevanda calda a quell'ora era l'ideale.

La caffetteria apparteneva a una grande catena diffusa a livello internazionale. Severus non amava quel tipo di posti, perché li trovava privi di atmosfera. Ma ogni tanto anche a lui piaceva provare una di quelle strane bevande calde dai nomi improponibili, piene di latte, caramello e quant’altro.
Uno dei pregi di questi negozi era che chiudeva solo a notte fonda, a differenza di altri bar e caffetterie che a quell’ora erano già chiusi: Severus sospettava che avrebbe avuto bisogno di molto tempo per spiegare tutto alla curiosa ragazza, che nel frattempo di era presentata come Alex.
Dopo aver preso le rispettive bevande (caffè nero senza latte per Severus, un’enorme bevanda calda con latte, cioccolato, menta, caffè e chissà che altro per Alex) i due si sedettero a un tavolo d’angolo: i tavoli vicini non erano occupati.
Appena si furono accomodati, Alex iniziò a parlare, impaziente. “Allora, dimmi, tutto: chi erano quei tipi? Perché ci hanno aggredito? Perché mi hai salvato?”
Severus si guardò nervosamente intorno: al tavolo accanto a loro si erano sedute due ragazze, che ridevano e non sembravano far caso a loro. Ma per sicurezza…
“Muffliato”, mormorò Severus.
Alex sgranò gli occhi. “Che hai detto?”
“Niente,” rispose Severus, guardando per un attimo le ragazze, che non si erano accorte di nulla. “Adesso possiamo parlare liberamente”.
Alex continuava fissarlo. “Okay”, disse, in tono stupito. Iniziò a fare domande, e non sembrava fermarsi più.
Erano passate alcune ore, e Alex e Severus stavano ancora parlando. Lui le aveva raccontato tutto, sulla guerra con Voldemort e sull’esistenza del mondo magico in generale: aveva cercato di limitare il racconto a poche, essenziali informazioni, ma la curiosità della ragazza lo aveva incalzato con le domande. Ma anche lei aveva rivelato molto di sé e della sua vita. Era un’appassionata d’arte, specialmente degli Impressionisti francesi e dei pittori del Rinascimento italiano, e lavorava infatti in un’accademia d’arte di Manchester, dove viveva. Aveva studiato arte e si dilettava anche a dipingere lei stessa, ma non riteneva di essere abbastanza brava da poter esporre le proprie opere in una mostra. Nonostante il suo gusto per le bevande strane, amava la buona cucina e le piaceva provare piatti internazionali. Aveva molti amici con i quali andava in vacanza all’estero, soprattutto per visitare musei e gallerie.
Severus poteva capire che era una ragazza intelligente e sveglia dalle domande che gli aveva posto: non si trattava di domande sciocche e banali, ma sembrava cogliere il punto delle cose anche quando lui aveva lasciato fuori qualcosa dal racconto.
Nel locale erano rimasti solo loro due e un signore seduto su una sedia davanti al bancone. Un inserviente aveva iniziato a spazzare il pavimento. Non era ancora l’ora di chiusura, ma Alex si alzò, imitata da Severus.
“Scusa, ma si sta facendo tardi e domani devo alzarmi presto,” gli disse con un sorriso che le faceva brillare gli occhi scuri. “Però… sai, dopo quello che è successo quella notte… ho fatto qualche ricerca. Chiaramente non sapevo nulla del mondo magico e di tutto quello che è successo, e penso di aver trovato delle informazioni non corrette. Il tuo racconto è servito a far luce su molte cose, e ora mi sento più tranquilla. Per molto tempo ho avuto paura che le persone che mi avevano aggredito tornassero a cercarmi. Adesso so che non sarà così”.
Prima che Severus potesse rispondere, Alex continuò. “Hai detto che abiti a Cokeworth, giusto? Se non ti dispiace, potrei venire a vedere la tua casa e il laboratorio di pozioni? Scusa, sono una persona curiosa di natura, ma se non ti va dimmelo chiaramente, non c’è problema”, si affrettò a precisare.
Severus si sorprese nel rendersi conto di non essere affatto infastidito da quella che avrebbe giudicato un’invadenza in chiunque altro. Alex gli dava un’impressione di ingenuità e innocenza, e non si sentiva infastidito da lei.
“Certo. Puoi venire mercoledì, se ti va”.
Si misero d’accordo per l’ora di pranzo, e Alex lo lasciò con un ultimo sorriso.


Severus non pensava che la sua casa di Spinner’s End potesse essere interessante per una ragazza Babbana con gli interessi che aveva Alex. Ma, a quanto pareva, si sbagliava. Alex era assolutamente deliziata da quello che vedeva nella sua umile dimora, e non mancava di dimostrarlo.
“Oh! Hai anche la televisione! Da come hai descritto il mondo magico, non pensavo che avessi una cosa così… Babbana!” esclamò la ragazza con un largo sorriso.
“Mi serviva per rimanere sempre aggiornato su quello che succedeva nel mondo Babbano quando ero una spia. Come purtroppo ben sai, a volte i Mangiamorte se la prendevano con i Babbani. Adesso non ne avrei più bisogno, ma ormai mi sono abituato e mi piace restare aggiornato su quello che succede in giro per il mondo. Non si sa mai”.
Mentre Alex si guardava in giro incuriosita, Severus si trovò a riflettere sulla sua strana amicizia con quella ragazza, che lo incuriosiva in un modo che non sapeva spiegare.
Era allegra e piena di vita, sempre pronta a sorridere e a ridere. Ma la sua non era una risata fastidiosa da ragazzina sciocca, era la risata di una donna capace di apprezzare l’ironia e le cose belle della vita. Era più giovane di lui di pochi anni, ma sembrava aver avuto un’incredibile quantità di esperienze, sia belle che brutte. Ed era evidente che lui le piaceva. Severus non sapeva spiegarsi il perché, lui non trovava niente di desiderabile in se stesso. Ma era una sensazione strana, sapere di piacere a qualcuno.
Le sue riflessioni furono interrotte da un sonoro schiocco.
Alex emise un gridolino di sorpresa, portandosi le mani sulla bocca e spalancando gli occhi: di fronte a lei era apparsa Lulu, uno dei due elfi domestici che lavoravano in casa di Severus.
“E’ un piacere servirla, signorina”, disse Lulu. “Posso portarle un tè caldo da bere?”
Alex fece un passo indietro, senza rispondere, ma continuando a guardare Lulu con espressione fra il sorpreso e il terrorizzato. L’elfo si voltò a guardare Severus, un’espressione mortificata nei grandi occhi.
“Non preoccuparti, Lulu – intervenne l’ex professore – la mia amica Alex non voleva offenderti. E’ solo che lei non ha mai visto un elfo domestico, ed è rimasta sorpresa. Non è così?” concluse, guardando Alex. La ragazza aveva ripreso la sua normale espressione tranquilla, e stava di nuovo sorridendo.
“Sì, esatto. Scusami, Lulu. Mi piacerebbe un po’ di tè.”
L’elfo sorrise, sparendo in cucina con un forte schiocco.
Alex rimase a osservare Severus con aria interrogativa. L’ex professore si passò una mano sul volto. “Penso di non averti parlato degli elfi domestici, vero?”
La spiegazione non fu breve come Severus sperava, perché Alex, abituata alla vita Babbana, non riusciva a comprendere il concetto che portava all’utilizzo degli elfi domestici nel mondo magico.
“Ma quindi sono schiavi?” chiese, con espressione scioccata.
“No, no… ascolta,” si affrettò a rispondere Severus. “Sono liberi di andare e venire come vogliono. Lulu e Pimmi Lavoravano per una famiglia di Mangiamorte, dalla quale sono riusciti a liberarsi. Sono venuti da me, a chiedere un lavoro, e io li ho accolti. Le cose sono molto cambiate da quando Shaklebolt è il nuovo ministro della Magia. Diciamo che le situazioni limite che si verificavano prima ora non si verificano più, e gli elfi sono tutelati più di prima. Ma la loro natura è strettamente legata al lavoro presso le famiglie magiche”. Alex non sembrava del tutto convinta, ma lasciò perdere. Severus pensò che avrebbe avuto modo di spiegarle ancora la situazione… se si fossero rivisti. Non fece in tempo a formulare il pensiero successivo, che si udì un forte rumore dal camino, e Alex strillò di nuovo, mentre la figura di Harry Potter emergeva dalla cenere. Severus sospirò, stringendosi il naso fra due dita: sarebbe stato un pranzo molto lungo.
Potter ebbe appena il tempo di assumere un’espressione sorpresa alla vista di Alex, che la ragazza gli andava incontro con un largo sorriso. “Tu devi essere Harry!” esclamò. “Severus mi ha parlato tanto di te!”
Potter si riprese in tempo per assumere un’espressione divertita. “Bene o male?” chiese, con un sogghigno. Severus sbuffò. “Ti stavo aspettando, Potter?”
Il ragazzo assunse un’espressione contrita. Dopo tutto quel tempo, e anche se i loro rapporti erano molto migliorati grazie a un colloquio chiarificatore, il professor Piton aveva ancora la capacità di farlo sentire sulle spine. “No, mi dispiace non averla avvertita. Ma ho pensato che di solito a quest’ora si trova a casa, e così... sono venuto per farle vedere il mio nuovo lavoro,” concluse, spingendo alcune pergamene nella mano di Severus. Poi riprese un’espressione sbarazzina. “Sempre se non ha altro da fare, ovviamente”.
“Moccioso impertinente,” pensò Severus, mentre Alex aveva ricominciato a parlare, trascinando Harry nel soggiorno. “Devi raccontarmi tutto! Mi chiamo Alex, comunque”.
Severus rimase a guardare mentre Alex prendeva Potter per un braccio e lo portava in cucina, dove Lulu doveva aver già preparato il tè. Si stupì nel trovarsi infastidito dall’improvvisa visita di Potter. Non dall’arrivo del ragazzo in sé (di solito non aveva problemi ad accogliere visitatori inaspettati; anzi, spesso gli faceva piacere una distrazione inattesa), ma perché aveva interrotto il suo incontro con Alex. Eppure, era solo la seconda volta che vedeva quella misteriosa ragazza.
Per fortuna, Potter doveva aver capito di essere di troppo perché se ne andò dopo circa mezz’ora. Alex si avvicinò a Severus dopo aver salutato il ragazzo e averlo visto sparire nella Metropolvere. “Quel ragazzo è adorabile,” gli disse. “Non capisco come tu possa averlo trattato in maniera così orribile,” concluse con un sorriso, colpendolo sul braccio in maniera amichevole. Di nuovo, qualcosa che in altre persone lo avrebbe infastidito, strappò a Severus un sorriso.

* * *

“Non lo puoi cancellare?”
Alex osservava il braccio di Severus, con espressione concentrata, la consueta luce di allegria assente dagli occhi castani. Aveva chiesto di vedere il Marchio Nero, e Severus l’aveva accontentata. Non si era sentito a disagio, stranamente. Mostrare il Marchio Nero per lui era come mostrare la parte più intima di se stesso, come spogliarsi completamente di fronte a qualcuno: non era qualcosa che faceva volentieri, ma con Alex era stato diverso. Lei lo aveva chiesto con curiosità, ma sapendo che si trattava di un argomento difficile per lui. Non si era mostrata invadente, ma lo aveva fatto con l’ingenuità e l’innocenza che la caratterizzava.
Dopo il pranzo a casa sua aveva visto Alex altre volte, sempre in circostanze diverse: una birra, una passeggiata in centro, una visita a un museo… Aveva quindi avuto occasione di conoscerla meglio, e non poteva negare di sentirsi attratto da lei. Severus aveva avuto occasione di capirla meglio e di notare particolari del suo carattere che prima gli erano sfuggiti.
Il suo amore per le cose belle non si limitava all’arte e alla buona cucina, ma si estendeva all’architettura, alla natura, alla buona musica e… beh, ai bei vestiti, come accadeva a molte ragazze. Gli aveva confidato di avere dei gusti costosi in fatto di vestiti, ma il suo stipendio non le permetteva di acquistare le marche che avrebbe desiderato. Si limitava quindi a uno o due capi costosi all’anno, per farsi un regalo. Ma il resto dei suoi abiti era comunque acquistato con cura e ricercatezza, Severus poteva giudicarlo nelle poche volte che l’aveva vista. La prima volta era uscita dal lavoro, e indossava un completo formale, personalizzato da alcuni accessori. Adesso lo aveva incontrato in un giorno libero, e il suo stile era molto più casual: una larga maglia grigia su pantaloni e stivaletti neri, con una lunga collana dorata e un cappello fatto a mano sui capelli neri. Non aveva gli occhiali: era leggermente miope, ma di solito portava le lenti a contatto. Sebbene fosse una ragazza molto graziosa, non era la donna più bella che Severus avesse mai visto: ma aveva notato come spesso gli uomini si voltavano a guardarla.
Adesso erano seduti sul divano di casa sua, a Spinner’s End, l’uno di fronte all’altra. Lei gli stava osservando l’avambraccio, sul quale il Marchio Nero era ancora presente.
“Potrei,” rispose Severus. “Ma preferisco di no. Quello è stato il periodo più brutto della mia vita, ma mi ha reso quello che sono. Questo Marchio è una sorta di ricordo di ciò che potevo diventare, e che per fortuna non sono diventato”.
Alex stava ancora fissando il disegno nero. “Capisco”.
L’espressione sul volto della ragazza era concentrata e addolorata, e Severus si sentì stringere il cuore. Ma non cercò di ritirare il braccio. “Quando mi trovo nei luoghi del mondo magico, tutti ormai mi conoscono e sanno il mio passato. Quando sono fra i Babbani, se anche qualcuno dovesse vederlo lo scambierebbe per un normale tatuaggio”.
All’improvviso, Alex si strinse a lui, mormorando a ripetizione: “Mi dispiace… Mi dispiace”.
Severus, sorpreso, si trovò a cercare di calmare la ragazza, accarezzandole i capelli. Anche se non le vedeva il viso, poteva capire che Alex stava piangendo. “Ehi… Alex… Calmati, sto bene adesso…”
Severus la tenne stretta, pentendosi di aver accettato la sua richiesta: Alex era una giovane e ingenua ragazza, e le aveva già svelato troppo. Vedere la prova delle sofferenze da lui patite era stato troppo, per lei.
Severus provò un’incredibile e scioccante rabbia verso se stesso, unita a un forte desiderio di proteggere la ragazza. Era arrabbiato perché lui l’aveva fatta piangere, quando avrebbe dovuto proteggerla. Ma perché? Non era la sua ragazza. Ma forse quella era la prova definitiva dei sentimenti che provava per lei. La strinse più forte, incapace di venire a patti con quella nuova rivelazione. Continuò a tenere stretta Alex, mormorandole parole di conforto all’orecchio. Dopo qualche minuto, la ragazza si scostò da lui, guardandolo con gli occhi rossi e le guance bagnate.
Severus e Alex si guardarono negli occhi per qualche secondo. Poi, senza che Severus, ripensando successivamente all’accaduto fosse in grado di spiegarsi cos’era successo, le loro labbra si incontrarono. Per un solo attimo Severus si abbandonò al bacio ma, prima che questo potesse farsi più profondo, si staccò rapidamente da Alex, voltando la testa. “Scusa…”
“No, no…” rispose la ragazza, tornando ad appoggiare la testa al suo braccio. “Scusa tu.”
“È che…” Severus si passò la lingua sulle labbra improvvisamente secche. “Anche dopo tutti questi anni…”
“Lily, vero?” chiese Alex, in un sussurro.
Severus sospirò. “Sì. Non riesco a lasciarla andare.”
Alex alzò di nuovo la testa, e i suoi occhi castani incontrarono di nuovo quelli di Severus. Prima che lui potesse rendersi conto di ciò che stava succedendo, si stavano baciando.

* * *

Alex cercò di mettersi in contatto con Severus più volte nei giorni seguenti, ma lui sembrava evitarla. La stava evitando, in effetti: l’ex professore non riusciva a venire a patti con i sentimenti che provava per la ragazza. Dopo anni passati ad amare una persona morta da tanto tempo non riusciva a vedere se stesso in una relazione con una giovane allegra e piena di vita. Aveva bisogno di pensare, per capire cosa voleva veramente e come gestire la nuova situazione. Era spaventato e si sentiva in colpa per aver fatto innamorare Alex, perché era convinto che le avrebbe rovinato la vita. Cosa poteva darle? Era un ex professore di Pozioni, ex spia, con un passato pieno di brutte esperienze e di bagagli pesanti. Lei era una ragazza allegra, solare, con la propria carriera e un radioso futuro davanti a sé.
Era immerso in questi pensieri quando sentì bussare alla porta. Prima che potesse alzarsi e andare ad aprire, udì forte e chiara la voce di Alex. “Severus, apri! Sono io, e devo parlarti”.
Severus sospirò. Non poteva rimandare ancora. Non appena aprì la porta, si trovò con il respiro mozzato di fronte alla vista di Alex. Era bellissima, e il suo primo impulso fu di prenderla fra le braccia. Ma si trattenne, e si scostò per farla entrare.
Lei entrò senza sorridergli, con solo un accenno di saluto.
“Prego, siediti”, disse Severus, indicando quella che era diventata la poltrona preferita di Alex.
“No, grazie, preferisco stare in piedi.”
Neanche Severus si sedette: fece per parlare, ma Alex lo precedette. “Arriverò subito al punto. So che sei spaventato dopo quello che è successo. Mi hai raccontato tutto di te, e posso immaginare la confusione che stai provando. Sappi che sono spaventata anche io. Voglio dire, tu sei un mago. Un mago che ha passato la vita a fare la spia dopo aver fatto parte di un gruppo di maghi malvagi dall’orribile nome di Mangiamorte. Siamo troppo diversi, veniamo da due mondi quasi opposti. Ovvio che sono spaventata! Ma quello che provo per te… non credo di averlo mai provato per nessuno.
E quindi sono disposta a rischiare. Sono disposta a provare ad avere una storia con te, perché è quello che voglio e perché sento che non potrò essere felice altrimenti. Quello che voglio sapere è se anche tu sei disposto a rischiare allo stesso modo”.
Severus sospirò, passandosi una mano fra i capelli neri. Era quello che si stava chiedendo. Era disposto a rischiare? Era disposto a rischiare la felicità di Alex per la propria?
Prima che potesse dire qualcosa, Alex riprese a parlare, in tono più calmo. “Ascolta… lo so che per te è difficile. So che non hai mai smesso di amare Lily. So che non sei mai riuscito a vederti con nessun’altra, senza di lei. Che non hai mai amato nessun’altra. Ma se adesso ami me, io ti chiedo di pensare a cosa vuoi davvero. Mi dispiace per quello che le è successo, mi dispiace davvero: ma ciò non toglie il fatto che lei non ci sia più, da molti anni. Io invece sono qui, sono accanto a te. Io sono viva, e insieme possiamo provare a essere felici. Ma non posso vivere nell’incertezza, e sono giorni che mi eviti”.
“Hai ragione”, rispose Severus. “Scusami per averti evitata in questi giorni. Ma ho bisogno di pensare e di riflettere. Come hai detto, per me è difficile, e sono certo che sia così anche per te. Sono contento di sapere che tu provi questi sentimenti per me, e… posso dire che sono ricambiati. Ma…” La sua voce si spezzò, mentre si passava la lingua sulle labbra secche. “Ho bisogno di qualche giorno. Devo capire se tutto questo è giusto”.
Alex strinse le labbra, trattenendo un sospiro. “Va bene. Sai dove trovarmi”. Con un ultimo cenno di saluto, se ne andò.

* * *


Severus aveva bisogno di un consiglio, di un buon consiglio. Aveva bisogno di parlare apertamente con una persona che lo conosceva da tempo, in grado di leggere dentro di lui e di capire il suo disagio e la sua angoscia. Per questo si trovava seduto nell’ufficio di Minerva McGranitt a Hogwarts. Minerva ricopriva temporaneamente la caria di Preside della scuola, in attesa che Severus decidesse se voleva accettare quell’incarico oppure no. Gli aveva scritto numerose volte per spiegargli che sarebbe stata lieta di averlo come Preside; ma che, se non se la sentiva, poteva tornare a lavorare come professore quando voleva. Quella era la sua casa, e ci sarebbe stato sempre posto per lui.
La porta si aprì, strappandolo ai suoi pensieri; e un secondo dopo Minerva gli stava andando incontro con un largo sorriso. “Severus! Che piacere vederti!”
Severus si era alzato per salutarla, e lei ne approfittò per fargli cenno di lasciare la sedia di fronte alla sua scrivania dove l’ex professore si era seduto, per andare ad accomodarsi sul divano a lato dell’ufficio. La strega agitò la bacchetta, e sul piccolo tavolino di legno accanto al divano apparve un vassoio con un’elegante teiera, due tazze e un piatto di biscotti assortiti.
Mentre i due maghi iniziavano a servirsi di tè e biscotti, Minerva chiese a Severus: “Spero che la tua visita abbia lo scopo di comunicarmi che accetti finalmente di diventare Preside di Hogwarts”.
Severus inspirò. “In realtà no. Questa scelta adesso dipende da… un nuovo fattore”.
Minerva lo osservò, con una luce curiosa negli occhi svegli. “E questo fattore è una cosa positiva?”
Severus rimase un attimo in silenzio, prima di rispondere. “Si tratta di una ragazza”.
Minerva annuì, senza mostrarsi sorpresa, come se si aspettasse quella risposta. “E la conosciamo, questa ragazza? Ha studiato qui?”
Severus scosse la testa. “No, non fa parte del mondo magico. E’ una Babbana, e si chiama Alex”.
Minerva annuì di nuovo. “Quindi immagino che Alex abbia un lavoro nel mondo Babbano. Questo in effetti rende complicato un tuo trasferimento qui”.
“Non siamo ancora arrivati a quel punto,” spiegò Severus. “Non abbiamo avuto modo di parlarne, anche per colpa mia”.
“Che vuoi dire?”
Severus sospirò. “Alex è innamorata di me, e io… credo di esserlo di lei. Ma questo mi frena, e mi rende incapace di lasciarmi andare”.
Minerva annuì di nuovo, assorta. Poi, chiese una parola sola: “Lily?”
Severus si limitò ad annuire, cupo.
Minerva sospirò. “Severus…”
“So quello che stai per dire,” la interruppe il mago. “Che sono passati molti anni, che dovrei dimenticarla e farmi una vita. Ma lei è l’unica donna che abbia mai amato, ed è morta per colpa mia. Cosa può succedere ad Alex, se si mette con me? Non posso portarle niente di buono”.
Minerva continuò a parlare. “Quello che stavo per dire è che tu ti stai ancora punendo per i tuoi errori passati, negandoti la felicità. Capisco che tu ti senta in colpa: hai commesso degli errori, è vero, ma hai saputo redimerti e fare del bene. Lo sai, vero, che senza di te non avremmo potuto vincere contro Voldemort? Hai passato anni a fare la spia, sopportando di tutto. Il tuo apporto è stato fondamentale. Da quando Voldemort è stato sconfitto hai rifiutato ogni onore e ringraziamento ufficiale, perché su di te pesano ancora gli errori del passato, e ritieni di non esserne degno. Non te ne ho parlato prima perché una cosa è rifiutare un’onorificenza, un’altra è rifiutare la felicità”.
“Il bene che ho fatto non cancella il male”.
“Vero,” annuì Minerva. “Ma di certo dovrebbe farti capire che non sei capace solo di far soffrire, ma anche di amare. Davvero pensi che renderai Alex infelice perché anni fa hai causato la morte di Lily? Davvero pensi che rifarai lo stesso errore? Perché non pensare invece che puoi renderla felice? Lei ti ha scelto, del resto. Lei ti vuole. Le hai parlato di te?”
Severus annuì. “Sì, le ho detto tutto.”
“Bene, quindi sa tutto di te, e vuole stare con te. Sei ancora giovane, Severus: davvero vuoi passare tutta la vita in solitudine? Per cosa? Non ti sei già punito abbastanza?”
Severus rimase in silenzio, e Minerva continuò. “Non posso garantirti che la tua storia con Alex durerà e che sarete per sempre felici insieme. Forse non sarà così, o forse sì. Ma almeno devi provare, se davvero provate entrambi quei sentimenti”.
Severus e Minerva parlarono ancora a lungo, non solo di Alex, ma di tutto. Si erano visti raramente dalla fine della guerra, e le lettere non erano state sufficienti ad aggiornarsi sui mille cambiamenti che le vite di tutti stavano affrontando. Alla fine del colloquio, Severus si sentì molto più tranquillo, e sapeva che aveva preso la decisione giusta, quando aveva deciso di andare a parlare con la professoressa.
Lei gli aveva detto esattamente quello che lui aveva bisogno di sentirsi dire: prima di farsi sopraffare di nuovo dall’incertezza, si diresse a passo svelto verso casa di Alex, una volta tornato a Cokeworth. Non sapeva se la ragazza era in casa, ma a quell’ora doveva aver finito di lavorare. Bussò alla porta colorata di lilla, e attese. Un minuto, poi due. Stava per voltarsi e andarsene, quando la pota si spalancò, e Alex lo accolse con un sorriso. Era ben vestita e ben truccata, come se lo stesse aspettando.
“Sapevo che saresti venuto”.

* * *

Severus era seduto alla scrivania, impegnato a scrivere la lettera di risposta alla professoressa McGranitt, con la quale comunicava ufficialmente che si sentiva onorato per la proposta di ricoprire l’incarico di Preside della scuola di Hogwarts, ma che preferiva rinunciare. Si guardò intorno: il tavolo di legno chiaro risaltava nella stanza luminosa, con le pareti dipinte di un giallo chiaro, che ampliava la sensazione di luce. Le altre stanze erano dipinte in altri colori: verde, azzurro, pesca. Colori pastello, chiari e delicati, che contribuivano a rendere allegro l’ambiente. La casa di Alex non era molto grande, ma avevano tutto lo spazio di cui avevano bisogno: perfino un piccolo angolo lavoro per Severus, ricavato nella stanza che Alex usava come ufficio casalingo, quando non lavorava alla galleria d’arte.
Non le aveva parlato della possibilità di trasferirsi a Hogwarts. Non perché volesse tenerla all’oscuro, ma perché aveva già deciso di non accettare quando si era messo definitivamente con lei. La scuola di magia era e sarebbe sempre stata la sua casa, ma per quanto accogliente non era il posto adatto a una ragazza Babbana; e non le sembrava giusto chiederle di lasciare il suo lavoro e la sua vita per trovarsi a vivere in un castello senza poter fare niente di ciò che le piaceva.
Ma non era l’unico motivo per cui aveva deciso di rifiutare. Per quanto amasse Hogwarts, sentiva adesso il bisogno di qualcosa di nuovo, insieme alla sua nuova vita con Alex. Per questo era stato lui a chiederle di trasferirsi nella casa di lei, e aveva voluto lasciare Spinner’s End. Quella casa faceva parte di un passato che avrebbe voluto sempre ricordare, ma che adesso voleva lasciarsi alle spalle. Troppi ricordi pesanti; non era un ambiente adatto a iniziare una vita che sperava piena di felicità.
Ma non per questo Severus aveva rinunciato alle comodità del mondo magico. Il camino dell’appartamento di Alex era stato collegato alla Metropolvere, e in cucina alcuni armadietti erano stati riempiti di calderoni e di alcuni materiali per pozioni (Anche se Severus continuava a tenere il suo laboratorio a Spinner’s End, e faceva lì la maggior parte delle pozioni).
Alex aveva voluto imparare qualcosa, e lui le aveva insegnato dei semplici preparati che anche i Babbani potevano fare: la ragazza era molto fiera della sua crema idratante che aveva preparato da sola (con le istruzioni di Severus).
Anche per Spinner’s End si apriva una nuova fase. Prima di rifiutare ufficialmente di tornare a Hogwarts, infatti, aveva parlato del suo progetto con la professoressa McGranitt: Spinner’s End sarebbe diventata la sede di una scuola di aggiornamento per maghi e streghe. L’arte delle pozioni era infatti sempre in divenire, come la medicina Babbana: coloro che avevano quindi finito gli studi a Hogwarts da alcuni anni si trovavano a doversi aggiornare da soli, se volevano; o non avevano possibilità di farlo in maniera ufficiale. La nuova scuola era dedicata a loro. Severus aveva ottenuto il consenso dal Ministero e da Minerva: Spinner’s End sarebbe stata ufficialmente affiliata alla scuola di magia di Hogwarts.
Avevano anche in mente un corso dedicato ai maghi e alle streghe che, come Severus, trovavano un compagno o una compagna appartenenti al mondo Babbano, o viceversa: casi come questo c’erano sempre stati, ma ora erano sempre più numerosi. Il corso sarebbe stato simile a quello di Babbanologia insegnato a Hogwarts, ma pensato in particolare per questo tipo di casistica, e a insegnarlo sarebbe stata la stessa Alex. Chi, meglio di lei, poteva capire le esigenze, i dubbi e le difficoltà di queste persone? Anche se l’attività non era ancora cominciata, il corso di Alex aveva già il primo iscritto: il signor Weasley, naturalmente, sempre desideroso di aumentare le sue conoscenze del mondo Babbano. Erano passate alcune settimane da quel pomeriggio in cui Severus si era presentato a casa della ragazza, e Alex aveva avuto modo di conoscere alcuni maghi e streghe che lui conosceva. Tutti l’avevano accolta molto bene, soprattutto la famiglia Weasley, che Alex stessa aveva insistito per conoscere.
Lulu e Pimmi si occupavano di tenere in ordine Spinner’s End, e aiutavano Severus con l’allestimento della nuova attività. Una o due volte a settimana, però, si recavano a sistemare la casetta di Manchester, permettendo ad Alex e a Severus stesso di occuparsi di altre cose. Alex non si era ancora del tutto abituata a quelle creature, ma si era rapidamente affezionata a loro, che la adoravano.
Piton alzò lo sguardo dalla lettera, prima di arrotolarla per consegnarla al suo gufo. Alex sarebbe tornata presto dal lavoro, e non vedeva l’ora di passare la serata con lei.
 
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