Il Calderone di Severus

Show, don't tell., La tecnica narrativa che consiste nel "mostrare" invece di raccontare

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Ale85LeoSign
view post Posted on 4/1/2011, 01:48




"Mostrare, non raccontare” o in inglese “Show, don’t tell” è il nome di una fondamentale tecnica narrativa. È un’esortazione agli scrittori perché evitino l’astratto e favoriscano sempre il concreto.
La narrazione deve essere un susseguirsi di dettagli concreti; dettagli che stimolino i sensi del lettore, che richiamino immagini, suoni, odori, sapori.
Esempio:

Severus è giovane

Il termine "giovane" è astratto, dunque qui ci troviamo di fronte al raccontare.

Severus ha i capelli neri, lo sguardo attento e vigile. Cammina a grandi passi sicuri, senza fatica.

Qui abbiamo una sequenza di particolari concreti, dunque ci troviamo di fronte al mostrare.

Perché il mostrare è preferibile al raccontare?

Perché è dimostrato che il cervello del lettore, se stimolato da dettagli concreti, vive le situazioni descritte. Il mostrato cala il lettore nella storia; il raccontato non garantisce la stessa risposta emotiva, non trascina il lettore.
Per questa ragione il raccontato può diventare noioso in fretta: il lettore non ha problemi a gustarsi 300 pagine di mostrato, mentre poche pagine di raccontato possono subito stufare.

Perché ogni volta che si scivola nel raccontare c'è il rischio che l’autore esprima un giudizio.
I capelli neri o l'andatura decisa sono un fatto oggettivo, la giovinezza è una valutazione soggettiva. Può essere una valutazione giusta e condivisa, ma questo non cambia il problema: il problema è che l’autore ha fatto capolino per parlarci direttamente, incrinando l’immersione.

La buona narrativa, in definitiva, trasporta il lettore in una condizione mentale simile a quella del sogno. Quando l’autore interviene nella storia, ha lo stesso effetto di qualcuno che ti parla all’orecchio mentre dormi: se ti va bene non te ne accorgi, se ti va male ti svegli (e ti incavoli). Se il lettore si sveglia, spesso chiude il libro. Dicasi "EPIC FAIL".
Oppure immaginate di essere al cinema. Scorre la pellicola, la scena vede Severus che avanza deciso in una notte oscura, misteriosamente. Il pubblico in sala si chiederà dove starà andando la misteriosa figura. A un certo punto spunta il regista con un cartello: "Severus è giovane!" Sarebbe veramente ridicolo e rovinerebbe tutta l’atmosfera (come certi errori di grammatica o di digitazione in cui incappiamo mentre scriviamo e anche alle nona revisione della storia, di quelli di digitazione, spesso ne troviamo ancora!)
Un avviso utile: non svegliate chi sogna! (provato con mano! :P )

Un'altra considerazione è che il "mostrare" permette di scegliere automaticamente i particolari che sono sul serio importanti per la storia.

Cosa mi spinge a sottolineare che Severus è giovane? Qual è la rilevanza dell'essere giovane per la storia?
• Forse l'essere giovane è importante perché serve uno sguardo vigile e attento, e questo dettaglio è vitale; ma allora non è forse meglio mostrare Severus parlando esclusivamente dei suoi occhi?
• Forse l'essere giovane è importante perché chi è giovane spesso cammina senza difficoltà, e questo dettaglio è vitale; ma allora non è forse meglio mostrare Severus mentre compie un agile balzo?
E così via.
Il raccontato è impreciso. Se si vuole portare avanti la trama, occorre precisione, occorre mostrare i dettagli.

Il raccontato non rimane in mente se non si affiancano, in questo caso alla giovinezza, particolari concreti; altrimenti, dopo poche pagine, il lettore si sarà già scordato che Severus è giovane. Invece il mostrato lascia un’impressione duratura; anche chiuso il libro e passati anni, ricorderemo i dettagli più vividi.

Edited by chiara53 - 7/7/2015, 17:55
 
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view post Posted on 4/1/2011, 11:33
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Ottimo!
Ho appena scoperto che quando scrivo prevalentemente io mostro invece di raccontare e che mi piace leggere storie mostrate (e non raccontate) perchè quello che voglio fare leggendo è proprio immedesimarmi e sognare!

CITAZIONE (Ale85LeoSign @ 4/1/2011, 01:48) 
Perché ogni volta che si scivola nel raccontare c'è il rischio che l’autore esprima un giudizio.
I capelli neri o l'andatura decisa sono un fatto oggettivo, la giovinezza è una valutazione soggettiva. Può essere una valutazione giusta e condivisa, ma questo non cambia il problema: il problema è che l’autore ha fatto capolino per parlarci direttamente, incrinando l’immersione.

Uhm... su questo non concordo del tutto. Anche nel "mostrato" si può tranquillamente insinuare il giudizio dell'autore.
Secondo me in ogni aggettivo e avverbio, soprattutto quelli di qualità e di modo, ma anche di quantità, sono insite delle valutazioni soggettive e dove c'è soggettività l'autore si insinua eccome.
L'andatura decisa può anche essere "quasi" oggettiva, ma molto dipende da quanto "deciso" in sè è il soggetto che scrive o quello che legge. Ma un'andatura elegante, resa da "il mantello che ondeggia in eleganti volute seguendo i passi decisi del mago", è già molto più soggettiva e permette allo scrittore di esprimere un suo personale giudizio sul personaggio.
Mmm... mi sa che è per questo che io, nel mostrare, uso un'infinità di aggettivi e avverbi! ;)


Edited by chiara53 - 7/7/2015, 17:56
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 4/1/2011, 11:45




CITAZIONE (Ida59 @ 4/1/2011, 11:33) 
Ottimo!
Ho appena scoperto che quando scrivo prevalentemente io mostro invece di raccontare e che mi piace leggere storie mostrate (e non raccontate) perchè quello che voglio fare leggendo è proprio immedesimarmi e sognare!

Certamente. Da qui, partendo dalle tecniche narrative, ho acquisito ulteriori chiavi di lettura :D
CITAZIONE
CITAZIONE (Ale85LeoSign @ 4/1/2011, 01:48) 
Perché ogni volta che si scivola nel raccontare c'è il rischio che l’autore esprima un giudizio.
I capelli neri o l'andatura decisa sono un fatto oggettivo, la giovinezza è una valutazione soggettiva. Può essere una valutazione giusta e condivisa, ma questo non cambia il problema: il problema è che l’autore ha fatto capolino per parlarci direttamente, incrinando l’immersione.

Uhm... su questo non concordo del tutto. Anche nel "mostrato" si può tranquillamente insinuare il giudizio dell'autore.
Secondo me in ogni aggettivo e avverbio, soprattutto quelli di qualità e di modo, ma anche di quantità, sono insite delle valutazioni soggettive e dove c'è soggettività l'autore si insinua eccome.
L'andatura decisa può anche essere "quasi" oggettiva, ma molto dipende da quanto "deciso" in sè è il soggetto che scrive o quello che legge. Ma un'andatura elegante, resa da "il mantello che ondeggia in eleganti volute seguendo i passi decisi del mago", è già molto più soggettiva e permette allo scrittore di esprimere un suo personale giudizio sul personaggio.
Mmm... mi sa che è per questo che io, nel mostrare, uso un'infinità di aggettivi e avverbi! ;) [/color]


Il discorso si ricollega a un'affermazione solita di mia madre.
"Sono vecchia!" cosa che mi fa incacchiare, perchè ha ancora un aspetto giovanile.
Se una persona la descrivesse "capelli mossi, ricci, castano scuro, qualche segno dell'età sul volto, ecc..." non penserebbe immediatamente "E' vecchia!".
Se invece qualcuno grida "Che vecchia!" l'automatismo del valutare questo giudizio scatta nella mente di chi la osserva. Oppure se io ti dico al telefono "mia madre è vecchia" tu fai partire la tua immaginazione, senza alcuna guida, e te la potresti benissimo immaginare come un fascio di rughe e capelli bianchi.
Se invece io te la descrivo con dettagli fisici oppure se la vedi dal vivo senza che io esprima un giudizio, la tua idea può anche discostarsi dalla frase "E' vecchia" senza minimamente considerarla o, sicuramente, senza prenderla come punto di partenza dal crearti un giudizio di lei.
Non so se ho reso l'idea, ma tutta la mia riflessione, in realtà, era partita da qua :D

Sì, l'autore può insinuarsi, ma non è detto che tu, lettore, te ne accorga. :D Questo, soprattutto se l'autore riesce a coinvolgerti per bene, secondo me.
Poi, vedila così: tu autore ti immagini Severus che cammina con decisione col mantello svolazzante alle spalle e descrivi ciò che vedi, in modo tale che lo possa vedere anche chi legge la tua opera. Il lettore vedrà Severus avanzare con decisione, col mantello che ondeggia elegantemente alle sue spalle e, automaticamente, visualizza i movimenti di Severus e non penserebbe mai "ma no, non camminerebbe mai in questo modo!" se tu lo trasporti nella storia. Certo, quello che scrivi deve risultare credibile. Se scrivi che cammina e a un certo punto si mette a saltellare, il lettore te lo perdi in meno di un nanosecondo :lol:

Ho altre cose da dire, ma le riprenderò in un secondo capitolo di questa "spiegazione". Cioè il "mostrare, rendendo credibile". Un po' quello che ha fatto la Rowling. Chi crede nella magia oggigiorno? Eppure il suo mondo è credibile.
 
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view post Posted on 4/1/2011, 12:05
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CITAZIONE (Ale85LeoSign @ 4/1/2011, 11:45) 
Sì, l'autore può insinuarsi, ma non è detto che tu, lettore, te ne accorga. :D Questo, soprattutto se l'autore riesce a coinvolgerti per bene, secondo me.

Eheheh... effettivamente il mio scopo è proprio quello! :ph34r:

CITAZIONE (Ale85LeoSign @ 4/1/2011, 11:45) 
Poi, vedila così: tu autore ti immagini Severus che cammina con decisione col mantello svolazzante alle spalle e descrivi ciò che vedi, in modo tale che lo possa vedere anche chi legge la tua opera. Il lettore vedrà Severus avanzare con decisione, col mantello che ondeggia elegantemente alle sue spalle e, automaticamente, visualizza i movimenti di Severus e non penserebbe mai "ma no, non camminerebbe mai in questo modo!" se tu lo trasporti nella storia.

Sì, è proprio quello che cerco di fare io nelle mie storie ed è proprio per questo che ho sempre detto che l'immedesimazione del lettore è essenziale: se riesci a fare immedesimare il lettore allora lui vedrà ciò che tu vuoi mostrargli e, se come autore sei bravo ad "insinuarti", insieme alle immagini filtreranno anche i contenuti (il messaggio di base) della tua storia.

CITAZIONE (Ale85LeoSign @ 4/1/2011, 11:45) 
Certo, quello che scrivi deve risultare credibile. Se scrivi che cammina e a un certo punto si mette a saltellare, il lettore te lo perdi in meno di un nanosecondo :lol:

Ovvio, se non c'è credibilità non può esserci immedesimazione, salvo che l'autore giochi con il comico-parodico-grottesco.


Edited by chiara53 - 7/7/2015, 17:56
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 5/1/2011, 14:14




Il mostrare e la verosimiglianza

Arrivo a Milano, entro in un Ristorante, mi siedo e dico alla tizia accanto a me: "Ieri sera sono andata a cena con un un lupo mannaro."
La risposta sarà: "Gli psicofarmaci di prima mattina hanno bizzarri effetti collaterali."

Questo perché ho raccontato un evento impossibile (almeno per le attuali conoscenze scientifiche).
Se mostro un filmato nel quale si vede un tipo che si trasforma in licantropo nel mio salotto di casa, difficilmente le mie affermazioni saranno ancora scemenze. In altre parole, il mostrato fornisce verosimiglianza al mio raccontato.
E quando si parla di narrativa fantastica la verosimiglianza è vitale. La verosimiglianza separa le storie degne di essere ascoltate dalle stronzate. Nessuno vuole perdere tempo con le stronzate.(a parte bimbiminkia e simili.)

In altri generi, a meno di errori clamorosi di ignoranza, una storia raccontata male rimane solo una storia raccontata male. Una storia di narrativa fantastica raccontata male è una sesquipedale stronzata. Suscita disgusto e disprezzo.
Racconto a un'amica di essere rimasta a casa a guardare la TV. Ho visto un film con Denzel Washington. Peccato che a quell’ora, su quel canale, ci fosse la partita di calcio. La mia amica penserà che mi sia sbagliata, capita.
Racconto di essere stata rapita dagli alieni, senza fornire alcuna prova. La mia amica penserà che io sia impazzita o che la voglio prendere per il culo.

La narrativa fantastica ha fama di essere letteratura di serie B. È una fama meritata. Da un lato abbiamo un genere difficilissimo da scrivere, dall’altro una marea di autori convinti che sia il contrario e che si possa procedere a occhi bendati. Il risultato è una montagna di spazzatura (non solo in Italia) che sommerge e oscura le opere buone.

Per ricapitolare: gli scrittori di narrativa fantastica chiedono ai propri lettori di credere all’impossibile. Per convincere i lettori hanno a disposizione un arsenale di tecniche narrative. Una delle tecniche più potenti consiste nel narrare concatenando una serie di particolari concreti; ovvero narrare mostrando la storia. Non ci sono ragioni per rinunciare a quest’arma.

Se si scrive senza disciplina, a furia di risate e starnuti, la tendenza istintiva è di scivolare nel raccontato. Quando si racconta le parole fluiscono rapide, senza fatica, la storia procede spedita. Peccato che il risultato non equivalga il "mostrato".
Ci vuole molta pratica prima che scrivere mostrando divenga naturale. Per raggiungere questo obiettivo, il primo passo è rendersi conto di quando si racconta invece di mostrare.

L’indicatore numero uno è la presenza di termini astratti o generici.
Questo non vuol dire che per forza ogni termine astratto o generico sia sbagliato, vuol dire che, quando rileggiamo la storia, dobbiamo prendere ognuno di questi termini come un campanello d’allarme. Ci potrebbe essere un problema. Occorre verificare se quel termine è accettabile o no.

Severus era un uomo molto intelligente.

Non ci sono termini astratti, ma "molto intelligente" è un'espressione generica.

Abbiamo due strade: dobbiamo decidere se l'intelligenza di Severus ha un ruolo nella storia, oppure se è solo "colore", se è solo un dettaglio per dare credibilità al personaggio.
Nel primo caso c’è poco da fare: bisogna imbastire una o più scene nelle quali l'intelligenza del personaggio giochi un ruolo importante – per esempio si può mostrare Severus mentre districa una complessa formula in Pozioni.
Nel secondo caso, basta un pizzico di furbizia, basta rendere la sua intelligenza in un'immagine concreta:

Severus notò la complessità della formula, ma la risolse in poco meno di un quarto d'ora.

Oppure, in maniera indiretta:

Potter ci mise tutta la notte per scrivere la prima riga della formula. Severus dormì tranquillamente.

Notare che la formula potrebbe non essere poi così difficile. O magari Potter è particolarmente imbecille. Ma ha importanza? In fondo non esiste un "molto intelligente" in assoluto, esiste un "molto alto" in rapporto alle formule complesse o ai ragazzini con la testa bacata.
E nessuno vieta di utilizzare l'intero ventaglio dei dettagli: formule complesse, paragoni con imbecilli o con persone reputate oltremodo intelligenti, test d'intelligenza, ecc...
Anzi, è meglio: secondo Flaubert, un particolare sembra vero solo quando è ribadito almeno tre volte.

Quindi la cosa migliore è: non raccontare che Severus è molto intelligente, ma mostrare nel concreto la sua intelligenza. Molto intelligente è generico, 15 minuti per risolvere un teorema di Einstein è concreto.

Edited by chiara53 - 7/7/2015, 17:57
 
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view post Posted on 17/8/2016, 23:35
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Prendo a prestito da un pezzo di Anrose tratto da Arcadia, lo scaffale della laguna.

Show, don’t tell – Come coinvolgere con le parole.



Scriveva Anton Cechov:

“Non dirmi ‘la luna splende’, ma mostrami il luccicare della luce sopra i vetri infranti.”

L’espressione inglese “Show, don’t tell” significa letteralmente “Mostra, non dire“, ma esattamente cosa significa per uno scrittore mostrare e cosa dire?
Mostrare significa fornire al lettore dei concetti: dialoghi, situazioni, descrizioni che siano per lui come delle istantanee e stimolino tutti e cinque i suoi sensi, anche quelli che normalmente non vengono impegnati nel corso della lettura.
Al contrario, dire significa riportare al proprio pubblico un fatto senza sprecare ulteriori parole nel descriverlo né tentare di stimolare l’attenzione dei lettori. Ecco due esempi:

“Il giardino era grande e pieno di fiori.”

“Aprendo il cancelletto si accedeva ad un ampio giardino: un fazzoletto di terra in cui, ordinati e attenti come soldati in alta uniforme, crescevano fiori di tutti i tipi e dai colori più disparati. Un autentico caleidoscopio di petali e profumi che pareva aprire una finestra su un luogo del tempo in cui non esistevano né il cemento né l’inquinamento.


Nel primo caso, veniamo a conoscenza dell’esistenza di un giardino piuttosto grande in cui crescono fiori che potrebbero essere rose, iris o semplici margherite. Un dato formale che sembra uscito dalle labbra di un agente immobiliare deciso a venderci la casa a cui l giardino appartiene.
La seconda descrizione è sensualmente stimolante e la partecipazione emotiva e nettamente superiore.
Il lettore vede i fiori ordinati come soldati e avverte il caleidoscopio di profumi da cui il protagonista è circondato, l’immedesimazione con il soggetto è completa e chi legge percepisce gli elementi del giardino come se fosse lì.

Il detto è noioso: non coinvolge e non diverte il lettore. Se una riga di descrizione “detta” vi sembra soporifera, immaginate come deve essere leggere 500 pagine di resoconto.
Mostrare una situazione, invece, coinvolge il lettore e lo fa sentire parte attiva della storia. Il mostrato rimane impresso perché regala, come abbiamo già detto, delle immagini chiare, quasi fotografiche, di quanto sta accadendo e permettono al lettore di farsi una sua idea attingendo al proprio repertorio di immagini e alle proprie conoscenze. Il giardino di cui ha letto non sarà più soltanto un anonimo fazzoletto di terra sperduto chissà dove, ma diventerà il parco visitato l’estate prima in vacanza o il giardinetto in cui ha trascorso la propria infanzia a giocare.

Facciamo un ulteriore passo avanti nella definizione di “detto” e “mostrato”. Queste due azioni sono fondamentali nel momento in cui lo scrittore è costretto, all’interno di una descrizione, a costruire una gerarchia: una sorta di occhio di bue che focalizzi l’attenzione lì dove lo scrittore la vuole.

“Uscì in fretta e percorse rapidamente il sentiero che dalla villa scendeva e raggiungeva il parco.
Varcato un piccolo cancello si ritrovò immediatamente in un labirinto di siepi e aiuole tra cui, come custodi di marmo e pietra, si nascondevano statue di animali, putti e bambini intenti a giocare con rami di edera o con lo spruzzo irregolare di una fontana…”


Per chi scrive è evidente dove debba cadere l’attenzione del lettore.
Un sentiero separa una villa (di cui si suppone si sia parlato fino a qualche riga sopra) dal parco: non sappiamo quanto sia lungo questo sentiero né se sia in terra battuta o sia ricoperto da ciottoli o lastricato.
Ma ecco che, repentinamente, la scena cambia e basta una riga per perdersi insieme al protagonista tra le siepi di questo giardino in cui, si suppone, si svolgerà presto una scena rilevante per la trama.

Detto e mostrato non sono quindi in antitesi, ma devono essere usate diligentemente dallo scrittore per creare un testo equilibrato e, cosa più importante, che coinvolga ed intrattenga il lettore.
 
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view post Posted on 18/8/2016, 13:31
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Bellissimo brano, molto chiaro. La scrittura creativa non si insegna a scuola nè da nessun'altra parte.
Io lo chiamo scrivere colorato.
Interessante davvero.
 
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