Il Calderone di Severus

6.2. Richard Wagner, In occasione del bicentenario dalla nascita

« Older   Newer »
  Share  
Alaide
view post Posted on 7/12/2012, 16:02 by: Alaide
Avatar

Pozionista

Group:
Severus Fan
Posts:
3,086

Status:


Continuo e concludo l'analisi di Lohengrin. Nel secondo atto non ci sono ascolti, perché non sono riuscita a trovare nulla che mi convincesse.


ATTO II

Il castello di Anversa. In fondo alla scena, nel mezzo, il Palas (abitazione dei cavalieri), a sinistra, sul proscenio la Kemenate (appartamento delle dame); a destra, sul proscenio, l’ingresso della chiesa, e direttamente dietro il portale del castello. È notte. Le finestre del Palas sono illuminate; dal Palas esce una musica esultante, suonata da corni e tromboni.
Sui gradini della chiesa siedono Friederich e Ortrud, ambedue vestiti poveramente in abiti scuri. Ortrud con le braccia appoggiate sulle ginocchia, fissa le finestre illuminate del Palas. Friedrich tiene lo sguardo cupo rivolto a terra

Qui la didascalia introduttiva del secondo atto che si apre sulla coppia “oscura” Friedrich/Ortrud. Analizzando però il testo ci si rende conto che Ortrud ha incatenato alla sua volontà Friedrich, il quale, pur cercando di ribellarsi, di accusarla, non può fare altro – perché ormai privo di una volontà propria (quasi fosse sotto Imperius) – che seguire il volere della moglie. L’ha già fatto sposandola, quando egli desiderava sposare Elsa, che l’ha però rifiutato; l’ha già fatto accusando Elsa dell’omicidio del fratello, lui che di Elsa dovrebbe essere il tutore ed il protettore.
L’uomo, quindi, all’inizio dell’atto si scaglia contro la moglie, accusandola di essere la causa di tutti i suoi mali:
Donna infernale, che cosa mi tiene ancora
Avvinto a te? Perché non ti lascio sola
Per fuggire lontano da qui, lontano.
Là dove la mia coscienza ritroverà la pace!
Per colpa tua ho dovuto perdere
Tutto il mio onore, tutta la mia gloria,
mai più riceverò lodi,
l’onta ha coperto il mio lignaggio!

Ortrud, ascoltando le parole del marito non si sposta mai, rimane ferma, nella posizione descritta da Wagner, mentre Friedrich è straziato da quello che ha fatto, dal disonore che ora lo ricopre, lui che, un tempo, era considerato un uomo giusto ed onesto, un eroe. Si può immaginare che Ortrud abbia approfittato del momento in cui Elsa ha rifiutato le profferte amorose di Friedrich (vorrei ricordare che Elsa è una ragazza e che, con ogni probabilità, si è sentita tradita, quando l’uomo scelto da suo padre, come suo tutore, ha iniziato a guardarla con altri occhi, rispetto a quelli di una figura paterna) e del giorno in cui Gottfried è scomparso. Ortrud ha quindi legato a sé Friedrich per poter distruggere Elsa, raggiungere il potere e dominare il Brabante grazie alla sua magia nera. Ortrud ha convinto Friedrich della colpevolezza di Elsa e a convincerlo che tramite lei sarebbe giunto a dominare il Brabante.
Non mi mentisti, dicendo che dal tuo selvaggio castello
Hai visto compiersi il delitto
Nel cupo bosco a te vicino,
vedesti Elsa stessa annegare
il fratello nel lago? Non fosti tu
ad irretire il mio cuore superbo, con la profezia
che un giorno l’antica stirpe dei Radbod
sarebbe rifiorita e avrebbe regnato sul Brabante?

La stirpe di Radbod è quella a cui appartiene Ortrud e che lei vuole riportare sul trono del Brabante.
Friedrich le rinfaccia quindi la menzogna, le rinfaccia di averlo mandato in duello – fondato sul giudizio di Dio – dove avrebbe sicuramente perso. Al che Ortrud ribatte dicendo che il cavaliere del cigno è in realtà più debole di quanto Friedrich non pensi e che tutto sta racchiuso nel suo segreto:
Io ti dico: s’egli è costretto
A svelare il suo nome e la sua origine,
l’intero suo potere svanisce
un potere, concessogli tramite la magia.

Si manifesta quindi il piano di Ortrud, ovvero quello di risvegliare in Elsa il sospetto. Ortrud ha compreso perfettamente quale sia la più grande paura di Elsa ed intende usarla a suo favore. Vuole fare sì, quindi, che Elsa ponga le domande al cavaliere. E spinge anche Friedrich verso un’altra opportunità.
Se a colui che trae forza dalla magia,
si riesce a strappare una parte,
anche minima del suo corpo,
egli immediatamente
si rivelerà, così com’è senza potere.

Porta, quindi, subito dopo, Friedrich a credere di essere stato sconfitto con l’inganno e non già in uno scontro onorevole (in realtà il cavaliere non usa la magia nel duello, ma Friedrich è troppo accecato dalle parole della moglie per pensarci). Lo convince, quindi nuovamente a credere che Elsa abbia ucciso il fratello e di conseguenza a desiderare di vendicarsi per l’onta che grava sul suo nome. Friedrich, quindi, nonostante il tentativo di liberarsi dall’influenza di Ortrud è totalmente succube di lei, dal momento in cui decide di sposarla ed accusare Elsa.
È la stessa Elsa ad apparire poco dopo sul balcone, colma di felicità per l’imminente matrimonio con l’uomo da lei amato solo a vederlo in sogno. Friedrich e Ortrud la notano. La donna fa allontanare il marito per poter rimanere sola con Elsa, poi chiama la ragazza. La giovane è spaventata e tenta di allontanare Ortrud, ma quest’ultima finge di essere una povera derelitta che non ha mai fatto nulla ad Elsa, che Friedrich ora è terribilmente pentito per l’accusa che le ha volto, le dice di essere misera ed infelice, sposata con uomo ricoperto di onta, ma pentito.
In poche parole, convince Elsa della sua buona fede ed Elsa che è una ragazza decisamente ingenua alle volte, decide di uscire dal castello per farvi entrare Ortrud.
Questa rimasta sola invoca la sua vendetta e chiede benedizione, agli antichi dei, per il suo inganno.
Elsa, che la trova ai suoi piedi inginocchiata, gli si avvicina e decide di chiedere l’indomani al cavaliere di poter perdonare Ortrud e Friedrich. Ortrud si dimostra riconoscente e dice ad Elsa che può fare una sola cosa per ricambiarla.
Inizia così ad insinuare il dubbio nella giovane:
Se tu potessi comprendere
L’origine strana di quest’uomo;
ch’egli mai possa abbandonarti,
così come è giunto – per mezzo della magia!

Ecco quindi evocata la paura di Elsa: l’abbandono. In fondo la ragazza ha vissuto una serie di “abbandoni”. I suoi genitori (forse prima la madre, poi il padre) sono entrambi morti, lasciandola sola, minorenne (altrimenti non avrebbe avuto bisogno di un tutore, ma sarebbe stata lei la reggente del Brabante) con un uomo che si è rivelato diverso da quello che lei credeva: non un tutore, non una figura paterna, ma qualcuno che voleva sposarla, quindi ha vissuto la perdita dell’unica figura “adulta” (Elsa è un’adolescente. Avrà – come molte protagoniste d’opera – tra i 14 e i 16 anni) che poteva sostituire la figura paterna. Poco dopo è sparito il fratello, mentre passeggiavano nei boschi. Lei si è distratta e lui è scomparso. Prova il senso dell’abbandono del fratello che ama e, allo stesso tempo, il senso di colpa per essere la causa di questo abbandono. Senso di colpa, probabilmente, acuito dalle accuse che le sono state rivolte.
Quindi Ortrud gioca la sua carta migliore. È arrivato il cavaliere, l’uomo di cui Elsa è innamorata, un uomo però legato da un vincolo che lo costringe a far promettere ad Elsa di non chiedergli mai nome, origine e stirpe, perché questo equivarrebbe ad un altro abbandono. Ortrud sovverte le parole del cavaliere, lasciando intendere ad Elsa che proprio quel divieto renderà più facile al cavaliere abbandonarla.
Alle parole di Ortrud, in questo momento, comunque, Elsa reagisce decisa, dicendo di aver assoluta fiducia nel cavaliere, ma questa fiducia sta già iniziando ad incrinarsi. Accetta comunque che Ortrud entri nel palazzo, perché è sinceramente convinta del pentimento della donna.
La notte lascia il posto all’alba, le porte del Palas si aprono, escono i trombettieri del re che suonano l’appello. I servi si occupano delle loro faccende, poi, alla fine, arrivano i nobili ed i soldati, colmi di gioia, ancora festosi per gli eventi del giorno precedente. Pronti a festeggiare, come dice l’araldo, le nozze tra il cavaliere ed Elsa, pronti, il giorno successivo ad andare in battaglia, seguendo il re e il cavaliere, giunto come un prodigio il giorno precedente.
In tutto questo giubilo, si fa avanti Friedrich, il quale, accompagnato da quattro nobili, tenta di insinuare il dubbio circa le reali intenzioni del cavaliere, ma gli altri uomini lo allontanano.
A questo punto esce Elsa, pronta per andare in chiesa e sposarsi. Dietro ad Elsa c’è Ortrud, la quale si rivolge ora in maniera orgogliosa alla ragazza, dicendole che lei non vuole seguirla in quella maniera, né strisciare sempre davanti a lei. E gioca subito dopo la sua seconda mossa per instillare il dubbio in Elsa.
Se un falso giudizio ha condannato il mio sposo,
il suo nome ha avuto in padri grande onore;
fu chiamata uomo di altissima virtù,
si conosceva, si tramandava la sua valorosa spada.
Lo sposo tuo, dimmi, chi lo conosce?
Tu stessa il suo nome non potrai mai dire!
[…]
Puoi nominarlo, puoi dirci
Se egli è di stirpe nobile e degna?
Da dove lo portarono le acque?
Quando ti lascerà e dove egli dovrà andare?
Ah no! Questo sarebbe per lui funesto –
Così l’astuto cavaliere ha proibito di chiederglielo!

Elsa reagisce dando della calunniatrice ad Ortrud, ma le parole, per quanto Elsa sembra non volerlo dare a vedere, sono scese nel suo animo, soprattutto, naturalmente, quelle relative all’abbandono. Elsa ha paura di perdere il cavaliere, come ha perduto le altre persone che ha amato: i genitori ed il fratello.
Ortrud continua mettendo in dubbio la purezza d’animo del cavaliere, sottolineando ancora una volta come sia impossibile sapere se egli sia veramente nobile come dice, se non si ha chi sia e da dove venga, senza che Elsa gli ponga la domanda.
Le parole di Ortrud vengono interrotte dall’arrivo del re e del cavaliere. Elsa vedendo l’uomo che ama e che teme di perdere, si getta tra le sue braccia, chiedendogli protezione da Ortrud.
Il cavaliere, pur spaventato – o almeno io credo che l’uomo sia spaventato a questo punto. Vede Elsa che piange tra le sue braccia, in preda al panico, può ben immaginare che cosa le abbia detto Ortrud. Quindi è terrorizzato all’idea che il suo sogno d’amore possa infrangersi -, si mostra deciso e sicuro, credo, proprio per nascondere le sue paure.
Allontanati da lei, donna sciagurata!
Qui non potrai mai vincere!
(si volta dolcemente verso Elsa)
Elsa, dimmi,
essa riuscì ad avvelenarti il cuore?

La domanda del cavaliere rimane senza risposta ed egli non insiste, forse perché non vuole sentire la risposta e vivere nell’illusione che Elsa si fidi di lui al punto da ignorare le parole di Ortrud. Eppure i due innamorati, seguiti dal re e dagli altri, si avviano verso la chiesa, ma Friedrich si para davanti al corteo ed accusa il cavaliere, accusandolo di stregoneria e ripetendo le parole che insinuano il dubbio su di lui.
Che si disperda come polvere davanti al soffio di Dio
Il potere che guadagnò per mezzo dell’astuzia!
Quanto a torte conduceste il giudizio
Che mi rubò l’onore,
perché una domanda gli risparmiaste
quand’egli giunse a combattere!
Ora non impedirete la domanda,
perché gliela porrò:
nome, rango e meriti i gli domando,
ad alta voce, davanti a tutti!
Chi è costui che giunse alla riva,
guidato da un cigno selvatico?
Chi si serve di tali creature magiche
La sua purezza io la considero inganno!
S’egli potrà smentire l’accusa,
sarò stato condannato giustamente,
se no, vedrete
che la sua purezza non è ciò che sembra!

Il cavaliere risponde dicendo che non è a Friedrich che deve la risposta, né al re. Può solo respingere i dubbi dei malvagi, ma senza rispondere alle sue domande, perché solo una persona può porgli quelle domande: Elsa. Nel momento in cui si volta verso Elsa la vede tremante e dibattuta e si preoccupa, esclama Elsa, come la vedo tremare!. Credo che il cavaliere sia spaventato, ancora più di prima, che veda il suo desiderio di essere amato infrangersi, desiderio d’essere amato per quello che è realmente e non per quello che rappresenta per gli altri, di non essere visto come un eroe puro, ma come un uomo. E l’unica strada che ha, come si vedrà nel terzo atto, è proprio quella di non rivelare chi egli sia, perché allora non vi sarà amore, perché allora dovrà abbandonare per sempre, al donna che ama con tutto il suo cuore.
Tutti si interrogano sul segreto del cavaliere. Egli interroga Elsa e le chiede se si sia stata sedotta dalle parole di Ortrud. Elsa giunge alla conclusione che non può chiedergli di rivelare al mondo il suo segreto perché forse questo lo metterebbe in pericolo, ma è chiaro che il dubbio si è ormai insinuato in lei, per quanto il cavaliere speri, preghi, si aggrappi alla speranza che il cuore puro e buono di Elsa non arrivi a conoscere il dubbio.
I due innamorati vengono separati dai cavalieri che inneggiano, alla fine, al cavaliere, dopo che il re ha detto di aver fiducia in lui. Elsa viene fermata da Friedrich che ancora una volta tenta di insinuare il dubbio, dicendole questa volta che se gli permetterà di recidere la punta del dito del cavaliere, questi non l’abbandonerà mai. Ma Elsa è sconvolta, fino a che il cavaliere non le si avvicina.
Il cavaliere a questo punto si rivolge ad Elsa, mettendo a nudo le sue incertezze, la sua paura, la paura che, alla fine, Elsa non si fidi di lui, che alla fine l’amore non sia più potente del dubbio:
Elsa, levati! Nelle tue mani,
nella tua fiducia sta il pegno di tutta la nostra felicità!
Il dubbio non lascia in pace il tuo cuore?
Vuoi pormi la domanda?

Elsa gli risponde che il suo amore è più forte di ogni dubbio. Ed il cavaliere le crede o vuole crederle perché l’ama e non vuole perderla, perché non vuole vedere che il suo sogno, il suo desiderio più intimo si sta per infrangere.


ATTO III
La stanza nuziale. Sul centro, in fondo alla scena, il letto nuziale, riccamente adornato; sotto una finestra aperta, un sofà basso. Si sente della musica provenire dal retroscena; all’inizio si ode un canto lontano che man mano si fa più vicino
E’ la prima notte di nozze di Elsa ed il cavaliere. I due sposi vengono accompagnati nella stanza nuziale, com’era effettivamente usanza nel Medioevo, ed il canto che si ode è una marcia nuziale (per l’esattezza la marcia nuziale che viene, per lo più, suonata ai matrimoni). L’inizio dell’atto è quindi un inno all’amore e alle nozze tra i due innamorati che rimangono poi finalmente soli.
Si apre qui uno degli snodi centrali dell’opera, che è un lungo confronto tra Elsa ed il cavaliere, un confronto che porterà inevitabilmente verso il finale dell’opera:

IL CAVALIERE
Il dolce canto svanisce; siamo soli,
soli per la prima volta da quando ci siamo incontrati.
Ora saremo nascosti al mondo,
nessuno origliando turberà i saluti del nostro cuore.
Elsa, mia moglie! Dolce e pura sposa!
Dimmi, ora sei felice!

ELSA
Come sarei insensibile a chiamarmi soltanto felice,
ora che sono piena di gioia celeste!
Sento ardere per te così dolcemente il cuore,
respiro le gioie che soltanto Dio concede;
mi sento ardere per te così dolcemente il cuore,
respiro le gioie che soltanto Dio concede!

IL CAVALIERE
Se tu, nobile sposa, puoi dirti felice,
allora donami la gioia celeste!
Sento ardere per te così dolcemente il cuore,
respiro le gioie che soltanto Dio concede.


All’inizio pare esserci una perfetta simbiosi tra i due innamorati, una perfetta felicità nell’essere finalmente soli, insieme. Poi il discorso si sposta verso l’essenza del loro amore, un amore nato immediatamente, al solo pensarsi.


IL CAVALIERE
Quant’è nobile l’essenza del nostro amore!
Prima ancora di vederti, avevamo presagito il nostro amore!
E quanto sono stato eletto tuo campione,
fu l’amore a guidarmi da te:
dai tuoi occhi appresi la tua innocenza –
quello sguardo mi rese schiavo della tua grazia.

ELSA
Ma io ti avevo già visto,
mi sei apparso nel sogno meraviglioso;
quando nella veglia ti ho visto starmi davanti,
ho riconosciuto in te l’inviato di Dio.
Volevo allora sciogliermi al tuo sguardo,
avvolgerti i piedi come un ruscello,
come un fiore profumato in un campo,
avrei goduto piegandomi al tuo passo.
È questo soltanto amore? Come si chiama,
questa parola, così indicibilmente divina
come il tuo nome che, ahimé non potrò mai sapere,
che non potrò mai usare per rivolgermi al mio amato!


Ed ecco che dopo le parole d’amore che non riescono ad esprimere l’amore che lega Elsa ed il cavaliere, giunge il tema del nome del cavaliere, il tema del dubbio e della paura dell’abbandono, qui ancora citato in maniera innocente, en passant, ma subito colto dal protagonista che tenta di bloccare Elsa, chiamandola per nome.

IL CAVALIERE
Elsa!

ELSA
Quanto dolce suona il mio nome sul tuo labbro!
Non mi concedi di udire il nobile suono del tuo nome?
Soltanto quando saremo condotti nella calma dell’amore
Mi permetterai di pronunciarlo!

IL CAVALIERE
Mia dolce sposa!

ELSA
Quando saremo soli, quando tutti dormiranno;
non giungerà mai all’orecchio del mondo!


Il tema del nome si fa sempre più pressante, così come i tentativi per ora timidi da parte del cavaliere di fermare Elsa, di convincerla ad abbandonarsi unicamente al loro amore, senza pensare ad altro. E così farà subito dopo, indicando i fiori ed i profumi della notte, in modo da darle allo stesso tempo ad intendere quanto lui l’ami, al di là di chi lei sia, della stirpe di Elsa. Egli l’ha amata al solo vederla, senza chiederle nulla, unicamente perché si è fidato di lei, della sua innocenza.

IL CAVALIERE
Non respiri tu con me i dolci profumi?
Oh! come grati essi inebriano i sensi!
Misteriosamente essi s'appressano attraverso l'aria,
al loro incanto io mi concedo senza domandare...
Così è l'incanto che mi ha congiunto a te,
quando io, o mia dolce sposa, ti ho vista la prima volta;
non ho sentito il dovere di chiederti la tua stirpe;
te vide il mio occhio... te comprese il mio cuore.
Come i profumi mi inebriano quietamente i sensi,
anche se giungessero da una notte misteriosa:...
così la tua purezza doveva inebriarmi
anche se ti ho trovato in sospetto di una grave colpa.


Ma le paure di Elsa sono più forti di qualsiasi rassicurazione del cavaliere, la paura dell’abbandono è grandissima ed Elsa non riesce a resistere, non riesce a sentirsi rassicurata. Al contrario, non si sente degna dell’amore incondizionato dell’uomo. E questo suo sentirsi indegna, emerge dalle sue parole, così come emerge la sua paura, sottesa, mai espressa, ma sempre presente. Vi faccio infine notare come, mentre Elsa parla, compaia il tema che il cavaliere ha usato per chiederle di giurare di non porgli le domande.

ELSA
Ah! s'io potessi apparire degna di te
e non soltanto perdermi di fronte a te;
se potesse un mio aiuto congiungermi a te,
se potessi io vedermi in pena per te!
Come tu mi hai trovata gravata da una tremenda accusa,
ah! così io potessi sapere che tu sei in pericolo;
potrei tollerare coraggiosamente la pena,
se potessi conoscere un pericolo che ti minaccia!...
Di che natura sarebbe mai il segreto,
che la tua bocca a tutto il mondo tace?
Forse che ti attenderebbe sciagura,
se a tutto il mondo fosse manifesto?
Se così fosse, ed io lo potessi sapere,
se mi fosse lecito averlo in mio potere,
nessuna minaccia certo me lo strapperebbe,
per te sarei pronta a morire!

IL CAVALIERE
Mia amata!

ELSA
Oh rendimi orgogliosa della tua fiducia,
così che nella mia piccolezza io non mi perda!
Fa' ch'io penetri nel tuo segreto,
che veda chiaro chi sei!

IL CAVALIERE
Ah! Elsa, taci!

ELSA
Alla mia fedeltà
svela il valore della tua nobiltà!
Da dove sei venuto, dimmi senza rimpianto...
Io ti proverò la forza del tacere!


Elsa cede sempre di più ai suoi dubbi e alle sue incertezze ed il cavaliere sembra, per qualche tempo non sapere cosa fare, forse perché ha troppa paura che Elsa faccia le domande, paura di doverla abbandonare, perché non può fare diversamente, paura di dover lasciare la donna che ama perdutamente.

IL CAVALIERE
(severo e grave,
arretrando di alcuni passi)

Mi devi essere grata di una fiducia grandissima,
perché volentieri ho creduto al tuo giuramento;
se non vacillerai mai di fronte al mio comandamento,
tu sarai la migliore delle donne!

(rapido si volge nuovamente
con tenerezza ad Elsa)

Al mio petto, o mia dolce pura sposa!
Accostati all'ardore del mio cuore;
che i tuoi occhi dolcemente mi illuminino,
occhi nei quali ho visto tutta la mia felicità!
Oh concedimi, che in estasi,
io respiri il tuo respiro;
ah, lascia ch’io ti stringa forte;
fa' ch'io possa esser felice in te!
Il tuo amore sarà la grandi ricompensa
per ciò ch'io per te ho abbandonato;
nessun destino in tutto il mondo di Dio,
fu mai chiamato più nobile del mio.
Se il re m'offrisse la sua corona,
con buon diritto io la potrei rifiutare.
L’unica cosa che valga il mio sacrifico,
vedo nel tuo amore!
E perciò evita sempre il dubbio,
e sia il tuo amore la mia più pronta sicurezza!
Perché io non vengo dall’oscurità e dalla sofferenza,
ma dalla luce e dallo splendore.


Nella sua disperazione, nella sua paura di perdere Elsa, di perdere l’amore della giovane, tenta di rassicurarla, mostrandole quanto sia forte il suo amore, che gli ha fatto rinunciare a tutto, ad un destino luminoso e nobile, perché l’amore che porta ad Elsa è più forte di qualsiasi altra cosa. Ma le parole invece di tranquillizzare Elsa, l’agitano ancora di più, perché vede nelle parole del cavaliere la possibilità dell’abbandono. E lo dice esplicitamente, perché non crede che il l’amore del cavaliere sia più forte di quello a cui ha rinunciato. Non riesce, alla fine, ad aver fiducia nelle sue parole, non crede veramente all’amore dell’uomo perché ha troppa paura di perderlo.

ELSA
Dio m'aiuti, quel che mi tocca udire!
Quale testimonianza la tua bocca m'ha dato!
Tu hai voluto calmarmi con belle parole,
ed ora la mia sventura mi si fa manifesta!
La sorte, cui tu sei sfuggito
era il tuo bene supremo;
dalla beatitudine tu a me venisti
ed aspiri a tornarvi!
Come posso mai credere, infelicissima,
che a te basti la mia fede?
Un giorno verrà in cui te ne andrai,
quando ti pentirai del tuo amore!

IL CAVALIERE
Cessa di tormentarti così!

ELSA
Perché, dunque, tu mi tormenti!
Debbo io contare i giorni,
che rimarrai ancora con me?
Angosciata per vederti restare
mi si appassirà la guancia,...
poi nuovamente tu mi sfuggirai,
ed io rimarrò qui misera!

IL CAVALIERE
(vivamente)
Mai sparirà il tuo fascino,
fino a quando la tua anima sarà libera dal dubbio!


Le parole del cavaliere tentano di rincuorarla. Lui non se andrà mai a meno che il dubbio non vinca la fiducia di Elsa, come sta avvenendo in questo momento. La paura dell’abbandono rende Elsa totalmente incapace di ragionare, di comprendere l’amore dell’uomo, di aver fiducia in lui.

ELSA
Ah! come potrei mai,
trovare il potere di legarti a me?
Tutto il tuo essere è intriso di magia,
sei arrivato fino a me per miracolo;...
come posso io qui,
aver garanzia che tu non mi lascerai?
(Fortemente atterrita, si ferma come se stesse per ascoltare)
Non hai udito nulla? Non senti che alcuno viene?

IL CAVALIERE
Elsa!

ELSA
Ah no!
(con gli occhi sbarrati)
Eppure là... il cigno... il cigno!
Arriva navigando sull'onda del fiume...
tu lo chiami,... egli accosta la navicella...

IL CAVALIERE
Elsa! Trattieniti! Calma il tuo delirio!

ELSA
Niente mi può dar pace,
niente al delirio sottrarmi,
se non che.. n'andasse della mia vita...
il sapere... chi tu sei!

IL CAVALIERE
Elsa, che stai per dire?


Il cavaliere vede sempre di più tutto scivolargli dalle mani, vede che Elsa si sta perdendo nella sua paura e non sa più quale mezzo può usare per tenerla al suo fianco, per averla con sé, per non distruggere il loro amore. Sentendo la musica, sembra un uomo terrorizzato che sta vedendo perdersi tutto, perdere l’unica cosa che lo può rendere se stesso, un uomo, semplicemente un uomo e non un essere angelico e puro, un eroe. Quell’essere superiore che vede anche Elsa e che teme di perdere perché troppo superiore a lei, quando il cavaliere non desidera altro che essere una persona normale, perché, alla fine, seppur in maniera opposta all’Olandese, anche il cavaliere è un diverso ed anche lui sogna un “per sempre” al fianco della donna amata.
Ma nulla vale ed Elsa pone le tre domande.

ELSA
O sventurato eroe,
odi, quel ch'io ti devo domandare!
Dimmi il tuo nome!

IL CAVALIERE
Taci!

ELSA
Da dove vieni?

IL CAVALIERE
Guai a te!

ELSA
Quale la tua stirpe?

IL CAVALIERE
Guai a noi! Che cosa hai fatto?


Elsa ha pronunciato le domande. Tutto è finito. L’amore, il sogno di una vita felice si è sciolto nei dubbi umanissimi di Elsa, nati da una paura troppo grande per poter essere fermata.
Il dialogo si ferma di colpo. Elsa vede Friedrich e quattro nobili che ha convinto a complottare con lui contro la vita del cavaliere entrare nella stanza. C’è un momento rapido di azione. Il grido di Elsa, la reazione del cavaliere che con un solo colpo uccide Friedrich, liberandolo, infine, dal dominio di Ortrud, seppur nel più tragico dei modi.
Ma nulla rimane tra i due sposi, se non la desolazione del cavaliere, che vede la perdita della felicità, tanto sognata e subito scomparsa e il dolore di Elsa.

ELSA
(Si trova di fronte al cavaliere, che a sua volta ha le spalle rivolte verso il fondo della scena. Elsa scorge Friedrich […] che entra da una porta con la spada sguainata.)
Salvati! La tua spada, la tua spada!
(Ella porge rapidamente a Lohengrin la spada appoggiata al divano, così che egli può rapidamente estrarla dal fodero che la contiene. Il cavaliere, con un sol colpo, stende a terra morto Federico, che vibra contro di lui. Ai Nobili atterriti cadono le spade. Essi si precipitano in ginocchio, ai piedi del cavaliere. Elsa che si è gettata al petto del cavaliere, cade lentamente al suolo, svenuta, presso di lui. - Lungo silenzio)

IL CAVALIERE
(profondamente turbato, rimane solo in piedi)
Ahimè! E' perduta per sempre la nostra felicità!

ELSA
(sfinita, aprendo gli occhi)
Onnipotente, abbi pietà di me!
(Il giorno comincia a poco a poco a spuntare; i ceri consumati fino in fondo, minacciano di spegnersi. Ad un cenno di Lohengrin, i quattro Nobili si alzano)

Ascolto: Anja Harteros (Elsa), Jonas Kaufmann (il cavaliere). L’ascolto è diviso in due video e si interrompe con la morte di Friedrich, che il regista sceglie di far morire con la magia e non con un colpo di spada.




Al cavaliere non resta altro che annunciare che dirà, l’indomani, chi sia, da dove venga e quale sia il suo nome.
Il re ed i cavalieri ed i nobili si riuniscono in quella che è la scena del primo atto e lì attendono l’arrivo del cavaliere. Ma a giungere è la salma di Friedrich, poi Elsa che sembra vacillare ed infine arriva il cavaliere.
È lui a rispondere alle domande del re e a spiegare la situazione. Per prima cosa spiega come mai sia morto Friedrich ed ottiene il perdono reale.
Poi giunge il momento di rivelare che Elsa ha infranto il giuramento. Tutti si scagliano contro di lei, accusandola, ancora una volta. Il cavaliere non può far altro che rivelare la sua identità e, prima di farlo, nasconde dietro la rabbia e l’orgoglio della sua origine, il dolore che prova alla perdita di Elsa. Dolore che però riemergerà poco prima della fine dell’opera.
Poi la rivelazione:

In una terra lontana, inaccessibile ai vostri passi,
v’è un castello che ha nome Monsalvat;
un tempio splendido sta dentro ad esso,
prezioso come nulla al mondo;
dentro un calice di potere divino e miracoloso
viene custodito come una sacra reliquia:
un corteo d’angeli lo portò in terra
per affidarlo ai più puri degli uomini.
Ogni anno scende dal cielo una colomba,
a rafforzare il suo meraviglioso potere:
è chiamato il Graal, che la più beata e pura fede
infonde nella confraternita dei suoi cavalieri.
Chi è scelto come cavaliere del Graal,
dal Graal è munito di poteri sovraumani:
gli inganni maligni non possono toccarlo,
se lo ha contemplato, l’ombra della morte da lui fugge.
Anche chi è da esso inviato in terre lontane,
nominato campione della virtù,
non sarà privato del santo suo potere,
se non viene riconosciuto come cavaliere.
Perché così meravigliosa è la benedizione del Graal
Che se rivelata deve fuggire dallo sguardo profano;
non si nutra sospetto sul cavaliere,
una volta svelato egli deve lasciarvi.
Ora udite, che io ricompenso la domanda proibita!
Fu il Graal ad inviarmi a voi:
mio padre, Parsifal, ne porta la corona,
io, Lohengrin, ne sono il cavaliere.


Ascolto: Jonas Kaufmann (Lohengrin)


Il racconto di Lohengrin è volutamente enfatico, in certi punti, soprattutto nel finale. Ed ora leggo quest’enfasi come un modo per nascondere il dolore, un modo per celare il senso di tradimento (Elsa non ha avuto fiducia in lui) e di perdita della felicità, di una felicità – e l’ha detto lui stesso nel duetto – più grande di quella dell’essere cavaliere del Graal, più grande di qualsiasi cosa, talmente grande che, come dice Lohengrin nel duetto, è disposto a rinunciare a tutto, a rinunciare alla vista del Graal, perché egli vuole rimanere sempre accanto ad Elsa e quindi non tornare più a Monsalvat ed assistere al miracolo compiuto ogni anno, miracolo che rafforza il potere del Graal. Io ho inteso questo particolare, come una rinuncia da parte di Lohengrin ai suoi poteri, all’immortalità che deriva dalla visione del Graal. Perché, se è vero che i poteri rimarranno al cavaliere se non viene riconosciuto come tale, è anche vero che le domande di Elsa costringeranno Lohengrin ad andarsene per sempre, richiamato dalla forza del Graal. Il silenzio sulla sua identità, più che un modo per mantenere i poteri – che, da quel che ho intuito [ma credo che qui Wagner sia volutamente ambiguo], verranno comunque persi da Lohengrin perché ha scelto di rimanere lontano dal Graal e dalla sua luce divina – è un modo per poter rimanere accanto ad Elsa, senza mai dover essere richiamato dal Graal. Vivere con lei ed amarla. Una vita ed un amore che gli sono negati.
A questo punto, poco dopo il racconto, il cigno si avvicina alla sponda. Il Graal sta richiamando Lohengrin che non può fare altro che andare, intrappolato nella sua missione di cavaliere del Graal, dal suo dovere, da quel dovere a cui – amando Elsa – ha tentato di sottrarsi, perché, alla fine, egli non vuole essere altro che un uomo come tutti.
E Lohengrin, come quando è arrivato, si rivolge al cigno:


Mio caro cigno!
Ah, quest’ultimo triste viaggio
Ben volentieri ti avrei risparmiato!
Fra un anno, quando il tempo
Del tuo servizio sarebbe stato compiuto,
allora, liberato dal potere del Graal,
avrei voluto rivederti sotto altra sembianza!
(Si sposta verso il proscenio e si rivolge ad Elsa con espressione di grande dolore)
O Elsa! Un anno solamente al tuo fianco,
per essere il testimone della tua felicità!
Allora sarebbe tornato, felice, scortato dai cavalieri
Del Graal, tuo fratello che tu credevi morto.
(Tutti esprimono il più vivo stupore. Lohengrin tende ad Elsa il suo corno, la sua spada ed il suo anello).
Quando egli sarà tornato, quando io sarò lontano,
tu gli darai questo corno, la spada e l’anello.
Il corno lo proteggerà nel pericolo,
la spada lo farò vincitore in battaglia,
ma con l’anello egli si ricorderà di me,
che ho salvato anche te dal pericolo e dal disonore!
(mentre bacia più volte Elsa, che è incapace di parlare)
Addio! Addio! Addio, mia dolce sposa!
Addio! Il Graal si arrabbierà con me se io rimando ancora!
Addio! Addio!




Ascolto: Jonas Kaufmann (Lohengrin). L’ascolto prevede tutto il finale dell’opera e non solo la parte di testo che ho citato.



Lohengrin se ne deve andare e non ha altra scelta. Il Graal lo richiama forte a sé e non può che lasciare degli oggetti ad Elsa perché li passi a Gottfried che è vivo e che giungerà tra un anno, perché al momento sta servendo il Graal. Era questo il destino. Un anno soli, poi l’arrivo di Gottfried e la felicità. Ma nulla di tutto questo sarà per i due. Lohengrin non potrà coronare il suo sogno di un amore eterno e ricco di fiducia ed Elsa, preda dei suoi dubbi, non potrà avere al fianco, mai più, l’uomo che ama.
Ortrud si avanza a questo punto, colma di gioia ed accusa Lohengrin di celare sotto l’aspetto di un cigno Gottfried. E ride, dicendo che ormai il bambino non può più essere liberato.
Ma Lohengrin si inginocchia e prega. Usando i suoi poteri rende forma umana a Gottfried, che Ortrud aveva trasformato in cigno per accusare Elsa di omicidio e per poter prendere il potere.
Lohengrin sale su una navicella, condotta dalla colomba del Graal. Si volta un ultima volta verso Elsa, poi china il capo, sconfitto. Elsa dopo aver abbracciato il fratello, dopo aver visto Lohengrin allontanarsi, non riesce a sopravvivere ad un altro abbandono e cade a terra morta, mentre il cavaliere si allontana sempre di più.
Con la morte di Elsa e l’infelicità di Lohengrin si conclude l’opera. Le forze del male sono state sconfitte. Tutti sanno ora che Ortrud ha trasformato Gottfried in cigno, che ha tramato contro Elsa, che ha spinto Friedrich ad accusare la fanciulla. Ma il prezzo pagato è stato enorme. La morte di Elsa, il dolore eterno (ricordo che il Graal lo rende immortale) di Lohengrin che ha visto morire, mentre si allontana (o almeno così si intuisce dal libretto) la donna al cui fianco avrebbe voluto vivere per sempre.
 
Top
23 replies since 13/11/2012, 18:01   588 views
  Share