Il Calderone di Severus

ellyson - L'eremita, Tipologia: One shot - Genere: Malinconico, Introspettivo - Epoca: Più di un'epoca - Pairing: nessuno - Personaggi: Severus, Eileen prince

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view post Posted on 11/4/2017, 10:16
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Titolo: L’eremita
beta-reader: Querthe
Tipologia: One Shot – Capitolo Unico
Rating: per tutti
Genere: Malinconico, Introspettivo
Personaggi Severus Piton, Eileen Piton
Pairing: nessuno
Epoca: Più di un’epoca
Riassunto:
Per lui il Natale significava un pranzo riscaldato male e, se era fortunato, un regalo di terza mano, consegnato da sua madre di nascosto dal padre.
Scritta per il VIII turno della Sfida Lotta all’ultimo inchiostro
Tema: Un regalo di Natale, fatto o ricevuto da Severus

Disclaimer: (solo per le fic di HP) I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. La trama di questa storia é invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.



L’eremita


Faceva freddo quella notte della vigilia di Natale.
Severus camminava a testa china per le stradine ghiacciate di Spinner’s End, diretto alla sua vecchia casa.
Il Natale con la sua fastidiosa atmosfera zuccherosa si respirava anche tra le povere baracche di legno; le luci colorate brillavano dietro le finestre rattoppate con assi e cartoni e le risate dei bambini poveri non erano diverse dalle risate dei bambini più fortunati.
Il mago cercava di camminare il più in fretta possibile. Aveva sempre trovato il Natale una festa inutile, dove l’ipocrisia umana trovava il suo apice in pacchi dalla carta orribile e con all’interno obbrobri che qualcuno osava definire regalo.
Voleva allontanarsi dalle calde atmosfere famigliari: dove padri aiutavano i figli a montare i giocattoli nuovi mentre le madri cucinavano pranzi deliziosi.
Per lui il Natale significava un pranzo riscaldato male e, se era fortunato, un regalo di terza mano, consegnato da sua madre di nascosto dal padre.
E la tradizione della famiglia Piton era continuata anche dopo che Tobias era uscito per comprare del vino da quattro soldi senza fare più ritorno.
Ma da quell’anno non ci sarebbe stata più neppure quella; sua madre era morta la sera prima. Sola come era sempre stata nella sua vita.
Si avvicinò alla porta della casa a ridosso della ciminiera. Non vi tornava da quando Lily era stata uccisa. Da quando i suoi incubi erano peggiorati rendendo ogni notte un inferno di dolore e angoscia.
Ed ora era tornato per affrontare quello spauracchio che era la sua infanzia.
La porta si aprì con un debole cigolio, l’aria era stantia ma, nonostante lo squallore dei mobili, la stanza era pulita ed in ordine.
Sua madre non aveva mai tollerato il disordine e la sporcizia.
La ricordava china sul pavimento di linoleum nel tentativo di pulire le macchie di vino rosso senza la magia.
Entrò nel piccolo salotto riconoscendo la vecchia coperta che Eileen aveva lavorato a maglia per più di un anno con la lana ruvida di seconda scelta. La rivide seduta sul divano mentre suo padre beveva birra guardando la televisione.
Severus si sedette sul divano avvolto nella penombra della casa, la sua attenzione fu proiettata verso un piccolo pacchetto sul tavolino basso davanti al sofà.
Il cuore del mago perse un doloroso battito rendendosi conto che quello era l’ultimo regalo che avrebbe ricevuto da sua madre.
Eileen non amava scrivere bigliettini, così si limitava a tracciare il suo nome sulla carta, senza auguri o frasi di buona fortuna. Lo stesso nome, la stessa scrittura che stava rivedendo in quell’istante.
Severus aprì il pacchetto con mano ferma nonostante dentro tremasse come un bambino sperduto, trovandosi in mano il vecchio mazzo di tarocchi della madre. Eileen era stata una strega mediocre e la vita con il marito Babbano aveva affievolito le sue qualità magiche, ma era sempre stata attirata dalla divinazione e, in special modo, dalle carte.
Il mago osservò il vecchio mazzo, l’inchiostro del dorso quasi del tutto scolorito e molti angoli ormai incartapecoriti dal tempo, eppure le immagini si riconoscevano ancora tutte nel loro splendore e mistica poesia.
Non riusciva a comprendere il gesto; ciononostante rimase comunque a fissare ogni carta riconoscendo in ogni segno un gesto di Eileen, una sua carezza, un suo bacio, un suo malinconico sorriso.

* * * *



Faceva freddo quella notte della vigilia di Natale.
Il Preside Piton sedeva alla scrivania nello studio circolare con aria assorta.
Continuava ad odiare il Natale, ogni anno sempre con più enfasi e cinismo.
I suoi incubi erano peggiorati e le occhiaie aumentavano giorno dopo giorno.
Davanti a lui i tarocchi che aveva ricevuto dalla madre. Teneva quel mazzo nell’ultimo cassetto della scrivania. Non osava mai guardarlo se non la notte della Vigilia di Natale quando la solitudine prendeva il sopravvento. Quando ogni ombra sembrava assumere le fattezze di un incubo.
Allungò la mano e girò la prima carta del mazzo.
L’appeso.
Sacrifico, sofferenza e difficoltà.
L’appoggiò sul tavolo e voltò la seconda.
L’eremita.
Solitudine, silenzio, isolamento.
Era fastidioso vedere se stesso e la sua vita racchiusi in due semplici, scolorite carte. In un moto di stizza che non gli era proprio spazzò la scrivania con la mano, facendo cadere le due carte, che si posarono a terra una vicino all’altra, mentre tutte le altre del mazzo si sparsero per la stanza.
Tranne una, che si sovrappose all’appeso e all’eremita.
L’imperatrice.
Intelligenza, praticità, madre.
Da lontano giunsero dei canti di Natale intonati dagli studenti.
- Buon Natale anche a te, mamma

- FINE -

 
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