Il Calderone di Severus

Ida59 - Forza e resistenza del cristallo ovvero L'Innamorata, Genere: Angst, Introspettivo, Romantico - Epoca: HP 6^ anno - Pairing: Severus/Pers. Originale - Personaggi: Pers. Originale Silente Lupin McGranitt Draco Voldemort Avvertimenti: AU

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Ida59
view post Posted on 30/8/2022, 20:13 by: Ida59
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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2. Menzogne e lacrime



Bellatrix non si è mai fidata di me: dopo il ritorno dell’Oscuro ha sempre continuato, con testarda ostinazione, a cercare prove del mio tradimento.
Anche quella sera fece mille insinuazioni, interrompendo di continuo Narcissa, finché, con uno sprezzante sorriso condiscendente, mi decisi a lasciarla parlare: accontentarla subito era l’unico modo per poi ascoltare in pace Narcissa, l’unica di cui mi importasse.
Bella mi sottopose a un fuoco di fila di domande: ero ben preparato e le mie risposte furono perfette.
Predisposte con cura anche per le acute orecchie di Codaliscia, in ascolto dietro la porta, pronto a riferire tutto a chi ancora crede d’essere il mio padrone e ai suoi Mangiamorte, gelosi della mia supposta posizione di favore presso l’Oscuro.
Non era Bellatrix, però, che mi preoccupava; piuttosto Narcissa, così disperata per Draco, che piangeva in disparte mentre parlavo con la sorella.
Mi faceva una pena tremenda e non avevo neppure la forza di guardarla negli occhi.
Qui commisi il mio primo, gravissimo errore.
Avrei dovuto farlo, avrei dovuto fissarla in profondità negli occhi e leggerle senza remore nella mente; sapevo che era importante farlo, essenziale per capire la missione affidata dall’Oscuro a Draco: ne avevo solo un vago sentore, e molti dubbi, tutti da verificare, ma pensai di bluffare, contando sul fatto che, dopo, Narcissa mi avrebbe raccontato tutto.
Invece non l’ha fatto e Bellatrix mi ha incastrato con il Voto Infrangibile.
Prima, però, mi divertii a prenderla in giro, beffardo, a partire dal ripugnante brindisi all’Oscuro Signore, macabramente ispiratomi dal color sangue del vino elfico.
La mia mano strinse con odio il sottile cristallo e faticai a controllarmi: avrei voluto ridurlo in mille pezzi, insieme alla testa di quella pazza fanatica.
Una magra consolazione, con il senno di poi; ma in quel momento solleticava il mio orgoglio fingere che l’Oscuro fosse padrone assoluto della mia mente, quando sono invece l’unico a sostenere senza paura il suo sguardo, mantenendo segreti i miei reali pensieri e concedendogli solo briciole di verità contorta, utili solo alla causa dell’Ordine.
Fui cinico e crudele quando rilevai maligno la totale inutilità, per il suo padrone, del nobile gesto d’aver trascorso quattordici anni di vita ad Azkaban, tra le grinfie dei Dissennatori; ma, lo ammetto, pensavo allo straziante dolore di quell’impiastro di Neville per la pazzia dei suoi genitori, e nulla mi sembrava abbastanza come punizione.
Del resto, per quattordici anni ho finto di vivere nella tranquillità di Hogwarts, attorniato dai miei personali Dissennatori: lei ora se n’è liberata, mentre io non me ne libererò mai!
Compiacqui me stesso mentre la irridevo sottilmente, affermando con voce soave che al Ministero i Mangiamorte avevano affrontato solo inermi ragazzini, sapendo bene che, invece, ero stato proprio io, intuendo i fatti reali dalle ermetiche parole del giovane Potter, a scatenare contro di loro l’intero Ordine della Fenice.
Ma che amara delusione, quella notte, aver dovuto obbedire agli ordini di Silente e rimanere indietro, senza poter intervenire, la maledetta maschera finalmente levata dal volto, a combatterli al fianco dell’Ordine!

La maschera mi suggella all'ombra,
e la mia luce si oscura inesorabile
nella prigione dell'odiata segretezza.
Possa un giorno tu sapere,
possa tu un giorno vedere nelle retrovie
il più tacito e invisibile difensore
smettere di lacerarsi dentro
e rompere le fila dei nemici
urlando a gran voce la sua continua obbedienza. [1]


Invece ho obbedito a Silente, come sempre, e se lo avesse fatto anche l’idiota arrogante di Black, come gli avevo intimato, sarebbe ancora vivo. Altro che aver contribuito a sbarazzarsi di suo cugino! Per quanto non riuscissi a smettere di odiarlo, quella notte feci quanto possibile per salvaguardare anche la sua vita, ma lui, a differenza mia, non ha saputo compiere in silenzio il suo dovere, rispettando gli ordini.
Tutti gli ordini, per quanto possa costare.
Ed io so bene quanto mi è costato obbedire all’ultimo ordine di Silente.
Provai un’intima e profonda soddisfazione sostenendo l’inganno, come già avevo fatto con chi da molto tempo, ormai, non è più il mio padrone, del mio doppio e triplo gioco, contro Silente e a favore dell’Oscuro; l’esser tornato a lui con due ore di ritardo, ma su ordine di Silente, preservandomi in tal modo come sua preziosa, ma del tutto fasulla, spia.
Ricordo ancora adesso l’interminabile e crudele Cruciatus cui mi sottopose, prima di permettermi di pronunciare una sola parola a mia difesa, mentre mi contorcevo a terra e lui cercava di sfondare la mia mente con violenza, alla ricerca della verità.
Ma, nonostante l’atroce e incessante tormento, l’Oscuro ha potuto vedere solo la mia, alterata e preconfezionata verità, senza intuire la grandiosa trappola che io e Silente avevamo predisposto per lui.
Mi dilettai a modulare un incredulo stupore nella voce, all’affermazione che Bellatrix era la più leale e fedele seguace dell’Oscuro Signore. Fu una piccola vendetta appagante insinuare l’amaro sospetto che, dopo il fiasco al Ministero, il suo padrone avesse perso la fiducia in lei, per riporla in me, invece, e avesse smesso di condividere con la sua serva ogni importante informazione.
Il rossore d’umiliazione sul suo volto fu un impagabile sollievo per l’ira che ribolliva in me al pensiero della sua venerazione per l’orrendo serpente.
La schernii, sostenendo di non aver mai cercato il nostro caro padrone, dopo la sua scomparsa, perché come molti altri la mia fede vacillò. Come avrei voluto sibilarle in faccia che sapevo bene, meglio di lei stessa, quali estreme misure avesse preso per fermare la morte.
I suoi Horcrux, i preziosi tesori che ti ha affidato, vero Bellatrix?
Ti lasciasti sfuggire un’inestimabile informazione e, dopo la verifica di un ultimo dettaglio, avrò infine scoperto dove l’hai nascosto; un altro oggetto che protegge un brandello della sua anima maledetta, invece, già l’ho individuato: è la Coppa di Tosca Tassorosso.
Riguardo al povero Lucius, è proprio vero: se non avesse usato il diario ai suoi scopi, Potter non avrebbe potuto distruggerlo. Uno di meno, fortunosamente e senza danni, ma è pur sempre stato un buon inizio.
Infine, quale insolente e temeraria bugia ti rifilai circa il timore di Silente di vedermi ricadere nel vortice delle Arti Oscure, motivo cui mi avrebbe sempre rifiutato, con mio gran scorno e crescente delusione, la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure!
Avevo confezionata questa scusa apposta per l’arroganza del nostro padrone, che aveva maledetto la cattedra molti anni fa, dopo il rifiuto di Silente di affidargliela. Ancora vedo il ghigno sottile nel suo volto di serpente: si beava dell’avvilimento del servo, che, a sua volta, si stava prendendo gioco di lui.
Piccole soddisfazioni, inestimabili per chi deve continuare a umiliarsi, piegando il capo al suo cospetto per baciare l’orlo di tenebra della sua veste.
Che assurde menzogne ti propinai su Potter: come hai potuto credermi?
Che il tuo signore, evidentemente con il senno di poi, fosse felice che non l’avessi ammazzato, perché così ha potuto usarne il sangue per risorgere in quella notte maledetta, quando era stato lui stesso a cercare d’ucciderlo facendo lanciare il malocchio sulla scopa a Raptor!
Quale idiozia pensare che avrei mai potuto uccidere il ragazzo, o farlo espellere dall’unico posto al mondo in cui potevo tenerlo d’occhio, quando ho invece trascorso cinque anni a proteggerlo assiduamente, anche da se stesso e dalla sua folle propensione a cacciarsi nei guai!
Per tornare a Raptor, invece, lì sì che rischiai di rovinare tutto.
Silente sospettava di lui e mi aveva chiesto di tenerlo d’occhio, per proteggere la Pietra Filosofale, ma nessuno immaginava che l’Oscuro Signore avesse preso possesso del suo corpo e ascoltasse le mie parole sibilate per intimorirlo. Con Raptor ho rischiato che il mio gioco venisse scoperto ed è stato il motivo primo per il quale sospettava che lo avessi tradito. L’ho dolorosamente pagato sulla mia pelle, con la tremenda Cruciatus al suo ritorno.
Ma non ho ceduto.
Faticavo a restare serio, quando affermai d’essere sempre riuscito a ingannare Silente perché avevo interpretato bene la mia parte. Certo che ho recitato bene, Bellatrix, e quella sera replicai con gran successo uno spettacolo privato, a uso esclusivo dei tuoi occhi, nonché delle orecchie di Codaliscia: solo che è il tuo padrone che ho sempre ingannato e non Silente, l’uomo che mi ha accolto e aiutato tanti anni fa e al quale devo così tanto!
Già lo pregusto con orgoglioso piacere: arriverà anche per me il momento in cui potrò infine togliermi dal viso questa impassibile maschera di spia e soffiare in faccia a Voldemort tutto il mio odio e la sprezzante soddisfazione d’essere sempre riuscito a raggirare il più grande Legilimante del mondo.
Solo pochi instanti, per i quali sono fin d’ora pronto a morire: in quel momento voglio vedere il suo volto sbiancare e gli occhi rossi, che troppo a lungo hanno violato la mia mente senza rispetto, dilatarsi nello stupore per poi, all’improvviso, afferrare e comprendere il mio complesso imbroglio.
E allora sì che gli permetterò di leggere tra i miei pensieri tutto il rovente odio e l’infinito disprezzo che provo.

Le bugie di cristallo saranno polvere
quando la verità balenerà nuda
innanzi alla tua tenebra piegata.
E il riso brillerà atroce
e aperte ti saranno le mie porte
per leggervi il sapore di una dolce ribellione. [2]


Invece, Bellatrix, ti raccontai che Silente vuole credere il meglio delle persone e questa è la sua più gran debolezza, che avrei sfruttato ai miei fini, impietosendolo con finti rimorsi.
Non avrei potuto fare affermazione più falsa!
Credere nelle persone è la più grande forza di Silente: ha avuto fiducia in me e mi ha offerto una possibilità di riscatto, dando di nuovo un senso alla mia vita.
Riguardo ai miei rimorsi, non puoi neppure immaginare, Bellatrix, quanto fossero, e ancora sono, profondamente ed angosciosamente sinceri, con quale strazio siano impressi nella mia anima, in quel poco che ne resta, ora, della mia anima.
Come vedi, non solo affermai il falso, quella sera, qualche mezza verità la raccontai, dove non faceva danno.
Anche se mi è costò moltissimo ammettere che, avendo scoperto che la povera Emmeline Vance era ormai perduta e non potevo fare nulla per salvarla, fui io a bruciare sul tempo Yaxley e riferire tutto all’Oscuro, per appropriarmi degli schifosi onori risultanti. Ma qualsiasi cosa mi metta in buona luce con lui, se non crea danno, è manna per me.
Emmeline non aveva alcuna speranza di cavarsela, purtroppo, anche se fossi stato zitto. Un altro peso che grava sulla mia coscienza, già fin troppo oberata.
Un’altra persona che non sono riuscito a salvare, una delle tante vittime di questa interminabile guerra che mi vede crudele pezzo essenziale sulla scacchiera che Silente ha sempre manovrato con maestria.
Già, Silente e la sua mano ferita, la maledizione inarrestabile che l’avrebbe ucciso in ogni caso, se prima non l’avessi fatto io.
Era fondamentale mascherare il problema, di cui l’Oscuro sarebbe stato informato da Draco stesso, ma solo dopo l’inizio della scuola, se non fossi riuscito a risolverlo prima. Era necessario deviare l’attenzione su una banale ferita: per nessun motivo l’Oscuro Signore doveva sospettare che Albus avesse distrutto un suo Horcrux!
Così ti raccontai di Silente che invecchiava, riflessi rallentati, una lesione riportata nella lotta al Ministero, lusingando la futile vanità dell’Oscuro d’essere riuscito a ferire cotanto avversario.
E, ancora una volta, sono riuscito a ingannarlo.
Alla fine, tappata la bocca all’invasata Bellatrix, mi dedicai a Narcissa e al suo terrore per la vita di Draco: sapevo che l’Oscuro gli aveva affidato una missione praticamente impossibile, una punizione per il fallimento di Lucius al Ministero, e avevo vaghi sospetti. La visita di Narcissa dimostrava un innegabile tempismo: sapevo, ma non abbastanza, ed era l’occasione per scoprire ciò che ancora non conoscevo.
Se solo non avessi avuto pena delle sue lacrime e del suo dolore di madre!
Non riuscivo a guardarla negli occhi.
Proprio come mi era successo con Lily, dopo aver riferito la profezia e messo in pericolo la vita di suo figlio. Dopo che Silente le rivelò che lavoravo per lui ed ero io a passare le preziose informazioni che permettevano loro di sfuggire all’Oscuro Signore e rimanere vivi, una sera, mentre James non c’era, l’ho trovata in ginocchio ai miei piedi, implorandomi di salvare suo figlio.
Implorava proprio me, che di suo figlio avevo decretato la morte, rivelando la profezia.
Lily non lo sapeva: questo piccolo particolare Silente non glielo aveva riferito.
Ora stava accadendo la stessa cosa: Narcissa mi supplicava di salvare suo figlio, ed io sapevo di essere stato la causa prima del fallimento di Lucius al Ministero, visto che proprio io avevo fatto in modo che l’Ordine arrivasse in tempo.
Non ero riuscito a salvare i Potter, anche se avevo implorato il mio padrone per la vita di Lily, in ricordo della nostra vecchia e ormai lontana amicizia; ma, per fortuna, il ragazzo si era salvato.
Draco, però, non sarebbe stato altrettanto fortunato: nessun antico incantesimo sarebbe scaturito dal sacrificio di sua madre per salvarlo.
Questa volta dovevo proteggere io il ragazzo.
E lo avrei fatto, a qualsiasi costo.
In quel momento ancora non immaginavo quanto mi sarebbe costato.
Fu così che scivolai nella trappola che tu, Oscuro Signore, avevi con astuzia preparato per me, servendoti della fedelissima Bellatrix e sfruttando le lacrime dell’inconsapevole Narcissa. Avrei dovuto immaginare che l’idea del Voto non poteva essere di Narcissa: doveva per forza avergliela suggerita la sorella, ben istruita da te.
Lo dedussi solo più tardi, a mente fredda, non davanti alle lacrime che Narcissa spargeva sul mio petto o mentre singhiozzava ai miei piedi.
In quel momento continuavo a rivedere Lily e la disperazione del suo terrore, di cui ero la sola causa. Poi, il suo corpo inerte a terra, vicino alla culla in cui il bimbo gridava, spaventato da luci e rumori.
Una trappola perfetta, per testare la vacillante fedeltà di un servo che non era riuscito a violentare Jamie come avrebbe dovuto, con la crudeltà e il piacere che pretendevi da me. [3]
Quella notte leggesti nella mia mente tutto l’odio e il disgusto che provavo per me: era così forte la mia emozione, ed io così angosciato, che non riuscii a evitarlo.
Forse, non ci ho neppure provato.
Forse, volevo solo che tu infine sapessi.
Non ce la facevo più: volevo soltanto morire.
Le mie sensazioni sono state così forti che oscurarono ogni altro mio pensiero e ricordo, proteggendo il resto della mia mente: credo sia così ma non ne sono certo, e tu, senza dubbio, non ti fidi di me, anche se fai credere a tutti ch’io sia il prediletto. Se così fosse, non mi avresti messo il viscido topo sempre alle costole.
Una cosa, però, la comprendesti bene: in quel momento volevo solo morire.
Me lo negasti con feroce crudeltà, spegnendo d’un colpo la tua ira di fuoco e lasciandomi andare via, vivo nel corpo ma distrutto nell’anima.
Nuovi e pericolosi sospetti sono sorti su di me, che mai potrei fugare. Così hai preparato la trappola del Voto, in cui sono stoltamente caduto. Immagino il tuo ghigno malefico quando lo hai saputo: se ti fossi stato fedele, ti avrei liberato di un pericoloso avversario; se non lo fossi stato, avrei pensato da me alla mia eliminazione.
In ogni caso, solo tu vincevi.
Ma, forse, non è stato così e tu non hai affatto vinto.
Io, però, senz’ombra di dubbio, io sì che ho perduto.
Tutto.

Smarrita è la via dell'innocenza:
macchie di sangue costellano il sentiero
che diritto conduce ai miei baratri. [4]


Lo persi quella sera, la mano che tremava tra quelle di Narcissa.
Mentre la guardavo negli occhi azzurri colmi di lacrime, per la prima volta in tutta la sera, e vedevo nella sua mente la mia atroce condanna.
Quando capii che stavo giurando di uccidere Silente?
Solo un istante prima che me lo chiedesse.
Ci volle tutto il mio coraggio e la mia determinazione per non sottrarre la mano alla stretta, ma non riuscii a impedire che tremasse.
Mi mancò il fiato, il cuore cessò di battere e non riuscivo più a parlare.
Fissavo i due anelli di fuoco che incatenavano la mia volontà e i suoi occhi colmi di lacrime.
Bellatrix torreggiava sulle nostre mani, suggello della mia dannazione: m’ero divertito a beffarla tutta la sera e quella era la sua spietata vendetta.
Non potevo rimanere in silenzio, alla terza richiesta: il mio inganno sarebbe stato scoperto e tutto il mio lavoro e i sacrifici sarebbero stati vani, la mia vita inutile.
Draco sarebbe stato perduto.
Non so dove trovai la forza per rispondere, ma lo feci.
Giurai.
Giurai ciò che non avrei mai pensato di essere in grado di fare.
L’ultimo serpente di fuoco scese su di noi: sapevo che l’inferno si spalancava davanti a me.

Dopo pochi istanti sono corse via, Bellatrix che a trascinare la sorella, impedendole perfino di ringraziarmi.
Sono caduto in trappola e non posso far altro che sfogliare le pagine di questo libro infernale, dove ogni parola è una maledizione che condanna la mia anima a una morte senza fine.
Crollai a terra di schianto, in ginocchio, disperato per ciò che avevo fatto, il pensiero fisso su Crystal: avevo giurato d’uccidere Silente sapendo a priori che non l’avrei mai fatto.
Questo avrebbe comportato la mia sicura morte.
E la mia Crystal?

Nella notte del cuore
la goccia del tuo nome lento
in silenzio circola e cade
e rompe e svolge la sua acqua.
[5]




1. Earendil
2. Earendil
3. Vedi ancora i capitoli 18 e segg. di “Luci e ombre del Cristallo”
4. Earendil
5. Pablo Neruda – dalla raccolta “Todo el amor”: tratto da “Lamento lento”.
 
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