Il Calderone di Severus

Il plurale, Ortografia - Lezione 6

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view post Posted on 30/3/2012, 10:16
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I ♥ Severus


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Indice

Regole generali del plurale
Casi particolari del plurale (1 di 3)
Casi particolari del plurale (2 di 3)
Casi particolari del plurale (3 di 3)
Plurali sovrabbondanti
Plurale delle parole in -cia e -gia
Plurale CE-CIE E GE-GIE





Plurale CE-CIE E GE-GIE




• C'è una regola pratica: se ...CIA e ...GIA sono precedute da VOCALE, il plurale è ...CIE e ...GIE. Per esempio: acacia >> acacie; valigia >> valigie.

• Se ...CIA e ...GIA sono precedute da CONSONANTE, il plurale si forma in ...CE e ...GE. Per esempio: roggia >> rogge; freccia >> frecce.


Sappi però che:

• Alcune parole accettano due soluzioni: ciliegia >> sia ciliege che ciliegie; provincia >> sia province che provincie.
• La lingua italiana sta evolvendo e tende ad eliminare la I nelle parole al plurale (quindi meglio ciliege e province)
• Alcune parole conserveranno la I per evitare confusioni con altre parole. Esempio: camicia manterrà la I nel plurale (camicie), per evitare confusioni con càmice.



Tratto da: www.esercizigrammatica.it/

Edited by Ida59 - 5/6/2018, 19:29
 
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view post Posted on 29/4/2012, 13:31
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Regole generali del plurale




Il plurale dei sostantivi nella lingua italiana differisce per formazione da quello di diverse altre lingue europee: se in spagnolo e in inglese si aggiunge una s al sostantivo, in italiano si cambiano le desinenze. Albero al singolare diventa quindi alberi al plurale: con il cambiamento da o in i la lunghezza del nome resta invariata. Analoghe regole valgono per sostantivi ed aggettivi.

Le principali desinenze dei nomi italiani sono le seguenti:

genere
maschile
femminile
maschile
femminile
desinenza singolare
-o (gelato)
-a (oliva)
-e (pesce)
-e (noce)
desinenza plurale
-i (gelati)
-e (olive)
-i (pesci)
-i (noci)








Abbiamo inoltre, meno frequenti, le desinenze:

genere
maschile
maschile
femminile
desinenza singolare
-a (problema)
-i (l'alibi)
-i (l'oasi)
desinenza plurale
-i (problemi)
-i (gli alibi)
-i (le oasi)






Tratto da Wikipedia
 
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view post Posted on 28/8/2012, 21:30
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Casi particolari del plurale(1 di 3)



Un'altra caratteristica della lingua italiana è la complessità nella formazione del plurale del nome. Esistono infatti diversi casi particolari di formazione del plurale, di cui si riportano i principali (che corrispondono alla grande maggioranza sia dei sostantivi, sia degli aggettivi che presentano un comportamento deviante):

• Diverse parole maschili che terminano per -a (generalmente termini astratti) formano il plurale in -i: il problema, i problemi; il dilemma, i dilemmi. Si tratta soprattutto di parole di origine greca. Restano invariate le parole boa e boia.

• Le parole provenienti da altre lingue, se non italianizzate, sono generalmente invariabili; il numero è indicato quindi dall'articolo (il film, i film; il computer, i computer). Questo vale anche quando la forma base usata è al plurale (il murales, i murales).

Sono invariabili in italiano i sostantivi che terminano in vocale accentata (la virtù / le virtù), i sostantivi (quasi tutti di origine straniera) che terminano in consonante (il bar / i bar), i sostantivi che terminano in -i (il bikini / i bikini, la crisi / le crisi).

I sostantivi che terminano per -io non formano un gruppo omogeneo.
Se la i è accentata, il morfema -o viene semplicemente sostituito da -i, per cui si avrà: lo zìo, gli zìi.
Se l'accento cade altrove, la forma al plurale si scriverà con una sola i: l'armadio, gli armadi.
In altre parole, il numero di sillabe che compone il sostantivo dovrà restare invariato.
In passato vigeva la regola di mettere una i con accento circonflesso, oppure una doppia i, nei casi in cui il plurale di sostantivi terminanti in -io portassero ad ambiguità. Per esempio: principe diventa principi; principio può diventare, per chiarezza, principii o principî (la prima forma però è sconsigliabile perché suggerisce una doppia i che nella pronuncia non c'è). Comunque, al giorno d'oggi questa forma è obsoleta. Per distinguere tra il plurale di principio quello di principe, al più si usa segnare l'accento tonico: princìpi e prìncipi; normalmente si ritiene superflua questa attenzione, dato che solitamente il contesto in cui queste parole si trovano impedisce quasi sempre situazioni di ambiguità. (v. Plurale delle parole in -io)

La coppia uomo, uomini si distingue da altre per la variazione del numero di sillabe. Il fenomeno si spiega con i diversi etimi: mentre la forma singolare deriva da homo, quella plurale viene da homines.


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view post Posted on 30/9/2012, 17:43

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Casi particolari del plurale (2 di 3)




• Le parole femminili in -o, generalmente abbreviazioni, restano invariabili: la radio, le radio (corrisponde a radiotrasmettitrice, radiotrasmettitrici); similmente: la moto, le moto. Fanno eccezione la mano, le mani, l'eco, gli echi (quest'ultima voce cambia addirittura di genere).

• Le parole in -cio e -gio formano il plurale in -ci e -gi (laccio, lacci).

• Le parole in -co e -go hanno il plurale in -ci e -gi oppure in -chi e -ghi in funzione di diversi fattori, fra i quali il più importante è la posizione dell'accento. Se la parola ha l'accento sulla penultima sillaba, come la maggior parte dei sostantivi italiani, si avrà il più delle volte -chi e -ghi: sacco, sacchi, lago, laghi. In caso contrario, il plurale è di solito in -ci e -gi: medico, medici, psicologo, psicologi. Restano in ogni caso diverse eccezioni (es. amico, amici). Spesso si usa spiegare, ma solo a titolo di ricetta, che i nomi di persone hanno normalmente il plurale in -ci e -gi, e gli altri (nomi di cosa ed animale) in -chi e -ghi. (v. Plurale delle parole in -co e -go).

• Le parole in -cia, -gia formano il plurale mantenendo la 'i' se l'ultima lettera prima della desinenza è una vocale (la camicia, le camicie), e perdendola se è una consonante (la frangia, le frange; la roccia, le rocce). La regola ha validità solo per la -i- non accentata. Nel caso di parole come allergìa, è chiaro che la i sarà conservata: allergìe. Fra le eccezioni principali, ricordiamo ciliegia e valigia, per le quali sono diffuse e accettate entrambe le forme[1] (anche se le varianti conformi alla regola sono di gran lunga più frequenti;[2] studiosi conservatori preferiscono attenersi a criteri di natura etimologica).(v. Plurale delle parole in -cia e -gia).

• Le parole in -cie, -gie o -glie sono variabili al plurale (la superficie, le superfici; l'effigie, le effigi; la moglie, le mogli), con l'eccezione di specie (le specie).

• Le parole che finiscono per -ista sono sia maschili che femminili: il turista, la turista; le forme del plurale sono comunque diverse a seconda del genere: i turisti, le turiste.
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 3/10/2012, 09:16




Ok, tutto chiaro.

Ogni tanto mi sembra di tornare sui banchi di scuola con queste lezioncine utilissime :D
 
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view post Posted on 3/10/2012, 11:05

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CITAZIONE (Ale85LeoSign @ 3/10/2012, 10:16) 
Ok, tutto chiaro.

Ogni tanto mi sembra di tornare sui banchi di scuola con queste lezioncine utilissime :D

Anch'io spesso ho la stessa sensazione. ;)
 
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view post Posted on 3/2/2013, 11:59

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Casi particolari del plurale (3 di 3)




• I sostantivi che indicano le parti del corpo non seguono regole precise:

- Molti hanno una forma maschile al singolare ed una forma femminile al plurale: il braccio, le braccia. Similmente: il ginocchio, il dito, il labbro, il ciglio; appartiene a questa categoria il sostantivo uovo.
In questi casi, è possibile che esista anche una forma plurale maschile i bracci che però non indica la parte del corpo in sé (i bracci di una croce; i cigli delle strade).

- Oppure, nel caso del sostantivo osso, la forma plurale femminile (le ossa) si riferisce ad un insieme specifico di una parte del corpo (le ossa del cranio, le ossa di una gamba), mentre la forma plurale maschile (gli ossi) si riferisce a gruppi non appartenenti ad una sezione specifica del corpo (la clavicola e il femore sono due ossi).

- Per il sostantivo orecchio esiste anche una forma femminile: orecchia; mentre al singolare si usa soprattutto quella maschile, al plurale si preferisce quella femminile (le orecchie).

- Buona parte dei nomi che indicano le parti del corpo prevedono solo forme regolari: il gomito, i gomiti; la fronte, le fronti.

- Costituiscono un caso a parte i sostantivi arma (le armi) ed ala (le ali).


• Anche alcune parole non indicanti parti del corpo sono sovrabbondanti, ossia hanno più di un plurale (per esempio legno, che al plurale fa legna quando riferito a un quantitativo di legname, legni se s'intendono gli strumenti orchestrali); un sostantivo (pomodoro) ha addirittura tre possibili plurali: pomidoro, pomidori e pomodori (quest'ultimo è oggigiorno di gran lunga il più usato).

• Vi sono delle parole con due forme plurali: maschile e femminile. In tal caso, ai diversi generi corrisponderà in genere un diverso significato: Braccio: «i bracci» (del mare, del fiume, di una croce), «le braccia» (del corpo). Si tratta di un caso abbastanza diffuso.

• Alcune forme sono difettive, vale a dire dispongono di una sola forma basilare (anche se è possibile, in determinati casi, riscontrare anche l'altra forma): i pantaloni, gli occhiali, la peste, il ferro.

In casi singoli può essere d'aiuto l'uso del dizionario.
 
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view post Posted on 3/2/2013, 13:59
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CITAZIONE
Costituiscono un caso a parte i sostantivi arma (le armi) ed ala (le ali).

Ma cosa c'è di strano in questo plurale?

Aaah, sì, forse ci sono arrivata: se fosse regolare sarebbe le arme e le ale.


Bello sapere che esistono due plurali, così so che i dubbi che talvolta mi vengono non sono proprio campati in aria.
Meno bello scoprire che, a seconda del plurale usato, può cambiare il signidìficato...


Edited by Ida59 - 4/7/2015, 00:07
 
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view post Posted on 3/2/2013, 14:02

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CITAZIONE (Ida59 @ 3/2/2013, 13:59) 
Meno bello scoprire che, a seconda del plurale usato, può cambiare il signidìficato...

E' il caso dei sostantivi cosiddetti "sovrabbondanti".
Credo che ne parleremo proprio prossimamente. :)
 
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view post Posted on 19/5/2013, 13:47

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Tratto da Wikipedia e da www.sapere.it/sapere/dizionari.html

Plurale delle parole in -cia e -gia



Nella grammatica italiana è spesso fonte di dubbi la corretta grafia del femminile plurale delle parole terminanti in -cia e -gia, a causa del valore (ora fonologico, ora diacritico) che può assumere la lettera I:

1. se la I è tonica formano il plurale (regolarmente) sempre in -cie e -gie; (farmacìa → farmacìe; bugìa → bugìe)
Si ricordi che "tonica" è la vocale su cui cade l'accento nella corretta pronuncia di una parola.

2. se, invece, la I è atona (ovvero non accentata), l'attuale regola grammaticale (proposta da Migliorini quale semplificazione del precedente criterio etimologico) vuole che:
- la si conservi, se la consonante è immediatamente preceduta da una vocale ; (acacia → acacie; battigia → battigie)
- la si sopprima, se la consonante è immediatamente preceduta da un'altra consonante; (provincia → province; spiaggia → spiagge)


La seconda regola grammaticale (n° 2) si è imposta soltanto dalla seconda metà del XX secolo; tuttavia anche i plurali basati sul precedente criterio etimologico (PROVINCIA > provincie), essendo l'attuale norma una sua semplificazione, vengono - o dovrebbero essere - generalmente accettati in qualità di grafie alternative, e indicati dai dizionari poiché appartenenti alla tradizione letteraria italiana.
Sono, invece, errate tutte le grafie in deroga all'attuale norma grammaticale (o che non trovano giustificazione neppure secondo il criterio etimologico).

***

Ecco alcuni esempi di plurali:

- Camicia. Plurale in -cie. *Attenzione, se si dimentica la I molte camìcie diventano un càmice con conseguente cambio di significato!
- contumacia. Plurale in -cie. * Attenzione, senza la I il plurale diventa l'aggettivo contumace.
- Sudicia. Plurale in -cie. * Tuttavia questa i non viene pronunciata, e se nel singolare serve a indicare la pronuncia palatale di c davanti ad a, nel plurale perde questa funzione perché c si trova davanti a e. Per questa ragione la i tende a scomparire dalla scrittura e ormai si ammettono entrambe le forme. Il medesimo discorso si può fare, ad esempio, anche per i termini: ligia, malvagia, randagia.

- Un discorso a parte meritano i termini in -uncia: denuncia, pronuncia, rinuncia (derivati da antiche forme in -unzia - oggi desuete - provenienti dal latino nuntiare, dovutamente prefissato) che formano il plurale regolarmente in -ce, assecondando sia la regola standard che il criterio etimologico, ma per cui alcuni dizionari ammettono anche le forme in -cie, conservando la I dall'antico plurale in -zie.
 
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view post Posted on 19/5/2013, 15:01
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Ottima lezione che fornisce una regola, che non sempre seguo, però, visto che tendo ad eliminare la I anche quando la consonante è preceduta da vocale perchè, in effetti, non serve a nulla e nemmeno si pronuncia.

Edited by Ida59 - 4/7/2015, 00:07
 
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view post Posted on 19/5/2013, 16:16
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Fortuna san Word :lol:
 
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view post Posted on 19/5/2013, 17:47

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Non vi dico come mi sento io quando mi vengono 'sti dubbi amletici... e sto scrivendo alla lavagna! Non posso andare a controllare, devo in fretta trovare un sinonimo fino a che non controllo l'esatta ortografia!
 
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view post Posted on 3/5/2014, 13:44
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Vediamo se avete assimilato le lezioni sui plurali.

Ecco un esercizio. Facile? Ditelo voi.



Gnocco, monaco, falco, automatico, calco, fantastico, cieco, eco, borgo, classico, parco, cuoco, incarico, decalogo, plico, gioco, prodigo, naufrago, luogo, medico, ago, fico, pratico, cardiologo, magico, equivoco, tragico, prologo, monologo.

Edited by Ida59 - 4/7/2015, 00:07
 
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view post Posted on 27/8/2014, 09:01
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Uhm... ci fosse stato uno, dico un solo compito consegnato...
Allora, cos'è: troppo facile o troppo difficile come esercizio?

Provo a dare il buon esempio.

Gnocco, monaco, falco, automatico, calco, fantastico, cieco, eco, borgo, classico, parco, cuoco, incarico, decalogo, plico, gioco, prodigo, naufrago, luogo, medico, ago, fico, pratico, cardiologo, magico, equivoco, tragico, prologo, monologo.

Gnocchi, monaci, falchi (ma se è la moneta magica sono falci! ;) , automatici, calchi (con l'acca, altrimenti viene fuori il plurare di calcio!), fantastici, ciechi, echi, borghi, classici, parchi, cuochi, incarichi, decaloghi (???), plichi, giochi, prodighi (con l'acca, altrimenti viene fuori il plurare di prodigio!) , naufraghi, luoghi, medici, aghi, fichi, pratici, cardiologi (ma si usa anche cardiologhi, giusto?), magici, equivoci, tragici, prologhi, monologhi.


E dopo aver fatto l'esercizio mi sono chiesta: ma quale cavolo è la regola? Perchè ci sarà una dannata regola da usare nei casi dubbi, no?
In effetti, la regola c'è e basta risalire di qualche messaggio. però oggi sono particolarmnete buona quindi la ricopio anche qui.... sperando che qualcuno faccia i compiti...

CITAZIONE
Le parole in -co e -go hanno il plurale in -ci e -gi oppure in -chi e -ghi in funzione di diversi fattori, fra i quali il più importante è la posizione dell'accento. Se la parola ha l'accento sulla penultima sillaba, come la maggior parte dei sostantivi italiani, si avrà il più delle volte -chi e -ghi: sacco, sacchi, lago, laghi. In caso contrario, il plurale è di solito in -ci e -gi: medico, medici, psicologo, psicologi. Restano in ogni caso diverse eccezioni (es. amico, amici). Spesso si usa spiegare, ma solo a titolo di ricetta, che i nomi di persone hanno normalmente il plurale in -ci e -gi, e gli altri (nomi di cosa ed animale) in -chi e -ghi. (v. Plurale delle parole in -co e -go).

E sarebbe bello vedere se i compiti cambiano prima e dopo il ripasso della regola. E, soprattutto, se siamo incappati nelle eccezioni, così comuni nella nostra lingua. Sarebbe utile discuterne insieme...


Edited by Ida59 - 4/7/2015, 00:07
 
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