Il Calderone di Severus

"Ritorno alla vita" di Ida59, Storia consigliata Gennaio 2010

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icon11  view post Posted on 21/12/2009, 13:21
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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Ritorno alla vita di Ida59 - Sezione HP Severus - VM18 - long-fic




Riassunto : E' la continuazione di “Cuore Oscuro” e di “Only for your eyes”. La storia di un uomo che deve riuscire ad accettare se stesso, prima di poter ammettere di avere ancora il diritto di amare. Questa è la mia personale visione di Severus Piton, ciò che adoro di questo meraviglioso e profondamente umano personaggio: la sua redenzione ed il suo ritorno alla vita ed alla speranza, grazie all’amore di una donna che sa andare oltre alle barriere da lui ha erette intorno a sé e che sa leggere nella sua anima.
Categoria: HP :Severus - Rating: Vietato 18 - Tipologia: Storia a Capitoli - Genere: Romantico - Altro Genere: Dramm.-Introsp.-Erotico
Avvertimenti: Sesso Esplicito - Epoca: HP 5^ anno - Pairing: Severus/Pers. Originale - Personaggi: Pers. Originale - Altri Personaggi: Voldemort-Lucius-Harry-Hermione


Edited by Ida59 - 2/4/2017, 16:47
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 19/1/2010, 15:57




Inauguro quest'iniziativa con la prima recensione di "MS Consiglia".
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È un ritorno alla vita vero e proprio, forte, che supera qualunque ostacolo fino al raggiungimento del culmine della sofferenza del personaggio e, al contempo di quel sogno, anelato per così tanto tempo.
Un’immersione nelle profondità dei pensieri di Severus Piton: un’apnea fino all’ultima pagina dalla quale si emerge riconfermando la maestria dell’autrice nel gestire un personaggio così complesso.

La bellezza della storia sta nello scorrevole susseguirsi degli eventi, nella caratterizzante semplicità della trama, accompagnata da descrizioni particolareggiate ma allo stesso tempo con terminologie ricercate e, soprattutto, nei messaggi che di volta in volta trasmette con notevole intensità.

In un mondo oscurato dalla guerra, per amore o per orgoglio, nessuno sembra disposto a fermarsi davanti a nulla, in una lotta estrema, che rischia di travolgere tutti coloro che vi sono coinvolti.
In questo scenario, vi è anche una tremenda lotta interiore: quella di un uomo lacerato. Di Severus Piton. Un personaggio dalle mille sfaccettature ma che, attraverso un cammino avverso, in cui le difficoltà della vita non si risolvono con un semplice colpo di bacchetta, riscopre una parte di sé, un mondo di sentimenti che lo arricchiscono e lo aiutano a riconoscersi nella consapevolezza di chi egli è di fronte a se stesso e agli altri. Anche se tutto comincia in salita.

Isolarsi forzatamente, vivere rinchiusi dentro se stessi e contemplare un mondo che progressivamente non si riesce più a vedere, accentua la sofferenza del personaggio, che si strugge in un dolore forte e pulsante, che gli scorre nelle vene, avvelenando la sua stessa esistenza, attorniato unicamente da muri di pietra su cui rimbalzano i suoi pensieri, come echi di fantasmi passati non intenzionati ad andarsene.

In questa storia c’è il ritratto di un mondo talora meschino, avido di potere, di un piacere bestiale, subitaneo e superficiale (nella figura di Malfoy) nel quale Severus decide di scendere a dolorosi compromessi.
Il dramma interiore del personaggio non è la paura di poter soffrire, la negazione di amare per timore di un rifiuto inatteso: è il sacrificio di una parte di sé, la soppressione di un sentimento così forte e in via di rinascita, per evitare che la persona amata possa soffrire.
L’esistenza umana diventa più importante dell’egoistico sentimento di un uomo. Così uccide una parte di sé, senza mai riuscire ad affondare completamente il pugnale, e a recidere ogni legame sentimentale.
E qui torna il sacrificio di se stessi.

Un dolore amaro, latente, che spesso si fa strada nell’animo di Severus, emergendo, impetuoso e inevitabile dal suo sguardo affranto. È così facile immaginarselo: quella figura oscura, l’ombra di un sogno celata dietro a una maschera di impassibilità, attento a non farsi scorgere dalla donna che ama e che, inevitabilmente, continua ad amare e a proteggere, anche se a distanza, anche attraverso l’amore di un altro.
La parte peggiore della storia, che mi ha fatto fermare e pensare,sta proprio nell’annullamento di sé per il raggiungimento di un fine più alto. Severus diventa un guardiano oscuro, una sentinella che vigila nell’ombra di un silenzio carico di dolore, che riesce, comunque, a gridare il suo amore disperato per una vita che sta volontariamente rinunciando a vivere.

Salvare una vita richiede l’annullamento di un’altra. È uno scambio equo: “Mors tua vita mea”, ma non è solo questo: Severus, da un lato, sta “morendo” per la donna che ama, ma, da un altro, sta percorrendo in parallelo un altro percorso in cui alla fine gli toccherà una scelta: vivere quel sogno, o morire per esso.

“Lacrime che mai nessuno vedrà, lacrime che non esistono, lacrime di un uomo che non può amare, eppure ama, disperatamente.”

La contraddizione in questo intensissimo passaggio: un dolore che non si vede, che non dovrebbe esistere, ma che dimostra la verità sottostante, ovvero la volontà di amare e il rimpianto di aver scelto di non poterlo fare. Così profondamente ingiusto, così tremendamente umano.
E la vendetta non è dolce, è amara, e non infligge dolore solo all’altra persona, a quell’estraneo che ha preso un posto che non avrebbe mai dovuto essere suo (e che non è effettivamente suo, ma questo Severus non lo sa) ma anche a chi è obbligato a infliggerlo. E qui sta un altro passaggio importante, scandito sempre dalla sofferenza del personaggio che, rinunciando ad amare e facendo in modo che il proprio sogno possa comunque amare un’altra persona, si forza a non odiare quest’ultima, e a tollerarla, esprimendo tutto il suo rispetto per la scelta compiuta. E questo è veramente amare. Andare oltre il proprio egoismo, oltre il proprio disperato desiderio e accettare una volontà non propria.
L'accento è posto non sul potere del successo, e su fittizie verità, ma sull'umiltà del dono di sé e sulla forza del sogno; a vincere è la debolezza, non la forza.

Ritorno alla Vitaè quindi una splendida, emozionante e sentimentale raffigurazione dell’eterno conflitto tra razionalità e passione attraverso l’ottima caratterizzazione che l’occhio di sensibile osservatrice di Ida fa della sua protagonista femminile.

Un appunto finale: un intero passaggio della storia, durante le mie letture notturne, mi ha messo i brividi.

Sono avviluppato nelle mie colpe, come in una rete che si stringe sempre più asfissiante attorno a me, ormai inesorabilmente sprofondato dentro le oscure tenebre della mia vita.


No, non ci può essere perdono per me, non ho neppure il diritto di implorarlo.

... ora posso vedere il mio vero io. E questa visione mi paralizza e mi sta portando alla follia.

Devo lottare, devo riuscire a respingere quest’insostenibile immagine, devo proteggere me stesso da quest’angosciante rivelazione del mio essere interiore, messo crudelmente a nudo qui davanti a me, della totale fragilità di quella cosa in cui sono costretto, mio malgrado, a riconoscermi.

Sono qui, davanti alla parte più oscura della mia anima, di fronte al mio io più spietato e disumano, al cospetto del mio spirito ormai spogliato da ogni convinzione e speranza, e non mi rimane altro che accettare fino in fondo quello che vedo, quello che realmente sono.

... sta cercando di distruggermi dal mio interno, sta mettendo alla prova la mia resistenza in modi che non ritenevo possibili, ma non potrà annientarmi se io riuscirò a riconoscere me stesso. Questa è la mia unica via di salvezza, se ancora voglio vivere. Ed io lo voglio.

Devo rassegnarmi alla verità, ammettere ogni mia colpa e scelta sbagliata, devo accettarmi fino in fondo, come il piccolo, fragile, imperfetto essere umano che sono ed amarmi anche per quello che sono stato e che potrò ancora essere.
Con questa nuova consapevolezza, questa sconosciuta ed immane forza che sono riuscito a trovare in me, mi accingo nuovamente ad affrontare il mio Passato e gli efferati crimini che ho commesso e, finalmente, comprendo veramente me stesso e riesco ad accettare tutta la verità su questo piccolo, debole e fragile uomo.


È un lungo passaggio doloroso, di grande coraggio ma anche di umiltà. È il momento decisivo della storia, è quel ricominciare a vivere dopo la lenta e dolorosa scoperta di sé stessi. L’essere apparentemente perfetto si sgretola, sotto i duri colpi della vita, e mentre una parte di sé soccombe, un’altra trova il modo di emergere e di aggrapparsi strenuamente a una nuova vita.
È una vita in cambio di un’altra, nuova, è il confronto con se stessi, le proprie scelte e il proprio passato, quella parte di se stessi che lentamente muore, lasciando l'essere umano solo, fragile e indifeso, come effettivamente è. Ma rendersene conto è agghiacciante. Considerare i propri limiti, tutti assieme, ed accettarsi per quello che si è, rende la vita, da un canto, ancora più spietata e pericolosa, ma, dall'altro, l'acquisizione della conoscenza del proprio essere conferisce una forza nuova, quella di riuscire a guardare avanti, sapendo che a incedere saremo noi, nei nostri limiti, nel nostro essere uomini e nella consapevolezza di potercela fare in ragione di ciò che siamo e dei sentimenti che continuano a darci la forza di continuare e assaporare questo viaggio.
Strada facendo Severus ha scoperto che nel mettere un piede dietro l’altro si può trovare un motivo per trovare nuovamente una ragione di essere e di esistere.

Il protagonista, in questa storia, si è allontanato da sè stesso, isolandosi nel proprio dolore. Ma in questo lungo paragrafo c'è stata la svolta decisiva: stando soli sulla strada ci si trova gettati al mondo. Si affinano le intuizioni, ci si tuffa nelle proprie paure e ogni sensazione è restituita amplificata. Si vive coscienti di essere sulla terra come persona, consci dell'enormità di quest'affermazione. Quando il dolore smette di infliggere i suoi colpi, quando il passato da finalmente tregua, allora è arrivato il momento di tornare a casa, dalle persone che si amano, per scrivere del proprio vissuto, guardandolo con occhi nuovi e con una nuova consapevolezza di sè.

Edited by Ale85LeoSign - 6/4/2013, 21:14
 
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view post Posted on 20/1/2010, 11:04
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I ♥ Severus


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Per prima cosa, grazie, Alessandra, per la tua bellissima e sentita recensione.

CITAZIONE (Ale85LeoSign @ 19/1/2010, 15:57)
Isolarsi forzatamente, vivere rinchiusi dentro se stessi e contemplare un mondo che progressivamente non si riesce più a vedere, accentua la sofferenza del personaggio, che si strugge in un dolore forte e pulsante, che gli scorre nelle vene, avvelenando la sua stessa esistenza, attorniato unicamente da muri di pietra su cui rimbalzano i suoi pensieri, come echi di fantasmi passati non intenzionati ad andarsene.

Non avrei potuto spiegare meglio la tremenda sensazione che attanaglia Severus nella profondità del suo essere, mentre si dibatte lottando contro se stesso.

CITAZIONE
La contraddizione in questo intensissimo passaggio: un dolore che non si vede, che non dovrebbe esistere, ma che dimostra la verità sottostante, ovvero la volontà di amare e il rimpianto di aver scelto di non poterlo fare. Così profondamente ingiusto, così tremendamente umano.

Queste tue parole mi danno i brividi per il significato recondito che contengono per me.

CITAZIONE
È il momento decisivo della storia, è quel ricominciare a vivere dopo la lenta e dolorosa scoperta di sé stessi. L’essere apparentemente perfetto si sgretola, sotto i duri colpi della vita, e mentre una parte di sé soccombe, un’altra trova il modo di emergere e di aggrapparsi strenuamente a una nuova vita.
È una vita in cambio di un’altra, nuova, è il confronto con se stessi, le proprie scelte e il proprio passato, quella parte di se stessi che lentamente muore, lasciando l'essere umano solo, fragile e indifeso, come effettivamente è. Ma rendersene conto è agghiacciante. Considerare i propri limiti, tutti assieme, ed accettarsi per quello che si è, rende la vita, da un canto, ancora più spietata e pericolosa, ma, dall'altro, l'acquisizione della conoscenza del proprio essere conferisce una forza nuova, quella di riuscire a guardare avanti, sapendo che a incedere saremo noi, nei nostri limiti, nel nostro essere uomini e nella consapevolezza di potercela fare in ragione di ciò che siamo e dei sentimenti che continuano a darci la forza di continuare e assaporare questo viaggio.

Questo è indubbiamente il nucleo essenziale della storia, la presa di coscienza che permette al personaggio il reale ritorno alla vita e credo che sia una delle cose più personali e importanti per me stessa che io abbia mai scritto. Del resto, non ho mai fatto mistero, e l’ho specificato anche nella premessa della storia, che questa storia ha per me un profondo significato del tutto personale.


Edited by chiara53 - 23/5/2015, 20:03
 
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