VIII
Il cinque agosto era il compleanno di Lily Luna.
La ragazza glielo comunicò una settimana prima, invitandolo alla sua festa. Si sarebbe tenuta alla Tana, alla casa della nonna, e sarebbero stati presenti famiglia e amici. Nonna Molly, aveva detto, ci teneva particolarmente a festeggiare in grande stile ogni cugino, e, siccome la festa cadeva di sabato, aveva invitato tutti a cena.
Severus si era spremuto le meningi per trovare il regalo adatto, poi l’intuizione era arrivata e si era messo al lavoro, comprando una copia del libro di pozioni più avanzato della sua libreria – aveva pagato diversi galeoni per farselo spedire il più in fretta possibile, dato che si trovava solo all’estero – e mettendosi a ricopiare a margine i suoi appunti personali; i suggerimenti che l’Ombra gli aveva dato anni e anni prima.
Lily l’avrebbe apprezzato di sicuro.
Il vero problema era la sua famiglia. Non sapeva come comportarsi in mezzo a loro. Loro due non avevano mai discusso di una cosa simile; Lily non gli aveva mai detto di aver parlato alla famiglia della loro relazione, e non sapeva a che titolo sarebbe stato presentato alla festa.
Come compagno o come semplice datore di lavoro? Si sentiva nervoso a non sapere, ma non osava chiedere.
Sperava vivamente che Lily non scatenasse un putiferio, presentandolo come suo compagno. Non era pronto ad affrontare una famiglia imbufalita per la perduta virtù della loro figlia appena ventenne – non aveva mai smesso di sentirsi in colpa per la differenza d’età, sebbene fosse stupido, arrivato a questo punto – che, come ciliegina sulla torta, lo considerava un assassino malvagio.
Già solo quest’ultimo punto era abbastanza per renderlo nervoso. Come lo avrebbero accolto, tralasciando la faccenda del ‘compagno’?
Non restava che aspettare e scoprirlo.
***
Severus si smaterializzò dove lei gli aveva indicato. Era impossibile perdersi: quella che doveva essere la Tana era l’unico edificio che si vedesse nel raggio di miglia e miglia.
Sistemando al meglio la sua veste da mago e lisciando la carta del regalo con dita nervose, si incamminò.
Nel giardino della sgangherata casa erano disposti tre tavoli lunghi, e c’erano già diverse persone che mangiavano stuzzichini e bevevano qualcosa. Il suo arrivo non scatenò particolari reazioni, finché Lily non lo vide.
“Severus!” esclamò, avvicinandosi “Sei venuto! Vieni, ti presento ai miei.”
Parecchie teste rosse si voltarono nella sua direzione, causando un momento di silenzio prima che le chiacchiere ricominciassero.
Lily lo condusse attraverso il giardino, dove quello che doveva essere Harry Potter stava conversando con altre tre persone.
“Papà, lui è il mio capo, Severus Piton. Sono certa che già lo conosci, ma lui non conosce te.”
Severus tirò internamente un sospiro di sollievo. Almeno la questione ‘compagno’ o ‘datore di lavoro’ era stata risolta, e forse non si sarebbe scatenato un putiferio, dopotutto.
Harry Potter tese una mano, rigido e dubbioso, ma non fece particolari commenti.
“Buonasera. Lily dice che è ottimo lavorare con lei.”
“Mi fa piacere che lo pensi.” rispose, cercando di mantenere un tono educato.
Le altre tre persone lo osservavano incuriosite, ora. Severus si sentì più a disagio di prima, non sapendo come interpretare le occhiate… O, forse, proprio perché sapeva di averle interpretate bene.
“E così, dopotutto, anche il professor Piton è in grado di essere gentile.” Una delle due donne cercò di spezzare l’atmosfera che si era creata, avanzando e tendendo una mano “Sono Hermione Granger, una delle zie di Lily.”
“Uhm. Mi è stato detto che ero un professore piuttosto severo e acido, ma sinceramente ho un vuoto di memoria. Possiamo ricominciare da capo, in tal senso? Spero che non mi serberete rancore.”
Lily soffocò una risata dietro la mano, mascherandola con un colpo di tosse.
La donna che si era presentata come Hermione Granger sorrise, per poi richiamare l’attenzione dell’uomo con i capelli rossi – il marito –, cosa che diede il via alle presentazioni. Ron Weasley, che gli strinse la mano esitando e aggrottando la fronte; poi fu il turno della sorella, nonché madre di Lily, Ginny.
Era strano doversi ripresentare a quelli che erano stati i suoi ex alunni, che sapevano cose di lui che nemmeno si ricordava. A parte la faccenda dell’assassino malvagio, certe volte si rendeva conto che i quattro facevano delle allusioni su quello che doveva essere stato il suo comportamento a scuola – o, meglio, i tre, che erano subito zittiti da un’occhiataccia di Hermione – , che lui non era in grado di capire. Tutto sommato, cercarono di metterlo a proprio agio.
Soltanto Harry Potter si estraniava un po’ dalla conversazione, rimanendo a fissarlo, come se cercasse qualcosa sul suo viso.
Anche Severus si era preso del tempo per studiarlo, cercando di non farsi notare. Il fatto era che… Uhm, non lo sapeva esattamente, ma c’era qualcosa in lui che lo turbava, e non riusciva a capire cosa. Non riusciva nemmeno a capire se fosse un turbamento in positivo o in negativo.
Non poteva far altro che continuare a parlare e cercare di arginare quella sensazione.
Lily lo condusse poi da tutti gli altri invitati.
Con il tempo, Severus era stato in grado di memorizzare tutti i nomi della sua grande famiglia e i pochi amici che Lily si era fatta ai tempi di Hogwarts – lei aveva sempre evitato chi la considerava solo per via del proprio nome, sfoltendo le amicizie al limite – e nei due anni passati all’estero. Era strano, però, dare un volto ai nomi, ed era ancora più strano doverlo fare con tutta quella gente. Severus aveva buona memoria, vero, ma dopo le prime dieci persone era già andato in tilt.
Rimasero tutti a chiacchierare per circa un quarto d’ora, poi nonna Molly reclutò i nipoti più giovani e servì la cena.
Lily l’aveva fatto accomodare accanto a sé, vicino ai genitori e alle amiche. Severus si sentiva a disagio come non mai, ma cercò di non darlo a vedere e si buttò sul cibo. Indubbiamente, nonna Molly era abituata a cucinare per così tante persone, e i suoi piatti erano ottimi.
Ad un certo punto vennero accese delle lanterne, dato che aveva iniziato ad imbrunire. Prima della torta fecero tutti una pausa, e Lily correva da un capannello all’altro di gente per parlare e ridere. Severus venne avvicinato da uno zio della ragazza – tale Bill – che gli raccontò vecchi aneddoti, sicuramente pensando di fargli un piacere.
Certamente, era meglio così che sentir parlare delle guerre. Almeno di questo Severus era grato. Nessuno aveva rimarcato la sua colpevolezza, e più o meno tutti avevano cercato di metterlo a proprio agio. Alla fine, se non si sentiva così, era colpa molto probabilmente di se stesso.
Dopo la torta – un enorme calderone che emanava vero fumo – venne l’ora dei regali. Severus aveva lasciato il suo su un tavolo dove erano ammassati anche tutti quelli degli altri e, quando Lily lo scartò, gli rivolse un enorme sorriso e si alzò persino per abbracciarlo – abbraccio a cui rispose brevemente con imbarazzo, sollevando appena gli angoli della bocca in un sorriso –. Vide Harry Potter osservarlo socchiudendo gli occhi ma cercò di ignorarlo, e Lily si staccò ben presto da lui, con suo enorme sollievo.
Dopo circa un’ora dalla fine della cena gli invitati iniziarono a tornare a casa. Lily aveva preparato un pensierino per ciascuno di loro, che ringraziarono e se ne andarono facendole ancora gli auguri e salutandola con diversi baci sulle guance.
Alla fine, dietro insistenza di Lily stessa, rimase solo lui e pochi altri, fra cui i suoi genitori e i suoi zii. A quanto pareva erano stati molto amici ad Hogwarts, e non avendo spesso occasioni per fare delle rimpatriate – da quello che aveva capito, Hermione lavorava come Indicibile e aveva orari strani – ne approfittavano fino in fondo.
“Lily, ascolta, credo di dover andare.” si azzardò a dirle, appena lei si sedette accanto a lui.
“Devi proprio?” chiese, accennando un sorriso triste.
“Sì, penso proprio di sì.”
Sospirando, Lily gli fece cenno di attendere. Entrò in casa e tornò con un piccolo pacchetto in mano.
“Ecco, il mio pensierino per te.”
“Non dovevi.”
“Avanti, aprilo.”
La conversazione fra gli altri, a quel punto, era arrivata ad un punto morto, e tutti si sporsero verso di lui, per vedere cosa contenesse il pacchetto.
Severus, sentendosi ulteriormente in imbarazzo, lo aprì.
Una piccola statuina a forma di cerva, bianca e risplendente nella notte, fece capolino attraverso la carta. L’uomo rimase senza fiato, fissandola e sentendo al contempo qualcosa dentro di sé, come un eco proveniente dai recessi reconditi del suo essere.
“Una cerva?” chiese Harry, curioso, sporgendosi per guardare meglio.
“Sì… Sai, non sapevo proprio che farti, Severus, così ho chiesto a Sandy. Mi ha indicato l’angolo del negozio dove sono esposte le varie statuine e mi ha detto che l’unico regalo che sembri accettare, non correlato alle pozioni, è un soprammobile o qualcosa di simile a forma di cerva.”
Severus si strinse nelle spalle.
“Non eri obbligata… E’ comunque bellissima.”
Era vero, era bellissima. Sembrava dotata di luminosità propria e continuava a rilucere nella notte.
Anche Hermione si sporse, e un’espressione indecifrabile le attraversò il volto. Si girò verso Harry e i due si dissero qualcosa con lo sguardo, qualcosa che Severus non poteva capire.
“Sembra un Patronus.” disse infine la donna, senza tuttavia rilassarsi.
“Un Patronus?” chiese Severus, spaesato.
“E’ un incanto che si usa per tenere alla larga i Dissennatori.” rispose Hermione “Un concentrato di ricordi felici. Mi chiedevo… E’ in grado di eseguirlo?”
Severus sbatté le palpebre, confuso.
“Non… Non so. Non ci ho mai provato, da quando…”
“Zia, cosa succede?”
Hermione scrollò le spalle, ma il suo volto rimaneva intellegibile.
“Mi chiedevo se al professor Piton andasse di provarci, ecco.”
C’era qualcosa che gli sfuggiva.
“Posso tentare.” rispose, prima che Lily potesse intervenire.
Così si alzarono tutti, andando verso un angolo del giardino dove non c’erano tavoli.
“Si concentri.” disse Harry. Anche lui aveva assunto quell’espressione strana “Pensi a qualcosa di felice… Dev’essere molto felice. Dicono che non ci si scordi mai completamente come fare un Patronus, se lo si è già fatto una volta.”
Severus alzò la bacchetta, corrugando la fronte. Non capiva cos’avesse voluto dire Harry con l’ultima frase. Era già stato in grado di produrre un Patronus?
Accantonò momentaneamente la questione, per concentrarsi su un ricordo felice. Ma cosa scegliere? La prima volta che Lily era entrata nel suo negozio? La prima volta che l’aveva baciato lievemente, dopo il gelato da Fortebraccio? La prima volta che avevano fatto l’amore?
“L’incanto è Expecto Patronum.” concluse Harry, per poi fare un passo indietro, lasciandogli lo spazio per agire.
Fu in quel momento che Severus smise di pensarci, e alzò lo sguardo. Di fronte a lui, un po’ lontana per consentirgli di lanciare l’incantesimo, c’era Lily. Gli sorrideva, incoraggiante, e subito l’Ombra esplose accanto a lei. Non era l’Ombra bambina, ma sembrava lo stesso più giovane di Lily. Era una ragazzina, e spiccava più nera dell’oscurità che la circondava; vivida sotto le stelle, con le labbra dense e aperte nello stesso identico sorriso di Lily.
Qualcosa si rimescolò dentro di lui, e il nodo allo stomaco che provava al parco giochi Babbano si fece più acuto e, in qualche modo, più soffocante. Non era un ricordo felice, non era felice e basta. Era in un certo senso triste, malinconico; l’eco di una cosa importante che aveva dimenticato. Eppure, accanto all’Ombra c’era Lily.
Lily, che gli sorrideva incoraggiante.
Lily, che aveva amato sin dal primo giorno che aveva visto, che era cocciuta come pochi, che gli aveva dato una possibilità e che, alla fine, aveva ricambiato i suoi sentimenti.
L’Ombra si avvicinò alla ragazza e le toccò un braccio, sempre continuando a sorridere.
Non parlò, Severus non la sentì parlare, eppure avvertì lo stesso qualcosa, che sembrava partire dal centro del suo essere.
E’ giusto così.E allora mosse la bacchetta, e l’incantesimo esplose.
Passato e presente si fusero nell’argento e il dolore sordo e malinconico che gli legava lo stomaco venne sostituito dal calore e dall’affetto che Lily era in grado di fargli provare. L’Ombra si dissolse, e rimase solo il sorriso luminoso di Lily, dietro ad un Patronus corporeo che era indiscutibilmente una cerva.
Hermione aveva ragione: somigliava alla statuetta che Lily gli aveva regalato.
Si girò per dirglielo, ma incontrò di nuovo una comunicazione muta fra lei e Harry. Persino Ron guardava la cerva con un’espressione confusa in volto.
“Aspetti.” disse Hermione, vedendo che Severus stava per abbassare la bacchetta.
Si avvicinò alla creatura e gli posò una mano sul muso. Dopo qualche istante sospirò, e la cerva si dissolse.
“Che succede?” chiese Severus, sempre più confuso.
“Quel cervo…” iniziò Ron.
“Cerva. Era una cerva.” precisò Harry “Ed era esattamente uguale a quella che mi ha condotto alla spada di Grifondoro, sì.”
IX
Un po’ di trambusto seguì quelle parole.
Sia Ron che Ginny iniziarono a parlare contemporaneamente, e vennero zittiti da Hermione. Lily si era avvicinata a Severus e gli aveva stretto un braccio, dimentica di averlo presentato solo come datore di lavoro e non come compagno.
In qualche modo, tornarono tutti al tavolo, dove Harry raccontò l’episodio in questione.
A quanto pareva, durante la caccia agli Horcrux – oggetti in cui Lord Voldemort aveva rinchiuso parte della propria anima – c’era stato un momento in cui una cerva argentata si era fatta vedere da lui in barba a tutte le protezioni. Lui l’aveva seguita, agendo d’impulso, e aveva trovato il laghetto dove era stata inserita la spada di Grifondoro, una delle poche armi in grado di distruggere questi Horcrux. Ne erano seguiti due tragici tuffi – Ron che era appena tornato e non aveva visto l’amico riemergere, e si era buttato a sua volta per aiutarlo – e una breve lotta contro il medaglione di Serpeverde, prima della sua distruzione.
Fino a quel momento, Harry e gli altri avevano creduto la cerva una sorta di spirito del laghetto. Certo, era stata avanzata l’ipotesi che fosse stato un Patronus, anche perché Ron aveva visto qualcosa muoversi fra gli alberi. Ma non era stato trovato nulla, e nessuno che conoscessero lanciava o aveva mai lanciato un Patronus a forma di cerva.
Severus Piton era l’unico che ci era riuscito.
“Ciò non vuol dire automaticamente che sia stato lui.” disse di nuovo Hermione, intromettendosi fra Harry e Ron. Parlavano dell’accaduto come se Severus non fosse presente “I Patronus possono cambiare, e il professor Piton è stato Baciato da un Dissennatore, quindi la sua personalità si è riscritta. Tuttavia…”
Non concluse la frase, ma sospirò.
“Tuttavia?” chiese Severus, che si sentiva giustamente tirato in causa.
Hermione non rispose, ma gli lanciò un’occhiata penetrante, come se l’uomo fosse appena diventato un mistero complicato che intendeva risolvere.
Lily l’aveva avvertito che la zia era fatta così; che amava la conoscenza per il gusto del sapere e che non si fermava di fronte a nessun rompicapo.
In ogni caso, la questione era più delicata di un semplice mistero. Perché se le ipotesi fossero state fondate, se Severus si fosse rivelato come uomo che li aveva aiutati in quell’occasione…
“… Allora vorrebbe dire che è innocente. Non ha senso! Perché uccidere Silente, ma poi aiutarci?!”
“Ah, non guardate me.” si intromise ancora Severus.
Stava iniziando a seccarsi. Non solo perché i quattro parlavano di lui come se non fosse presente, ma perché non era in grado di assorbire la novità. Se le loro congetture si fossero rivelate esatte… Se lui fosse stato davvero
innocente; se ci fosse stato un
motivo dietro ai suoi gesti criminali…
L’avevano privato della sua vita per niente.
Avrebbe voluto dire che aveva subito il Bacio del Dissennatore senza meritarselo.
Certo, non c’erano molti punti a suo favore, in questo momento. Un Patronus pronunciato dopo un Bacio che aveva la stessa forma di quello che aveva condotto ad un aiuto anni e anni prima non era sufficiente, neanche in minima parte. C’erano state comunque delle accuse pesanti a suo carico; non da ultimo, c’era stato anche il fatto che non aveva nemmeno
tentato di difendersi al processo.
Perché?!Aveva voglia di urlare. Sentiva la furia montargli dentro e presto non sarebbe riuscita ad arginarla.
“Basta!”
Era stata Lily a parlare, per la prima volta da quando gli altri avevano iniziato a discutere. Si era alzata, sbattendo le mani sul tavolo. Aveva visto Severus arrivare al limite e non aveva resistito: quei discorsi, poi, la stavano innervosendo.
Si rialzò del tutto e si passò una mano sul viso.
“E’ molto tardi, e non mi sembra il caso di star qui a discutere di una cosa del genere adesso. Inoltre, sembrate tutti dimenticarvi che Severus è presente. Andiamo a casa e dormiamoci sopra, prima che io dia di matto.”
I genitori e gli zii tacquero di botto. Harry fissò la figlia e Severus alternativamente, poi scosse la testa e si alzò a sua volta.
“Hai ragione. Non volevo rovinarti il compleanno, piccola, mi spiace. Meglio andare a dormire, eh?”
Anche gli altri si alzarono e borbottarono dei saluti. Ron e Hermione si smaterializzarono – Hermione lanciò a Severus un’ultima occhiata penetrante – e Ginny avanzò verso la figlia, che tuttavia la congedò con un cenno della mano.
“Saluto Severus e arrivo.”
A quel punto Harry assottigliò di nuovo lo sguardo e sembrò sul punto di dire qualcosa in tono pungente, ma la moglie lo prese sotto braccio e si smaterializzò, portandolo via.
“Andiamo.” disse infine Lily Luna, prendendolo per mano e conducendolo lontano dalla casa, sicuramente per non farsi vedere dai nonni. Erano andati a letto tempo prima, ma evidentemente lei non era del tutto sicura che dormissero.
“Mi dispiace, Severus.” disse, dopo un po’. Era amareggiata.
“E di cosa?”
“Non volevo provocare un trambusto con il mio regalo.”
Severus mise la mano libera in tasca, là dove aveva riposto la statuina.
“Mi è piaciuto molto, comunque. So che non è colpa tua.”
Si fermarono. Ora erano abbastanza lontani dalla casa da essere ragionevolmente al sicuro da sguardi indiscreti.
“Severus… Tu pensi che… Potresti averli aiutati?”
La voce di Lily era incerta. Non sapeva se porre o meno quella domanda; non voleva che Severus si arrabbiasse o cose simili.
Lui strinse le labbra e non rispose finché lei non alzò lo sguardo verso di lui.
“Non lo so.” disse infine “Ho sempre pensato che… Che non avrei mai potuto fare le cose orribili di cui sono stato accusato. Sicuramente erano fantasie sciocche di uno che non ricordava niente, cose a cui ho cercato di non pensare per tanto tempo. Volevo credermi migliore di quello che ero stato e tendevo a giustificarmi, i primi tempi.” fece una pausa, ripensando al primo periodo della sua nuova vita, quando ancora tutto era da scoprire “Oggi, forse, scopro che c’era qualcosa di più. Ma non è niente di sicuro, e non voglio più illudermi. Non è importante ciò che è stato, Lily. Non più. Di certo è triste che io non ricordi, e di certo sto male se penso che ero un certo tipo di persona. Ma, proprio per questo, cerco solo di guardare avanti, al futuro.”
“Va bene.” rispose lei, poggiandogli le mani sul petto.
“Se si dovesse scoprire qualcosa di più, se si fosse certi della mia buona fede… Forse, allora, potrei finalmente fare pace con me stesso. Ma finché è tutto così vago, non voglio neanche starlo a sentire. Davvero, Lily: non è importante.”
“Ho capito.”
Lily si alzò in punta di piedi, per baciarlo. Lui la strinse a sé, approfondendo quel contatto. Era stato straziante vederla per così tanto tempo e non poterla neppure tenere per mano… Ma l’aveva fatto.
Per lei.
“Ora devo andare.” mormorò Lily, una volta che si furono staccati.
“Ancora auguri.” disse Severus, spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Posso venire da te, domani?”
“Certamente.”
Lily sorrise, prima di smaterializzarsi a casa.
***
La settimana successiva Lily si era di nuovo smaterializzata a casa di Severus, ma non l’aveva trovato. Era sera e, anche se non avevano progettato di vedersi quel giorno, lei aggrottò la fronte, chiedendosi che fine avesse fatto.
Che fosse di nuovo al parco? Ormai era un po’ di tempo che non ci andava più, preferendo restare a casa con lei la domenica mattina. Magari aveva approfittato di quell’occasione per tornare a vedere la sua Ombra.
Quella cosa la metteva un po’ a disagio.
Severus non ne aveva parlato come se fosse una cosa importante, ma persino lei poteva capire che doveva esserlo, dato che si trattava dell’unico collegamento che avesse con la sua vita precedente. Eppure non poteva fare a meno di pensare a Severus, prima che lei lo conoscesse, che passava le sue giornate al parco, a tormentarsi morbosamente l’animo per scoprire l’identità dell’Ombra.
Probabilmente avrebbe fatto anche lei lo stesso, nella stessa situazione, ma ogni volta che ci rifletteva una strana ansia la pervadeva.
A dirla tutta, il fatto era che doveva trattarsi di una persona importante per lui, talmente importante da resistere al Bacio del Dissennatore. Lily aveva paura che, una volta scoperta l’identità dell’Ombra – semmai Severus l’avesse scoperta, cosa che sembrava poco probabile, anche perché lui non dava segni di interessarsene in quel modo da quando lei era entrata nella sua vita – si sarebbe potuto dimenticare di lei e andare alla ricerca di questa fantomatica persona.
Era una paura infantile, se ne rendeva conto. Ma non poteva evitare di provarla e, per questo, cercava di pensarci il meno possibile, rassicurandosi invece con le costanti attenzioni che Severus le dedicava.
Era buffo, pensandoci, come le cose si erano evolute fra loro. Lei aveva iniziato ad uscirci un po’ per scherzo e un po’ per curiosità, e ora si ritrovava coinvolta fino al punto di non ritorno.
Lo amava.
Non gliel’aveva mai detto, così come lui non lo aveva mai detto a lei, ma entrambi erano consapevoli dei propri sentimenti. Lo leggevano l’uno negli occhi dell’altro ogni volta che stavano insieme… Persino al lavoro, negli sguardi rubati fra una pozione e l’altra.
Per questo le sembrò doppiamente stupido preoccuparsi così tanto per una stupida Ombra; eppure non poté impedirsi di correre fino al parco, per portare Severus via da quel luogo.
Inutile. Non c’era nessuno, se non qualche ragazzo.
Stava per andarsene via, sconsolata – avrebbe chiesto a Severus dove si fosse cacciato il lunedì successivo – quando uno dei ragazzi la chiamò a gran voce.
“Ehi! Ehi, aspetta, non andartene!”
La sua mano corse subito alla bacchetta, nascosta nella tasca posteriore dei jeans. Se quel tipo aveva cattive intenzioni, l’avrebbe vista brutta.
Il ragazzo era alto, con i capelli biondi e gli occhi azzurri. Lo seguiva quella che inevitabilmente era riconoscibile come la sorella gemella.
“Ascolta, so che ti sembrerà strano, ma somigli talmente tanto ad una persona che… Insomma, io e Julie ci siamo trasferiti qua proprio nella speranza di un incontro simile, quindi se conosci chi cerchiamo sarà fantastico, altrimenti fa nulla.”
Lily aggrottò le sopracciglia, sempre pronta ad estrarre la bacchetta.
“Ma che stai dicendo?”
“Cerchiamo il cugino di nostro padre.” intervenne la sorella “Conosci un certo Harry Potter?”
X
Lily rimase a bocca aperta per diversi secondi.
“Ehm…” iniziò a dire il ragazzo, non sapendo come interpretare quel comportamento.
“Harry Potter? Perché cercate Harry Potter?” chiese infine lei, riscuotendosi.
“E’ il cugino di nostro padre.” intervenne la ragazza – Julie, se non ricordava male – “E lui ci ha raccontato delle storie che… Insomma, la mamma dice che è pazzo e deve stare zitto, i nonni non aprono bocca ma lui ci raccontava quelle storie lo stesso di nascosto dagli altri e…”
“… E alla fine noi siamo venuti a vivere qua dopo la scuola, nella vecchia casa della nonna, nella speranza di incontrare questo fantomatico cugino. Abbiamo trovato delle foto della sorella della nonna e del marito – Lily e James, dovrebbero chiamarsi così – e
tu assomigli terribilmente a lei, per questo ti abbiamo fermato.”
I due avevano parlato senza riprendere fiato, e Lily sbatté gli occhi più volte, frastornata dalla novità.
“Beh, io… Io sono la figlia minore di Harry Potter. E mi chiamo Lily, Lily Luna.”
Julie si illuminò tutta e le saltò al collo, abbracciandola.
“E voi…” chiese poi Lily, quando riuscì a liberarsi della presa “Siete i figli di Dudley?”
“Esatto!” rispose lui; poi allungò una mano, per presentarsi “Sono Robert. Robert Dursley.”
“E io Julie, come ti ha già detto mio fratello!”
“Beh, bene. Piacere di conoscervi, sì.”
La situazione era assurda e irreale.
Lily sapeva a grandi linee qualcosa del cugino di papà e della sua famiglia… E sapeva anche che, dopo la guerra, non c’era mai stato il tempo – o la voglia – per un ricongiungimento famigliare. Harry aveva saputo che erano stati protetti bene che erano tornati sani e salvi alle loro vite, tutto qui. Non ne parlava molto, e Lily sapeva che qualcosa era rimasto irrisolto fra loro, ma non si era mai premurata di scoprire cosa.
Il fatto che Dudley Dursley avesse parlato ai figli in modo entusiasta di Harry Potter la lasciava un po’… Stranita. Non se l’era aspettato, non se l’era aspettato affatto.
“Vieni.” disse Julie, prendendola per mano “Ti facciamo vedere casa. E poi dobbiamo farti un mucchio di domande!”
“Julie, non essere pressante. Non puoi costringerla a seguirci… Ma sappi che ci farebbe molto piacere, ecco. Avremmo alcune cose da chiederti e, uhm, diciamo che non ci sembra il caso farlo qui, in mezzo ad altre persone.”
Dal luccichio nei suoi occhi, Lily capì che parlava della magia.
Sorrise. Nei loro panni, anche lei sarebbe stata entusiasta trovando un vecchio parente perduto con poteri magici, anche e soprattutto perché, stando dal poco che avevano detto, Dudley aveva rivelato certe cose a mo’ di fiaba, e i due gemelli dovevano essere sospesi fra l’entusiasmo e l’incredulità. Era un modo per sapere se fosse tutto vero, o null’altro che una favola della buona notte.
E poi, in caso, ho sempre la bacchetta.Fu così che li seguì fino a casa.
La villetta era pulita e ben messa, color rosa, con un piccolo giardino e una veranda. Era a due piani, e Robert e Julie le mostrarono entusiaste ogni angolo della casa.
“Abbiamo tenuto tutti i mobili e tutte le cose.” disse Robert “Certo, alcune cose era inevitabile cambiarle, come la cucina. Ma, per il resto, ogni cosa è a suo posto.”
“Guarda.” le disse Julie, dopo aver preso qualcosa da una mensola.
Era una foto, e ritraeva i suoi nonni, Lily Evans e James Potter, assieme ai genitori di lei. Era una foto Babbana un po’ scolorita, perché le figure non si muovevano, ma Lily sentì lo stesso una fitta al petto.
Sorridevano tutti, sembravano felici.
E lei non poté far altro che notare la somiglianza con la nonna, proprio come Julie le aveva detto. Aveva i capelli più chiari – rame Weasley e non rosso scuro Evans – e mossi, un sacco di lentiggini che alla nonna mancavano e gli occhi color nocciola, ma tutto il resto era uguale. La forma del viso, del naso, degli occhi e della bocca. Persino lo stesso seno piccolo e sodo, la stessa ampiezza dei fianchi e, in generale, lo stesso fisico.
Aveva già visto altre foto dei nonni, a casa – quelle magiche che, a suo tempo, erano state donate al papà da Hagrid – ma solo in quell’immobilità forzata Lily riuscì a riconoscere esattamente gli stessi tratti.
“In questo momento io dormo nella vecchia camera della nonna, e Julie in quella di Lily. Anche lì non abbiamo toccato nulla… Vieni, ti mostro le stanze.”
La camera di Petunia era abbastanza disordinata, dato che ci viveva un ragazzo, ma i mobili erano gli stessi di anni e anni prima: un comò ampio, di legno scuro, abbinato all’armadio e alla testiera del letto a due piazze. Robert, di suo, ci aveva aggiunto una scrivania e una sedia, un computer e dei libri, più un numero imprecisato di vestiti che facevano capolino un po’ ovunque. Lily soffocò una risata, mentre il ragazzo balbettava scuse sconnesse per il disordine, ma considerò che la stanza sembrava decisamente più viva così.
La camera della nonna era ancora diversa.
I mobili erano più piccoli e di color lilla; le pareti erano azzurre e non bianche come nella camera di Petunia; Julie aveva aggiunto solo un’enorme specchiera e un pouf e c’era decisamente molto più ordine. Sopra al letto faceva bella mostra di sé un enorme stendardo di Grifondoro, cosa che strappò a Lily un breve sorriso, prima che si accorgesse di quell’altra cosa.
Starnutì.
E la traccia magica divenne ben percepibile per lei, come se si fossero sforzati di renderla il più evidente possibile. Era un pizzicorio al naso che le dava fastidio da morire, e che le faceva voltare la testa verso l’enorme armadio a muro.
“Tutto bene?” chiese Julie, preoccupata.
Lily agitò la testa, come per scacciare un insetto, ma la traccia rimaneva lì, presente e
pressante.
“C’è qualcosa in questo luogo.” rispose, tirando fuori la bacchetta dai jeans con un movimento agile.
Robert e Julie si scambiarono una rapida occhiata, per poi fissarsi sulla bacchetta.
“Abitiamo qui da anni e abbiamo perlustrato ogni angolo della casa da cima a fondo, ma non…”
“E’ una traccia. Una traccia magica.”
“Davvero?”
Lily avanzò, seguendo il prurito e tenendo la bacchetta ben tesa di fronte a sé.
Aprì l’armadio, e scartò diversi vestiti, buttandoseli alla rinfusa dietro.
“Ehi!” protestò Julie, ma non fece nient’altro. I due gemelli sembravano tutt’a un tratto a disagio e intimoriti.
“Ecco. Qui.”
Lily puntò la bacchetta contro un punto ben specifico dell’armadio, e questo si aprì, rivelando uno scomparto segreto. Era stato sigillato con la magia, e pertanto due Babbani non sarebbero mai riusciti a forzarlo.
Ma perché lasciare una traccia magica così evidente, se l’intento era quello di nascondere qualcosa?C’era una scatola. Lily la fece levitare fuori dallo spazio e dall’armadio, fino a farla atterrare più o meno in centro alla stanza.
Robert e Julie trattennero il respiro, vedendo il contenitore volare, comandato dalla bacchetta. In quel momento, Lily non se ne curò.
Aprendo il coperchio, scoprirono che all’interno c’erano dei quaderni e degli album, oltre a un sacchettino di velluto nero posto proprio in cima. Lily prese quello, lasciando ai due gemelli il resto.
Nel sacchetto era contenuta una fiala di un liquido bianco-argenteo, che riconobbe immediatamente come ricordi. Prestando quindi la massima attenzione ripose il tutto dove l’aveva trovato, e sentì della carta sotto le dita.
Era una lettera, che aprì e lesse.
Potter,Devo trovare il modo di comunicare con te ma non è facile per niente, anche perché immagino che tu non sarai molto propenso ad ascoltarmi.C’è una cosa che devi assolutamente sapere – assolutamente! – e, dopo varie riflessioni, ho deciso di lasciare i miei ricordi qui, sperando che un giorno tu faccia visita ad ogni luogo ricollegato in qualche modo con i tuoi genitori. Spero che la curiosità abbia la meglio sull’orgoglio, e spero che la Granger sia lì con te per impedirti di distruggere questa lettera e di disperdere questi ricordi.E’ fondamentale che tu li veda.E, per invogliarti a farlo, te li ho lasciati in mezzo a qualcosa che ti avrebbe fatto riflettere almeno un attimo – o te o la Granger, quantomeno.Mi raccomando.So che non mi crederai fino a che non avrai visto, ma questa è la volontà di Silente. Severus Piton “Ah! Queste foto si
muovono!”
Prima che Lily potesse assorbire il significato delle parole della lettera, il suo sguardo deviò e si posò sul pavimento, dove uno dei due gemelli aveva rovesciato – apposta o per sbaglio – le foto contenute negli album.
E
vide.
Lily Evans, sua nonna, così simile a lei… E Severus Piton, l’uomo che lei amava qui ed ora, a cui avevano strappato i ricordi attraverso il Bacio del Dissennatore.
Era stata stupida.
Perché non ci aveva pensato? Quante possibilità c’erano che la casa di Severus Piton si trovasse nella stessa cittadina in cui un tempo aveva abitato Lily Evans?
Ma non ci aveva fatto caso, presa com’era dalla novità… Non si era ricordata che si era recata al parco solo per cercare Severus…
Il parco che stava a metà strada fra le due abitazioni.
Il parco dove Severus aveva sempre visto l’Ombra.
Un’Ombra scura, con una punta di rosso alla fine dei capelli, e con un sorriso uguale identico al suo. Con lo stesso fuoco che scorreva nelle sue vene…
L’enormità della cosa – che
cosa non lo sapeva nemmeno lei – le piombò addosso tutta insieme. Se prima si era sentita incredula, talmente incredula da non avvertire nulla a livello fisico, ora era sul punto di piangere, e si accorse di star stringendo il sacchetto di velluto con troppa forza.
Sentì la fiala con i ricordi fra le dita e fu questo, molto probabilmente, a fermarla dall’avere una crisi isterica con annesso scoppio di magia involontaria.
Si alzò in piedi con un balzo, distogliendo lo sguardo da quelle foto che le si erano conficcate nel cuore.
“Che succede?”
Robert l’aveva vista impallidire e scattare, e si era affrettato ad alzarsi solo per prenderle il polso e fermarla, mentre lei stava già uscendo da quella porta, per allontanarsi ulteriormente da quel dolore sordo e per cercare qualcosa… Qualcosa che…
L’interruzione riuscì a schiarirle le idee.
“Devo andare.” disse sbrigativamente, riuscendo persino ad accennare un sorriso “Ma prometto che tornerò. Potete scrivermi a…”
“Aspetta.” intervenne Julie. Si alzò e prese carta e penna, segnandosi l’indirizzo mentre Lily dettava.
“Mandatemi pure una lettera con la posta Babbana, arriverà.”
“Non hai un cellulare?” chiese Robert, aggrottando la fronte “O un indirizzo mail?”
Lily si distrasse un attimo, confusa. La sua mente era già oltre, già concentrata sul luogo in cui intendeva andare.
“Cosa?”
“Lascia perdere, la posta normale andrà benissimo.” intervenne Julie, dando una gomitata a suo fratello “Ma è successo qualcosa di grave? Sei pallida.”
“No.” rispose Lily “No, solo… Devo vedere una cosa. Io… Ecco, rimettete a posto quelle” fece un cenno verso le foto sparpagliate sul pavimento “E non fatele vedere a nessuno, vi prego.”
“D’accordo.” rispose Robert. Entrambi i gemelli erano piuttosto straniti dal suo comportamento, ma Lily non ci fece caso.
“Ora devo davvero andare. Robert, lasciami il polso, mi smaterializzerò e non vorrei trascinarti con me…”
Non aggiunse che si sarebbe potuta Spaccare, nervosa com’era, e che rimettere insieme i pezzi di un Babbano era molto più complesso che risistemare un mago o una strega.
Lui la lasciò e lei chiuse gli occhi un secondo, per calmarsi. Le immagini orribili che l’istruttore di Materializzazione aveva mostrato a lei e ai suoi compagni anni prima le balenarono di nuovo nella mente, e non poteva permettersi di perdere tempo in quel modo – né di perdere la fiala con i ricordi di Severus.
Quando si sentì sufficientemente pronta, girò su sé stessa e si smaterializzò.
XI
Zio Ron e zia Hermione vivevano nella vecchia villetta di proprietà dei Granger, che purtroppo non avevano più riacquisito la memoria, nonostante la zia ci avesse provato in tutti i modi.
Il posto non era proprio isolato, ma una strada più in là c’era un piccolo vicolo cieco molto adatto alle Materializzazioni, e fu lì che Lily apparve.
Una volta riacquistato l’equilibrio, corse a perdifiato verso la casa della zia, attaccandosi poi al campanello come una disperata – cosa che, in effetti, era.
Erano tutti a casa, data l’ora tarda.
“Zia Hermione!” esclamò Lily, entrando in casa e ignorando una perplessa Rose “Ti devo parlare, in privato!”
La zia, sconcertata quanto sua figlia, le fece un cenno e l’invitò in camera, pronunciando anche qualche incantesimo di riservatezza per farla stare più tranquilla.
“Dimmi tutto.”
Lily si morse il labbro inferiore.
“Ho bisogno di un Pensatoio.” disse infine, sperando in tutti i modi che la zia glielo concedesse “Oh, so che non puoi parlare del tuo lavoro,
lo so, ma potresti procurartene uno, no? Posso venire al ministero, se serve, se non puoi portarlo via… Ma
ti prego. E’ importante.”
Hermione non aveva mai visto la nipote in quello stato. Era agitata, parlava mangiandosi le parole e gesticolando, e stringeva in mano un sacchetto di velluto nero.
“Devi vedere dei ricordi?”
“Sì.”
“E posso sapere di che ricordi si tratta?”
Lily si bloccò e si morse di nuovo il labbro inferiore.
“Beh… Immagino che lo saprai, alla fine, beh, ma non… Non chiedermelo ora. Giuro che te lo dirò;
sicuramente te lo dirò. Ma non ora.”
Hermione sospirò, arricciandosi una ciocca di capelli sul dito.
“Va bene.” acconsentì infine “Aspetta qua.”
Lily annuì e si sedette sul letto, iniziando a giocare con i cordoncini che tenevano chiuso il sacchetto per evitare di pensare. Non voleva giungere a nessuna conclusione prima del tempo, ma non riusciva a scacciarsi dalla mente le foto che aveva visto, e che ritraevano tutte Severus e Lily insieme.
Papà anni fa le aveva detto che Severus odiava James perché James si comportava male con lui a scuola, e che odiava Lily perché era una Sanguesporco. Aveva detto che aveva visto personalmente un ricordo del professor Piton, dove Severus chiamava la nonna “schifosa Sanguesporco”.
Eppure, quelle fotografie…
Hermione tornò qualche minuto dopo, portando una piccola bacinella in pietra con incise delle rune.
“Ne ho uno personale.” disse “Lo uso per lavoro, ovviamente. L’ho svuotato, quindi non troverai altri ricordi che possano interferire… Fai quello che devi. Ti lascio sola?”
Lily osservò la zia, la preoccupazione sul suo volto. Per un momento considerò di dirle la verità: la sua relazione con Severus, l’Ombra, l’incontro di quella sera, le fotografie e i ricordi. Poi capì che non ce l’avrebbe fatta a parlare senza crollare, e
non voleva crollare prima di aver visto quei maledetti ricordi.
“Sì, grazie.”
Hermione appoggiò il pensatoio sul letto e uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Ecco. Il momento della verità.Con la massima attenzione, Lily vuotò il contenuto della fiala nel pensatoio. Rimase pochi istanti a contemplare i ricordi vorticare, prima di tuffarcisi dentro.
Atterrò in un parco giochi dolorosamente famigliare.
Vide Severus bambino, vestito in un modo improponibile – cosa che le strinse il cuore –, e vide Lily Evans con la sorella.
Ascoltò il breve dialogo fra i tre come se fosse un’altra persona; come se stesse assistendo alla scena da un punto imprecisato al di fuori del suo corpo. Anche il ricordo dopo, i due bambini che parlavano e il ramo caduto addosso a Petunia, e il tentativo poco credibile di Severus di giustificarsi…
Il binario nove e tre quarti, il battibecco fra le sorelle e Severus che osservava Lily da lontano. Possibile che un ragazzino di undici anni potesse avere già nello sguardo il
desiderio?
Anni dopo, una breve discussione sui malandrini.
“Sei il mio migliore amico…”
Oh, c’era un turbamento così evidente sotto la baldanza del suo passo. Com’era possibile che Lily non se ne accorgesse? Che non vedesse la sottile ruga che si stava formando sulla fronte, quella che lei stessa aveva imparato a conoscere così bene?
L’umiliazione.
Suo padre aveva detto a lei e ai suoi fratelli che James non si comportava molto bene a scuola, e che loro si sarebbero dovuto dimostrare migliori. Ma, fino a quel momento, Lily non aveva del tutto capito quell’ammonimento, perché l’unico esempio ‘dispettoso’ in famiglia proveniva da zio George, che era solito raccontare come lui e Fred, un tempo, si divertivano ad Hogwarts. Lei si era sempre immaginata i malandrini come una sorta di precursori dei due, e nessuno si era mai preso la briga di correggerla… Nemmeno suo padre.
Quello era diverso.
Quello era bullismo vero e proprio, e tiranneggiamento, e umiliazione pubblica.
Non lo giustificò, ma capì perché Severus si fosse fatto sfuggire quell’insulto. La sua migliore amica –
la sua migliore amica! Come se Lily non si fosse mai accorta d’altro! – lo stava aiutando e lui non era riuscito a sopportarlo.
Le scuse.
Un perdono che non era mai arrivato e una domanda che era sembrata terribile alle orecchie di un sedicenne.
“Perché io dovrei essere diversa?”
Forse Severus avrebbe dovuto avere più coraggio. Ma anche lei era stata ragazza, e anche lei era stata vinta dalla timidezza, in più occasioni.
La scena sulla collina le straziò il cuore. Se prima aveva avuto un minimo dubbio, ora non c’era più nessuno spiraglio al quale si potesse appigliare.
“Qualunque cosa.”
Qualunque cosa. Qualunque cosa, purché Lily
viva.
Era stata così importante che la sua vita, per Severus, valeva più di anni di lontananza; più di scelte diametralmente opposte della guerra; tanto da far implorare all’uomo Lord Voldemort in persona, purché la risparmiasse. E tanto da far cambiare a Severus fazione, pur di una speranza di salvezza.
Anche se lei aveva gettato la loro amicizia al vento.
E, quando Lily vide Severus spezzato dopo aver appreso della morte della sua amata, qualcosa si spezzò anche dentro di lei.
“Nessuno deve saperlo!”
Il suo segreto più grande…
L’amore per Lily, tale da superare la morte, tale da fargli promettere di proteggere Harry nonostante tutto, per lui, fosse ormai perduto…
E poi fu strano vederlo parlare in modo così saccente e arrogante di suo padre, ma lei già sapeva che era stato un professore detestabile sotto diversi punti di vista…
L’anello.
Lily riconobbe uno degli Horcrux dai racconti di suo padre, perché sulla pietra era inciso il simbolo dei doni della morte. Ma quello che la colpì di più fu il dialogo fra Severus e Silente.
“Quanto mi resta?”
“Forse un anno.”
E la richiesta, la richiesta assurda e impossibile di Silente, per salvare l’anima innocente di Draco Malfoy, per fare in modo che Lord Voldemort si fidasse completamente…
Una cerva d’argento a suggellare un amore doloroso ed eterno.
Il piano dei sette Harry Potter; Mudungus Fletcher che veniva confuso in un pub anonimo.
E Phineaus Nigellus che avvertiva l’ormai preside Severus Piton che i ragazzi si trovavano nella foresta di Dean, di modo che lui potesse consegnare la spada.
“Ho un piano.”
Così si concludevano i ricordi di Severus Piton, e così Lily Luna fu sbalzata fuori dal Pensatoio.
Piangeva, ma non se ne rendeva conto. Viveva ancora in un istante di irrealtà; come sospesa nello spazio e nel tempo.
Prese i ricordi e li rinchiuse di nuovo nella fiala.
Fuori dalla porta trovò la zia Hermione ad attenderla.
“Ehi.” esclamò lei, preoccupata, notando le lacrime “Che succede?”
Lily scosse la testa e disse qualcosa che doveva essere un ringraziamento, poi si smaterializzò di nuovo prima che la zia potesse fermarla.
Solamente a casa, in camera sua, dopo aver messo al sicuro i ricordi, si permise di crollare definitivamente.
XII
Ginny la trovò piangente nel letto, che cercava di soffocare i singhiozzi nel cuscino.
“Tesoro, cos’è successo?” le chiese, avvicinandosi e sedendosi accanto a lei.
Dal cuscino arrivò qualche suono.
“Non capisco…”
“V-vai v-via.”
Ginny sospirò.
Conosceva sua figlia, la conosceva fin troppo bene. Era vero, non era più una ragazzina, ma solo una volta l’aveva trovata così, piangente, dopo che la sua prima relazione con un ragazzo era naufragata in modo indecoroso.
E quella volta sembrava anche peggio. Solo che… Solo che in quei giorni era stata in preda ai dubbi, e non aveva osato chiedere niente a Lily, per paura della risposta.
Da qualche mese lei usciva spesso di casa, e tornava sempre con il sorriso. A volte Harry provava a chiederle se sapesse qualcosa – era assurdamente protettivo con la loro figlia più piccola, forse perché era l’unica femmina – ma Ginny aveva sempre preferito non domandare niente a Lily, aspettando che fosse lei a parlarne.
Poi, alla festa di compleanno… Aveva visto come teneva in gran conto Severus Piton. Aveva visto come si era aggrappata al suo braccio, come aveva insistito che lui rimanesse fino alla fine, come si era alterata quando lei e gli altri stavano discutendo del Patronus, e come infine era rimasta da sola con lui alcuni minuti, prima di tornare a casa.
Dentro di lei era nato il sospetto, ma non aveva osato dar voce alle sue paure. Non solo perché aveva un ricordo del professor Piton non proprio piacevole, ma anche perché l’uomo aveva fatto cose orribili nella sua vita e, beh, non da ultimo c’era da considerare la notevole differenza d’età.
Se Lily era tornata a casa in lacrime, però, era ora di affrontare l’argomento.
“C’entra un ragazzo, tesoro?”
Lily sprofondò ancora di più nel cuscino.
Ginny, sospirando ancora una volta, chiuse la porta con un colpo di bacchetta e isolò la stanza.
“C’entra il professor Piton?”
Qualcosa si fermò.
Dopo alcuni istanti di silenzio Lily alzò il viso, rosso e gonfio di pianto.
“C-come… C-come sai…?”
“Ti conosco, bambina. Ti ho visto con lui, alla festa.”
Altre lacrime sgorgarono dagli occhi di Lily, e lei si aggrappò alla madre per piangere ancora e ancora.
“Ti ha fatto qualcosa?” chiese ancora Ginny “Ti ha respinto? Ti ha, uhm, tradito?”
Non voleva pensare alla possibilità che sua figlia avesse
già una storia con l’uomo, ma era la cosa più probabile, dato come stava Lily. Un semplice rifiuto non l’avrebbe fatta disperare in quel modo.
“N-no.” riuscì a rispondere lei “N-non è c-come pensi.”
“Ah, no? Non state insieme, allora?”
Una breve risata isterica venne soffocata sul suo petto.
“S-sì.” rispose infine Lily, e tutto si fermò ancora una volta. Ginny capì che stava attendendo un giudizio da parte sua; che era per quello che non aveva detto niente a nessuno, fino a quel momento.
“… Non so cosa dire.” disse infine “Insomma… Per me non è l’uomo giusto per te. E’… Oddio, Lily! E’ stato accusato di crimini orrendi, ed è vecchio.”
Un’altra risata, mentre sua figlia ricominciava a piangere.
“Lily… Se ti ha fatto qualcosa, io…”
“N-no.”
Lily si rialzò, asciugandosi gli occhi.
“Non mi ha fatto niente.” disse, riprendendo il controllo di sé “Anzi. Lui è stupendo. E’… Dolce e comprensivo e mi vizia e… Mi tratta bene. Mi tratta benissimo.”
Ginny stava per esprimere la sua perplessità in merito, ma Lily la fermò.
“E’ un uomo diverso da quello che conoscevi tu. Io mi sono avvicinata a lui per lavoro, senza pregiudizi nonostante i racconti tuoi e di papà e degli zii… E lui non è mai stato odioso con me. Forse riservato e scostante, ma non odioso. Non mi ha mai offeso e, anzi, mi ha insegnato quello che dovevo sapere, permettendomi di assistere se doveva preparare delle pozioni particolari. Ci siamo avvicinati… Dopo. Mi sono avvicinata io. Gli ho concesso una possibilità, ed è successo quello che è successo.”
Le lacrime si stavano gonfiando nuovamente sotto i suoi occhi.
“… Ma?” chiese Ginny, non capendo cosa avesse portato la figlia alla disperazione.
“M-ma io non s-sono… Io s-sono…”
Di nuovo Lily si asciugò gli occhi e prese fiato.
“Io sono una sostituta. Un rimpiazzo.”
Aveva sepolto il viso fra le mani. Ginny la fissò per qualche istante, senza capire.
“… La sostituta di chi?” chiese, confusa “Vuoi dire che ama un’altra donna ma sta con te?”
Lily rise di nuovo, mentre altri singhiozzi le scuotevano il corpo.
“Non se lo ricorda nemmeno!” urlò “Non se lo ricorda nemmeno, ma s-so che è c-così!”
Ginny abbracciò di nuovo la figlia, riflettendo.
“Tesoro, quello che dici non ha senso. O mi spieghi bene tutto, o io… Non so come aiutarti.”
Lily non rispose più, ma pianse fino ad addormentarsi fra le braccia di sua madre.
***
Non si era presentata al lavoro.
Fosse stato solo quello, Severus non si sarebbe preoccupato così. Ma Lily era sparita da venerdì sera, e non l’aveva contattato in nessun modo.
Ora era lunedì, e lei non si era presentata al lavoro.
Severus sembrava un’anima in pena, e faceva avanti e indietro dal laboratorio al negozio ogni cinque minuti, innervosendo Sandy.
“Se non è arrivata fino ad adesso” sbottò infine la sua dipendente “Allora probabilmente non arriverà per il resto della giornata.”
Severus sapeva che c’era del vero in quelle parole, e tornò nel laboratorio, innervosito e preoccupato.
Che era successo?
Se stava male, perché non mandare un gufo per avvisare? Forse si era presa l’influenza? La febbre? Il vaiolo di drago?
Calmati. Stai iniziando a dare di matto.Severus si sedette su uno degli sgabelli, appoggiando il viso sulle mani.
Non era possibileche Lily Luna avesse contratto il vaiolo di drago. Per prima cosa, era stato debellato da almeno sessant’anni.
Però, perché non aveva avvertito?
Era successo qualcosa, se lo sentiva.
E adesso? Che poteva fare? Scriverle e mandarle un gufo?
Ma Lily abitava con i suoi, e se qualcuno della sua famiglia avesse letto…
No, non avrebbe concluso nulla in questo modo.
Severus si alzò con un sospiro e si mise al lavoro, occupando il tempo con pozioni poco impegnative. Se entro quella sera Lily non l’avesse cercato, anche solo per avvisarlo che non si sentiva bene, allora avrebbe fatto qualcosa.
Cosa, non lo sapeva ancora.
***
Trovò un gufo ad attenderlo, una volta a casa.
Si precipitò sul povero animale, agguantandolo incurante dei versi striduli che emetteva, e quasi strappò la lettera per la fretta che aveva di leggerla. Quando lo lasciò andare, il gufo ripartì subito, offeso dai modi, senza aspettare nemmeno un bicchier d’acqua o un biscotto.
Severus,vieni domani sera da me, dopo cena, verso le nove.C’è una cosa che devi vedere assolutamente.Lily Per nulla rassicurato, Severus si rassegnò a passare un’altra notte insonne.
XIII
Si era arreso e aveva preso una pozione soporifera, per riuscire a dormire.
Se avrebbe dovuto incontrare la famiglia Potter il giorno successivo, doveva essere quantomeno lucido.
In negozio cercò di concentrarsi ancora su pozioni semplici, lasciando in pace Sandy. Non fece nessun commento sul fatto che Lily non fosse venuta al lavoro, ma vide la preoccupazione negli occhi della sua dipendente.
“Oggi chiudo prima.” la avvisò “Puoi andare a casa alle cinque.”
Pensava di aver più tempo per prepararsi, così, ma si rese conto che l’attesa non aveva fatto altro che aumentare la sua ansia. Cercò di passare il tempo scegliendo un vestito adeguato – ma erano tutti neri uguali – o preparandosi una cena sostanziosa – che poi non mangiò –, ma non servì a niente.
Alla fine, dieci minuti prima delle nove, si smaterializzò.
Casa Potter era un’elegante villetta situata nel villaggio di Ottery St. Catchpole, vicino al terreno su cui sorgeva la Tana. Era un villaggio per di più magico, ma qualche Babbano – più che altro Confuso – aveva pensato che fosse un bel posto in campagna, salubre, e vi ci era trasferito.
Pertanto, Severus poté materializzarsi di fronte all’ingresso dei Potter, senza destare alcun sospetto.
Bussò e sentì dei passi; infine Harry Potter gli aprì la porta.
Sembrava confuso quanto lui, che si era aspettato un’accoglienza da parte di Lily.
“Venga, professore, aspettavamo solo lei.”
“Per cosa?”
“Ah, non ne ho idea.”
La famiglia era riunita in salotto. C’erano Harry, Ginny, Ron, Hermione e, in un angolo, Lily Luna, che stringeva un sacchetto di velluto fra le dita.
Non lo guardò, e la cosa gli spezzò il cuore.
Non credeva che essere ignorato facesse così male, ma c’era qualcosa di più. Lily aveva lo sguardo sfuggente e sembrava pallida, come se fosse stata malata.
“Che succede?” chiese. Nessuno gli rispose, ma Lily serrò le labbra.
“Beh.” disse infine Ginny, avvicinandosi al tavolo “Sembra che Lily abbia trovato qualcosa che la riguarda, ma non sappiamo ancora cosa. Lily?”
Severus analizzò la situazione.
Hermione aveva gli occhi socchiusi, puntati verso il sacchettino nero che stringeva Lily, e alternava lo sguardo fra quello e lui. Ron e Harry sembravano solo perplessi, mentre Ginny lo fissava in modo strano.
Lily avanzò verso il tavolo, togliendo dal sacchetto una fiala. In essa erano contenuti ricordi vorticanti, di un magnifico grigio perlato.
“Ho trovato questi.” disse “E dovreste vederli tutti. Immagino che sia giusto così.”
“Lily, cosa sono?” chiese Harry, avvicinandosi alla figlia.
Lei scosse la testa impercettibilmente, e versò il contenuto nel Pensatoio che, fino a quel momento, Severus non aveva notato.
“Guardateli. Tutti insieme. Dopo vi dirò tutto.”
“Lily.” sussurrò Severus, avvicinandosi al tavolo e a lei, ma lei teneva gli occhi bassi, evitandolo.
“Non ci rimane che guardare.” disse Hermione, che aveva portato il Pensatoio su richiesta della nipote “Toccate i ricordi con un dito e chiudete gli occhi, dovrebbe bastare.”
Eseguirono tutti.
Se Severus non sapeva cos’aspettarsi, prima… Beh, non si sarebbe comunque mai immaginato
quello.
Qualcosa dentro di lui risuonò, come un eco lontano, quando seguendo una risata riuscì finalmente a dare un volto alla sua Ombra.
Eccola, infine, lì: era lei, non c’era alcun dubbio. Una bambina su un’altalena, in quel parco che ora aveva cambiato giochi, e che per quello non riconosceva come giusto, sebbene fosse lo stesso luogo.
Severus mangiò letteralmente con gli occhi ogni dettaglio della bimba: capelli rosso scuro, di quel rosso che appariva sulle punte degli stessi nell’Ombra, occhi verdi e grandi, naso dritto, labbra rosate… Un vago senso di familiarità lo confuse, per qualche secondo.
“Lily!”
Solo in quel momento notò l’altra bambina, e… E se stesso, accucciato nell’ombra di un grande cespuglio.
Era dentro un suo ricordo.
Un suo ricordo!Una vita perduta di cui ora aveva la possibilità di ottenere frammenti ben più sostanziosi di un’Ombra sfuggente…
Con questa nuova consapevolezza, Severus cercò di prestare un’attenzione particolare al susseguirsi di ricordi.
Era strano, maledettamente strano. Ogni volta che vedeva la bambina-ragazza un nodo gli stringeva lo stomaco, ma non era davvero parte di lui. Era come… Come un’abitudine. Non che non fosse reale – lo era, lo era stato in tutti quegli anni, quando fissava l’Ombra e si chiedeva chi fosse – ma, improvvisamente, non era più così importante. Da quando Lily Luna si era fatta strada nella sua vita, aveva guardato sempre più spesso al futuro e sempre meno ad un passato che non riusciva a ricordare.
Un mistero irrisolto per così tanti anni, che si stava dispiegando davanti a lui in una manciata di minuti… E la comprensione.
La nonna di Lily Luna Potter.Aveva amato la nonna di Lily.
Era per questo che lei aveva tenuto gli occhi bassi? Per cosa, esattamente, Lily non aveva avuto il coraggio di guardarlo in faccia?
Fu strano vedersi implorare l’aiuto di Silente, cambiando fazione e promettendo ogni cosa pur di salvare la donna che aveva amato.
Fu strano vedersi disperato e piangente alla notizia della morte di Lily.
Severus non si riconosceva. Guardava quelli che erano i suoi ricordi come se stesse vedendo un film. Cercava di assorbire quanto più possibile, ma non… Non li sentiva
suoi.
Di suo, avvertiva solo il sollievo.
Finalmente conosceva la verità.
Si vide furioso per dover compiere un omicidio che non voleva; incastrato contro la sua volontà in piani più grandi di lui, per salvare l’anima di un ragazzo. E tutto in nome della donna che, una volta, aveva amato.
“Sempre.”
La cerva correva nello studio del preside e lui non riusciva a comprendere i suoi stessi sentimenti.
Non aveva alcun ricordo di Lily Evans, se non quello di un’Ombra sfuocata. Di sicuro non era innamorato di quell’Ombra e, anzi, aveva smesso di vederla da quando ne aveva parlato con Lily Luna. Da che aveva memoria – da che si era svegliato dopo il Bacio, cioè – per l’Ombra non aveva sentito altro che malinconia e affetto, come se fosse stata un’amica perduta. E così l’aveva sempre considerata, negli anni.
Certo, era curioso circa la sua identità, così come era curioso circa il suo passato. Non aveva mai avuto il coraggio di andare a fondo alla questione, perché aveva paura di scoprirsi un assassino senza scrupoli,
malvagio. Si era aggrappato all’Ombra, disperato, come se lei fosse la chiave, come se potesse giustificare le cose orribili che aveva compiuto. Alla fine era stato proprio così, ma lui l’aveva pensata in un altro modo: se nel suo animo era rimasta l’Ombra di una bambina-ragazza, di sicuro non poteva essere il mostro che gli altri avevano visto e condannato. Cioè, l’animo di un mostro non avrebbe trattenuto qualcosa di così
puro dopo il Bacio, no?
Ora, finalmente, comprendeva perché solo lei era rimasta, sebbene in quella forma nebulosa e incompleta.
Doveva averla amata davvero molto.
Ma, adesso, non sentiva nulla, nonostante l’avesse vista più volte, nei ricordi.
Adesso, solo una persona era importante, e quella persona era Lily Luna Potter.
La comprensione di questo punto crebbe esponenzialmente, fino alla fine dei ricordi.
Poi, quando tutti riemersero, Severus finalmente capì cos’aveva turbato Lily.
Senza badare alla reazione degli altri si girò verso la ragazza, afferrandole il polso e costringendola a guardarlo negli occhi, alzandole il mento con l’altra mano.
“Qualsiasi cosa tu abbia pensato” le disse, la voce colma d’urgenza “Non è così.”
XIV
“Professor Piton, io…”
Harry era rimasto sconvolto dai ricordi, forse più di tutti. Sentiva il bisogno di parlare, di dire quanto gli dispiacesse, di giustificarsi. La sua testimonianza aveva condannato il professor Piton al Bacio del Dissennatore, e l’aveva praticamente privato di buona parte della sua vita.
E lui era innocente, alla fine.
Severus non fece nemmeno finta di ascoltare. Guardava Lily negli occhi, che stavano diventando gonfi di lacrime.
“Che vuoi dire?” chiese, la voce insolitamente ferma. Si stava sforzando per non crollare
, non ancora una volta, anche se il volto di Severus così vicino…
“Ascoltami bene.” rispose lui, ignorando il nuovo tentativo da parte di Harry di scusarsi. Non poteva vederli, fisso com’era su Lily, ma Ginny lo stava osservando preoccupata e Hermione aveva socchiuso gli occhi; solo Ron sembrava spaesato “Io non ho alcun ricordo di Lily Evans, o Lily Potter. Io
non sapevo che l’Ombra fosse lei, e l’unica cosa che ho provato capendolo è sollievo. Finalmente un pezzo del puzzle è andato a posto e finalmente so che la mia presunta innocenza non era solo presunta; che non erano solo fantasie di un uomo che non voleva essere malvagio; che ero dalla parte del bene, dopotutto.”
Lily deglutì, lanciando una breve occhiata ai genitori e agli zii dietro le spalle di Severus, ma l’uomo non si sarebbe fatto fermare da una bazzecola come i parenti presenti. Era
essenziale che Lily capisse, che sapesse che lui non amava altri che lei.
“Non mi sono riscoperto innamorato di lei o cose simili. Non ho provato niente di quel genere, rivedendo i ricordi. E’ stato strano – stranissimo – vedermi in quel modo, ma sono sicuro che ha fatto più effetto a te che a me. Non ero io –
non ero io, Lily. Lo sono stato, ma non lo ricordo, e di certo non lo sono ora.”
Lily capì dove Severus volesse andare a parare. Non riuscì più a trattenere le lacrime, ma a quel punto non capiva nemmeno lei se fossero lacrime di sollievo o altro. Si buttò fra le braccia dell’uomo e strinse, piangendo sul suo petto.
Severus ricambiò l’abbraccio e appoggiò il viso sui suoi capelli, sollevato. Il peggio era passato, o sarebbe passato a breve. Era sicuro che Lily avrebbe capito.
A quel punto in Harry si stava facendo strada il sospetto, e la sua smania di scusarsi venne sostituita da altro, una sorta di istinto omicida. Non aveva parole per quello che sentiva, perché una parte di lui aveva subodorato la verità non detta, mentre l’altra cestinava automaticamente ogni sospetto, dato che non poteva credere – non
voleva credere – che la sua piccola Lily avesse a che fare con… Con…
“Beh.” intervenne Ginny, avanzando di un passo e prendendo il marito sottobraccio “A quanto pare, era solo un malinteso, giusto, Lily?”
Intimamente, era sia sollevata che angosciata. Sua figlia aveva sofferto per nulla, e di certo si era visto che Severus teneva molto a lei. Ma l’idea che Lily stesse con Severus… Certo, si era scoperto che era innocente, dopotutto. Ma, per Merlino, era
vecchio!
Avrebbe dovuto lavorare a lungo con se stessa per accettare la cosa, per non parlare di ciò che avrebbe dovuto dire a Harry.
“Ora capisco.” intervenne Hermione, ignorando l’espressione di disgusto che si era dipinta sul volto di Ron, una volta capito il tutto “In effetti, mi ero chiesta cosa fosse quell’ombra ai margini del ricordo che aveva usato per produrre il Patronus, ma soprattutto perché Lily risplendesse in quel modo.”
“Cosa?”
Severus si era girato con il volto verso Hermione, colpito da quell’affermazione. Lily aveva smesso di singhiozzare e si era asciugata il viso con il dorso della mano, tirando su con il naso e guardando anche lei la zia, perché non aveva capito di cosa stesse parlando.
Hermione sospirò.
“Un Patronus è un ricordo felice.” iniziò a spiegare, pazientemente “Se si tocca un Patronus, si vede il ricordo base con cui è stato prodotto. Io l’ho fatto, e ci ho pensato a lungo in questi giorni… Perché il suo ricordo felice non sembrava avere senso. Innanzitutto non era un ricordo: era lo stesso istante, ciò che aveva visto di fronte a sé nel momento in cui l’ha lanciato. E Lily Luna risplendeva in modo particolare. Ai margini, lontano e sfuocata, c’era un’oscurità più densa della notte, a forma di ragazza, o almeno così sembrava. Ho analizzato quel ricordo più volte e non ero riuscita a venirne a capo… Fino ad oggi.”
“Oh. Io… Capisco.” disse Severus.
Ora che il momento era passato, si rese conto di aver detto cose oltremodo imbarazzanti davanti alla famiglia di Lily, che erano facilmente fraintendibili – o, per meglio dire,
comprensibili; cosa che tutti avevano fatto, a quanto pareva –, e, come se non bastasse, si ricordò di essersi chinato a ricambiare l’abbraccio della ragazza, di nuovo non curante della reazione dei suoi parenti.
“Professor Piton.” intervenne Harry, sibilando leggermente “La prego, mi dica che
non è come penso.”
Ci volle tutto l’autocontrollo di Severus perché non arrossisse.
“Mi spiace, papà. E’ colpa mia.” intervenne Lily, ormai serena, prendendo le difese del suo compagno e avanzando, interponendosi fra loro.
“Harry, caro, penso che dovremmo andare un attimo di là e…”
“
Tu sapevi!”
“No! Cioè, l’ho scoperto tre giorni fa…”
“Lo sapevi e non mi hai detto nulla!”
“Smettila, papà! La mamma non sapeva tutto!”
“Ah! E sentiamo, che
tutto dovrei sapere ora, io?!”
Hermione, preoccupata, cercò di intromettersi in quella che stava per degenerare in una potenziale discussione con bacchette alla mano.
“Harry, dovresti calmarti un attimo e…”
“
Non dirmi cosa devo fare, Hermione! E’ mia figlia!”
“Una figlia che è ben più che maggiorenne!” insistette Lily.
Severus non sapeva né che dire né che fare, così fece vagare lo sguardo e incontrò l’espressione disgustata di Ron, che si era tenuto fuori dalla discussione, forse incapace di reagire ancora del tutto alla situazione.
“Finché vivrai sotto questo tetto, vedrai bene di seguire le
mie regole, maggiorenne o meno!”
“Bene!” urlò ancora Lily, proprio mentre Ginny cercava di strattonare il marito verso la cucina, continuando a dire “Harry, ti prego!”. Lily afferrò la mano di Severus, che, stupito, non capì le intenzioni della ragazza finché non fu troppo tardi “Vorrà dire che non dovrò più vivere sotto il tuo stesso tetto!”
E si Smaterializzò, portando con sé un costernato Severus Piton.
***
“Non ti dispiace se resto da te a dormire, vero?”
“Penso che dovresti chiarire con i tuoi.”
Lily, sospirando, si avvicinò al divano, per lasciarcisi cadere sopra pesantemente.
“Domani. Lascia sbollire papà un po’. Domani andrà meglio, vedrai.”
“Non voglio che rovini i rapporti con i tuoi per colpa mia, Lily.”
Severus si era seduto accanto a lei, e le aveva scostato i capelli dalla fronte.
La ragazza sorrise, e si mise a sedere con un colpo di reni. Il suo viso, ora, era vicinissimo a quello dell’uomo.
“Severus?”
“Sì?”
“Ti amo.”
Un piacevole calore si irradiò per tutto il corpo di Severus, fino a condensarsi nel cuore.
Era la prima volta che lei lo diceva, e forse la prima volta in assoluto che lui se lo sentiva dire.
“Ti amo anch’io.” rispose, commosso e sincero come non mai.
Lily gli diede un lieve bacio a fior di labbra.
“Domani torno a casa e parlo con papà, promesso.”
“Bene.”
“Ma stanotte posso dormire da te, vero?”
Severus ridacchiò, e strinse Lily in un abbraccio.
Epilogo
Lily Luna era tornata a casa Potter ed era riuscita a ricucire il rapporto con i suoi.
Harry, come Ginny le aveva detto più volte, aveva solo bisogno di assimilare la novità e di accettarla, passo passo. Il fatto che Severus si fosse rivelato innocente, alla fine, aveva fatto sì che suo padre avesse minori riserve verso l’uomo, ma fino alla fine non riuscì a farselo piacere del tutto, nonostante Lily fosse evidentemente felice.
Dal canto suo, la ragazza di impegnò per non far pesare nulla alla famiglia. Ridusse le uscite e il tempo trascorso con il suo uomo, per accontentare il padre e per dar modo a tutti di abituarsi alla novità. Severus capiva e appoggiava la ragazza, nonostante gli mancasse la sua presenza. Beh, la vedeva al lavoro, e se lo sarebbe fatto bastare per un po’.
Circa due settimane dopo, i Potter vennero invitati a cena da Dudley Dursley, che non vedeva l’ora di rivedere il cugino e di far pace per tutto, dopo tutti gli anni passati. Harry accettò di buon grado – mormorando qualcosa su una tazza di the andata in frantumi – e conoscere i Dursley servì ad allontanare l’argomento ‘Severus è il compagno di Lily’ per un po’ di tempo.
A Severus vennero ridati i ricordi, assieme alla lettera e alle foto che lo ritraevano con Lily Evans. Lui se le guardò tutte una sera, sorridendo, e poi le rinchiuse di nuovo nella scatola, posandola sul ripiano più alto dell’armadio, dimenticandosene in fretta.
Non aveva alcun bisogno di ossessionarsi con ciò che apparteneva al suo passato. Quello che aveva detto a Lily era vero: una volta scoperta l’identità dell’Ombra e la sua innocenza, non aveva più alcun rimpianto o rimorso. Nessun nodo allo stomaco simile alla nostalgia lo attanagliava, e lui non aveva più visto Lily Evans – né lei, né la sua figura – aggirarsi per casa o al parco.
Era sereno, del tutto intenzionato a viversi il suo futuro con Lily Luna Potter.
***
Alla fine dei due anni di apprendistato Lily non fu assunta.
Questo perché era impegnata con i preparativi del matrimonio, che non le avrebbero permesso di essere sempre presente, e anche e soprattutto perché, una volta sposata con Severus, sarebbe entrata in negozio come co-titolare, e non come dipendente.
Il giorno stabilito faceva caldo; il sole splendeva e tutto sembrava procedere per il meglio.
Severus, avendo vissuto buona parte della cerimonia con un’ansia terribile addosso, riuscì in seguito a ricordarsi della giornata solo ragionando per momenti, e non seguendo la successione temporale degli eventi.
L’arrivo della sposa, bellissima nel suo vestito azzurro, e l’espressione severa di Harry che l’accompagnava all’altare.
Il tremulo “Sì” che aveva sigillato le loro promesse; l’inizio della loro vita insieme.
Le congratulazioni maliziose da parte di Fred jr Weasley.
Il taglio della torta, avvenuto in mezzo ai flash delle macchine fotografiche.
Il bouquet atterrato in grembo ad un attonita Rose Weasley, che era già sposata e che per questo non aveva corso per accaparrarsi il fortunato premio – Lily aveva davvero una mira pessima.
Un ballo che aveva dovuto fare con Ginny, che non smetteva di ridere e dire “Se qualcuno me l’avesse detto anni fa, gli avrei lanciato sicuramente una Fattura Orcovolante!”
E il sorriso, il sorriso enorme e luminoso di Lily, vicino mentre ballava o lontano mentre chiacchierava con gli invitati, ma sempre rivolto a
lui.
La prima notte di nozze, invece, Severus la ricordava con una dovizia estrema di particolari. C’era qualcosa di profondamente eccitante e
giusto nel fare l’amore da marito e moglie; una complicità che fino ad allora non avevano avuto; un modo di amarsi che comprendeva risate e solletico, e non solo gemiti e movimenti sincronizzati.
A conti fatti, non rimpiangeva nulla, né avrebbe cambiato qualcosa. Se anni di incertezze, di non sapere chi era stato in passato, di tormentarsi perché non voleva credersi malvagio, avevano portato a
questo… Beh, Severus li avrebbe rivissuti ancora e ancora, se fosse stato necessario.
Per Lily.
Lily Luna Piton.
Suonava decisamente bene.
Severus si girò nel letto, cercando la sua neo-moglie, e Lily si accoccolò ancora di più sul suo petto.
Sorrise.
Non c’era più nessun’ombra sul suo passato, e lui era finalmente felice.