Il Calderone di Severus

chiara53 - Un gioco da ragazzi, Tipologia: One Shot ( 500) - Genere: Introspettivo - Altro Genere: Nessuno Avvertimenti: AU - Epoca: Post 7 anno - Pairing: Nessuno - Personaggi: Minerva - Altri Personaggi: Nessuno

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view post Posted on 13/4/2017, 10:22
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Titolo: Un gioco da ragazzi

Autore/data: chiara53 – giugno 2016
Beta-reader: Ida59
Tipologia: one shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Minerva McGranitt.
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: E i ricordi ritornano, ti sommergono mentre guardi il cielo diventare rosa e le nuvole leggere colorarsi.

Nota : Scritta per la sfida “Severus e le stagioni” del Forum “Il Calderone di Severus” - Estate

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.






Un gioco da ragazzi






E’ buio, è così buio che le stelle sembrano piccole lanterne scintillanti e la luna brilla come un sole.
Buio, notte e silenzio.
Tutto tace, tranne il tuo cuore.
Il tuo vecchio cuore.
Anche quest’anno scolastico è finito.
I corridoi sono silenziosi.
Nessuno si nasconde negli angoli per sfuggire ad una lezione, nessuno amoreggia tra i cespugli.
Nessun Potter è nei dintorni.
E ce ne sono stati tanti in questi anni.
Si riproducono.
Sorridi tra te.
Potter, Harry, ormai anche per te, è diventato nonno, i suoi figli sono lontani o hanno un lavoro che li soddisfa e la loro famiglia.
Le loro vite scorrono, hai seguito le imprese dei tre giovani Potter con maggiore attenzione di quella che hai riservato ai loro coetanei.
Involontariamente e quasi inconsciamente hai immaginato che in un’altra vita, in un mondo parallelo, avrebbero potuto esserti l’uno figlio e gli altri nipoti.
Ma non è andata così.
Sei solo.
Questa scuola è la tua unica casa da sempre.
Ora ne sei il preside, già da più di dieci anni, da quando Minerva si è ritirata e, da quando lei non c’è più, ti sei sentito improvvisamente più vecchio: il più vecchio.
La nuova generazione di insegnanti ti tratta con deferenza e riguardo.
Come è dovuto alle persone datate.
E non ti piace, nemmeno un po’.

Comunque, adesso tutti sono partiti.
Li rivedrai a settembre.

Cosa ti aspetta, Severus?
Mesi di silenzio da riempire con lettura, studio, esperimenti e… tedio.
Ora finalmente capisci Silente e le sue battute.
Servivano ad eludere la noia.
La ripetitività di certi eventi
E ti rivedi seduto al tavolo degli insegnanti, quando facevi vagare il pensiero per non essere lì ad ascoltare le stupidaggini ottimistiche di Albus.
Non aveva poi tutti i torti.
Si impara con l’esperienza.
Lo sai.
Ma tu sei tu e non puoi e non vuoi parlare di sciocchezze e pronunciare pensieri senza senso, né all’inizio, né tantomeno alla fine dell’anno scolastico.
E nemmeno durante.

Hai settanta anni.
Pochi?
Tanti?
Per te che senti ancora il vigore della vita bruciare, tu che sei un mago potente, non dovrebbero essere tanti.
Tuttavia ogni anno che passa, ogni estate, quando Hogwarts resta muta e silenziosa, ti sembrano troppi, ti cadono sulle spalle e ti ricordano che tu non hai altro posto da chiamare casa che queste mura scricchiolanti.
Il tuo passo è sempre lo stesso, indossi il tuo abito monacale, il mantello scivola svolazzando dietro di te e gli occhi non hanno perso la loro profonda e scintillante oscurità.
Non sei invecchiato, non nella mente, non nel fisico: perché tu sei nato già vecchio.

Qualche volta, sempre più spesso, tuttavia, durante i mesi d’estate, ti pesa quella sottile e inesprimibile mancanza di affetto e vicinanza che hai a lungo disprezzato in gioventù.

*



Il buio sta per cedere il passo al giorno, l’alba si avvicina e ti trova seduto davanti al Lago Nero, a poca distanza dalla tomba bianca di Albus che ormai si è coperta di una leggera patina verde.
Come se la natura volesse riappropriarsi di quella pietra e nasconderla abbracciandola.
Da quel punto della riva si vede la capanna di Hagrid e il fumo che si alza dal camino.
Lo vedi uscire con il nuovo grosso cane Thor, terzo o quarto, non ricordi. Sempre docile e mansueto, come il suo padrone.
Quanto vivono i mezzi giganti?
Molto e, speri, per sempre.
Senza Hagrid che Hogwarts sarebbe?

Nel silenzio che precede il giorno, senti soltanto il rumore dell’acqua che si muove in onde sottili al soffio del vento.
Le creature acquatiche dormono ancora, la piovra gigante allunga un tentacolo fuori dal pelo dell’acqua: è quasi un saluto a te che sei l’unica creatura lì, davanti al lago.
E i ricordi ritornano, ti sommergono mentre guardi il cielo diventare rosa e le nuvole leggere colorarsi.

Non passerà mai, non dimenticherai mai quelle ultime estati felici, quando ancora eri capace di cullare speranze e desideri di una vita e di una casa in cui nessuno avrebbe gridato, o sbattuto porte con rabbia.
C’era un ruscello, un fiumiciattolo a Spinner’s End; ci andavi spesso d’estate a guardare la corrente e, accanto ad una gora in cui l’acqua era calma, ti piaceva lanciare ciottoli piatti facendoli rimbalzare sull’acqua.
Una, due, tre, quattro volte, di più non ci riuscivi senza magia.
Eri un bambino come tanti, che giocava. E ti piaceva – in gara con te stesso - immaginare che, se fossi riuscito a far rimbalzare il tuo sasso fino all’altra riva (sette rimbalzi valutavi), la tua vita sarebbe cambiata e la tua mamma ti avrebbe aspettato con una torta pronta e un sorriso, mentre il tuo papà avrebbe raccontato una storia buffa e tutti e tre avreste riso di gusto.
Non sei mai riuscito a lanciare così lontano, mai.
Era una magia che avevi imposto a te stesso, era una specie di auto convincimento che bastasse un piccolo sforzo da parte tua per modificare il tuo mondo. Fantasie.
In nessuna delle estati, in cui eri ancora un bambino e credevi che bastasse prefiggersi un obbiettivo per ottenere il miracolo, ci sei mai riuscito.
Infatti il tuo miracolo non è mai avvenuto; poi hai smesso di lanciare pietre piatte senza magia ed hai imparato che, restare da solo, nascosto tutto il giorno, era l’unico modo per trascorrere quel tempo di mezzo che ti separava da un altro anno scolastico, chiudendo le orecchie e gli occhi alla violenza domestica. Magari leggendo un libro o pensando a nuovi modi per lanciare un incantesimo.
Ti sei sentito tradito, ti sei svegliato deluso dal tuo stesso sogno.
Hai giurato che mai più avresti fatto quello stupido gioco.
Hai giurato a te stesso che un giorno avresti punito chi ti faceva soffrire.
Hai giurato e sei cresciuto.
Lily non ha mai fatto quel gioco, non ne aveva bisogno.
Lei aveva già tutto.

*



Il sole è sorto e illumina il pelo dell’acqua che scintilla come se fosse d’argento fuso.
Perché non provare a lanciare un sasso levigato, ti chiedi?
Già, perché no?
Tanto ormai.
Ti guardi intorno, per vedere se nessuno è nei paraggi, ma a quest’ora chi vuoi che ti veda.
Scegli con cura tra le pietre in riva al lago la più adatta: eccola, è nella tua mano.
Ti alzi in piedi e valuti la distanza e la forza necessaria.
Guardi la pietra e l’acqua, poi mentalmente fissi il tuo obbiettivo: sette rimbalzi e qualcosa cambierà: la tua vita, la tua estate, il tuo modo di viverla in solitudine.
Sai che è quasi impossibile riuscirci senza magia, ma che importa, tanto resterà tutto uguale comunque, ormai non ci credi più, è solo un piccolo innocente gioco in gara con te stesso.
Guardi di sfuggita la tomba di Silente e ti sembra di vederlo sbirciare e ridere, ma chi se ne importa!
Scrolli le spalle e per un momento torni il bambino che sei stato, con la speranza in tasca e la vita tutta da costruire, non è un’illusione: sorridi e improvvisamente ci credi davvero.
Sei pronto al lancio e respiri a fondo trattenendo il fiato.
Il gesto lo ricordi ancora, è come andare in bicicletta, il ciottolo rotola su se stesso e vola lontano, tocca il lago, rimbalza e tu conti, come allora, con il cuore in gola, quasi ne andasse del tuo destino per davvero: quattro, cinque, sei, sette… all’ottavo perde forza e s’inabissa.
Alzi le braccia in un infantile gesto vittorioso, non ti accorgi che accanto a te si è raccolta una piccola folla di Elfi che applaudono alla tua esibizione.
- Che ci fate qui? - Pronunci con durezza, ritrovando la tua abituale serietà e distacco.
Winky, una degli elfi più anziani, si fa coraggio.
- Signor Preside, signore, ero venuta a chiamarla per dire al signor Preside che ha una visita, ma lei non c’era e… poi ho visto che era qui. - Abbassa gli occhioni e le orecchie con aria colpevole. – Gli altri mi hanno accompagnato, Winky non voleva venire da sola.
- E così avete pensato bene di venire tutti? – Aggiungi con voce severa - E poi, si può sapere chi è arrivato a quest’ora della mattina?
- Io, Severus, io! - Senti pronunciare con autorevolezza, e vedi venirti incontro Minerva che ti guarda con l’aria sorniona di una volta e tu ti senti preso in castagna a fare una birichinata.
Lei deve aver visto tutto. Maledizione!
Ti guarda negli occhi e tu riconosci nei suoi l’affetto che l’ha condotta fino qui, è venuta per te e lo sguardo è ancora scintillante e vivace tra le piccole rughe che segnano il suo viso.
E’ decisa la tua vecchia insegnante, decisa e determinata a non lasciarti stare.
- Tu ora farai le valige e verrai con me, nella mia casa al mare in Normandia. Tra qualche giorno verranno anche i “nostri ragazzi” Harry, Hermione, Neville, Seamus e non so quanti altri per il compleanno di Harry. Non vorrai perderti l’occasione di fare sfoggio del tuo solito, acido sarcasmo e divertirti? – Piega la testa canuta e sorride soddisfatta, lei sa sempre come toccare le corde giuste.
Ti conosce, sa cosa c’è ben nascosto dentro di te e quanto bene le vuoi; anche se non lo manifesti e non glielo hai mai detto apertamente, lei lo sa: lo sa da tutta una vita.
Minerva prosegue imperterrita e decisa.
- Se ti avessi invitato come faccio ogni anno non sarebbe servito a niente e allora sono venuta di persona. Mi hai costretta ad usare una passaporta e sai quanto questo mi disturbi! Avanti, muoviti. – Infine aggiunge con un sorrisetto soddisfatto - e poi, se ti piace tanto passare il tempo a gettare sassi nell’acqua, là dove andiamo ce n’è quanta ne vuoi.
Resta un attimo soprappensiero, poi raccoglie una pietra, la valuta e la lancia con un vigore impensabile.
- … sette otto nove! Grifondoro – Serpeverde: uno a zero! - Esclama soddisfatta.
Si volta, ti guarda e si appoggia al tuo braccio, accarezzandolo con dolcezza.
- Andiamo al castello, Severus! Ti aiuto con i bagagli. Muoviti, ragazzo! – Aggiunge con materna determinazione.
Non puoi e non vuoi sfuggirle questa volta.
E sei lì che la accompagni al castello ed hai stampato in faccia un mezzo sorriso che non vuole andarsene.
Ecco la reale, anzi, l’unica famiglia che tu abbia mai avuto.
No, non è vero che hai perso nella gara dei lanci, ma lei non può saperlo.
La tua pietra è finalmente arrivata dove volevi.
Ma ti ci è voluto tempo, molto, molto tempo per capirlo.
Buona estate, Severus, dici a te stesso, mentre, di nascosto, ti infili in tasca un perfetto, rotondo sasso levigato.
 
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