Il Calderone di Severus

ellyson - La nostra pioggia, Tipologia: storia a capitoli - Genere: introspettivo, romantico - Avvertimenti: AU - Epoca: post 7^ anno - Pairing: Severus /Hermione - Personggi: Severus, Hermione

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view post Posted on 28/4/2017, 11:32
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Titolo: La nostra pioggia
Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: long breve
Rating: per tutti
Genere: Romantico, introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Hermione Granger
Pairing: Severus / Hermione
Avvertimenti: AU
Epoca: post 7 anno
Riassunto:
La pioggia è sempre stata lo sfondo della loro storia. O, per lo meno, dei momenti più importanti della loro storia.
Nota: Storia scritta per l’iniziativa “La sfida olimpica” nell’ambito della Severus House Cup del Forum “Il Calderone di Severus”. Categoria: Il Nuoto
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Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Parole: 6100

La nostra pioggia

Breve Indice:

Volume I – Profumo di lei nella pioggia
Volume II – Tuoni che fanno vibrare mente e cuore
Volume III – Come il sole bacia la pioggia



Edited by ellyson - 28/4/2017, 13:00
 
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VOLUME I
Profumo di lei nella pioggia



Fine Agosto



- Wingardium Leviosa.

Il baule si solleva pigro sopra la testa del mago che, per una mattina, ha abbandonato i consueti vestiti neri e ha adottato un abbigliamento più... casual, come lo definirebbe Minerva con il solito sorriso materno sulle labbra sottili. Una nuvola di polvere vecchia cade sul pavimento, già abbondantemente sporco, della soffitta, ma l’uomo non se ne cura. Due ragni hanno deciso di stabilire la loro residenza in un angolo scuro, sotto una trave grande quanto un ramo del Platano Picchiatore, ma anche questo è un problema che risolverà più avanti.
Ora vuole liberare la soffitta da tutte le cianfrusaglie accumulate in vent’anni di... niente.
Ha deciso di sfruttare questo periodo di vacanza indesiderata per tenere mente e corpo impegnati, pulendo a fondo la casa di Spinner's End; scovando gli angoli più nascosti ed eliminando ogni ricordo nefasto racchiuso in quella vecchia casa con i muri ingialliti dal tempo e il pavimento scricchiolante. Un lavoro lungo e noioso, che la sera lo lascia troppo stanco per pensare alla sua misera vita da eremita solitario, come qualcuno la definirebbe.
Con sua somma gioia le vacanze estive sono quasi terminate.
Teme, però, che l’inverno al castello sarà anche peggio.
- Baule locomotor.
Quel baule è stato posizionato in quel preciso angolo della soffitta poco dopo la morte di sua madre. L'aveva completamente dimenticato.
Ricorda quel periodo della sua vita, troppo grande per definirsi ragazzo, troppo giovane per definirsi uomo. Si era ritrovato solo con una casa che aveva da sempre odiato, nascondendo dentro quel vecchio baule con lo stemma di Hogwarts sbiadito ogni oggetto che gli ricordava il volto spigoloso dell'unica donna che lo aveva amato incondizionatamente. L'unica che lo amava per quello che era, che non gli aveva mai chiesto di essere un figlio migliore di quello che era in realtà.
Con un leggero tonfo il baule si adagia sul tavolino davanti al divano del soggiorno; il legno del mobile scricchiola pericolosamente, ma alla fine regge senza apparenti grossi problemi.
Il mago osserva le rifiniture di ottone annerito; lo stemma della scuola è quasi del tutto scomparso, si intravede il motto della scuola e le linee che dovrebbero dar forma al tasso, se concentra lo sguardo su un punto e socchiude gli occhi intravede anche un po' di colore che caparbio ha resistito ai segni del tempo.
Osserva il baule ignorando il lieve groppo in gola che rischia di annebbiargli la vista con le lacrime che non versa per sua madre da troppi anni.
L'uomo serra la mascella irritato da quel suo lato così sentimentale venuto a galla all'improvviso; stringe la bacchetta e con un colpo deciso, quasi violento in contrasto con quello che prova, la agita e la serratura si apre con un secco rumore metallico.
Il baule si spalanca, la fodera verde che lo riveste all'interno è macchiata di vecchio inchiostro e strappata all'altezza degli angoli lasciando intravedere lo scheletro di metallo che da forma al baule.
Il mago si avvicina e ci guarda all'interno, sembra quasi che abbia paura che un fantasma possa uscire da quella vecchia valigia e mordergli le chiappe ossute.
E forse sono proprio i vecchi fantasmi a spaventarlo più di ogni altra cosa, la paura di ricadere negli stessi errori, di non essere migliore come tutto il mondo magico si ostina a dire.
Lui non si sente un figlio migliore.
Non si sente un mago migliore.
Non si sente un uomo migliore.
Si sente sempre lo stesso mago vestito di nero che ha barattato la propria anima per un Marchio che gli ha bruciato la pelle per troppi anni.
Lo stesso mago che ha torturato e ucciso.
Lo stesso uomo che ha venduto il suo amore per un po' di gloria.
Lo stesso uomo che ha ucciso Albus Silente.
Lo stesso uomo che neppure la Morte ha voluto.
Allunga un mano e prende una vecchia cornice di metallo; la foto all'interno rappresenta una statica fotografia Babbana dei suoi genitori. Lei mostra fiera il pancione, sorride, uno dai rari momenti di felicità della famiglia Piton.
Appoggia la fotografia sul divano e continua il suo lavoro, dividendo le cose da buttare dalle cose da rimettere in quel baule, con l'intenzione di lasciarlo marcire in soffitta con i ricordi di un'infanzia che non desidera conservare, ma che sono marchiati a fuoco nella sua mente.
Butta i vecchi giornali con l'annuncio del fidanzamento dei genitori e i due giornali con il necrologio prima di suo padre, poi di sua madre.
Appoggia accanto alla cornice il vecchio diario di Eileen che non leggerà mai, così come i suoi occhiali da vista: una delle astine è storta, ma non importa.
Ricorda ancora il modo in cui lei li portava, leggermente storti, sulla punta del naso importante che lui ha ereditato e che è stato uno dei motivi principali delle continue prese in giro da bambino prima e da adolescente dopo.
Butta alcuni vestiti stinti e si chiede cosa l’abbia spinto a tenerli quando era poco più che un ragazzo. Appoggia con delicatezza il piccolo cofanetto che contiene il set di Gobbiglie a lei tanto care.
La finestra del salotto è aperta per permettere all’aria di entrare e togliere l’odore di vecchio e polvere.
Fuori il cielo è grigio e questo non gli piace, è stata un’estate calda, secca e torrida. Il mondo ha bisogno di un po’ di pioggia.
Lui no.
Quando il baule è quasi del tutto vuoto nota un sacchetto di velluto grigio in un angolo.
Allunga quasi titubante una mano e lo raccoglie, è leggero, sembra esserci dentro solo un minuscolo oggetto. Il pozionista corruga la fronte perplesso, non ricorda di averlo mai visto per casa. Non ricorda neppure il momento in cui l'ha riposto in quella valigia con tutto il suo dolore.
Lo apre e lo rovescia sul palmo aperto e sporco di polvere grigia.
Nella sua mano scivola un piccolo anello d'oro bianco; c'è un'unica pietra incastonata, non troppo grande, di un intenso color viola.
Tutto il mondo si ferma in quell'attimo in cui le porte della sua mente si aprono e ricorda la mano di sua madre con quell'anello al dito.
L'unico che suo padre le avesse mai regalato.
E' un anello semplice, quasi noioso, con una pietra quadrata, spigolosa che riflette la luce di quella grigia giornata.
Sua madre lo portava al dito dopo la morte di Tobias, lo guardava e all'improvviso scoppiava in un pianto dirotto ripensando ai giorni in cui erano felici ed innamorati. Suo padre era un uomo decisamente poco incline ai gesti d'affetto, ma sua madre, nonostante il carattere impossibile e a volta irascibile, lo amava con tutta se stessa. Lui non ha mai capito il loro amore.
Poco prima di morire se l'era sfilato e glielo aveva donato.
- Regalalo alla donna che dividerà la vita con te, Severus. - gli aveva raccomandato dal suo letto di morte: ormai era solo l'ombra della donna forte che ricordava.
Severus solleva lo sguardo dal palmo aperto e guarda fuori dalla finestra.
Ora ricorda. L'aveva gettato nel baule sapendo che Lily non l'avrebbe mai portato al dito. Troppo stonato per la sua piccola mano delicata, troppo squadrato per le linee morbide del suo corpo.
L'anello che le aveva regalato Potter verso la fine del settimo anno, e che lei metteva in mostra con finta disinvoltura, era decisamente più adatto a lei.
La pioggia ha iniziato a scendere inesorabile sulla terra che chiede refrigerio dall'estate torrida. Respira l'odore dell'acqua e della terra umida, ma è un altro profumo che arriva alle sue narici.
E' il profumo dell'amore sincero. Il profumo del suo corpo, della sua pelle fresca come l'acqua che ha pulito la sua anima dalle macchie rosse scarlatte che la sporcano.
L’acqua gli ricorda lei, con i suoi sorrisi, con quello sguardo sincero e pieno d’amore. Gli ricorda ogni momento passato insieme e che, per tutta l’estate, si era imposto di non ricordare.
Gli ricorda il suo corpo morbido, ma anche spigoloso proprio come il suo. Con le sue cicatrici fisiche e dell'animo.
Quell'anello starebbe benissimo sulla sua mano.
La pioggia aumenta d'intensità, un tuono rimbomba in lontananza e un sorriso sfugge dalle sue labbra sottili.
Tutto è iniziato con un temporale.
E lei è stata la sua tempesta personale, ha portato con sé la freschezza di una vita nuova, ha scombussolato il suo mondo invaso delle grigi nubi di un passato troppo ingombrante da poter superare da solo.
Ha lavato via le macchie dei suoi crimini.
Ha dato nuova vita al suo cuore inaridito che cercava di sopravvivere alla solitudine.
Un altro tuono riecheggia a breve distanza, una saetta squarcia il cielo scuro.
E' come se quel fulmine l'avesse colpito in pieno petto, il mago serra a pugno la mano, l'anello stretto nel palmo sporco come sicuramente è la sua anima.
Forse non l’accetterà, forse non vorrà sporcarsi con la stessa sporcizia che sporca lui.
Ma il mago sa che non può attendere oltre, che deve provarci se vuole vivere. Se vuole essere felice.
Senza neppure cambiarsi si smaterializza.

* * * *


L'acqua scende fitta e gelida.
Entra nelle ossa e nell'animo del mago; ha i vestiti pesanti e i capelli appiccicati al volto pallido.
Dall'altra parte la strega lo fissa incredula.
Anche lei è zuppa dalla testa ai piedi. I capelli crespi sono pesanti, appiccicati ai vestiti che con l'acqua si sono incollati al corpo quasi come una seconda pelle.
La pioggia scende a braccetto con il sole che illumina con una tenue luce dorata i palazzi di Diagon Alley e non c'è modo migliore per dipingere quello che sono loro due.
Bianco e nero. Luce e ombra. Pioggia e sole.
La strega guarda il mago con gli occhi sgranati, la bocca aperta dallo stupore. C'è incredulità nel il suo sguardo e lui può benissimo capirne il motivo.
In fin dei conti quello che le ha chiesto suona strano perfino alle sue orecchie, ma non si è smaterializzato sotto quella battente pioggia fredda per nulla. Non sta ignorando gli sguardi dei maghi e delle streghe che rallentano più o meno smaccatamente per guardarli, chiedendosi cosa ci faccia il Preside di Hogwarts sotto la pioggia, con addosso vestiti decisamente diversi dal consueto abito nero, con l'eroina della guerra magica amica di Harry Potter.
- Cosa... cos'hai detto Severus?
Sorride il mago con quel nome pesante che fa pensare che non possa mai essere felice, un sorriso che gli arriva dal cuore. Dal suo cuore innamorato.
E' innamorato e quella testarda strega dai capelli crespi ha dovuto lasciarlo per farglielo capire.
Sorride il mago e solleva lo sguardo osservando il cielo grigio che si fonde con il sole che ha squarciato le nubi per illuminare quella giornata uggiosa di fine estate.
E lei, la saccente strega irritante, ha squarciato il suo cuore gonfio di nubi grigie di rimpianto e dolore per illuminare il suo animo, mostrandogli che la vita può ancora riservargli delle sorprese.
Belle sorprese.
Torna a guardarla e mette una mano in tasca, sfiorando quel piccolo oggetto circolare appartenuto a sua madre.
- Sposami.
 
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VOLUME II
Tuoni che fanno vibrare mente e cuore



Undici mesi prima



La pioggia è sempre stata lo sfondo della loro storia. O, per lo meno, dei momenti più importanti della loro storia.
Quando si è presentata ad Hogwarts per una ricerca imposta dal suo nuovo superiore al Ministero, era una giornata grigia identica alle altre giornate grigie che l'avevano preceduta.
La vita scolastica senza la minaccia di una guerra, senza Maghi Oscuri che cercavano di tornare in vita e senza Silente che, come una fastidioso grillo parlante con la barba, gli ricordava ogni giorno che la pace che stavano vivendo era solo un'effimera illusione, era estremamente noiosa e monotona. L'esplosione di un paio di cacche bombe nello sgabuzzino di Gazza, e la relativa severa punizione per i due studenti che volevano solo divertirsi, è stato il fatto più interessante ed eccitante di quegli ultimi anni scolastici.
Il Preside ha pensato di andarsene dalla scuola, da quella vita insipida. Di trovarsi una nuova strada.
Si sente bloccato in un limbo grigio come il cielo che lo sovrastava giorno dopo giorno. E il suo cuore piange come la pioggia che bagna il mondo in quei giorni.
Ma non sa cosa fare fuori da quelle mura. Non sa come affrontare quel mondo che gli ha solo fatto del male. Così rimane in quell'ufficio che non sente suo nonostante siano passati anni dalla fine della guerra, resta fermo cercando di sopravvivere, osservando il mondo che continua a scorrere fuori dalla finestra.
Lei si è presentata nel suo ufficio con addosso un completo Babbano blu scuro e un ingombrante ombrello rosso che dissemina gocce grosse come Galeoni sul pavimento di pietra. Si è sempre rifiutato di collegare il camino della presidenza con la Metropolvere per paura di ritrovarsi un piagnucolante Potter tra i piedi che balbetta le sue patetiche scuse sulla sua incapacità di andare oltre le apparenze. Ci ha provato diverse volte negli ultimi anni, ma lui è bravo a non restare solo con Potter per più di un minuto e quando il ragazzino con addosso quella ridicola divisa da Auror inizia lo stesso identico discorso sulla fiducia e sulla sua stupidità, lui gli volta le spalle e se ne va lontano.
Ma, nonostante tutto, Potter e i suoi amici fastidiosi non hanno mai smesso di parlargli, di invitarlo a vivere i loro momenti felici, di festeggiare compleanni, matrimoni perfino l'anniversario della Grande Battaglia. Battaglia che lui ha perso quando non è morto in quella Stamberga fatiscente.
Il Preside torna con la mente nel proprio ufficio e la guarda con lo stesso interesse con cui fissa i vermi per la pozione antibrufoli, poi apre la Gazzetta e si rifugia dietro gli inutili articoli, mentre la fastidiosa presenza inizia a blaterare su chissà quale ricerca per l'Ufficio della restrizione delle Creature Magiche. Vuole il permesso di utilizzare la biblioteca del castello, una delle migliori, se non la migliore, la più rifornita dell'intera Inghilterra.
Il mago è indeciso se mandarla via con qualche brusca parola, quella che ora non è più una ragazzina è stata una seccatura da studentessa e non vuole avere di nuovo la SoTutto tra i piedi. Ma la noia e il grigiume di quell’inutile vita post guerra prende il sopravvento.
La SoTutto è una ventata di novità e stuzzicarla è un modo come un altro per smuovere la monotonia e per vendicarsi di tutte le volte che ha aperto la sua saccente bocca senza il permesso o per la sua irritante mano che saettava verso l'alto ancora prima che finisse di parlare.
E poi non poteva perdere l'occasione di tormentare una Grifondoro.
Minerva ha, cocciutamente, deciso di ignorare le sue frecciatine sulla Coppa delle Case vinta per tre anni di fila dai Serpeverde.
E la squadra di Quidditch di quest'anno è disastrosa.
Sente che ha un disperato bisogno di svago. Di qualunque genere.
Inizia così il suo piano senza sapere che, presto, sarebbe stato vittima del suo stesso stupido, infantile gioco.
Si diventa stupidi quando non si ha un Mago Oscuro da spiare e colpe vecchie di anni da espiare.
Quando la sua voce irritante finisce di invadere l’ufficio ripiega con esasperante lentezza il giornale, legge in quello sguardo nocciola l'impazienza di una risposta.
- Ad un paio di condizioni, Granger. - ha detto con calma. Estenuante, irritante calma.
Hermione ha incrociato le braccia appena sotto i seni e gli ha lanciato uno sguardo di sfida.
E' stato più facile di quanto avesse immaginato e il suo ego sta già sorridendo vittorioso, forse le nubi grigie vengono spazzate via da una ventata frizzante dal profumo di vendetta.
- Quali?
- Le verrà assegnata una stanza al terzo piano, vicino alle camere della professoressa McGranitt. Non ha il permesso di entrare e uscire dalla scuola come vuole, se resta ad Hogwarts dopo che il portone principale si sarà chiuso non potrà andarsene fino al giorno dopo. - ha aperto la bocca per replicare, ma lui ha sollevato un sopracciglio intimandole silenziosamente di restare muta, le sue condizioni non sono ancora finite e, soprattutto, non sono trattabili – Non voglio vederla amoreggiare con Wealsey nei corridoi e neppure in qualunque altro posto in questo castello... o del parco. - ha aggiunto in fretta reduce da tutte le coppiette che ha scovato dietro i cespugli durante un ballo, o una festa o in qualsiasi altra occasione in cui degli adolescenti sentono il bisogno di dare sfogo ai loro ormoni.
- Questo non è un problema.
L'altro sopracciglio ha raggiunto il compagno alle vertiginose altezze, ma lei non ha dato altre spiegazioni. Con gli anni il mago ha imparato che ci sono ben poche certezze nella vita; una di queste era quella che la Granger e Weasley si sarebbero, prima o poi, sposati. Magari figliando come conigli seguendo le strade già tracciate da Molly Weasley.
Invece si è sbagliato.
Non si è mai troppo vecchi per imparare.
- Bene, ma che sia Weasley o il fidanzatino successivo non voglio nessuno qui. - è stato il suo unico commento sulla questione – Non voglio neppure che Potter o la giovane Weasley girino per Hogwarts in cerca di vecchi ricordi. Questa è sempre una scuola, Granger, e non voglio che il Ragazzo che è sopravvissuto venga qui alla ricerca di ammiratori.
- Harry non cerca ammiratori! - ha risposto lei agguerrita ed irritante come solo una Grifondoro saccente può essere.
Il mago prende la Gazzetta del Profeta e gliela sbatte davanti al volto. Una fotografia animata di Potter, in prima pagina, che saluta dagli spalti dell’ultima partita delle Holyhead Harpies la fa arrossire come una scolaretta impacciata alla sua prima interrogazione.
E' divertente.
La vedetta ha un buon odore, è simile ad quello dell'erba appena bagnata dalla pioggia.
- Quello… quello è stato un caso.
- Certo. – risponde per nulla convinto il mago – Queste sono le condizioni, Granger. Ha capito?
- Va bene. – ribatte lei alzandosi dalla sedia – Posso iniziare questo week end.
Non le da la soddisfazione di ricevere il suo consenso, torna alle sue carte senza degnarla di uno sguardo.
- Un’ultima cosa.
Lei si blocca sulla soglia, la porta già aperta.
- Cosa? – domanda scocciata.
- Non voglio convegni nelle cucine sulla liberazione degli Elfi Domestici o su qualsiasi altra creatura magica presente dentro i confini della scuola.
- Ma…
Lui ha alzato lo sguardo dalle carte lanciandole una delle tue famose occhiatacce. Si è zittita subito, ricordandosi dei tempi in cui li separava un banco e un calderone fumante con all'interno una pozione che non bolliva come lui avrebbe voluto.
Hermione non replica, si limita ad annuire con un lieve moto di stizza prima di uscire dall'ufficio chiudendosi la porta alle spalle.
Qualche minuto dopo il Preside lascia perdere le carte, si alza e va alla finestra. La pioggia scende incessante con il suo fragoroso rumore, il cielo è cupo, invaso da nuvole grigie e nere, la tomba di Silente si vede dalla finestra, unico punto bianco in quella giornata grigia.
Unico punto bianco nella sua vita grigia.
Il ritratto del vecchio amico è vuoto come capita spesso nell'ultimo periodo, ha imparato a farci l'abitudine. In fin dei conti una copia resta pur sempre una copia, Silente è laggiù sotto quel masso bianco bagnato dalla pioggia e un dipinto non potrà mai colmare quel vuoto che lui ha creato sulla Torre.
Fissa il suo riflesso sul vetro bagnato, apre la finestra lasciando che l'aria fredda invada l'ufficio circolare. Alcune gocce gli bagnano il volto spigoloso. Al naso gli arriva l'odore di terra ed erba bagnata.
Sorride. La vendetta ha proprio un buon odore.

* * * *


Tre mesi dopo




La ricerca di Hermione la tiene più impegnata di quanto lui abbia immaginato. La vede poco, scende in Sala Grande solo quando la maggior parte degli studenti è già andata via. Sta tutto il tempo in biblioteca sommersa da vecchi libri, pergamene e boccette di inchiostro.
Parla con qualche professore, ma per la maggior parte del tempo se ne sta sola, in silenzio.
Le fa un po’ pena.
Lui è più adatto a quel tipo di vita. Lei, invece, ha mille opportunità da vivere, ma non sembra interessata.
Il mago si è ritrovato a fissarla più del necessario pensando che non è la ragazzina irritante e saccente che ha conosciuto dietro i banchi. Non è più la studentessa che vuole dimostrare le sue capacità... certo vuole ancora primeggiare, essere la prima della classe, ma c'è qualcosa nel suo sguardo che non ha nulla a che fare con la SoTutto che si divertiva a tormentare durante l'anno scolastico.
Una sera, durante un veloce acquazzone, dove l'acqua picchia furiosa sui vetri unita la vento freddo che fa ondeggiare le chiome degli alberi nella Foresta Proibita con tale violenza che sembra che li voglia sradicare dal terreno gelato, la trova in biblioteca a fissare un punto imprecisato. La piuma abbandonata su un foglio di pergamena immacolato, la punta della dita sporche di inchiostro, gli occhi rossi per lo sforzo di leggere pagine stinte alla debole luce del lume appoggiato sul tavolo antico.
Le si siede accanto incuriosito da quella nuova donna che non conosce, forse solo annoiato dalla vita.
All'inizio non sembra accorgersi della sua presenza, ma dopo qualche secondo punta il dito verso uno scaffale buio.
- In quello scaffale ho trovato il libro su Nicolas Flamel.- dice la strega con un sussurro prima di spostare di nuovo il dito su un altro scaffale, questa volta più lontano dal loro tavolo – Lì ho trovato le informazioni sul Basilisco. Lì, invece, ho consultato tutti i libri di legge magica per aiutare Hagrid e Fierobecco. In quell'angolo io e Ron cercavamo di aiutare Harry con la seconda prova del Torneo Tra Maghi, prima che Fred venisse a chiamarci per portarci dalla McGranitt e addormentarci sul fondale del Lago Nero. In quel punto Viktor mi ha invitato al Ballo del Ceppo. In quello scaffale ho trovato la base dell'incantesimo che ho utilizzato per modificare i galeoni per l'Esercito di Silente e in quel punto... - fa un debole sorriso e si volta a guadarlo – in quel preciso punto ho cercato informazioni sul Principe Mezzosangue.
La fissa in silenzio osservando ogni scaffale e sedia che indica, per poi incrociare il suo sguardo nocciola e qualcosa si rompe dentro di lui.
Un tuono rimbomba nel suo animo e nel suo cuore.
- Le va di cenare con me una sera?
Il mago con quel passato oscuro che fa paura sgrana impercettibilmente gli occhi udendo la sua stessa voce porre l'insolita domanda.
La strega sorride, questa volta senza arrossire come una scolaretta imbarazzata.
E' bella.
- Mi farebbe molto piacere, Preside Piton.


* * * *


Tre mesi dopo



Inizia così. Una cena dopo l'altra.
A volte nelle sue stanze. A volte in quelle di lei. Cenano nelle cucine del castello, in silenzio oppure parlano di cose stupide, a volte di cose più serie e che fanno male.
Hanno parlato della guerra, di quello che ha lasciato dentro di loro e di quello che si è presa senza chiedere il permesso lasciando un enorme cratere a volte incolmabile.
La fine dell'anno scolastico si avvicina in fretta. Tre mesi per lui sembrano troppo corti.
Fuori imperversa un temporale primaverile, uno di quelli con i tuoni così forti da far vibrare le spesse mura di pietra.
Percorrono il corridoio del terzo piano, mancano pochi metri alla porta della camera di Hermione.
E' già un po' che il mago sente quel tumulto nel suo animo, proprio all’altezza di quel cuore che sembrava volesse battere solo per una strega dagli occhi verdi e i capelli color del fuoco. Sa benissimo quello che sta provando, sono sentimenti conosciuti, ma in qualche modo sempre spaventosi e imprevedibili.
Nonostante quello che ha passato è ancora incapace di gestire certe emozioni e probabilmente non ne sarà mai in grado.
Arrivati alla porta della stanza un tuono rimbomba sopra le loro teste.
Hermione sussulta spaventata, ha da sempre paura dei temporali, specialmente di quelli troppo forti.
Si è appoggiata alla porta e lui la fissa indeciso se lasciare le cose come stanno oppure se fare quel salto nel buio che potrebbe cambiare la vita ad entrambi.
Potrebbe ricevere un bacio oppure uno schiaffo.
Un fulmine attraversa il cielo scuro illuminando il corridoio, Hermione lancia un gridolino spaventata e una leggera imprecazione veramente poco femminile.
Lui sorride.
- Scusa. - sussurra lei passandosi una mano sugli occhi – Questi temporali mi spaventano a morte.
E lì, in quel corridoio popolato da armature opacizzate dal tempo, tra vecchi arazzi polverosi e quadri addormentarti ha deciso di fare quel salto nel buio. Lei è spaventata dai tuoni, la pioggia forte crea una bella musica di sottofondo.
Si china sul suo volto.
E' già pronto allo schiaffo, può già sentire la guancia bruciare e la pelle arrossarsi.
Invece arrivarono le sue labbra morbide e le mani appoggiate al suo torace in un tocco delicato che lo fa rabbrividire di piacere.
Severus si sposta subito. E' stato un bacio delicato, semplice, infantile. Di quelli che si scambiano i bambini piccoli quando non sanno quello che stanno facendo. E forse entrambi si sentono come dei bambini piccoli.
Si guardano negli occhi. Le strega sorride. Il mago trattiene il fiato.
- Avevi…- inizia a dire lei guardandolo negli occhi scuri come le profondità marine – avevi detto che non dovevo amoreggiare nei corridoi.
Anche lui sorride, ora.
- Questo non è amoreggiare.
Un lampo illumina di nuovo il corridoio in penombra, il Preside l'afferra in vita e l'avvicina il più possibile al suo corpo.
Si avventa sulle sue labbra come se non ci fosse un domani, come se tutto dovesse finire con la pioggia.
Hermione allaccia le braccia intorno al suo collo e sembra creata apposta per essere abbracciata e baciata da lui. Un perfetto incastro di corpi, labbra e lingue illuminati dalla luce accecante dei lampi.
Si separano per prendere ossigeno, quello che serve per il prossimo intenso bacio.
- Questo è amoreggiare. – le sussurra all’orecchio, mentre una mano risale verso la curva del seno, sfiorandolo appena.
La porta della camera di lei si apre alle loro spalle, entrano e non c'è più tempo di tornare indietro.
L'amplesso è quasi violento, i vestiti vengono strappati, la pelle morsa e graffiata. Non c'è tempo di essere delicati e di trattenersi. Entra in lei con frenesia ed intensità così come si scatena il temporale fori dal quelle mura antiche.
I tuoni coprono le urla di piacere, la luce dei lampi illumina i corpi intrecciati tra le lenzuola candide.
Il resto non ha importanza.
Il primo a svegliarsi la mattina successiva è il mago.
Gli ci vuole qualche istante per rendersi conto che non è la consueta luce della sua camera e altrettanti secondi per ricordarsi che il soffitto che sta fissando non è quello della sua camera.
Si volta verso la strega con un lieve sorriso che gli increspa le labbra sottili e pallide.
Hermione dorme ancora, una mano sotto il cuscino, una abbandonata a pochi centimetri da lui come se l'avesse cercato durante il sonno.
I capelli cespugliosi le coprono parte del viso, il mago allunga una mano e la libera dai ricci osservandone il volto delicato e rilassato. Si avvicina e posa un tenero bacio sulla punta del naso. Scende dal letto facendo il meno rumore possibile.
Non vuole andarsene, ma ha bisogno di qualche minuto per ragionare lucidamente a quello che è successo. Ne è felice, ma sa che il mondo reale fuori da quelle mura secolari non è così facile. E, probabilmente, non sarà così felice per loro.
Si avvicina alla finestra della camera, ha una bella vista sul Lago Nero. Il sole brilla sull'erba ancora bagnata dalla pioggia, i fili d'erba sembrano ricoperti di cristallo liquido. Il cielo è terso, tinto dai tenui colori pastello della prima mattina.
La bufera ha lasciato il posto alla calma e alle luci della mattina.
Severus sorride, osserva il sole che sorge lentamente illuminando le acque calme del lago che brillano formando un'opalescente arcobaleno che sfiora appena lo specchio d'acqua.
Il mondo è sereno dopo la tempesta.
Proprio come il suo animo.
- Buongiorno. - dice lei alle sue spalle, la voce è ancora impastata dal sonno, ma non riesce a nascondere come vorrebbe la sorpresa di vederlo ancora nella stanza.
Il mago si volta e il sorriso gli illumina il volto.
- Buongiorno.
 
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VOLUME III
Come il sole bacia la pioggia



Cinque settimane dopo



Questa volta indossa una veste da strega color muschio. Il mantello leggero le ricade dietro la schiena con eleganza. L'ombrello continua a lasciare gocce grosse come galeoni su pavimento.
Fuori la pioggia scende con ferocia, le gocce sono grandi come chicchi d’uva e martellano il vetro della finestra.
La giornata perfetta per stare con lei sotto le lenzuola.
- Potresti almeno collegare il camino al Ministero.- commenta la strega; estrae la bacchetta e inizia ad asciugare i vestiti bagnati con un getto di aria calda.
- Non voglio rischiare. – le risponde senza alzare gli occhi da una lettera che sta scrivendo.
- Almeno quando sai che io sto per arrivare.
- Si chiederebbero perché devi apparire direttamente nel mio camino e non nel camino della tua stanza.
- Puoi sempre rispondere che non vuoi che una saccente SoTutto entri senza il tuo controllo nel castello.
Il tono è polemico, il Preside se ne accorge subito. Solleva lo sguardo dalla pergamena, un sopracciglio si incurva in una muta espressione sorpresa.
Lei sbuffa infastidita.
- So che il mio superiore è venuto qui a chiederti quanto manca alla fine della relazione e che tu gli hai risposto – cito parole tue - che hai di meglio da fare che seguire una saccente SoTutto per il castello.
Vuole sorridere di fronte a quello sguardo arrabbiato ed estremamente eccitante, ma sa che la farebbe infuriare ancora di più e non è saggio far arrabbiare Hermione Granger.
- Conosci la situazione. - è la sua unica risposta.
Torna a concentrarsi sulla lettera e la strega sbuffa ancora più contrariata. Si siede di fronte alla scrivania. Con la coda dell'occhio il mago la vede insolitamente agitata, continua a torturare uno dei ricami della veste, ogni tanto lo guarda e poi abbassa di nuovo la testa.
E' fastidioso.
- Devi dirmi qualcosa, Hermione?
- Tra due mesi si sposa mia cugina. Siamo molto legate, è come una sorella maggiore. Sono la sua damigella e indosserò un orribile vestito color verde mela solo per renderla felice. Vorrei... vorrei che tu venissi con me…
Il mago non alza lo sguardo. Ha sentito la richiesta, ma teme di non aver capito bene.
- … come mio compagno. – finisce la frase con un sospiro Hermione.
No, ha capito perfettamente la sua richiesta.
- Non mi sembra il caso.
- Perché?
- Lo sai perché.
- Se vuoi posso presentarti come l’uomo che mi porto a letto da cinque settimane.
Solleva lo sguardo e abbandona definitivamente la piuma sulla scrivania. E’ perplesso il mago vestito di nero che da cinque bellissime settimane non sente più il suo animo coperto da una cappa di opprimente grigio.
- Non è solo sesso. Lo sai, Hermione.
- No, invece. Io non lo so. La scuola finirà tra qualche giorno Severus.
- Ne sono consapevole.
- E io ho consegnato la mia relazione questa mattina.
- Credevo… credevo che non fosse terminata.
- E’ finita già da qualche giorno, ho ritardato la consegna per stare qui. Con te.
- Non avresti dovuto farlo.
Non è così che dovrebbe suonare questa frase, lui se ne rende conto non appena la pronuncia. Non vuole che lei ritardi le consegne per lui perché lui non va da nessuna parte senza di lei.
- A quanto pare no.
Appunto lei non ha capito.
- Hermione…
- Cosa vuoi fare quest’estate, Severus?
La domanda lo coglie di sorpresa.
- In che senso?
- Quando io sarò a casa mia e tu casa tua. Quando non avremo più un luogo in comune. Cosa vuoi fare, Severus? Vuoi ancora vedermi?
- Certo, Hermione. Lo sai.
- No, Severus. Non lo so. – ripete di nuovo lei, sta quasi urlando, è furiosa come una leonessa affamata che punta la gazzella indifesa. – Ci vedremo in pubblico? Alla luce del sole, Severus? Potevo tenere la cosa nascosta qui perché stavo lavorando e non era professionale sbandierare al mondo la mia relazione con il Preside della mia vecchia scuola dove mi ero recata per una ricerca. Ma ora sono libera di dirlo. Posso dirlo a miei amici che mi sono innamorata di te Severus o il tuo mondo da perfetto eremita va in frantumi?
- Innamorata?
Ancora una volta il tono non è quello giusto, lei scatta in piedi ferita.
- Ti stupisci, Severus?
- E' presto.
- Sono abbastanza grande per capire quando non è solo un vaga infatuazione o meri istinti primordiali. Ma a quanto pare tu no.
- Hermione non è così semplice.
- Benissimo,- lei afferra l'ombrello e gli lancia un'occhiataccia – quando diventerà semplice fammelo sapere. Ma non posso garantirti che starò qui ad aspettarti per tutta la vita.
Lei esce senza dire più una parola. Sa che deve fermarla. Vuole chiamarla.
Ma resta al suo posto e a bocca chiusa.

* * * *


Tre mesi dopo


- Sposami.
Voleva dirle che le era mancata, che quei tre mesi senza di lei erano stati una tortura. Una continua agonia in un'estate troppo torrida e senza un acquazzone che gli ricordasse la loro storia. Così torrida che dal dolore non era riuscito nemmeno a versare una lacrima, bruciavano troppo negli occhi per scendere. E aveva paura che un'acquerugiola sarebbe diventata un nubifragio.
Forse non è un caso che oggi piova, come la prima volta che è entrata nel suo ufficio, come la prima volta che hanno fatto l'amore, come quando si sono lasciati.
Forse Albus da lassù sa perfettamente che gli serviva un'intensa pioggia per decidere di andare da lei, per dirle che era sempre stato tutto semplice, ma era ancora troppo spaventato per lasciarsi andare del tutto.
Forse ci voleva quell'acquazzone per fargli capire che si era innamorato.
E quando l'ha vista uscire dal Ministero, senza l'ombrello rosso, sorpresa dalla pioggia come la maggior parte delle persone che erano uscite quella mattina per recarsi in ufficio non aveva resistito; anche il ritrovamento del vecchio anello di sua madre non sembra più casuale.
Non crede in un paradiso, ma è certo che se ci fosse un qualunque aldilà dopo la morte, Albus è là che li fissava con un sorriso sulle labbra e un ghiacciolo al limone in mano. Forse accanto a lui c'é Lily che li guarda, forse anche sua madre.
La strega incrocia le braccia al petto e gli lancia un'occhiata strana.
- Lo sai che se ti sposo tutto il mondo magico lo saprà?
Severus trattiene un sorriso divertito e annuisce.
- Lo saprebbero i miei famigliari. I miei amici e i tuoi colleghi a Hogwarts.
- Me ne rendo pienamente conto.
- Ho un'altra cugina che si sposa l'anno prossimo e dovrai accompagnarmi, come mio marito.
- Va bene.
- Sei capace di sopportarlo Severus? Ti va bene se il mondo sa di noi? Perché io non ho nessuna intenzione di mentire.
Si avvicina a lei con pochi veloci passi, l'afferra in vita. I vestiti sono freddi eppure può sentire il calore della sua pelle attraverso le vesti.
Sente gli occhi dei passanti sulla sua figura, spettatori non paganti e non voluti di un fatto unico e meraviglioso, ma non gli importa del loro giudizio. Non gliene era mai importato quando era un traditore agli occhi di tutti, figurarsi ora.
- Non ti lascerò più andare via. - le sussurra a pochi millimetri dalle sue labbra – Non rifarò lo stesso errore e se vuoi posso andare ora alla Gazzetta del Profeta e chiedere che venga messo l'annuncio del nostro matrimonio in prima pagina. Sono disposto anche ad invitare Potter.
- Fai davvero sul serio allora. - Sorride la strega e gli allaccia le braccia al collo come la prima volta che si sono baciati. - Molly vorrà organizzare una festa di fidanzamento, sarai accerchiato da tutta la famiglia Weasley, dovrai venire ai pranzi della Domenica, a quello di Natale e ai compleanni. Anzi è probabile che anche il tuo compleanno verrà festeggiato alla Tana. Non ti infastidisce?
- Al momento l’unica cosa che mi infastidisce è la distanza che separa le nostre labbra.
Lei sorride e gli sposta una ciocca bagnata dal viso.
- Ci prenderemo un malanno se restiamo ancora sotto questa pioggia.
- Prima ti bacio. Poi penserò a toglierti personalmente questi vestiti bagnati.
Hermione ride e annulla la distanza che li separa per unire le loro labbra in un bacio che sa di pioggia e sole.

FINE

 
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