Buca-calderoni
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| Non c’è cosa più difficile che fotografare i monumenti, o comunque tutte quelle cose che per loro natura sono state fotografate un milione di volte.
Se quello che volete è una cartolina, beh, compratela! Ne vendono di bellissime …
Se invece volete fare delle fotografie, allora la faccenda si fa seria.
Prima di tutto dimenticatevi di avere al seguito la macchina fotografica.
Girate intorno al Vs monumento, esploratelo, guardatelo per bene e, se vi resta tempo, provate ad immaginare qualche inquadratura. Solo dopo aver perso il senso di meraviglia che accompagna la novità cominciate a provare qualche inquadratura.
Per questo tipo di fotografia vanno bene un po’ tutti gli obiettivi. Con un grandangolare potrete, ad esempio, rendere il vostro soggetto all’interno del suo ambiente (ad esempio un palazzo in una piazza), al contrario con un teleobiettivo isolerete i particolari che vi colpiscono di più. La scelta del tipo di obiettivo, e quindi di ripresa, è del tutto soggettiva.
Facciamo qualche esempio. Piazza S.Marco a Venezia: estate, una splendida giornata di sole, una grande piazza, una chiesa sullo sfondo, alcuni (tanti) passanti, il porticato, i bar all’aperto con l’orchestrina, piccioni (tanti) , tutto materiale per le nostra fotografie.
Le ore migliori per fotografare in condizioni di luce solare sono quelle del mattino presto o del pomeriggio avanzato, quando il sole non è così forte da creare ombre troppo chiuse ed i contrasti sono meno netti.
Utilizzando un grandangolare (28mm circa) ed un diaframma relativamente chiuso (f8), possiamo comprendere nella nostra fotografia una gran quantità di particolari, monumenti, persone e piccioni compresi. Concentriamoci sulla inquadratura. Possiamo stare sul classico, macchina fotografica ben dritta per ridurre al minimo le linee cadenti, sole laterale o alle spalle, e via con gli scatti.
Oppure potremmo provare qualcosa di meno ovvio.
Per esempio, vi siete mai chiesti come vede la piazza un piccione? No? Va beh, stendetevi a terra e provate a guardare, oppure appoggiate a terra la macchina fotografica e scattate (il secondo metodo ha il vantaggio di non essere presi per ubriachi o pazzi, in compenso non permette di controllare l’inquadratura, vedete voi cosa preferite …)
Con un teleobiettivo, invece, possiamo isolare i particolari. Ad esempio evidenziare un fregio del portone della chiesa, il volto di un musicante, il corteggiamento di due piccioni e così via. In questo caso non si avrà una grande profondità di campo ed in più, per evitare il micro mosso, dovremo utilizzare tempi relativamente veloci. Una regola empirica prevede di utilizzare un tempo pari almeno alla lunghezza focale dell’obiettivo utilizzato, ad esempio fotografando con un 200mm non si dovrebbe scendere sotto 1/200 di secondo, salvo che sia presente un sistema di stabilizzazione, in questo caso i tempi si possono allungare anche di molto (1/30).
Qualsiasi obiettivo decidiate di utilizzare l’importante è che l’oggetto della vostra fotografia renda chiaramente comprensibile a tutti quale è il soggetto. Se fotografate la piazza, ok, non dovrebbero esserci problemi, basta che si capisca che è piazza S.Marco 8-)))
Se invece fotografate dei particolari, fate in modo che questi siano collocabili mentalmente in piazza S. Marco, o che facciano almeno sorgere il dubbio.
Le possibilità sono infinite, in ogni caso la ricerca di una propria via è da preferire rispetto alla banalità che affligge la maggior parte delle fotografie che si vedono in giro.
Una piccola precisazione. Avrete notato che non metto mai fotografie come esemplificazione. La cosa non è affatto casuale: la mia scelta è dovuta al fatto che non voglio influenzare minimamente il vostro modo di concepire la fotografia, troppe volte l’allievo tende ad appiattirsi sui gusti dell’insegnante, cosa che vorrei assolutamente evitare.
Aspetto invece le vostre fotografie.
Da questa lezione è aperta la possibilità di inviare vostre immagini, possibilmente riguardanti la lezione appena svolta, su cui iniziare a discutere. Non siate timidi/e, ricordate che nessuno nasce “imparato”.
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