| Nykyo |
| | Un altro pò di scarni fianchi e costoline (prese dalle mie ff, come chiesto da Astry), tanto per tener su il morale delle Goccioline: Lo spiava anche in estate, nelle poche occasioni in cui potevano recarsi a Hogsmeade, prima della fine della scuola. Seguiva col suo sguardo grigio e acceso il profilo di quelle vertebre evidenti, percorreva le gambe troppo sottili, la curva delle natiche, i fianchi stretti, ancora segnati dalla traccia arrossata della sua presa. Si soffermava, senza pensare a niente, sulla pelle sudata e sui gesti, energici e insieme impacciati, con cui Severus la tergeva. Era troppo magro, insicuro, sgraziato, al punto da essere così bello che a volte [CUT] doveva chiudere gli occhi e cancellarne l’immagine, prima che gli si imprimesse troppo a fondo nell’anima.* Questa è tutta per Sage: Nel sogno Harry cade e cade. Crede che finirà per sprofondare nell’oscurità, che si allunga a ghermirlo, per trascinarlo a fondo. Due mani strappano il buio. Le dita sono scarne e nodose, macchiate dal succo degli ingredienti di troppe pozioni. I polsi sono magri, le ossa sporgenti. Le braccia sono sottili, fatte d’ombra tenace. Secche e sgraziate. Lo afferrano, lo frenano, lo stringono, lo trattengono, marcando piccoli lividi sulla sua pelle. Lo salvano. Harry annuisce nel sonno, e si lascia cullare. Non c’è più solitudine per lui nella stretta dell’ombra. Il gelo è diventato tepore.* E questo è tutto per Astry: Certo, lo sguardo di lui era per lo più assente e cupo o assolutamente freddo e impenetrabile, ma quando si accendeva, per qualunque motivo era uno degli sguardi più intensi che lei conoscesse. Forse, più passione di quanta il mago non ne mostrasse covava sotto la cenere, anche ora che lui pareva stanco di vivere. E, ad essere del tutto obiettivi, erano dei begli occhi, contornati da folte ciglia non meno scure delle iridi. Contrastavano decisamente con la carnagione pallida, lievemente tendente all’olivastro. Piton non aveva un volto comune. Il naso era davvero troppo pronunciato, imponente. Rendeva il suo profilo aguzzo e spigoloso, facendo risaltare gli zigomi alti e le labbra sottili. Però, quel nasone, esaltava a suo modo l’armonia degli altri lineamenti. Soprattutto, a Jewel pareva che quello, compreso il fisico slanciato e longilineo, fosse l’aspetto che più si confaceva al carattere del mago. Se avesse avuto una bellezza canonica da statuario dio greco sarebbe stato assolutamente ridicolo con il suo pungente sarcasmo e il suo fare burbero, arcigno e sprezzante.“Sento caldo al solo guardarla” – disse, stendendo le gambe in avanti sul plaid, con noncuranza, e facendosi vento con le mani, proprio all’altezza del seno – “Non vorrà mica che gliela levi io la casacca”. Piton la squadrò preoccupato. Per Merlino, questa matta è anche capace di farlo sul serio – considerò. L’idea non lo allettava affatto, e preferì una resa dignitosa all’umiliazione di farsi giocare di nuovo come un allocco. Sbottonò con calma i numerosi piccoli bottoni sul petto e sulle maniche e si sfilò l’indumento con lentezza, per poi posarlo, ripiegato con cura e pignoleria, sulla coperta accanto a sé. La donna lo osservò di sottecchi. Ora che aveva addosso soltanto la leggera camicia di lino, chiusa da delicati e sottili legacci della medesima stoffa, pareva quasi un altro, senza più tutto quel nero opprimente a far risaltare ancora di più quanto fosse pallido. Era magro, ma aveva le spalle larghe e la vita sottile. Jewel si sorprese a pensare che il mago aveva un fisico più prestante di quanto lei non si fosse immaginata. Comunque, aveva ottenuto un’altra piccola vittoria. Piton sentì immediato il sollievo della pelle ora coperta solo dal tessuto leggero della camicia. Non era da lui mostrarsi con un abbigliamento eccessivamente trascurato o informale, ma ormai il più era fatto e non seppe resistere al desiderio di ottenere ancora un po’ di refrigerio. Quel giorno la temperatura era davvero fuori dal comune. Era difficile resistere all’afa, perfino per un uomo abituato a controllare e reprimere le proprie pulsioni, anche fisiche, come lui. Del resto, sudare come una fontana sarebbe stato ancora meno dignitoso. Così, slacciò il nastro di lino candido che fermava i polsini ed iniziò a ripiegare su se stessa la manica destra. Jewel non vi fece gran caso, finchè il mago non passò a compiere lo stesso gesto anche sul polsino sinistro. Allora, un brivido percorse d’istinto la schiena della donna, mentre la sua mente le ricordava all’istante che Voldemort marchiava i suoi Mangiamorte proprio su quell’avambraccio. Un marchio identico, in ciò che raffigurava, a quello che era comparso sopra la casa dei Parker, la notte della loro tragica scomparsa. La stessa orribile icona di morte, solo molto più piccola. L’Auror deglutì a fatica, incapace di distogliere gli occhi, ma spaventata da ciò che avrebbe provato nel rivedere quel teschio odioso, dopo tanti anni. Trovarsi davanti il Marchio Nero l’avrebbe aiutata a perdere ogni residua remora nei confronti del mago. Se lui lo portava su di sé, lei avrebbe potuto riconoscere finalmente in lui solo l’assassino efferato, non ci sarebbe stato più spazio per alcuna pietà. [CUT] Piton non si era accorto di nulla, concentrato com’era nel ripiegare la stoffa senza sgualcirla eccessivamente. Fu solo un istante; il mago finì ciò che aveva cominciato, scostò la mano destra e Jewel vide. Un braccio magro dal polso inequivocabilmente virile, sebbene sottile e delicato, e la pelle chiarissima, tesa, intonsa. La maga inspirò con forza, sentendo che qualcosa si andava sciogliendo dentro di lei. Nulla, nessun teschio, nessun simbolo del suo personale, mai sopito, dramma su quell’avambraccio esposto ai suoi occhi stupiti. Evidentemente, il Marchio era svanito con chi lo aveva imposto.E il capello lungo è tutto per Ary : “Si è lasciato crescere i capelli, vero?” – chiese, con finta naturalezza, come se la cosa non fosse minimamente calcolata – “Nelle foto dei giornali, prima che la conoscessi, li aveva molto più corti di adesso”. Il mago annuì. “Non le stanno male, sa” – rincarò la donna, sempre con noncuranza – “Ma non dovrebbe lasciare che le ricadano così spesso sul viso. Sembra sempre accigliato in questo modo. Dovrebbe tirarli indietro, ogni tanto”. “Io sono sempre accigliato” – rispose lui, tornando ad un umore più irritabile e guardingo. “Inoltre” – aggiunse, cupo – “Non ho un bel viso, a nessuno e mai dispiaciuto che fosse coperto dai capelli”. Non è del tutto vero – pensò Jewel – A te evidentemente non piace mostrarti troppo apertamente. Forse, a volte, pensi perfino che gli altri abbiano ragione nel trovarti sgradevole, anche se quel giorno a Diagon Alley camminavi a testa ben alta, in faccia alla gente. E non è nemmeno vero che il tuo viso è così brutto, come dici. Certo non hai lineamenti regolari, ma possiedono un loro strano magnetismo. Se non sapessi chi sei e chi potresti essere stato, troverei interessante la tua faccia spigolosa. Ma, invece, dichiarò – “Il diavolo non è mai brutto come lo si dipinge, e lei non fa eccezione alla regola. Potrebbe tranquillamente seguire il mio spassionato consiglio, glielo assicuro”. Piton fu colpito più dalla scelta delle parole che dal loro significato globale, o dal fatto che lei gli aveva appena fatto un complimento. La Heartfield aveva usato il termine “diavolo”. Chissà se era stato solo un caso? “Aspetti” – disse la maga e, prima che Piton capisse cosa aveva in mente, si voltò e si protese verso di lui. Il mago non riusciva a crederci, lei gli aveva passato le mani tra i capelli, tirandoli indietro delicatamente, fino a formare un codino sulla nuca che aveva poi magicamente legato con un largo nastro di raso nero, comparso dal nulla tra le sue dita. “Ecco!” – esclamò soddisfatta, allontanandosi da lui e rimirando l’effetto di ciò che aveva appena compiuto – “Ora sembra un galante cavaliere d’altri tempi, lo sa?”. Questa volta, Piton non riuscì proprio a non arrossire. Fra l’altro, nel legargli i capelli, Jewel gli si era avvicinata al punto che i suo occhi si erano trovati troppo vicini alla scollatura di lei e le mani della maga erano state così lievi nel compiere quel gesto per lui inusuale, gli avevano perfino sfiorato le gote, quasi come in una carezza. Abbassò il capo. Avrebbe voluto dirle qualcosa di duro che la rimettesse al suo posto. Qualcosa di perfido e pungente, per farle passare la voglia di permettersi simili confidenze in futuro. Avrebbe anche desiderato sprofondare, perché, da che era adulto, non era mai arrossito davanti ad una donna. Ma non disse una parola, perché aveva paura che se apriva le labbra, invece, avrebbe potuto scappargli un “grazie”. Jewel distolse lo sguardo a sua volta, confusa. C’era stato qualcosa di più della semplice sorpresa nello sguardo di lui, un momento prima. Qualcosa che evidentemente lui avrebbe preferito nascondere, ed era chiaro che il non esserci riuscito del tutto lo faceva sentire disarmato. La maga non l’aveva mai visto così totalmente vulnerabile e i sentimenti che constatarlo le suscitava le facevano paura. Dio mio – pensò, senza riuscire ad impedirsi di provare una strana tristezza – E’ mai possibile che gli faccia questo effetto una stupida carineria? Non ha mai ricevuto un gesto gentile o un complimento, quest’uomo?Ne aggiungerei volentiri altre, ma... emh... sarebbero slash e/o VM18
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