Il Calderone di Severus

LadyEkathle - Il debito di una vita, Genere: Drammatico - Altro Genere: Nessuno Avvertimenti: Nessuno - Epoca: Post Malandrini - Pairing: Nessuno - Personaggi: Severus - Altri Personaggi: Nuovo Personaggio

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view post Posted on 25/5/2017, 22:21
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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Autore/data: LadyEkathle – 22 Luglio 2014
Beta Reader: misslegolas86
Tipologia: One shot
Rating: Per tutti
Genere: Drammatico
Personaggi: Severus Piton, Nuovo Personaggio
Pairing: Nessuno
Epoca : Malandrini
Avvertimenti: nessuno
Riassunto: Dicono che la prima volta non si scordi mai. E di solito, è proprio così.
Nota:Storia scritta per l'iniziativa "I giochi olimpici", nell'ambito della Severus House Cup del Forum il Calderone di Severus. Specialità Scherma
Parole: 1761

IL DEBITO DI UNA VITA

Nonostante la battaglia infuriasse tutto attorno a lui, a Severus pareva di galleggiare in una gigantesca bolla d’aria. I rumori, le luci, gli spintoni, tutto gli arrivava attutito, e in qualche modo distante. Davanti ai suoi occhi si incrociavano lampi verdi e rossi, cadevano tegole, una casa crollava su se stessa sollevando una densa nuvola di polvere e calcinacci.
Le ombre nere erano dappertutto, saettavano di qua e di là mentre il loro capo, un giovane mago con i capelli scuri, gridava ordini e teneva a bada due avversari contemporaneamente. Ad ogni urlo, i Mangiamorte sembravano acquistare nuova energia e i loro attacchi si facevano più serrati.
Severus si nascose dietro un albero, con il cuore che batteva all’impazzata. Sapeva che il suo compito era quello di lanciarsi nella mischia, di uccidere e fare onore ai suoi compagni e al suo Signore; eppure, le sue gambe rifiutavano di muoversi, la mano che stringeva la bacchetta era tremante e sudaticcia.
 Non era mai stato un coraggioso, e questo aspetto di sé stesso lo ripugnava. Non aveva mai neppure osato dire a Lily ciò che avrebbe dovuto rivelarle tanti anni prima, quando ancora passavano i pomeriggi ad arrampicarsi sugli alberi di fronte a casa; di certo non aveva lo spirito per affrontare una battaglia, la sua prima battaglia come Mangiamorte.
Il Marchio pulsava sull’avambraccio; se lo avesse guardato, Severus avrebbe visto il serpente muoversi a scatti affannosi, come dotato di vita propria. Il leggero dolore era lì a ricordargli perché si trovava in quel posto, invece di trascorrere una tranquilla domenica in relax: doveva uccidere. Fece un bel respiro e sbirciò di fronte a lui, con l’idea di individuare il punto meno pericoloso in cui inserirsi. Ci sarebbe arrivato con calma, nel mezzo dell’azione, non occorreva gettare via la sua vita in maniera così stupida. Bisognava andare per gradi.
Severus si avvolse nel mantello, più per darsi un tono che per un vero scopo, e stava per uscire allo scoperto quando sentì dei passi e una voce tremante, femminile, a pochi metri da lui.
A… Avad…d…
Severus si voltò di scatto, la bacchetta in pugno e le parole di morte sulle labbra. Davanti a lui c’era una ragazza più o meno della sua età; magra, con un lungo vestito strappato, sembrava un uccellino spaurito. Aveva i capelli rossi; non la splendida massa rosso fuoco di Lily, ma capelli sottili, spettinati e anneriti dalla fuliggine e dalla polvere della devastazione che li circondava. Severus rimase fermo a fissarla, senza abbassare la bacchetta.
La ragazza fece un altro passo verso di lui e spinse la bacchetta in avanti, riprovando a formulare l’incantesimo.  Gli faceva quasi venire da ridere; sembrava che stesse tentando di cacciare via un ragno, più che uccidere qualcuno.
- Avad… Avada Ke…
La ragazza era così concentrata nel fissare Severus che non si accorse di una radice sporgente; inciampò, e la bacchetta le cadde di mano, rotolando sul terreno. Terrorizzata, cacciò un urlo e si buttò per terra, proteggendosi con una mano protesa in avanti.
“Questa qui non deve essere granchè, se pensa di proteggersi con le mani da una Maledizione” pensava Severus, eppure era ancora fermò lì, con la bacchetta pronta ma senza osare pronunciare la condanna a morte.
Assorto in queste elucubrazioni, non si accorse dell’uomo che correva nella loro direzione. Il lampo verde lo sfiorò di un pelo, bruciacchiandogli la veste. La ragazza rimase a terra, immobile, incredula alla vista di un salvatore.
- Lasciala stare! – urlò l’uomo, un corpulento mago vestito di verde, e gli scagliò contro uno Schiantesimo. Severus lo parò e poi, come se ad usare la bacchetta ci fosse un’altra persona, diversa dal Severus spaventato, cominciò a rispondere.
 Il suo avversario era esperto era chiaro da come si muoveva e da come lo osservava mentre combattevano. Dietro l’aspetto da paesano ci doveva essere qualcuno di addestrato, forse addirittura un membro dell’Ordine della Fenice.
I colpi si susseguivano senza tregua, mentre entrambi si schivavano e si attaccavano, ballando al ritmo di una melodia fatta di schiocchi, di tonfi, di esplosioni. La ragazza era ancora accovacciata a terra, e guardava meravigliata la scena che gli si parava davanti. Senza dubbio non aveva mai visto niente di così eccitante.
- Scappa! – urlò l’uomo, mentre parava un Sectumsempra diretto al collo – Corri, vai verso il fiume! Cosa aspetti?
Severus la guardò con la coda dell’occhio. Aveva perso ogni voglia di ucciderla, se mai ne aveva avuta. La sua sete di vendetta verso il mondo e verso la vita che si era mostrata sempre così dura con lui, così ingiusta, sembrava essersi placata, spenta in quegli occhi spaventati e allo stesso tempo emozionati di lei.
 Non l’avrebbe uccisa, no. L’avrebbe portata fino al fiume, e poco prima di farsi scorgere dagli altri superstiti, l’avrebbe Obliviata e spinta giù verso le barche. Sarebbe stata raccolta, accudita, e avrebbe potuto iniziare una nuova vita in un posto lontano, senza ricordare come dei giovani maghi come lei avevano distrutto tutto ciò che aveva.
- Incarceramus!
Severus sentì delle corde attorno alle caviglie, e un attimo dopo sbattè la testa contro il terreno. Tentò di scalciarle via, ma inutilmente; le gambe erano state immobilizzate e le corde stavano risalendo velocemente a bloccargli il busto. Ormai non riusciva più neppure a mettersi seduto. Il pensiero di essere vicino alla morte gli passò nella mente rapido come un fulmine, e, con sua stessa sorpresa, si accorse di voler vivere, fosse anche nel dolore. Strinse la bacchetta e mirò a caso.
Levicorpus” pensò con tutta la lucidità che gli rimaneva. Aveva una possibilità su un milione di averlo preso, e data la sua fortuna, aveva probabilmente mirato ad un sasso, o forse addirittura alla ragazza.
Con uno sforzo enorme, sollevò la testa quasi bloccata e vide il suo avversario che penzolava per un piede a due metri e mezzo da terra. Non si era aspettato affatto una risposta da parte di Severus, figurarsi un incantesimo come quello, e nello spavento si era lasciato cadere la bacchetta dalla mano.
Severus sentì un fuoco dentro di sé; non era ancora finita, dunque. Si liberò dalle corde con un Diffindo e si rialzò in piedi, trovando il tempo anche per rassettarsi la veste mentre il mago appeso si contorceva come un verme. Severus conosceva bene quella sensazione di impotenza, quell’essere completamente alla mercè del tuo torturatore, e la foga del vantaggio sull’avversario lo spinse a fermarsi e ad osservarlo mentre si dimenava.
La battaglia si era spostata e ora i duellanti li circondavano da tutti i lati, uccidendo e bruciando. Il pensiero di Severus corse alla ragazza, che doveva essere ancora lì dietro di loro; avrebbe dovuto far finta di inseguirla, e solo così sarebbe riuscito a farla passare attraverso le linee di Voldemort.
Riportò la sua attenzione al suo avversario. L’uomo grugnì dalla frustrazione di non riuscire a reagire e si spinse in avanti col corpo, nel tentativo di afferrare i capelli neri del Mangiamorte che lo stava non solo sconfiggendo, ma anche ridicolizzando. In quel preciso momento, Severus rilasciò l’incantesimo e il mago crollò al suolo urlando, colpendo di testa un grosso sasso. Severus tese la bacchetta e si preparò a finirlo nel momento stesso in cui il suo avversario si fosse rialzato. Ma il mago era immobile, braccia e gambe in una posizione scomposta e innaturale. Piton si avvicinò con cautela e vide che sul bordo del sasso scorreva un rivolo di sangue. Era morto.
Severus si appoggiò al tronco di un albero, il respiro solo un po’ affannato. Ecco, la sua prima uccisione. Tecnicamente, pensò con la precisione irritante che lo contraddistingueva, è stata la caduta ad ammazzarlo, o il sasso, contro cui ha sbattuto, ma la sostanza non cambiava. Aveva ucciso, e lo avrebbe dovuto rifare, ancora molte volte.
Il suo pensiero corse in un attimo alla ragazza. Quella era una morte inutile e lui aveva tutta l’intenzione di evitarla. Non avrebbe saputo spiegare che cosa in lei lo spingeva a cercare di proteggerla: non era bella, né interessante sotto qualsiasi altro aspetto, eppure la sua anima non ancora completamente votata al Male si sentiva in dovere di aiutarla. Una vita per una vita, e il conto sarebbe tornato pari: la vita che aveva cancellato sarebbe rinata nella nuova esistenza che la ragazza, col suo aiuto, avrebbe intrapreso.
Severus la cercò con gli occhi, sapendo che non poteva essersi allontanata tanto da loro. Infatti, il rosso dei suoi capelli spiccava dietro un ceppo annerito, e il mago le si avvicinò lentamente. Aveva riposto la bacchetta nella manica, a portata di mano per ogni evenienza ma nascosta alla vista. Arrivato a pochi passi da lei, le tese la mano.
- Non voglio ucciderti. Te lo giuro. Vieni, ti porto al fiume.
La ragazza non si mosse. Era seduta sulle ginocchia, con il viso nascosto tra le braccia; sembrava stesse pregando.
- Non ho mai voluto farti del male. Quel tipo… non so se fosse tuo amico, ma mi ha attaccato e io mi sono difeso. E’ la legge della natura. Forza, non ho molto tempo. Sbrigati.
Lei rimaneva immobile. Severus le si accostò e la scosse delicatamente, toccandole la spalla magra. La ragazza scivolò e cadde distesa, i grandi occhi verdi spalancati e fissi. Piton le toccò il volto ancora caldo, senza riuscire a distogliere lo sguardo dal suo corpo senza vita.
- Ehi Piton, guarda che mi devi un favore – Mulciber stava correndo verso il cuore della battaglia, ma alla vista di Severus si fermò. – Questa puttanella si era nascosta, ti avrebbe colpito alla schiena se non l’avessi freddata prima. Muoviti, ho bisogno che mi copri le spalle.
Severus si alzò, gettando un ultimo sguardo al corpo. La bacchetta della ragazza era ancora lì dove le era caduta la prima volta, semisepolta da un mucchio di foglie a più di un metro dalla sua mano.
Eccola, la tua giustizia. Ecco chi sei diventato. Non è stata la tua mano, ma sei uno di loro ormai. Non ti illudere; non si può tornare indietro.
- Grazie, amico. Mi hai salvato. - Sentì la sua voce uscire quasi contro la sua volontà, formulando parole vuote e false.
I due Mangiamorte si diressero insieme verso i loro compagni. Severus stringeva con foga la bacchetta. Era giunta l’ora di uccidere, per Lord Voldemort. Non c'erano più scelte, non c'era più spazio per nessun rimorso nè tanto meno per vani atti di pietà. L'abisso in cui si era volontariamente immerso avvolse implacabile il giovane mago con tutti i suoi orrori, come un macabro sudario aderisce ad un corpo morto.
 
 
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