Il Calderone di Severus

chiara53 - Un’altra vita, Tipologia: One Shot ( 500) - Genere: Introspettivo - Altro Genere: drammatico Avvertimenti: AU - Epoca: Post 7 anno - Pairing: Severus/Lily - Personaggi: Altro - Altri Personaggi: Minerva

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view post Posted on 3/4/2017, 16:14
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Titolo: Un'altra vita.

Autore/data: chiara53 – luglio 2014
Beta-reader:
Tipologia: one shot lunga
Rating: per tutti
Genere: introspettivo/ drammatico.
Personaggi: Severus Piton, Minerva McGranitt, Magorian.
Pairing: Severus/Lily
Epoca: post 7° anno.
Avvertimenti: AU.
Riassunto: Promessa, non era per Piton una vuota parola, ma un vincolo per la sua anima e per la mente.


Parole/pagine: 3.572/9


Scritto per il Gioco Creativo 7. "La sfida olimpica", seconda edizione, luglio 2014.
Specialità scelta per questa storia: Il tiro
La storia partecipa al Gioco creativo n.14: Severus House Cup


Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling, la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.





Un’altra vita




E’ questa la vita?

Silenzio tutto intorno.
Severus apprezzò la rilassata pigrizia con cui si aprivano le giornate festive.
La pace della scuola addormentata.
Anche per lui avrebbe potuto essere una giornata di studio e riposo, se non fosse stato che aveva un compito da portare a termine. Qualcosa d’importante, che esulava dalle incombenze abituali e dalle lezioni; un obbiettivo che era frutto dei suoi desideri più profondi, solo suo: nessuno l’aveva predisposto per lui, nessuno l’aveva organizzato né prestabilito, poteva scegliere, ormai.
Un tempo non era così.
Si rammentava bene quando le lezioni non erano che una copertura e la vita solo una disperata corsa contro il tempo per riuscire a tener fede ad ogni singolo compito.
Dal più arduo, il suo dovere di spia; al più banale, la correzione dell’ultimo compito di Pozioni.
Ci riusciva sempre, a qualunque costo, con qualunque sacrificio fisico e mentale, ma i suoi allievi avevano i compiti corretti sul banco il giorno dopo e Silente le notizie giuste al momento opportuno.
Era la sua natura inflessibile a pretendere da se stesso di adempiere a quanto si era preso carico. Sempre.
Promessa, non era per Piton una vuota parola, ma un vincolo per la sua anima e per la mente.
Cosa mi darai in cambio, Severus? Gli aveva chiesto il grande Silente tanti anni prima.
Qualunque cosa (1). Aveva risposto senza ripensamenti o esitazioni.
Aveva fatto davvero tutto, con assidua volontà: una volontà volta ad ottenere da se stesso quello che era necessario per assolvere ad ogni incarico e farlo in tempo e bene.
Mai una volta si era abbandonato al “non ce la faccio”, al “non posso”.
Severus non si concedeva scuse. Ed erano stati proprio il rigore e la severità che esercitava verso di sé, a permettergli di raggiungere le mete prefissate, quelle giuste, quelle necessarie.
Mete che gli erano costate anche l’ultimo brandello di anima.
Mete che solo lui sarebbe stato capace di raggiungere, anche a costo di perdere per sempre il rispetto per se stesso, di odiarsi e provare disgusto per parole e azioni.
Erano sensazioni ed emozioni che non poteva dimenticare: facevano parte di lui, erano lui.


La scuola dormiva ancora, l’ora consentiva a tutti di attardarsi tra le coperte, ma non a lui.
Le stanze, che occupava di nuovo da più di un anno, erano le stesse che lo avevano accolto ragazzo.
Allora era stato il più giovane professore di Hogwarts.
I sotterranei erano sempre stati il suo luogo d’elezione.
Il posto dove nascondere dolore e rimorso, dove studiare e riflettere, dove adesso stava fingendo di ricominciare a vivere dopo la guerra che lo aveva portato alle soglie della morte.
La morte: ecco un mistero inesplorato, un desiderio irrealizzato, un porto a cui sarebbe approdato solo tra molti anni.
Eppure l’aveva guardata tante volte negli occhi la nera falciatrice; senza paura, senza rimpianti: niente di quello che avrebbe lasciato era meglio di ciò che stava oltre il velo.
Sempre fortunato Black: aveva avuto, in modo indolore, quello che dolorosamente aveva respinto lui.
Severus sorrise appena, pensando alla strana contraddizione della frase che stava formulando nella mente: tra i morti c’era tutta la sua vita.
Tutte le poche persone che lo avevano amato e a cui aveva donato tutto se stesso, senza risparmiarsi, erano lì, tra le braccia della morte
Se le cose fossero andate diversamente, forse avrebbe potuto rincontrarli, parlare con loro, trascorrendo in pace l’eternità.
Non lo sapeva, né lo avrebbe saputo a breve.
In qualche occasione e di sfuggita, il pensiero del sonno eterno lo aveva attirato; ma aveva ricordato che sfuggire o fuggire non era nella sua natura. Severus era tante cose, ma non un vigliacco ed era convinto che il suicidio non fosse che un’azione da codardo.
Era stato condannato a vivere e l’istinto lo aveva guidato fuori dal lungo coma per ritrovare lo stesso mondo, gli stessi volti, le stesse azioni e i luoghi che conosceva; e se l’abitudine era in qualche modo rassicurante, d’altro canto la sua mente curiosa e acuta non gli aveva permesso di apprezzare - se non superficialmente - la vita che la Fenice di Silente aveva voluto donargli, salvandolo dal morso di Nagini.
Una vita che subito gli era parsa vuota di emozioni e interessi.
Soltanto i racconti dell’ultima battaglia e la sopravvivenza inattesa di Potter lo avevano incuriosito e li aveva ascoltati e rimuginati a lungo.
C’era qualcosa nelle frasi di Potter che aveva attirato la sua attenzione.
Aveva ripensato tante volte alle precise parole che il ragazzo aveva usato, alle azioni che aveva compiuto e a quegli ultimi attimi in cui era stato attorniato da tutte le persone che lo amavano, a cui lui aveva rivolto domande e che gli avevano parlato.
Avrebbe voluto poter essere stato al suo posto, poter parlare e vedere Lily, Silente e anche sua madre che durante la sua misera infanzia era stata l’unica che, pur maldestramente, aveva tentato di proteggerlo e si era curata di lui.
Il mezzo per ottenere quel desiderato incontro era soltanto uno: la Pietra della Resurrezione.
Essa era stata, da quel momento, nei pensieri di Severus Piton.
La sua sparizione, il luogo in cui era stata lasciata cadere erano diventati il suo chiodo fisso.
Quella pietra era tra le foglie e l’erba, nel folto della foresta proibita, ma dove?
Ecco un pensiero a cui aveva rivolto l’attenzione fin dalla sua uscita dal San Mungo e il suo ritorno ad Hogwarts.
La bacchetta di Sambuco era tornata nella tomba di Albus, il mantello era proprietà della famiglia Potter, ma la Pietra, un tempo incastonata nell’anello dei Gaunt, era stata l’ultima e maggiore tentazione di Silente.
La Pietra: causa prima della morte dell’anziano mago e dello strazio dell’ultimo brandello dell’anima di Severus, quando aveva pronunciato l’Avada Kedavra contro l’amico e padre.
La Pietra era andata perduta, ma era stata al centro dei più importanti e determinanti eventi che avevano portato alla distruzione dell’Oscuro e alla vittoria finale.
La Pietra, il più fosco e pericoloso tra i doni della morte.
Dopo il ritorno ad Hogwarts aveva iniziato una ricerca capillare sui testi più rari inclusi quelli di magia nera che potessero contenere consigli o metodi per ritrovare la Pietra della Resurrezione.
Aveva anche immaginato che nella zona descritta da Potter, frequentata anche dai centauri, essa potesse essere stata calpestata; forse giaceva là schiacciata e nascosta sotto uno strato di terra.
Severus era tornato a scuola ed aveva ripreso in mano i fili consumati della sua vita, ma un unico vero obbiettivo animava le sue giornate, specialmente le giornate vuote e prive di impegni pressanti, come quella che stava vivendo.
La Pietra era il suo desiderio, la chiave necessaria ad aprirgli la porta per tentare di intraprendere una nuova vita, era un sogno o davvero lo avrebbe aiutato a trovare una strada qualsiasi verso il futuro?
Essa era il mezzo per chiudere con il passato; anche se gli era chiaro che lui stesso non avrebbe mai accettato e giustificato completamente gli orrori commessi, gli sbagli compiuti, i rimorsi che continuavano ad assillarlo.
Ma rivedere almeno Lily e Silente, sua madre e poter parlare con loro era diventato un desiderio insistente, sempre presente e inconfessabile.
Solo la Pietra della Resurrezione poteva regalargli, nell’immediato, la possibilità di scambiare qualche parola con quelli della cui morte si sentiva responsabile direttamente o indirettamente.
Si chiedeva se non fosse spinto dal desiderio di riportarli in vita per sempre.
I morti non possono, non devono, né vogliono tornare indietro, questo il mago lo sapeva bene.
Ma lui non voleva donare una mezza vita, come quella che narrava la storia dei tre fratelli; non avrebbe più fatto del male a nessuno e tanto meno a quelli che amava o aveva amato più della sua vita.
Si convinceva che non voleva farli tornare per sempre, ma desiderava soltanto, con tutto se stesso, che fossero loro a venirlo a prendere, ad entrare in contatto con lui.
Sarebbe stato forte, avrebbe tenuto fede alla promessa fatta nel suo cuore di parlare con loro e chiedere perdono; poi li avrebbe lasciati andare.
Forse non sarebbe servito.
Forse non avrebbe avuto risposte.
Forse non avrebbero voluto parlargli.
Forse, nell’altro mondo, avevano visto la grandezza di tutte le sue colpe, tutto il male che aveva compiuto, tutto ciò che non aveva impedito e di che pasta era fatto.
Forse avevano conosciuto per intero la sua anima sfilacciata e ne erano rimasti disgustati.
Forse.
Ma doveva provarci, voleva provarci ed era per questo che da un anno, inverno o estate, tornava di nascosto sulla via percorsa da Potter in quella notte di tragica guerra.
Vagliava, esaminava, cercava, passando al fine rastrello della sua puntigliosa testardaggine il percorso, alla ricerca di quell’oggetto.
Così giorno dopo giorno un anno era trascorso inutilmente.
A volte Minerva gli aveva chiesto di non andarsene in giro da solo e gli aveva proposto, affettuosamente e insistentemente, di accompagnarlo nelle passeggiate, ricevendo un netto rifiuto.
Severus aveva sollevato la scusa di voler cercare erbe in luoghi reconditi e di voler riprendere contatto con la natura e la vita.
Minerva aveva accettato di malavoglia le ragioni e i pretesti, ben sapendo in cuor suo, che non era quella la vera ragione.
Tuttavia per l’affetto quasi materno che provava per Severus l’aveva lasciato fare.
L’anima solitaria e schiva di Piton giustificava quella scelta di isolamento, ma Minerva temeva per lui e respirava di sollievo ogni volta che lo vedeva tornare da quelle lunghe passeggiate, il passo elastico e sicuro e il mantello ondeggiante sulle spalle .
Teneva troppo a lui per perderlo di nuovo, magari senza aver provato ad aiutarlo ad uscire dal suo oscuro grumo di pensieri e di rimpianti: ma quell’uomo era difficile da convincere.
Avrebbe voluto che ricominciasse a vivere, a sperare, ma difficilmente riusciva a vedere anche l’ombra di un sorriso solcare il suo volto.
Gli aveva proposto di prendere il suo posto di Preside, accampando la scusa dell’età, ma aveva ricevuto solo decisi rifiuti
Severus, il suo Severus, non voleva vivere, non sapeva sperare e, lei lo sentiva, si stava perdendo in se stesso.
Ma non avrebbe permesso che si facesse più male di quanto aveva patito fino a quel momento.
Severus, da parte sua, si sentiva seguito e osservato e temeva che prima o poi la segreta ricerca che lo stava tenendo in vita sarebbe stata scoperta.
Per questo ormai evitava le ore di luce e le giornate in cui la neve copriva ogni cosa, era per non sprecare occasioni e per sfruttare al massimo il tempo che aveva, senza suscitare curiosità e domande.
In verità a volte avrebbe desiderato condividere con Minerva i suoi pensieri e desideri, ma temeva la reazione dell’anziana strega e anche la propria di fronte alle inevitabili critiche e timori.



Le camminate giornaliere di Severus portavano inevitabilmente verso la larga radura dove Voldemort aveva tentato di uccidere Potter.
Guardava il terreno osservava ogni foglia avvallamento e radice, ma della Pietra nessun segno.
Non avrebbe smesso di esplorare.
Mai.
L’aveva giurato a se stesso e avrebbe tenuto fede a quella promessa, pronto a trascorrere anche tutta la vita alla ricerca della Pietra perduta.
Niente e nessuno lo avrebbero fermato.




********************





E’ tramontata la Luna e le Pleiadi,
è mezzanotte, il tempo passa…
(2)


Indosso il mantello ed esco silenzioso e nascosto nel buio.
Giunto ai confini della Foresta Proibita so che non ho più nulla da temere, non posso essere visto e allungo il passo.
La notte si è fatta più tiepida: la fine di maggio è vicina.
Più di un anno è trascorso dalla battaglia di Hogwarts.
Un lungo anno di ricerche.
Di infruttuose ricerche.
Ho letto di nascosto e più di una volta tra i ricordi di Potter.
Ho tentato di conoscere il punto preciso in cui ha lasciato cadere la Pietra, ma la sua memoria sembra lacunosa; forse è la magia dei Doni della Morte, forse è il particolare momento che stava vivendo.
Purtroppo non sono riuscito ad ottenere alcuna immagine che potesse guidarmi.
A volte mi chiedo se serva a qualcosa questo continuo arrovellarsi.
Potrò mai giungere a trovare la pace che cerco attraverso la pietra?
Non lo so.
Il buio della notte somiglia a quello che racchiudo in me.
Il buio che mi tormenta e non mi consente di mostrare che una parvenza di normalità, persino adesso che tutto dovrebbe essere finito.
Tutti vorrebbero che fossi felice.
Sciocchi.
Qualcuno vuole ancora e sempre qualcosa da me.
Ma io sono libero, libero finalmente. Non ho più padroni né obblighi.
Non ho più niente.
Non ho sollievo, non ho perdono, non ho amore, né amicizia
Questo fa di me un uomo libero?
Non lo sono mai stato.
Non lo sono nemmeno adesso.
Io sono imprigionato da me stesso, dai miei fantasmi, dai miei rimorsi, dai ricordi e dal passato che continua a soffocarmi e a rivivere nei sogni e nei pensieri, ogni giorno ed ogni notte.
Ho imparato dai miei errori, ho attraversato l’inferno e sono uscito dal baratro: ho sbagliato e non mi perdono, ma devo vivere.
Solo dal confronto con le persone che ho perso e amavo potrei forse capire, accettare e faticosamente andare avanti.
Per questo la Pietra della Resurrezione è così importante: è la mia porta d’accesso alla verità, alla punizione o alla redenzione che sia.



Scuote l’anima mia …
come vento sul monte
che irrompe entro le querce;
… e soffro e desidero.
(3)


Vedo chiaramente il segno magico che ho lasciato per non ripercorrere e indagare sui passi già compiuti.
Sono giunto quasi alla radura, ma niente.
Nessun oggetto attira il mio sguardo.
Raccolgo un sassolino che vagamente somiglia alla meta sospirata.
Mi siedo nel buio sulla radice di un’enorme quercia ed alla flebile luce della bacchetta osservo la piccola pietra, facendola scivolare tra le dita.
Guardo lontano e la radura oscura si accende di immagini, i racconti e i ricordi si mescolano, tanto che mi sembra di aver assistito ad eventi che sto solo immaginando.
Qui è iniziata la fine dell’Oscuro. Ed io non c’ero.
Ad un tratto sento rumore di zoccoli e rami scossi: sussulto.
Prima che possa alzarmi le forme eleganti e possenti di tre centauri mi appaiono.
Corrucciati e silenziosi.
In fondo questo è il loro territorio e, nonostante abbiano aiutato i maghi durante la battaglia di Hogwarts, sono gelosi della loro riservatezza e diffidenti.
Magorian il loro capo mi guarda e parla con voce profonda.
- Sei ancora una volta qui, Severus Piton? Di nuovo percorri questa strada? Non sei stanco di cercare ciò che non troverai? – Poi tace, aspetta la mia risposta.
Mi chiedo come facciano a sapere cosa sto cercando da tanto tempo.
Conan e Cassandro sembrano distratti, come se nulla potesse turbarli, ma fremono i loro garretti. Qualcosa non va.
- Non vi ho mai disturbati, cerco solo erbe magiche e funghi. – Mi alzo e orgogliosamente punto gli occhi in quelli del Centauro più anziano – Cosa volete da me?
- Non mentire, mago. Dovresti chiederci piuttosto se tu vuoi qualcosa che noi abbiamo nascosto per far sì che non cada in mani sbagliate. Converrai con me che quelle di un mago non sono sicuramente le mani giuste per possedere la Pietra della Resurrezione. Piega la testa e accenna ad una specie di sorriso malevolo.
Sussulto come colpito al cuore da una freccia mai scoccata.
Tutto questo tempo a cercare qualcosa che non avrei mai trovato.
Desidero quella pietra, sento di averne bisogno e mi umilierei per ottenerla.
E’ il mio passaporto per un colloquio impossibile e desiderato, voglio convincermi che sia così.
I centauri conoscono il futuro e il passato: sono strane creature.
Così scelgo la sincerità e prego qualsiasi divinità che mi accontentino.
- Magorian, sto cercando la Pietra: è vero. Voglio soltanto un colloquio, voglio chiedere perdono, il perdono che forse i morti non mi concederanno e che io stesso mi nego.
- Perché vuoi farti tutto questo male, Severus Piton? Sappiamo chi sei e che sei degno della nostra stima. Apprezziamo l’ardimento, il coraggio e abbiamo visto con quanta tenacia persegui gli obbiettivi. Ti vediamo e seguiamo da più di un anno. Pensi davvero che la pietra ti sia così utile? Ne sei così certo?
Lascio vagare lo sguardo dall’uno all’altro delle tre creature, poi torno a fissare Magorian.
- Sì, ne sono certo. - Affermo con impassibilità, anche se ho il tumulto nel cuore.
No, in realtà non ne sono certo, ma solo l’indifferenza e il distacco possono aver presa sui Centauri ed io avrò una scelta.
- Va bene, te la daremo e ti lasceremo usarla, se lo vorrai, fino alla prima luce, poi la riconsegnerai e noi stavolta la distruggeremo. Tu sarai l’ultimo ad usarla. Ci fidiamo della tua parola Severus Piton: sei un uomo d’onore. Prometti e l’avrai.
Essi possiedono quello che desidero, mi piegherò alla loro volontà, manca poco tempo all’ora stabilita, ma mi basterà.
La voce esce sicura come il giorno in cui prestai il giuramento infrangibile.
- Io, Severus Piton, prometto di restituire la Pietra della Resurrezione ai Centauri alla prima luce. - Metto una mano sul cuore e chino il capo a conferma delle parole che ho pronunciato.
Conan mi si avvicina e apre il pugno, un piccolo oggetto cade nelle mie mani.
- Prendi, e usala, ma solo se sei certo di quello che vuoi. Non è nel destino di nessun uomo sovvertire le leggi della vita e della morte, ricorda.
Si voltano e spariscono nella foresta più folta galoppando.


Resto in piedi con la Pietra nel palmo della mano e la osservo.
E’ una piccola pietra qualsiasi, un oggetto inanimato che ho desiderato e cercato con tenacia; racchiude il mio anelito al perdono… o il desiderio potente e infinito di rivedere chi ho amato?
Voglio davvero un breve incontro o desidero ardentemente di rivedere i loro occhi, di sentire le loro voci e l’abbraccio evanescente di mia madre?
Non voglio più essere solo: questa è la verità.
Mi atterrisce questo desiderio infinito che non può concludersi con un breve incontro.
Leggi nel tuo cuore Severus, leggi in fondo al cuore e saprai la verità.
Gia’ la conosci.
Non prenderti in giro, tu li rivuoi qui, per te e per sempre.

Chiudo le palpebre e nella mia mente si compongono immagini, una giovane donna sorridente, poi quella stessa donna morta tra le mie braccia; un bonario sorriso, occhi cerulei e poi un corpo esanime che vola oltre la balaustra come un vecchio straccio inutile, una donna triste che mi accarezza e mi difende con il suo corpo dalla violenza di un uomo che pure mi era padre.
La Pietra è chiusa nel mio pugno: è immobile, inanimata
Credo forse davvero di possedere la morte?
No, non voglio soltanto ottenere il perdono.
E’ stato un inganno per la mia mente, per la mia ragione.
Io voglio loro, con me, vicini anche se mi odieranno.
Piango singhiozzando sul mio destino e sulla vita ingiusta che mi ha portato a questo punto d’arrivo.
Sto per commettere la più grande delle ingiustizie verso chi mi ha amato e mancare alla parola data.
Sento nella mente una voce che bisbiglia.
No, Severus, non è questa la strada; forse è la più facile, ma non la più giusta.
- Albus, non volevo ucciderti. Tu lo sai che non volevo. Ti prego, perdonami, perdonatemi tutti, se potete. Voi che siete là dove il pianto ha fine, dove la pace è infinita, aiutatemi. Da solo non ce la faccio - Pronuncio tra le lacrime
Non sei solo, figlio mio… Sono sempre con te… sussurra il vento; o è la voce di mia madre?
Ora che ho tra le mani il potere di parlare con i morti, lo so.
A questo tendeva la ricerca della pietra, serviva ad ingannarmi, ad avere uno scopo, ad indurmi a cercare una speranza di salvezza.
Ma la salvezza è dentro di me.
Apro la mano e mi sembra che la Pietra risplenda, ma sono solo le lacrime a confondermi, nel fragile lucore che mi circonda.
Coloro che ho amato e perduto, non sono più' dove erano, ma sono ovunque io sia.
Sono qui ora.
Non serve vederli.
Lo so, adesso Lily è felice e vive la sua eternità.
Mi sembra di sentirla sussurrare con voce cristallina; Albus, lui, è vivo nel mio cuore e i suoi occhi ridenti non mi lasceranno mai.
Di nuovo sento le loro voci: mi parlano ed io li ascolto nel silenzio, tra il frusciare dei rami.
Se vivi accompagnato da tristezza, senso di colpa e sofferenza vivrai solo nel passato e noi siamo il passato, Severus. Se ti perdonerai come meriti, vivrai nel presente, aprendo la strada al futuro con nuovi propositi, cambierai, tu devi cambiare… sii felice.
La Pietra è immobile nella mia mano, ma è come se l’avessi usata, come se avessi potuto incontrare i miei fantasmi.
Il Dono della Morte ha compiuto il miracolo?
Una voce profonda mi parla; è Magorian, è tornato.
La prima luce è già arrivata, preludio di un’alba luminosa.
- Sei stato saggio, Severus Piton, non tutti gli umani avrebbero rinunciato ad evocare le persone care. Sei un uomo giusto e onorato. Torna a trovarci quando vorrai.
Gli restituisco la Pietra e le nostre dita si sfiorano.
Poi si volta e galoppa via.
I raggi del sole luccicano facendosi strada tra le foglie.
Asciugo le ultime lacrime che mi rigano il volto.
Poi a passo veloce, quasi di corsa, torno indietro.
Ho raggiunto il mio obbiettivo.
La mia ricerca disperata è finita.
Sospiro di sollievo con negli occhi il sole che nasce.
Sorrido.
La pietra magica mi ha sussurrato il futuro.


1 - HP e i doni della morte cap. 33.
2 - Saffo, fr. 168 BV
3 - Saffo, fr. 168 BV
 
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