Capitolo 12: Baci ed incertezzeMi sta baciando.
Non mi ero neppure accorto che si stava avvicinando. Mi sono solo ritrovato le sue labbra morbide sulle mie.
Dovrei scansarla, dovrei solo dirle che stiamo facendo un errore.
Sì, un madornale, imperdonabile errore.
Ordino alle mie braccia di allontanarla. Invece quelle maledette la stringono di più avvicinandola al mio corpo.
E’ così piccola rispetto a me, fragile come porcellana, sta tremando e non capisco se per il freddo o per il bacio.
Mi impedisco di rispondere al bacio.
Ma la mia bocca fa da sola iniziando ad assaporare lentamente queste labbra dal sapore del miele. Sono morbide e calde a differenza del suo corpo congelato per la neve.
Mi da il permesso di approfondire il bacio; ma non voglio!
Anzi non posso farlo!
Eppure la mia lingua inizia ad accarezzare lentamente la sua. Con meticolosità e dolcezza per un bacio che non vorrei avesse mai fine.
Ordino ai miei occhi di restare aperti, di vedere con lucidità tutta questa questione assurda.
Invece loro si chiudono e questa voce fastidiosa, che mi impedisce d’amare, diventa lontana e debole.
Non la sento più, se sta urlando quanto questo sia una pazzia lo sta facendo ad un uomo che ha deciso di lasciar perdere la ragione. Ma di ascoltare solo il suo cuore.
Perché so quello che lui sta cercando di dirmi da diversi giorni. Mi dice che in Hermione posso trovare la compagna perfetta. Mi grida che é lei che può aiutarmi a rivivere. Mi urla a squarciagola che é lei la ragazza che può portare un raggio di sole nel mio tetro tunnel di dolore e angoscia.
Mi perdo in questo oceano di emozioni: sento il mio cuore battere forte, il mio calore si insinua nel suo corpo scaldandola, le mie mani le accarezzano la schiena mentre le sue dita si intrecciano nei miei capelli.
Sì, Hermione, c’é un motivo se siamo vivi. Se neppure la Morte non ci ha voluto.
Siamo vivi perché dobbiamo sostenerci, dobbiamo aiutarci a vicenda a sopravvivere in questo caos che molti chiamano vita.
Come io aiuto lei ad uscire dal dolore, lei aiuta me a tornare ad essere uomo e non più solo un pupazzo inanimato.
Hermione; la piccola, saccente ed irritante Hermione Granger che é riuscita a svegliare il Severus Piton puro ed ingenuo. Un Severus Piton che credevo morto da decenni.
Forse Hermione, tutto il dolore che abbiamo patito era necessario per arrivare fino a qui.
Mi rendo conto che i polmoni richiedono ossigeno, la sciolgo dall’abbraccio e la guardo. Ha gli occhi chiusi, teme una mia parola offensiva o denigratoria. Attende in silenzio. Attende la mia reazione.
Sorrido accarezzandole le gote rosse, calde ed umide dalle lacrime che ha versato fino a poco fa. Poi appoggio la fronte sulla sua e sospiro.
- I tuoi vestiti sono zuppi e congelati… vai a cambiarti prima di prenderti una polmonite. – la mia voce é roca, un po’ emozionata, quasi irriconoscibile.
Ride debolmente, apre gli occhi: sono lucidi, pieni di vita. Anche i suoi occhi sorridono in questo momento.
- Va bene. – risponde accarezzandomi di nuovo i capelli – Nel frattempo tu non metterti in testa che é stato un errore.
- Non credo che accadrà Hermione... forse non é mai accaduto.
Sorride di più e mi sfiora appena le labbra.
- Torno subito... tu prepari della cioccolata?
***
Siamo nel salotto, seduti sul divano davanti ad uno dei tanti camini accesi.
Beviamo in silenzio la nostra cioccolata. Non ci diciamo nulla.
Da quando é scesa Hermione é taciturna e il suo sorriso sembra quasi sparito, non le brillano più gli occhi. Non mi parla. Mi guarda appena.
Io, invece, seguo i movimenti che fa la sua mano. Le sue labbra che bevono la cioccolata. La sua lingua che pulisce via i resti della bevanda dalla bocca.
Resto incantato da tale visione, deve essersene accorta perché è arrossita in maniera deliziosa, continuando a fissare la sua tazza.
- Scusa. – mormoro spostando il mio sguardo sulle fiamme del camino – So che non è educato fissare le persone.
- Non importa…- mi risponde con un filo di voce, scuotendo appena il capo – mi fa piacere quando mi guardi… è una strana sensazione.
Sì, è strana. Una sensazione travolgente, mi sento spiazzato per la prima volta in vita mia, non so come gestire questa situazione e so che anche lei prova le stesse cose.
La nostra mente razionale si rifiuta ancora di metabolizzare quello che stiamo facendo.
Già; noi cosa stiamo facendo?
- Severus?
Appoggio la mia tazza su un tavolino di cristallo rotondo accanto al divano e la guardo. Ha appoggiato la sua tazza accanto alla mia e si é alzata andando verso il camino acceso.
- Minerva ci ha mandato un invito per la festa di Natale a Hogwarts. Che ne dici se ci andiamo?
E’ una domanda che non mi aspettavo. Credevo che volesse parlare di noi, di quello che ci stava succedendo invece sta tentando di portare i nostri pensieri altrove.
Mi ha detto di non cambiare idea, invece sembrerebbe che sia lei ad avere dei dubbi.
- Hermione...- mi alzo dal divanetto e mi sistemo davanti a lei – va tutto bene?
Annuisce vigorosamente, si sta torcendo le mani, tiene a stento le lacrime.
No, non va tutto bene.
- Hermione...- l’afferro per le spalle e la fisso negl’occhi – cos’hai?
- Non ci riesco...- mi dice con un esile sussurro, chinando il capo evitando il mio sguardo.
Mi sento uno sciocco.
Uno stupido, un enorme sciocco.
La lascio andare, vuole fare tanto la dura ma é, in fondo, é ancora una ragazzina ingenua. Le sistemo un ciuffo di capelli dietro l’orecchio e annuisco piano.
- Capisco... hai ragione... meglio andare con calma. E’ questo quello che vuoi?
- No. – risponde lei decisa.
Sono ancora più confuso di prima.
Ah le donne così complicate e così meravigliose creature!
- Non ti capisco.
- Vorrei solo lasciarmi andare... vorrei solo non avere questa paura fottuta ogni volta che ti vedo. Vorrei solo gustarmi il momento senza la voce fastidiosa di Ron che mi dice che tu sei Severus Piton. Il mio ex professore. Un ex Mangiamorte. Vorrei solo...- si tappa le orecchie con le mani come se non volesse ascoltare le mille voci che le sussurrano all’orecchio – mi sento così sola Severus...
L’abbraccio alle spalle, la strada é lunga ed é tutta in salita. Credevo che bastasse risvegliare il cuore di Hermione per porre fine al suo dolore invece tutto é peggiorato. Il dolore si fa sentire più forte. Devo esser forte anch’io altrimenti si sentirà del tutto abbandonata.
- Stai tranquilla. - le mormoro all’orecchio cercando di darle un po’ di conforto che pure io faccio fatica a trovare.
- Mi dispiace... sono una sciocca.
- No, non sei sciocca. Sei solo spaventata.
- Sono stanca della paura. Sono stanca di questa nuova Hermione... rivoglio quella vecchia.
Sospiro stringendola ancora un po’ perché so che quello che sto per dirle la farà soffrire.
- La vecchia Hermione aveva sempre bisogno dei suoi amici, non riusciva a stare da sola per una giornata intera. Ora i tuoi amici non ci sono più... le tue ancore di salvezza sono affondate per sempre Hermione. La piccola ragazzina spaurita che non sapeva affrontare il mondo é morta assieme a loro. La vecchia te stessa non tornerà più. Abituati a questa idea... ma non rintanarti nell’odio come facevi prima, devi ritornare a vivere.
- E’ così difficile...
- Si cresce Hermione e la vita diventa difficile. A volte lo si capisce nel modo peggiore.
Capitolo 13: La nuova Hermione GrangerSeverus ha ragione: si cresce nella vita, per quanti sforzi facciamo, per quanto intimamente restiamo bambini, il mondo semplice e pieno di colori che hai davanti agli occhi quando sei piccino, crolla come un castello di carte quando, di fronte a te, ti si piazza davanti la vera vita. Quel mondo di falsità ed ingiustizie che ti fa rimpiangere il mondo tutto di giochi e divertimento.
Crescere fa schifo: ma prima o poi bisogna affrontare il grande passo, forse il più grande che un uomo possa fare nella sua misera vita.
E’ vero ho vissuto, fino a poco tempo fa, nella convinzione di esser al sicuro, non ho mai avuto veramente pura. Non ho mai dubitato su due delle mie certezze più grandi: Ron e Harry.
Sono sempre stati lì, senza troppe domande, senza pretendere nulla. Loro c’erano e mi proteggevano.
Tutte le avventure che abbiamo vissuto a scuola, le ho sempre vissute con la sicurezza che i miei amici mi avrebbero aiutato nel momento del bisogno. Non avevo paura neppure quando stavamo cercando gli Horcrux e neppure quando abbiamo trovato il nascondiglio di Voldemort.
Non avevo paura, avevo i miei due pilastri portanti, avevo le mie sicurezze e nulla poteva spaventarmi.
Ero ancora una ragazzina spaurita che non sapeva vivere nel mondo da sola per più di cinque minuti.
Lo so, me ne rendo conto ma nel mio mondo ovattato e sicuro stavo bene come un pulcino sotto l’ala calda e protettrice della propria madre.
Ora le mie uniche due certezze non ci sono più, mi sono ritrovata da sola in un mondo che non sono mai riuscita ad affrontare, nel lato più profondo della piscina senza saper nuotare e senza nessun tipo di aiuto.
All’inizio mi sono lasciata trascinare dalla deriva, sperando di morire. Poi ho voluto fare di testa mia, cercando di soprassedere a quel mare di emozioni e poi ho iniziato a nuotare verso la riva lontana e sperduta oltre l’orizzonte, tentando di tornare indietro, di riprendermi la mia vecchia vita.
Ogni tanto mi aggrappavo a qualche boa, a volte mi lasciavo andare convincendomi che era inutile tornare indietro. Altre volte era come nuotare in un mare in tempesta: più cercavo di raggiungere la riva più la corrente mi spingeva alla deriva.
Ora non so più neppure io cosa fare. Severus ha ragione: la vecchia Hermione non potrà mai tornare, la vecchia Hermione stava solo china sui libri. Non affrontava il nemico con spavalderia, lei studiava e basta ben sapendo che ci sarebbe stato qualcun altro a lottare per lei. La vecchia Hermione non si muoveva senza i suoi due amici. Quando litigava con Ron era un’agonia, una situazione insopportabile. Quando erano Ron e Harry a litigare, lei non sapeva mai come comportarsi, era confusa, spaurita, incapace di andare avanti sola con le proprie forze.
La vecchia Hermione é stata uccisa da Lord Voldemort. Uccisa con i suoi migliori amici.
Si cresce e le emozioni crescono con noi, il dolore a volte mi uccide, mi taglia in due, mi fa soffrire e piangere e io non vorrei più mostrarmi debole.
Eppure so di esser debole, di essermi illusa di potercela fare da sola.
Non voglio crescere. Crescere vuol dire soffrire e io già sofferto troppo nella mia breve vita. Perché non posso più tornare una bambina? Quando la mia preoccupazione più grande era la scelta del vestito per andare al parco giochi con la mamma. Perché sento tutto questo dolore? Perché il mio cuore non la smette di sanguinare?
Il mondo mi ha preso, mi ha masticata e poi mi ha sputato fuori come se non fossi di suo gusto. Voglio morire. Non voglio crescere. Voglio solo morire.
Sono sdraiata sul letto, piango in silenzio da non so quanti minuti ormai, Severus mi ha detto di dormire, di riposare. E’ stato comprensivo; fin troppo comprensivo. Ad un certo punto la sua comprensione mi ha infastidito, perché vedeva la mia parte più vulnerabile e io non volevo che mi vedesse così fragile.
Mi sento così stupida, baciare un uomo e poi tirarsi indietro spaventata da tutto e da tutti.
Perché sono così strana? Perché ho paura anche solo a fare un passo?
Mi sento come una bambina di pochi mesi che deve chiedere la mano a qualcuno per camminare.
Mi sento così stupida.
Così vuota, sola ed impotente davanti al mondo che mi schiaccia.
Lui meriterebbe una vera donna. Io sono solo il prototipo di una donna fragile ed insicura.
Sotto la mia maschera si celano solo falsità, insicurezze e paure.
Io non sono la donna per Severus Piton e mi sono illusa, anche solo per un attimo, di poterlo essere.
Sono brava ad illudermi. La mia vita é stata una grande illusione fino a qualche mese fa.
Ma ora basta. Il mondo mi avrà anche risputato, ero ferita e agonizzante ma viva. Sono sopravvissuta. Devo attaccarmi a questo.
A qualcosa devo pur aggrapparmi con le forze che mi sono rimaste.
Sì, devo trovare la mia strada. La strada che solo Hermione Granger può percorre, la strada che mi farà rinascere più forte e sicura.
Ho capito di cos’ho bisogno, ho capito finalmente dove sta il mio errore.
Mi alzo di scatto dal letto e vado dritta verso l’armadio. Apro il baule che ho usato per venire qui e ci butto dentro tutti i miei vestiti alla rinfusa. Solitamente li avrei sistemati in ordine e ben piegati ma quest’azione richiederebbe troppo tempo e avrei fin troppe occasioni per avere mille ripensamenti.
No, devo farlo subito.
Devo farlo adesso.
Ora che sono decisa, ora che ho afferrato il coraggio con entrambe le mani, devo farlo prima che sia troppo tardi. Prima che questo coraggio mi scivoli via dalle mani come se fosse acqua.
Finisco di chiudere il baule, non mi preoccupo neppure delle maniche di un vestito che escono. Mi siedo alla scrivania e scrivo una piccola lettera.
Perdonami Severus. Ma devo farlo, altrimenti non riuscirò più a vivere.
Apro il portone del castello, la notte è fredda. Non so dove andare ma non è importante.
Faccio un passo, poi un altro e un altro ancora.
Non mi guardo mai indietro perché so che potrebbe essere un errore. Se mi guardassi alle spalle tornerei indietro.
Tornerei a ripercorrere gli stessi errori, tornerei a farmi solo proteggere senza lottare.
E non voglio.
Questa non sarà la notte dei ripensamenti, questa non sarà la notte dei dubbi.
In questa notte nascerà la nuova Hermione Granger.
Capitolo 14: Una lezione importante Sono partita… stanotte mentre tu dormivi.
Devo crescere proprio come mi hai detto tu.
Per anni ho avuto il sostegno di molte persone, per anni non ho fatto nulla da sola, ho solo tenuto la testa tra i libri, guardando gli altri che vivevano anche per me.
Hai ragione quando dici che c’è un motivo se sono rimasta in vita: ed è quello di affrontare il mondo per la prima volta sola e senza l’appoggio di nessuno.
Devo ripartire da zero, devo capire quello che devo e posso fare, e devo farlo essenzialmente senza l’aiuto di nessuno.
Devo andare dove il mio nome non viene collegato immediatamente a quello di Harry. Devo andare lontano, via da qui. Dove posso trovare me stessa senza il passato dietro ogni angolo.
Non so dove andrò, non so neppure cosa farò ma sono certa che inizierò a vivere.
Quando riuscirò a guardarmi di nuovo allo specchio senza sentirmi una fallita tornerò.
E’ una promessa.
Non ti biasimo se inizierai ad odiarmi.
Magari ti scriverò di tanto in tanto.
Non cercarmi ti prego.
Non riuscirò mai a ringraziarti abbastanza per quello che hai fatto per me.
Tua Hermione.Hermione non mi ha mai scritto nell’ultimo anno e io non ho mai creduto che l’avrebbe fatto.
La sua scelta è stata giusta. Difficile, ma giusta.
Doveva trovare la sua strada. Da sola. Non poteva vivere sempre appoggiandosi agli altri. Lei doveva trovare la sua vita.
Sì, la comprendo e non l’ho mai odiata.
Anzi è un gesto da ammirare, un gesto coraggioso che probabilmente io non avrei mai preso.
Il mio lavoro é finito. Ho fatto uscire Hermione dalla sua corazza indistruttibile. Le ho fatto capire che non potrà più vivere come un tempo e le ho detto che doveva crescere; che doveva iniziare a farcela da sola con le proprie forze.
Lei ha capito ed é partita.
Sì, il mio lavoro é giunto al termine.
Ma la sua partenza mi ha ricacciato in quell’angolo nero e umido da cui ero uscito, sono tornato nel mio tunnel di angoscia e dannazione. Sono di nuovo tormentato dagli incubi, l’arrivo di quella ragazza é stata solo una piccola oasi di paradiso tra un inferno e l’altro.
E’ giusto che sia così; lo accetto e vivo di conseguenza.
La vita non é altro che una continua conseguenza delle tue azioni.Questo mi diceva Albus quando io ero solo un giovane studente, quando progettavo il mio glorioso futuro tra i Magiamorte. Questo mi diceva quel vecchio professore per farmi capire che le scelte sbagliate mi avrebbero segnato per tutta la vita.
Sì, lui mi avvertiva ma io non lo ascoltavo, così accecato dal rancore e dalla rabbia, così assetato di conoscenza, che non vedevo quanto mi stavo distruggendo con le mie stesse mani.
Con Hermione sono riuscito a farle capire quando fosse sbagliato il suo comportamento, ha capito che doveva trovare la sua strada e non vivere quella degli altri o percorrere le vie più brevi.
Avrà trovato molti ostacoli sulla sua via ma quella ragazza non é una sprovveduta saprà cavarsela. Saprà cosa fare e come comportarsi. Saprà ritrovare se stessa e il suo posto in questa società egoista e crudele.
Hai il mio sostegno piccola Hermione Granger.
Gli unici rumori nella stanza sono i calderoni che bollono e i coltelli che tagliano le radici in piccoli pezzetti.
Minerva mi ha convinto a tornare a Hogwarts, insegno di nuovo pozioni, forse il mio posto é destinato ad essere sempre quello.
Cammino tra gli studenti del secondo anno, anche se non insegnavo più da quasi sei anni non sono cambiato. Sono cinico, acido e non tollero gli errori. Non ci sono studenti come Harry o come Draco ma c’é una ragazzina di Tassorosso dai corti capelli biondi che ha tutte le carte per diventare la nuova SignorinaSoTuttoIo.
Ogni volta che la osservo mi torna in mente Hermione, mi chiedo come starà ora, se ha trovato la sua via. Se ha trovato nuovi amici. Se ha trovato un uomo d’amare.
E sorrido ogni volta che la gelosia fa capolino tra i miei pensieri, sapevo che se ne sarebbe andata, sapevo che non avrei mai potuto fermarla, ma avrei voluto almeno chiarire quello che stava nascendo tra di noi.
Avrei voluto farle capire che non era una cosa passeggera, che l’avrei aspettata se me lo avesse chiesto.
Ma forse era giusto troncare quell’amore sul nascere.
La campanella segna la fine della lezione, uno dopo l’altro gli studenti posano la loro fiala con il proprio preparato sulla cattedra. Assegno più compiti del solito e li mando via.
Sì, via tutti. Voglio ragionare.
L’ultimo studente non fa in tempo ad uscire che entra Remus.
- Cosa ci fai qui?
- Ciao Severus, - mi saluta lui con quel suo sorriso sempre cordiale che non ho mai sopportato – vedo che il tuo umore non cambia mai.
- Ho da lavorare Lupin. – taglio corto prendendo la prima boccetta che mi capita tra le mani – E, se non sbaglio, la luna piena é ancora lontana.
- Ti saluta Hermione.
Questa frase mi ha bloccato l’aria nei polmoni. Come fa lui a vedere Hermione? Come fa a sapere dove si trova?
Alzo piano la testa dalla pozione che sto esaminando, so che non ho un bell’aspetto e che la mia espressione é un misto di sorpresa e fastidio, forse c’é anche un pizzico di gelosia.
- Ti ha scritto?
- No, l’ho incontrata a Londra...- mi parla come se fosse normale incontrare Hermione a Londra – lavora in un bar babbano. É tornata qualche settimana fa da un viaggio in Africa, é cambiata molto. E’ cresciuta. Lei non ti ha scritto?
- No,- la mia voce é solo un esile sussurro; perché non mi ha scritto? Perché non mi ha fatto sapere che era tornata in Inghilterra? – Non la sento da più di un anno... da quando é partita.
- Beh é molto indaffarata...- si affretta a dire lui – probabilmente non ha avuto tempo.
- Sì, probabile. – non ci credo neppure io a questa risposta, Hermione non mi ha scritto semplicemente perché non vuole avermi intorno.
Fa male.
Cristo fa male sapere che quella donna non mi vuole.
Ma se lei ha deciso così non sarò certo io a farle cambiare idea.
Lupin si trattiene per altri dieci minuti, dieci minuti dove io non parlo e continuo nel mio lavoro di valutazione.
Quando, finalmente, decide di andarsene, mi rilasso sulla sedia, lascio perdere quei compiti e fisso la porta chiusa del mio studio.
Herimione é tornata a casa senza dirmi nulla.
Improvvisamente mi sento sciocco, l’ho aspettata come un liceale aspetta il momento opportuno per invitare la ragazza più bella al ballo di fine anno. L’ho guardata da lontano proprio come facevo con Lily. Sono rimasto fermo ed immobile attendendo una sua reazione.
Forse avrei dovuto farle capire che ci tenevo a lei, forse avrei dovuto farmi avanti, prendere posto in quella storia e non solo attendere una sua decisione.
Sono un codardo: se non mi fossi nascosto dietro la maschera da uomo risoluto, forse Hermione non se ne sarebbe andata via.
Ma, infondo, la mia vita é sempre stata costellata da atti di pura vigliaccheria. Prima l’entrata nei Mangiamorte solo per dimostrare che valgo qualcosa, mascherarsi dietro un demone solo perché non avevo il coraggio di affrontare i miei nemici da solo. Poi il mio ritorno da Silente, nascondermi dietro le sue sottane perché non potevo affrontare Voldemort in faccia; sedici lunghi anni vissuti nascondendomi, cercando in tutti i modi di vivere una vita serena anche se costellata da incubi e sensi di colpa.
Prendere ordini da una parte e dall’altra, servire due padroni diversi ma uguali nello stesso tempo. Ero il più sacrificabile per Albus, ero quello con l’anima già corrotta e le mani sporche di sangue. Avrei fatto la stessa cosa al suo posto.
Ed ora sono qua, senza più padroni, senza nessuno da cui potermi nascondere, anche la mia maschera non funziona più così bene.
Hermione mi ha detto che temo l’amore, forse non temo solo quello. Forse temo la vita; quella vera, quella che ti fa provare emozioni, che ti fa piangere, che ti fa palpitare il cuore e che ti fa soffrire.
Hermione ha deciso di crescere, io non l’ho mai fatto.
Sono rimasto il ragazzino che tutti prendevano in giro, mi sono solo nascosto dietro un finto muro di risolutezza e freddezza, mi sono illuso di esser forte abbastanza per sopportare tutto.
Ma non é vero. Senza più Albus che mi protegge e che mi fa sentire forte io sono solo Mocciosus.
Un sorriso amaro incurva le mie labbra, dovevo dare una lezione alla saccente Hermione Granger, invece é stata lei a darla a me.
Forse per me non serve un viaggio per ritrovare il vero me stesso.
Mi alzo e vado nella mia camera, non so come faccio ad averceli ancora nell’ armadio ma non li ho mai buttati questi vestiti babbani che ho usato solo una volta per mimetizzarmi tra di loro.
Mi vesto, predo una manciata di polvere volante e vado al Paiolo Magico.
Capitolo 15: L’incontro- Granger al tavolo sei vogliono altro caffè!
- Vado!
Odio questo lavoro, ma é l’unico che ho trovato nel giro ci pochi giorni. Con questo misero impiego posso pagarmi la stanza al Paiolo Magico dove, provvisoriamente, alloggio mentre cerco un piccolo appartamento dove sistemarmi.
Ho viaggiato a lungo, provando decine di lavori diversi; incontrando nuove culture, conoscendo nuove persone a volte maghi, altre volte solo semplici babbani. Ho trovato un sacco di nuovi amici.
Mi sento diversa e forse lo sono veramente.
Avevo nostalgia di casa e sono tornata, mi sentivo pronta per ritornare ad affrontare il mio vero mondo, ora sono in grado di affrontare tutti gli sguardi pieni di pena e finto conforto che si poseranno su di me. Posso affrontare il dolore dei ricordi, posso guardare il passato e urlargli: Ho sofferto ma ho voltato pagina.
Riesco perfino ad andare alla Tana senza sentirmi male.
Ma non ho ancora mandato una lettera a Severus. Non so perché. Vorrei tanto rivederlo.
Mi é mancato tantissimo, spesso ero sul punto di tornare indietro e farmi proteggere ma poi mi ricordavo la promessa che mi ero fatta. Ho ricordato i miei amici e i loro sacrifici allora ho continuato ad andare avanti senza mai voltarmi.
Non gli ho mai scritto, forse solo per pura di una sua brusca reazione. Forse perché lo credevo arrabbiato con me. Forse non so neppure io il perché.
Verso il caffè nella tazza scura dei clienti e torno al posto dietro il bancone. Devo pulire ancora il pavimento e sistemare le zuccheriere.
Devo cambiare lavoro.
Prendo lo straccio bagnato e inizio a pulire il pavimento; un pavimento che, come minimo, non viene pulito da almeno mezzo secolo.
Fuori si é scatenato un bel temporale, sento la pioggia battere contro la vetrina e già mi immagino gli aloni che dovrò pulire domani mattina.
Devo assolutamente cambiare lavoro.
Potrei andare a Diagon Alley a vedere se qualcuno cerca una commessa. Magari al Ghirigoro o da Olivander. Giusto per guadagnare i soldi per pagare la camera.
Un tuono fa rimbombare le mura del piccolo bar dove lavoro, una ragazza si stinge al suo fidanzato fingendosi spaventata.
Li invidio. Mi ricordano me e Severus: quando ci siamo baciati per la seconda volta.
Sospiro e continuo il mio lavoro di pulizia del pavimento. E pensare che basterebbe un gratta e netta per sistemare tutto in pochi attimi.
- Grager il pavimento é pulito! – gracchia il capo come una cornacchia – Vai a pulire i piatti.
- Va bene. – rispondo contro voglia.
Mentre sciacquo lo straccio nel secchio blu il mio sguardo si perde oltre la vetrina con l’insegna del locale.
Tra la folla che cammina veloce con gli ombrelli aperti e colorati scorgo, dall’altra parte della strada, un uomo che fissa il bar. E’ vestito di nero e sta sotto la pioggia senza un ombrello.
Lentamente la mia mente mette a fuoco la figura e lo straccio mi cade di mano mentre cerco invano di respirare.
E’ Severus.
Non so come abbia fatto a scoprire che ero in Inghilterra. Non so come abbia fatto a rintracciarmi; sta di fatto che lui é qui. Ed ora vedo chiaramente che mi sta guardando attraverso la vetrina.
Un autobus a due piani rosso percorre la strada in questo preciso istante coprendo la mia visuale, era lui ne sono certa, non l’ho confuso con nessun altro.
Il pullman passa veloce, questioni di attimi e quando torno a vedere l’altra parte della strada l’uomo in nero non c’é più. Lascio perdere il lavoro e corro fuori, la pioggia che scende non mi da fastidio e anche se mi sto bagnando non mi interessa nulla, mi interessa solo di Severus.
- Severus!- la mia voce risuona strana in questa via, la gente mi passa accanto guardandomi come se fossi una pazza che grida alla pioggia, coperti da loro ombrellini firmati, ma non m’importa nulla della gente – Severus!- nessuno risponde e nessuno si fa vivo.
Inizio a credere di essermelo immaginato. Ho così bisogno di lui che lo vedo ovunque.
Ma ho paura di affrontarlo, ho paura delle sue occhiate accusatrici; delle sue parole brusche. Non voglio che mi cacci via, non voglio sentire l’odio che nutre nei miei riguardi.
Per questo non sono ancora pronta.
Rientro nel bar, oramai completamente fradicia, ma ho la bacchetta in borsa, senza farmi vedere posso asciugarmi in fretta.
- Granger non ti pago per farti una passeggiata sotto la pioggia. – grugnisce il capo.
E’ odioso e un pessimo uomo, mi chiedo come sia possibile che il suo locale sia sempre così pieno con un individuo come lui.
- Mi scusi. – rispondo educatamente – Non accadrà più.
- Lo spero bene, altrimenti ti ributto nella fogna dove ti ho pescato.
Stringo i pugni cercando di non far esplodere la rabbia mentre lentamente torno dietro il bancone.
- E poi voglio proprio vedere se trovi un altro come me che ti da un posto su due piedi senza chiederti le referenze.
Le mani iniziano a tremare.
- Scommetto che sei sempre abituata ad avere mammina e papino dietro il culo e che ti scusano per ogni cazzata che fai, scommetto che hai abbandonato la scuola per seguire un ragazzo in moto vestito di pelle...
Le bottiglie di liquore scoppiano all’improvviso, le luci iniziano a lampeggiare sopra le nostre teste, la gente grida spaventata mentre i tavoli ballano come se ci fosse un terremoto.
- Ma cosa... – i bicchieri cadono dal bancone, la gente terrorizzata esce dal locale e solo allora la mia ira si placa lievemente e tutto si ferma.
Velocemente mi tolgo il grembiule e prendo la borsa da sotto il bancone.
Ho combattuto contro i Mangiamorte e devo farmi lasciare prendere in giro da un pallone gonfiato come lui?
- Mi licenzio. – dico decisa buttandogli il grembiule in faccia.
Sta sbraitando, non so bene cosa. Sono uscita dal bar, sono senza ombrello ma, ormai, sono già completamente zuppa.
Metto la borsa in spalla e mi dirigo al Paiolo Magico.
L’immagine di Severus non mi da pace, sono certa che fosse lui, allora perché non mi ha aspettato? Perché non é entrato? Perché non mi ha risposto quando lo chiamavo come una disperata sotto la pioggia battente?
Forse questa é la risposta alla domanda che mi assilla da un anno: Severus mi odia.
Entro al Paiolo, prendo la bacchetta dalla borsa e mi asciugo immediatamente i vestiti. Il fuoco caldo dei camini mi riscalda e mi fa sentire a casa, mi avvicino a Tom che ha già preso la chiave della mia stanza.
- Qualcosa non va Signorina Granger? – chiede con un sorriso, mostrandomi i pochi denti sani rimasti.
- Ho lasciato quel lavoro Tom... – sussurro mortificata – credo che non potrò restare ancora per molto se non trovo qualcosa con cui pagarla. Dovrò tornarmene a casa dai miei.
- Il Signorino Potter non vorrebbe questo, - mormora il gestore – può restare pure qui. Offre la casa.
- No, Tom. Sei gentile ma non voglio avere pietà solo perché sono amica di Harry. Ma grazie ugualmente, apprezzo molto l’offerta.
Prendo la chiave e mi avvio verso le scale.
- Tom, - lo chiamo fermandomi all’improvviso – mi ha cercato qualcuno?
Lui guarda nel registro, spulcia qualche foglietto e poi scuote il capo.
- No, nessuno Signorina. Aspettava visite?
- Non é importante. - sospiro demoralizzata, mentendo anche e me stessa.
Salgo piano le scale, non ho avvisato nessuno del mio rientro in patria quindi quell’uomo non poteva esser Severus. Era solo un uomo vestito di nero che guardava il bar. E io sono così stupida da averlo scambiato per lui. Severus Piton non indossa abiti da babbano, non viene nel centro della Londra babbana per trovare una ragazzina che l’ha piantato mentre lui dormiva.
No, non era lui. E io sono solo un’idiota.
Inserisco la chiave nella toppa e apro la porta, entro nella mia piccola stanza e appoggio la borsa sul tavolino appoggiato al muro sulla destra.
- E così é qui che vivi da due settimane?
Alzo lo sguardo stupita. E’ in piedi davanti alla finestra, mi fissa nello stesso modo in cui mi fissava attraverso quella vetrina.
- Ciao Hermione.
- Severus...
Capitolo 16: La magia della prima neveE’ stupita, non si aspettava di vedermi qui.
Beh neppure io mi sarei mai aspettato di vederla in quel bar a pulire il pavimento.
Quando mi sono reso conto della vita che aveva preferito a quella che potevo offrirle io me ne sono andato, non potevo sopportarlo. Era troppo doloroso.
So che mi ha visto e ho sentito che mi stava cercando ma non potevo affrontarla. Ero arrabbiato con lei e anche con me stesso.
- Tom mi aveva detto...
- Sono stato io a chiedergli di non dirti nulla. – la interrompo – Volevo vedere come stavi.
- Sto... sto bene...
E’ imbarazzata, non mi ha mai guardato negl’occhi e questo non mi piace.
- Remus mi ha detto del vostro incontro.
Corruga la fronte e mi guarda stupita.
- Ma io non ho visto Remus, l’unica che sa dove sono é… – sospira e scuote il capo sedendosi pesantemente sulla sponda del letto a baldacchino dalle coperte color verde bottiglia – ...Ginny. Lei e Remus devono aver organizzato tutto.
Sembra quasi scocciata di vedermi qui, avrei fatto meglio a starmene a Hogwarts e non sapere che Hermione era tornata a casa.
- Ma sai una cosa? – sorride e finalmente mi fissa negl’occhi – Sono contenta che l’abbiano fatto.
Questa frase ha il potere di alleggerirmi il cuore. Mi stacco dal muro scrostato e mi avvicino a lei.
- Ti va di mangiare qualcosa?
Annuisce, si alza e guarda i vestiti che indosso.
- Ti prego... prima cambiati questi abiti.
- Non mi stanno bene?- le chiedo alzando un sopracciglio.
- No. – ride debolmente – Ci vediamo giù.
***
Una cena semplice e tranquilla, parliamo fittamente da quasi due ore. Mi ha raccontato tutto quello che ha visto nei suoi viaggi, la gente che ha incontrato, le nuove culture che ha studiato. E’ così presa dal suo discorso che non ha finito la zuppa e l’arrosto é ancora quasi del tutto integro nel suo piatto. E io sono qui seduto da due ore. Sto parlando poco, lascio che sia lei ad aprirsi. E’ così cambiata; é una vera e propria donna. Se prima, ogni tanto, tornava a galla la vecchia Hermione ora di lei non é rimasto proprio nulla. E’ cresciuta moltissimo, ed é diventata la donna che tutti si aspettavano.
Non posso fare a meno di ammirarla.
Bellissima e sensuale, solo le sue labbra riescono ad incatenare il mio sguardo. I suoi movimenti delicati ma precisi, la sua voce vellutata ed eccitata per la descrizione del suo viaggio.
Sono incantato come un serpente dal flauto del suonatore.
- Ehi mi stai ascoltando?
- Scusa...- mormoro imbarazzato martoriando la carne con questo coltello che non taglia – io... stavo immaginando il tuo viaggio. – mento spudoratamente, non posso dirle che desidero solo baciarla.
- Anche tu hai viaggiato molto.
- Sì, ma i miei scopi erano ben diversi. – prima andavo in giro a cercare servi dell’Oscuro e poi a spiarli.
Si morde un labbro mentre punzecchia la carne con la pesante forchetta di metallo opaco.
- Mi dispiace per come me ne sono andata...- sussurra con un filo di voce infilzando due patate - io... avrei dovuto parlarti e non partire di notte come una fuggiasca. Sei... sei adirato con me?
I suoi occhi sono lucidi. Chiedono una risposta. Esigono una risposta.
- No, Hermione... non sono mai stato adirato con te.
Sorride e quel sorriso potrebbe far sciogliere i ghiacci del Polo.
- Ho compreso la tua situazione e sono molto orgoglioso dei progressi che hai fatto nell’ultimo anno. Sei cresciuta; ora stai vivendo la tua vita e non quella degli altri o con occhi degli altri.
Mi prende una mano, due grosse lacrime sono agl’angoli dei suoi occhi ma riesce a non farle cadere.
- Mi sei mancato...
Faccio un lieve, quanto impercettibile sorriso. Magari nessuno più essersene accorto ma so che lei lo può vedere e non nei tratti del mio viso ma nei miei occhi. Le pendo la mano e la stringo debolmente.
- Anche tu mi sei mancata.
- So che sei tornato ad insegnare. – dice cambiando discorso e prendendo il bicchiere di vino.
- Cosa potevo fare? Restare in quel castello per sempre? No, dovevo pur muovermi e Minerva é stata molto gentile a propormi il mio vecchio impiego, anche se ha un modo tutto suo di dirigere la scuola, cerca di esser permissiva come Albus ma lei é sempre stata più pignola e rigida.
Mi lancia un’occhiata visibilmente divertita, beve un piccolo sorso di vino rosso e riposa il bicchiere.
- Perché tu saresti elastico e più comprensibile come Silente?
Ignoro la domanda ma sono certo che l’occhiata che le ho lanciato valga più di mille parole; solo che lei, invece di intimidirsi, allarga quel meraviglioso sorriso.
- Fuori ha smesso di piovere...- dice voltandosi verso la finestra che da su Diagon Alley – ti va di fare una passeggiata? Il vino mi é andato alla testa.
Camminiamo lentamente, senza dirci nulla. Diagon Alley é illuminata dai lampioni sulla strada che proiettano deboli coni di luce; dopo la sconfitta dell’Oscuro Signore la gente non ha più paura di passeggiare di notte. I negozi sono stati riaperti, le persone affolla i locali, tutto é tornato tranquillo come quando Lui era solo un vago ricordo nella mente della gente.
La sera é fredda, il vento tagliente come rasoi ma Hermione continua a non dire nulla. E io ho sopportato climi ben peggiori di questo.
Le nubi non se ne sono andate, sono cupe e minacciano neve sopra le nostre teste.
Svoltiamo a sinistra, percorriamo una via più stretta e meno affollata e ci troviamo dietro il Ghirigoro; in un prato con qualche giovane albero e un paio di panchine dove si può leggere in tranquillità.
- Ci sediamo? – chiede indicando una delle panche di pietra – Vorrei parlarti di una cosa importante.
Annuisco e mi accomodo accanto a lei.
- Ho riflettuto molto in questo anno... lasciare la scuola é stata una scelta obbligata per aiutare Harry e, finita la guerra, ero così distrutta e amareggiata che trovavo inutile prendere i M.A.G.O. per una società schifosa come questa.
- Vuoi riprendere gli studi?
- Sì, voglio finire quello che ho iniziato, non mi piace lasciare le cose a metà. Hogwarts é la prima cosa insoluta della mia vita. Voglio prendere i M.A.G.O. e trovare un impiego. So fare di meglio che pulire pavimenti o servire ai tavoli. Volevo chiederti se mi aiutavi a parlarne con Minerva.
- Certo... ma non credo che tu abbia bisogno del mio aiuto. Minerva sarà felice di farti riammettere.
Fa un sospiro e inizia ad esaminare la punta dei suoi stivaletti lucidi neri.
- Questo però complica il mio secondo punto in sospeso.
- Che sarebbe?
Si volta a guardarmi e la sua occhiata potrebbe perforare anche il marmo.
- Non far finta di nulla, sai benissimo qual’é l’altro punto in sospeso. Ho esaurito il repertorio delle chiacchiere inutili, prima o poi dovevamo affrontare il problema.
- Problema? – chiedo stupito – Tu lo reputi un problema?
Si alza di scatto e fa qualche passo avanti mostrandomi le spalle.
- Insomma Severus... io tornerò ad essere una tua studentessa ma non posso nasconderlo per un altro anno.
Mi alzo e la raggiungo, la faccio voltare e le alzo il viso incatenando i suoi occhi con i miei.
- Cosa devi nascondere Hermione?
Si morde un labbro, cerca di sfuggire dai miei occhi ma la tengo ferma continuando a fissarla.
- Cosa?- le domando quasi rabbioso, non voglio che mi nasconda nulla.
- Quello che provo per te...- la sua voce é solo un esile sussurro ma la sento ugualmente.
Le sorrido, non posso fare altro perché ora so che quest’anno non è stato buttato. Ho aspettato a lungo ma ne é valsa la pena.
Lentamente il primo fiocco di neve della stagione cade sulla sua guancia. E’ imbarazzata e il calore della pelle lo fa sciogliere quasi all’instante.
Mi chino sfiorandole il viso con le labbra per raccogliere quella dolce perla gelata, la sento rabbrividire tra le mie braccia; mi sollevo e torno a guardarla. Inizia a nevicare, fiocchi grossi e bianchi ci svolazzano attorno come se stessero danzando sulle note dolci di un pianoforte.
Dicono che la prima neve sia magica.
Io questo non lo so.
So solo che la sto baciando.
EpilogoLe sue mani esplorano il mio corpo, come le mie esplorano il suo.
Velocemente i nostri vestiti sono finiti sul pavimento. Il richiamo della pelle era troppo forte per resistergli a lungo.
Non sono mai sazia del suo sapore sulle labbra. Lentamente é diventato la mia dolce droga. La mia segreta e sublime fissazione.
Gli odori della nostra pelle si mescolano insieme come le nostre lingue, le nostre braccia e le nostre gambe.
Il tempo dovrebbe fermarsi ora: fusi insieme. Un solo essere. Un solo cuore. Una sola anima. Un solo dolore.
Infiniti istanti di piacere mescolati con i nostri gemiti, uniti in questo frangete pensando con dolore a quanto ci dovremmo dividere, quando dovremmo tornare ad essere due individui separati.
Divisi ma con la gioia nel cuore pensando a quando potremmo unirci di nuovo.
Mi stringe al suo petto, fuori nevica molto più forte. Siamo rientrati di corsa, non sentivamo freddo, non sentivamo la stanchezza, abbiamo dato sfogo al nostro amore.
Ora siamo pronti per stare insieme.
Le candele che illuminano la stanza sono quasi del tutto consumate. E’ stato un amplesso lungo, un insieme di passione, amore, tenerezza e dolcezza, ne siamo usciti piacevolmente stravolti entrambi ma non ci siamo ancora addormentati. Ho paura che, se chiudo gli occhi, tutta questa pace e questo amore che provo nel cuore possano svanire all’istante.
Aumenta la stretta intorno alla mia vita, é già la seconda volta che lo fa, forse ha paura che possa scappare via di nuovo. Ma non scapperò più, ormai ho voltato pagina, sono come un libro bianco. Devo scrivere l’inizio della mia nuova vita.
E il mio inizio é proprio Severus Piton.
- Ho bisogno di un’assistente. – dice all’improvviso interrompendo il silenzio che c’era nella stanza.
Mi sollevo puntellandomi su un gomito e lo guardo.
- Tu non vuoi mai assistenti. – ribatto sorpresa.
Anche lui si alza su un gomito e diminuisce la distanza tra le nostre labbra.
Resisto alla tentazione di baciarlo e continuo a guardarlo confusa.
- Se tu vieni a Hogwarts come mia assistente puoi lavorare e studiare nello stesso tempo e Minerva non avrà nulla da ridire su di noi.
Sorrido sfiorandogli appena le labbra.
- E’ bello...
- Il mio ingegnoso piano per aggirare le regole della scuola?
- Sentirti parlare di noi. – gli rispondo spostandogli una ciocca di capelli neri che gli é ricaduta davanti al viso.
- Mi sentirai spesso parlare di noi... ovviamente non davanti agli studenti.
- Non avevo dubbi. – sorrido divertita – Non potrei mai permettere che la tua reputazione di uomo di granito vada in mille pezzi solo per una donna.
Mi abbraccia e torna a sdraiarsi con me sul suo petto.
- Non sei una semplice donna. –dice baciandomi una tempia.
- E’ bello sentirti dire anche questo. – sospiro disegnando dei cerchi con un dito sul suo petto.
- Stai bene Hermione? – mi chiede improvvisamente preoccupato.
- Sto più che bene Severus. Sono felice.
- Nessun ripensamento?
- Assolutamente no.
- Perfetto.
Restiamo ancora un po’ in silenzio, mi accarezza lentamente la schiena, mentre io ascolto i battiti regolari del suo cuore.
- Ora cosa facciamo Severus?
- Ricominciamo da capo...- sussurra accarezzandomi i capelli – insieme.
FINE[/CENTER]