Il Calderone di Severus

3.1 Fotografia o Fotofilosofia?: Premessa

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view post Posted on 5/5/2010, 19:58

Buca-calderoni

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Cominciamo con le lezioni meno “tecniche”.

In queste lezioni cercherò di farvi cambiare idea, ammesso che non lo abbiate già fatto, sul significato della fotografia.

Premetto che molte delle teorie che esporrò sono mie, altre potrebbero non esserlo ma le considero mie da tanto tempo che non ricordo nemmeno più dove le ho raccolte, per cui non me ne vogliano gli eventuali “creatori” delle teorie che esporrò; se qualcuno riconosce le proprie idee me lo scriva, sarò felice, dopo una piccola verifica, di pubblicare una nota in cui sia riconosciuta la proprietà della teoria in questione.

In un mondo dove l’immagine ha acquisito un valore sempre più grande, pittura, fotografia, cinema e in generale tutte le arti grafiche, occupano un posto molto importante nel nostro modo di vedere quello che ci circonda, almeno fino a quando non prenderà il soppravvento qualche altro mezzo di comunicazione diretta, ad esempio la comunicazione sensoriale. Profumi, suoni ed immagini, se utilizzati contemporaneamente possono mandare un messaggio sempre più esplicito e coinvolgente; un piccolo esempio è il cinema 3D, magari con l’aggiunta di suono surround o, in qualche caso, di effetti di profumo e tatto (chi è stato a Disneyland o a Gardaland sa di cosa parlo, per tutti gli altri… fidatevi!).

Ma allora la fotografia è destinata a morire?

Direi di no, così come non è morta la pittura. Sicuramente è destinata a trasformarsi. Già oggi possiamo assistere ad una divisione, in apparenza tecnica, ma in realtà filosofica, tra fotografia “tradizionale” a pellicola e fotografia digitale.

La prima, la fotografia “tradizionale”, rivendica la purezza del pedigree, ovvero la continuità delle tradizioni, mescolando, come avviene nella pittura, abilità manuale (sviluppo e stampa) e tecnica. I fotografi di questo tipo tendono a guardare dall’alto in basso i loro “fratelli” digitali e a considerarli dei semplici “scattini”, gente che scatta foto senza la minima idea di quello che sta facendo.

D’altro canto, i fotografi digitali pensano che chi utilizza ancora macchine a pellicola è “antico” e che, rinunciando a tutte le possibilità offerte in post produzione dai vari Photoshop ecc. , limitano la loro creatività a favore di una inutile perdita di tempo.
In realtà hanno ragione e torto ambedue le fazioni!

ATTENZIONE – DA QUESTA RIGA IN AVANTI SI PARLA DI FOTOGRAFI, NON DI COLORO CHE SCATTANO LE FOTO SOLO PER AVERE QUALCOSA DA MOSTRARE AGLI AMICI E PARENTI (frasi tipiche: “qui sono io davanti alle piramidi”, “quella è mia moglie sullo scoglio”, “il primo pannolino di mio figlio” ecc).

Non è perché si passano ore in camera oscura che si fanno belle fotografie, come non è vero che l’utilizzo sfrenato dei programmi di elaborazione immagini dia risultati sempre buoni. Sta alla sensibilità del fotografo “creare” l’immagine capace di trasmettere a chi la guarda quello che il fotografo intendeva “dire”.

Il mezzo che si utilizza è solo un mezzo, non il fine.

La differenza filosofica tra i due mondi sta tutta nella scelta iniziale.

Chi fotografa con le pellicole accetta di eseguire la fotografia rinunciando a vedere immediatamente il risultato dello scatto. Non è una rinuncia da poco: significa che un eventuale errore non potrà essere corretto, nei migliori dei casi si dovrà rifare la fotografia, nel peggiore, avrà perso tutto.

Ne deriva che il fotografo “tradizionale” deve essere perlomeno poco ansioso, con una buona dose di fatalismo e, in genere, più portato alla meditazione prima dello scatto.

Il fotografo digitale può permettersi qualche errore in più, visto che potendo rivedere subito le immagini può intervenire immediatamente, ma non per questo deve cantar vittoria. Proprio questa opportunità lo costringe ad essere particolarmente critico nei confronti degli scatti che esegue: è inutile scattare 10 fotografie ad un monumento pensando di scegliere “più tardi” la migliore, non funziona così! Ed il fotografo digitale lo sa bene (provate voi a riguardare sul pc più di 1000 immagini e decidere quali sono le migliori, soprattutto se ci sono 10 scatti per immagine…).

Rivedere l’immagine, decidere di cambiare l’inquadratura o i parametri di scatto, valutare se rifare o tenere l’immagine sono operazioni che il fotografo digitale dovrebbe (sarebbe DEVE, ma alcuni sono pigri di natura) compiere immediatamente.

Quindi possiamo dire che il fotografo digitale è, in genere, più dinamico del suo confratello tradizionale e ha sviluppato nel tempo una buona capacità di critica coniugata ad una buona velocità decisionale.

Non che il fotografo tradizionale non debba avere capacità di critica, però la potrà esercitare solo in un secondo tempo, quando avrà le stampe in mano.

E voi che fotografo siete?

P.S. non lasciatevi ingannare, si può essere fotografi “tradizionali” anche utilizzando macchine digitali, e fotografi digitali anche utilizzando macchine tradizionali, non è questione di mezzo, ma di filosofia…

P.P.S Compito: scattate 30 fotografie e buttatene via 25

 
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