La scrittura alfabetica - Introduzione
Facciamo un gioco?
Prendete un bel foglio di carta immacolato, una penna del colore che vi piace ed avrete in un attimo tutto l’occorrente.
Cominciate a scrivere l’alfabeto.
Sì, avete proprio capito bene.
Prima in stampato maiuscolo. Non è difficile, anzi, tra quotidiani, tastiera del pc e tecnologia varia è lo stile grafico più utilizzato.
Senza fretta.
Poi in stampato minuscolo. E nemmeno qui ci sono difficoltà, per il medesimo motivo di cui sopra.
Infine in corsivo, avendo cura di scrivere sia lettere maiuscole che minuscole.
Questo è un pochino più difficile, vero?
Quanti fronzoli ha la “e” maiuscola? E la “h”, sempre maiuscola, chi si ricorda come è fatta? E il ricciolino della “b” minuscola? Occhio a scriverlo bene, altrimenti la lettera verrà scambiata per una povera “l”.
Imparare a scrivere è un po’ come imparare a camminare. Dapprima si hanno difficoltà, ma la voglia di apprendere e la curiosità sono troppe per impedire ad un bambino di scoraggiarsi subito e così, poco alla volta, si padroneggiano scrittura e camminata, tanto che ognuno di noi renderà proprie entrambe in una maniera assolutamente unica. Riconosceremmo il passo e la grafia delle persone che amiamo in un batter d’occhio, non è vero?
Tornate a guardare il foglio pieno dei vostri alfabeti.
Le lettere che padroneggiamo ora – o che a volte sottoponiamo ad immane tortura, quando le stropicciamo con grafie contorte (quelle dei medici a quanto pare sono proverbiali) o peggio, quando le lasciamo a morire di solitudine nel dimenticatoio – sono frutto di una necessità primaria dell’uomo: comunicare in forma scritta nel modo più semplice possibile.
Questo desiderio di semplificare le cose si concretizzò in un tempo ed un luogo precisi: nella penisola del Sinai, nel terzo millennio a.C., per merito di alcuni minatori semiti che non sapevano leggere i complicati geroglifici degli egizi. Inventarono così l’alfabeto e rivoluzionarono la storia.
Cinquemila anni.
Cinquemila anni, durante i quali ogni popolo ha fatto proprie queste lettere, modificandole nella grafia, lasciandone per la strada alcune ed aggiungendone altre.
Eppure ce n’è qualcuna che è rimasta pressoché immutata nel passare da un alfabeto all’altro, da un epoca ad un’altra, quasi volesse ricordarci che la sua è una storia antichissima.
Chiudo questa introduzione con un quesito da sottoporvi: prendete la lettera “m”, sia in corsivo che in stampatello (maiuscoli e minuscoli) e provate a rispondere scrivendo la prima cosa che vi ricorda la sua forma.
Se può essere d’aiuto – e lo sarà di certo – scrivete su un foglio più e più volte questa lettera nella grafia che vi è solita. E state a vedere cosa ne verrà fuori.
(Continua…)
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Link e bibliografia:
http://geomodi.blogspot.it/2011/12/storia-...to-fenicio.html
www.alfabeti.org/percorsi/analogico4.htm
S. Segert, A Basic Grammar of the uguaritic language.