Il Calderone di Severus

6.2. Richard Wagner, In occasione del bicentenario dalla nascita

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Alaide
view post Posted on 28/11/2012, 16:44 by: Alaide
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Lohengrin
Opera romantica in tre atti




Personaggi:

Heinrich der Vogler, re di Germania (basso)
Lohengrin (tenore)
Elsa von Brabant (soprano)
Friedrich von Telramund, conte brabantino (baritono)
Ortrud, sua moglie (soprano)
L’araldo del re (basso)
Quattro nobili brabantini (tenori e bassi)
Quattro paggi (soprani e contralti)


Conti e nobili sassoni e turingi, conti e nobili brabantini, dame, paggi, vassalli, soldati, donne, servi.

Scena: Anversa, nella prima metà del X secolo


TRAMA E ANALISI:

Atto I.
Inizio subito dicendo che, a differenza dell’Olandese, che è opera che si svolge in un tempo non definito, Lohengrin ha un contesto storico, per quanto, alla fine del racconto, non sia nemmeno fondamentale. Heinrich der Vogler (quello che in Italia è conosciuto come Enrico l’Uccellatore) è un personaggio storico. Ma la storicità di Lohengrin si ferma qui. A Wagner d’altronde – per quanto fosse interessato allo studio della storia – non interessa il dato realistico della storia (e questo lo differenzia sicuramente da Verdi che si muove sempre in un orizzonte più realistico, dove la storia – per quanto reinventata – non include il fantastico e il magico), ma piuttosto il pretesto che essa offre.
Un prato sulla sponda della Schelda nei pressi d’Anversa. Il fiume forma una curva verso il fondo della scena, in modo che a destra viene interrotto da alcuni alberi, ricomparendo poi ad una certa distanza. Sul proscenio siede Re Heinrich sotto una grande quercia (la quercia della giustizia). Accanto a lui stanno conti, nobili e cavalieri sassoni e turingi, che formano il suo seguito. Al lato opposto del proscenio, stanno i conti, i nobili ed i cavalieri brabantini. Alla loro testa sta Friedrich von Telramund, al suo fianco Ortrud. Uomini del popolo e servi stanno sul fondo della scena. Al centro rimane vuoto uno spazio rotondo. L’araldo del re ed i quattro trombettieri reali avanzano verso il centro. Le trombe intonano il saluto reale.
Come già in Olandese, ma come in tutte le opere di Wagner, Lohengrin si apre con una didascalia assolutamente curata, che dà l’idea della scena, una scena quasi cinematografica o comunque sia poco trasportabile sulla scena, soprattutto per quel che riguarda il fiume che fa la curva, scorre in lontananza e riappare.
La scena si apre con l’araldo del re che annuncia che Heinrich è giunto per consultare i nobili del Brabante. Il re prende la parola spiegando che è giunto lì per chiedere aiuto contro gli Ungari che stanno minacciando la stabilità dell’impero. Eppure il re si dice non tranquillo della situazione del Brabante, che è diviso e lacerato, senza una guida. Chiede quindi a Telramund, reggente del ducato, cosa sia accaduto.
Il conte spiega come il vecchio duca del Brabante, prima di morire, gli abbia affidato la tutela dei suoi due figli: Elsa e Gottfried. Friedrich giura di essersi preso ottima cura del ragazzo (il minore dei due fratelli) e di essere rimasto sconvolto quando questo è scomparso. Prosegue poi:

Elsa condusse il ragazzo nel bosco
Ma tornò senza di lui;
con falso dolore mi chiese del fratello,
perché si era allontanata un po’ da lui,
perdendo, così disse, ogni sua traccia.
Vani furono tutti gli sforzi per ritrovarlo.
Quando infine mi rivolsi minaccioso ad Elsa,
il suo pallore e lo spavento
ci rivelarono la sua terribile colpa.


Ecco dunque palesarsi l’accusa nei confronti di Elsa: il fratricidio. Di fronte ai suoi sospetti Telramund rifiuta di sposare Elsa, com’era suo diritto, essendogli stata offerta la mano della giovane dal duca morente, e si sposa con Ortrud.
L’accusa di fratricidio viene ribadita esplicitamente, questa volta ed il conte chiede il giudizio del re. Heinrich è incredulo e chiede conferma a Telramund, il quale risponde:

Sire, la fanciulla che piena d’orgoglio
Respinse la mia mano, vive rapita in un sogno.
L’accuso dunque di un amore segreto.


E già si nota una contraddizione nelle parole di Friedrich che, poco sopra, ha detto di aver rifiutato lui il diritto alla mano di Elsa ed ora accusa lei di averlo sdegnosamente rifiutato. Senza rivelare, ovviamente, cosa sia realmente successo, vi faccio porre l’attenzione sull’indizio che si presenta e che nessuno coglie.
Ma ciò che è importante sottolineare è la seconda parte della frase: Elsa vive rapita in un sogno. Come già detto per quel che riguarda l’Olandese, i sogni hanno un ruolo fondamentale in Wagner. Ed ecco che subito emerge il sogno di Elsa, un sogno che ancora una volta porta in sé una premonizione. Importante è anche il vivere di Elsa in un sogno, in un altrove, perché anche in Lohengrin ci troviamo davanti ad un’opposizione, ma non più tra il mondo borghese ed il mondo fantastico, quanto piuttosto tra il mondo della Magia Nera (o delle Arti Oscure, se preferite) ed il mondo di Elsa (che però vi appartiene parzialmente) e, soprattutto, del protagonista, che è invece l’esatto opposto dell’altro.
Poi c’è il mondo “storico” di Heinrich e della corte, che è, almeno a mio parere, quasi estraneo a quello che accade effettivamente tra i due poli opposti.
Elsa quindi ci viene presentata, prima ancora che entri, come qualcuno che appartiene ad un mondo altro e, come tale, come qualcuno di colpevole, colpevole di uno dei più terribili delitti, la morte di un bambino, ucciso per poter diventare signora del Brabante, accanto all’amante.
Il re chiede quindi che sia chiamata l’accusata, che egli stesso giudicherà.
Elsa giunge vestita di bianco […]; dopo essersi soffermata un attimo sul fondo della scena, avanza lentamente e piena di vergogna fino al centro; alcune donne, anche loro vestite semplicemente in bianco, la seguono, ma si fermano dapprima in fondo, sull’orlo del cerchio di giustizia, rimanendone fuori.
Il re interroga Elsa, che però non risponde, limitandosi a chinare il capo in segno affermativo quando le chiedere il suo nome e se lo riconosce come suo giudice. Infine il re le chiede se riconosce la sua colpa. Ed ecco la risposta di Elsa:

ELSA (guardando tristemente davanti a sé)
Povero fratello mio!

TUTTI GLI UOMINI
Che mistero! Che comportamento strano!

IL RE
Rispondi, Elsa! Confidati con me!

ELSA (guardando davanti a sé, come ispirata)
Sola, in tristi giorni,
io pregai il Signore,
con il mio cuore addolorato
riempii la mia preghiera.
È allora che dai miei pianti
È nato un suono così doloroso,
che, fino a echeggiare potentemente,
si è amplificato nell’aria:
io l’ho ascoltato risuonare lontano
fino a che non ha raggiunto quasi più le mie orecchia
i miei occhi si sono chiusi,
sono caduta in un dolce sonno.

TUTTI GLI UOMINI
Com’è singolare! Sogna? Delira?

IL RE
Elsa, difenditi di fronte al giudizio!

(L’espressione di Elsa cambia dal sogno all’estasi, come se fosse ispirata)


ELSA
Con l’armatura scintillante e splendente
Si avvicinò un cavaliere,
un uomo di una così pura virtù
che non ho mai visto prima:
un corno d’oro pendeva al fianco,
egli si appoggiava sulla spada –
così apparve a me
dal nulla, questo vero eroe;
con gesti gentili
mi portò conforto;
attenderò il cavaliere,
egli sarà il mio campione!


Elsa, e qui c’è una similitudine con Senta, è rapita dall’immagine di un uomo sconosciuto – in questo caso però si tratta di un essere fatto di luce, un cavaliere gentile, senza storia e senza nome -, di qualcuno che le è apparso unicamente in sogno, un sogno in cui la fanciulla ha una fede tale da credere che il cavaliere arriverà a salvarla.
Si fida, quindi, completamente del sogno, certa che sia qualcosa di reale. Per il proseguo dell’opera il tema della fiducia sarà quanto mai fondamentale, se non – dal mio punto di vista – uno degli snodi centrali dell’intero Lohengrin. La fede di Elsa è tale che invoca il giudizio di Dio, ovvero un duello in cui un campione per la sua parte ed uno per la parte di Telramund si sfideranno per stabilire la verità. Chi vincerà il duello, sarà nel giusto.
Telramund accusa ancora di più Elsa, vedendo nelle sue parole la sua colpa e credendo al contempo di poter dimostrare la sua ragione nell’accusarla. Friedrich stesso si va avanti come suo campione, il re chiede ad Elsa chi sarà il suo campione e lei risponde che attenderà il cavaliere.

TUTTI GLI UOMINI
Che il cielo ci aiuti
A veder chiaro chi è colpevole

IL RE
Federico, tu sei un uomo onorevole,
pensa bene – chi stai accusando?

FRIEDRICH
Non m’inganna quel suo delirio!
Lo udiste, essa è invaghita del suo amante!
Per accusarla io ne ho certe ragioni.
Il suo crimine è certamente attestato;
ma sarebbe un grave oltraggio al mio onore,
chiamare dei testimoni per sciogliere il vostro dubbio!
Io qui sto con la mia spada! Chi di voi
Osa combattere contro il mio onore?

I BRABANTINI
Nessuno di noi! Combatteremo soltanto per te!

FRIEDRICH
E tu, Sire, pensa ai miei servigi,
come in battaglia sconfissi i barbari danesi!

IL RE
Il cielo non voglia che tu debba ricordarmelo
E volentieri apprezzo la tua grande virtù;
in nessun’altra mano che nella tua
vorrei sapere che fosse il Brabante.
Ma Dio soltanto dovrà giudicare!

TUTTI GLI UOMINI
Al giudizio di Dio!
Al giudizio di Dio!
Che cominci!

IL RE
Io ti chiedo, Friedrich, conte di Telramund,
vuoi sostenere l’accusa, combattendo per la vita
o la morte, nel giudizio di Dio.

FRIEDRICH
Sì!

IL RE
Ora mi rivolgo a te, Elsa von Brabant!
Vuoi che un campione si batta per te,
per la vita e per la morte nel giudizio di Dio?

ELSA
Sì!

IL RE
Chi scegli come tuo campione?

FRIEDRICH
Ora saprete
Il nome dell’amante

I BRABANTINI
Udite!

ELSA
(sempre con espressione ispirata; tutti i presenti la fissano con grande curiosità)
Attenderò il cavaliere,
egli sarà il mio campione!
Udite cosa offro
Al messo del Signore:
nelle terre di mio padre
porterà la corona.
Mi considererò felice
Se accetterà i miei beni –
Se mi prenderà per consorte,
gli offrirò tutta me stessa!


Con le ultime parole, Elsa appare totalmente fiduciosa nel cavaliere di cui ha sognato e di cui si è innamorata (altrimenti non gli offrirebbe se stessa in questo modo), al solo vederlo nei suoi sogni, così come Senta si è innamorata dell’Olandese unicamente vedendone il ritratto.


Ascolto: Il sogno Elsa: Elsa, Cheryl Studer




Tutta questa prima parte del primo atto, serve naturalmente a creare il clima d’attesa per l’ingresso del protagonista, del cavaliere di cui Elsa parla e che più o meno tutti credono essere il suo amante.
Il re fa chiamare il campione di Elsa dall’araldo. Come nella migliore tradizione favolistica le trombe suonano tre volte, prima che compaia il cavaliere.
Questi arriva su una barca lungo il fiume, trainato da un cigno. Il cavaliere è appoggiato alla sua spada, proprio come nel sogno di Elsa, e come nel sogno porta un corno al fianco ed ha l’armatura scintillante. Friedrich è colmo di orrore e spavento, Ortrud pare spaventata dalla vista del cigno.
Le prime parole del cavaliere sono per il cigno, che ringrazia, prima che questo si allontani lungo il fiume.

Ti ringrazio, mio caro cigno!
Ora ritorna per i vasti flutti,
là da dove mi hai condotto con la tua navicella,
ritorna solo per recarci felicità!
Il tuo dovere hai fedelmente compiuto!
Addio, addio, mio caro cigno!


Tutto nel tono del cavaliere è soffuso, dolce, quasi provenga da un altro mondo (ed in effetti anche Lohengrin, seppur in maniera opposta all’Olandese, è un diverso), da un luogo ben diverso dal Brabante, un luogo evocato, poco prima, unicamente dal sogno di Elsa.
Si rivolge, poi, al re:

Salve, re Einrich! Dio ti benedica,
e guidi sempre la tua spada!
Il tuo altissimo e glorioso nome non cessi mai
Di splendere su questa terra!

IL RE
Ti sono grato! Ben riconosco
Il potere che ti conduce in questo paese,
sei tu il messaggero di Dio?


Solo in questo momento il cavaliere si rivolge ad Elsa. Forse la vede in questo momento (il libretto non è chiaro in proposito) e da allora le sue parole sono solo per lei.

IL CAVALIERE
Sono stato inviato a battermi per una fanciulla
Sulla quale pesa una grave accusa.
Ora lasciate ch’io veda
Se è stato giusto venire fino a lei.
(Si avvicina un poco ad Elsa)
Allora rispondi, Elsa von Brabant:
se sono designato come tuo campione,
vuoi affidarti alla mia protezione,
senza alcun dubbio, senza alcuna paura?

ELSA
(la quale, dal momento in cui il cavaliere è apparso al suo sguardo, è stata incapace di muoversi, come rapita dalla magia, cada ai suoi piedi, come se fosse stata svegliata dalle sue parole)
Mio cavaliere, mio salvatore! Prendimi;
io ti do tutto quello che sono!

IL CAVALIERE
Se vincerò in campo per te,
vuoi che sia il tuo sposo?

ELSA
Come prostrata io sono ai tuoi piedi,
così ti dono liberamente l’anima ed il corpo.


Interessante è notare il modo in cui si svolge il dialogo. Il cavaliere comincia in maniera quasi impersonale, spiegando perché è giunto lungo le rive della Schelda. Poi si rivolge ad Elsa e le pone due domande, domande che forse nascondono una lieve insicurezza (almeno questa è l’idea che mi sono fatta io). Elsa vede, ovviamente, la realizzazione del suo sogno, incontra in carne ed ossa l’uomo di cui si è innamorata e non può che offrirsi a lui. In questo momento, lei sembra assolutamente certa di se stessa e dei suoi sentimenti.
Il cavaliere, invece, arriva alla proposta di nozze in maniera brusca, quasi improvvisa (e non credo lui sappia che lei ha offerto al suo campione la mano) perché improvvisamente – ma questa è sempre una mia idea – se ne è innamorato. In linea teorica il compito del cavaliere è arrivare, difendere l’innocente ed andarsene. Invece lui chiede ad Elsa di sposarlo, una richiesta che porta con sé non pochi problemi.

IL CAVALIERE
Elsa, se sarò tuo sposo,
se dovrò proteggere per te la terra ed il popolo,
se nulla al mondo mi potrà mai togliere da te,
allora devi promettermi una cosa:
non dovrai mai domandarmi,
non dovrai mai cercare di conoscere,
da qual terra io venga,
quale sia il mio nome, o quale sia la mia origine!

ELSA (quasi senza rendersene conto)
Mai, mio signore, ti farò questa domanda!

IL CAVALIERE
Elsa! Hai ben compreso cosa ti sto dicendo?
non dovrai mai domandarmi,
non dovrai mai cercare di conoscere,
da qual terra io venga,
quale sia il mio nome, o quale sia la mia origine!

ELSA
Mio protettore! Mio angelo! Mio salvatore,
tu credi nella mia innocenza!
Quale dubbio potrebbe essere più terribile
Di quello che mi togliesse la fede in te?
Come tu mi sei rifugio nel bisogno,
io saprò restare fedele al giuramento!

IL CAVALIERE
(commosso, stringe Elsa al suo petto)
Elsa! Io ti amo!


Il cavaliere deve – per ragioni che risulteranno chiare a fine opera – ottenere da Elsa un giuramento, un giuramento che lei pare disposta a prendere, professando la più assoluta fiducia in lui. Il giuramento prevede che Elsa abbia la più completa fiducia nel cavaliere, perché mai ne saprà la provenienza, il nome, l’origine, quindi non saprà mai nulla di concreto su di lui, ma solo quello che vede adesso e quello che vedrà nella loro vita insieme. Lei deve affidarsi ciecamente a lui ed il cavaliere è conscio della difficoltà del giuramento, oppure è insicuro e teme che Elsa cambi idea subito, e per questo le dà la possibilità di rifletterci, lo ripete e, nel ripeterlo, non è privo di un certo nervosismo, forse della disperazione di sentire Elsa dire “no”.
Ma Elsa promette, con quella che sembra la più assoluta sicurezza.
Ed il cavaliere senza nome esprime completamente il suo amore per lei. Senza incertezze questa volta, perché egli è realmente innamorato di Elsa, disposto a molto – e lo si capirà anche questo nel finale – per rimanere al suo fianco, per essere il suo sposo, per amarla per sempre. Lo dice chiaramente, prima di proporle il giuramento: “Se nulla al mondo mi potrà mai separare da te” e lui non vuole essere separato da lei. Vuole andare oltre la sua missione, restare come sposo della donna che ama, che forse ha amato quando lei ha inviato il sogno (sempre che sia stato lui. Il libretto non è chiaro in proposito. Ma potrebbe essere stata un’altra forza ad inviare il sogno ad Elsa), che sicuramente ha amato quando l’ha vista.

Ascolto: Il cavaliere: Jonas Kaufmann, Elsa: A. Dasch. Purtroppo la registrazione si interrompe prima del ti amo.


Avvengono i preparativi del duello. I nobili chiedono a Friedrich di desistere, ma l’uomo non vuole incontrare il disonore. Il re dà cenno all’araldo di dettare le regole. I due sfidanti duelleranno in una zona delimitata a forma di cerchio, in cui nessuno potrà entrare. I due duellanti non devono utilizzare trucchi ingannevoli ed essere leali.
Il re invoca il giudizio di Dio e poco dopo inizia il duello.
Il cavaliere e Telramund iniziano a battersi. Il cavaliere vince, dopo una serie di assalti, aggiudicandosi la vittoria. Pur avendo in pugno la vita del conte, gliela risparmia.
L’atto finisce con la celebrazione della vittoria del cavaliere da parte di Elsa, del re e degli uomini, mentre Ortrud si pone delle domande sul cavaliere che ha come “bloccato” (non so usare un termine migliore) i suoi poteri oscuri, che avrebbero dovuto portare la vittoria a Friedrich.
L’importante è notare che per il cavaliere ciò che l’ha fatto vincere è unicamente l’innocenza di Elsa.
Così si chiude l’atto. Nel trionfo e nelle acclamazioni della folla.

Concludo questa parte della lezione, sottolineando come il centro drammaturgico dell’atto è non tanto il duello, quanto il giuramento chiesto dal cavaliere ed accettato da Elsa. E sarà effettivamente intorno al giuramento che si svilupperà il resto della trama.
 
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