Il Calderone di Severus

Cathy63 - Un salto nel buio, Genere: Romantico - Altro Genere: Nessuno Avvertimenti: AU - Epoca: Piu' di un'epoca - Pairing: Severus/Lily

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view post Posted on 20/5/2017, 20:34
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I ♥ Severus


Potion Master

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Da un dolce sogno d'amore!

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Titolo: Un salto nel buio
Autore: Cathy63      
Beta: Ida59
Data: marzo 2014
Tipologia: long fic
Rating: Per tutti
Genere: sentimentale
Personaggio Principale: Severus Snape, personaggio originale
Altri personaggi: Evelyn Baring-Gould, Evangeline Baring-Gould, Albus Dumbledore, Minerva McGonagall, Harry Potter, Kingsley Shacklebolt, Melanie Barlett, Hermione Granger, Ron Weasley, Hagrid Rubeus, Solange Legrand, Sophie Meunier
Pairing: Severus/Lily
Epoca: Più di un’epoca (6°, 7°e post 7° anno)
Avvertimenti: AU
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi e i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
La storia partecipa al Gioco creativo n.14: Severus House Cup 
Riassunto: Severus viene risparmiato dal destino ed inizia una nuova vita
Parole/pagine: 23357/69
 
 
 
 

 
UN SALTO NEL BUIO
 
 
-1-

 
Il Presente: fine agosto 1998
   In quegli ultimi giorni c’era stato un gran fermento a Hogwarts.
Nessuno risparmiava le proprie forze per completare la sua ricostruzione e permettere la ripresa del nuovo anno scolastico che da lì a poco sarebbe ricominciato.
     Gli Archimaghi avevano fatto miracoli in così breve tempo, tanto che Severus ne era rimasto impressionato; tutto era stato ricomposto minuziosamente come un puzzle e senza mai il minimo intoppo.
   Si guardava in giro, guardava la sua Hogwarts, la sua casa finalmente curata dalle ferite inferte dal male, dal maledetto Signore Oscuro, sconfitto e ricacciato all’inferno per sempre. Alla fine la sua casa era tornata a risplendere, ma questa volta di una luce inconsueta per lui così come per la sua vita; il castello sembrava agghindarsi a nuovo per onorare tutto il suo coraggio ed il suo riscatto, per averlo “appoggiato” fino allo stremo. 
   Severus fu distolto dai suoi pensieri dal Mastro Archimago, Woodruff, che velocemente lo raggiunse.
« Professor Snape! »lo chiamò, affaticato dal peso dei documenti e dei disegni che si portava sempre dietro.
« Mi permette di ragguagliarla sui tempi? » chiese con voce asprae percorsa da un certo fremito, e l’espressione di chi nutre un’indiscussa soddisfazione per il raggiungimento degli obbiettivi.
« Certamente, Woodruff, mi dica pure. » rispose Snape mostrando un lieve sorriso.
« Posso con tutta certezza affermare che finiremo i lavori ben cinque giorni prima del previsto, Professore! » proseguì fiero.
« Devo ancora una volta complimentarmi con lei per l’eccellente lavoro, il Ministero saprà ricompensare degnamente ogni vostro sforzo. » puntualizzò Severus con aria autorevole.
« Oh, Professor Snape, se non avessimo avuto il suo completo appoggio e sostegno, non avremmo ottenuto un risultato così sorprendente! » replicò il Mastro accennando ad un inchino riverente in
segno di stima, quindi si congedò.
   Severus non era abituato a tutta quell’attenzione alla sua persona. Certe smancerie non facevano per lui e molto probabilmente non avrebbe mai perso il suo lato sarcastico e spigoloso, ma cercava di tenersi a freno. In fin dei conti sapeva di essere ancora temuto, per certi versi, anche se le persone, tuttavia, cominciavano a guardarlo anche con rispetto e ammirazione, e indubbiamente la cosa cominciava a piacergli.  Non negava a se stesso che il suo grande desiderio era di essere ricordato come colui che aveva ricostruito Hogwarts.
I rimorsi lo avevano perseguitato per anni, rendendo la sua anima un luogo buio e tetro. Tuttavia, ora, doveva cercare di fare un passo avanti, doveva convincersi che ormai essi facevano parte di un passato che non gli apparteneva più.  Così come l’immagine che in molti avevano avuto di lui. Si chiedeva se gli studenti lo avrebbero accettato alla ripresa della scuola, gli stessi che lui non era riuscito a proteggere dalle crudeltà dei Carrow. Il timore che non potessero comprendere sino in fondo ciò che aveva fatto era ben presente in lui. Ma l’atteggiamento verso la vita era stranamente cambiato e Severus se ne rendeva conto ogni giorno di più: stava diventando man mano più sereno e positivo, e questo aveva in sé qualcosa di davvero magico.
   La soddisfazione maggiore fu quando Harry lo cercò per scusarsi con lui. Ricordava ogni singola parola che il ragazzo gli aveva rivolto, parole sincere, miste ancora a stupore e incredulità per quello che aveva scoperto e che, in tutti quegli anni, lui gli aveva magistralmente celato.
In un primo momento, Harry dall’emozione aveva faticato ad iniziare un discorso, in balia ancora dello sconcerto che provava: seguitava a balbettare senza giungere ad una frase compiuta. Poi era partito come un fiume in piena, sino ad arrivare all’ultima frase.
 
« Mi perdoni se ho sempre e comunque dubitato di lei, Professor Snape, in ogni situazione e ad ogni occasione… io... io non pensavo veramente che... »
« Potter, tu non potevi sapere e non dovevi sapere. » lo interruppe scandendo le parole.
Quella frase sembrava aver alleggerito lo stato d’animo di Harry, quasi a giustificare tutto ciò che di sbagliato ed ambiguo il ragazzo aveva pensato di lui.
« Sono sicuro che mia mamma se fosse ancora qui le sarebbe immensamente grata, come lo so sono io, Professore. Grazie. » concluse Harry guardando a lungo Severus nel silenzio che ormai era calato tra i due.
Snape contraccambiò quell’intenso sguardo che valeva per lui più di mille parole.
Aveva intuito molto bene che Harry, rimasto ormai senza una guida matura, lo avrebbe considerato in modo totalmente differente. Si sarebbe rivolto a lui come un figlio fa con il padre e lo avrebbe fatto con riconoscenza, la stessa che Severus lesse nei suoi occhi, in quegli occhi maledettamente uguali a quelli di Lily.
 
   Assorto in quel turbinio di ricordi e pensieri, Severus stava attraversando uno cortile da poco ultimato nel restauro, giusto per accertarsi che tutto rientrasse secondo i parametri stabiliti. Era un compito inutile viste le abilità degli Archimaghi, ma lui era lì anche per quello.
Ad un tratto, vide Minerva venirgli incontro con gran fretta.
Anche lei aveva voluto scusarsi con lui. Era stata contenta di farlo anche per tutti quegli anni di insegnamento che avevano condiviso diventando in un certo qual modo quasi amici. Con gran dolore aveva dovuto considerarlo un nemico ed era perfino arrivata ad odiarlo; ma ora che tutto si era infine chiarito, era felice di vederlo nuovamente ad Hogwarts e di poter contare ancora sulla sua amicizia e lealtà.
« Oh, Severus, finalmente ti ho trovato! » disse Minerva con chiaro sollievo. « Il Ministro Kingsley Shacklebolt è arrivato prima del previsto! L’ho fatto accomodare nell’ufficio del preside e ti sta aspettando. » proseguì la donna.
« Ti ha forse accennato alla decisione che è stata presa? » chiese Snape con interesse.
« No, Severus, ma sembra essere… azzarderei positivamente impaziente! In considerazione anche del fatto che, dopo il tuo processo al Ministero, ha sempre appoggiato la tua candidatura. » precisò sorridente Minerva. 
S’incamminarono per raggiungere la presidenza e Minerva dovette affrettare continuamente il passo per stare dietro a Severus, visibilmente impaziente e desideroso di avere infine la comunicazione che stava aspettando. Sperava che Minerva non si sbagliasse sulla finalità del Ministro.
Arrivati davanti al Gargoyle, Snape pronunciò la parola d’ordineed esso scorrendo lateralmente rese disponibili le scale a chiocciola. Lasciandosi trasportare verso l’alto, Severus e Minerva si ritrovarono davanti alla porta di quercia dell’ufficio che era rimasta spalancata.
Shacklebolt stava esponendo al ritratto di Albus l’intera riorganizzazione del Ministero e di come procedeva a ripulirlo da tutti i traditori che, ora più che mai, cercavano di nascondere i propri misfatti per evitare la sicura condanna.
Kingsley si interruppe sentendo distintamente i passi dietro di lui e si girò con aria cordiale.
« Professor Snape, che piacere rivederla! Perdoni il largo anticipo con cui mi presento, ma ho preferito venire immediatamente per comunicarle che il consiglio scolastico ha preso quella che ritengo essere la giusta decisione. » disse amichevolmente. « Senza tanti preamboli, le annuncio che lei è da ora, ufficialmente ed all’unanimità, il nuovo preside di Hogwarts! » esclamò.
Gli occhi scuri di Severus si accesero all’istante, radiosi e fieri: nonostante possedesse una gran maestria nel controllarsi, in quella circostanza non poté non esibire un delicato e spontaneo sorriso, quelli di cui aveva perso memoria ormai da lungo tempo.
« Auspicavo un responso affermativo e devo ammettere di essere onorato dell’incarico definitivo che mi avete appena affidato, Ministro. » rispose con garbo.
«  Mi piacerebbe fare due chiacchiere con lei! Mi rendo conto che è parecchio occupato in questi ultimi giorni, ma ho la necessità di discutere con lei alcuni dettagli per quanto riguarda il programma scolastico ed il nuovo corpo docenti. » il tono di Shacklebolt si fece più serio ed autorevole. « Ho bisogno di avere, ovviamente e con urgenza, il suo benestare per confermare educatori e mansioni, ed il tempo stringe! » proseguì l’uomo.
« Certamente, Ministro. » rispose conciso Severus.
I due si sedettero e Minerva approfittò   di  quell’attimo  di  silenzio  per  chiedere  educatamente
«  Gradirebbe un tè, Ministro? »
« Sì, grazie! Mi farebbe molto piacere. » affermò cordialmente.
Mentre la donna si congedava, Kingsley riprese a parlare.
« Prima di tutto le devo dire che arrivando a Hogwarts ho potuto constatare che i lavori sono di fatto quasi al termine! Non ha tralasciato nessun particolare e devo confessare di non esserne sorpreso. Ero certo che non mi avrebbe deluso, Snape, così come sono certo non lo farà neanche in futuro. »
« La ringrazio, Ministro, le assicuro che saprò mantenere alto il nome della scuola. » rispose Severus con voce profonda.
Odiava quei convenevoli e avrebbe voluto liquidare con due parole tutta la faccenda, ma sapeva che, proprio nella sua nuova veste, non poteva fare diversamente. Rassegnò quindi il suo animo pensando a ciò che potevano rappresentare per lui alcune parole in più, dopo tutto quello che aveva dovuto affrontare: una sciocchezza, senza dubbio.
In quel momento, Minerva rientrò in presidenza seguita da un vassoio d’argento finemente cesellato sospeso a mezz’aria. Sopra vi erano poggiati teiera e tazze, accompagnate da paste, dolcetti e biscotti. Un intenso, dolce aroma di burro cotto si diffuse per tutta la stanza. Con un morbido ed elegante gesto della bacchetta, la donna diresse il vassoio verso il tavolo, dove questi si posò delicatamente tra i due uomini.
Kingsley era risaputo essere un tipo molto vorace, soprattutto per quanto riguardava i dolci, e non mancò infatti di rimarcarlo entusiasta.
« Per tutte le barbe di Merlino! Come faceva, Professoressa McGonagall, a sapere che sono i miei preferiti? »  esclamò aguzzando la vista su tutta quella abbondanza.
Severus inarcò il sopracciglio indispettito da quella plateale interruzione e guardò Minerva i cui occhi gli stavano suggerendo di trattenersi dal pronunciare una sola parola di disappunto. Severus rilassò l’espressione e si rassegnò nuovamente: la questione sarebbe andata avanti per le lunghe e sapeva che avrebbe dovuto rinunciare al programma che si era prestabilito per il pomeriggio.
 
   La giornata si era finalmente conclusa, così come la frugale cena e Severus aveva sentito l’esigenza di rileggere la lettera di Albus nello stesso luogo dove, suo malgrado, lo aveva dovuto uccidere.
L’aria che entrava nella Torre di Astronomia era più pungente del solito, segno che l’estate stava volgendo al termine, come la vita che il mago aveva vissuto e condotto sino a poco tempo prima.
Severus aprì quelle pagine, le ultime parole che Albus voleva lui leggesse. Erano state di gran conforto per lui, gli avevano alleggerito il peso della solitudine, discolpandolo da quelli che lui credeva essere suoi errori, ma non rappresentavano tuttavia le risposte ai suoi ultimi interrogativi.
Solo l’ampolla, con i ricordi di Albus, era stata l’ultimo tassello di un mosaico per certi versi complesso, la cui genesi andava cercata nel passato.
 
 
 
 
 
 

-2-

 
 
Il Passato: novembre 1984
   Evelyn Baring-Gouldaveva frequentato Hogwarts negli stessi anni di Severus, Lily, James e tutti i suoi compagni d’avventura. Non aveva mai compreso perché, nonostante il suo intenso desiderio di essere smistata nei Serpeverde, il Cappello Parlante l’avesse invece destinata ad altra Casa, pronunciando sottovoce: “Troppo evidente Serpeverde per te, non è qui il sapere di cui un giorno bisogno avrai.”, per poi esclamare“CORVONERO!”.
Non aveva mai compreso il significato di quelle parole, fino a quel momento. Le venne l’illuminazione come un fulmine a ciel sereno, ed ancora una volta ebbe la conferma di quello che avrebbe dovuto compiere.
   Evelyn aveva ricevuto l’assenso da Dumbledore, che acconsentiva all’udienza che gli aveva richiesto con una certa urgenza.
Era dai funerali di Lily che non aveva più rivisto il Preside e le dispiaceva molto essere sparita per tutto quel tempo. Oltre ad aver deciso così, aveva avuto anche parecchie cose da sistemare e molte altre da approfondire.
Prima di partire sentiva di doverlo salutare. Se lei era stata una brava studentessa, lo doveva anche a lui oltre che alle sue doti di maga. Ma non era questo il vero motivo che l’aveva indotta a rendergli visita. Dal giorno in cui Dumbledore si fidò di lei, ascoltando le sue parole, si era creata una strana confidenza tra loro. Questo aveva accresciuto in Evelyn la gratitudine verso quel saggio mago.
  Bussò e dopo aver distintamente udito “Avanti” aprì la porta ed entrò con gran vivacità, esclamando:
« Grazie, Preside, per avermi ricevuta, sono contenta di rivederla ed era… »
S’interruppe bruscamente non appena accortasi che nella stanza era presente anche Severus. Percepì il proprio battito cardiaco fermarsi per alcuni secondi, all’improvviso turbata, e sentì irrigidirsi tutti i muscoli. Velocemente cercò di sviare il proprio sguardo contrariato da quello di Severus che la stava squadrando nel profondo, in cerca del motivo per cui lei si trovasse lì.
« Posso tornare più tardi visto che è impegnato, Preside. » disse visibilmente inquieta e con un sorriso tirato.
« No, Evelyn! Io e Severus abbiamo finito. Accomodati pure. » rispose pacato e sicuro.
Severus fece un cenno con il capo a Dumbledore, quale segno dell’imminente congedo; si fermò per un istante accanto ad Evelyn, ancora in cerca nei suoi occhi di una risposta alla sua presenza. Ma la donna, sempre più a disagio, per ovviare all’imbarazzo di dover sostenere il suo penetrante sguardo si mosse rapida verso l’anziano mago, mentre Severus stava ormai uscendo.
« Mia cara Evelyn, che piacere rivederti! Quanti anni sono passati? Tre? » disse affettuosamente.
« Sì, Dumbledore, e me ne vergogno! Non avrei dovuto far trascorrere così tanto tempo prima di venire a trovarla. » rispose con dolcezza.
« Non importa, sarai stata certamente indaffarata per non essere riuscita a venire a rendermi visita prima! » anticipò comprensivo Albus, che intuiva non essere quella la causa della sua assenza, ma voleva sollevarla dall’accampare false scusanti.
« Non ho potuto fare a meno di notare che appena sei entrata qui i tuoi occhi erano di un azzurro sereno. » proseguì con garbo. « Poi, quando ti sei resa conto della presenza di Severus, si sono incupiti. So riconoscere quando qualcosa ti agita. » la osservò l’uomo.
Evelyn abbozzò un sorriso e non ritenendo di dover dare alcuna spiegazione sul suo stato d’animo, andò diretta al dunque.
« Sono venuta a salutarla. Sto per lasciare l’Inghilterra. » disse con aria gentile.
« Per andare dove? » chiese sorpreso.
« In Francia, presso l’Accademia di Beauxbatons.Ho fatto domanda per un posto d’insegnante e l’hanno subito accettata! »
« Non ho dubbi, Evelyn, hai una buona preparazione! E ti avrei assegnato un incarico anche qui a Hogwarts, se solo tu me lo avessi richiesto. Perché non lo hai fatto? E’ forse Severus la causa? » domandò riprendendo il filo del discorso che Evelyn aveva cercato di schivare.
«No, Dumbledore, la presenza o meno di Severus qui è del tutto ininfluente per me. » replicò secca ed irritata. Poi, moderando il tono della voce riprese:
« Ho semplicemente bisogno di mettere ordine nella mia  vita, di cambiare, di andare ed esplorare luoghi nuovi. Questa è la vera ragione. Non ho mai fatto mistero di avere una predilezione per il sud della Francia! » risposte sorridente Evelyn, mentre Albus l’osservava  malinconico.
« Non mi guardi così, Preside, ci saranno tante occasioni per rivederci, vacanze, sfide tra scuole, insomma… »
« Ora mi dai conferma di quello che sospettavo da tempo. » la interruppe mentre la donna lo fissava perplessa.
«Quello che ti ha legato a Severus non è stato solamente un sentimento d’amicizia. E’ stato molto di più. Tu ne eri innamorata e forse lo sei ancora. Non ho ragione? » le chiese con tutto il garbo e la dolcezza possibile.
« No, non… non è assolutamente così. » rispose con un certo imbarazzo.
« Non credi che in questo periodo della sua vita abbia bisogno più che mai di un po’ di conforto, di un aiuto per superare il suo tremendo dolore? » le domandò.
« Conosco bene Severus, rifiuterebbe ancora un mio aiuto. Poi ora è sotto la sua guida! Può non sembrarle, ma ne sono davvero contenta. Mi creda, gli sarò più utile andandomene ad insegnare in Francia. » si giustificò la donna.
« Credi che scappare sia la soluzione migliore? »
« Io non sto scappando! » puntualizzò Evelyn. « Ero molto legata anche a Lily, eravamo sempre insieme. Cosa pensa che succederà a Severus ogni volta che mi vedrà? Non potrà fare a meno di ricordarsi per l’ennesima volta di lei e degli errori che ha commesso. »
Fece una lunga pausa e dopo un profondo sospiro, proseguì.
« Non voglio diventare per lui un altro tormento, non io. » scandì la donna abbassando lo sguardo.
« La pensi davvero così? »
« Sì… cioè, no! Insomma… » farfugliò Evelyn. « Qualsiasi cosa io possa pensare non cambierà nulla. Severus ha già deciso a suo tempo riguardo alla nostra amicizia, quindi non vedo perché continuare a discutere, ed io non intendo ritornare sui miei passi. » protestò, concludendo così l’argomento Severus.
Albus comprese la riluttanza di Evelyn a trattare la questione e l’incontro proseguì con temi più tranquilli.
 
   Quando ebbe lasciato il Preside, Evelyn si sentì tremendamente in colpa e rattristata; non avrebbe voluto dovergli mentire, ma non aveva scelta. Non poteva in alcun modo rivelare nulla di ciò che negli ultimi anni aveva progettato. Aveva recitato bene la parte di quella che fugge per dimenticare, che fugge per amore e Dumbledore le aveva creduto. Se solo avesse intuito l’oscura e diabolica macchinazione che stava per tessere su Severus, le avrebbe impedito con tutte le sue forze di attuarla.
E lei avrebbe miseramente fallito. 





 
 

-3-

 
Maggio 1996
   Le stagioni si erano susseguire rapidamente ed Evelyn era ormai pronta a mettere in pratica ciò che aveva pianificato per anni. Era rimasta a lungo all’Accademia di Beauxbatons ed infine aveva ottenuto la cattedra di Difesa dalle Arti Oscure. Materia molto ambita, senza dubbio; ma a sua volta anche lei era tornata sui banchi di scuola. Il fatto di essere una maga dalla mente brillante e di possedere buone doti, l’aveva portata oltre tutte le più rosee previsioni. Entrare nelle grazie di Madame Solange Legrand, vice rettrice e somma esperta di Arti Oscure, non era stato  facile.
Aveva dovuto lavorarsela con infinita astuzia e attenzione per ottenere da lei tutte le nozioni di cui aveva estremo bisogno; ma non aveva assolutamente previsto che con quella donna, così rude e scontrosa, avrebbe instaurato un rapporto che andava ben oltre il livello professionale.
Madame Solange arrivò a considerarla come una figlia. La figlia che, anni prima, aveva perso per colpa di un Mangiamorte. Questo scusava ampliamente la sua avversità nei confronti di Severus.
Si era prodigata ad insegnarle tutte quelle antiche e dimenticate arti oscure, di cui non v’era traccia neanche nel reparto proibito della Biblioteca di Hogwarts; incantesimi che il Ministero aveva bandito da parecchio tempo.
   La complicità tra le due donne convinse alla fine Evelyn a svelare a Solange del sogno che, sin da piccola, ripetutamente la perseguitava. Nonché della sua profezia che lei stessa, intrufolandosi un dì nel Ministero della Magia, aveva trafugato. Ne era venuta a conoscenza sempre grazie alle indicazioni del sogno. La visione le aveva mostrato due funzionari del Ministero intenti a spingere un carrello pieno di sfere; una di queste riportava il suo nome ed il numero della posizione nelle immense scaffalature.
Evelyn comprese allora che sogno e profezia erano facce di una stessa medaglia e che non potevano esistere, in effetti, separate.
   Madame Solange, una volta conosciute le intenzioni di Evelyn, manifestò tutta la sua contrarietà. Si trattava di utilizzare arti proibite; se pur le conoscesse bene e ne avesse una gran padronanza, non era per nulla propensa ad un loro utilizzo, neanche nei confronti di Severus.
Aveva infine ceduto alle insistenti richieste di Evelyn e, accettando di aiutarla, le aveva rivelato l’incantesimo che avrebbe dovuto utilizzare. Anche se malvolentieri per certi versi, capiva che per la donna non c’erano alternative. Lasciando la facoltà di scegliere quale sentiero intraprendere, il destino aveva già mosso tutte le sue pedine, aveva già determinato ogni cosa da lungo tempo, suggerendo di fatto la sua volontà.  Era come una ragnatela che, ad ogni tentativo di rimuoverla, il ragno pazientemente ritesseva.
 
   Evelyn procedé lungo tutto l’androne che portava alla principale scalinata e la percorse velocemente fino a raggiungere il secondo piano. S’infilò nel terzo corridoio a destra che portava agli alloggi della vice rettrice.
L’aveva chiamata forse per mettere a punto gli ultimi dettagli, o, più probabilmente, per l’ennesima esortazione a non fare ciò di cui avrebbe potuto pentirsi un giorno.
« Eccoti finalmente! Allora, ci hai pensato bene? Sei davvero decisa? » chiese con volto scuro e nervoso.
« Sì. » rispose con calma Evelyn.
« Non c’è proprio nulla che possa fare o dire per farti desistere? » insisté Madame.
« No, Solange. Tutto è pianificato ed è giunto per me il momento di agire. »
« Non vorrei sembrarti insolente, ma lasciatelo dire. » la guardò con gli occhi lucidi, poi strillò « Sei un’incosciente! ».
Dopo un lungo silenzio necessario alla donna per calmarsi, riprese.
« Tu non hai la più pallida idea di che cosa è capace quell’uomo. Forse la tua memoria è rimasta a quando eravate ragazzi. Pensi di poterlo raggirare facilmente? Se ti scoprisse? Per me resta un maledetto Mangiamorte e non esiterà ad ucciderti! »
« No, non lo farà. » confermò seria Evelyn.
« Già una volta Severus stava alzando la bacchetta per scagliarti chissà quale maledizione. Vuoi rischiare nuovamente di trovarti in una situazione spiacevole? »
« Non succederà, te lo garantisco. » la rassicurò ulteriormente.
« Se avessi un ripensamento e volessi cambiare idea? Sai benissimo che l’incantesimo una volta pronunciato non può essere più sciolto, perché sancito con il sangue. » replicò testardamente l’anziana donna.
Dopo una pausa, lo sconforto in Solange si fece sempre più lacerante, tanto da indurla ad un’inconsueta supplica.
« Stai giocando con il fuoco, Evelyn, ti prego sei ancora in tempo per tornare indietro. » implorò la donna.
« Capisco benissimo tutte le tue inquietudini, ma so perfettamente cosa sto facendo. Ti scongiuro,
non insistere! Non rendermi la cosa più difficile e dolorosa di quanto non lo sia già. Per favore. » invocò Evelyn con voce tormentata.
Solange capì che ogni parola sarebbe caduta nel vuoto, conosceva bene la sua determinazione e allentò la morsa dissuasiva.
« Hai un effetto di Severus? » chiese con calma, nella speranza di una risposta negativa.
« Sì. Quasi involontariamente me lo sono procurato a suo tempo. »
« L’Immaginavo. »  rispose avvilita.
Poi l’espressione di Solange si fece allarmata: distratta incessantemente dai suoi innumerevoli tentativi di far desistere la donna, non si era mai soffermata su un dettaglio basilare.
« Dannazione! » esclamò « Non mi hai ancora spiegato come intendi entrare indisturbata a Hogwarts. Sai che sarà fondamentale soggiornarvi a lungo affinché funzioni! Così come lo è il fatto che lui non dovrà mai avere il minimo dubbio, altrimenti il sortilegio ti si rivolterà contro! »
« Ho pensato anche a questo. In verità non mi c’è voluto molto perché ho una sola possibilità. » Evelyn fece un lungo respiro preparandosi alla sicura reazione della donna, che sarebbe andata un'altra volta su tutte le furie, quindi terminò la frase. « Non sarò io a presentarmi ad Hogwarts, ma… Evangeline. »
Solange la fissò intensamente, sbarrò gli occhi impallidendo all’improvviso. Sempre più dissentita gridò « Che cosa? »
 
 
 
Poche chiare parole,
per un patto firmato con il sangue e l’oscurità
da cui non si fa ritorno…….
 
 
 

 
 
 
 

-4-

 
 
1 settembre 1996
   Dal binario 9 e ¾ della stazione di King’s Cross, il treno per Hogwarts era partito come di consueto in perfetto orario.
Evangeline aveva cercato e trovato posto in uno scompartimento senza occupanti: preferiva tenersi in disparte. Non conosceva nessuno, ma non nutriva neanche il desiderio di simpatizzare con gli altri studenti. Voleva concentrarsi, e, per farlo, aveva bisogno della massima tranquillità. Da lì a poco si sarebbe ritrovata in prima linea e, se pur cercasse di mantenere la calma e la giusta freddezza, sapeva che una volta arrivata là avrebbe rischiato di sentire il cuore in gola. Lo scoglio maggiore sarebbe stato quello di trovarsi al cospetto di Severus. Quell’uomo era come un demone capace di fiutare la minima ed impercettibile emozione; il fatto che potesse scrutare nella mente altrui come e quando voleva le dava un certo brivido e si rendeva conto che non avrebbe mai dovuto abbassare la guardia. Questa era la vera difficoltà cui stava andando incontro, ma il tempo di agire era arrivato. Era risoluta ed era troppo tardi ormai per tirarsi indietro.
   Hagrid la individuò appena scesa dal treno, invitandola ad unirsi al gruppo degli studenti del primo anno.
« Come? Dovrei presentarmi con questi infanti inesperti? » aveva replicato la ragazza con disappunto.
Benché lei avesse sedici anni era stata considerata, a ragion veduta, come una ‘novellina’ che doveva essere categoricamente smistata in una delle quattro Case. Dettaglio che non aveva assolutamente vagliato convinta, data la sua età, che lo smistamento sarebbe avvenuto in un secondo momento e lontano dalla moltitudine di sguardi.
   Entrando nella Sala Grande Evangeline provò un forte disagio; svettava sulle teste di quei piccoli primini. Mentre s’incamminava nel corridoio di mezzo formato dai lunghi tavoli, si sentì al centro dell’attenzione. Ciò non le piaceva perché, nel mormorio generale, avvertiva chiari gli interrogativi e le parafrasi imbarazzanti degli allievi seduti. Non solo spiccava dal gruppetto per la sua considerevole altezza, ma era anche una giovane donna attraente. Tutto nel suo viso era armonico, dalle labbra rosate agli occhi di un azzurro inteso; i setosi capelli castano chiaro  scendevano lungo la schiena di un corpo che, paragonato ai piccoli che la circondavano, appariva più sinuoso ed interessante.
Quando giunse in prossimità delle brevi scale che separavano la zona studenti da quella dei professori, ebbe l’intera visuale della tavolata dei docenti. Lesse l’attonito stupore nei volti di quanti avevano avuto modo di conoscere sua madre.
Passandoli in rassegna ad uno ad uno, Evangeline giunse a quello di Severus che l’aveva già notata e scrutata non appena varcata la soglia della Sala, senza mai allontanare lo sguardo da lei. La ragazza sentì stringersi lo stomaco avvertendo i primi sudori freddi in fronte; riprese fermamente il controllo ricacciando nel suo profondo intimo tutte quelle sensazioni.
Attese pazientemente di essere chiamata, quand’ecco la professoressa McGonagall pronunciare il suo nome.
« Evangeline Baring-Gould. Vieni. ». la chiamò Minerva senza trattenere lo stupore.
« Mi sembra di aver fatto un salto indietro nel tempo, sei proprio come tua mamma. » le disse dolcemente facendole segno di accomodarsi sulla sedia.
Il silenzio era calato nella Sala. La professoressa le mise il Cappello in testa e questi iniziò a  mormorare sottovoce.
« Evangeline Baring-Gould. »  scandì lentamente.
« Mmmh… mente notevole e brillante. Troppe sono le tue qualità! Coraggio ed audacia di un Grifondoro! Costanza e pazienza di un Tasso!  Intelligenza e sapienza di un Corvonero! Intraprendenza ed astuzia di un Serpeverde… mmh… dove ti colloco? »
« Corvonero. Voglio andare nei Corvonero! » suggerì intensamente la ragazza.
« Sei sicura? Non saresti meglio nei Serpeverde? »
« Non nei Serpe. » ritmò fermamente e sottovoce la ragazza.
Il Cappello sembrò esitare per qualche istante, poi le mormorò.
« Se una missione devi ultimare, nei Serpeverde io ti dovrò mandare. »
« No! » disse Evangeline incrociando le dita.
Dopo un’ulteriore pausa di riflessione, il Cappello sentenziò chiaramente: « SERPEVERDE! »
La ragazza si sentì raggelare il sangue. Non sapeva bene se opporsi replicando al Cappello per quella scelta non voluta. Per ben la seconda volta non aveva tenuto conto della preferenza, per lei  come per Evelyn ai suoi tempi. Ma non era quello il momento per far trapelare le sue emozioni e le sue paure, neppure quel pizzico di rabbia che quella decisione le aveva provocato. Sentiva lo sguardo inquisitorio di Severus su di lei. incuriosito dall’insolito comportamento del Cappello. Infatti il mago aveva chiaramente udito le volontà di Evangeline ed ora sembrava voler frugare e carpire da lei l’ultima frase del Cappello.
Si alzò e, senza voltarsi in direzione dei professori, si diresse verso la tavolata dei Serpeverde. Si sedette al primo posto che trovò libero, pentendosi immediatamente della sua affrettata decisione; poteva andare più in fondo in modo da “scomparire” alla vista di Severus.
Aspettò qualche istante e girò la testa verso di lui incrociando il suo gelido sguardo.
“Non abbassare gli occhi, non farti vedere impaurita, non con lui o ti prenderà di mira e la permanenza qui sarà peggiore di quanto tu abbia messo in conto.” pensò tra sé la ragazza.  
Venne distratta dalle sue riflessioni da Melanie Bartlett, una ragazzina minuta e dall’aspetto sveglio, coi riccioli biondi ed un viso tempestato di lentiggini. Anche lei era stata appena smistata nei Serpeverde.
« Ciao! Evangeline, giusto? » chiese cordiale, mentre le si sedeva accanto.
« Sì, e tu come ti chiami?  » domandò con un dolce sorriso.
« Melanie. » rispose con un’aria un po’ spaesata.
Quando il Cappello parlante ebbe finito di smistare tutti i nuovi studenti, ed  Albus di fare il suo discorso di benvenuto per il nuovo anno scolastico, nella sala echeggiava il solito allegro brusio composto da risate, voci e racconti delle avventure estive.
Nel corso del banchetto, Melanie sembrava essere scivolata il più possibile vicino ad Evangeline, come se in quel contatto fisico cercasse una qualche rassicurazione. Lei comprese più chiaramente con il tempo che la ragazzina, rimasta orfana, aveva bisogno di qualcuno che le volesse bene e di uno stabile punto di riferimento nella sua vita: Melanie avrebbe finito per considerarla come una sorella maggiore.
 
   Severus approfittò prontamente della fine della cena per avvicinarsi a Dumbledore.
« Albus, credo che tu convenga con me che il Cappello abbia impiegato parecchio tempo per la signorina Baring-Gould, per poi non rispettare la sua volontà e… »
« Sì, Severus. » lo interruppe Albus. « Sono rimasto sorpreso anch’io, ma credo che le abbia detto semplicemente che lei non è esattamente un Corvonero come sua madre! » disse anticipando la richiesta di Snape che lo guardò sorpreso e perplesso, in attesa di ulteriori delucidazioni.
« Perdonami, Severus. » proseguì con garbo Albus. « Temo di aver dimenticato di avvisarti ma rimedio subito, visto che la ragazza è entrata nella tua Casa. Sicuramente avrai memoria di Evelyn, era amica tua e di Lily. La ragazza è sua figlia e ti sarai accorto anche tu che sono proprio come due gocce d’acqua. » puntualizzò il preside con un sorriso.
« Ma Evelyn non si era trasferita in Francia ad insegnare a Beauxbatons? Non sapevo avesse avuto una figlia. » aggiunse Severus sempre più attonito.
« Se devo essere sincero non lo sapevo neanch’io. Quando Evelyn venne a salutarmi non ne fece parola.  Credo se ne sia andata proprio per questo motivo. »
« Perché avrebbe dovuto farlo, Albus? » chiese inarcando il sopracciglio.
« Non è sposata, Severus e nell’iscrizione di Evangeline non risulta il nome di un padre. Se ha commesso un errore all’epoca, ha forse preferito tenerlo nascosto. » rispose con rammarico pensando all’interpretazione sbagliata che aveva collegato alla partenza di Evelyn.
« Ora è tornata e ha iscritto la figlia al 6° anno. » prosegui Dumbledore. « Se dopo cortesemente mi accompagni nel mio studio, ti mostro la lettera di presentazione della ragazza che la vice rettrice dell’Accademia, Madame Solange Legrand, mi ha inviato. Ne parla molto bene e sottolinea che è notevole per la sua età, avanti con gli studi ed in maniera particolare con le materie di Difesa dalle Arti Oscure e Pozioni. Penso che sia per questo che il Cappello l’abbia messa sotto la tua guida. »
Severus annuì con un leggero cenno del capo, poi con gli occhi cercò di incontrare ancora quelli della ragazza. Era davvero come rivedere Evelyn con la sola differenza che, nello sguardo della figlia, non trasparivano quella gentilezza e vitalità che erano propri della madre.
  Severus ripensò a tutte le volte che la sua amica aveva cercato in tutti i modi di consolarlo, di essere sempre presente quando lui era deluso e di cattivo umore. Con la sua spensieratezza e gioia di vivere, anche se qualche volta lo irritava con la sua effervescente invadenza, era l’unica che avesse veramente capito quanto lui amasse Lily. Gli era stato chiaro poiché era proprio in presenza di Lily che l’invadenza di Evelyn lasciava posto alla complicità: aveva una scusa sempre pronta per lasciarli da soli, strizzandogli segretamente l’occhio.
Severus si rammentò delle innumerevoli occasioni in cui anche Evelyn lo aveva esortato a non prendere la strada sbagliata, a non seguire l’Oscuro Signore, fino a quel malaugurato giorno in cui aveva respinto irreparabilmente la sua amicizia.
 
« Sei una testa dura, Severus! Ma possibile che non capisci che così peggiori solo le cose? Da tempo Lily non ti rivolge più la parola e se vuoi proprio saperlo mi sono stancata anch’io! » gli aveva gridato.
Severus, accecato ormai dalla sua bramosia di potere, le aveva lanciato un’occhiataccia furente piena di rabbia e risentimento. L’istinto di alzare la bacchetta e di toglierle il respiro stava prendendo forma nella sua mente e nella sua mano. Non sopportava il modo con cui stava osando rivolgersi a lui. Evelyn era impallidita guardandolo e lui aveva respirato la sua paura. La stessa che le impose di proseguire con tono più pacato:
 « Scusami, Severus, ma non c’è sordo più sordo di chi non vuole ascoltare. Capisco di esserti inutile. La mia  amicizia non può competere con quella di Voldemort. » disse la donna con una voce che richiamava il lamento della disfatta e lui lo leggeva anche nel suo sguardo smarrito e rattristato. Gli si era avvicinata per dargli un’ultima tenera carezza, ma Severus l’aveva fermata stritolandole il polso. Evelyn accennando ad un imbarazzato sorriso si era divincolata lentamente dalla presa per poi andarsene.
Neanche dopo la maledetta notte, Severus aveva voluto cercarla. In quel momento così drammatico, forse Evelyn avrebbe saputo come alleviargli, anche se in minima parte, la tremenda sofferenza. O forse, più semplicemente, gli avrebbe offerto una spalla su cui piangere abbracciando il suo grande dolore.
 
« Severus… Severus! » lo richiamò gentilmente Dumbledore « Qualcosa ti impensierisce? »
« No, Preside. » replicò deciso.
« Vogliamo allora incamminarci verso il mio studio? » chiese Albus sorridendogli.
I due magi si diressero verso l’uscita della Sala.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

-5-

 
In tarda serata
Quando ebbero finito, era tempo di rientrare nelle sue stanze. Stava rimuginando lo scambio di vedute appena concluso con Albus e stringeva in una mano la lettera di presentazione della Signorina Baring-Gould. Francamente non sapeva cosa farsene. Aveva già considerato che tenerla tra le scartoffie o bruciarla in qualche camino per lui non faceva differenza. Camminando in uno degli innumerevoli corridoi del Castello, Severus fu attratto casualmente dal quadro di Sir William Arthur Wellington, antico mago ed abile stratega della casata di Corvonero, ritratto nella fervida lettura di un libro.  Si fermò a contemplarlo; quell’immagine gli rammentava qualcosa del suo passato, qualcosa di gradevole che fece svanire per un attimo tutte le sue preoccupazioni, immergendolo nei ricordi.
 
Erano da poco terminate le vacanze natalizie che lui detestava passare a casa con il padre. Era il 9 gennaio e avrebbe compiuto 15 anni. Un giorno come un altro se Evelyn non avesse pensato di fargli una sorpresa. Lo aveva rincorso in uno dei cortili, chiamandolo.
« Severus, aspettami! ». 
Quando l’ebbe raggiunto, riprese fiato e proseguì.
« Te lo chiedo ora, se non dovessi vederti a pranzo. Hai lezione questo pomeriggio? »
« No, perché? »
« Allora fatti trovare nel cortile della fontana alle… alle tre, va bene? »
« Cosa succede? »
« Tu non ti preoccupare, vieni e basta! Se non ti vedrò mi offenderò tantissimo, a tuo rischio e pericolo! » disse scherzosa Evelyn sorridendo.
Fu puntuale come un orologio svizzero, lei invece arrivò con qualche abbondante minuto di ritardo. Era evidente che stava tenendo nascosto qualcosa sotto la casacca ed era anche qualcosa di discrete dimensioni.
Evelyn si sedette accanto, mentre Severus la guardava un po’ sospettoso.
« Sei pronto? » gli chiese.
Tirò fuori quello che stava coprendo e glielo porse con un certo sforzo visto il suo discreto peso.
« Buon compleanno, Severus! Con tutto il cuore. »
Si ritrovò tra le mani qualcosa di rettangolare impacchettato a dovere. Rimase impietrito, non se lo aspettava.
« Dai aprilo! Sono curiosa di vedere se l’ho indovinato, ma penso di sì! »
Non se lo fece ripetere una seconda volta. Scartò in fretta il regalo. Era un grande e bellissimo libro con la copertina in cuoio e le pagine in pregiata pergamena.
Lo sguardo di Severus si accese quando lesse a voce alta.
« PRATICA ALLA MAGIA MOLTO AVANZATA di Vindictus Viridian. Ma dove e come l’hai trovato? »
« Ah! Magia mio caro, pura e semplice magia! » esclamò scherzosa.
La prima pagina, oltre alla duplicazione delle diciture del titolo e dell’autore, recava in fondo due scritte: “Edizione limitata” ed a capo “Riservata ad espertissimi maghi ed insegnanti”.
Severus rimase a bocca aperta, era semplicemente stupendo, un libro che non avrebbe mai potuto permettersi e soprattutto che non avrebbe mai potuto procurarsi.
« Non dirmi che l’hai fatto ancora? »
« Fatto cosa? Io? Non ho fatto nulla! Sono innocente Vostro Onore!  » gli recitò scanzonata.
Figlia di un dirigente del Ministero della Magia, in quel luogo Evelyn poteva entrare quasi indisturbata. Aveva un’innata curiosità che la metteva spesso nei guai.  Era già capitato che l’avessero sorpresa mentre tentava di intrufolarsi in una zona riservata; ma candidamente aveva sostenuto di essersi persa e nessuno aveva dubitato di lei.
Questa volta aveva rischiato molto di più sottraendo un manoscritto di quel genere e lo aveva fatto solo per lui, per farlo felice nel giorno del suo compleanno.
« È eccezionale! » affermò sfogliandolo « Non so come ringraziarti. »
« Aspetta a dirlo! Nulla esclude che siano cose che tu sappia già! » disse divertita, proseguendo poi più seria.
« Beh! Se uno dei tuoi desideri è quello di farti una nutrita libreria, sono felice di aver contribuito anch’io e penso ci starà benissimo! ». Poi continuò ancora in tono brioso. « Quando sarai un vecchietto, lo sfoglierai e ti ricorderai della tua amica, pensando “ecco questo è stato il primo libro della mia raccolta”! »
« Lo sai, vero, che hai rischiato di metterti in seri guai? »
« Può darsi. »  sorrise. « Ma per un amico questo ed altro. »
   Quel volume Severus lo conservava ancora nella casa di Spinner’s End ed era il pezzo pregiato della sua libreria.
 
   Fissando assorto quel ritratto, Severus rifletté che, nella sua esistenza, non aveva mai conosciuto nessuno come Evelyn, così generosa, leale e schietta nei suoi confronti. Per lui c’era sempre e questo lo aveva fatto sentire speciale, tanto da chiedersi perché il destino beffardo non l’avesse fatto innamorare di lei piuttosto che di Lily. Forse la sua vita avrebbe preso una piega diversa. L’idea lo aveva sfiorato per un certo periodo, ma non aveva mai provato per lei le stesse emozioni che provava quando stava con Lily. Le aveva voluto molto bene, come ad un amico o ad una sorella, ma nulla più.
Anche quel legame si era dissolto; un altro sbaglio cui non poteva più rimediare.








 

-6-

 
Il giorno dopo: 2 settembre1996
   Capitava spesso a Severus di passare intere nottate insonni ed anche quella non fece eccezione. Si concentrò sul lavoro per non pensare al peso insopportabile della situazione che si stava delineando per lui. Finì di preparare i test d’ingresso che, quella mattina, gli studenti del suo corso avrebbero dovuto affrontare. Una semplice formalità giusto per valutare se le nozioni dell’anno precedente fossero rimaste impresse nelle menti dei ragazzi e capire cosa gli altri professori avessero loro insegnato. Ma per la nuova arrivata, Severus aveva in mente ben altro. Se ne fregava altamente di tutte le belle parole spese da Madame Legrand a favore della fanciulla. Per lui si trattava di inutili parole; anzi non sopportava affatto questo tipo di raccomandazioni scolastiche.  Voleva accertarsi personalmente sulla preparazione della ragazza che non esitò a studiare un test solo per lei. Un esame in piena regola tale da permettergli di verificare l’attendibilità delle tanto decantate conoscenze della studentessa.
Quando finì, ebbe giusto il tempo per prepararsi, fare una rapida colazione e fiondarsi velocemente in aula. Gli balenò l’idea di dove avrebbe trovato la giusta collocazione per Evangeline all’interno della classe per quel primo giorno.
Dal corridoio Severus sentì provenire chiaramente gli schiamazzi dei ragazzi che si dirigevano verso l’aula. Varcata la soglia, il loro atteggiamento mutava repentinamente non appena incrociavano il gelido sguardo di Severus. Il silenzio calò rapidamente mentre tutti si sedevano al proprio posto, eccetto Evangeline. Si guardò in giro perplessa rendendosi conto in breve che lei non ne aveva uno. L’unico banco distaccato dagli altri e rimasto vuoto, era quello davanti e ad un metro dalla cattedra.
Severus la fissò freddo ed immobile, poi intervenne.
« Mi sembra evidente che il tuo posto è quello, per ora. » disse lapidario indicandolo. La ragazza lo guardò sbigottita avviandosi verso la sua postazione, quando le precisò.
« Non avrai pensato che ti avrei messa vicino agli altri. Voglio essere ben sicuro che tu non possa copiare. »
Snape cominciò a distribuire tra i banchi i fogli dei test, tenendo per ultimo quello riservato ad Evangeline. Le si mise di fronte scrutandola dall’alto e nuovamente con tono profondo ed  inflessibile specificò.
« Dato che non so cosa ti abbiano insegnato all’accademia Beauxbatons, la tua prova sarà più lunga di quello che tu immagini. Non solo comprenderà tutto il programma del quinto anno, ma ho aggiunto anche quello del terzo e del quarto, per sicuri verificare a fondo la tua preparazione! »
Poi proseguì sarcastico e beffardo.
« In totale sono poco più di 300 domande e voglio essere magnanimo. Ti lascio circa tre ore, due della lezione più quella del pranzo. »
Severus avvicinò il suo viso a quella della fanciulla ed i suoi occhi si fecero stretti come due lame affilate. 
«  Pensi di farcela o ti ritiri per evitare che ti metta io alla porta?  » mormorò sfidandola.
La ragazza deglutì a fatica non appena si accorse della mole di lavoro da svolgere: doveva correre senza mai distrarsi se voleva terminare nel tempo concesso.
Man mano che terminavano, gli studenti uscivano dalla classe ed alla fine della seconda ora Severus ed Evangeline rimasero soli nel più totale silenzio.
Il professore iniziò con tutta calma a correggere le verifiche e tra una correzione e l’altra la controllava. Evangeline era concentrata e si concedeva brevi istanti per tenere d’occhio la clessidra sulla cattedra.
Severus ad un tratto cominciò a fissarla. Si era da subito indispettito del suo arrivo. Si sentiva arrabbiato con lei perché era come avere di fronte la giovane Evelyn e, senza volerlo ammettere, lo era anche con se stesso perché ciò lo condizionava.  Condizionava il suo giudizio.
Non bastava aver già in giro Harry, che gli ricordava Lily; ora, ironia della sorte, era arrivata anche Evangeline. Gli sembrava che il passato volesse rincorrerlo ed accanirsi contro di lui.
La ragazza annunciò di avere terminato quando mancava ancora un quarto d’ora circa alla scadenza prevista. Severus la scrutò infastidito.
« Sei così sicura di aver dato le risposte giuste da sprecare ben quindici minuti? » scandì con tono odioso.
« Certo, professore! » rispose la ragazza con fare irritante.
« Bene, signorina Baring-Gould. Vorrà dire che ogni errore lo conterò doppio. » La fulminò, seccato da tanta sicurezza.
« Per me va bene, professore… sempre che io abbia commesso degli errori!  » replicò con tono di sfida.
« Piccola impertinente che non sei altro! » la attaccò Severus. Ma non fece a tempo a continuare nella sua aspra replica che la ragazza, abbozzando ora un ingenuo e luminoso sorriso, lo avvisò. 
« Mi perdoni,  professore, ma dovrei proprio congedarmi. Avrei un'altra lezione giusto tra poco e non vorrei arrivare in ritardo. »
Severus con gelida impassibilità le fece notare che stava mettendo il suo compito volutamente sotto quelli degli altri, all’ultimo posto. Ciò voleva significare una sola cosa: le avrebbe comunicato l’esito il più tardi possibile.
Per non dargli la soddisfazione di un’ultima parola, Evangeline non fece la minima piega e se ne andò.
Appena rimasto solo, riprese subito lo scritto in mano cominciando a vagliare attentamente risposta dopo risposta. Man mano che procedeva nel suo minuzioso controllo, il suo disappunto cresceva: Evangeline non aveva commesso un solo errore!
Si trovò spiazzato; come poteva ora farla pentire per aver osato essere così insolente con lui? Rifletté attentamente come comportarsi. Scartando la decurtazione dei punti, che sarebbe ricaduta direttamente sulla sua Casa, Severus pensò che avrebbe sfruttato, per tutto il tempo necessario, la sua stessa pregevole competenza per rivoltagliela contro.
L’avrebbe obbligata a prendersi in carico compiti aggiuntivi.
Passarono due giorni e Severus consegnò all’intera classe le prove che riportavano in alto a destra la valutazione. Quando per ultima la porse ad Evangeline, la O di “Oltre ogni previsione” la fece reagire con un ironico sorrisino. Severus se lo aspettava e non esitò a replicare perentorio.
« Sì, signorina. Il tuo voto ti ha appena fatto guadagnare l’incarico di introdurre agli studenti l’argomento della lezione di oggi! Sempre chetu sia preparata come vuoi far credere. ». Poi aggiunse ancor più minaccioso. « Ne terrò conto ai fini della tua media. »
Era evidente che Severus avrebbe fatto di tutto per metterla sotto pressione, ma Evangeline non sembrò esserne per ora turbata. Iniziò come richiesto a spiegare gli Incantesimi non Verbali, lanciando un’occhiata a Severus, come a suggerirgli che il suo tentativo di farle provare imbarazzo era svanito ancor prima di iniziare.
Severus rimase freddo e distaccato. Come si era già proposto, a fine lezione la richiamò indietro non appena raggiunse la soglia dell’aula.
« Baring-Gould, non ho finito con te! ». La ragazza si voltò e comprese subito le intenzioni dell’insegnante. 
« Non conosco quali siano i tuoi impegni per oggi, ma sono sicuro che troverai il tempo per fare una ricerca dettagliata sul tema di domani. Non dovrebbe risultare così difficile per te. » intimò. Senza replicare Evangeline prese le indicazioni di quello che avrebbe dovuto preparare. Ma la sua seccatura era talmente evidente che Snape abbozzò una sarcastica smorfia. Sapevano entrambi che ciò le avrebbe richiesto un discreto tempo.
Divertito, Severus pensò che era la giusta leva per correggere la sfacciataggine della giovane e che questa sarebbe stata, d’ora in poi, la sua tattica.







 

-7-

 
Ottobre 1996: un mese dopo.
   Severus scese le scale che portavano ai sotterranei. Prima di accedere al suo ufficio, decise di dare la sua furtiva e consueta occhiata nella Sala Comune dei Serpeverde.
Dopo aver pronunciato la parola d’ordine, una porta scorrevole di pietra scivolò a lato ed entrò. Come d’abitudine si fermò dietro l’angolo alla fine delpassaggio che conduceva alla Sala.
Evangeline non solo trovava il tempo per studiare, fare i compiti e per redigere le ricerche che lui le dava di continuo, ma per l’ennesima volta aveva trovatoancora il tempo per aiutare i suoi compagni.
Nulla di male, se l’aiuto era sporadico: ma Snape constatò che l’aiuto ormai si ripeteva regolarmente, tanto da indurre proprio chi richiedeva aiuto ad adagiarsi un po’ troppo sugli allori. Alcuni studenti si servivano delle cortesie della ragazza per copiare i suoi appunti e compiti; ma ciò che lo innervosiva maggiormente era che Evangeline non li negava mai a nessuno. L’atteggiamento affabile e loquace coi suoi compagni, che non usava mai con lui, lo fece imbestialire due volte. Forse alla giovane non interessava, ma la situazione era diventata inaccettabile Non ammetteva che i ragazzi della sua Casa non si applicassero per raggiungere gli obbiettivi da soli: li definì tra sé dei veri rammolliti.  Pensò rapidamente che non valeva la pena intervenire in quel preciso istante con una raffica di punizioni. Per risolvere entrambi i problemi bastava una sola cosa. Se ogni giorno lei trovava il tempo per aiutarli, lui gliel’avrebbe tolto del tutto, il tempo, anche quello necessario a respirare.
   Due giorni più tardi cambiò sistema. Prima della fine della lezione si avvicinò al banco di Evangeline e le allungò un foglietto ben piegato.
« La tua ricerca per domani. » indicò con autorità.
Guardandolo con sufficienza, la ragazza prese il biglietto e lo cacciò nel quaderno: Severus conosceva bene quanto la fretta di uscire da quell’aula avrebbe prevalso sulla curiosità. Così come sapeva che, non appena la ragazza avesse letto che le ricerche erano diventate ben quattro, lo avrebbe cercato per protestare, per chiedere delucidazioni su tanta severità. Avrebbe certamente replicato nel tentativo di negoziare la sua punizione. La condotta migliore per Severus era di non farsi assolutamente trovare, obbligandola a perdere ulteriormente tempo.
Come previsto, Evangeline quel pomeriggio non riuscì a rintracciarlo. Prima in preda alla collera e
poi frustrata ed avvilita, passò l’intera notte seduta al tavolo della Sala Comune per arrivare a completare, per il mattino successivo, il carico di compiti richiesti dal professore.
Quando Snape entrò in aula, si rivolse immediatamente ad Evangeline.
« Hai terminato? » chiese con dura ironia.
Poi sogghignò lievemente nello scorgere lo sforzo che stava esercitando su se stessa per non esplodere. Era come una pentola a pressione e Severus ne era compiaciuto; benché giovane ed in forze, era più che certo che non avrebbe retto a quell’infernale ritmo.
In segno di stizza, Evangeline non gli allungò i plichi, ma li posò con vigore sul banco; “prenditeli da solo” pensò.  Severus non reagì e si limitò a raccogliere i fascicoli, infilarli nel primo cassetto della cattedra, come faceva ogni volta, ed iniziare la lezione.
Quando le due ore finirono, Evangeline tardò il riordino delle sue cose per dar modo a tutti gli altri studenti di uscire dall’aula. Severus la aspettò seduto alla scrivania, intento a compilare alcuni documenti nella più totale indifferenza.
Con fare irruento gli si piazzò davanti.
« Perché? »
Attese qualche istante, ma senza risposta proseguì.
« Le sto chiedendo perché mi sta facendo questo? » riformulò la domanda esasperata.
Severus si alzò lentamente, appoggiò deciso le mani sul tavolo ed inclinandosi verso la studentessa la incenerì con un’occhiata.
« Tu credi di avere diritto a dei privilegi solo perché pensi di essere la migliore? » chiese scandendo le parole.
«  Privilegi? » domandò incredula. « Non mi sembra che lei professore mi stia concedendo alcun privilegio, anzi direi che sta facendo di tutto per mettermi i bastoni tra le ruote. » replicò seccata e d’un fiato.
« Ancora una volta dimostri tutta la tua sfacciataggine e la tua insolenza. » rispose con ostilità Severus, poi sibilò. « Non con me! Finché non imparerai a non sfidarmi, renderò la tua permanenza qui un inferno. »
«  Ma… » tentò di interromperlo, col risultato di irritarlo maggiormente.
«  Se non presenterai tutto ciò che ti richiederò di fare, potrai ritenerti espulsa dalla mia Casa. » proseguì perentorio e con gelida calma.
Evangeline scattò tentando di finire la sua replica.
« Io? Ma se è stato lei, professore, dal primo giorno che sono entrata ad iniziare a…. »
« Bas-sta! » le sibilò gelidamente.  « Non tollero un’altra parola, signorina. O forse dovrei chiamarti maestrina? »
Evangeline, perplessa, rimase immobile, chiedendosi a cosa si riferisse.
« Così come non tollero che tu interferisca con i doveri di alcuni tuoi compagni. » continuò rigoroso arrivando al secondo argomento che gli premeva. « Come ti sei permessa di lasciargli copiare i tuoi compiti, i tuoi appunti. Cosa pensi che siano qui a fare se non a imparare a cavarsela da soli? Guai a te se ti ripesco dare una sola dritta ad uno solo di loro. »
Poi concluse con una scontata domanda.
« Sono stato chiaro? »
«  Sì. professore. » rispose avvilita abbassando lo sguardo.
Non erano stati né il timore né la soggezione di quel durissimo rimprovero a farglielo abbassare, ma perché sentì in quell’uomo emozioni forti e dolorose, e le avvertì come se fossero le sue. Rimorso, rancore ed angoscia tutti mescolati da un amaro e tormentato vortice.
Severus ricompose la sua impassibile freddezza, quindi le dettò conciso i quattro argomenti da svolgere per l’indomani. Nutrendo una certa soddisfazione nel vedere che la ragazza si era chinata con rassegnazione dinanzi alla sua autorità, non esitò tuttavia a congedarla in tono sprezzante.
« Ora sparisci immediatamente dalla mia vista, prima che ci ripensi e aggiunga dell’altro. » 
Evangeline non se lo fece ripetere due volte ed uscì frettolosamente dall’aula.
 
   Ecco. Era riuscita a provocare una violenta ed energica reazione in Severus che, per pochi attimi, aveva esposto la sua anima, il suo intimo e il suo cuore. Quelli di cui Evangeline aveva bisogno di vedere per essere sicura che il sortilegio iniziasse il suo decorso. Ma non si aspettava di leggere in lui una devastazione così pesante, tale da sconvolgerla sin nel profondo; un dolore che l’aveva squarciata anche se solo per un momento, ed era ancora ben vivo nella sua mente. 
Provò compassione per lui, per tutta quella drammatica sofferenza che lo tormentava da tempo. Se da una parte di lei poteva ritenersi soddisfatta per aver indirizzato l’incantesimo senza intoppi, dall’altra  si sentì in colpa: cercò di scacciare il rimorso ripetendo a se stessa.
“Non farti coinvolgere. Il suo dolore non deve diventare il tuo, devi andare avanti.”
L’incantesimo ha inizio nell’istante in cui s’avverte
e si raggiunge l’animo dell’indicato.
Siffatto segnale sancisce che d’ora in poi  nulla potrà più spezzarlo







-8-

 
 
   Evangeline aveva un discreto problema. Doveva assolutamente trovare un luogo sicuro per trascorrere i pomeriggi in cui non aveva lezioni, sino a cena, dove nessuno di quei compagni potesse ancora riuscire a trovarla. Aveva cercato di dissuaderli facendo ben presente la richiesta di Snape, ma l’insistenza cui era sottoposta la stava vessando. La notte invece, poteva passarla tranquillamente nella Sala Comune dei Serpeverde, nessuno avrebbe rinunciato a riposare comodamente, come lei.
Vi poteva essere un solo posto che faceva al caso suo. La capanna di Hagrid. Lì non avrebbero osato cercarla, ed era anche fuori dal castello.
Vi si recò in fretta; non aveva molto tempo a sua disposizione, ma avrebbe speso quello necessario per ottenere il permesso da Hagrid.
Bussò alla porta guardandosi alle spalle per essere sicura che nessuno l’avesse vista o seguita. Hagrid andò ad aprire e rimase sorpreso dalla sua visita.
« Buongiorno, Signor Rubeus, dovrei parlarle. Ho bisogno assolutamente del suo aiuto. » disse diretta supplicandolo.
Hagrid mise fuori la testa per controllare anche lui che la situazione fosse calma, quindi la fece entrare.  Non era solo, con lui c’erano anche Harry, Ron e Hermione.
« Perdonatemi, vi ho forse interrotto? » chiese con cortesia mentre tutti erano ammutoliti, sorpresi nel vederla.
« Posso tornare più tardi se volete. »
« No. Non c’è problema. »disse Harry. « Siamo qui per prenderci una tazza di cioccolata. »
« Ce la vuoi anche tu? » chiese Hagrid alla ragazza a conferma che poteva restare e chiedere ciò per cui era venuta.
Dopo esserci accomodata, Fang si avvicinò con fare indolente ed appoggiò il muso sulle sue gambe. Lei sorrise e non tardò ad accarezzarlo.  Era un buon segno, dal momento che il cane non aveva avvertito in lei nulla di ostile:, sembrava quasi che tra i due ci fosse una qualche sintonia.
« Ci devi piacere proprio, che non si muove per nessuno! » notòHagrid meravigliato mentre le porgeva la tazza. 
« Allora di quale aiuto c’hai bisogno? » chiese poi.
« Sembrerà una richiesta assurda, lo so! Ma vista la mia situazione sono in cerca di un luogo riparato e fuori dal castello dove poter studiare. »
« Perché? I normali luoghi di studio non ti vanno più bene? » chiese Hermione con ironia.
« Ho provato, ma sono riusciti a trovarmi ovunque. »
« Chi ti ha trovato? Scusa, ma da chi ti nascondi? » chiese Harry incuriosito.
Evangeline dovette raccontare della sfuriata di Snape per far comprendere loro che il suo non era un capriccio ma una necessità. Non voleva avere ulteriori problemi con Snape che le stava col fiato sul collo.
« Vi prego, non fatene parola con nessuno. » rivolgendosi ai ragazzi.
« Abbiamo notato l’atteggiamento del professor Snape nei tuoi confronti dal primo giorno. E fidati che andrebbe benissimo se tu fossi una Grifondoro. » disse Harry sorridendo.
« Già! Ma io sono un Serpeverde. » lo anticipò Evangeline.  « Da quello che ho visto di norma tende a favorirli. »
« Aparte quello che ci hai riferito, allora perché ce l’ha con te? » domandòRon.
« Credo per due, anzi tre motivi! Il primo, la raccomandazione dall’Accademia di Beauxbatons che ho avuto, sembra non l’abbia gradita. Secondo, è anche colpa mia. Il professore ha tentato di provocarmi: io ci sono cascata ed ho reagito!  »
« Ahia, ora si spiega perché ti ha preso così di mira! »disse ridacchiando Ron.
« Terza,  forse più importante, l’amicizia che aveva con mia madre. »
« Cosa? » chiese Harry sgranando gli occhi. « Tua madre e il professor Snape erano amici? »
« Sì, ai tempi della scuola e per un breve periodo dopo. Mia madre non ha mai voluto raccontarmi esattamente cos’è successo. So solo che un giorno hanno litigato e da allora non si sono più frequentati. Probabile che abbia qualche risentimento in proposito e lo sfoghi su di me. »
Erano increduli; come poteva un uomo così detestabile aver avuto una qualche amicizia?
« Sai, Harry, era anche amica di tua madre. »
Rovistò nella sua cartella e tirò fuori un quadernino, sembrava un diario. Dentro c’erano alcune foto, ne scelse una, ingiallita e rovinata dal tempo e la porse ad Harry. Ritraeva Lily ed Evelyn a braccetto e sorridenti. Harry si sentì toccare nell’animo nel vedere sua mamma in quella foto.
« Se vuoi, puoi tenerla. » lo invitò comprendendone la reazione. 
« Non ti dispiace? »
« Se così fosse, non te lo avrei proposto! »disse sorridendogli.
Hermione si avvicinò all’immagine osservandola più attentamente.
« Tu le somigli tantissimo! »esclamò riferendosi ad Evangeline. 
« Sì! Se non fosse per la differenza d’età, potremmo sembrare gemelle. » rispose ridendo.
Hermione comunque non sapeva ancora bene se fidarsi di lei. Durante lo smistamento, era riuscita a leggere il labiale di Evangeline che chiedeva esplicitamente non nei Serpe. Era sembrato strano anche a lei che non fosse stata esaudita la richiesta della ragazza, ma aveva finito col non dargli importanza. Ora, quell’episodio era riemerso alla sua attenzione.
« Scusa se te lo chiedo: da quel che ricordo, durante lo smistamento avevi chiesto di non essere messa nei Serpeverde, perché il Cappello non ti ha ascoltato? In effetti, ora che ti ho di fronte, non ti definirei una di loro. » disse Hermione, suscitando in Evangeline una risata.
«Devo ammetterlo, non mi piace stare nei sotterranei! Ma sono una che si adatta facilmente; a parte il mio iniziale dissenso, ho lasciato stare. È al Cappello che devi chiederlo Hermione! » rispose scherzosa.
« Forse non c’eridavvero convinta quando c’hai fatto la richiesta. » intervenne Hagrid. « Il Cappello non ci sbaglia mai! »
« Perché non vai da Dumbledore, forse può intervenire e cambiarti di Casa. » propose Harry.
« Sì, potrebbe essere una soluzione. Peccato che il professor Snape resterebbe comunque un mio insegnante e me la farebbe pagare. E peccato che avrebbe comunque facoltà di espellermi dalla scuola, nel caso dovessi restare sotto la sua giurisdizione. » rispose a malincuore Evangeline.
« Il professore non ci farebbe una cosa giusto per fare. » puntualizzò Hagrid. Poi esitò per un momento ed aggiunse. « Capisco che c’abbia un modo di fare un po’ brusco, ma è uno dei miglior insegnanti di Hogwarts, e questo ce lo dovete riconoscere. »
I ragazzi lo guardarono non troppo persuasi dalla sua affermazione. Nel frattempo si sentirono echeggiare in lontananza i rintocchi dell’orologio; Evangeline si allarmò rendendosi conto del ritardo in cui era.
« Resterei molto volentieri, ma devo proprio scappare! Scusatemi! »
Prese di corsa le sue cose e all’uscita guardò Hagrid in attesa del responso che ancora non le aveva precisato.
« Oh sì! Ci puoi venire qui quando ci vuoi! »
« Grazie Hagrid! Nel momento in cui potrò riappropriarmi del mio tempo, sarò più che felice di darle una mano per qualsiasi cosa vorrà chiedermi! »
« Non ti ci preoccupare. » le sorrise Hagrid. « Ah dimenticavo! Se non ci sono quando vieni, entraci pure che ci fai come a casa tua!  »
« Ancora grazie mille Hagrid! ».
Uscì soddisfatta, non solo aveva risolto un problema, ma aveva iniziato a fraternizzare un po’ con Harry; sapeva che sarebbe arrivato il fatidico momento in cui  avrebbe avuto bisogno di lui per una consegna molto importante.




 

 

-9-
 

Nelle giornate successive.
   Come un mastino, Severus dettava quotidianamente i titoli degli argomenti sempre più complessi che Evangeline, senza replicare, svolgeva e consegnava puntualmente il giorno seguente.
   Snape non era solito fidarsi, soprattutto di alcuni studenti, e lei rientrava tra questi. A tutti gli effetti era una sorvegliata speciale.
Non ci volle molto a Severus per notare infatti che, ad esclusione delle ore di lezione,l’assenza di Evangeline era già al terzo giorno. Non la si vedeva a pranzo nella Sala Grande, in biblioteca o nella Sala Comune dei Serpeverde, dove precedentemente passava buona parte del tempo. Sospettando che il suo comportamento nascondesse qualcosa, si domandò se stesse provando ad imbrogliarlo. Forse utilizzava qualche particolare incantesimo per non eseguire, in prima persona, le punizioni da lui disposte. Perlustrò tutto il castello, prima nei luoghi più probabili e poi in quelli più reconditi, ma senza alcun risultato. Non era stato l’unico a cercarla; quando rientrò furtivo nella Sala Comune dei Serpeverde, si rese conto che anche i soliti scansafatiche avevano tentato invano. Da lontano sentì chiaramente la lamentela di Mallory.
«  È mai possibile che nessuno abbia visto dove si è ficcata Evangeline! » disse in tono allarmato rivolgendosi ai presenti.
« No! Purtroppo avrei bisogno anch’io! » rispose Andrew.
« Non riesco a completare il testo riassuntivo sull’Opaleye degli Antipodi, e se non lo finisco sono nei guai! » proseguì in affanno Mallory.
« Le ho chiesto questa mattina dove passa ultimamente il suo tempo. » si intromise la piccola Melanie. 
« E allora? » le chiesero all’unisono.
«  Non ha voluto dirmelo con esattezza, mi ha risposto “in giro”. Non credo che voglia farsi trovare, proprio per rispettare la volontà del professor Snape. » proseguì la ragazzina.
Nonostante fossero al corrente del disappunto dell’insegnante sull’argomento,  il solo ricordaglielo pronunciando il suo nome aveva fatto calare una strana quiete nella sala.
Severus, compiaciuto della situazione, sbucò da dietro l’angolo e si diresse alle spalle di Mallory, come un’ombra silenziosa e sinistra.
« Hai bisogno che qualcuno ti rimbocchi le coperte, Mallory?» chiese lapidario.
Il ragazzo sussultò dallo spavento e si voltò: il suo viso divenne di un bianco latte alla vista di Snape che, fissandolo così intensamente, lo stava liquefacendo. In un lampo fu finalmente chiaro a tutti che avrebbero dovuto darsi un gran da fare per conto loro.
   L’indomani, in gran fretta, Severus s’incamminò verso l’aula di Trasfigurazione, dove Evangeline aveva lezione. Arrivò giusto in tempo per sbirciare da lontano i ragazzi che uscivano dalla classe. Di soppiatto seguì il gruppetto. Mentre gli altri prendevano il corridoio che portava verso la Sala Grande, la ragazza rallentò il passo per rimanere ben indietro e girare in quello di sinistra verso la Biblioteca.
Severus si nascose dietro lo scafale attiguo a quello dove si era messa la giovane, trovando una comoda fessura tra i libri che gli permise di osservarla in ogni suo movimento.
La ragazza estrasse dalla cartella un piccolo oggetto e l’appoggiò sul tavolino, poi prese la bacchetta. Il professore trasse subito la conclusione che lo avesse ingannato; ma rimase frustrato alla vista del panino che arrivò dall’oggetto. Contravvenendo al regolamento, cominciò a mangiarlo cercando i volumi che le occorrevano. A colpi di bacchetta li prendeva, li apriva per controllarne il contenuto, poi, se non erano utili, li rispediva al loro posto. Severus si stupì dalla padronanza nel maneggiare contemporaneamente tanti libri: non aveva mai visto uno studente fare una cosa del genere, non così, non come stava facendo lei.
   Finita la selezione ed il panino, Evangeline controllò l’orologio: l’ora per il pranzo si era esaurita. Prese tutto l’occorrente e, carica come un mulo, uscì frettolosamente dalla biblioteca seguita a debita distanza da Severus. Scese le scale e si diresse rapidamente all’uscita secondaria per il sentiero che conduceva alla capanna di Hagrid. Severus la seguì rallentando il passo per distanziarsi sufficientemente dal momento che, all’aperto, sarebbe stato maggiormente visibile. Quando la scorse entrare nella casupola. “Astuta!” pensò, infatti nessun Serpeverde avrebbe desiderato rifugiarsi da Hagrid e lei non aveva sottovalutato questo aspetto.
Attese un pochino poi si avvicinò guardingo sino a raggiungere la finestra. Spiò al suo interno e la vide seduta mentre Hagrid preparava del tè; accostò l’orecchio il più possibile per origliare.
« Ci hai pensato che potresti aiutarti con la magia? » chiese Hagrid.
« Oh sì, ci ho pensato, a volte ci penso ancora, sarebbe la scorciatoia migliore! » rispose sorridendo, poi il suo viso si fece inquieto.
« Non so perché, ma qualcosa mi dice che il professor Snape lo scoprirebbe all'istante, e non avrei scampo! Non voglio neanche immaginare cosa potrebbe succedermi. Preferisco farli e basta, prima o poi la finirà di massacrarmi di lavoro extra. Almeno spero. » disse sconfortata.
« Però ci devi ammettere che il professore non c’ha avuto tutti i torti ad arrabbiarsi! I ragazzi non c’hanno da fare i furbetti, non va bene. Devono impegnarsi come te e i bravi studenti, solo così saranno dei veri maghi e delle vere streghe! » Rispose amichevolmente.
« Sì Hagrid, mi rendo conto che il professore da una parte ha ragione. Ma quell’uomo è così cinico. Sembra ci provi gusto a mettere sottopressione e a disagio le persone. » replicò con malessere.
« Sono sicuro che tutto finirà prima di quanto tu ci pensi! Coraggio! » la confortò sorridendo.
« Sì, giusto, coraggio. Quello che mi ci vuole per arrivare ancora a domani mattina! Preferirei continuare a conversare con te Hagrid, ma ora è meglio che inizi! »
Severus si sincerò che, calato il silenzio, lei fosse concentrata a compiere le sue consegne. Soddisfatto per ora nel vedere che il suo metodo educativo era stato recepito e compreso, rientrò nel castello.
Durante la cena Severus non la perse mai di vista. Era evidente la sua impazienza, tanto che non appena le fu possibile si congedò con rapidità. Quando ormai il silenzio notturno era sceso nel dormitorio ed in tutto il castello, Evangeline non era l’unica ad essere ancora sveglia. Era nella Sala Comune ancora intenta ad elaborare le sue relazioni, mentre Severus la controllò nuovamente per appurare che, magari presa da sconforto, non cadesse in tentazione cercando qualche espediente per finire prima.
   Passarono così una decina di interminabili giorni e la pesante routine pretesa dal professore la stava mettendo a dura prova; il riposo per Evangeline era diventato una chimera. Le occhiaie erano ormai ben distinguibili; tuttavia Severus osservò che sul giovane volto, visibilmente segnato dalla fatica, non sbiadiva la naturale bellezza appartenuta anche a sua madre.
Si avvicinò al banco e chiese beffardo.
« Facciamo le ore piccole, Baring-Gould? » 
Mentre la scrutava impassibile dall’alto, Severus vide che la luce ribelle dei suoi occhi si era spenta. Lo stava guardando con aria implorante e sconfitta quasi a volergli chiedere “basta, la prego”.
Al momento dell’abituale rito, Evangeline aspettò davanti alla cattedra le sue indicazioni. Severus invece tirò fuori da un cassetto tutto il fascicolo delle sue ricerche, per appoggiarlo sul tavolo; poi gliele mostrò una alla volta. La vide stupefatta e con gli occhi lucidi quando si accorse che tutte recavano una nota, sempre la stessa: Eccellente.
Rimase impietrita a bocca aperta, poi gli chiese con un filo di voce.
« Le ha lette davvero tutte? » gli chiese ancora incredula.
« Certo, perché non avrei dovuto farlo? » replicò con tono di sufficienza.
« Io… beh ecco… » balbettò emozionata.  « Grazie… cioè… volevo dire per le valutazioni… le sue valutazioni… sono… »
« Non posso considerarle valide per la media scolastica, se è questo che pensi. » la interruppe.
« Le punizioni restano escluse, ma ciò è ininfluente considerato che non sei mai andata al di sotto del voto massimo. » disse serio.
« Certo, professore. » rispose.
Era un po’ delusa perché per un attimo aveva perfino incredibilmente sperato in qualche “e lode”. Dopo tutto aveva fatto uno sforzo estenuante, ed anche se per castigo vi aveva messo anima e corpo. Ma accettò senza fiatare.
« Puoi andare. »
« Sì, professore. »
Severus la osservò mentre prendeva e riordinava in silenzio le sue cose sul banco. Pensò che malgrado si fosse comportato come una vera carogna, dopotutto lei non si era mai persa d’animo e la qualità dei suoi elaborati non era mai calata, come invece sarebbe potuto succedere ad altri. Sentiva che doveva riconoscerglielo: dopo tutto era la sua migliore allieva.
« Aspetta. » la fermò non appena ebbe raggiunto la soglia.
« Sì, professore? » girandosi preoccupata.
« Ti assegno… » Severus ragionò ancora per qualche attimo, mentre Evangeline illividiva al pensiero di dover passare nuovamente una notte in bianco.
« … 30 punti, per il tuo impegno. » concluse.
La ragazza tirò un sospiro di sollievo ed il colorito riaffiorò sulle sue guance. Quello era il “e lode” in cui aveva sperato. Rasserenata, lo guardò e con un dolce sorriso lo ringraziò.
Quell’incubo era finito, ma il più terribile, già in viaggio, doveva ancora sopraggiungere.
 
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view post Posted on 20/5/2017, 20:38
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I ♥ Severus


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-10-

 
Aprile 1998
   Dopo l’iniziale burrascoso approccio con Severus, per Evangeline lo scorrere dell’anno scolastico era sembrato più sereno ed ormai volgeva al termine.
Ma in realtà, per effetto del sortilegio percepiva sempre più frequentemente lo stato d’animo straziato di Severus. A volte anche la tempesta dei pensieri immersi in un buio oscuro che imperversavano nella sua mente, perfino quelli più intimi. Si rendeva conto che tutte le mattine, vestendosi con maschera ed armatura, fingeva di essere quello che non era. Il muro che aveva creato da tempo attorno a sé non permetteva a nessuno di comprendere qualcosa di lui.
La ragazza conosceva in ogni dettaglio quello che stava avvenendo, così come era perfettamente conscia di quello che sarebbe accaduto. Aspettava, per ogni tessera del mosaico, il momento giusto per muoversi; ed ora le mancavano ancora due questioni da sistemare. La più spinosa, sarebbe stata indubbiamente quella di affrontare Dumbledore, mentre la seconda si presentava come semplice routine. Poi avrebbe dovuto attendere pazientemente, in silenzio e nell’ombra più totale ancora un altro lungo anno. 
 
   Dall’ufficio del preside, un gufo spiccò il volo. Aveva lasciato ad Albus un messaggio inaspettato. Mentre il mago terminava di leggerlo, la McGonagall bussò alla porta. L’aveva convocata poco prima per alcune necessità, ma ora le sue priorità erano mutate. Giustificandosi col primo pretesto che gli venne in mente, il preside si congedò porgendo le sue scuse alla donna ed aggiungendo che, in caso di bisogno,  l’avrebbero rintracciato alla capanna di Hagrid.
   Informato da Minerva, Severus riteneva sufficientemente importante quello che doveva riferire ad Albus e non esitò nel decidere di raggiungerlo. Si diresse lungo il sentiero esterno al Castello che portava alla capanna, quando lo avvistò in compagnia di Evangeline. Benché non le avesse assegnato più alcuna punizione, il mago sapeva che era solita tornare ogni tanto dal mezzogigante per scambiare quattro chiacchiere. Sporadicamente la vedeva rientrare in compagnia di Harry. Nulla di male, se non fosse stato un Grifondoro. Non era una frequentazione regolare ma tralasciò sempre di farglielo pesare.
Quel giorno però si sorprese in modo particolare nel vederla dialogare col preside così seriamente ed a tratti cupa in viso; atteggiamento strano ed inconsueto. Fortunatamente non lo avevano notato, dato che si trovavano in un punto più basso rispetto al suo. Severus si nascose dietro un cespuglio, mentre i due erano in procinto di rientrare, camminando lentamente lungo il percorso. Evangeline, dopo una pausa che aveva lasciato attonito Albus, riprese a parlare e l’espressione del preside diventò sempre più tesa e preoccupata.
« Cosa diavolo… »mormorò Severus.
Per quando si concentrasse, non riuscì a sentire nulla di quello che si stavano dicendo, forse perché ancora troppo lontani. Forse. Ma tutto gli suonava fin troppo singolare.  Incuriosito, tornò indietro deciso a nascondersi da qualche parte all’ingresso secondario ed aspettare che vi giungessero. Sperava di udire, anche in parte, qualcosa di saliente.
« Quella sola testimonianza non servirà a scagionarlo. » gli spiegò Evangeline.
« Te lo prometto. Provvederò questa sera stessa. » le rispose sforzandosi di accennare ad un sorriso. « Ora, se vuoi scusarmi, è tempo per me di andare. »
La ragazza capì che Dumbledore aveva bisogno di restare solo per meditare su ciò che gli aveva rivelato e si accomiatò sapendo di lasciarlo con un’altra preoccupazione.
Severus si mostrò visibile al vecchio mago assumendo un’aria indagatrice. Il preside realizzò subito che aveva udito lo scambio delle ultime frasi e prima che questi aprisse bocca, prontamente sciolse il critico momento.
« Cara ragazza, si preoccupa sempre di tutti. » affermò dolcemente.
Severus inarcò il sopracciglio attendendo un seguito più esauriente, che non tardò.
« Hai saputo certamente dell’incresciosa accusa mossa da Mallory nei confronti di Williams e che la piccola Melania ha sostenuto la sua innocenza. Evangeline si preoccupa che la parola di una primina contro uno studente più grande possa non bastare. » spiegò con sicurezza, esaurendo l’argomento con una richiesta.
« Mi stavi cercando, Severus? »
Non sembrava esserne pienamente convinto, ma Albus era l’unico di cui poteva fidarsi, tra loro non c’erano segreti; pensò pertanto che non c’era ragione di dubitare delle sue parole.
 
    Concluso  con  Dumbledore,  Severus  si avviò  verso  i sotterranei:  doveva  ancora  sbrigare nel
suo ufficio alcune pratiche burocratiche prima di cena. Scorse in lontananza Evangeline dirigersi guardinga e con gran premura verso la biblioteca. Era un po’ tardi per accedervi e sembrava non desiderasse farsi vedere. Pensò che per quel giorno si era decisamente comportata in modo alquanto ambiguo. Il mago cambiò subito  direzione per seguirla ed una volta entrata in biblioteca, la vide sgattaiolare nel reparto proibito. Severus non esitò un solo momento ad intervenire e con passo felpato si ritrovò alle sue spalle.
« Cosa stai combinando? » scandìminaccioso.
Evangeline sobbalzò per lo spavento: terrorizzata si voltò trovandosi ad un palmo da lui. Col cuore in gola vacillò cercando di articolare una parola. Ancor più sospettoso, la spinse con forza contro lo scafale dei libri per poi fiatarle in faccia.
« Cosa stai facendo qui? » richiese un'altra volta più lentamente. « Hai forse già dimenticato di cosa sono capace? » intimò, mentrelei sentiva il panico invadere la sua mente e l’adrenalina scorrerle nel sangue.
« Stavo cercando un libro. »mormorò dalla paura.
Poi, prima che lui passasse nuovamente all’attacco verbale, proseguì cercando di non abbassare gli occhi, ma di guardalo con tutta l’innocenza possibile.
« So che non dovrei trovarmi qui, ma la curiosità è stata più forte della ragione. Ho sbagliato e le chiedo scusa. » disse remissiva.
« Che libro? »
« Pratica alla Magia Molto Avanzata. » sussurrò lentamente.
« Cosa sai? »
« Non molto! Solo che è… è un volume raro, ne esistono poche copie ed una si trova qui. » rispose spedita.
« Chi te ne ha parlato? » chiese incuriosito.
« Una compagna d’Accademia in Francia. »
« Stai mentendo! » sbottò incenerendola all’istante.
« Mia… mia madre. Me ne ha parlato lei. » cedette respirando sempre più affannosamente.
Severus sapeva che ora diceva la verità, ma l’interrogativo seguente era per lui indispensabile.
« Perché te ne ha parlato? » domandò con fare inquisitorio.
« Mi ha detto che gliel’ha regalato, che eravate amici e che… »
Severus la interruppe prima che potesse proseguire con qualcosa che preferiva non sentire.
« Appunto, signorina! Se io non vedessi in te tua madre saresti già finita a pulire i bagni di tutta la scuola, oppure a sezionare le membra di esseri che ti rivolterebbero lo stomaco! » minacciò odiosamente. « Se il libro è stato collocato qui, un motivo c’è. E tu farai meglio a dimenticarti della sua esistenza. Spero di essere stato chiaro. » rispose fulminandola. « Altrimenti ti garantisco che… che… »  
Mentre le pupille lampeggianti la mettevano in difficoltà, Severus non riuscì a terminare la frase. L’intenso e cupo sguardo in quella silenziosità assordante la fecero sentire ancor più a disagio. Voleva scappare, voleva sprofondare sotto terra pur di levarsi da quell’imbarazzante condizione. Gli occhi lucidi fecero presagire che era sul punto di piangere.
« Mi… mi scusi. » balbettòcon un nodo in gola.
« Vattene immediatamente. »sussurrò indietreggiando per lasciarla libera di muoversi.
Evangeline rimase pietrificata, a stento mosse i primi passi per poi ritrovare un po’ di forza nelle gambe e correre via.
Severus era nuovamente adirato con lei per la sua audace imprudenza Ma questa volta era stato diverso. Se avesse scoperto qualsiasi altro studente avrebbe infierito con un provvedimento disciplinare che solo lui sapeva infliggere. Ma con lei non era riuscito ad avere la stessa mano ferma. Vedeva Evelyn quando la guardava, ma qualcos’altro lo aveva frenato. Fu sorpreso dal suo stesso atteggiamento e non riuscì a dare una giustificazione ragionevole alla sua esitazione.
 
   Evangeline non ebbe più il coraggio di guardarlo per tutta la cena. Lo stesso fu nei pochi giorni che, da quella sera, mancavano alla dipartita di Dumbledore. 
Quando sentì giungere il fatale momento, non poté più arginare le sensazioni che provava Severus: venne investita e pervasa da emozioni dolorosamente intense, che raggelarono tutto il suo corpo. Come un urlo acuto che squarciava il suo respiro, le sue viscere e la sua anima. Dovette sedersi per terra, vicino alla fontana in mezzo al cortile. Vide spandersi nella sua mente un bagliore, l’Avada Kedavra che Severus aveva pronunciato contro Albus.
Appoggiò la testa sulle ginocchia senza riuscire a muoversi da lì, fino alle prime luci del giorno.







 

-11-

 
2 maggio 1998
   Il destino fa il suo corso, tutto deve ancora compiersi.
L’atmosfera a Hogwarts era diventata ormai opprimente e l’aria irrespirabile. Se prima c’erano vita e luce, ora c’erano morte ed oscurità, ovunque.
Concedersi e gioire di una semplice passeggiata sembrava ormai un’irraggiungibile visione. La minaccia di imbattersi nei Dissennatori, a guardia del Castello e delle sue uscite, o nei fratelli Carrow al suo interno, aveva fiaccato anche le anime dei più temerari ed audaci.
  Per Evangeline quell’anno aveva finito per deprimerla, era stato così assurdo da sembrarle a tratti surreale. Credette più volte che non sarebbe riuscita ad arrivare a compimento del patto, e faceva fatica a mantenere il controllo e la fredda ragione. Il sortilegio la rendeva sempre piùvulnerabile.Ora mancava davvero poco. Harry sarebbe arrivato a ­­­Hogwarts nella notte ed avrebbe costretto Severus a scappare dal castello.
Non aveva avuto molte occasioni per rivederlo e, quelle poche, erano state fugaci o lontane. Rintanato nella sua disperazione, Severus cercava di evitare il più possibile ogni contatto se non strettamente necessario; Evangeline non era più riuscita a rivolgergli la parola, neanche per un ultimo garbato saluto.
Quello che sentiva dovergli dare a qualsiasi costo, anche quello di farsi sorprendere in giro per la scuola da Alecto Carrow. Severus sarebbe morto e non lo avrebbe mai più rivisto. 
Si concentrò intensamente, poi focalizzò dove lui si trovava e senti le sue intenzioni: “il corridoio degli arazzi”. Con estrema prudenza, si avviò verso il punto d’incontro; impiegò più del previsto, arrivando giusto in tempo per scorgere Severus alla fine dell’androne.
« Professor Snape! »lo chiamò.
Senza girarsi del tutto rallentò il passo per un attimo, ma decise di proseguire ignorandola completamente.
Evangeline nel frattempo lo aveva raggiunto, ponendosi di fronte per bloccare il suo cammino. Severus la guardò impassibile: il suo sguardo era svuotato e spento da ogni barlume di luce.
La ragazza articolò la prima cosa che le venne in mente; non avendo pianificato nulla, si sentì impreparata a gestire l’accadimento.
« È da parecchio che non la vedo, professore! » esclamò, ma Severus continuava a guardarla nel silenzio più totale.
« Le lezioni di Difesa dalle Arti Oscure non sono più le stesse senza di lei, professore.  Amycus Carrowè…mortale in tutti i sensi! » si sentì una stupida, come stupida era stata la sua battuta.
« Bisogna accettare e gestire i cambiamenti. E non pensare, signorina, che non mi tenga aggiornato sui vostri risultati scolastici. » rispose senza una particolare intonazione.
In preda a smarrimento, Evangeline continuò a persistere nella sua stupidità.
« Non riesce a trovare un po’ di tempo per tenerci ancora qualche lezione, anche una sola, domani ad esempio, sarebbe fantastico… »
« No! »la interruppe. «Forse non ti è abbastanza chiaro. Ciò non è più possibile. » rispose arido. Guardando l’espressione avvilita di Evangeline, proseguì con un tono più delicato. « Continua a studiare ed applicarti come hai sempre fatto. »
Severus riprese la sua strada, ma lei allungò il passo per sbarrargliela nuovamente. Il cuore le palpitava sempre più energicamente e le gambe iniziavano a tremare. Tutte le parole che avrebbe voluto dirgli restavano solo nella sua testa. Per toglierla dall’evidente impaccio, Severus la sollecitò pacatamente.
« Sì, Evangeline? »
L’aveva chiamata per nome, per la prima volta. Guardandolo meravigliata, senti pervaderla un irrefrenabile impulso.
« Perdonami. »mormorò.
Fece un passo avanti per avvicinarsi il più possibile, gli prese dolcemente il viso tra le mani, quasi una delicata carezza, e si mise in punta di piedi per arrivare a sfiorargli le labbra le sue. Per un attimo credette che volesse cingerla a sé  che volesse assecondarla, ma il movimento che Severus fece fu invece quello di prenderla per le braccia ed allontanarla.
Come un vetro che si infrange in mille pezzi toccando il suolo, l’illusione di Evangeline si dissolse velocemente. Perché sperare, quando in cuor suo sapeva essere un fallimento scontato?
Severus lesse la delusione in quegli occhi innocenti e sensuali.
« No, Evengeline. »sussurrò con tono calmo e tranquillo.
Cercò quindi di riassumere il tono autoritario che capì aver allentato.
« Ti rendi conto di quel che hai fatto? Sai che potresti pagare a caro prezzo la tua condotta? »Anche se ammonita con voce greve, qualsiasi fosse il suo ruolo di educatore non le avrebbe fatto nulla. Comprendeva che quel gesto era autentico e sincero, e che ciò che provava per lui era senza un secondo fine. Si sentì stranamente lusingato per l’attenzione ricevuta che aveva disegnato per lui un piccolo raggio di luce in un momento così tetro.
La giovane non riuscì a sostenere il suo sguardo, benché non l’avesse folgorata con una delle sue occhiate gelide. Fu solo in grado di dire mestamenteil solito:
« Sì, professore. »
« Sarà meglio che tu rientri di filato nei tuoi alloggi. » le consigliò inarcando il sopracciglio.
Mentre la vedeva allontanarsi rifletté: non poteva lasciarla andare da sola, se fosse stata intercettata dalla sorveglianza non avrebbe avuto modo di proteggerla.
« Evangeline. » la fermò raggiungendola. « È più opportuno se ti accompagno. »
Lei capì le sue ragioni ed annuì con la testa.
Percorrendo la via, Evangeline avvertì nuovamente affiorare il panico; nonostante il suo tirocinio, cominciò a sentire vacillare tutte le certezze, le stesse che l’avevano portata sin lì. E se si fossero sbagliati? Se non fosse quella la strada da percorrere? Mille dubbi pervasero i suoi pensieri.
Cosa hai fatto?”.
Una volta al sicuro a pochi passi dal muro bianco, Evangeline lo ringraziò e, guardandolo sempre più dibattuta, perse il controllo.
« Severus, ti prego. Vieni via con me, solo per questa notte. »implorò con gli occhi umidi.
Il mago la osservò attonito. Non era la richiesta in sé ad averlo turbato, non c’era nulla di strano nel desiderio passionale di un’adolescente infatuata del suo professore. Ma era il tono ed il modo che aveva usato a metterlo in apprensione: una supplica disperata.
Qual era il punto che gli sfuggiva?
Severus cambiò repentinamente l’espressione, gli occhi divennero una sottile fessura e la sua voce si fece profonda.
« Cosa mi nascondi, Evangeline? »
Trasalì, comprendendo di aver commesso una gravissima imprudenza lasciando che i suoi sentimenti, rivelati da quella preghiera, le offuscassero la ragione.
L’avevano messa in guardia sugli effetti negativi del sortilegio: dalla follia, che a tratti avrebbe annebbiato il suo cervello, alle insistenti esitazioni, timori ed ansie.
Severus aveva fiutato qualcosa. Il primo istinto di Evangeline fu di uscire da quella situazione il più in fretta possibile.
« Nulla! Volevo solo… solo passare la notte con te. »  rispose umiliandosi e cercando di mostrare vergogna per l’indecente proposta.
Si girò per raggiungere l’entrata nel muro nel modo più naturale possibile. Nulla sortì l’effetto desiderato e Severus non credette alla sua recita.
« Voltati e guardami, Evangeline! » intimò imperativo come mai aveva fatto.
“Se non obbedisco, diventerà più sospettoso e se tento di prendere la mia bacchetta non avrò scampo” valutò tra sé con la poca lucidità rimasta. “Affrontalo”.
« Allora? » espresse il mago con tutto il suo disappunto.
Non seguì nessuna risposta.
Severus si avvicinò come un predatore pronto a terminare la sua preda.
« Se ti rifiuti di parlare, stai pur certa che non avrò nessuna pietà a lasciarti nelle mani di quella Mangiamorte di Alecto. Credimi che i suoi metodi sono alquanto aggressivi Evengeline. Non obbligarmi. » sibilò minaccioso.
« So che non lo farai, Severus. » mormorò, pur intuendo che ora non giocava più.
Aveva ragione, non avrebbe mai osato. Ma poteva penetrare nella sua mente e finalmente scoprire cosa gli nascondesse.
Evangeline gli vide una scintilla acuminata e sarcastica accendersi nell’iride. Comprese immediatamente le sue intenzioni; era la sfida che temeva di più e che non avrebbe mai voluto sostenere. Che le piacesse o meno, doveva raccogliere tutte le forze e tenerlo fuori.
Lo sentì premere leggermente nella sua testa e riuscì a farsi scudo; ma più la sua resistenza perdurava, più questa provocava maggiore forza nel tentativo di intrusione di Severus. Quei pochi attimi le sembrarono un’eternità. Cominciava a provare dolore, come se il cranio dovesse esploderle da un momento all’altro. Avrebbe resistito ancora per poco, se Severus non avesse allentato la stretta per interromperla del tutto. Respirava affannosamente, la fatica e la paura stavano mettendo a dura prova anche il suo cuore.
Evangeline colse nei suoi occhi inquisitori tutto il suo stupore.
« Come riesce una mocciosetta come te a respingermi? » la sollecitò mortificandola.
Il lungo silenzio della ragazza lo irritò ulteriormente.
« Dimmelo! »ordinò afferrandola per le braccia e stringendole con vigore.
« Mi stai facendo male. » dissecon un filo di voce ed una smorfia di dolore.
« Te ne farò molto di più se non parli. » la avvertì con fare ostile.
Severus considerò di usare una pesante minaccia per spaventarla e persuaderla a svelare il suo segreto. Se ciò non avesse funzionato, avrebbe proseguito con la Legilimanzia fino a sfiancarla del tutto e renderla permeabile.  Evangeline non poteva competere, la resistenza per lui era uno scherzo.
« Vuoi che ti insegni cosa si prova con la Cruciatus? Possiamo iniziare subito la lezione, se non apri bocca. » la intimidì ferocemente.
La ragazza cercò di riflettere come poter recuperare la sua bacchetta senza farglielo intuire, a quel punto era l’unica soluzione che le restava.
Severus aspettava ancora che si decidesse a dargli le risposte che esigeva, quando sentirono arrivare qualcuno dalla scala a chiocciola. Alecto.
La donna li osservò attentamente, poi scoppiò in una detestabile risata.
« La signorina ha fatto la cattiva! » esclamò divertita.
Severus irritato la rimise al suo posto.
«Non ti riguarda. Cosa c’è di tanto urgente? »
« È meglio parlarne in privato. » rispose facendo cenno di andare via dai sotterranei.
Severus si girò verso Evangeline che stava riacquistando un’espressione più sollevata. Alecto era un essere che la disgustava profondamente, ma in quel frangente la sua tempestiva apparizione le era sembrata quasi piacevole.
« Che non ti sfiori l’idea che abbia finito con te. » le sussurrò all’orecchio abbandonando la sua energica morsa.
Finalmente era libera e sola, ma nella fredda solitudine di quel corridoio le ginocchia le cedettero. Esausta, si ritrovò sul gelido pavimento e scoppiò in lacrime. La tensione accumulata con Severus e l’ansia per le poche ore che restavano l’avevano sfinita.
Percepì la presenza di qualcuno arrivare alle spalle e si girò di scatto. 
« Melanie! » esclamò tirando un sospiro di sollievo.
« Scusami, non volevo spaventarti! »
« Da dove sei sbucata e perché sei ancora in giro a quest’ora? » chiese cercando di smettere di singhiozzare.
« Ero nella piccola scala a chiocciola laggiù. » spiegò indicandola. « Non ho sonno. Ho l’impressione che debba succedere qualcosa di terribile. » disse inquieta Melanie.
Anche lei respirava nell’aria l’imminente attacco dell’Oscuro Signore. Evangeline la guardò melanconica cercando di rassicurarla.
« Andrà tutto bene. Se ti fa piacere possiamo metterci comode su un sofà e parlare un pochino finché non ci viene sonno! » le propose sorridendo.
Rimettendosi in piedi le rivolse un’ultima domanda.
« Da quando tempo eri lì? »                                                                                                                             « « Mi sono nascosta quando vi ho sentiti arrivare. » affermò candidamente. « Non piangere, non ti farà del male. Come hai sempre sostenuto, Snape non è malvagio. » concluse rincuorandola con la stessa innocenza.
Per Evangeline, l’idea di passare le ultime ore in compagnia di qualcuno la rasserenava un pochino, avrebbe cercato di liberare la mente da tutto, di staccare la spina per un attimo.  Sapeva che Melanie sarebbe sopravvissuta alla battaglia, standole sempre accanto per farsi proteggere; ma avrebbe dovuto assistere, suo malgrado, ad un evento che sarebbe stato per lei doloroso. A questo non poteva rimediare, così come non poteva non chiederle, al momento giusto, di portare a termine l’ultimo pezzo del suo complesso disegno.
 
La morte di uno o di entrambi gli interessati,
ne è la sua unica conclusione.





 

-12-

 
 
La notte dell’Ultima Battaglia
   I professori avevano cercato di proteggere il Castello con gli incantesimi, ma la barriera magica non resse a lungo. L’esercito dell’Oscuro Signore aveva sfondato le difese, penetrando al suo interno. I Mangiamorte non avevano pietà e assalivano chiunque si trovasse loro di fronte. I lampi di luce colorata, scaturiti dalle bacchette, illuminavano a tratti la confusione creata dal combattimento. Frequenti crolli dell’architettura del castello stavano devastando la scuola, urla disperate echeggiavano lungo i corridoi e l’odore della paura si era diffuso nell’aria. Nessuno si era tirato indietro, tranne i Serpeverde che erano fuggiti. Non Evangeline che era rimasta a combattere e la piccola Melanie che aveva voluto restarle accanto.
Stava correndo giù per la scalinata principale seguita dalla ragazzina, quando un Mangiamorte le si parò di fronte. Melanie, questa volta, non l’aveva visto e superando per errore Evangeline era finita proprio dinanzi a lui. L’uomo le stava puntando contro la bacchetta per pronunciare l’anatema che uccide, ma Evangeline fu più veloce. Scansò velocemente la piccola e sussurrò l’incantesimo che lo colpì a morte.
Melanie rimase impietrita dallo spavento.
«Stai bene? » chiese preoccupata.
La ragazzina annuì con la testa, ancora sotto shock per lo scampato pericolo.
« Allora andiamo, forza! » le fece coraggio.
Percorsero ancora parte della scalinata, quando Evangeline rallentò fino a fermarsi del tutto e si accasciò in ginocchio.
« Cosa ti succede? » le domandò allarmata Melanie.
Vide che lentamente la camicetta bianca cominciava a tingersi di rosso.
« Come ha fatto il Mangiamorte a colpirti? » chiese con disperazione, mentre l’emozione le impediva di trattenere le lacrime.
Evangeline stava perdendo le forze e si distese su un fianco, il respiro stava rallentando mentre il dolore si faceva sempre più prepotente.
« Vado a chiamare aiuto! Ti prego, non morire! »
« No… è pericoloso… resta qui, accanto a me, fingiti morta finché… finché non sarà finita… vedrai… andrà tutto bene. »
Evangeline raccolse le poche energie rimaste e proseguì.
« Devi fare una cosa… è molto importante, Melanie. »
Estrasse dal colletto completamente insanguinato una collanina, ne stappò la catenina consegnandola alla ragazzina. Vi era appeso un ciondolo d’argento con incastonati alcuni piccoli smeraldi di forma rotonda e bombata al suo centro. I colori di Serpeverde.
Melanie la guardò singhiozzante e straziata, in attesa di ulteriori istruzioni. 
« Devi… devi promettermi che la consegnerai ad Harry Potter… » le mormorò ormai allo stremo.
« Per… per Snape… »
Lentamente i muscoli del corpo di Evangeline cominciarono a distendersi ed esalando l’ultimo respiro i suoi occhi si chiusero.
Melanie pianse sommessamente: non riusciva a capacitarsi che la sua amica fosse morta. Com’era stato possibile che il Mangiamorte l’avesse colpita prima di lei? Completamente devastata ed affranta si raggomitolò vicino al suo corpo, come le aveva consigliato di fare. Attese sino al mattino seguente, quando finalmente la battaglia fu conclusa.
 
Il sortilegio esige il sangue di chi lo richiede, due volte…

 





-13-

 
Primavera del 1977
   Il tepore delle prime giornate primaverili era un dolce invito, per gli studenti di Hogwarts, a passare all’aria aperta i momenti di svago. Evelyn e Severus si erano sistemati nella parte pianeggiante, in fondo alla radura davanti al Lago Nero. Un piccolo paradiso di pace da cui godere di uno splendido panorama.
Severus già da qualche tempo cercava di creare nuovi incantesimi con formule del tutto incomprensibili ad Evelyn. Quel pomeriggio, ancora una volta, non era più riuscita a seguirlo nei suoi ragionamenti e si era messa a leggere un libro per ingannare il tempo, lasciando che lui si dedicasse indisturbato alle sue astruse formule.
Erano seduti per terra ai piedi di un’enorme quercia che fungeva loro da schienale. Ogni tanto Evelyn staccava gli occhi dalla lettura per osservarlo. Le piaceva farlo, ma Severus, totalmente immerso nell’amore per Lily o concentrato nelle sue formulazioni, non lo aveva mai notato. Guardandolo con dolcezza, Evelyn si accorse che l’amico ormai aveva i capelli decisamente troppo lunghi; ed ebbe l’impressione che facesse fatica a vedere le pagine su cui stava riversando una moltitudine di simboli.
Attese che finisse l’ennesima sequenza per rivolgergli la parola.
« Come fai a vedere bene con quella lunga chioma, non ti danno fastidio? Tagliati almeno un po’ la frangia! » disse scherzosamente.
«Sai che non mi piace tagliarmi i capelli.» replicò con aria indifferente al problema.
«Sì, ma non puoi farli crescere così! Se non vuoi pensarci tu, posso farlo io. Bastano due colpetti di bacchetta e sarai un figurino! »proseguì spiritosa.
Ma Severus, ovviamente, non amava che qualcuno usasse la bacchetta su di lui, neanche se a fin di bene.
« Scordatelo! » rispose secco rifiutando la proposta.
«Va bene! Uso le forbici! »
«Stai scherzando, vero? » replicò guardandola storto.
«No! Non ti fidi di me? » disse un po’ risentita.
Ma Evelyn sapeva bene su quale tasto premere per convincerlo.
«A dir la verità, neanche a Lily piacciono così lunghi! »
Una piccola ed innocente bugia che, era certa, lo avrebbe convinto. Con riluttanza e disagio Severus accettò, a condizione di fare molto in fretta. Sarebbe stato molto imbarazzante per lui farsi sorprendere in quella circostanza, soprattutto dal gruppetto dei Malandrini che lo avrebbero denigrato ulteriormente.
Evelyn estrasse dalla sua cartella un paio di forbici e si inginocchiò il più vicino possibile: con mano sicura cominciò a regolargli la lunghezza della frangia. Ad ogni sforbiciata, con delicatezza, faceva ricadere i capelli sul palmo della mano, per poi ammucchiarli a fianco.
Quando ebbe terminato, guardò Severus soddisfatta del risultato.
« Finito! » esclamò alzandosi, poi aggiunse sorridendo.  « Vado a nascondere la prova del misfatto! »
Prese il mucchietto di ciuffi e si allontanò di qualche passo, li posò per terra prendendo la bacchetta ed in un secondo li polverizzò. Tranne una ciocca che si mise in tasca, e Severus, concentrato nuovamente sulle sue formule, non la vide.
 
… Ed un elemento corporeo di chi lo subisce…

 





-14-


Il mattino seguente l’Ultima Battaglia
   Tutto si è compiuto. Il destino ha fatto il suo corso nel modo in cui voleva. Come pattuito, ora lascia che una scelta sia compiuta.
 
   Voldemort era stato sconfitto a caro prezzo. Disseminati dentro e fuori delle mura c’erano i corpi degli amici privi di vita, che avevano combattuto coraggiosamente, e quelli dei nemici. Era giunto il momento di prestare le prime cure ai feriti e di raccogliere e salutare i defunti.
Melanie era rimasta a lungo immobile; sentì arrivare alcuni studenti in perlustrazione, giunti nella speranza di trovare qualche sopravvissuto bisognoso di soccorso. La ragazzina si alzò e richiamò l’attenzione dei giovani. Dopo averli rassicurati della sua incolumità, li aiutò a portare la salma di Evangeline nella sala d’ingresso.
Melanie si guardò in giro, aveva in mano la catenina con il ciondolo, ancora sporchi di sangue. Cercò tra i feriti e tra i cadaveri ordinatamente composti a terra. Di Harry non v’era traccia e cominciò a preoccuparsi pensando che forse l’Oscuro Signore l’avesse incenerito. Cosa avrebbe fatto? A chi l’avrebbe consegnata? Pensierosa, ad un tratto scorse la professoressa McGonagall, tutta sottosopra. Aveva il vestito tutto sporco e rotto in alcuni punti, i capelli spettinati ed il suo viso era molto stanco, ma la luce che traspariva dai suoi occhi era vittoriosa. Le andò incontro sperando potesse riferirle qualcosa a proposito del ragazzo.
« Professoressa, ha notizie di Harry Potter? È vivo? » domandò preoccupata.
« Ma certamente, Melanie! » rispose.
« Ma qui non lo vedo! »
« È con Hagrid alla Stamberga Strillante. È andato a recuperare il corpo del professor Snape. »
« È morto? » chiese sorpresa pensando che a questo punto la catenina non poteva più essergli recapitata.
« Sì, Melanie, è morto anche lui, purtroppo. » disse la maga con aria sofferente chiedendosi come avrebbe trovato la forza ed il coraggio per ricominciare dalle ceneri, ora che anche il suo amico – perché da quanto Harry aveva raccontato mentre combatteva con Voldemort, Severus non li aveva mai traditi ed aveva sempre obbedito a Silente, anche se lo aveva ucciso! - se ne era andato.
« Perché cerchi Harry? » domandò incuriosita.
« Dovrei dargli una cosa. »
Anche se non serviva più, aveva  fatto una promessa ad Evangeline e l’avrebbe rispettata.
« Oh eccolo, sta rientrando ora. »
Melanie si girò in direzione del maestoso portone. Era la forza di Hagrid a sorreggere in braccio il corpo esanime di Snape. Il mezzogigante lo adagiò a terra con l’aiuto di Harry.
Melanie guardò l’espressione desolata del ragazzo e capì che quello non era il momento  opportuno; la consegna poteva aspettare.
Decise di andare a sedersi a fianco di Evangeline, per rivolgerle l’ultimo saluto. Per due anni l’aveva osservata quando era vicino a Snape, l’aveva guardata bene quando parlava di lui, e pur ancora immatura per certe cose, aveva visto nei suoi occhi una sottile dolcezza. Aveva visto l’amore che nutriva per quel mago. Ormai aveva poca importanza, entrambi non c’erano più. Le sembrava ancor irreale che lei fosse morta così, per mano di un Mangiamorte e tentando di proteggerla. Lei era stata più veloce, era pronta a sferrargli il sortilegio, come se sapesse già quando e come agire.  Con quei tristi pensieri, Melanie si rinchiuse nel suo silenzio e rivolse una preghiera per lei.
Hagrid era inginocchiato e chino su Snape, con la mano appoggiata sul suo petto.  Bisbigliò qualcosa che Harry non riuscì a capire.
«Cosa c’è, Hagrid? »chiese guardando il corpo di Snape.
Vide che i bottoncini della giacca si muovevano, anche se quasi impercettibilmente. Il mago stava riprendendo a respirare. Harry cercò il contatto con la sua mano che, inspiegabilmente, si era intiepidita.
«È vivo, Hagrid! Snape è vivo! » gridò emozionato il ragazzo.
L’urlo arrivò come una potente scossa nella testa di Severus che aprì lentamente gli occhi ad incontrare quelli di Harry. Si guardarono a lungo, increduli.  Entrambi si ponevano la stessa domanda e cercavano la risposta l’uno nello sguardo dell’altro.
Cosa era successo?
Con l’aiuto di Harry, Severus si mise seduto: si sentiva tutto intorpidito, uno strano e fastidioso formicolio stava invadendo ogni piccolo anfratto del suo corpo e della sua pelle. Sentiva lo stomaco sottosopra ed i sudori freddi lo facevano tremare. Controllò dove Nagini lo aveva morso, ma non vi era più traccia dei solchi lasciati dai denti del serpente.
«Professore, com’è possibile? »chiese come se potesse dare una soluzione, quando anche lui era smarrito.
«Tutto questo non è reale, sto sognando. »si spiegò sottovoce Severus.
« No, professore, non sta sognando lei è qui con me. Le posso garantire che è vivo! »confermò commosso.
Harry ed Hagrid lo sostennero mentre si rialzava in piedi.
Vedere Snape, risuscitato inspiegabilmente, provocò in Kingsley Shacklebolt un timore del tutto fondato. Anche se Harry aveva dichiarato a gran voce che Snape era sempre stato dalla parte di Dumbledore, l’Auror realizzò che non c’era alcuna prova, se non la parola di un ragazzo. La sua scontata reazione fu di puntare la bacchetta contro Severus.
«Allontanati immediatamente da lui. » intimò a Harry mentre il brusio di sottofondo cessava.
«No! » gridòd’impeto il ragazzo interponendosi tra Kingsley e Severus, proteggendolo.
«Qualsiasi intenzione abbia, non glielo permetterò! » chiarì con coraggio.
Incredibilmente i ruoli si erano invertiti,  ora era Harry che difendeva Snape e l’avrebbe fatto finché tutto non si fosse chiarito.
«Fidatevi ancora di me. Snape è innocente! » ribadì ancora con fermezza.
L’Auror lo fissò a lungo mentre rifletteva su alcune considerazioni. Per anni tutti avevano sempre sospettato e diffidato di Snape, compreso Harry. Da servitore e seguace, Severus aveva obbedito agli ordini dell’Oscuro Signore. Com’era possibile ora ritrattare una vicenda così importante ed evidente e proprio nel momento il cui Voldemort era stato distrutto?  
«Ti concedo il beneficio del dubbio, Harry. Non credo mentiresti, ma devi darmi una prova certa.»Si diresse verso Snape, lo fissò attentamente e puntandogli la becchetta sul pettolo minacciò.
«Se scopro che Potter si sbaglia, ti giuro che ti spedisco dritto all’inferno! »
Severus immancabilmente rimase impassibile; questa volta il suo autocontrollo gli serviva per riprendersi dallo strano malessere che ancora lo pervadeva e per riorganizzare i pensieri. La minaccia dell’Auror era secondaria.
Shacklebolt non vedendo in Snape alcuna ostilità, si calmò e riprese il controllo della situazione.
«Sono spiacente, Harry. Non ho scelta: devo comunque arrestarlo. Recupera tutte le prove, Harry, e ti prometto che farò di tutto affinché il processo avvenga quanto prima. »
Poi, guardando Snape aggiunse.
«Per ora ti prendo in consegna. Appena riconquistato il controllo del Ministero, verrai rinchiuso nelle sue segrete, sino al processo. »
Severus non aveva molte alternative in quel momento, doveva accettare la situazione così come gli si presentava. Harry capì il suo stato d’animo e tentò di rassicurarlo.
«Recupererò le sue memorie e testimonierò per la sua liberazione, Professor Snape. Ha la mia parola.»
Severus lo guardò preoccupato, gli erano già chiare le difficoltà che avrebbero incontrato. Una strana ed imbarazzante combinazione, rifletté, chiedendosi se anche Harry, come suo padre, l’avrebbe salvato, con la sola differenza che lui non aveva mai odiato il ragazzo, come invece odiava James.
L’Auror era pronto a portare via Severus, quando un urlo spezzò bruscamente la calma ritornata nell’ andito.
Era Melanie: qualcosa l’aveva spaventata ed ora, con gli occhi sbarrati, stava indietreggiando velocemente dalla salma di Evangeline.
Il corpo della ragazza si stava avvolgendo di strani e piccoli puntini di luce bluastra, come dei cristalli luminescenti sospesi nell’aria. Iniziarono a girarle intorno creando un vortice sempre più veloce. A poco a poco attraverso quella spirale fu visibile il mutamento: il corpo si stava trasformando in quello di una donna.
L’Imgamnium Tempus si stava esaurendo ed alla fine con l’incantesimo sparirono anche i minuscoli bagliori.
Minerva portò la mano davanti alla bocca a nascondere la sua espressione allucinata.
«Per tut-to que-sto tempo Evan-geline e-ra… »balbettò e, con gli occhi sbarrati, si girò verso Severus incredula.
Il mago impallidì sentendosi nuovamente raggelare il sangue, e mormorò.
«Evelyn! »
 
Affinchè il  Conferatium Essentia Vis
porti a compimento la sua funzione,
esso deve restare celato al ricevente,
solo così l’incantesimo trasferirà l’essenza vitale della persona che lo pronuncia
a colui che ha designato
nello stesso momento in cui questi perderà la propria.
 
Avrebbe dovuto capirlo. Ma la sua angoscia, il suo dolore l’avevano reso cieco. Le si inginocchiò accanto, scostò delicatamente il colletto della camicetta e vide il morso di Nagini, quello che lui non aveva più.
La strinse a sé, in un abbraccio pieno di profonda gratitudine e sentimento, per un gesto, per quell’atto estremo, che non pensava di meritare. Lei, che nella sua vita non gli aveva mai detto che lo amava con la stessa intensità con cui lui amava Lily. E che, nella sua infinita devozione per lui e generosità, non avrebbe mai voluto separare, anche se ciò l’avrebbe fatta soffrire ancora di più. Voleva solo il suo bene e la sua felicità. A costo della propria vita aveva voluto aiutarlo ancora, per l’ultima volta.
Sentì nella sua mente l’eco di quel “perdonami” che Evelyn gli aveva sussurrato. Non era riferito al quel bacio che si era presa in punta di piedi, lo chiedeva per avergli mentito. Quell’ultima sera, quella preghiera che tanto lo aveva turbato era il disperato tentativo di sottrarlo alla morte certa, ed anche il suo addio.
Come aveva potuto non capire?
Raccolto in una spirituale calma, Severus l’abbracciò a lungo. Le diede una dolce carezza ed un bacio sulla fronte, prima che l’Auror lo portasse via.
 
   Harry non riuscì a parlare dell’accaduto con il professore, ma si era fatto un’opinione circa la ragazza, o meglio, la donna che aveva orchestrato tutto. Era stata l’artefice del risveglio di Snape. E come lui l’avevano compreso anche Minerva e Melanie.  Quest’ultima capì che Evangeline le aveva affidato la catenina perché Snape avrebbe continuato a vivere e che se l’avesse consegnata direttamente a lui l’Auror lo avrebbe impedito, pensando ad essa come ad un oggetto magico pericoloso. Era chiaro per quale ragione doveva affidarla a Harry. Si avvicinò al ragazzo e gli raccontò tutta la vicenda consegnandogli la piccola collana.

 





-15-

 
Il processo: metà maggio 1998
   Severus era seduto sul letto di una delle celle all’interno del Ministero predisposte ad accogliere  gli arrestati in attesa di giudizio.
Non ci volle molto per riprendere il controllo del Ministero. Dopo la sconfitta di Voldemort, l’effetto della Maledizione Imperius su Pius O' Tusoe era svanito, esattamente come chi l’aveva pronunciato.
Come Ministro era stato nominato in via provvisoria proprio Kingsley, che si fidava di Harry ma non di lui. Severus era certo che avrebbe cercato in tutti i modi di controbattere le esigue prove a suo favore.
Gli riconosceva non essere una questione personale: a tutti gli effetti lui aveva agito sempre nell’ombra e nessuno, a parte Albus, ne era consapevole.
Quello che Harry avrebbe riferito al processo sarebbe stato, con buona probabilità, confutato. Ciò che il ragazzo aveva appreso di lui proveniva dalle sue stesse memorie. Potevano bastare se solo il ragazzo le avesse ritrovate. Quando tornò in presidenza, però, il Pensatoio era stato svuotato e nessuno sapeva che fine avesse fatto il suo contenuto; questo complicava la sua posizione.
C’era il ritratto di Dumbledore, ma dati i capi d’imputazione mossi nei suoi confronti, chi poteva garantire che non fosse stato forzato, magari dalla mano stessa di Lord Voldemort con qualche oscura magia, o da lui mentre rivestiva la carica di preside?
Severus non era particolarmente spaventato o preoccupato, aveva affrontato pericoli ben peggiori, persino la morte:  l’aveva  provata sulla sua pelle. Era stato come fare un salto nel buio e, mentre questo salto sembrava non avere termine, alcune mani lo avevano afferrato ed un brusio indistinto di voci lo aveva avvolto tutto intorno. Questo ricordo non era del tutto nitido, ma qualcosa gli era rimasto impresso. La prima che sentì distintamente fu la voce di Lily, che si rivolgeva a lui in modo dolce e affettuoso. Non rammentava bene tutte le parole ma solo il senso di quello che gli aveva sussurrato.  Lo aveva perdonato, felice che avesse difeso suo figlio a costo della propria vita, proprio come aveva fatto lei.  Infine, chiaramente aveva udito “Severus, sei stato molto coraggioso”. Perché non era rimasto lì con lei, in quello strano limbo di pace? Perché le mani di Albus, da dietro le sue spalle, lo avevano girato in direzione di un tunnel, da cui provenivano altre voci? “Da questa parte, amico mio, va e vivi una nuova vita.”, aveva mormorato Albus e mentre lo spingeva in quella direzione, sentì chiara la voce di Harry gridare “È vivo!”.
Se quello che aveva udito non era stato un sogno, significava che Albus conosceva le intenzioni di Evelyn: entrambi quindi sapevano che Nagini l’avrebbe ucciso. Severus considerò che dovessero anche aver previsto il suo pesante processo. Servitore del Signore Oscuro, traditore, spia ed assassino. Piuttosto che il Bacio del Dissennatore era meglio restare in quel luogo insieme a Lily. Il gesto di Evelyn di donargli la vita per amor suo non avrebbe avuto più alcun senso se fosse stato condannato.  Severus cercò di riflettere; sicuramente gli era sfuggito un particolare, una traccia e non aveva molto tempo per esaminare le varie di possibilità. 
Udì nel corridoio del sotterraneo un rumore metallico, era la porta blindata all’ingresso delle celle. Qualcuno stava arrivando: Harry Potter. Non era consuetudine per lui provare piacere nel vederlo, ma non questa volta. Avevano tanto da dirsi e spiegarsi, sebbene entrambi non sapessero bene da dove iniziare. Severus in cuor suo non nutriva il desiderio di parlare: aveva già espresso attraverso le sue memorie ciò che doveva dirgli.  Fu Harry, dopo un inizio imbarazzato e titubante, a confessare ogni singolo pensiero fino a scusarsi con lui. Era veramente affranto e Severus lo comprese, a modo suo lo scusò per una cosa che non poteva e doveva sapere.
Dopo un silenzio quasi religioso calato tra i due, Harry lo ragguagliò circa il processo.
« Ho sentito da Shacklebolt che il processo inizierà domani mattina. Ho già fatto inserire il mio nome come testimone a suo favore, professore. »
Severus annuì con la testa e chiese con estrema calma.
« Nella tua deposizione, Potter, ti sarei grado se… se non insistessi… sui… »
Harry capì la difficoltà di Snape a finire la frase e lo anticipò.
« Sui sentimenti che provava per mia madre? Non lo farò. » lo rassicurò comprendendo perfettamente l’apprensione del mago; esporre un argomento così delicato di fronte al Wizengamot gli avrebbe provocato un grande imbarazzo.
Seguì un altro silenzio, poi Harry tirò fuori dalla tasca la catenina di Evelyn e prima di affidarla a Snape lo informò.
« Non so se è importante, ma prima di morire Evelyn ha fatto in modo che ricevessi la sua collana per darla a lei, professore. Penso le farà piacere averla. » disse porgendogliela.
Solo quando fu nelle mani di Severus, il ciondolo si aprì per magia. I due si guardarono meravigliati: all’interno c’era incisa una frase che Snape lesse a voce alta.
«In quel libro. Guarda in quel libro! »
«Cosa vuol dire? Di che libro parla? »chiese il ragazzo attendendo che Severus gli svelasse l’enigma che aveva acceso una scintilla nei suoi occhi.
«Devi fare una cosa per me, Potter. »
«Tutto quello che mi chiederà, professore! »confermò il ragazzo desideroso di aiutarlo.
Ormai abituato, Severus stava per lanciargli una frecciatina riguardo alla sua propensione ad infrangere le regole, ma frenò la lingua: non era necessario e quella era un’emergenza.
«Devi andare in biblioteca Harry, nel reparto proibito. Devi cercare un volume dal titolo “Pratica alla Magia Molto Avanzata” di Vindictus Viridian. Nel libro deve esserci qualcosa. Qualcosa che Evangeline… » si interruppe per poi correggersi.  « … che Evelyn ha lasciato. Comprendo solo ora perché ha voluto che io la sorprendessi quella sera a cercare proprio quel libro. Ora è tutto chiaro! » pensò a voce alta Severus, mentre Harry cominciava a non seguire più il filo del discorso.
Non chiese altro perché non c’era più molto tempo e si congedò con la promessa che si sarebbe presentato all’indomani mattina col libro stesso, se non vi avesse trovato qualcosa al suo interno di comprensibile. Anche a costo di una punizione per averlo portato via.
Harry raggiunge Ron e Hermione nel grande atrio del Ministero, dove erano rimasti ad aspettarlo e brevemente spiegò quello che dovevano fare.
Quando giunsero a Hogwarts, si infilarono furtivamente nel reparto proibito ed iniziarono a cercare.
«Secondo la catalogazione, quel libro dovrebbe trovarsi qui. »disse Hermione a voce bassa.
«Invece non c’è! »
«Guadiamo dietro la fila dei volumi, forse è finito lì. »suggerì Harry colto da un’ispirazione. Tirandoli giù ad uno per uno dallo scafale, scorsero finalmente ciò che stavano cercando.
Lo sfogliarono attentamente, ma al suo interno non sembrava esserci nulla all’infuori delle pagine stampate. Hermione notò che la copertina frontale era più spessa di quella retrostante. Non solo era rigonfia verso il centro, ma la pergamena che rivestiva il lato interno era sollevata ai due angoli, come se qualcuno l’avesse scollata in precedenza.
«Guarda qui, Harry. »disse Hermione.
Senza attendere risposta prese un angolo e tirò con decisione la carta.
Sotto trovarono due lettere recanti il sigillo di Dumbledore; c’era anche una piccola ampolla inserita in una sorta di scanalatura ricavata grattando il cartone di supporto della copertina.
«Sono di Dumbledore. Una è per il Ministro della Magia, l’altra è per Severus Snape. »disse Harry leggendo sui frontespizi.
«E l’ampolla? »chiese Ron.
«Solo per Severus. »lesse sulla fiala. «Credo che Dumbledore voglia intendere di consegnarla solo nelle mani di Snape, ed è quello che farò. Voi non l’avete vista, chiaro? »
Si trovarono tutti d’accordo, al processo avrebbero esibito solo le missive di Albus.
 
   Severus fu scortato nell’aula del tribunale con le catene ai polsi ed alle caviglie. Quando vi entrò, cercò immediatamente di scorgere Harry. Era seduto a destra in prima fila ed aveva stampato in viso un’espressione vittoriosa. Lo sguardo che si scambiarono fu di tacita intesa. Severus ebbe la certezza che Harry fosse riuscito a recuperare una prova più tangibile.
Il processo iniziò con l’elencazione dei reati ascritti al mago, quindi il Presidente del Wizengamot  chiamò a testimoniare l’unica persona favorevole all’imputato.
Il ragazzo spiegò ciò che le memorie di Snape gli avevano rivelato. Quando ebbe terminato, seguì la domanda che sgonfiò la sua deposizione.
«Harry Potter, se non hai più queste memorie, come pensi di convincere questa Corte? » chiese il Presidente del Tribunale magico.
«Ho due missive di Albus Percival Wulfric Brian Dumbledore, una per lei, Ministro Shacklebolt, ed una per Severus Snape. Le ho trovate in questo libro dietro precise indicazioni lasciate da Evelyn Baring-Gould prima di morire. »affermòHarry mentre Hermione stava portando il volume al ragazzo.
Un mormorio nella sala stava spezzando la quiete.
Severus intanto restò immobile pensando alla lettera che Albus aveva lasciato a lui. Forse in quelle parole scritte avrebbe trovato i chiarimenti che cercava.
«Silenzio, per favore! »ordinò Il Presidente.
«Potter, portarmele insieme al libro. »ordinò facendo cenno al ragazzo di avvicinarsi.
Con la bacchetta il Presidente esaminò il sigillo. Poi ne confermò l’autenticità e l’inviolabilità. Consegnò le missive a Kingsley che aprì quella a lui destinata ed iniziò a leggerla a voce alta. A poco a poco che la lettura procedeva, il tono del Ministro si faceva sempre più stupefatto. Quando arrivò alla fine rimase immobile, come tutti i presenti, cercando di riflettere su ciò che  Dumbledore aveva loro spiegato.
«Ciò che ho scritto è la pura e semplice verità. Severus ha agito dalla nostra parte. »disse a conferma anche il ritratto di Albus che era stato portato lì, quella mattina, come elemento di prova.
Questa volta tutti rimasero in silenzio e sbalorditi: l’incredibile racconto aveva fatto emergere lo straordinario coraggio di quell’uomo, che per lungo tempo aveva osato ingannato e sfidare l’Oscuro Signore a rischio della propria vita.
Severus si sentiva al centro di quegli sguardi di ammirazione e di stima, era emozionato ed il cuore gli batteva forte; cercò a fatica di mantenersi impassibile, ma gli si leggeva in volto una certa gioia.
Kingsley guardò Severus: aveva ancora in mano la sua lettera, chiusa. La aprì nonostante non gli fosse indirizzata e la girò in modo che nessun occhio indiscreto potesse conoscerne il contenuto. Quando ebbe terminato, la sua espressione si fece commossa. Chiuse la lettera e si alzò in piedi per raggiungere Severus; prima di consegnargliela, alzò la mano sentenziando.
«Voto a favore della liberazione di Severus Snape! Chi è con me? »
Man mano nella sala il biancore dei palmi delle mani cominciò a sbiadire il rosso delle tuniche.
Severus era stato assolto.
Le catene si aprirono completamente e caddero a terra. Harry ebbe un imprevedibile scatto di gioia, quello di avvicinarsi a lui ed abbracciarlo. Severus rimase dapprima irrigidito: troppe vicende, troppe emozioni lo aveva messo a dura prova ed a lungo; poi, pervaso da un senso di liberazione, allargò le braccia ricambiando il ragazzo.
Era un quadretto che Hermione e Ron, come altri, non avrebbero mai pensato di vedere in vita loro.
 
   Finite le ultime formalità al Ministero, Severus pensava che quella sera sarebbe rincasato a Spinner’s End. Aveva la lettera si Albus ancora da leggere e voleva farlo in tutta tranquillità.
Harry scelse il momento del saluto al professore per consegnargli riservatamente l’ampolla trovata nel libro.
Severus scelse quindi di non tornare a Spinner’s End ma di passare la notte a Hogwarts.






 

-16-

 
Il mago Severus si era materializzato davanti al cancello della scuola e diede un rapido sguardo tutt’intorno: i cumuli di macerie erano stati in gran parte rimossi e tutto era pronto per l’inizio della sua ricostruzione; una pace rigeneratrice sembrava regnare a Hogwarts.
Si mosse rapidamente verso la presidenza, era impaziente di leggere le ultime parole di Albus e vedere quali memorie gli aveva lasciato. Era certo gli avrebbero riferito ciò che voleva comprendere.
Quando entrò nell’ufficio, il ritratto di Albus era già stato rimesso al suo posto e riposava serenamente. Anche lui aveva portato a termine il suo compito, lo aveva guidato sin lì, giorno dopo giorno ed ora sembrava concedersi il meritato riposo.
Guardò quel vecchio e saggio mago con affetto e non osò disturbarlo nel sonno, avrebbe avuto modo di parlargli in altri momenti.
Severus si sedette sulla poltrona ed iniziò finalmente a leggere.
 
Caro Severus,
se sei giunto sino a qui, amico mio, vuol dire che abbiamo vinto contro le forze del male e questo è stato possibile anche grazie alla tua lealtà, alla tua perseveranza ed al tuo grande coraggio. Te ne sono e sarò eternamente grato.
Hai creduto che non avessi mai pensato alla tua anima, quando invece l’ho fatto. In passato sappiamo entrambi che hai commesso dei gravi errori, ti sei lasciato guidare dal lato oscuro di te ed hai pagato amaramente la tua scelta. Ma poi ne hai fatta un’altra, molto importante. Seguendo con sincerità d’animo questa scelta ti sei riscattato. Perdonami per averti dato un tale fardello, ma quando ti ho chiesto di essere tu stesso ad anticipare la mia morte, non solo hai eseguito un mio preciso ordine, ma hai fatto ciò che doveva essere fatto, ciò che il destino ha voluto per un disegno più grande di noi. Se ti sono sembrato a volte un freddo stratega, non posso darti torto, ma devo ammettere di essere contento per aver ascoltato la preghiera di Evelyn, tanto tempo fa. Guardare oltre quello che ci sembra vedere. Lo aveva detto riferendosi a te, caro Severus. Ho scorto anch’io quello che lei ha sempre visto in te e ti ho voluto davvero bene, come un padre, anche se non sempre sono stato in grado di dimostrartelo come meritavi.
Quando Evelyn mi ha spiegato che la mia richiesta avrebbe causato la tua morte, ero molto afflitto ma ho trovato la forza di andare avanti in ogni modo perché, dopo di me, lei ti avrebbe protetto, sino al momento in cui sarebbe intervenuta per darti in dono la sua vita.  Ha fatto una scelta ben precisa, quindi non sentirti triste e malinconico per lei, Severus, non lo avrebbe mai voluto. Pensa che la sua essenza vitale scorre nelle tue vene e premia il suo sacrificio lasciando che la vita ti prenda per mano e ti accompagni verso nuovi orizzonti.
Sii felice.
Infine Severus, questo non vuole essere un addio, è il mio momentaneo congedo da te, ci rincontreremo. Tutti noi!
Con affetto
Albus
 
Severus non aveva trattenuto le lacrime dalla commozione; le parole del suo maestro e padre erano arrivate a toccare le corde del suo cuore e del suo animo. Si girò verso il ritratto ancora assopito per guardarlo e rivolgergli un affezionato sorriso.
Non aveva ancora ottenuto tutte le risposte, mancavano i ricordi nell’ampolla. Versò il liquido argenteo nel pensatoio e, quando iniziò il turbinio, vi immerse il viso.
Severus si trovò catapultato nel cortile della fontana, seduta tra il colonnato vide Evelyn all’età di 11 anni che leggeva un libro di divinazione. Dumbledore le si avvicinò.
«Posso offrirti una gelatina Tuttigusti? »chiese, ma lei non si accorse della sua proposta.
Albus interpose allora la scatola di caramelle tra lei ed il libro e dopo un attimo di esitazione rispose.
«Sì, grazie, Preside!»
«Quale lettura assorbe così la tua attenzione? » chiese sedendosi al suo fianco.
«È un libro di divinazione, è molto interessante. »
«Non ho dubbi che lo sia. »
Evelyn guardò Albus ed un po’ timorosa gli chiese.
«Posso farle una domanda? »
«Certamente! » confermò il mago facendole l’occhiolino.
«Lei crede che i sogni possano mostrarci gli eventi futuri? »
«I sogni sono qualcosa che appartiene solo a noi, Evelyn. Possono rappresentare i nostri desideri e le nostre paure, non rivelare qualcosa che ancora deve accadere. »
«Ma se ci si accorge che invece un sogno è poi accaduto veramente nella realtà? »
«Beh, allora vuol dire che chi l’ha fatto è uno straordinario, nonché rarissimo preveggente! »le rispose sorridendo scherzosamente. «Più che al sottoscritto, dovresti allora chiedere all’insegnante di divinazione! »le suggerì in tono comico ed amichevole.
Evelyn rise e comprese che sulla materia non era preparato come pensava.
«Sì, signore, non mancherò! »
L’immagine si dissolse e Severus si ritrovò a fianco di Albus. Silenzioso dietro un angolo, stava assistendo ad una discussione tra Lily ed Evelyn.
«Ti prego, Lily! Non prendertela così. »
«Invece me la prendo, eccome! » rispose furiosa.
«Ma Severus non voleva dire sul serio. »
«Lo credi davvero? Ma non vedi cosa sta diventando) Da quando frequenta i suoi amici Mangiamorte non lo riconosco più! »disse Lily con disappunto.
Durante una pausa, Severus si avvicinò alle due ragazze.
«Allora cosa fai, Lily? Gli dai una bella pedata e lo spedisci più in fretta nelle grinfie di quegli scellerati? Ma non capisci? »replicò Evelyn con rancore ironico.
«Non c’è nulla da capire, lui ha fatto la sua scelta ed ora io faccio la mia. » ribatté seccata Lily.
«Se tu gli sbatti la porta in faccia, come pensi che possa capire che sta entrando in un sentiero pericoloso? »
«Chiamala per quello che è, Evelyn. Magia Oscura. »
«Lily, ti supplico. Ha bisogno del nostro aiuto. Del tuo aiuto. »pregò nuovamente nella totale disperazione.
«Cosa? Ti sbagli! Non ha bisogno di nessuno e se proprio vuoi proteggerlo, non contare su di me. »sbottò andandosene.
«Lily, aspetta. Torna indietro! » gridò, ma lei non si voltò.
Evelyn appoggiandosi al muro si lasciò scivolare a terra. Accovacciata, si mise le mani tra i capelli e piangendo si chiese:
«Perché? Ti prego, dimmi perché! »
Severus ebbe l’impulso di allungare la mano per aiutarla a rialzarsi, quando quel ricordo svanì e si trovò nella presidenza accanto alla scrivania.
Evelyn era seduta davanti ad Albus che, reclinato sullo schienale, la osservava perplesso.
«Mi stai dicendo in poche parole che dovrei fidarmi di un Mangiamorte  che suscita in me solo disgusto? »
«Preside, lei ha chiesto il mio parere. »
«Vero! E mi scuso per averti coinvolto mio malgrado. Ma credo tu sia l’unica a conoscere alcuni
aspetti di Severus che ad altri sembrano sfuggire. »
La frase sembrò lasciare sorpresa Evelyn che replicò gentilmente.
«Cos’è che le sembra strano?  Guardo oltre a ciò che semplicemente vedo. »rispose.
Leggendo in Dumbledore ancora delle perplessità proseguì.
«Ho guardato Severus al di là della persona che avevo di fronte, vedendo le qualità che possiede e che nessuno è ancora riuscito a tirargli fuori! »espose Evelyn con la massima spontaneità. «Tutti commettiamo degli errori, ma non per questo ci viene negata una seconda possibilità. »
Il vecchio mago rifletteva attentamente, cercando nello sguardo di Evelyn un solo granello di incertezza.
«Preside, lo prenda con lei sotto la sua guida e protezione. Guardi dentro di lui, nel suo cuore, e troverà in Severus la lealtà che sta cercando. »affermò dolcemente Evelyn.
La stanza si dissolse e Severus si trovò all’interno della Capanna di Hagrid. Evangeline era in piedi, visibilmente nervosa, quando Albus entrò nella casupola. Sorpreso di vederla le disse.
«Ho ricevuto un Gufo da tua madre, pensavo fosse già arrivata! »
«Infatti, Dumbledore! »
 Il mago non riuscì ad afferrare il senso della sua battuta. Lei gli sorrise e prese la bacchetta, descrivendo con essa un cerchio.
«Così nessuno potrà udire le nostre parole. »
Fissando il vecchio mago gli suggerì:
«Guardi oltre a ciò che crede di vedere. »
Dopo un attimo di silenzio, Albus esclamò con stupore sgranando gli occhi.
«Evelyn? »
«Sì! »
«C-cosa ha reso necessario il tuo… la tua... trasformazione? »domandò sbigottito cercando un appoggio sicuro nel sedersi.
«Si sbagliava riguardo ai sogni. Dall’età di sei anni ho iniziato a fare continuamente lo stesso sogno. Nel tempo esso si è modificato, ha aggiunto nuovi elementi togliendo quelli vecchi, mostrandomi sempre quello che sarebbe accaduto. » Fece una pausa poi proseguì speditamente. « Conoscevo Severus prima ancora di iniziare Hogwarts e sapevo del suo amore per Lily. Ho visto che sarebbe diventato un Mangiamorte e si sarebbe unito a Voldemort, per poi ripudiarlo.  Come crede che le abbia confermato che poteva fidarsi ciecamente di lui, se non avessi visto quello che avrebbe rischiato alleandosi con lei? Allo stesso modo, so della maledizione che ha colpito la sua mano e degli altri Horcrux che sta cercando. »
Evelyn fece un profondo respiro, mentre Dumbledore stentava a credere alle sue parole.
«Ma c’è una sola visione del mio sogno che non si è mai modificata. Quando le chiesi di prendere Severus con lei, non avevo ancora visto che... che proprio la sua richiesta di ucciderla sarà la causa della sua morte! »
«Severus… Severus morirà? »chiese dispiaciuto.
«Sì. E sarà Voldemort a disporla per un suo stesso assurdo errore di valutazione. »
«Perché non sei venuta da me? Perché non mi hai spiegato queste cose prima? »domandò risentito il mago a voce alta.
«Perché niente cambierà! » affermòEvelyn mentre le lacrime le scendevano lungo le guance. « Pensa che non abbia provato con tutte le mie forze a mutare il corso degli eventi? Che non abbia tentato di fargli capire che il potere di un grande mago non risiede solo nella Magia Oscura? Ho sempre fallito. » disse cercando di contenere l’emozione.
«Se ti fossi sbagliata trascurando qualcosa, Evelyn? Se mi informavi per tempo forse avrei potuto… »
Lei lo interruppe bruscamente.
«No! La mia profezia ha parlato chiaro. I tentativi di cambiare il destino saranno vani, perché… » chiuse gli occhi per qualche istante poi terminò. «… perchècolui che amo profondamente dovrà morire. Così è stato deciso. »
Albus la guardò con compassione, poi le chiese.
«Ti ha rivelato altro? »
«Solo nel momento in cui l’Oscuro perirà, potrò compiere una scelta.»si fermò guardando gli occhi di Albus piacevolmente sorpresi.
«Voldemort verrà sconfitto? »
«È certo. » confermò.
Il mago fece un lungo sospiro di sollievo, rassicurato che la strada che aveva intrapreso era quella giusta. Desideroso di avere altre informazioni, proseguì con altri interrogativi.
«Di che scelta parla la tua profezia? »
«Vivere morendo nel dolore, o morire per dargli la mia vita. »
«No, Evelyn!» esclamò il mago in apprensione capendo le sue intenzioni.
«Troppo tardi! »
«Cosa vuol dire? »
«Ho già pronunciato il sortilegio. »
«Quale? »
«Il Conferatium Essentia Vis. » 
Preoccupato, Albus si alzò e si avvicinò.
«Hai provocato Severus per avere la conferma del suo inizio e se hai smesso vuol dire che… »
«Non posso più tornare indietro. »
«Hai  collegato a questo degli  incantesimi d’aiuto? » chiese Dumbledore allarmato.
«Nessuno. Non voglio che la mia anima sia macchiata. » rispose con molta calma.
«Ho visto la follia in chi ha osato pronunciarlo, Evelyn! Finirai con sentire l’amina, i pensieri, il dolore morale ed anche quello fisico  di Severus come se fossero i tuoi. Come hai potuto farti questo? »
«E lei, Preside? Come ha potuto chiedere a Severus di ucciderla? » la domanda sembrò uscirle con tutto il rancore che aveva accumulato in quegli anni in cui aveva guardato l’evento in sogno.
«Severus ha accettato. Come hai fatto tu col Conferatium. » replicòseccato.
«Sì, ma si pentirà di averlo fatto, e verrà da lei per ritrattare! Mentre io non sono pentita e nessuno me lo ha chiesto! So che non mi approva, ma ormai ha poca importanza. »
«Ho bisogno di prendere in po’ d’aria, Evelyn. Ti dispiace se proseguiamo fuori? » chiese scosso.
Uscirono dalla Capanna prendendo il sentiero che riconduceva al Castello, Severus guardò più in alto, dove ricordava essersi appostato, poi continuò a seguire la discussione.
«Di una cosa sono certa, Severus ha già riscattato i suoi passati errori e la sua morte laverà anche questo. » proseguì la donna ancora risentita.
«E tu gli riscatterai la vita. » ribattécon disappunto scuotendo la testa.
«Sono nata per questo fine. Trovi, se le è possibile, una sola ragione che lo neghi. »
Albus impensierito non riuscì a controbattere all’affermazione di Evelyn.
«Le è così difficile pensare che possa esistere un amore incondizionato? » glichiese mentre lui la guardava impietosito.
«Se tu fallissi? »
«Ho la certezza che ciò non accadrà. Ho visto il futuro di Severus. » fece un dolce sorriso e rassicurò nuovamente il vecchio mago. «Troverà amore ed armonia.  »
«Posso sapere se il ragazzo… »
«Sopravvivrà? Sì, ed ironia della sorte, per la stessa errata valutazione che ucciderà Severus. »
«Posso sapere qual è? »
«No! Meno sa e meglio è anche per lei. » confidò gentilmente.
«Se tutto è stato deciso, allora perché mi stai dando queste informazioni? »
« Quando Severus si risveglierà dal mortale torpore, verrà accusato e processato: le prove a suo favore saranno inconsistenti. Per questo ho bisogno che lei scriva e mi consegni una missiva sigillata per il futuro ministro Kingsley Shacklebolt, dove conferma senza ombra di dubbio l’innocenza di Severus. Provvederò a lasciargli degli indizi affinché possa trovarla al momento giusto. È importante e anche se Harry verrà a conoscenza dei fatti e dichiarerà la verità su Severus… »
Evelyn fece una pausa mentre accedevano all’ingresso secondario, quindi proseguì:
« Quella sola testimonianza non servirà a scagionarlo. »
« Te lo prometto. Provvederò questa sera stessa. »
Il ricordo cominciò a dissolversi e Severus si alzò dal Pensatoio.
Rimase immobile a riflettere. Ora gli era tutto più chiaro. Comprese quanto alla fine Evelyn fosse simile a lui, non nel carattere, ma nell’anima.  Era stata anche molto abile a nascondergli ogni cosa sin dall’inizio, come lui con l’Oscuro Signore.
Si rammentò di una frase della sua amica: “Siamo ciò che facciamo, non quello che diciamo di essere!” e ciò spiegava il motivo del suo postumo silenzio. Non gli avrebbe mai scritto o consegnato nessuna memoria, sapendo che i fatti avrebbero parlato per lei.
Severus abbozzò un risolino pensando che, forse, più semplicemente sapeva che l’avrebbe fatto esaurientemente Albus anche per lei.
Non provava tristezza perché la cosa più preziosa di Evelyn, la sua essenza, adesso dimorava in lui, e questo gli bastava.
 



 
 
 

-17-

 
Il presente: fine agosto 1998
Quel mattino si era svegliato di buon umore e gli sembrava davvero inconsueto. Non aveva più incubi e pian piano la sua mente ed il suo corpo si riabituavano al sonno. La nomina ricevuta il giorno precedente era stata un’ottima notizia ma non giustificava quel risveglio così particolare. Ricevette un gufo mentre faceva colazione. Quando lesse il messaggio, si rese conto che il gufo francese era terribilmente in ritardo con la posta perché si era perso: ma una cosa era certa, la vice rettrice dell’Accademia sarebbe arrivata nel pomeriggio. Severus immaginava perfettamente cosa quella donna cercasse da lui.
Infatti, Madame Solange Legrand si era presa la briga di andare a Hogwarts dinanzi a Severus per sincerarsi che la sua amata Evelyn non si fosse sbagliata sul suo conto. Lo doveva fare, doveva in qualche modo perdonarsi per averla guidata in quell’impresa mortale. Si sentiva responsabile della sua sorte, nonostante la volontà della donna di rinunciare alla sua stessa vita.
L’incontro con Severus rappresentava molto, sperava di trovare così la pace che la decisione di Evelyn le aveva tolto.
Troppe erano state le volte che aveva messo in dubbio il suo gesto e manifestato la sua paura. Non riteneva che quel mago potesse essere degno di un dono così grande.
Le notizie di cronaca sulla storia di Snape avevano fatto rapidamente eco nel mondo della magia. Le aveva lette su “Le Monde Magique” (l’equivalente francese de “La Gazzetta del Profeta”), pur conoscendo in anticipo quello che raccontavano, ma non le aveva considerate sufficienti.  
Voleva guardarlo dritto in faccia e appurare di persona se quello che Evelyn vedeva in lui fosse reale.
Quando giunse in presidenza, Solange era carica e pronta a sfidarlo. Rimase inizialmente perplessa perché ricordava un Severus differente dall’uomo che ora aveva di fronte. Scrutò per bene quegli occhi neri e chiese con una smorfia minacciosa.
« Sa perché sono venuta? »
Severus un po’ diffidente inarcò il sopracciglio. Non era da lui lasciarsi provocare in quel modo, ma cercò di guardare oltre l’atteggiamento ostile della vice rettrice. Vide in lei sofferenza e rimorso. Conosceva molto bene queste sensazioni e comprese la sua situazione. Decise così di non ricambiarla con altrettanta ostilità, come invece la donna si aspettava.
«Credo voglia avere alcune risposte da me, e non posso darle torto. »disse pacato e suadente.
Madame rimase confusa, si era preparata a scontrarsi con quel mago ed era convinta che l’avrebbe mandata a quel paese. Ma percepiva in lui qualcosa di diverso, quasi una sottile sensibilità che mai avrebbe pensato di distinguere in lui. Stentava a credere che fosse cambiato e cercò di non farsi illudere dalle parole concilianti di Severus.
« Pensa che mi basti qualche parolina ed un portamento sdolcinato? Sono un osso duro se non lo avesse capito. » disse rudemente Madame.
Severus non reagì neppure alla seconda provocazione: sapeva che un Mangiamorte le aveva ucciso la figlia e lui era stato uno di loro. Non l’avrebbe mai permesso, ma ora sentiva di avere un debito nei confronti di Solange e prese una decisione.
«Comprendo la sua ansia come comprendo che abbia la necessità di capire chi sono veramente. Si accomodi e guardi lei stessa. »  propose senza alcun disagio.
Madame era incredula, rimase dapprima irrigidita poi non aspettò un secondo invito. Entrò nella mente di Severus che le offrì tutto quello che desiderava vedere, anche i ricordi che aveva di Evangeline. Non le nascose nulla.
Quando ebbe finito di perlustrare i pensieri, il suo respiro era colmo d’emozione. Turbata dalle immagini che aveva guardato, cercò di ricomporre la sua aria rude e severa.
Il mago la osservò con indulgenza ed in silenzio, attendendo che fosse lei a parlare quando si fosse ripresa. Sembrava che il suo bastone sorreggesse tutta la sua tristezza. Aveva avuto ciò che desiderava ed ora poteva ripartire. Anche se il dolore non l’avrebbe abbandonata così rapidamente, era un inizio per lenire il suo sconforto.
«Grazie, Snape. Non ho più nulla da chiedere. »disse sottovoce e si avviò verso la porta.
Quando appoggiò la mano sul pomello,  diresse per un’ultima volta il suo sguardo verso quello di Severus.
«Ora… so… »disse con voce rotta. «… che non è morta inutilmente ed ho compreso cosa l’ha convinta ad amarti così profondamente. »  disse e mentre le lacrime cominciavano a scorrere lungo il viso, scomparve dietro la porta.
Era stato bizzarro anche per lui vedersi così accondiscendente nei confronti della vice rettrice e dovette ammettere a se stesso che la sua nuova vita lo faceva sentire gradevolmente strano e differente.
Mancavano solo due giorni alla riapertura della scuola e dopo quel particolare incontro nel pomeriggio con Madame Legrand Severus stava rientrando dal cimitero. Quando le lezioni sarebbero ricominciate, non avrebbe forse trovato molto tempo per rendere visita regolarmente alla tomba di Evelyn; quindi approfittava di quel periodo più calmo per farlo ormai quotidianamente. Il tramonto era prossimo; a breve avrebbero servito la cena e Severus affrettò il passo. Quando giunse a scuola, udì alle sue spalle una voce femminile chiamarlo ed avvertì un piacevole brivido percorrergli la schiena. Si girò e vide una donna che non aveva una particolare e prorompente bellezza ma che definì tra sé con due sole parole: “semplicemente incantevole”. Il suo volto aveva qualcosa di famigliare, seppur non l’avesse mai incontrata prima.
« Preside Snape? » chiese con un marcato accento francese. Ancora rapito dal suo viso, fece un lieve cenno con la testa. 
« Sono Sophie Meunier, la nuova insegnante di pozioni. » si presentò mentre Severus imbarazzato era così stregato da quella donna da non sapere bene cosa rispondere.
« Benvenuta! » disse a voce bassa quasi sussurrando per paura che quella visione potesse sparire.
« Mi sono permessa di visitare la scuola e devo ammettere che è un luogo davvero meraviglioso. Ora mi sono persa e non so come raggiungere la Sala Grande. È dove viene servita la cena… n’est-ce-pas? » chiese con tale amabilità che Severus si lasciò trasportare da quel dolce suono vocale senza però perdere l’occasione per invitarla a seguirlo.
« Sto andando giusto lì. Se desidera, possiamo fare la strada insieme. »
« Molto volentieri. » rispose con un sorriso che gli fece battere il cuore più forte.
Le porse il bracco e si sentì particolarmente emozionato quando Sophie lo accettò. Si avviarono lentamente come se desiderassero non giungere mai a destinazione.
« Da quale parte della Francia arriva? »
« Diciamo che arrivo dall’Accademia di Beauxbatons, dove ho vissuto per molti anni. »
Severus la guardò sorpreso.
« È stata una persona che ha insegnato all’Accademia con me che mi ha consigliato vivamente di chiedere una cattedra in questa scuola. Diceva che non me ne sarei pentita. Aveva ragione, Hogwarts è un posto fantastico. »
Severus non ebbe bisogno di chiedere chi l’avesse convinta ad arrivare da lui, ad entrare nella sua vita. Rivolse per quel giorno un ultimo pensiero alla sua amica Evelyn.
“Avevi previsto anche questo.”
 
 
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