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Aprile 1998 Dopo l’iniziale burrascoso approccio con Severus, per Evangeline lo scorrere dell’anno scolastico era sembrato più sereno ed ormai volgeva al termine.
Ma in realtà, per effetto del sortilegio percepiva sempre più frequentemente lo stato d’animo straziato di Severus. A volte anche la tempesta dei pensieri immersi in un buio oscuro che imperversavano nella sua mente, perfino quelli più intimi. Si rendeva conto che tutte le mattine, vestendosi con maschera ed armatura, fingeva di essere quello che non era. Il muro che aveva creato da tempo attorno a sé non permetteva a nessuno di comprendere qualcosa di lui.
La ragazza conosceva in ogni dettaglio quello che stava avvenendo, così come era perfettamente conscia di quello che sarebbe accaduto. Aspettava, per ogni tessera del mosaico, il momento giusto per muoversi; ed ora le mancavano ancora due questioni da sistemare. La più spinosa, sarebbe stata indubbiamente quella di affrontare Dumbledore, mentre la seconda si presentava come semplice routine. Poi avrebbe dovuto attendere pazientemente, in silenzio e nell’ombra più totale ancora un altro lungo anno.
Dall’ufficio del preside, un gufo spiccò il volo. Aveva lasciato ad Albus un messaggio inaspettato. Mentre il mago terminava di leggerlo, la McGonagall bussò alla porta. L’aveva convocata poco prima per alcune necessità, ma ora le sue priorità erano mutate. Giustificandosi col primo pretesto che gli venne in mente, il preside si congedò porgendo le sue scuse alla donna ed aggiungendo che, in caso di bisogno, l’avrebbero rintracciato alla capanna di Hagrid.
Informato da Minerva, Severus riteneva sufficientemente importante quello che doveva riferire ad Albus e non esitò nel decidere di raggiungerlo. Si diresse lungo il sentiero esterno al Castello che portava alla capanna, quando lo avvistò in compagnia di Evangeline. Benché non le avesse assegnato più alcuna punizione, il mago sapeva che era solita tornare ogni tanto dal mezzogigante per scambiare quattro chiacchiere. Sporadicamente la vedeva rientrare in compagnia di Harry. Nulla di male, se non fosse stato un Grifondoro. Non era una frequentazione regolare ma tralasciò sempre di farglielo pesare.
Quel giorno però si sorprese in modo particolare nel vederla dialogare col preside così seriamente ed a tratti cupa in viso; atteggiamento strano ed inconsueto. Fortunatamente non lo avevano notato, dato che si trovavano in un punto più basso rispetto al suo. Severus si nascose dietro un cespuglio, mentre i due erano in procinto di rientrare, camminando lentamente lungo il percorso. Evangeline, dopo una pausa che aveva lasciato attonito Albus, riprese a parlare e l’espressione del preside diventò sempre più tesa e preoccupata.
« Cosa diavolo… »mormorò Severus.
Per quando si concentrasse, non riuscì a sentire nulla di quello che si stavano dicendo, forse perché ancora troppo lontani. Forse. Ma tutto gli suonava fin troppo singolare. Incuriosito, tornò indietro deciso a nascondersi da qualche parte all’ingresso secondario ed aspettare che vi giungessero. Sperava di udire, anche in parte, qualcosa di saliente.
« Quella sola testimonianza non servirà a scagionarlo. » gli spiegò Evangeline.
« Te lo prometto. Provvederò questa sera stessa. » le rispose sforzandosi di accennare ad un sorriso. « Ora, se vuoi scusarmi, è tempo per me di andare. »
La ragazza capì che Dumbledore aveva bisogno di restare solo per meditare su ciò che gli aveva rivelato e si accomiatò sapendo di lasciarlo con un’altra preoccupazione.
Severus si mostrò visibile al vecchio mago assumendo un’aria indagatrice. Il preside realizzò subito che aveva udito lo scambio delle ultime frasi e prima che questi aprisse bocca, prontamente sciolse il critico momento.
« Cara ragazza, si preoccupa sempre di tutti. » affermò dolcemente.
Severus inarcò il sopracciglio attendendo un seguito più esauriente, che non tardò.
« Hai saputo certamente dell’incresciosa accusa mossa da Mallory nei confronti di Williams e che la piccola Melania ha sostenuto la sua innocenza. Evangeline si preoccupa che la parola di una primina contro uno studente più grande possa non bastare. » spiegò con sicurezza, esaurendo l’argomento con una richiesta.
« Mi stavi cercando, Severus? »
Non sembrava esserne pienamente convinto, ma Albus era l’unico di cui poteva fidarsi, tra loro non c’erano segreti; pensò pertanto che non c’era ragione di dubitare delle sue parole.
Concluso con Dumbledore, Severus si avviò verso i sotterranei: doveva ancora sbrigare nel
suo ufficio alcune pratiche burocratiche prima di cena. Scorse in lontananza Evangeline dirigersi guardinga e con gran premura verso la biblioteca. Era un po’ tardi per accedervi e sembrava non desiderasse farsi vedere. Pensò che per quel giorno si era decisamente comportata in modo alquanto ambiguo. Il mago cambiò subito direzione per seguirla ed una volta entrata in biblioteca, la vide sgattaiolare nel reparto proibito. Severus non esitò un solo momento ad intervenire e con passo felpato si ritrovò alle sue spalle.
« Cosa stai combinando? » scandìminaccioso.
Evangeline sobbalzò per lo spavento: terrorizzata si voltò trovandosi ad un palmo da lui. Col cuore in gola vacillò cercando di articolare una parola. Ancor più sospettoso, la spinse con forza contro lo scafale dei libri per poi fiatarle in faccia.
« Cosa stai facendo qui? » richiese un'altra volta più lentamente. « Hai forse già dimenticato di cosa sono capace? » intimò, mentrelei sentiva il panico invadere la sua mente e l’adrenalina scorrerle nel sangue.
« Stavo cercando un libro. »mormorò dalla paura.
Poi, prima che lui passasse nuovamente all’attacco verbale, proseguì cercando di non abbassare gli occhi, ma di guardalo con tutta l’innocenza possibile.
« So che non dovrei trovarmi qui, ma la curiosità è stata più forte della ragione. Ho sbagliato e le chiedo scusa. » disse remissiva.
« Che libro? »
« Pratica alla Magia Molto Avanzata. » sussurrò lentamente.
« Cosa sai? »
« Non molto! Solo che è… è un volume raro, ne esistono poche copie ed una si trova qui. » rispose spedita.
« Chi te ne ha parlato? » chiese incuriosito.
« Una compagna d’Accademia in Francia. »
« Stai mentendo! » sbottò incenerendola all’istante.
« Mia… mia madre. Me ne ha parlato lei. » cedette respirando sempre più affannosamente.
Severus sapeva che ora diceva la verità, ma l’interrogativo seguente era per lui indispensabile.
« Perché te ne ha parlato? » domandò con fare inquisitorio.
« Mi ha detto che gliel’ha regalato, che eravate amici e che… »
Severus la interruppe prima che potesse proseguire con qualcosa che preferiva non sentire.
« Appunto, signorina! Se io non vedessi in te tua madre saresti già finita a pulire i bagni di tutta la scuola, oppure a sezionare le membra di esseri che ti rivolterebbero lo stomaco! » minacciò odiosamente. « Se il libro è stato collocato qui, un motivo c’è. E tu farai meglio a dimenticarti della sua esistenza. Spero di essere stato chiaro. » rispose fulminandola. « Altrimenti ti garantisco che… che… »
Mentre le pupille lampeggianti la mettevano in difficoltà, Severus non riuscì a terminare la frase. L’intenso e cupo sguardo in quella silenziosità assordante la fecero sentire ancor più a disagio. Voleva scappare, voleva sprofondare sotto terra pur di levarsi da quell’imbarazzante condizione. Gli occhi lucidi fecero presagire che era sul punto di piangere.
« Mi… mi scusi. » balbettòcon un nodo in gola.
« Vattene immediatamente. »sussurrò indietreggiando per lasciarla libera di muoversi.
Evangeline rimase pietrificata, a stento mosse i primi passi per poi ritrovare un po’ di forza nelle gambe e correre via.
Severus era nuovamente adirato con lei per la sua audace imprudenza Ma questa volta era stato diverso. Se avesse scoperto qualsiasi altro studente avrebbe infierito con un provvedimento disciplinare che solo lui sapeva infliggere. Ma con lei non era riuscito ad avere la stessa mano ferma. Vedeva Evelyn quando la guardava, ma qualcos’altro lo aveva frenato. Fu sorpreso dal suo stesso atteggiamento e non riuscì a dare una giustificazione ragionevole alla sua esitazione.
Evangeline non ebbe più il coraggio di guardarlo per tutta la cena. Lo stesso fu nei pochi giorni che, da quella sera, mancavano alla dipartita di Dumbledore.
Quando sentì giungere il fatale momento, non poté più arginare le sensazioni che provava Severus: venne investita e pervasa da emozioni dolorosamente intense, che raggelarono tutto il suo corpo. Come un urlo acuto che squarciava il suo respiro, le sue viscere e la sua anima. Dovette sedersi per terra, vicino alla fontana in mezzo al cortile. Vide spandersi nella sua mente un bagliore, l’Avada Kedavra che Severus aveva pronunciato contro Albus.
Appoggiò la testa sulle ginocchia senza riuscire a muoversi da lì, fino alle prime luci del giorno.
-11-
2 maggio 1998 Il destino fa il suo corso, tutto deve ancora compiersi.
L’atmosfera a Hogwarts era diventata ormai opprimente e l’aria irrespirabile. Se prima c’erano vita e luce, ora c’erano morte ed oscurità, ovunque.
Concedersi e gioire di una semplice passeggiata sembrava ormai un’irraggiungibile visione. La minaccia di imbattersi nei Dissennatori, a guardia del Castello e delle sue uscite, o nei fratelli Carrow al suo interno, aveva fiaccato anche le anime dei più temerari ed audaci.
Per Evangeline quell’anno aveva finito per deprimerla, era stato così assurdo da sembrarle a tratti surreale. Credette più volte che non sarebbe riuscita ad arrivare a compimento del patto, e faceva fatica a mantenere il controllo e la fredda ragione. Il sortilegio la rendeva sempre piùvulnerabile.Ora mancava davvero poco. Harry sarebbe arrivato a Hogwarts nella notte ed avrebbe costretto Severus a scappare dal castello.
Non aveva avuto molte occasioni per rivederlo e, quelle poche, erano state fugaci o lontane. Rintanato nella sua disperazione, Severus cercava di evitare il più possibile ogni contatto se non strettamente necessario; Evangeline non era più riuscita a rivolgergli la parola, neanche per un ultimo garbato saluto.
Quello che sentiva dovergli dare a qualsiasi costo, anche quello di farsi sorprendere in giro per la scuola da Alecto Carrow. Severus sarebbe morto e non lo avrebbe mai più rivisto.
Si concentrò intensamente, poi focalizzò dove lui si trovava e senti le sue intenzioni: “
il corridoio degli arazzi”. Con estrema prudenza, si avviò verso il punto d’incontro; impiegò più del previsto, arrivando giusto in tempo per scorgere Severus alla fine dell’androne.
« Professor Snape! »lo chiamò.
Senza girarsi del tutto rallentò il passo per un attimo, ma decise di proseguire ignorandola completamente.
Evangeline nel frattempo lo aveva raggiunto, ponendosi di fronte per bloccare il suo cammino. Severus la guardò impassibile: il suo sguardo era svuotato e spento da ogni barlume di luce.
La ragazza articolò la prima cosa che le venne in mente; non avendo pianificato nulla, si sentì impreparata a gestire l’accadimento.
« È da parecchio che non la vedo, professore! » esclamò, ma Severus continuava a guardarla nel silenzio più totale.
« Le lezioni di Difesa dalle Arti Oscure non sono più le stesse senza di lei, professore.
Amycus Carrowè…mortale in tutti i sensi! » si sentì una stupida, come stupida era stata la sua battuta.
« Bisogna accettare e gestire i cambiamenti. E non pensare, signorina, che non mi tenga aggiornato sui vostri risultati scolastici. » rispose senza una particolare intonazione.
In preda a smarrimento, Evangeline continuò a persistere nella sua stupidità.
« Non riesce a trovare un po’ di tempo per tenerci ancora qualche lezione, anche una sola, domani ad esempio, sarebbe fantastico… »
« No! »la interruppe. «Forse non ti è abbastanza chiaro. Ciò non è più possibile. » rispose arido. Guardando l’espressione avvilita di Evangeline, proseguì con un tono più delicato. « Continua a studiare ed applicarti come hai sempre fatto. »
Severus riprese la sua strada, ma lei allungò il passo per sbarrargliela nuovamente. Il cuore le palpitava sempre più energicamente e le gambe iniziavano a tremare. Tutte le parole che avrebbe voluto dirgli restavano solo nella sua testa. Per toglierla dall’evidente impaccio, Severus la sollecitò pacatamente.
« Sì, Evangeline? »
L’aveva chiamata per nome, per la prima volta. Guardandolo meravigliata, senti pervaderla un irrefrenabile impulso.
« Perdonami. »mormorò.
Fece un passo avanti per avvicinarsi il più possibile, gli prese dolcemente il viso tra le mani, quasi una delicata carezza, e si mise in punta di piedi per arrivare a sfiorargli le labbra le sue. Per un attimo credette che volesse cingerla a sé che volesse assecondarla, ma il movimento che Severus fece fu invece quello di prenderla per le braccia ed allontanarla.
Come un vetro che si infrange in mille pezzi toccando il suolo, l’illusione di Evangeline si dissolse velocemente. Perché sperare, quando in cuor suo sapeva essere un fallimento scontato?
Severus lesse la delusione in quegli occhi innocenti e sensuali.
« No, Evengeline. »sussurrò con tono calmo e tranquillo.
Cercò quindi di riassumere il tono autoritario che capì aver allentato.
« Ti rendi conto di quel che hai fatto? Sai che potresti pagare a caro prezzo la tua condotta? »Anche se ammonita con voce greve, qualsiasi fosse il suo ruolo di educatore non le avrebbe fatto nulla. Comprendeva che quel gesto era autentico e sincero, e che ciò che provava per lui era senza un secondo fine. Si sentì stranamente lusingato per l’attenzione ricevuta che aveva disegnato per lui un piccolo raggio di luce in un momento così tetro.
La giovane non riuscì a sostenere il suo sguardo, benché non l’avesse folgorata con una delle sue occhiate gelide. Fu solo in grado di dire mestamenteil solito:
« Sì, professore. »
« Sarà meglio che tu rientri di filato nei tuoi alloggi. » le consigliò inarcando il sopracciglio.
Mentre la vedeva allontanarsi rifletté: non poteva lasciarla andare da sola, se fosse stata intercettata dalla sorveglianza non avrebbe avuto modo di proteggerla.
« Evangeline. » la fermò raggiungendola. « È più opportuno se ti accompagno. »
Lei capì le sue ragioni ed annuì con la testa.
Percorrendo la via, Evangeline avvertì nuovamente affiorare il panico; nonostante il suo tirocinio, cominciò a sentire vacillare tutte le certezze, le stesse che l’avevano portata sin lì. E se si fossero sbagliati? Se non fosse quella la strada da percorrere? Mille dubbi pervasero i suoi pensieri.
“
Cosa hai fatto?”.
Una volta al sicuro a pochi passi dal muro bianco, Evangeline lo ringraziò e, guardandolo sempre più dibattuta, perse il controllo.
« Severus, ti prego. Vieni via con me, solo per questa notte. »implorò con gli occhi umidi.
Il mago la osservò attonito. Non era la richiesta in sé ad averlo turbato, non c’era nulla di strano nel desiderio passionale di un’adolescente infatuata del suo professore. Ma era il tono ed il modo che aveva usato a metterlo in apprensione: una supplica disperata.
Qual era il punto che gli sfuggiva?
Severus cambiò repentinamente l’espressione, gli occhi divennero una sottile fessura e la sua voce si fece profonda.
« Cosa mi nascondi, Evangeline? »
Trasalì, comprendendo di aver commesso una gravissima imprudenza lasciando che i suoi sentimenti, rivelati da quella preghiera, le offuscassero la ragione.
L’avevano messa in guardia sugli effetti negativi del sortilegio: dalla follia, che a tratti avrebbe annebbiato il suo cervello, alle insistenti esitazioni, timori ed ansie.
Severus aveva fiutato qualcosa. Il primo istinto di Evangeline fu di uscire da quella situazione il più in fretta possibile.
« Nulla! Volevo solo… solo passare la notte con te. » rispose umiliandosi e cercando di mostrare vergogna per l’indecente proposta.
Si girò per raggiungere l’entrata nel muro nel modo più naturale possibile. Nulla sortì l’effetto desiderato e Severus non credette alla sua recita.
« Voltati e guardami, Evangeline! » intimò imperativo come mai aveva fatto.
“Se non obbedisco, diventerà più sospettoso e se tento di prendere la mia bacchetta non avrò scampo” valutò tra sé con la poca lucidità rimasta. “Affrontalo”.
« Allora? » espresse il mago con tutto il suo disappunto.
Non seguì nessuna risposta.
Severus si avvicinò come un predatore pronto a terminare la sua preda.
« Se ti rifiuti di parlare, stai pur certa che non avrò nessuna pietà a lasciarti nelle mani di quella Mangiamorte di Alecto. Credimi che i suoi metodi sono alquanto aggressivi Evengeline. Non obbligarmi. » sibilò minaccioso.
« So che non lo farai, Severus. » mormorò, pur intuendo che ora non giocava più.
Aveva ragione, non avrebbe mai osato. Ma poteva penetrare nella sua mente e finalmente scoprire cosa gli nascondesse.
Evangeline gli vide una scintilla acuminata e sarcastica accendersi nell’iride. Comprese immediatamente le sue intenzioni; era la sfida che temeva di più e che non avrebbe mai voluto sostenere. Che le piacesse o meno, doveva raccogliere tutte le forze e tenerlo fuori.
Lo sentì premere leggermente nella sua testa e riuscì a farsi scudo; ma più la sua resistenza perdurava, più questa provocava maggiore forza nel tentativo di intrusione di Severus. Quei pochi attimi le sembrarono un’eternità. Cominciava a provare dolore, come se il cranio dovesse esploderle da un momento all’altro. Avrebbe resistito ancora per poco, se Severus non avesse allentato la
stretta per interromperla del tutto. Respirava affannosamente, la fatica e la paura stavano mettendo a dura prova anche il suo cuore.
Evangeline colse nei suoi occhi inquisitori tutto il suo stupore.
« Come riesce una mocciosetta come te a respingermi? » la sollecitò mortificandola.
Il lungo silenzio della ragazza lo irritò ulteriormente.
« Dimmelo! »ordinò afferrandola per le braccia e stringendole con vigore.
« Mi stai facendo male. » dissecon un filo di voce ed una smorfia di dolore.
« Te ne farò molto di più se non parli. » la avvertì con fare ostile.
Severus considerò di usare una pesante minaccia per spaventarla e persuaderla a svelare il suo segreto. Se ciò non avesse funzionato, avrebbe proseguito con la Legilimanzia fino a sfiancarla del tutto e renderla permeabile. Evangeline non poteva competere, la resistenza per lui era uno scherzo.
« Vuoi che ti insegni cosa si prova con la
Cruciatus? Possiamo iniziare subito la lezione, se non apri bocca. » la intimidì ferocemente.
La ragazza cercò di riflettere come poter recuperare la sua bacchetta senza farglielo intuire, a quel punto era l’unica soluzione che le restava.
Severus aspettava ancora che si decidesse a dargli le risposte che esigeva, quando sentirono arrivare qualcuno dalla scala a chiocciola. Alecto.
La donna li osservò attentamente, poi scoppiò in una detestabile risata.
« La signorina ha fatto la cattiva! » esclamò divertita.
Severus irritato la rimise al suo posto.
«Non ti riguarda. Cosa c’è di tanto urgente? »
« È meglio parlarne in privato. » rispose facendo cenno di andare via dai sotterranei.
Severus si girò verso Evangeline che stava riacquistando un’espressione più sollevata. Alecto era un essere che la disgustava profondamente, ma in quel frangente la sua tempestiva apparizione le era sembrata quasi piacevole.
« Che non ti sfiori l’idea che abbia finito con te. » le sussurrò all’orecchio abbandonando la sua energica morsa.
Finalmente era libera e sola, ma nella fredda solitudine di quel corridoio le ginocchia le cedettero. Esausta, si ritrovò sul gelido pavimento e scoppiò in lacrime. La tensione accumulata con Severus e l’ansia per le poche ore che restavano l’avevano sfinita.
Percepì la presenza di qualcuno arrivare alle spalle e si girò di scatto.
« Melanie! » esclamò tirando un sospiro di sollievo.
« Scusami, non volevo spaventarti! »
« Da dove sei sbucata e perché sei ancora in giro a quest’ora? » chiese cercando di smettere di singhiozzare.
« Ero nella piccola scala a chiocciola laggiù. » spiegò indicandola. « Non ho sonno. Ho l’impressione che debba succedere qualcosa di terribile. » disse inquieta Melanie.
Anche lei respirava nell’aria l’imminente attacco dell’Oscuro Signore. Evangeline la guardò melanconica cercando di rassicurarla.
« Andrà tutto bene. Se ti fa piacere possiamo metterci comode su un sofà e parlare un pochino finché non ci viene sonno! » le propose sorridendo.
Rimettendosi in piedi le rivolse un’ultima domanda.
« Da quando tempo eri lì? » « « Mi sono nascosta quando vi ho sentiti arrivare. » affermò candidamente. « Non piangere, non ti farà del male. Come hai sempre sostenuto, Snape non è malvagio. » concluse rincuorandola con la stessa innocenza.
Per Evangeline, l’idea di passare le ultime ore in compagnia di qualcuno la rasserenava un pochino, avrebbe cercato di liberare la mente da tutto, di staccare la spina per un attimo. Sapeva che Melanie sarebbe sopravvissuta alla battaglia, standole sempre accanto per farsi proteggere; ma avrebbe dovuto assistere, suo malgrado, ad un evento che sarebbe stato per lei doloroso. A questo non poteva rimediare, così come non poteva non chiederle, al momento giusto, di portare a termine l’ultimo pezzo del suo complesso disegno.
… La morte di uno o di entrambi gli interessati,ne è la sua unica conclusione. -12-
La notte dell’Ultima Battaglia I professori avevano cercato di proteggere il Castello con gli incantesimi, ma la barriera magica non resse a lungo. L’esercito dell’Oscuro Signore aveva sfondato le difese, penetrando al suo interno. I Mangiamorte non avevano pietà e assalivano chiunque si trovasse loro di fronte. I lampi di luce colorata, scaturiti dalle bacchette, illuminavano a tratti la confusione creata dal combattimento. Frequenti crolli dell’architettura del castello stavano devastando la scuola, urla disperate echeggiavano lungo i corridoi e l’odore della paura si era diffuso nell’aria. Nessuno si era tirato indietro, tranne i Serpeverde che erano fuggiti. Non Evangeline che era rimasta a combattere e la piccola Melanie che aveva voluto restarle accanto.
Stava correndo giù per la scalinata principale seguita dalla ragazzina, quando un Mangiamorte le si parò di fronte. Melanie, questa volta, non l’aveva visto e superando per errore Evangeline era finita proprio dinanzi a lui. L’uomo le stava puntando contro la bacchetta per pronunciare l’anatema che uccide, ma Evangeline fu più veloce. Scansò velocemente la piccola e sussurrò l’incantesimo che lo colpì a morte.
Melanie rimase impietrita dallo spavento.
«Stai bene? » chiese preoccupata.
La ragazzina annuì con la testa, ancora sotto shock per lo scampato pericolo.
« Allora andiamo, forza! » le fece coraggio.
Percorsero ancora parte della scalinata, quando Evangeline rallentò fino a fermarsi del tutto e si accasciò in ginocchio.
« Cosa ti succede? » le domandò allarmata Melanie.
Vide che lentamente la camicetta bianca cominciava a tingersi di rosso.
« Come ha fatto il Mangiamorte a colpirti? » chiese con disperazione, mentre l’emozione le impediva di trattenere le lacrime.
Evangeline stava perdendo le forze e si distese su un fianco, il respiro stava rallentando mentre il dolore si faceva sempre più prepotente.
« Vado a chiamare aiuto! Ti prego, non morire! »
« No… è pericoloso… resta qui, accanto a me, fingiti morta finché… finché non sarà finita… vedrai… andrà tutto bene. »
Evangeline raccolse le poche energie rimaste e proseguì.
« Devi fare una cosa… è molto importante, Melanie. »
Estrasse dal colletto completamente insanguinato una collanina, ne stappò la catenina consegnandola alla ragazzina. Vi era appeso un ciondolo d’argento con incastonati alcuni piccoli smeraldi di forma rotonda e bombata al suo centro. I colori di Serpeverde.
Melanie la guardò singhiozzante e straziata, in attesa di ulteriori istruzioni.
« Devi… devi promettermi che la consegnerai ad Harry Potter… » le mormorò ormai allo stremo.
« Per… per Snape… »
Lentamente i muscoli del corpo di Evangeline cominciarono a distendersi ed esalando l’ultimo respiro i suoi occhi si chiusero.
Melanie pianse sommessamente: non riusciva a capacitarsi che la sua amica fosse morta. Com’era stato possibile che il Mangiamorte l’avesse colpita prima di lei? Completamente devastata ed affranta si raggomitolò vicino al suo corpo, come le aveva consigliato di fare. Attese sino al mattino seguente, quando finalmente la battaglia fu conclusa.
Il sortilegio esige il sangue di chi lo richiede, due volte… -13-
Primavera del 1977 Il tepore delle prime giornate primaverili era un dolce invito, per gli studenti di Hogwarts, a passare all’aria aperta i momenti di svago. Evelyn e Severus si erano sistemati nella parte pianeggiante, in fondo alla radura davanti al Lago Nero. Un piccolo paradiso di pace da cui godere di uno splendido panorama.
Severus già da qualche tempo cercava di creare nuovi incantesimi con formule del tutto incomprensibili ad Evelyn. Quel pomeriggio, ancora una volta, non era più riuscita a seguirlo nei suoi ragionamenti e si era messa a leggere un libro per ingannare il tempo, lasciando che lui si dedicasse indisturbato alle sue astruse formule.
Erano seduti per terra ai piedi di un’enorme quercia che fungeva loro da schienale. Ogni tanto Evelyn staccava gli occhi dalla lettura per osservarlo. Le piaceva farlo, ma Severus, totalmente immerso nell’amore per Lily o concentrato nelle sue formulazioni, non lo aveva mai notato. Guardandolo con dolcezza, Evelyn si accorse che l’amico ormai aveva i capelli decisamente troppo lunghi; ed ebbe l’impressione che facesse fatica a vedere le pagine su cui stava riversando una moltitudine di simboli.
Attese che finisse l’ennesima sequenza per rivolgergli la parola.
« Come fai a vedere bene con quella lunga chioma, non ti danno fastidio? Tagliati almeno un po’ la frangia! » disse scherzosamente.
«Sai che non mi piace tagliarmi i capelli.» replicò con aria indifferente al problema.
«Sì, ma non puoi farli crescere così! Se non vuoi pensarci tu, posso farlo io. Bastano due colpetti di bacchetta e sarai un figurino! »proseguì spiritosa.
Ma Severus, ovviamente, non amava che qualcuno usasse la bacchetta su di lui, neanche se a fin di bene.
« Scordatelo! » rispose secco rifiutando la proposta.
«Va bene! Uso le forbici! »
«Stai scherzando, vero? » replicò guardandola storto.
«No! Non ti fidi di me? » disse un po’ risentita.
Ma Evelyn sapeva bene su quale tasto premere per convincerlo.
«A dir la verità, neanche a Lily piacciono così lunghi! »
Una piccola ed innocente bugia che, era certa, lo avrebbe convinto. Con riluttanza e disagio Severus accettò, a condizione di fare molto in fretta. Sarebbe stato molto imbarazzante per lui farsi sorprendere in quella circostanza, soprattutto dal gruppetto dei Malandrini che lo avrebbero denigrato ulteriormente.
Evelyn estrasse dalla sua cartella un paio di forbici e si inginocchiò il più vicino possibile: con mano sicura cominciò a regolargli la lunghezza della frangia. Ad ogni sforbiciata, con delicatezza, faceva ricadere i capelli sul palmo della mano, per poi ammucchiarli a fianco.
Quando ebbe terminato, guardò Severus soddisfatta del risultato.
« Finito! » esclamò alzandosi, poi aggiunse sorridendo. « Vado a nascondere la prova del misfatto! »
Prese il mucchietto di ciuffi e si allontanò di qualche passo, li posò per terra prendendo la bacchetta ed in un secondo li polverizzò. Tranne una ciocca che si mise in tasca, e Severus, concentrato nuovamente sulle sue formule, non la vide.
… Ed un elemento corporeo di chi lo subisce… -14-
Il mattino seguente l’Ultima Battaglia Tutto si è compiuto. Il destino ha fatto il suo corso nel modo in cui voleva. Come pattuito, ora lascia che una scelta sia compiuta.
Voldemort era stato sconfitto a caro prezzo. Disseminati dentro e fuori delle mura c’erano i corpi degli amici privi di vita, che avevano combattuto coraggiosamente, e quelli dei nemici. Era giunto il momento di prestare le prime cure ai feriti e di raccogliere e salutare i defunti.
Melanie era rimasta a lungo immobile; sentì arrivare alcuni studenti in perlustrazione, giunti nella speranza di trovare qualche sopravvissuto bisognoso di soccorso. La ragazzina si alzò e richiamò l’attenzione dei giovani. Dopo averli rassicurati della sua incolumità, li aiutò a portare la salma di Evangeline nella sala d’ingresso.
Melanie si guardò in giro, aveva in mano la catenina con il ciondolo, ancora sporchi di sangue. Cercò tra i feriti e tra i cadaveri ordinatamente composti a terra. Di Harry non v’era traccia e cominciò a preoccuparsi pensando che forse l’Oscuro Signore l’avesse incenerito. Cosa avrebbe fatto? A chi l’avrebbe consegnata? Pensierosa, ad un tratto scorse la professoressa McGonagall, tutta sottosopra. Aveva il vestito tutto sporco e rotto in alcuni punti, i capelli spettinati ed il suo viso era molto stanco, ma la luce che traspariva dai suoi occhi era vittoriosa. Le andò incontro sperando potesse riferirle qualcosa a proposito del ragazzo.
« Professoressa, ha notizie di Harry Potter? È vivo? » domandò preoccupata.
« Ma certamente, Melanie! » rispose.
« Ma qui non lo vedo! »
« È con Hagrid alla Stamberga Strillante. È andato a recuperare il corpo del professor Snape. »
« È morto? » chiese sorpresa pensando che a questo punto la catenina non poteva più essergli recapitata.
« Sì, Melanie, è morto anche lui, purtroppo. » disse la maga con aria sofferente chiedendosi come avrebbe trovato la forza ed il coraggio per ricominciare dalle ceneri, ora che anche il suo amico – perché da quanto Harry aveva raccontato mentre combatteva con Voldemort, Severus non li aveva mai traditi ed aveva sempre obbedito a Silente, anche se lo aveva ucciso! - se ne era andato.
« Perché cerchi Harry? » domandò incuriosita.
« Dovrei dargli una cosa. »
Anche se non serviva più, aveva fatto una promessa ad Evangeline e l’avrebbe rispettata.
« Oh eccolo, sta rientrando ora. »
Melanie si girò in direzione del maestoso portone. Era la forza di Hagrid a sorreggere in braccio il corpo esanime di Snape. Il mezzogigante lo adagiò a terra con l’aiuto di Harry.
Melanie guardò l’espressione desolata del ragazzo e capì che quello non era il momento opportuno; la consegna poteva aspettare.
Decise di andare a sedersi a fianco di Evangeline, per rivolgerle l’ultimo saluto. Per due anni l’aveva osservata quando era vicino a Snape, l’aveva guardata bene quando parlava di lui, e pur ancora immatura per certe cose, aveva visto nei suoi occhi una sottile dolcezza. Aveva visto l’amore che nutriva per quel mago. Ormai aveva poca importanza, entrambi non c’erano più. Le sembrava ancor irreale che lei fosse morta così, per mano di un Mangiamorte e tentando di proteggerla. Lei era stata più veloce, era pronta a sferrargli il sortilegio, come se sapesse già quando e come agire. Con quei tristi pensieri, Melanie si rinchiuse nel suo silenzio e rivolse una preghiera per lei.
Hagrid era inginocchiato e chino su Snape, con la mano appoggiata sul suo petto. Bisbigliò qualcosa che Harry non riuscì a capire.
«Cosa c’è, Hagrid? »chiese guardando il corpo di Snape.
Vide che i bottoncini della giacca si muovevano, anche se quasi impercettibilmente. Il mago stava riprendendo a respirare. Harry cercò il contatto con la sua mano che, inspiegabilmente, si era intiepidita.
«È vivo, Hagrid! Snape è vivo! » gridò emozionato il ragazzo.
L’urlo arrivò come una potente scossa nella testa di Severus che aprì lentamente gli occhi ad incontrare quelli di Harry. Si guardarono a lungo, increduli. Entrambi si ponevano la stessa domanda e cercavano la risposta l’uno nello sguardo dell’altro.
Cosa era successo?
Con l’aiuto di Harry, Severus si mise seduto: si sentiva tutto intorpidito, uno strano e fastidioso formicolio stava invadendo ogni piccolo anfratto del suo corpo e della sua pelle. Sentiva lo stomaco sottosopra ed i sudori freddi lo facevano tremare. Controllò dove Nagini lo aveva morso, ma non vi era più traccia dei solchi lasciati dai denti del serpente.
«Professore, com’è possibile? »chiese come se potesse dare una soluzione, quando anche lui era smarrito.
«Tutto questo non è reale, sto sognando. »si spiegò sottovoce Severus.
« No, professore, non sta sognando lei è qui con me. Le posso garantire che è vivo! »confermò commosso.
Harry ed Hagrid lo sostennero mentre si rialzava in piedi.
Vedere Snape, risuscitato inspiegabilmente, provocò in Kingsley Shacklebolt un timore del tutto fondato. Anche se Harry aveva dichiarato a gran voce che Snape era sempre stato dalla parte di Dumbledore, l’Auror realizzò che non c’era alcuna prova, se non la parola di un ragazzo. La sua scontata reazione fu di puntare la bacchetta contro Severus.
«Allontanati immediatamente da lui. » intimò a Harry mentre il brusio di sottofondo cessava.
«No! » gridòd’impeto il ragazzo interponendosi tra Kingsley e Severus, proteggendolo.
«Qualsiasi intenzione abbia, non glielo permetterò! » chiarì con coraggio.
Incredibilmente i ruoli si erano invertiti, ora era Harry che difendeva Snape e l’avrebbe fatto finché tutto non si fosse chiarito.
«Fidatevi ancora di me. Snape è innocente! » ribadì ancora con fermezza.
L’Auror lo fissò a lungo mentre rifletteva su alcune considerazioni. Per anni tutti avevano sempre sospettato e diffidato di Snape, compreso Harry. Da servitore e seguace, Severus aveva obbedito agli ordini dell’Oscuro Signore. Com’era possibile ora ritrattare una vicenda così importante ed evidente e proprio nel momento il cui Voldemort era stato distrutto?
«Ti concedo il beneficio del dubbio, Harry. Non credo mentiresti, ma devi darmi una prova certa.»Si diresse verso Snape, lo fissò attentamente e puntandogli la becchetta sul pettolo minacciò.
«Se scopro che Potter si sbaglia, ti giuro che ti spedisco dritto all’inferno! »
Severus immancabilmente rimase impassibile; questa volta il suo autocontrollo gli serviva per riprendersi dallo strano malessere che ancora lo pervadeva e per riorganizzare i pensieri. La minaccia dell’Auror era secondaria.
Shacklebolt non vedendo in Snape alcuna ostilità, si calmò e riprese il controllo della situazione.
«Sono spiacente, Harry. Non ho scelta: devo comunque arrestarlo. Recupera tutte le prove, Harry, e ti prometto che farò di tutto affinché il processo avvenga quanto prima. »
Poi, guardando Snape aggiunse.
«Per ora ti prendo in consegna. Appena riconquistato il controllo del Ministero, verrai rinchiuso nelle sue segrete, sino al processo. »
Severus non aveva molte alternative in quel momento, doveva accettare la situazione così come gli si presentava. Harry capì il suo stato d’animo e tentò di rassicurarlo.
«Recupererò le sue memorie e testimonierò per la sua liberazione, Professor Snape. Ha la mia parola.»
Severus lo guardò preoccupato, gli erano già chiare le difficoltà che avrebbero incontrato. Una strana ed imbarazzante combinazione, rifletté, chiedendosi se anche Harry, come suo padre, l’avrebbe salvato, con la sola differenza che lui non aveva mai odiato il ragazzo, come invece odiava James.
L’Auror era pronto a portare via Severus, quando un urlo spezzò bruscamente la calma ritornata nell’ andito.
Era Melanie: qualcosa l’aveva spaventata ed ora, con gli occhi sbarrati, stava indietreggiando velocemente dalla salma di Evangeline.
Il corpo della ragazza si stava avvolgendo di strani e piccoli puntini di luce bluastra, come dei cristalli luminescenti sospesi nell’aria. Iniziarono a girarle intorno creando un vortice sempre più veloce. A poco a poco attraverso quella spirale fu visibile il mutamento: il corpo si stava trasformando in quello di una donna.
L’Imgamnium Tempus si stava esaurendo ed alla fine con l’incantesimo sparirono anche i minuscoli bagliori.
Minerva portò la mano davanti alla bocca a nascondere la sua espressione allucinata.
«Per tut-to que-sto tempo Evan-geline e-ra… »balbettò e, con gli occhi sbarrati, si girò verso Severus incredula.
Il mago impallidì sentendosi nuovamente raggelare il sangue, e mormorò.
«Evelyn! »
Affinchè il Conferatium Essentia Vis
porti a compimento la sua funzione,esso deve restare celato al ricevente,solo così l’incantesimo trasferirà l’essenza vitale della persona che lo pronunciaa colui che ha designatonello stesso momento in cui questi perderà la propria. Avrebbe dovuto capirlo. Ma la sua angoscia, il suo dolore l’avevano reso cieco. Le si inginocchiò accanto, scostò delicatamente il colletto della camicetta e vide il morso di Nagini, quello che lui non aveva più.
La strinse a sé, in un abbraccio pieno di profonda gratitudine e sentimento, per un gesto, per quell’atto estremo, che non pensava di meritare. Lei, che nella sua vita non gli aveva mai detto che lo amava con la stessa intensità con cui lui amava Lily. E che, nella sua infinita devozione per lui e generosità, non avrebbe mai voluto separare, anche se ciò l’avrebbe fatta soffrire ancora di più. Voleva solo il suo bene e la sua felicità. A costo della propria vita aveva voluto aiutarlo ancora, per l’ultima volta.
Sentì nella sua mente l’eco di quel “perdonami” che Evelyn gli aveva sussurrato. Non era riferito al quel bacio che si era presa in punta di piedi, lo chiedeva per avergli mentito. Quell’ultima sera, quella preghiera che tanto lo aveva turbato era il disperato tentativo di sottrarlo alla morte certa, ed anche il suo addio.
Come aveva potuto non capire?
Raccolto in una spirituale calma, Severus l’abbracciò a lungo. Le diede una dolce carezza ed un bacio sulla fronte, prima che l’Auror lo portasse via.
Harry non riuscì a parlare dell’accaduto con il professore, ma si era fatto un’opinione circa la ragazza, o meglio, la donna che aveva orchestrato tutto. Era stata l’artefice del
risveglio di Snape. E come lui l’avevano compreso anche Minerva e Melanie. Quest’ultima capì che Evangeline le aveva affidato la catenina perché Snape avrebbe continuato a vivere e che se l’avesse consegnata direttamente a lui l’Auror lo avrebbe impedito, pensando ad essa come ad un oggetto magico pericoloso. Era chiaro per quale ragione doveva affidarla a Harry. Si avvicinò al ragazzo e gli raccontò tutta la vicenda consegnandogli la piccola collana.
-15-
Il processo: metà maggio 1998 Severus era seduto sul letto di una delle celle all’interno del Ministero predisposte ad accogliere gli arrestati in attesa di giudizio.
Non ci volle molto per riprendere il controllo del Ministero. Dopo la sconfitta di Voldemort, l’effetto della
Maledizione Imperius su Pius O' Tusoe era svanito, esattamente come chi l’aveva pronunciato.
Come Ministro era stato nominato in via provvisoria proprio Kingsley, che si fidava di Harry ma non di lui. Severus era certo che avrebbe cercato in tutti i modi di controbattere le esigue prove a suo favore.
Gli riconosceva non essere una questione personale: a tutti gli effetti lui aveva agito sempre nell’ombra e nessuno, a parte Albus, ne era consapevole.
Quello che Harry avrebbe riferito al processo sarebbe stato, con buona probabilità, confutato. Ciò che il ragazzo aveva appreso di lui proveniva dalle sue stesse memorie. Potevano bastare se solo il ragazzo le avesse ritrovate. Quando tornò in presidenza, però, il Pensatoio era stato svuotato e nessuno sapeva che fine avesse fatto il suo contenuto; questo complicava la sua posizione.
C’era il ritratto di Dumbledore, ma dati i capi d’imputazione mossi nei suoi confronti, chi poteva garantire che non fosse stato
forzato, magari dalla mano stessa di Lord Voldemort con qualche oscura magia, o da lui mentre rivestiva la carica di preside?
Severus non era particolarmente spaventato o preoccupato, aveva affrontato pericoli ben peggiori, persino la morte: l’aveva provata sulla sua pelle. Era stato come fare un salto nel buio e, mentre questo salto sembrava non avere termine, alcune mani lo avevano afferrato ed un brusio indistinto di voci lo aveva avvolto tutto intorno. Questo ricordo non era del tutto nitido, ma qualcosa gli era rimasto impresso. La prima che sentì distintamente fu la voce di Lily, che si rivolgeva a lui in modo dolce e affettuoso. Non rammentava bene tutte le parole ma solo il senso di quello che gli aveva sussurrato. Lo aveva perdonato, felice che avesse difeso suo figlio a costo della propria vita, proprio come aveva fatto lei. Infine, chiaramente aveva udito “Severus, sei stato molto coraggioso”. Perché non era rimasto lì con lei, in quello strano limbo di pace? Perché le mani di Albus, da dietro le sue spalle, lo avevano girato in direzione di un tunnel, da cui provenivano altre voci? “Da questa parte, amico mio, va e vivi una nuova vita.”, aveva mormorato Albus e mentre lo spingeva in quella direzione, sentì chiara la voce di Harry gridare “È vivo!”.
Se quello che aveva udito non era stato un sogno, significava che Albus conosceva le intenzioni di Evelyn: entrambi quindi sapevano che Nagini l’avrebbe ucciso. Severus considerò che dovessero anche aver previsto il suo pesante processo. Servitore del Signore Oscuro, traditore, spia ed assassino. Piuttosto che il Bacio del Dissennatore era meglio restare in quel luogo insieme a Lily. Il gesto di Evelyn di donargli la vita per amor suo non avrebbe avuto più alcun senso se fosse stato condannato. Severus cercò di riflettere; sicuramente gli era sfuggito un particolare, una traccia e non aveva molto tempo per esaminare le varie di possibilità.
Udì nel corridoio del sotterraneo un rumore metallico, era la porta blindata all’ingresso delle celle. Qualcuno stava arrivando: Harry Potter. Non era consuetudine per lui provare piacere nel vederlo, ma non questa volta. Avevano tanto da dirsi e spiegarsi, sebbene entrambi non sapessero bene da dove iniziare. Severus in cuor suo non nutriva il desiderio di parlare: aveva già espresso attraverso le sue memorie ciò che doveva dirgli. Fu Harry, dopo un inizio imbarazzato e titubante, a confessare ogni singolo pensiero fino a scusarsi con lui. Era veramente affranto e Severus lo comprese, a modo suo lo scusò per una cosa che non poteva e doveva sapere.
Dopo un silenzio quasi religioso calato tra i due, Harry lo ragguagliò circa il processo.
« Ho sentito da Shacklebolt che il processo inizierà domani mattina. Ho già fatto inserire il mio nome come testimone a suo favore, professore. »
Severus annuì con la testa e chiese con estrema calma.
« Nella tua deposizione, Potter, ti sarei grado se… se non insistessi… sui… »
Harry capì la difficoltà di Snape a finire la frase e lo anticipò.
« Sui sentimenti che provava per mia madre? Non lo farò. » lo rassicurò comprendendo perfettamente l’apprensione del mago; esporre un argomento così delicato di fronte al Wizengamot gli avrebbe provocato un grande imbarazzo.
Seguì un altro silenzio, poi Harry tirò fuori dalla tasca la catenina di Evelyn e prima di affidarla a Snape lo informò.
« Non so se è importante, ma prima di morire Evelyn ha fatto in modo che ricevessi la sua collana per darla a lei, professore. Penso le farà piacere averla. » disse porgendogliela.
Solo quando fu nelle mani di Severus, il ciondolo si aprì per magia. I due si guardarono meravigliati: all’interno c’era incisa una frase che Snape lesse a voce alta.
«In quel libro. Guarda in quel libro! »
«Cosa vuol dire? Di che libro parla? »chiese il ragazzo attendendo che Severus gli svelasse l’enigma che aveva acceso una scintilla nei suoi occhi.
«Devi fare una cosa per me, Potter. »
«Tutto quello che mi chiederà, professore! »confermò il ragazzo desideroso di aiutarlo.
Ormai abituato, Severus stava per lanciargli una frecciatina riguardo alla sua propensione ad infrangere le regole, ma frenò la lingua: non era necessario e quella era un’emergenza.
«Devi andare in biblioteca Harry, nel reparto proibito. Devi cercare un volume dal titolo “
Pratica alla Magia Molto Avanzata” di Vindictus Viridian. Nel libro deve esserci qualcosa. Qualcosa che Evangeline… » si interruppe per poi correggersi. « … che Evelyn ha lasciato. Comprendo solo ora perché ha voluto che io la sorprendessi quella sera a cercare proprio quel libro. Ora è tutto chiaro! » pensò a voce alta Severus, mentre Harry cominciava a non seguire più il filo del discorso.
Non chiese altro perché non c’era più molto tempo e si congedò con la promessa che si sarebbe presentato all’indomani mattina col libro stesso, se non vi avesse trovato qualcosa al suo interno di comprensibile. Anche a costo di una punizione per averlo portato via.
Harry raggiunge Ron e Hermione nel grande atrio del Ministero, dove erano rimasti ad aspettarlo e brevemente spiegò quello che dovevano fare.
Quando giunsero a Hogwarts, si infilarono furtivamente nel reparto proibito ed iniziarono a cercare.
«Secondo la catalogazione, quel libro dovrebbe trovarsi qui. »disse Hermione a voce bassa.
«Invece non c’è! »
«Guadiamo dietro la fila dei volumi, forse è finito lì. »suggerì Harry colto da un’ispirazione. Tirandoli giù ad uno per uno dallo scafale, scorsero finalmente ciò che stavano cercando.
Lo sfogliarono attentamente, ma al suo interno non sembrava esserci nulla all’infuori delle pagine stampate. Hermione notò che la copertina frontale era più spessa di quella retrostante. Non solo era rigonfia verso il centro, ma la pergamena che rivestiva il lato interno era sollevata ai due angoli, come se qualcuno l’avesse scollata in precedenza.
«Guarda qui, Harry. »disse Hermione.
Senza attendere risposta prese un angolo e tirò con decisione la carta.
Sotto trovarono due lettere recanti il sigillo di Dumbledore; c’era anche una piccola ampolla inserita in una sorta di scanalatura ricavata grattando il cartone di supporto della copertina.
«Sono di Dumbledore. Una è per il Ministro della Magia, l’altra è per Severus Snape. »disse Harry leggendo sui frontespizi.
«E l’ampolla? »chiese Ron.
«
Solo per Severus. »lesse sulla fiala. «Credo che Dumbledore voglia intendere di consegnarla solo nelle mani di Snape, ed è quello che farò. Voi non l’avete vista, chiaro? »
Si trovarono tutti d’accordo, al processo avrebbero esibito solo le missive di Albus.
Severus fu scortato nell’aula del tribunale con le catene ai polsi ed alle caviglie. Quando vi entrò, cercò immediatamente di scorgere Harry. Era seduto a destra in prima fila ed aveva stampato in viso un’espressione vittoriosa. Lo sguardo che si scambiarono fu di tacita intesa. Severus ebbe la certezza che Harry fosse riuscito a recuperare una prova più tangibile.
Il processo iniziò con l’elencazione dei reati ascritti al mago, quindi il Presidente del Wizengamot chiamò a testimoniare l’unica persona favorevole all’imputato.
Il ragazzo spiegò ciò che le memorie di Snape gli avevano rivelato. Quando ebbe terminato, seguì la domanda che sgonfiò la sua deposizione.
«Harry Potter, se non hai più queste memorie, come pensi di convincere questa Corte? » chiese il Presidente del Tribunale magico.
«Ho due missive di
Albus Percival Wulfric Brian
Dumbledore, una per lei, Ministro Shacklebolt, ed una per Severus Snape. Le ho trovate in questo libro dietro precise indicazioni lasciate da Evelyn Baring-Gould prima di morire. »affermòHarry mentre Hermione stava portando il volume al ragazzo.
Un mormorio nella sala stava spezzando la quiete.
Severus intanto restò immobile pensando alla lettera che Albus aveva lasciato a lui. Forse in quelle parole scritte avrebbe trovato i chiarimenti che cercava.
«Silenzio, per favore! »ordinò Il Presidente.
«Potter, portarmele insieme al libro. »ordinò facendo cenno al ragazzo di avvicinarsi.
Con la bacchetta il Presidente esaminò il sigillo. Poi ne confermò l’autenticità e l’inviolabilità. Consegnò le missive a Kingsley che aprì quella a lui destinata ed iniziò a leggerla a voce alta. A poco a poco che la lettura procedeva, il tono del Ministro si faceva sempre più stupefatto. Quando arrivò alla fine rimase immobile, come tutti i presenti, cercando di riflettere su ciò che Dumbledore aveva loro spiegato.
«Ciò che ho scritto è la pura e semplice verità. Severus ha agito dalla nostra parte. »disse a conferma anche il ritratto di Albus che era stato portato lì, quella mattina, come elemento di prova.
Questa volta tutti rimasero in silenzio e sbalorditi: l’incredibile racconto aveva fatto emergere lo straordinario coraggio di quell’uomo, che per lungo tempo aveva osato ingannato e sfidare l’Oscuro Signore a rischio della propria vita.
Severus si sentiva al centro di quegli sguardi di ammirazione e di stima, era emozionato ed il cuore gli batteva forte; cercò a fatica di mantenersi impassibile, ma gli si leggeva in volto una certa gioia.
Kingsley guardò Severus: aveva ancora in mano la sua lettera, chiusa. La aprì nonostante non gli fosse indirizzata e la girò in modo che nessun occhio indiscreto potesse conoscerne il contenuto. Quando ebbe terminato, la sua espressione si fece commossa. Chiuse la lettera e si alzò in piedi per raggiungere Severus; prima di consegnargliela, alzò la mano sentenziando.
«Voto a favore della liberazione di Severus Snape! Chi è con me? »
Man mano nella sala il biancore dei palmi delle mani cominciò a sbiadire il rosso delle tuniche.
Severus era stato assolto.
Le catene si aprirono completamente e caddero a terra. Harry ebbe un imprevedibile scatto di gioia, quello di avvicinarsi a lui ed abbracciarlo. Severus rimase dapprima irrigidito: troppe vicende, troppe emozioni lo aveva messo a dura prova ed a lungo; poi, pervaso da un senso di liberazione, allargò le braccia ricambiando il ragazzo.
Era un quadretto che Hermione e Ron, come altri, non avrebbero mai pensato di vedere in vita loro.
Finite le ultime formalità al Ministero, Severus pensava che quella sera sarebbe rincasato a Spinner’s End. Aveva la lettera si Albus ancora da leggere e voleva farlo in tutta tranquillità.
Harry scelse il momento del saluto al professore per consegnargli riservatamente l’ampolla trovata nel libro.
Severus scelse quindi di non tornare a Spinner’s End ma di passare la notte a Hogwarts.
-16-
Il mago Severus si era materializzato davanti al cancello della scuola e diede un rapido sguardo tutt’intorno: i cumuli di macerie erano stati in gran parte rimossi e tutto era pronto per l’inizio della sua ricostruzione; una pace rigeneratrice sembrava regnare a Hogwarts.
Si mosse rapidamente verso la presidenza, era impaziente di leggere le ultime parole di Albus e vedere quali memorie gli aveva lasciato. Era certo gli avrebbero riferito ciò che voleva comprendere.
Quando entrò nell’ufficio, il ritratto di Albus era già stato rimesso al suo posto e riposava serenamente. Anche lui aveva portato a termine il suo compito, lo aveva guidato sin lì, giorno dopo giorno ed ora sembrava concedersi il meritato riposo.
Guardò quel vecchio e saggio mago con affetto e non osò disturbarlo nel sonno, avrebbe avuto modo di parlargli in altri momenti.
Severus si sedette sulla poltrona ed iniziò finalmente a leggere.
Caro Severus,se sei giunto sino a qui, amico mio, vuol dire che abbiamo vinto contro le forze del male e questo è stato possibile anche grazie alla tua lealtà, alla tua perseveranza ed al tuo grande coraggio. Te ne sono e sarò eternamente grato.Hai creduto che non avessi mai pensato alla tua anima, quando invece l’ho fatto. In passato sappiamo entrambi che hai commesso dei gravi errori, ti sei lasciato guidare dal lato oscuro di te ed hai pagato amaramente la tua scelta. Ma poi ne hai fatta un’altra, molto importante. Seguendo con sincerità d’animo questa scelta ti sei riscattato. Perdonami per averti dato un tale fardello, ma quando ti ho chiesto di essere tu stesso ad anticipare la mia morte, non solo hai eseguito un mio preciso ordine, ma hai fatto ciò che doveva essere fatto, ciò che il destino ha voluto per un disegno più grande di noi. Se ti sono sembrato a volte un freddo stratega, non posso darti torto, ma devo ammettere di essere contento per aver ascoltato la preghiera di Evelyn, tanto tempo fa. Guardare oltre quello che ci sembra vedere. Lo aveva detto riferendosi a te, caro Severus. Ho scorto anch’io quello che lei ha sempre visto in te e ti ho voluto davvero bene, come un padre, anche se non sempre sono stato in grado di dimostrartelo come meritavi.Quando Evelyn mi ha spiegato che la mia richiesta avrebbe causato la tua morte, ero molto afflitto ma ho trovato la forza di andare avanti in ogni modo perché, dopo di me, lei ti avrebbe protetto, sino al momento in cui sarebbe intervenuta per darti in dono la sua vita. Ha fatto una scelta ben precisa, quindi non sentirti triste e malinconico per lei, Severus, non lo avrebbe mai voluto. Pensa che la sua essenza vitale scorre nelle tue vene e premia il suo sacrificio lasciando che la vita ti prenda per mano e ti accompagni verso nuovi orizzonti. Sii felice.Infine Severus, questo non vuole essere un addio, è il mio momentaneo congedo da te, ci rincontreremo. Tutti noi!Con affettoAlbus Severus non aveva trattenuto le lacrime dalla commozione; le parole del suo maestro e padre erano arrivate a toccare le corde del suo cuore e del suo animo. Si girò verso il ritratto ancora assopito per guardarlo e rivolgergli un affezionato sorriso.
Non aveva ancora ottenuto tutte le risposte, mancavano i ricordi nell’ampolla. Versò il liquido argenteo nel pensatoio e, quando iniziò il turbinio, vi immerse il viso.
Severus si trovò catapultato nel cortile della fontana, seduta tra il colonnato vide Evelyn all’età di 11 anni che leggeva un libro di divinazione. Dumbledore le si avvicinò.
«Posso offrirti una gelatina Tuttigusti? »chiese, ma lei non si accorse della sua proposta.
Albus interpose allora la scatola di caramelle tra lei ed il libro e dopo un attimo di esitazione rispose.
«Sì, grazie, Preside!»
«Quale lettura assorbe così la tua attenzione? » chiese sedendosi al suo fianco.
«È un libro di divinazione, è molto interessante. »
«Non ho dubbi che lo sia. »
Evelyn guardò Albus ed un po’ timorosa gli chiese.
«Posso farle una domanda? »
«Certamente! » confermò il mago facendole l’occhiolino.
«Lei crede che i sogni possano mostrarci gli eventi futuri? »
«I sogni sono qualcosa che appartiene solo a noi, Evelyn. Possono rappresentare i nostri desideri e le nostre paure, non rivelare qualcosa che ancora deve accadere. »
«Ma se ci si accorge che invece un sogno è poi accaduto veramente nella realtà? »
«Beh, allora vuol dire che chi l’ha fatto è uno straordinario, nonché rarissimo preveggente! »le rispose sorridendo scherzosamente. «Più che al sottoscritto, dovresti allora chiedere all’insegnante di divinazione! »le suggerì in tono comico ed amichevole.
Evelyn rise e comprese che sulla materia non era preparato come pensava.
«Sì, signore, non mancherò! »
L’immagine si dissolse e Severus si ritrovò a fianco di Albus. Silenzioso dietro un angolo, stava assistendo ad una discussione tra Lily ed Evelyn.
«Ti prego, Lily! Non prendertela così. »
«Invece me la prendo, eccome! » rispose furiosa.
«Ma Severus non voleva dire sul serio. »
«Lo credi davvero? Ma non vedi cosa sta diventando) Da quando frequenta i suoi amici Mangiamorte non lo riconosco più! »disse Lily con disappunto.
Durante una pausa, Severus si avvicinò alle due ragazze.
«Allora cosa fai, Lily? Gli dai una bella pedata e lo spedisci più in fretta nelle grinfie di quegli scellerati? Ma non capisci? »replicò Evelyn con rancore ironico.
«Non c’è nulla da capire, lui ha fatto la sua scelta ed ora io faccio la mia. » ribatté seccata Lily.
«Se tu gli sbatti la porta in faccia, come pensi che possa capire che sta entrando in un sentiero pericoloso? »
«Chiamala per quello che è, Evelyn. Magia Oscura. »
«Lily, ti supplico. Ha bisogno del nostro aiuto. Del
tuo aiuto. »pregò nuovamente nella totale disperazione.
«Cosa? Ti sbagli! Non ha bisogno di nessuno e se proprio vuoi proteggerlo, non contare su di me. »sbottò andandosene.
«Lily, aspetta. Torna indietro! » gridò, ma lei non si voltò.
Evelyn appoggiandosi al muro si lasciò scivolare a terra. Accovacciata, si mise le mani tra i capelli e piangendo si chiese:
«Perché? Ti prego, dimmi perché! »
Severus ebbe l’impulso di allungare la mano per aiutarla a rialzarsi, quando quel ricordo svanì e si trovò nella presidenza accanto alla scrivania.
Evelyn era seduta davanti ad Albus che, reclinato sullo schienale, la osservava perplesso.
«Mi stai dicendo in poche parole che dovrei fidarmi di un Mangiamorte che suscita in me solo disgusto? »
«Preside, lei ha chiesto il mio parere. »
«Vero! E mi scuso per averti coinvolto mio malgrado. Ma credo tu sia l’unica a conoscere alcuni
aspetti di Severus che ad altri sembrano sfuggire. »
La frase sembrò lasciare sorpresa Evelyn che replicò gentilmente.
«Cos’è che le sembra strano? Guardo oltre a ciò che semplicemente vedo. »rispose.
Leggendo in Dumbledore ancora delle perplessità proseguì.
«Ho guardato Severus al di là della persona che avevo di fronte, vedendo le qualità che possiede e che nessuno è ancora riuscito a tirargli fuori! »espose Evelyn con la massima spontaneità. «Tutti commettiamo degli errori, ma non per questo ci viene negata una seconda possibilità. »
Il vecchio mago rifletteva attentamente, cercando nello sguardo di Evelyn un solo granello di incertezza.
«Preside, lo prenda con lei sotto la sua guida e protezione. Guardi dentro di lui, nel suo cuore, e troverà in Severus la lealtà che sta cercando. »affermò dolcemente Evelyn.
La stanza si dissolse e Severus si trovò all’interno della Capanna di Hagrid. Evangeline era in piedi, visibilmente nervosa, quando Albus entrò nella casupola. Sorpreso di vederla le disse.
«Ho ricevuto un Gufo da tua madre, pensavo fosse già arrivata! »
«Infatti, Dumbledore! »
Il mago non riuscì ad afferrare il senso della sua battuta. Lei gli sorrise e prese la bacchetta, descrivendo con essa un cerchio.
«Così nessuno potrà udire le nostre parole. »
Fissando il vecchio mago gli suggerì:
«Guardi oltre a ciò che crede di vedere. »
Dopo un attimo di silenzio, Albus esclamò con stupore sgranando gli occhi.
«Evelyn? »
«Sì! »
«C-cosa ha reso necessario il tuo… la tua... trasformazione? »domandò sbigottito cercando un appoggio sicuro nel sedersi.
«Si sbagliava riguardo ai sogni. Dall’età di sei anni ho iniziato a fare continuamente lo stesso sogno. Nel tempo esso si è modificato, ha aggiunto nuovi elementi togliendo quelli vecchi, mostrandomi sempre quello che sarebbe accaduto. » Fece una pausa poi proseguì speditamente. « Conoscevo Severus prima ancora di iniziare Hogwarts e sapevo del suo amore per Lily. Ho visto che sarebbe diventato un Mangiamorte e si sarebbe unito a Voldemort, per poi ripudiarlo. Come crede che le abbia confermato che poteva fidarsi ciecamente di lui, se non avessi visto quello che avrebbe rischiato alleandosi con lei? Allo stesso modo, so della maledizione che ha colpito la sua mano e degli altri Horcrux che sta cercando. »
Evelyn fece un profondo respiro, mentre Dumbledore stentava a credere alle sue parole.
«Ma c’è una sola visione del mio sogno che non si è mai modificata. Quando le chiesi di prendere Severus con lei, non avevo ancora visto che... che proprio la sua richiesta di ucciderla sarà la causa della sua morte! »
«Severus… Severus morirà? »chiese dispiaciuto.
«Sì. E sarà Voldemort a disporla per un suo stesso assurdo errore di valutazione. »
«Perché non sei venuta da me? Perché non mi hai spiegato queste cose prima? »domandò risentito il mago a voce alta.
«Perché niente cambierà! » affermòEvelyn mentre le lacrime le scendevano lungo le guance. « Pensa che non abbia provato con tutte le mie forze a mutare il corso degli eventi? Che non abbia tentato di fargli capire che il potere di un grande mago non risiede solo nella Magia Oscura? Ho sempre fallito. » disse cercando di contenere l’emozione.
«Se ti fossi sbagliata trascurando qualcosa, Evelyn? Se mi informavi per tempo forse avrei potuto… »
Lei lo interruppe bruscamente.
«No! La mia profezia ha parlato chiaro.
I tentativi di cambiare il destino saranno vani, perché… » chiuse gli occhi per qualche istante poi terminò. «…
perchècolui che amo profondamente dovrà morire. Così è stato deciso. »
Albus la guardò con compassione, poi le chiese.
«Ti ha rivelato altro? »
«
Solo nel momento in cui l’Oscuro perirà, potrò compiere una scelta.»si fermò guardando gli occhi di Albus piacevolmente sorpresi.
«Voldemort verrà sconfitto? »
«È certo. » confermò.
Il mago fece un lungo sospiro di sollievo, rassicurato che la strada che aveva intrapreso era quella giusta. Desideroso di avere altre informazioni, proseguì con altri interrogativi.
«Di che scelta parla la tua profezia? »
«
Vivere morendo nel dolore, o morire per dargli la mia vita. »
«No, Evelyn!» esclamò il mago in apprensione capendo le sue intenzioni.
«Troppo tardi! »
«Cosa vuol dire? »
«Ho già pronunciato il sortilegio. »
«Quale? »
«Il
Conferatium Essentia Vis. »
Preoccupato, Albus si alzò e si avvicinò.
«Hai provocato Severus per avere la conferma del suo inizio e se hai smesso vuol dire che… »
«Non posso più tornare indietro. »
«Hai collegato a questo degli incantesimi d’aiuto? » chiese Dumbledore allarmato.
«Nessuno. Non voglio che la mia anima sia macchiata. » rispose con molta calma.
«Ho visto la follia in chi ha osato pronunciarlo, Evelyn! Finirai con sentire l’amina, i pensieri, il dolore morale ed anche quello fisico di Severus come se fossero i tuoi. Come hai potuto farti questo? »
«E lei, Preside? Come ha potuto chiedere a Severus di ucciderla? » la domanda sembrò uscirle con tutto il rancore che aveva accumulato in quegli anni in cui aveva guardato l’evento in sogno.
«Severus ha accettato. Come hai fatto tu col
Conferatium. » replicòseccato.
«Sì, ma si pentirà di averlo fatto, e verrà da lei per ritrattare! Mentre io non sono pentita e nessuno me lo ha chiesto! So che non mi approva, ma ormai ha poca importanza. »
«Ho bisogno di prendere in po’ d’aria, Evelyn. Ti dispiace se proseguiamo fuori? » chiese scosso.
Uscirono dalla Capanna prendendo il sentiero che riconduceva al Castello, Severus guardò più in alto, dove ricordava essersi appostato, poi continuò a seguire la discussione.
«Di una cosa sono certa, Severus ha già riscattato i suoi passati errori e la sua morte laverà anche questo. » proseguì la donna ancora risentita.
«E tu gli riscatterai la vita. » ribattécon disappunto scuotendo la testa.
«Sono nata per questo fine. Trovi, se le è possibile, una sola ragione che lo neghi. »
Albus impensierito non riuscì a controbattere all’affermazione di Evelyn.
«Le è così difficile pensare che possa esistere un amore incondizionato? » glichiese mentre lui la guardava impietosito.
«Se tu fallissi? »
«Ho la certezza che ciò non accadrà. Ho visto il futuro di Severus. » fece un dolce sorriso e rassicurò nuovamente il vecchio mago. «Troverà amore ed armonia. »
«Posso sapere se il ragazzo… »
«Sopravvivrà? Sì, ed ironia della sorte, per la stessa errata valutazione che ucciderà Severus. »
«Posso sapere qual è? »
«No! Meno sa e meglio è anche per lei. » confidò gentilmente.
«Se tutto è stato deciso, allora perché mi stai dando queste informazioni? »
« Quando Severus si risveglierà dal mortale torpore, verrà accusato e processato: le prove a suo favore saranno inconsistenti. Per questo ho bisogno che lei scriva e mi consegni una missiva sigillata per il futuro ministro Kingsley Shacklebolt, dove conferma senza ombra di dubbio l’innocenza di Severus. Provvederò a lasciargli degli indizi affinché possa trovarla al momento giusto. È importante e anche se Harry verrà a conoscenza dei fatti e dichiarerà la verità su Severus… »
Evelyn fece una pausa mentre accedevano all’ingresso secondario, quindi proseguì:
« Quella sola testimonianza non servirà a scagionarlo. »
« Te lo prometto. Provvederò questa sera stessa. »
Il ricordo cominciò a dissolversi e Severus si alzò dal Pensatoio.
Rimase immobile a riflettere. Ora gli era tutto più chiaro. Comprese quanto alla fine Evelyn fosse simile a lui, non nel carattere, ma nell’anima. Era stata anche molto abile a nascondergli ogni cosa sin dall’inizio, come lui con l’Oscuro Signore.
Si rammentò di una frase della sua amica: “
Siamo ciò che facciamo, non quello che diciamo di essere!” e ciò spiegava il motivo del suo postumo silenzio. Non gli avrebbe mai scritto o consegnato nessuna memoria, sapendo che i fatti avrebbero parlato per lei.
Severus abbozzò un risolino pensando che, forse, più semplicemente sapeva che l’avrebbe fatto esaurientemente Albus anche per lei.
Non provava tristezza perché la cosa più preziosa di Evelyn, la sua essenza, adesso dimorava in lui, e questo gli bastava.
-17-
Il presente: fine agosto 1998Quel mattino si era svegliato di buon umore e gli sembrava davvero inconsueto. Non aveva più incubi e pian piano la sua mente ed il suo corpo si riabituavano al sonno. La nomina ricevuta il giorno precedente era stata un’ottima notizia ma non giustificava quel risveglio così particolare. Ricevette un gufo mentre faceva colazione. Quando lesse il messaggio, si rese conto che il gufo francese era terribilmente in ritardo con la posta perché si era perso: ma una cosa era certa, la vice rettrice dell’Accademia sarebbe arrivata nel pomeriggio. Severus immaginava perfettamente cosa quella donna cercasse da lui.
Infatti, Madame Solange Legrand si era presa la briga di andare a Hogwarts dinanzi a Severus per sincerarsi che la sua amata Evelyn non si fosse sbagliata sul suo conto. Lo doveva fare, doveva in qualche modo perdonarsi per averla guidata in quell’impresa mortale. Si sentiva responsabile della sua sorte, nonostante la volontà della donna di rinunciare alla sua stessa vita.
L’incontro con Severus rappresentava molto, sperava di trovare così la pace che la decisione di Evelyn le aveva tolto.
Troppe erano state le volte che aveva messo in dubbio il suo gesto e manifestato la sua paura. Non riteneva che quel mago potesse essere degno di un dono così grande.
Le notizie di cronaca sulla storia di Snape avevano fatto rapidamente eco nel mondo della magia. Le aveva lette su “
Le Monde Magique” (l’equivalente francese de “
La Gazzetta del Profeta”), pur conoscendo in anticipo quello che raccontavano, ma non le aveva considerate sufficienti.
Voleva guardarlo dritto in faccia e appurare di persona se quello che Evelyn vedeva in lui fosse reale.
Quando giunse in presidenza, Solange era carica e pronta a sfidarlo. Rimase inizialmente perplessa perché ricordava un Severus differente dall’uomo che ora aveva di fronte. Scrutò per bene quegli occhi neri e chiese con una smorfia minacciosa.
« Sa perché sono venuta? »
Severus un po’ diffidente inarcò il sopracciglio. Non era da lui lasciarsi provocare in quel modo, ma cercò di guardare oltre l’atteggiamento ostile della vice rettrice. Vide in lei sofferenza e rimorso. Conosceva molto bene queste sensazioni e comprese la sua situazione. Decise così di non ricambiarla con altrettanta ostilità, come invece la donna si aspettava.
«Credo voglia avere alcune risposte da me, e non posso darle torto. »disse pacato e suadente.
Madame rimase confusa, si era preparata a scontrarsi con quel mago ed era convinta che l’avrebbe mandata a quel paese. Ma percepiva in lui qualcosa di diverso, quasi una sottile sensibilità che mai avrebbe pensato di distinguere in lui. Stentava a credere che fosse cambiato e cercò di non farsi illudere dalle parole concilianti di Severus.
« Pensa che mi basti qualche parolina ed un portamento sdolcinato? Sono un osso duro se non lo avesse capito. » disse rudemente Madame.
Severus non reagì neppure alla seconda provocazione: sapeva che un Mangiamorte le aveva ucciso la figlia e lui era stato uno di loro. Non l’avrebbe mai permesso, ma ora sentiva di avere un debito nei confronti di Solange e prese una decisione.
«Comprendo la sua ansia come comprendo che abbia la necessità di capire chi sono veramente. Si accomodi e guardi lei stessa. » propose senza alcun disagio.
Madame era incredula, rimase dapprima irrigidita poi non aspettò un secondo invito. Entrò nella mente di Severus che le offrì tutto quello che desiderava vedere, anche i ricordi che aveva di Evangeline. Non le nascose nulla.
Quando ebbe finito di perlustrare i pensieri, il suo respiro era colmo d’emozione. Turbata dalle immagini che aveva guardato, cercò di ricomporre la sua aria rude e severa.
Il mago la osservò con indulgenza ed in silenzio, attendendo che fosse lei a parlare quando si fosse ripresa. Sembrava che il suo bastone sorreggesse tutta la sua tristezza. Aveva avuto ciò che desiderava ed ora poteva ripartire. Anche se il dolore non l’avrebbe abbandonata così rapidamente, era un inizio per lenire il suo sconforto.
«Grazie, Snape. Non ho più nulla da chiedere. »disse sottovoce e si avviò verso la porta.
Quando appoggiò la mano sul pomello, diresse per un’ultima volta il suo sguardo verso quello di Severus.
«Ora… so… »disse con voce rotta. «… che non è morta inutilmente ed ho compreso cosa l’ha convinta ad amarti così profondamente. » disse e mentre le lacrime cominciavano a scorrere lungo il viso, scomparve dietro la porta.
Era stato bizzarro anche per lui vedersi così accondiscendente nei confronti della vice rettrice e dovette ammettere a se stesso che la sua nuova vita lo faceva sentire gradevolmente strano e differente.
Mancavano solo due giorni alla riapertura della scuola e dopo quel particolare incontro nel pomeriggio con Madame Legrand Severus stava rientrando dal cimitero. Quando le lezioni sarebbero ricominciate, non avrebbe forse trovato molto tempo per rendere visita regolarmente alla tomba di Evelyn; quindi approfittava di quel periodo più calmo per farlo ormai quotidianamente. Il tramonto era prossimo; a breve avrebbero servito la cena e Severus affrettò il passo. Quando giunse a scuola, udì alle sue spalle una voce femminile chiamarlo ed avvertì un piacevole brivido percorrergli la schiena. Si girò e vide una donna che non aveva una particolare e prorompente bellezza ma che definì tra sé con due sole parole: “semplicemente incantevole”. Il suo volto aveva qualcosa di famigliare, seppur non l’avesse mai incontrata prima.
« Preside Snape? » chiese con un marcato accento francese. Ancora rapito dal suo viso, fece un lieve cenno con la testa.
« Sono Sophie Meunier, la nuova insegnante di pozioni. » si presentò mentre Severus imbarazzato era così stregato da quella donna da non sapere bene cosa rispondere.
« Benvenuta! » disse a voce bassa quasi sussurrando per paura che quella visione potesse sparire.
« Mi sono permessa di visitare la scuola e devo ammettere che è un luogo davvero meraviglioso. Ora mi sono persa e non so come raggiungere la Sala Grande. È dove viene servita la cena… n’est-ce-pas? » chiese con tale amabilità che Severus si lasciò trasportare da quel dolce suono vocale senza però perdere l’occasione per invitarla a seguirlo.
« Sto andando giusto lì. Se desidera, possiamo fare la strada insieme. »
« Molto volentieri. » rispose con un sorriso che gli fece battere il cuore più forte.
Le porse il bracco e si sentì particolarmente emozionato quando Sophie lo accettò. Si avviarono lentamente come se desiderassero non giungere mai a destinazione.
« Da quale parte della Francia arriva? »
« Diciamo che arrivo dall’Accademia di Beauxbatons, dove ho vissuto per molti anni. »
Severus la guardò sorpreso.
« È stata una persona che ha insegnato all’Accademia con me che mi ha consigliato vivamente di chiedere una cattedra in questa scuola. Diceva che non me ne sarei pentita. Aveva ragione, Hogwarts è un posto fantastico. »
Severus non ebbe bisogno di chiedere chi l’avesse convinta ad
arrivare da lui, ad entrare nella sua vita. Rivolse per quel giorno un ultimo pensiero alla sua amica Evelyn.
“Avevi previsto anche questo.”