Tratto da WikipediaS complicata
Nella grammatica italiana, la locuzione S complicata (o s impura o preconsonantica) indica genericamente il caso grafico in cui l
a lettera S precede, all'interno della stessa parola, un'altra lettera consonantica; ad esempio:
•
scoglio - a inizio parola
• mae
stra - in mezzo alla parola
E' dubbio, invece, se sia legittimo parlare di s complicata, nei casi in cui, oltre a precedere una consonante, appartiene addirittura a
gruppo grafemico ben preciso, dove perde il suo valore fonologico originario ([s] o [z]) per concorrere a indicare il suono [ʃ], nei casi
SC e
SCI, infatti in questo caso il valore "autonomo" della lettera s scompare del tutto.
Fonologia, grafica e grammatica
Il concetto della s impura è piuttosto aspecifico, non ha fondamento su basi teoriche che non siano prettamente consuetudinarie.
In fonologia non corrisponde ad alcun fenomeno fonetico ed è quindi un concetto prettamente grammaticale, individuato su basi puramente grafiche, utilizzato per sintetizzare diverse convenzioni e regole grammaticali o ortografiche, pur trovando in alcune di esse una giustificazione a livello fonologico. Contrariamente agli insegnamenti scolastici, la S di questi casi appartiene fonologicamente alla sillaba che la precede:
scoglio si pronuncia /s.kɔ.ʎʎo/
maestra si pronuncia /ma.ɛs.tra/
e questo in parte giustifica anche la regola grammaticale che vuole che prima della esse impura gli articoli maschili debbano essere non il e un, ma
lo e
uno per non violare la naturale ritmica dell'italiano.
lo scoglio /lo_s.kɔ.ʎʎo/
uno scoglio /u.no_s.kɔ.ʎʎo/
Anticamente, non potendosi modificare sempre la parola precedente, si usava lo stratagemma stilistico della i prostetica.
Da un punto di vista grammaticale invece, la s impura rappresenta un concetto chiave per semplificare e sintetizzare determinate regole ortografiche; nella sillabazione per l'"andare a capo" la regola è usata, per esempio, affermando che appunto
la s impura fa sempre parte della sillaba che segue, ragion per cui si possono avere divisioni del tipo «sco-glio» o «ma-e-stra» con la s che deve sempre essere messa a capo.
In questo caso la regola non pone problemi neanche quando indica il fono [ʃ] nei composti SC e SCI in quanto, sempre per un'altra convenzione ortografica, i digrammi e trigrammi non si dividono. La regola della s impura quindi si rivela come un mezzo di sintesi per la sillabazione senza dover specificare troppi casi particolari.
Digramma
In linguistica, un digramma è una
sequenza di 2 grafemi (o lettere) che all'interno di una lingua identificano graficamente un fonema (o un gruppo di fonemi) indipendente dal valore fonologico singolarmente assunto dalle lettere che lo compongono.Il digramma non è una realtà grafico-fonologica sempre stabile, innanzitutto il suo valore fonologico può non solo cambiare da lingua a lingua, ma anche non esistere in talune come realtà a sé stante dalle lettere oppure dipendere da alcune circostanze, talvolta di natura grafica, fonologica, ma anche semantica o etimologica.
Può capitare dunque che due lettere rappresentino un digramma in un determinata parola a causa del contesto, ma che in un'altra le stesse lettere siano semplici grafemi autonomi rappresentanti il proprio valore fonologico "tradizionale".Si pensi al caso della sequenza
ci in italiano: in alcune combinazioni con vocale è un digramma che rappresenta il fonema [ʧ], ma se è seguita da consonante sia la lettera
c che la
i hanno il proprio valore fonologico normale.
Digrammi italiani •
ch, davanti a -i ed -e corrispondente al fonema [k] (C dura).
•
ci davanti ad -a, -o e -u,corrispondente al fonema [ʧ] (C dolce).
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gh, davanti a -i ed -e corrisponde al fonema [g] (G dura).
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gi davanti ad -a, -o e -u,corrispondente al fonema [ʤ] (G dolce).
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gl, -i corrispondente al fonema [ʎ].
•
gn, corrispondente al fonema [ɲ]
•
sc davanti a -i ed -e,corrispondente al fonema [ʃ]
Trigrammi italiani •
sci, davanti a vocale -a -o e -u corrispondente al fonema [ʃ].
•
gli, davanti a vocale, corrispondente al fonema [ʎ].