Il Calderone di Severus

Kijoka - Al posto mio, Tipologia: Song Fic - Genere: Introspettivo - Altro Genere: Nessuno Avvertimenti: AU - Epoca: Post Malandrini - Pairing: Nessuno - Personaggi: Silente - Altri Personaggi: Nessuno

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view post Posted on 1/4/2017, 22:28

Buca-calderoni

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Titolo: Al posto mio
Autore/data: Kijoka – 10 febbraio 2014
Beta-reader: nessuno
Tipologia: song fic
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Severus, Albus Silente
Pairing: nessuno
Epoca: Post Malandrini
Avvertimenti: Missing moment/AU
Riassunto: Il mio caso è così facile, semplice da giudicare: ho sbagliato.
Parole/pagine: 3.731/ 6 pagine (senza la canzone)
Nota: Storia scritta per l’iniziativa “Severus e la musica” nell’ambito della Severus House Cup del Forum “Il Calderone di Severus”.
Ispirata da : Walking in my shoes – Depeche Mode

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Il personaggio originale, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Walking in my shoes
da "Songs of faith and devotion" - 1993
Depeche Mode

I would tell you about the things they put me through
The pain I've been subjected to
But the Lord himself would blush
The countless feasts laid at my feet
Forbidden fruits for me to eat
But I think your pulse would start to rush

Now I'm not looking for absolution
Forgiveness for the things I do
But before you come to any conclusions
Try walking in my shoes
Try walking in my shoes

You'll stumble in my footsteps
Keep the same appointments I kept
If you try walking in my shoes
If you try walking in my shoes

Morality would frown upon
Decency look down upon
The scapegoat fate's made of me
But I promise now, my judge and jurors
My intentions couldn't have been purer
My case is easy to see

I'm not looking for a clearer conscience
Peace of mind after what I've been through
And before we talk of repentance
Try walking in my shoes
Try walking in my shoes

You'll stumble in my footsteps
Keep the same appointments I kept
If you try walking in my shoes
If you try walking in my shoes
Try walking in my shoes

Now I'm not looking for absolution
Forgiveness for the things I do
But before you come to any conclusions
Try walking in my shoes
Try walking in my shoes

You'll stumble in my footsteps
Keep the same appointments I kept
If you try walking in my shoes
You'll stumble in my footsteps
Keep the same appointments I kept
If you try walking in my shoes
Try walking in my shoes
If you try walking in my shoes
Try walking in my shoes


Traduzione
Ti racconterei le cose in mezzo a cui
Mi hanno messo
Del dolore a cui sono stato sottoposto
Ma il Signore stesso sverrebbe
Gl'innumerevoli banchetti preparati ai miei piedi
Frutti proibiti per me da mangiare
Ma penso che il tuo polso inizierebbe a battere [forte]

Ora non sto cercando assoluzione
[O] Perdono per le cose che faccio
Ma prima di giungere a qualsiasi conclusione
Prova a camminare nelle mie scarpe
Prova a camminare nelle mie scarpe

Inciamperai nelle mie impronte
Mantieni gli stessi appuntamenti che ho preso io
Se provi a camminare nelle mie scarpe
Se provi a camminare nelle mie scarpe

La moralità mi disapproverebbe
La decenza mi guarderebbe dall'alto in basso
Il destino del capro espiatorio è fatto di me
Ma lo prometto ora, mio giudice e giurati
Le mie intenzioni non avrebbero potuto essere più pure
Il mio caso è facile a vedersi

Non sto cercando una coscienza più pulita
[O] Pace mentale dopo quello che ho passato
E prima di parlare di qualsiasi pentimento
Prova a camminare nelle mie scarpe
Prova a camminare nelle mie scarpe

Inciamperai nelle mie impronte
Mantieni gli stessi appuntamenti che ho preso io
Se provi a camminare nelle mie scarpe
Se provi a camminare nelle mie scarpe
Prova a camminare nelle mie scarpe

Ora non sto cercando assoluzione
[O] Perdono per le cose che faccio
Ma prima di giungere a qualsiasi conclusione
Prova a camminare nelle mie scarpe
Prova a camminare nelle mie scarpe

Inciamperai nelle mie impronte
Mantieni gli stessi appuntamenti che ho preso io
Se provi a camminare nelle mie scarpe
Inciamperai nelle mie impronte
Mantieni gli stessi appuntamenti che ho preso io
Se provi a camminare nelle mie scarpe
Prova a camminare nelle mie scarpe
Se provi a camminare nelle mie scarpe
Prova a camminare nelle mie scarpe

Al posto mio



Il piccolo elfo, così anziano e rugoso da sembrare un millenario albero senza radici, lo aveva lasciato davanti alla porta.
In un attimo alla mente affiorarono mille ricordi degli anni appena trascorsi, passati ad attendere davanti a così tante porte che non le ricordava nemmeno tutte, nonostante il tempo speso ad osservarle.
L’attimo dopo la creatura lo lasciò solo, senza lasciargli nemmeno il tempo di rendersi conto che non sapeva esattamente dove si trovasse.
Era una sensazione strana, ma avevano percorso quasi di corsa una serie di corridoi e aveva perso il senso dell'orientamento, nonostante avesse comunque passato tutta la sua adolescenza lì dentro.
Osservò con se stesso che Hogwarts era sempre una continua sorpresa, anche a distanza di anni.
La convocazione di Silente era stata tanto imperiosa quanto può essere un ordine, neanche tanto velato, di un uomo della sua levatura.
Severus abbassò gli occhi. La tensione era notevole ma non voleva mostrarsi preoccupato o apprensivo.
Doveva calmarsi.
Quanto tempo era passato da quando aveva camminato in quelle stanze!
Lo stesso tempo aveva cambiato anche lui, più volte.
D’ un tratto fu di nuovo consapevole del tormento che gli erodeva l’anima, lento e inesorabile come l’alternarsi della marea sugli scogli. Il dolore per la perdita dell'affetto di Lily era ormai sempre un sordo rumore di fondo nel suo essere. L'unica cosa che continuava a tenerlo in vita, e pronto all'azione, era ora la possibilità di salvarle la vita.
Il Signore Oscuro stava tessendo le sue tele in gran segreto, ma Piton non era uno stupido: riusciva a cogliere il terribile lezzo del pericolo mortale a grande distanza.
Non aveva più rivisto Silente da due giorni prima, sul colle ventoso, quando aveva messo se stesso a disposizione del preside di Hogwarts.
- Qualunque cosa...
Sentiva ancora la sua voce echeggiare nella coscienza profonda, mentre pronunciava le parole che avevano sancito un'altra condanna.
Solo che questa volta era una scelta giusta, consapevole, di cui si sentiva fiero e che avrebbe difeso con chiunque a qualunque costo.
La porta si aprì con uno scatto secco e Severus si trovò di fronte allo sguardo chiaro, duro ed indagatore di Silente.
Il viso dell’anziano mago non cambiò la torva espressione mentre la voce ferma lo apostrofava:
- Entra!
Non era certo un gioviale invito, ma un ordine perentorio e senza possibilità di appello, quello che gli veniva rivolto.
Severus si domandò se avrebbe potuto essere il suo nuovo futuro. Se così fosse stato, forse allora, in fondo, non sarebbe poi cambiato molto...
Non appena Silente si scostò, Piton fece un passo appena titubante ed entrò nella stanza.
Non riconosceva l'arredamento e continuava a non capire dove fosse, ma in fondo questo poteva avere tutta questa importanza? Forse ciò che il preside aveva da comunicargli lo era molto di più!
Continuava a pensare di non doversi mostrare teso, ma era difficile arginare l’ansia che gli attanagliava le viscere. Possibile che la sua promessa si rivelasse più gravosa di quanto avrebbe potuto sopportare?
No, per la salvezza di Lily avrebbe davvero fatto, e detto, qualunque cosa!
Notò il gesto veloce della mano e seguì in un'altra stanza attigua l'alta figura magra fasciata dalla veste azzurro cielo.
Un lieve e strano rumore, come un attutito ticchettio, gli entrò nella testa.
L'attimo dopo si ritrovò in un ambiente che ricordava benissimo.
Sospirò di sollievo. Non sapeva perché, ma quella stanza lo inondava di tranquillità, sembrava riuscire a schiarirgli le idee e mettere a fuoco i veri scopi delle azioni da intraprendere.
Non c'era stato molte volte, nel suo iter scolastico, ma per lui la presidenza di Hogwarts era un locale impossibile da dimenticare.
Silente aveva velocemente raggiunto la poderosa scrivania di legno, dietro la quale si era seduto. Gli fece, poi, un altro cenno rigido per invitarlo ad accomodarsi a sua volta, proprio di fronte a lui.
Poco era cambiato dall'ultima volta che era stato lì dentro, per la verità non era variata l'essenza di base del locale. La realtà era che, forse, le scelte compiute avevano cambiato lui e il suo essere se stesso, non la stanza tonda e colma di oggetti in cui si trovava.
Gli occhi neri brillavano nell'osservare i particolari che gli erano sfuggiti nell'ultima visita. Era stato forse nella sua precedente vita?
Ora sapeva ricordare, analizzare e prendere nota di mille piccoli dettagli che una volta non avrebbero neppure attirato la tua attenzione. Proprio la concentrazione, come la prontezza di riflessi, erano decuplicate negli ultimi tempi.
Strano come si evolvessero velocemente le doti che, durante l'esistenza, noi tutti impariamo ad utilizzare per sopravvivere.
Lo stomaco si strinse in un nodo di ferro e ghiaccio mentre si avvicinava alla scrivania, senza trovare la necessaria forza per sedersi.
Rimase quindi in piedi, di fronte al piano di legno scuro e liscio.
Il cuore batteva in modo forsennato e Severus si augurò che Silente non lo sentisse: se ne vergognava. Non era più uno scolaretto alle prese con un rimbrotto per il suo comportamento! Eppure il motivo che lo aveva portato fin lì era fin troppo importante per non essere nemmeno nervoso!
I presidi, nei dipinti sparsi per tutta la stanza, fingevano di dormire. Forse credevano che, così facendo, potesse sentirsi meno osservato?
Non era sicuro che potessero avere per lui una così grande considerazione, oltre al fatto che si trattava di una situazione che poteva metterlo in particolare disagio. Non certo dopo essere stato al cospetto del Signore Oscuro! Nulla era come sentirsi chiuso in una stanza, unica preda di lupi affamati. Quella era ormai, da parecchio tempo, la sua vita quotidiana…
Girò gli occhi e si trovò a fissare i due immoti, e gelidi, laghi azzurri che lo scrutavano da dietro gli occhiali a mezzaluna.
- Ti starai chiedendo perché ti ho fatto venire qui...
La voce cristallina del preside mise fine al ticchettio, provocato da Fanny che becchettava il suo osso di seppia. Un paio di presidi smisero di russare con un gran colpo di tosse.
Severus sostenne lo sguardo:
- No. Suppongo che Lei voglia da me delle spiegazioni. Il nostro ultimo colloquio si è tenuto in un luogo non proprio adatto alle conversazioni...
Il preside intrecciò le lunghe dita davanti a sé sulla scrivania ed emise un lungo sospiro. Poi continuò:
- Il tuo signore ti ha dunque lasciato libero oggi?
Severus ebbe un breve scarto, ma riuscì a trattenersi. Continuava ad odiare di essere chiamato schiavo, anche se quello era il suo attuale stato. Un'improvvisa ira si impossessava di lui in un attimo, ogni volta. Era quasi riuscito a farlo reagire in modo inconsulto. Doveva dominarsi, non era venuto per perdere questa partita.
Strinse subito i pugni, lasciando le braccia tese lungo i fianchi.
Si trattava di un’attitudine ormai familiare, che gli permetteva di tenere a bada i suoi tumultuosi sentimenti quando provocato. Spesso arrivava a stringere così forte i pugni che le unghie penetravano la tenera pelle del palmo.
Si costrinse a non reagire, cercando di restare calmo. Era lì per chiedere un favore, per supplicare se fosse stato necessario, non era nella giusta posizione per lasciare libero sfogo al suo carattere permaloso.
Controllò la voce prima di rispondere:
- Lui non sa in ogni minuto dove ci troviamo.
Si era sentito insultato, ma non era il momento di dar sfogo all'orgoglio personale, che non aveva mai smesso di provare. Ora doveva solo calmarsi e dimostrare la propria determinazione. Con voce ferma continuò:
- In ogni caso avrei corso ogni rischio pur di mantenere la parola data.
Gli occhi di Silente non lasciavano i suoi.
Il mago a capo di Hogwarts sembrava conoscerlo a fondo. Sembrava sapere, sentire ogni cosa.
Il Signore Oscuro non chiedeva permesso quando sondava le menti dei suoi seguaci per trovare menzogne o tradimenti. Neanche Silente lo avrebbe fatto, ne era sicuro. In fondo non lo rispettava abbastanza per tributargli l'onore di domandare. Severus aveva deciso che lo avrebbe in ogni caso lasciato fare: aveva bisogno che il preside gli accordasse la sua fiducia.
Attese per alcuni minuti, ma non successe nulla.
Il mago vestito di nero restò in piedi, nella sala rotonda, resistendo immobile all'impenetrabile sguardo azzurro.
Passarono altri minuti e Silente spezzò il silenzio:
- Cosa ti fa pensare che davvero ti aiuterò?
La voce profonda di Piton rispose lentamente:
- Non deve aiutare me. Deve proteggere lei... loro.
Un luccichio sinistro apparve negli occhi chiari:
- Ma perché io faccia questo, tu dovrai aiutare me, per sempre.
Severus comprese le implicazioni racchiuse in quelle poche parole: presto, molto presto, sarebbe stato il servitore di due padroni.
Un lieve sorriso gli apparve sulle labbra.
Se questo era quello che doveva affrontare per salvare la vita a Lily, allora avrebbe perso la sua anima in quell'intento.
Il pensiero degli occhi verdi che sorridevano di nuovo, senza paura, gli riempì il cuore e comprese che nient’altro era importante, men che meno la sua vita.
Silente tornò a parlare con l'acciaio nella voce:
- Sei pronto?
Gli occhi neri di Severus divennero due fessure di lucida ossidiana, forgiata dal fuoco.
Nessuno doveva pensare a lui come a un codardo, men che meno l'uomo da cui dipendeva la vita della donna che amava.
- Potrei raccontarle cosa ho visto negli ultimi mesi, potrei descrivere le prove di dolore cui sono stato sottoposto, potrei anche mostrarle ciò che mi ha lasciato sulla pelle l’esperienza da cui provengo… ma potrebbe non fidarsi! Forse troverebbe più interessante se dovessi parlarle degl'innumerevoli maledetti banchetti cui ho dovuto partecipare, festini colmi di frutti proibiti e di corrotte abitudini, potrei anche far appello alla sua clemenza per ciò di osceno e lascivo ho dovuto osservare, ma non vorrei inquietarla troppo… Il Male non è un compagno fedele e io ho già consumato totalmente ogni mia aspettativa e tutta la mia indignazione, ora mi rimane solo il disgusto. Questo forse può essere più semplice da accettare?
D'un tratto il silenzio che aveva regnato sovrano, fino a quel momento, fu spezzato da una serie di voci che si alzarono dai ritratti tutt'intorno a loro.
- Assassino!
- Rinnegato!
- Come ti permetti di parlare così al preside di Hogwarts?
- Impostore e Mangiamorte!
Severus deglutì e abbassò la voce che divenne un sussurro, ma restò udibilissima nel clamore del momento:
- Anche se sono un traditore non sono mai stato un codardo. Potrei risponderle almeno altre mille volte sempre la stessa cosa: sono pronto.
Poi girò su se stesso e alzò la voce, profonda e cupa, per rispondere alle accuse:
- Ora non sto cercando assoluzione, o perdono per le cose che faccio. Sono un Mangiamorte? Sì, non l'ho mai negato. - Alzò con un gesto fluido la manica della giacca nera che gli copriva il polso sinistro, mostrando a tutti il Marchio Nero, nitido e scuro, che campeggiava sulla sua pelle bianca, contorcendosi in un nodo di malefica schiavitù. - Questo non potrebbe permettermi di negare assolutamente nulla. Eppure non chiedo altro che di venir messo alla prova. Io ho sempre mantenuto le mie promesse.
Tornò a voltarsi, abbassando la voce e rivolgendosi a Silente:
- Ho sbagliato, Professore.
La voce era incrinata, quasi stanca e aveva tremato appena. Severus sperava che Silente non si fosse fatto ingannare e ci avesse letto tutto il rispetto per la sua persona, che da sempre albergava nel suo cuore: lo riteneva un mago di grande potenza. L’ammirazione per il suo esempio morale era stata corrotta dalla infinita e ambiziosa sete di conoscenza che, non più trattenuta da un sentimento ormai calpestato e reciso, lo aveva portato su un sentiero oscuro e impervio.
La colpa divenne un maglio ardente e si ritrovò solo e vinto.
La lacrime pungevano, ma si sforzò di ricacciarle indietro: un uomo non piange.
Lo diceva sempre sua madre, di solito subito prima che suo padre passasse alle maniere forti.
Con un gesto della mano cercò di acquietare il rumore delle voci arrabbiate che riverberavano intorno a lui.
- Ho sbagliato. - Ripeté a voce più alta per farsi udire anche nell’angolo più remoto della stanza.
Al rumore sconosciuto Fanny scartò appena, con un verso gutturale, voltandosi di spalle verso il nuovo arrivato. Severus continuò a parlare con voce ruvida:
- Chi non l’ha mai fatto?
Deglutì, per far sparire la sensazione di avere carta vetrata al posto della lingua. Inspirò a fondo, per cercare di allentare il nodo che gli serrava lo stomaco e la gola, chiuse per un momento gli occhi per tornare alla calma che gli avrebbe permesso di superare questo esame.
Perché era questo che stava subendo.
Non poteva fare a meno di pensare che quella provocazione non fosse stata inscenata da Silente a bella posta, per metterlo a disagio, per osservarlo sotto pressione psicologia, per decidere se voleva davvero fidarsi di lui.
In fondo poteva essere che l'anziano preside avesse metodi diversi, ed ancor più subdoli, del Signore Oscuro per indagare sui suoi scagnozzi...
Ora invece toccava a lui dimostrare il suo valore, nessuno poteva farlo al posto suo.
Schiarì la voce e scandì le parole per evitare di essere in alcun modo frainteso. Restò fermo in mezzo alla stanza e fisso gli occhi scuri in quelli chiari dell'uomo davanti a sé. Era poi lui che doveva convincere:
- Non sono ciò che mio padre voleva che diventassi... forse solo ciò che sapeva sarei diventato. - L'amarezza insita in quella riflessione lo fece rabbrividire, ma continuò - Non ho mai detto di essere innocente o senza peccato alcuno. So per certo che la moralità comune mi disapproverebbe, anche la stessa decenza mi guarderebbe dall'alto in basso, ma io non sono qui per me. In fondo sono le mie colpe, gli errori che ho commesso nella mia vita che hanno provocato ciò che adesso vorrei non succedesse. Non ho alcuna attenuante e non mi nasconderò dietro a quelle che potrebbero essere vane scuse. Io ho creato il mio destino. In tutto questo però non ho calcolato quanto la mia esistenza potesse essere intrecciata a quella di altre persone, cui non ho mai inteso nuocere.
Il cuore in tumulto gli rendeva il respiro ansimante. Tacque per qualche istante, solo per riprendere fiato.
- Ora che il danno è fatto, sento che è mio dovere riparare le mie avventate decisioni. E se il destino del capro espiatorio sarà ciò che mi aspetta, io lo accoglierò con gioia, perché questo è solo ciò che merito.
S’interruppe solo per una frazione di secondo, mentre le voci dei ritratti si acquietavano, ma riprese poco dopo, a voce ancora più alta:
- Ora posso garantire a voi, che vi sentite il mio giudice e i miei giurati, che le mie intenzioni non avrebbero potuto essere più pure. Non ci sono state trame ordite per nuocere a nessuno, non ho complottato con il Male per arrivare a questo. Assassino? Sì, lo sono diventato, perché negare? Rinnegato? Sì, anche di questo mi sono macchiato e mi sto macchiando di nuovo, anche se vorrei aver scelto per il bene, almeno questa volta. Il mio caso è così facile, semplice da giudicare: ho sbagliato. Ho bisogno di redenzione e aiuto, ma prima di ogni altra cosa ho bisogno di sapere che le vite che ho messo in pericolo per una scelta sbagliata, che mai avrebbe dovuto appartenermi, possano essere salvate. Devo saperlo!
Silente lo fissava con il mento appoggiato alle mani intrecciate davanti a sé, senza un movimento, senza che nulla lasciasse trapelare ciò che nella brillante mente stava accadendo.
Severus si sentì perso. Se non fosse riuscito a convincerlo Lily sarebbe morta!
La disperazione lo travolse e dovette trattenersi dal crollare in ginocchio a supplicare. Non sapeva perché, ma sentiva che sarebbe stata la cosa più sbagliata da fare. Sul colle ventoso aveva già dato spettacolo di se stesso e gli sembrava che ora Silente cercasse ben altro.
In un moto inconsapevole raddrizzò le spalle e alzò il mento.
Sono un uomo, so cosa posso dare in cambio.
- Lei sa cosa ho nel cuore. Lei può sondare la mia mente, io non ho i mezzi per impedirle di farlo... - L'anziano mago continuava a fissarlo senza muovere un solo muscolo. - Sono qui davanti a Lei, e a tutti i suoi predecessori, per prestare un solenne giuramento: io onorerò l'impegno preso. Sarà suo compito togliermi la vita nell'attimo stesso in cui avrà un solo dubbio sul mio operato o sulle mie intenzioni. Io sarò ciò che Lei vorrà che io diventi. Nulla di più, nulla di meno.
Lasciò che l'eco delle sue parole si spegnesse nella stanza.
Poi abbassò di nuovo la voce, rendendola un basso mormorio che Silente poteva udire chiaramente:
- Io l'ho sempre stimata. Ho scoperto di rispettarla profondamente perché nelle sue parole, pur trovando disprezzo e odio, sdegno e disgusto, non ha mai dato un giudizio. Pur senza rispetto alcuno della mia vita, non ha mai giudicato le mie scelte.
Non riuscì a continuare. Il respiro irregolare tradiva la sua agitazione e tenne basso lo sguardo per non mostrare le lacrime che spingevano per abbandonare il rifugio sicuro delle palpebre. Riprese forza e continuò:
- Non merito nulla, Professor Silente. Ora l'unica mia ragione di vita è sapere che ha potuto fare qualcosa...
Il silenzio ripiombò nella stanza, anche Fanny sembrava pietrificata.
Piton strinse ancor più forte i pugni e, fissando le iridi chiare senza nascondere più nulla allo sguardo indagatore dell'anziano mago, riprese a parlare:
- Non cerco alcuna giustificazione alle mie azioni, passate e presenti. Voglio cambiare il mio futuro, ma, prima di giungere a qualsiasi conclusione, la prego, si metta nei miei panni. Provi a percorrere con me parte del mio cammino: inciamperà nelle mie impronte, ritroverà le tracce di come ho vissuto, di come sono potuto arrivare a commettere errori tanto grossolani e banali. Troverà le motivazioni che mi hanno spinto sul sentiero sbagliato e quelle che mi hanno fatto ritrovare la ragione dopo averla smarrita. Ci sono tante esperienze in me, ci sono scelte e imposizioni, ci sono sentimenti logori ed altri mai sfruttati, speranze deluse e calpestate, sicurezze spazzate via dal vento dell'esistenza. Provi a scandagliare la mia mente, troverà ciò che mi ha spinto. Provi per pochi attimi a prendere il mio posto, a rispettare gli stessi miei appuntamenti, a entrare nel mio mondo. Forse giungerà a comprendere, anche se non a condividere o giustificare, le strade che ho percorso.
Uno strano luccichio negli occhi azzurri lo interruppe, ma riprese quasi subito:
- Le garantisco che non tornerò mai più sui miei passi. Gli errori del passato sono chiarissimi davanti a me. Non ho diritti, ma ho moltissimi doveri da assolvere.
Mi impegno a farlo per ogni giorno che mi resta da vivere. Non sto cercando una coscienza più pulita o pace mentale dopo quello che ho passato, conosco le mie colpe e non sto cercando di nascondergliele, ma voglio che il mio futuro possa riscattare il mio passato. Da questo momento in avanti sono un uomo nuovo. Voglio essere ciò che ho sempre sognato di diventare.
In due passi fu davanti alla scrivania, poggiò con furia le mani e si protese verso il preside, che ancora non si era mosso:
- E prima di parlare di qualsiasi pentimento, che c'è, che esiste e farà parte di me, mi dilanierà fino alla fine dei miei giorni, la prego, legga dentro di me come so che sa fare e provi a mettersi al mio posto...
La voce si spense, come un rumore nel vuoto.
Severus rimase immobile con gli occhi fissi nel ghiaccio di quelli dell'anziano mago. Il brillio si intensificò e il preside si alzò in piedi in silenzio, fronteggiando il giovane mago vestito di nero, dal viso sconvolto e tirato.
Severus aveva il respiro corto e le mani tremavano: aveva messo tutto se stesso in quelle parole! Silente avrebbe capito cosa lo muoveva? Sperava con ogni fibra del suo essere di riuscire a convincere l’uomo che avrebbe avuto il potere di aiutarlo a cambiare il futuro.
Doveva farlo per riscattare se stesso e il suo passato, anche se avesse dovuto impiegare tutta la sua miserevole vita per farlo!
Il preside lo fissò solo per qualche altro secondo, poi si mosse lentamente, arrivando a lato di Severus, senza interrompere mai lo scambio di sguardi:
- Ragazzo mio, ho ben altri metodi per conoscere le vere intenzioni di chi si rivolge a me per aiuto o protezione. La tua esperienza a riguardo non può che essere fallace e parziale, credimi.
Il tono divenne più duro. A Severus sembrò che il preside fosse divenuto, in pochi secondi più alto e più imponente che mai.
- Sono in grado di riconoscere le intenzioni senza violare la mente altrui con inutili giochi di potere.
Il viso serio incuteva reale timore e Piton fu quasi certo che il suo compito si sarebbe esaurito di lì a poco, quando Silente avrebbe provveduto ad ucciderlo senza troppe domande o risposte.
Invece continuò a parlare, senza che la bacchetta fosse nemmeno estratta:
- Lily Evans e la sua famiglia sono sotto protezione dal nostro ultimo incontro.
Il pianto gli incrinò la voce quando Severus, dopo qualche momento, riuscì a formulare un tremante:
- Grazie...
Inaspettatamente Silente gli si parò davanti. In un momento il cipiglio battagliero fece posto ad un amabile sorriso, che illuminò i limpidi occhi chiari:
- Non ho bisogno di conoscere il tuo passato o il tuo presente, per quanto ne abbia una vaga idea, per predire il tuo futuro, Severus. Resterai con me e mi aiuterai. Il tuo nuovo ruolo sarà quello di doppiogiochista e credo tu ne abbia una indubitabile stoffa... - Una risatina beffarda interruppe la frase. - In ogni caso avremo tempo, molto tempo, per conoscerci e cercare di collaborare al meglio per risolvere questa situazione. Non vedo nulla di buono nell'immediato futuro, ma a lungo termine è tutto ancora così confuso che potrebbe esserci modo per tutti e due di rimediare ai nostri più gravi errori.
Le lunghe dita di Silente strinsero appena l'avambraccio di Severus.
Le iridi celesti affondarono ancor più profondamente negli occhi neri.
Restò incredulo e immobile, consapevole di una nuova, ardente luce di speranza che gli brillava negli occhi. Si sentiva infinitamente grato e non nascose le lacrime nate in una frazione di secondo nel suo sguardo.
Il sorriso che affiorò sul viso dell’anziano mago fece comprendere a Severus, senza bisogno di altre parole, di essere riuscito a convincere il suo vecchio nemico.

FINE

 
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