Il Calderone di Severus

1.6 - Metafora, Figure di contenuto o traslati, di significato o semantiche

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Nemesis Snape
view post Posted on 31/5/2010, 16:39




Le "Figure di contenuto o traslati" servono ad esprimere in modo più calzante e suggestivo un’idea, utilizzando un’immagine che ha con essa una relazione di somiglianza.

(Tratto da poetare.it)

Metafora



Consiste nel trasferire a un termine il significato di un altro termine con cui ha un rapporto di somiglianza. In breve, è una similitudine senza il termine di paragone: tu sei (simile a) un dio.



… e prego anch’io nel tuo porto quiete. ---------------------- morte
(U. Foscolo, In morte del fratello Giovanni, 11)


Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi
in così verde etate! Ahi, per la via… --------------------- gioventù
(G. Leopardi, La sera del dì di festa, 23-24)


…tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
la fuga e la vittoria,
la reggia e il tristo esiglio;
due volte nella polvere, ---------------- in disgrazia
due volte sull’altar. ------------------------------ in trionfo
(A. Manzoni, Il Cinque Maggio, 43-48)


Tu fior de la mia pianta ----------------- figlio | padre
percossa e inaridita,
tu de l’inutil vita
estremo unico fior,…
(G. Carducci, Pianto antico, 9-12)


Si devono aprire le stelle -------------- sbocciare come i fiori
nel cielo sì tenero e vivo.
(G. Pascoli, La mia sera, 9 -10)


Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo di strade ------------------------ moltissime vie che si intersecano
(G. Ungaretti, Natale, 1-4)

Alle sponde odo l'acqua colomba, -------------------- l'acqua mormora come una colomba che tuba
Anapo mio; nella memoria geme
al suo cordoglio
uno stormire altissimo.
(Salvatore Quasimodo, L'Anapo, 1 - 4)


Piove senza rumore sul prato del mare. ------------ la superficie del mare è liscia e verde scuro come un prato erboso
(C. Pavese, Tolleranza, 1)


Sono i tuoi puri occhi
due miracolose corolle ----------------- gli occhi si aprono come due corolle
sbocciate a lavarmi lo sguardo.
(Antonia Pozzi, Notturno invernale, 29 - 31)

Edited by Ida59 - 31/5/2010, 21:38
 
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Nemesis Snape
view post Posted on 6/6/2010, 08:32




Come abbiamo già detto, la metafora consiste in un paragone senza l'utilizzo di connettori, ad esempio il classico "come".

Sei veloce come una gazzella -----> similitudine

Sei una gazzella ------> metafora

Il significato è lo stesso, e per entrambi le frasi vuol dire che sei veloce.
 
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Nemesis Snape
view post Posted on 6/6/2010, 19:31




Alcune metafore che ho riscontrato personalmente dai miei libri, ma questo è ciò che ho compreso io, passandoci sopra due orette buone (più per Dante però).

Il titolo della poesia di Ugo Foscolo, "Alla Sera", è già un metafora di suo.
Sera indica alla morte, giacché possiamo comparare il buio, l'oscurità alla sera, un momento della giornata dove non c'è più luce.
C'è anche da dire che è la parte conclusiva della giornata, come la morte è la parte finale della vita.

Di Dante, "Divina Commedia", Canto I, Inferno c'è una metafora al verso 17.

guardai in alto e vidi le sue spalle
vestite già de' raggi del pianeta
che mena dritto altrui per ogne calle. 18

Quando parla di "spalle", intende la collina del Purgatorio che Dante vede prima di addentrarsi nella selva oscura.
Come tutti sappiamo, il Purgatorio precede il Paradiso, luogo di Dio, dove regna la luce eterna, il Sole.
Il Sole, con i suoi raggi, illumina il Paradiso e parte del Purgatorio, luoghi, comunque dove la luce è presente, a differenza dell'Inferno, dove predomina solo l'oscurità.
Dunque quella collina, il Purgatorio, è già illuminata come lo è il Paradiso.

Grande soddisfazione essere arrivata a questa conclusione e se avete domande, sono qui! :D
 
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view post Posted on 14/6/2010, 13:44
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Tratto da Wikipedia


La metafora (dal greco μεταφορά, da metaphérō, «io trasporto») è un tropo, ovvero una figura retorica che implica un trasferimento di significato. Si ha quando, al termine che normalmente occuperebbe il posto nella frase, se ne sostituisce un altro la cui "essenza" o funzione va a sovrapporsi a quella del termine originario creando, così, immagini di forte carica espressiva. Differisce dalla similitudine per l'assenza di avverbi di paragone o locuzioni avverbiali ("come").

La metafora non è totalmente arbitraria: in genere si basa sulla esistenza di un rapporto di somiglianza tra il termine di partenza e il termine metaforico, ma il potere evocativo e comunicativo della metafora è tanto maggiore quanto più i termini di cui è composta sono lontani nel campo semantico.


La metafora è la principale funzione letteraria del linguaggio. Aristotele, nella Poetica, definisce la metafora "trasferimento ad una cosa di un nome proprio di un’altra o dal genere alla specie o dalla specie al genere o dalla specie alla specie o per anologia". Fa poi i seguenti esempi:
"esempio di metafora dal genere alla specie, "ecco che la mia nave si è fermata", giacché "ormeggiarsi" è un certo "fermarsi";
dalla specie al genere, "ed invero Odisseo ha compiuto mille e mille gloriose imprese", giacché "mille" è "molto" ed Omero se ne vale invece di dire "molte";
da specie a specie, "con il bronzo attingendo la vita" e "con l’acuminato bronzo tagliando", giacché là il poeta chiama "attingere" il "recidere", mentre nel secondo caso chiama "recidere" l’"attingere", perché ambedue i verbi rientrano nel toglier via qualcosa". (1457b)

La metafora è diversa dalla metonimia, perché questa associa due cose simili, mentre la prima mette in relazione, spesso facendole stridere, due cose diverse. La metafora si distingue anche dall'allegoria, perché quest'ultima rimanda soprattutto a un piano concettuale, o un'idea, mentre la metafora si riferisce per lo più a una relazione fra due cose o fra due nomi. L'allegoria è stata anche definita come "metafora continuata", attribuendo con tale definizione alla metafora un riferimento immediato e all'allegoria uno sviluppo narrativo.

Storicamente la metafora è tipica della civiltà barocca. L'arte parte dalla natura, ma la trasfigura.


In semantica la metafora è più propriamente il processo per cui una parola si arricchisce di nuovi significati, per estensione. Ad esempio, la parola vite indica l'utensile vite per analogia con la pianta vite (per somiglianza tra la filettatura dell'utensile e il viticcio della pianta). Spesso tali meccanismi sono fossilizzati nel lessico e non sono avvertiti dal parlante, ma si possono ricostruire con lo studio dell'etimologia.



Come compito vi lascio alcuni esempi di Metafora tratti da grandi poeti invitandovi a cercare di individuarli e a renderli espliciti.

Tratto da Poetare

Ludovico Ariosto

E acciò che meglio il vero io ti denudi,
perché costor volessero far scempio
degli anni verdi miei contra ragione,
(Orlando furioso: V, VI, 5-7)

Torquato Tasso

Cade, e gli occhi ch'a pena aprir si ponno,
dura quiete preme e ferreo sonno.
(Gerusalemme Liberata: III, XLV, 7-8)


Giovanni Pascoli

Sei tu che ritorni. tra poco
ritorni, tu, piccola dama,
sul mostro dagli occhi di fuoco
(Notte d'inverno, 23-25)

Tra tutti quei riccioli al vento,
tra tutti quei biondi corimbi,
Sembrava, quel capo d'argento,
dicesse col tremito, bimbi,
sì... piccoli, sì...
(La nonna, 1-5)

Edited by Ida59 - 6/7/2015, 14:29
 
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view post Posted on 20/6/2010, 16:12
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Nessuno ha provato a fare gli esercizi e ad individuare le metafore nelle poesie indicate?
Per aiutarvi lascio qualche altre indicazione sulla METAFORA.


Tratto da Onet



(Dal greco metaphorà,trasporto; cfr. metaphèro, Trasporto altrove.)

Figura retorica che consiste nella trasposizione del significato di una parola dal campo che le è proprio a un altro campo semantico al quale si lega per un rapporto di similarità più o meno evidente; può essere pertanto definita come una similitudine abbreviata o nascosta, nel senso che la metafora nasce da un processo logico di confronto ma, invece di istituire palesemente il rapporto di similitudine tra i due termini (le tue guance sono come rose), nomina il primo termine con il nome del secondo: le tue rose.

La metafora, che nasce quindi dalla sovrapposizione di due campi semantici, non è né la semplice sostituzione del valore semantico di una parola con quello di un'altra, né la somma dei valori delle due parole, ma è una nuova entità di significato che conserva i significati dei due termini e nello stesso tempo crea un di più di significato che nasce dal rapporto tra i due termini. Per tornare all'esempio di prima, rose ha tutti i significati legati al fiore, tutte le connotazioni legate alla bellezza e alla giovinezza, ma evoca anche i significati che nascono dal mettere insieme fiore, primavera, bellezza, giovinezza, colore, profumo,volto di donna, ecc.

Sostantivi, aggettivi, verbi, avverbi possono divenire metafore; esistono metafore audaci, ardite, sorprendenti, e metafore invece consunte dall'uso o addirittura non più sentite come tali( vedi Catacrèsi).



Tratto da MAtDid

Metafora: probabilmente è la figura retorica più nota e più studiata: si tratta di un procedimento per cui usiamo una parola concreta per definire un concetto astratto senza ricorrere a nessun suggerimento che permetta direttamente di intuire la relazione: un mare di persone, il fantasma di una vecchia ideologia, l'ombra di una persona ecc.




Tratto da Homolaicus


S'intende una similitudine in cui non appaiono i due termini di paragone: uno astratto, l'altro concreto, ma una fusione di entrambi, privata dei nessi sintattici. Quindi è una sorta di paragone abbreviato o sottinteso, in cui il trasporto di una parola da un campo semantico all'altro fa acquistare all'altra parola un significato figurato (es. "Incontro spesso in discoteca quello stecco", dove "ragazza" è il primo termine e "stecco" il secondo, mentre la "magrezza" è il terreno comune).

E' la più importante delle figure retoriche negli scritti letterari, soprattutto poetici.
Viene considerata all'origine del linguaggio stesso. Infatti le parole astratte si riferiscono a qualcosa di concreto cui un tempo furono associate.
Storicamente all'abuso di questa figura s'è dato il nome di "seicentismo", in riferimento all'età barocca, quando la ricercatezza forzosa delle immagini simboliche portava facilmente alla banalità.

Edited by Ida59 - 6/7/2015, 14:30
 
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v4l3nz4
view post Posted on 20/6/2010, 22:08




Ho deciso di sottopormi a questi esercizi :D. Sono sempre utili. :)

Dunque:

CITAZIONE
Ludovico Ariosto

E acciò che meglio il vero io ti denudi,
perché costor volessero far scempio
degli anni verdi miei contra ragione,
(Orlando furioso: V, VI, 5-7)

]"io ti denudi", cioè "io ti sveli".
"anni verdi", cioè "gli anni della giovinezza".

CITAZIONE
Torquato Tasso

Cade, e gli occhi ch'a pena aprir si ponno,
dura quiete preme e ferreo sonno.
(Gerusalemme Liberata: III, XLV, 7-8)

"ferreo", cioè "inesorabile", "implacabile" (:shifty: :D).

CITAZIONE
Giovanni Pascoli

Sei tu che ritorni. tra poco
ritorni, tu, piccola dama,
sul mostro dagli occhi di fuoco
(Notte d'inverno, 23-25)

"mostro dagli occhi di fuoco", su questa ho riflettuto parecchio, però non so cosa indichi Pascoli con questa metafora. Ho pensato potesse essere il treno su cui viaggiava la sua amata, però non so, attendo delucidazioni. :)

CITAZIONE
Tra tutti quei riccioli al vento,
tra tutti quei biondi corimbi,
Sembrava, quel capo d'argento,
dicesse col tremito, bimbi,
sì... piccoli, sì...
(La nonna, 1-5)

"il capo d'argento", cioè il capo della nonna, con i capelli ormai grigi, argentati, appunto.


Aspetto la prof, al solito. :D

Edited by Ida59 - 6/7/2015, 14:30
 
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view post Posted on 21/6/2010, 12:14
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CITAZIONE (v4l3nz4 @ 20/6/2010, 23:08)
CITAZIONE
Giovanni Pascoli

Sei tu che ritorni. tra poco
ritorni, tu, piccola dama,
sul mostro dagli occhi di fuoco
(Notte d'inverno, 23-25)

"mostro dagli occhi di fuoco", su questa ho riflettuto parecchio, però non so cosa indichi Pascoli con questa metafora. Ho pensato potesse essere il treno su cui viaggiava la sua amata, però non so, attendo delucidazioni. :)

Brava Vale che fai i compiti sul congiuntivo e anche quelli sulle figure retoriche!
Le tue risposte sono tutte giuste, nel senso che hai sempre individuato in modo corretto la metafora nei testi poetici e direi che l'hai anche ben spiegata.
Sul "ferreo sonno" io l'avrei spiegata con un'altra metafora (sonno di piombo, cioè un sonno molto profondo) ma probabilmente è più corretto il significato che hai attribuito tu.

Riguardo alla metafora usata da Pascoli, sì, si tratta proprio del treno, perchè è del ritorno via treno che il poeta parla. (Grazie a Internet si trova tutto)

Notte d'inverno

Il Tempo chiamò dalla torre
lontana... Che strepito! E` un treno
là, se non è il fiume che corre.
O notte! Né prima io l'udiva,
lo strepito rapido, il pieno
fragore di treno che arriva;
sì, quando la voce straniera,
di bronzo, me chiese; sì, quando
mi venne a trovare ov'io era,
squillando squillando
nell'oscurità.
Il treno s'appressa... Già sento
la querula tromba che geme,
là, se non è l'urlo del vento.
E il vento rintrona rimbomba,
rimbomba rintrona, ed insieme
risuona una querula tromba.
E un'altra, ed un'altra. - Non essa
m'annunzia che giunge? - io domando.
- Quest'altra! - Ed il treno s'appressa
tremando tremando
nell'oscurità.
Sei tu che ritorni. Tra poco
ritorni, tu, piccola dama,
sul mostro dagli occhi di fuoco.
Hai freddo? paura? C'è un tetto,
c'è un cuore, c'è il cuore che t'ama
qui! Riameremo. T'aspetto.
Già il treno rallenta, trabalza,
sta... Mia giovinezza, t'attendo!
Già l'ultimo squillo s'inalza
gemendo gemendo
nell'oscurità...
E il Tempo lassù dalla torre
mi grida ch'è giorno. Risento
la tromba e la romba che corre.
Il giorno è coperto di brume.
Quel flebile suono è del vento,
quel labile tuono è del fiume.
E` il fiume ed è il vento, so bene,
che vengono vengono, intendo,
così come all'anima viene,
piangendo piangendo,
ciò che se ne va.




Edited by Ida59 - 6/7/2015, 14:31
 
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v4l3nz4
view post Posted on 21/6/2010, 12:30




Grazie Ida, ma in fondo li faccio per me stessa, per mettermi alla prova e vedere quante, delle antiche nozioni scolastiche, sono ancora vive nel mio cervellino! :D

Il "ferreo sonno" credo si possa interpretare in entrambi i modi, io l'ho pensato più come "un inesorabile sonno che preme sulle stanche palpebre", però la tua visione è plausibilissima.

Ho provato a dare un'interpretazione all'espressione "mostro dagli occhi di fuoco" proprio cercando la poesia e leggendola per intero, altrimenti, da quei pochi versi citati, era molto difficile :)

Edited by Ida59 - 6/7/2015, 14:31
 
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view post Posted on 22/6/2010, 14:02
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Tratto da Parafrasando.


La metafora (dal greco metaphéro, “io trasporto”, composto da metà = "oltre, al di là" e phéro = "porto") è una figura retorica (di contenuto) consistente nella sostituzione di un termine proprio con uno figurato, in seguito ad una trasposizione simbolica di immagini. Così, dicendo: "Tizio è un coniglio", intendiamo dire che è pavido come un coniglio. Dicendo: "L'infanzia è l'alba della vita", intendiamo dire che è l'inizio della vita, come l'alba lo è del giorno.

Differisce dalla similitudine per l'assenza di avverbi di paragone o locuzioni avverbiali ("come").

Oltre che con la metafora, uno spostamento di significato si attua anche con la metonimia e la sinèddoche.

Le metafore possono essere costruite in vari modi:

- con un sostantivo ("una montagna di compiti"; "una salute di ferro");
- con un aggettivo ("gli anni verdi"=della giovinezza);
- con un verbo ("il pavimento della stanza balla");
- con un predicato nominale ("quella ragazza è una perla"; oppure: "sei proprio una ZUCCA!").

Con la metafora il poeta riesce a nutrire la sua poesia di allusioni e la contorna di significati emblematici che noi dobbiamo sapere interpretare.

Esempi:

“..Io non piangea, sì dentro impetrai..”
(Dante, Inferno, XXXIII, v.49)

Questa frase è pronunciata dal conte Ugolino il quale con questa espressione vuole intendere che a causa di un dolore fortissimo il suo animo non provava alcuna emozione, era diventato - cioè - ‘duro come una pietra’.


“..ch'amor conduce a piè del duro lauro
ch'à i rami di diamante e d'or le chiome..”

(F.Petrarca, Canzoniere, XXX, vv.22-23);

Petrarca allude a Laura riferendo di una pianta di alloro con rami di diamante e chioma dorata ai piedi della quale Amore conduce chi è colpito dai suoi dardi.


"..Anche un uomo tornava al suo nido.."
(G. Pascoli, X Agosto, v.13)

nido=casa




Tratto da Foto Itsos


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view post Posted on 24/6/2010, 20:48
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Ed ecco l'ultima lezione sulla metafora tratta da Digilander


LA METAFORA



La metafora rappresenta sicuramente la più affascinante e la più diffusa delle figure retoriche. In generale, nell'uso tradizionale, essa viene considerata come la sostituzione di una parola con un'altra il cui senso letterale ha una qualche somiglianza con il senso letterale della parola sostituita. Alla base di questo procedimento c'è un paragone:

- si identifica un'entità con quella con cui essa viene "confrontata"; donde la definizione di metafora come similitudo brevior (paragone abbreviato): "Un’evidenza cristallina" < "chiara come il cristallo";
"Rommel era una volpe" < "astuto come una volpe";

- benché questa concezione sia dura a morire, in pratica non serve a spiegare la maggior parte delle metafore. In un'espressione come:
una bibbia fiorita di miniature gotiche
è bensì implicito un confronto (le miniature sembrano fiori / la bibbia è ornata di miniature come di fiori ecc.), ma il procedimento per cui si arriva alla metafora non è semplicemente la soppressione degli elementi che renderebbero esplicito il paragone (Mortara Garavelli 1988: 159).



La metafora secondo Eco



Eco (1984) esalta il valore della metafora, che considera, sulla scia di Aristotele, un insostituibile strumento di conoscenza. Essa trova nuove somiglianze fra le cose (o sarebbe meglio dire fra le unità culturali) e pone sotto gli occhi nuove proporzioni. Qual è allora il meccanismo del suo funzionamento?

Il modello semantico di Eco è per molti aspetti differente rispetto a quello strutturalista. Secondo Eco un semema, cioè un'unità del piano del contenuto, è costituito da un insieme di marche semantiche o semi. La rappresentazione di un semema, però, deve contenere anche altri elementi, che rendano conto del suo corretto uso e della sua corretta interpretazione all'interno dei testi. I sememi, cioè, andranno analizzati come sistemi di "istruzioni orientate al testo" (Eco 1979: 15), che prendono la forma di selezioni contestuali e circostanziali. Rispetto al modello strutturalista, quindi, vengono introdotti elementi e conoscenze che rimandano più che alla vecchia idea del dizionario a quella dell'enciclopedia. Un'enciclopedia che vada oltre la tradizionale definizione lessicale e includa anche sceneggiature (dette anche frames o scripts), che sarebbero "schemi d'azione e di comportamento prestabiliti (come il partecipare a una festa, l'andare alla stazione per partire, servire e consumare un hamburger)" (Eco 1984: 70) e comprendono anche le regole di genere.

Il passaggio da un sistema dizionariale ad un sistema enciclopedico ha molte conseguenze. Innanzitutto, come abbiamo già detto, viene abbandonata la semplicità della definizione lessicale. Secondo Eco (1975: 146), infatti, la definizione di un semema può comportare anche semi che non appartengano direttamente al sistema semiotico cui appartiene il semema. Per esempio, il significato della parola /cane/ comprende anche l'immagine di un cane. Inoltre viene anche abbandonata la differenza gerarchica fra sememi e semi. In effetti il sema che definisce un semema è suscettibile a sua volte di essere interpretato. In quel caso diventerà un semema e non è escluso che, per definirlo, ricorreremo, fra gli altri, anche al semema da cui eravamo partiti (ora diventato sema). L'enciclopedia assume quindi la forma di una rete che consenta il passaggio continuo da un elemento all'altro. In natura questa struttura è tipica di radici che vengono dette rizomi:
ogni punto del rizoma può essere connesso e deve esserlo con qualsiasi altro punto, e in effetti nel rizoma non vi sono punti o posizioni ma solo linee di connessione; un rizoma può essere spezzato in un punto qualsiasi e riprendere seguendo la propria linea; è smontabile, rovesciabile; una rete di alberi che si aprano in ogni direzione può fare rizoma, il che equivale a dire che in ogni rizoma può essere ritagliata una serie indefinita di alberi parziali; il rizoma non ha centro (Eco 1984: 112).

L'impostazione data da Eco al problema semantico porta a considerare in maniera nuova anche il funzionamento di alcune figure retoriche. Tradizionalmente sineddoche e metonimia si distinguono perché la prima sostituisce un termine con un altro basandosi sul contenuto concettuale (relazioni fra genere e specie), mentre la seconda opera in base a generici rapporti di contiguità (la causa per l'effetto, l'autore per l'opera, ecc.). Ora, senza doverci dilungare troppo sull'argomento, è chiaro che nella prospettiva echiana questa differenza non regge più, visto che le marche semantiche hanno tutte la stessa dignitità e viene meno la differenza classica fra proprietà concettuali e fattuali (o analitiche e sintetiche). Di conseguenza, la sineddoche può essere definitivamente ricondotta alla metonimia.

Se si registra tutto il sapere enciclopedico intorno a una data unità culturale, non esistono nozioni fuori dal contenuto concettuale. La foglia è un sema del semema albero tanto quanto lo è il seme, anche se la prima vi appare come componente morfologica e il secondo come causa od origine...

In questa prospettiva la metonimia diventa la sostituzione di un semema con uno dei suoi semi (/Bere una bottiglia/ per «bere del vino», perché la bottiglia sarà registrata fra le destinazioni finali del vino) o di un sema col semema a cui appartiene (/Piangi o Gerusalemme/ per «pianga il popolo d'Israele» perché fra le proprietà enciclopediche di Gerusalemme deve esistere quella per cui è la città santa degli ebrei) (Eco 1984: 178-179).

L'importanza di questo chiarimento dipende dal fatto che Eco (1984) ritiene che la metafora sia una figura complessa basata su un doppio meccanismo metonimico. Nel caso della metonimia, come abbiamo appena visto, un sema prende il posto del suo semema o viceversa. Nella metafora, invece, lo scambio avviene fra due sememi. Ma che cosa consente questo scambio? Il fatto che fra i due sememi sia ravvisabile una qualche similarità, una qualche comune proprietà. Vale a dire, in termini semantici, che fra i due sememi vi sia un sema in comune. In definitiva, quindi, la metafora è resa possibile dalla comunanza di questo sema e dal legame metonimico che esiste fra il sema e i due sememi che andranno a scambiarsi.




Metafora e vita quotidiana



Se il meccanismo della metafora è chiaro, potrebbero rimanere dei dubbi sull’estrema importanza attribuita a questa figura retorica. Perché la metafora suscita una così grande interesse? Qual è, in effetti, la sua portata come strumento conoscitivo? Lakoff e Johnson (1980) sono convinti che il sistema concettuale in base al quale pensiamo ed agiamo sia di natura essenzialmente metaforica. La metafora ci permette di vivere un tipo di cosa in termini di un altro. Così, ad esempio, se accogliamo la metafora secondo la quale "la discussione è una guerra" cominceremo effettivamente a pensare alla discussione come ad un conflitto armato e ci comporteremo di conseguenza (elaborando strategie, attaccando punti deboli, distruggendo gli argomenti altrui, ecc.).

Questo fenomeno è ancora più evidente se consideriamo le cosiddette metafore di orientamento, che organizzano un intero sistema di concetti nei termini di un altro e si chiamano in questo modo perché hanno spesso a che vedere con l'orientamento spaziale (su-giù, dentro-fuori, davanti-dietro, profondo-superficiale, ecc.).

Questi orientamenti spaziali derivano dalla costituzione stessa del nostro corpo e dal suo funzionamento nell'ambiente fisico che ci circonda. Le metafore di orientamento danno al concetto un orientamento spaziale: ad esempio, contento è su. Il fatto che il concetto contenuto sia orientato nella direzione su, determina espressioni come "Oggi mi sento su di morale".
Questi orientamenti metaforici non sono arbitrari, in quanto hanno una base nella nostra esperienza fisica e culturale. Ma, sebbene le opposizioni su-giù, dentro-fuori, ecc., siano di natura fisica, le metafore di orientamento basate su di esse possono variare da cultura a cultura (Lakoff - Johnson 1980: 33).

La componente fisica assume dunque un rilievo fondamentale nell'organizzazione del nostro sistema concettuale:

...noi generalmente concettualizziamo il non fisico in termini del fisico, cioè concettualizziamo ciò che è meno chiaramente delineato in termini di ciò che è più chiaramente delineato (Lakoff - Johnson 1980: 81).


 
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view post Posted on 27/10/2010, 14:22
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Rossana ha un compito di scuola (per domani) che consiste nel costruire metafore (sull'esempio: la mia stanza è un nido di ricordi per i concetti che seguono:

- le vie del tuo quartiere
- la tua classe
- un oggetto a te caro
- un cibo che non sopporti
- la tua bicicletta
- la tua famiglia
- il tuo compagno di banco
- un professore
- il cellulare
- un vestito

Avete dei suggerimenti?


Edited by Ida59 - 6/7/2015, 14:32
 
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Eli d'E
view post Posted on 27/10/2010, 14:52




CITAZIONE (Ida59 @ 27/10/2010, 15:22)
Rossana ha un compito di scuola (per domani) che consiste nel costruire metafore (sull'esempio: la mia stanza è un nido di ricordi per i concetti che seguono:

- le vie del tuo quartiere
- la tua classe
- un oggetto a te caro
- un cibo che non sopporti
- la tua bicicletta
- la tua famiglia
- il tuo compagno di banco
- un professore
- il cellulare
- un vestito

Avete dei suggerimenti?

A me vengono queste, così al volo:
- Le vie del mio quartiere si intrecciano come i fili di di una ragnatela;
- La mia classe è una gabbia di criceti: ognuno intento a far ciò che preferisce;
- La mia bicicletta è una porta sulla libertà;
- Il mio compagno di banco è un libro aperto;
- Il mio cellulare trilla e vibra come un canarino in gabbia.

Per quanto riguarda il professore... suppongo che tu possa darle molte più idee di me! :lol:
In bocca al lupo mannaro per domani!

Edited by Ida59 - 6/7/2015, 14:36
 
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view post Posted on 27/10/2010, 14:53
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Grazie Eli!
La gabbietta dei criceti e il canarino in gabbia sono stupende!


Edited by Ida59 - 6/7/2015, 14:37
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 27/10/2010, 15:10




Però attenzione a non usare il "come", altrimenti parliamo di similitudine e non di metafora. ;)

CITAZIONE (Ida59 @ 27/10/2010, 15:22)
- le vie del tuo quartiere
- la tua classe
- un oggetto a te caro
- un cibo che non sopporti
- la tua bicicletta
- la tua famiglia
- il tuo compagno di banco
- un professore
- il cellulare
- un vestito

Avete dei suggerimenti?

Carino l'esercizio! Possiamo farlo tutti? :lol: Comunque e complimenti Eli per la prontezza di riflessi. ;)
A me vengono:

Le vie del tuo quartiere: vene e arterie che portano al cuore.
La tua classe: uno zoo di variegate specie :P
Un oggetto a te caro: una fotografia, un ritaglio di tempo.
Un compagno di banco: braccia rubate all'agricoltura
Un professore: il platano che aspetta l'automobilista ubriaco
Il cellulare: una seconda madre strillante
Un vestito: la copertina del libro.

Un cibo che non sopporti proprio non mi viene! <_<
 
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Eli d'E
view post Posted on 27/10/2010, 16:16




Mi raccomando, Ida! Domani devi dirci sapere il voto di Rossana!
 
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21 replies since 31/5/2010, 16:39   15029 views
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