Il Calderone di Severus

Ida59 - Forza e resistenza del cristallo ovvero L'Innamorata, Genere: Angst, Introspettivo, Romantico - Epoca: HP 6^ anno - Pairing: Severus/Pers. Originale - Personaggi: Pers. Originale Silente Lupin McGranitt Draco Voldemort Avvertimenti: AU

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Ida59
view post Posted on 6/11/2022, 21:52 by: Ida59
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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10. Il mio Inferno


Ho riaperto gli occhi pieni di fiamme
e ho visto l’orrore della mia stamberga;
sono rientrato in me stesso ed ho sentito
la spina degli affanni maledetti.
La pendola dai funebri accenti suonava
brutalmente mezzogiorno; un torrente
di tenebre il cielo versava
sul torpido mondo indolente [1]

.
Solo poche ore d’oblio, un sonno agitato da bianchi fantasmi che sussurrano con dolcezza il mio nome, poi il brutale risveglio all’inferno: potente, onorato, invidiato e temuto Mangiamorte fra i Mangiamorte, secondo solo all’Oscuro Signore.
Nel mondo magico a quest’ora tutti sanno che ho ucciso Silente.
Mi sembra di sentir serpeggiare il mio nome, in un indistinto brusio di disonore: Severus Piton, traditore, assassino, Mangiamorte.
Questo pensano di me: li ho sempre ingannati, non ho mai abbandonato il mio vero padrone e ho tradito la fiducia di un povero vecchio che si ostinava a voler credere in me.
E sono fuggito come un codardo, ingiuriosa ciliegina in bella vista sulla torta servita da Potter, che non ha capito nulla di ciò che è accaduto tra noi ieri notte. Del resto, non che ci sperassi, considerati i trascorsi rapporti e dopo che m’ha visto uccidere Silente.
Le mie labbra si piegano in un’amara smorfia disillusa: sono invidiato e riverito dai miei veri nemici e odiato da coloro cui sono amico e per i quali ho sempre rischiato, e continuo a rischiare, la vita.

Come sopportavi in silenzio quegli insulti!
Espiavi così i tuoi culti infami
e i peccati che ti negarono la tomba![2]


Nessuno di loro ha mai creduto davvero in me, oltre le parole di stima di Albus. È facile credermi infido traditore e nessun dubbio attraversa le loro ottuse menti: non si rendono neppure conto che, credendomi suo assassino, è la memoria del grande Silente che, in realtà, oltraggiano. Come se io avessi mai potuto anche solo pensare d’ingannarlo!
Posso piegare sentimenti ed emozioni alla necessità di un’ordinata menzogna, e così mentire con successo all’Oscuro Signore che, senza cuore, crede di controllare la mia mente. Ma non avrei mai potuto ingannare l’uomo che mi sorrideva, con il cuore in mano, offrendomi una seconda possibilità da tutti negatami. L’uomo che sapeva leggere la disperazione e il rimorso nel profondo del mio cuore, e non nella mia mente; l’uomo che mi ha aiutato a credere di nuovo in me stesso.
L’ho ucciso, obbedendogli, ma non l’ho mai ingannato.
Mai.

Le menzogne sono la cenere dei sogni,
e avvolgono di buio profondo
le solitarie strade dell'anima.
In me splende un sole
che non può illuminare il mondo.
Sei muta compagna, verità, solo della mia vita perduta. [3]


Ma loro questo non lo possono capire.
Non conoscono l’amicizia e l’affetto tra noi, i suoi sorrisi paterni, la fiducia e la stima che hanno saputo ricostruire la mia vita e darle di nuovo un senso.
Non possono neppure immaginare il mio straziante dolore, immensamente più grande di ogni altro.
Loro vedono solo un maledetto traditore e un crudele assassino.
Io, invece, sono soltanto un uomo disperato, condannato a vivere all’inferno.
Da solo, avvolto dalle tenebre.

E vivo in silenzio lo stridore del rimorso,
e incedo col mio male senza requie per la via,
e nella pioggia battente non penetra la luce
perché la mia umanità si è spenta nel dolore. [4]

*


Sto salendo adagio sul fianco scosceso della collina.
Fa caldo e sto sudando sotto il nero e lungo mantello che striscia sull’erica in fiore, carezzandola delicato.
Avrei potuto materializzarmi sull’altro versante, protetto nel folto del bosco, e osservare da lontano il funerale.
Invece, preferisco penare, incespicare sui sassi e scivolare sulle radici scoperte, solo per rimandare ancora un po’ il momento in cui la rivedrò.
Le possenti mura, le torri svettanti, i cortili decorati, i lunghi corridoi. Il mio sotterraneo.
Hogwarts è là, oltre la cima della collina, lontana e irraggiungibile, quella che per tanti anni è stata la mia sola e vera casa. Il porto sicuro e riparato in cui Albus, diciassette anni fa, mi accolse, ventenne spaventato e amaramente pentito, e mi protesse sottraendomi ai peggiori orrori della vita di Mangiamorte che avevo scelto di seguire.
E’ là che è morto il mio cuore, sulla sua torre più alta, e ora giace sepolto nel più profondo e freddo dei suoi sotterranei.
Ho perduto tutto: casa, amicizia, amore e speranza; e non so più neppure piangere.
Ancora pochi, faticosi passi e la rivedrò: bellissima, immersa nel sole e per sempre perduta.

Il mio cuore è silenzioso come uno sguardo.
C’è una casa al di là delle colline.
Il mio cuore è silenzioso come uno sguardo.
La mia casa è là, dietro le colline.
Sopporto il mio cuore come una vecchia maledizione.
Non c’è ragione per il rimpianto.
Sopporto il mio cuore come una vecchia maledizione.
Perché mai argomentare o rimpiangere?
Il mio cuore vive in me come un fantasma.
Al di là delle colline giace morta la mia speranza.
Il mio cuore vive in me come un fantasma.
Al di là della mia speranza giacciono morte le colline.
Mi hanno strappato il cuore come la gramigna.
Non era vero che avrei dovuto vivere.
Mi hanno strappato il cuore come la gramigna.
Non potevo pensare che vivere fosse vero.
Ora ci sono grandi macchie nel mio cuore.
Ci sono macchie simili al sangue sul pavimento.
Ora ci sono grandi macchie nel mio cuore.
E il mio cuore giace sul pavimento.
La stanza ora è chiusa per sempre.
Il mio cuore ora è sepolto vivo.
Il mio cuore ora è chiuso per sempre.
Tutta la stanza è sepolta viva. [5]


Sono tutti là, in riva al lago, a rendere l’ultimo saluto all’uomo che ho ucciso.
All’amico che amavo come un padre.
Sono troppo lontano per ascoltare i discorsi ufficiali che ricordano la sua grandezza, ma non m’importa. Non ho bisogno delle loro parole per sapere chi era Albus Silente.
Un grande mago. Non avrebbe apprezzato l’ipocrisia di facciata dei falsi amici seduti in prima fila con tristi espressioni di circostanza, per rendergli volentieri tutti gli onori adesso che è morto, tirando un sospiro di sollievo per essersi infine liberati di lui.
Il mio soffocato sospiro, invece, è dolore puro, labirinto di sofferenza lancinante che nulla potrà mai lenire, rimorso infinito e dannazione eterna.
Stringo i pugni e singhiozzo, come un bambino orfano di tutto, poi mi lascio scivolare piano a terra, solo per scoprire che, anche senz’anima, riesco ancora a piangere, come l’amore per Crystal era riuscito a insegnarmi un anno fa.
Piango, in silenzio, amare e inutili lacrime per ciò che quella notte ho perduto.
La mia sola vera casa, rifugio e protezione da me e dalle mie scelte errate.
L’amicizia e la stima di Albus e il suo paterno sorriso incoraggiante.
L’amore di Crystal, dolce e intenso, unica speranza per il futuro.
Rimangono solo i rimorsi per le mie colpe passate e l’orrore per quelle che verranno.
Albus è morto e il suo corpo arde, fiamme bianche tra le mie cocenti lacrime.
Crystal è di nuovo fuggita in Africa, deserto di desideri tra i miei desolati rimpianti.

Abbraccio silenzioso le rovine del presente,
e la polvere screzia di vuoto ciò che un tempo
eran splendide costruzioni d'alti ideali.
Addio, sogni, che avete cancellato l'uomo da me,
e addio a te, cuore maledetto,
non più capace di tessere mondi dorati.
Addio, amara nostalgia di fugaci gocce di gioia,
mi prostro al destino del male futuro
non chiedendo ad alcun Dio un riscatto svanito,
anelando all'ultimo desiderio di un prigioniero:
divenire nota indistinta nell'eco del nulla. [6]

*


Ormai albeggia, e quest’interminabile notte, confusa tra incubi e ricordi, alfine si avvicina al termine.
Sono passati quattro mesi da quando sono stato condannato a vivere in questo inferno, dove il giorno sempre segue la notte, ma le tenebre non si sollevano mai.
Non riesco più a distinguere tra i miei personali incubi, che mi perseguitano la notte, e la realtà, anche peggiore, del giorno.

Con occhi spenti dalla febbre vana della veglia
vedo con orrore
il nuovo giorno recarmi lo stesso giorno della fine
del mondo e del dolore,
un giorno uguale agli altri, della eterna famiglia
dei giorni così.
E nemmeno il simbolo vale, il significato
del mattino che viene
uscendo lento dalla stessa essenza della notte che era,
per chi,
avendo tante volte sempre sperato invano,
più nulla spera. [7]


Dopo la morte di Silente, l’Ordine della Fenice è stato allo sbando per parecchie settimane, anche se i suoi membri ora sembrano essersi ripresi. Passare loro informazioni è quasi impossibile e solo di rado, e in modo imprevedibile, servendomi di casuali mezzi di fortuna, mai utilizzabili una seconda volta, riesco a far avere loro indizi importanti sulle attività di Voldemort.
Nel frattempo ho scoperto che Bellatrix ha nascosto la Coppa di Tassorosso nelle segrete del castello dei Lestrange, ma non ho ancora trovato il modo di penetrarvi.
Sono tornato a Grimmauld Place, prima che cercassero di rendermelo impossibile con i loro sciocchi incantesimi di protezione, e sono riuscito a trovare il dannato medaglione di Serpeverde visto nella mente di Potter la notte in cui uccisi Albus.
All’inizio non l’avevo realizzato, poi mi ricordai d’averlo già visto almeno altre due volte: tra le mani di Regulus, una vita fa, e poi tra le mani di Kreacher, circa due anni fa.
Se solo Albus me ne avesse parlato, invece di andare a cercarlo con Potter!
Recuperarlo è stato facile, considerato quanto l’elfo continua a essere sempre affezionato a Regulus: è bastato fargli capire che io e il suo padrone eravamo stati molto amici e volevo solo aiutarlo, e il vecchio elfo è scoppiato in lacrime raccontandomi tutto e riprendendo a punirsi per non essere stato in grado di rispettare l’ultimo ordine del suo padrone: distruggere il medaglione.
Trovare il modo per aggirare le micidiali protezioni dell’Horcrux è stato molto più complesso e rischioso ma, alla fine, ci sono riuscito e l’ho reso quasi inoffensivo: distruggerlo, ormai, è una cosa che anche ragazzi in gamba possono fare e sono certo che la Granger ci potrà arrivare, lasciando poi l’onore dell’azione risolutiva a Potter.
Ho convinto Kreacher a far ritrovare per caso il medaglione a Potter, assicurandogli che il ragazzo sarà in grado di distruggerlo. Devo solo escogitare il modo per aiutare la Granger a procurarsi il libro adatto: quando lo avrà in mano, troverà da sola la risposta e il potenziale magico di Potter, nonché la sua determinazione, saranno sufficienti a eliminare il brandello d’anima. Li terrò d’occhio e rimarrò loro vicino, per evitare spiacevoli imprevisti, ma, se li ho giudicati bene, sapranno cavarsela da soli.
Dopo saranno tre gli Horcrux distrutti: so dov’è la Coppa di Tassorosso e Nagini è sempre sotto i miei occhi.
Non ne manca che uno.

Il potere dell’Oscuro Signore in questi quattro mesi è cresciuto in modo esponenziale, così come il terrore che circonda la sua ascesa, proprio come venti anni fa, con il consueto corredo di morti e sparizioni, mentre le segrete della sua fortezza si riempiono di prigionieri da torturare.
Le loro urla strazianti perforano la mia mente, giorno e notte, e vorrei solo potere essere al loro posto, martoriato pezzo di carne senza futuro.
Invece, l’Oscuro pretende da me pozioni per far loro rivelare preziose informazioni: io distillo solo filtri che annebbiano la mente e confondono la verità delle estorte parole, sopendo la coscienza del dolore nell’oblio di una morte pietosa.
Nel buio nauseabondo delle segrete, chiudo loro gli occhi sull’orrore circostante, sperando che qualcuno possa un giorno farlo per me, mentre silenziose lacrime di cristallo scavano le mie guance pallide, perdendosi nello spaventoso nulla che mi circonda.
Vorrei fuggire, invece assisto agghiacciato a raccapriccianti orge, spingendo Draco dietro di me, lontano dal cerchio bestiale, cercando di proteggere un’innocenza ormai profondamente violata.
E il mio pugnale, dall’affilata punta avvelenata, di nuovo elargisce morti pietose che straziano a fondo la mia anima distrutta.

Tutto qui è paura…
Il cielo è inorridito
d’illuminare la fitta ombra.
I passi che fai
tra queste brughiere
sollevano polveri
pestilenziali…
………
E’ l’ebbrezza a morte,
è la nera orgia,
è lo sforzo amaro della tua energia
verso l’oblio dolente
della voce intima,
è la soglia del crimine,
è il volo sanguinante.
………
Versi la tua anima,
il tuo latte e la tua fiamma
in quale disperazione?[8]


Sono in balia della feroce tempesta abbattutasi su di me, dove le caparbie onde di un destino avverso mi allontanano dalla riva della salvezza, spingendomi di nuovo verso il gorgo della perdizione.
Eppure, il mio sguardo rimane fisso, là dove un tempo brillavano le stelle che, ardite, disegnarono la giusta rotta della mia vita e illuminano l’unico possibile varco che ancora si apre tra i flutti tenebrosi: percorrere di nuovo la dolente via del Male, bruciando d’atroci rimorsi, per salvare altre vite e compiere fino in fondo un dovere che mi incatena al passato ma che, solo, può alla fine spezzare le orride catene; rendere l’estremo sacrificio di una vita, ormai distrutta, in nome dell’altrui libertà dal Male e dalla sofferenza, a compimento di promesse che non posso dimenticare.
Così, nelle contorte contrade della mia anima angosciata, scorgo il sentiero che conduce a un lontano orizzonte e so che devo procedere impavido, lottando nel buio e nella solitudine, al di là di tutto, compiendo fino in fondo il mio dovere, per dare un senso estremo anche alla vita di un dannato.
Quando mi ribello al Male che nasce da me, dalle mie fatali pozioni o dalla mano che, senza tremore alcuno, ferisce a morte, la mia povera anima vola via, lontano, e fugge dalle prigioni del rimorso cercando rifugio nel rispetto di un ineluttabile dovere.
Mi ribello a me stesso, eppure non indugio nelle scelte, né indietreggio: la mia vita è perduta ma il destino che nasce dalle mie promesse deve ancora forgiare l’altrui futuro.
Davanti a me si spalanca l’abisso, con il melmoso fondo di Male, ma non vi sprofonderò, non mi annullerò nella sua perdizione: amicizia e amore sono volati via da me, ma il dovere nato da una promessa resta indomito al mio fianco e mi sorregge.

*


Draco, almeno, sono riuscito per ora a strapparlo da questo inferno, che è rimasto solo mio.
Insieme a Lucius, facilmente liberato da Azkaban con gli altri Mangiamorte grazie al crescente potere dell’Oscuro Signore che ormai dilaga per il Ministero, sono riuscito a ottenere che il ragazzo torni a frequentare la scuola, quella di Durmstrang, visto che non sarebbe ben accolto da Minerva nella vecchia Hogwarts.
Un sospiro mi sfugge: non so cosa avrei dato per poterlo affidare alle care e severe mani della nuova Preside, ma certo la mia raccomandazione non sarebbe stata accettata.
Intanto, con Lucius e Narcissa studio come salvaguardare Draco, quando la protezione di quest’ultimo anno di scuola sarà terminata.
Lucius, dall’altro capo della tavola, mi osserva con occhi di ghiaccio, sempre regalmente distaccato, ma c’è un’ombra cupa nel suo sguardo, un’incertezza che non è mai stata sua: ma non è stata la prigionia ad Azkaban ad intaccarlo.
Ama suo figlio, ma lo ha ritrovato cambiato, quasi da non riuscire più a riconoscerlo, anche se ha avuto solo due giorni per restare con lui.
Narcissa gli ha raccontato del Voto.
Tutti i Mangiamorte sanno della mia ambizione, apertamente dichiarata quella notte davanti al nostro padrone, che ha rubato la gloria a suo figlio.
Lucius, però, ha notato l’abbraccio fra me e Draco quando il ragazzo è partito per Durmstrang: sa dell’affetto sempre provato per suo figlio, ma sa anche che un Malfoy non compirebbe mai quel gesto verso il mago che lo ha privato degli onori che gli spettavano.
Inoltre, Narcissa mi sorride, gentile e riconoscente, mentre mi passa il piatto di portata invitandomi a servirmi con abbondanza, visto che sono sempre più pallido e stanco.
E questa è un’altra cosa che non quadra con i fatti, né con la recita che, invece, ieri ci ha visto portare avanti di fronte a Voldemort, quando Narcissa mi squadrava sprezzante.
Le labbra di Lucius restano serrate, anche se c’è una domanda che gli brucia.
Non me la porrà, non ora: suo figlio per il momento è salvo e lui, prima, deve guardare a fondo dentro se stesso.
E capire.
Poi verrà da me.
Solo allora saprò se avrò ritrovato un amico.

*


Ancora un’altra volta, ancora sangue davanti ai miei occhi, vite che non posso salvare e sofferenze che non posso lenire; solo perché nessuno ha creduto al disperato avvertimento d’un traditore: hanno certo temuto che volessi attirarli in trappola!
C’era tutto il tempo affinché l’Ordine intervenisse, se Lupin avesse creduto al messaggio che accompagnava la pozione Antilupo che continuo a distillare per lui.
C’era tutto il tempo per salvarli.
Invece, sono qui, solo, la maschera d’argento inchiodata sul viso a coprire lacrime che non so più piangere, orrido dispensatore d’oblio con il mio filtro che distorce la verità, unica protezione che posso fornire a un uomo che mi era amico fino a pochi mesi fa, ma, che se ora vedesse il mio volto, mi insulterebbe sputandomi in faccia il suo stesso sangue, che lento gli cola dalla bocca.
Sta morendo tra le mie braccia, mentre fingo ancora d’estorcergli informazioni, ormai parole senza senso che gli gorgogliano a fatica nella gola lacerata.
Bellatrix si alza dal mio fianco e ne approfitto per versare veloce un’ultima pietosa goccia di morte fra le labbra del prigioniero.
Un ultimo tremito, un lungo gemito straziante e un altro membro dell’Ordine muore difendendo preziose informazioni con l’aiuto del mio filtro.
Bellatrix mi osserva sospettosa: non posso far altro che lasciar rotolare disinteressato a terra il corpo e rialzarmi a mia volta, mentre la morte ancora mi sfida dallo sguardo ormai spento, dagli occhi spalancati sull’orrore che ancora una volta non posso chiudere con misericordia.
- Perché anche questo ha resistito alla tua pozione? – domanda diffidente.
- Ha rivelato diverse informazioni. – rispondo sbrigativo, cercando di aggirare il problema, mentre i pulisco le mani insanguinate sul mantello.
- Notizie incomprensibili, direi. – insinua ancora.
- Solo perché tu non le comprendi, non vuol dire che non siano utili al nostro Signore. – sibilo sprezzante, voltandole le spalle.
Mi afferra per un braccio obbligandomi a fermarmi.
- Perché è morto così presto? – m’incalza di nuovo, combattiva.
- Chiedilo a Goyle: è suo il pugnale. – rispondo secco indicando l’elsa che spunta dal corpo riverso a terra.
Riesco a liberarmi di Bellatrix, solo per rendermi conto di colpo dello scenario spaventoso che mi circonda: annaspo nell’aria rovente degli incendi che hanno raso al suolo il minuscolo villaggio, in cui pochi maghi vivevano tranquilli in mezzo ai Babbani.
L’odore di carne bruciata è nelle mie narici dilatate, grida e lamenti angoscianti, intervallati da oscene risate sguaiate, feriscono le mie orecchie e posso solo serrare gli occhi davanti ai miei compagni che, mentre è allestito un bestiale banchetto notturno, si divertono a torturare e violentare inermi e terrorizzate vittime, dopo aver già ucciso tutti i maghi, rei solo d’essere traditori del loro sangue.
Crollo a terra, cercando invano di trattenere conati di vomito, senza la forza di chiedermi in quale girone dell’inferno sono precipitato.
Ho un unico, straziante desiderio: strapparmi il cuore dal petto.

Il triste mio cuore di poppa
sbava, coperto di trinciato:
gli schizzano addosso la zuppa,
al triste mio cuore di poppa:
alle porcate della truppa
che scoppia in un riso sguaiato
il triste mio cuore di poppa
sbava, coperto di trinciato!
Itifallici e soldateschi
quei giochi l'hanno depravato!
Al timone io vedo affreschi
itifallici e soldateschi.
O flutti abracadabranteschi,
che il mio cuore sia lavato!
Itifallici e soldateschi
quei giochi l'hanno depravato!
Dopo i mozziconi distrutti,
che fare, o mio cuore rubato?
Tireranno bacchici rutti
dopo i mozziconi distrutti,
e avrò vomitanti ributti
se il cuore, io, ho ringoiato:
dopo i mozziconi distrutti
che fare, o mio cuore rubato? [9]




1. Charles Baudelaire - Les Fleurs du Mal, tratto da « Quadri parigini » : CII – Sogno parigino.
2. Charles Baudelaire - Les Fleurs du Mal, tratto da « Les Fleurs du Mal » : CXVI – Un viaggio a Citera.
3. Earendil
4. Earendil
5. Fernando Pessoa – Raccolta “Il giardino del delirio”: “La finestra infranta”.
6. Earendil
7. Fernando Pessoa – Tratto da “Per tutta la notte il sonno non venne”
8. Paul Verlaine – Dalla raccolta “Saggezza – III”: tratto da “Dal fondo del giaciglio…”.
9. Arthur Rimbaud: “Il cuore rubato”
 
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