Il Calderone di Severus

Beaux - da betare: Sfida Dicembre

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view post Posted on 8/12/2022, 23:33
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Pozionista abile

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Aperta la discussione per l'ultima sfida!
 
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view post Posted on 19/12/2022, 14:03
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GabrixSnape

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Ragazze buongiorno. Ho un incredibile bisogno del vostro aiuto. Questa esperienza mi ha prosciugata. Non sono più in grado di valutare con attenzione ciò che scrivo e che sento. Suggerite tutto ciò che ritenete opportuno. Non risparmiate niente.
Come al solito, il racconto necessita di ulteriore lettura, ma l'idea è questa e mai come questo ultimo mese è stato difficile trasfonderla in una storia.



Con occhi nuovi

Intenta com’era a curare i feriti, Madama Chips non si accorse subito della sagoma imponente di Hagrid che era apparsa, occupando interamente il riquadro della porta all’ingresso dell’infermeria. Sosteneva qualcuno tra le braccia…

Quando, prima della mezzanotte, aveva ricevuto l’incarico di dirigere insieme a Gazza le operazioni di evacuazione della scuola, la strega aveva pensato che, sferrando un attacco contro un edificio pieno di ragazzi, per la maggior parte inesperti e indifesi, Voldemort si confermava il mostro senza cuore in cui le sue scelte lo avevano trasformato.
I primi crolli, i primi feriti e i primi morti avevano lasciato che la spaventosa realtà invadesse prepotentemente il castello, sbiancando i volti dei suoi occupanti e dilatandone le pupille.

Ora che la battaglia era terminata, continuando instancabilmente la sua opera, la strega non riusciva a liberarsi dall’amarezza delle riflessioni che accompagnavano ogni gesto di cura e ogni Incantesimo.

Com’era possibile che la natura umana potesse spingersi alle estreme conseguenze di voler scientemente infliggere dolore e, addirittura, morte?” si domandava, mentre la promessa che aveva fatto molti anni prima, durante il suo apprendistato, le dava la forza di non arrendersi alla stanchezza.

No, nessuno avrebbe sofferto se lei avesse potuto evitarlo!”

Questo giuramento era ciò che le dava forza anche nei momenti più difficili e disperati. Per questo, nonostante la drammatica notte insonne appena trascorsa, Madama Chips continuava a dispensare cure e incoraggiamenti agli eroici protagonisti di quella tremenda battaglia che si era da poco conclusa.

All’improvviso, una voce interruppe il flusso dei pensieri della strega.

“Dove ce lo posso lasciare?” chiese Hagrid, esitante, passando a fatica sotto la volta della porta.
“Ancora feriti? Credevo che non ce ne fossero altri!” esclamò sconcertata l’Infermiera di Hogwarts mentre distribuiva le ultime Pozioni Rimpolpasangue.

“Lui l’ho appena trovato nella Stamberga Strillante!” gemette il Mezzogigante.

Madama Chips posò il vassoio e si diresse a passo svelto verso il nuovo arrivato.

“Ma non può essere!” mormorò incredula. Poi, ripresasi dalla sorpresa, guidò Hagrid verso un punto più appartato dell’Infermeria.

“Mettilo lì,” disse, mentre si affrettava a richiamare un imponente separé appoggiato alla parete opposta.

“Fanny l’ha salvato, ma ci ha ancora bisogno di cure,” esclamò Hagrid, posando con delicatezza il corpo del mago ferito sul letto.

“Lo vedo,” lo zittì subito Madama Chips, constatando la gravità delle ferite. “Mi racconterai il resto più tardi,” aggiunse quindi, indicandogli senza troppi convenevoli la porta.
Poi, ancora sconcertata, contemplò la sagoma immobile di Severus Piton.

*****


Per quanto le parole pronunciate da Harry Potter durante lo scontro finale con Voldemort scagionassero completamente Severus Piton, non era facile lasciarsi alle spalle i dubbi e i sospetti che per anni avevano animato il loro rapporto. Quel cambio repentino di prospettive destabilizzava la strega più di quanto non riuscisse ad ammettere.

“Per la barba di Merlino, sei messo proprio male,” mormorò dopo aver esaminato attentamente il collo, ancora sporco di sangue. Sottopelle, benché le lacrime della Fenice avessero chiuso la ferita, sembrava muoversi qualcosa di minaccioso e instabile che premeva contro il tessuto appena rigenerato e dava l’impressione di poterlo lacerare ancora. Se la natura di quella presenza fosse liquida o solida non seppe stabilirlo da subito.
Ma più di questo, a turbare il cuore della strega fu la visione del resto di quel corpo, che, una volta rimossi gli abiti sporchi, rivelò la presenza di numerose ferite, vecchie e nuove, ormai rimarginate ma ancora visibili, segno della sua esposizione a ogni tipo di tormento o tortura.
Quando, con movimenti attenti della bacchetta, ebbe finito di detergere e disinfettare il corpo del mago, con un gesto materno lo coprì delicatamente con il lenzuolo e gli portò i lunghi capelli neri dietro le orecchie, scoprendo il volto spigoloso e dolente che mai aveva osservato così da vicino.

“Come sei giovane!” non poté impedirsi di mormorare, vedendolo per la prima volta libero da tutti i paludamenti dietro i quali si era sempre nascosto con tanta determinazione.
Distratta dall’atteggiamento austero e arrogante del Professore di Pozioni prima e del Preside dopo, nemmeno lei si era mai accorta di quanta differenza di età ci fosse rispetto a tanti altri suoi colleghi, né aveva sospettato che il comportamento del mago avesse spiegazioni così nobili.

*****


Il dolore che lo aveva pervaso da quando Nagini gli aveva trafitto il collo gli aveva impedito qualunque movimento volontario e persino di parlare ed emettere suoni. Le sue ultime parole erano state per Harry. Dopo, il gelo e un profondo stato di torpore lo avevano invaso, e Severus si era sentito ormai prossimo alla fine.
Quel dormiveglia, che sembrava doverlo condurre lentamente alla morte e il silenzio che avvolgeva la casa, erano invece stati improvvisamente interrotti da un canto arcano che lo aveva scosso fin nel profondo.
Il mago aveva debolmente dischiuso le palpebre, e il suo campo visivo era stato invaso da un’ampia sagoma scarlatta. Solo con notevole sforzo, era riuscito a ricomporre l’immagine della Fenice.
“Fanny!” aveva provato a chiamarla, sorpreso. Ma dalla gola era venuto fuori un suono sinistro, più simile a un gorgoglio. Poi, si era sentito sollevare e la voce di Hagrid l’aveva consolato, mentre, con passo pesante, lo conduceva chissà dove.
Nello stesso tempo in cui le lacrime della Fenice guarivano la sua ferita, il veleno sembrava opporsi alla cura, e Severus sentiva dentro di sé due forze contrarie e avverse combattere una strenua battaglia.
Come se acqua e fuoco si fronteggiassero contendendosi il suo corpo, le fiamme mortifere, scaturite dal morso di Nagini, da una parte, e il fresco lenimento delle lacrime delle Fenice, dall’altra, si affrontavano, prendendo alternativamente il sopravvento le une sulle altre, in un’altalena di sollievo e strazio che sembrava non volersi fermare.
Per tutto il tragitto, il mago si era dibattuto in un dormiveglia orribilmente simile a un incubo dal quale non riusciva a risvegliarsi. Poi, forse grazie al momentaneo dominio delle lacrime della Fenice sul veleno, l’intorpidimento era via via scemato, restituendogli la capacità di vedere con chiarezza. E allora, aveva distinto l’inconfondibile sagoma di Hagrid, che fino a quel momento era stata poco più di una sensazione confortevole, i contorni del castello, che diventavano più nitidi man mano che si facevano più vicini, e infine, l’infermeria.
Ora, mentre attendeva immobile che Madama Chips terminasse la sua visita, Severus si sentiva esposto e vulnerabile e, benché avesse sempre stimato quella strega, ruvida all’apparenza ma sempre prodiga e attenta, provava un tremendo turbamento.
“Riesci a sentirmi?” gli chiese ad un certo punto Madama Chips, e Severus aprì istintivamente gli occhi, che fino a quel momento aveva tenuto ostinatamente chiusi.

“Le mie orecchie non hanno alcun problema,” mormorò a fatica, con un tono che risultò forzatamente sarcastico, sottolineato com’era da uno sguardo che tradiva i recenti supplizi. Ma le sue labbra si stirarono ugualmente in quello che avrebbe voluto essere un sorriso.

“Non è necessario che tu finga, non più!” mormorò Madama Chips, voltandosi improvvisamente come se stesse cercando urgentemente qualcosa.

Ma a Severus sembrò che l’Infermiera avesse più che altro bisogno di ponderare le sue reazioni prima di volgersi di nuovo dalla sua parte con la solita espressione determinata che lui ben conosceva.

“È stata una battaglia cruenta,” disse, poi. E, nonostante la tensione dell’affermazione, la sua voce aveva inconfondibili note di esultanza, che anticipavano il risultato finale.
“Voldemort è stato sconfitto,” aggiunse, forse intuendo il bisogno del mago di conoscere gli eventi ai quali non aveva potuto prendere parte.

Seguì una puntuale descrizione di tutto ciò a cui la strega aveva assistito o che le avevano raccontato. E al mago parve che, al pari delle cure attente di cui era stata prodiga sin dal suo ricovero in Infermeria, anche quell’interminabile fiume di parole avesse una qualche funzione. Infatti, distratto com’era dall’ascolto degli ultimi pesanti eventi, si distolse momentaneamente dalle sofferenze inflittegli dalle ferite e si sentì più calmo. Ma benché fosse grato per le informazioni ricevute, si nascose dietro un’espressione impenetrabile, fingendo disinteresse. E Madama Chips, che aveva scandito quelle notizie soffermandosi ogni tanto a osservarlo, nel tentativo di scorgere una reazione che le consentisse di mostrargli la sua vicinanza, capì di dovergli lasciare altro tempo per metabolizzare tutti gli accadimenti della notte.
In meno di ventiquattr’ore, quell’uomo era passato dall’essere l’odiato e temuto preside della scuola all’essere considerato uno degli eroi indiscussi della guerra.
Era troppo persino per chi era riuscito a fingere di essere un arrogante assassino per tutti quegli anni.

“Starai meglio,” disse allora, decisa a concedergli i suoi spazi.

“Ti lascio tranquillo, ma se dovessi avere bisogno di me, lo saprò subito!” aggiunse, scomparendo dietro il separé, sicura del fatto suo.

*****


Severus non ebbe il tempo di soffermarsi a riflettere su tutto ciò che gli era appena stato raccontato perché fu distratto da una voce che ben conosceva, poco più di un sussurro, ma così vicina al suo letto che non poté non udirla.

“Madama Chips…”

“Signor Weasley, come mai è qui e da quanto tempo?” domandò la strega.

“Sono appena arrivato, ehm, da poco …” la voce di Ron suggeriva che il ragazzo avesse una richiesta urgente da formulare.

Infatti, senza attendere ulteriori inviti, incalzò l’interlocutrice.

“Ho bisogno di sapere della Pietra della Resurrezione,” mormorò e l’intonazione di quelle parole suggeriva che si sforzasse di non piangere.

“Ragazzo mio, non è utile nascondersi nelle favole!” lo rimproverò bonariamente la strega, comprensiva.
“Io… ehm, cioè, Harry … ha detto … nella Foresta Proibita, molto vicino alla tana di Aragog. Lui non la vuole, cioè, Silente è d’accordo. Ma io pensavo … forse …”
“Basta così, signor Weasley!” lo bloccò allora Madama Chips. E l’ombra di Ron sembrò stagliarsi sul tessuto del separé come se qualcuno l’avesse tirata verso l’alto.
“Non farà bene né a te né alla tua famiglia crogiolarsi in questi pensieri. E spero sinceramente che tu non abbia riferito ad altri la tua idea. Nessuno torna dalla morte!” lo ammonì così severamente che parve volerlo zittire.
In ogni caso, subito dopo le ultime parole, Severus udì i passi allontanarsi dal suo letto.
Era finalmente da solo con i suoi pensieri, ma Severus non riusciva a distrarsi dalle frasi confuse che aveva appena ascoltato e che ora cercava di collegare alle novità di cui era da poco stato messo a parte.
Se i suoi sensi di spia non lo ingannavano, un pericolo, grave almeno come la guerra che si era appena conclusa, poteva ancora abbattersi sulla scuola e al mago sembrò di avere ancora qualcosa da fare prima che il veleno di Nagini tornasse a imporsi con i suoi effetti nefasti.
Se c’era un disegno nelle trame del destino, il suo sembrava essersi ricomposto.
Perché sarebbe stato salvato dalle lacrime della Fenice, se non fosse stato predestinato a salvare il mondo magico dagli effetti dei risvolti luttuosi di quella guerra infame?
Si alzò, contando sul portentoso effetto delle lacrime di Fanny e sulle Pozioni curative di Madama Chips, che avevano placato il dolore, restituendogli in parte le energie.
Soffriva ancora, ma, abituato da anni di controllo di sé stesso, e consapevole dell’urgenza di sfruttare bene quei benefici momentanei, Severus si fece forza. Bevve un’ulteriore generosa sorsata di Pozione Rigenerante, cosciente che avrebbe dovuto assumerne altra solo a distanza di molte ore. Ma sentiva di non avere molto tempo per agire, se voleva limitare gli effetti dell’ennesima iniziativa sconsiderata di Ron Weasley. Così, recuperata la sua bacchetta, sostenuto dal desiderio disperato di mettere fine per sempre a tutto il male che era stato fatto e protetto dall’Incantesimo di Disillusione, si allontanò barcollando dall’Infermeria, diretto verso la Foresta Proibita.

*****


Dopo aver distolto Ron dai suoi propositi con tutte le argomentazioni possibili, Madama Chips aveva completato l’ennesimo giro di controllo dei feriti e, rassicuratasi del loro stato, si era allontanata dall’Infermeria per andare a recuperare gli ingredienti necessari alle Pozioni curative di cui c’era ancora bisogno.
Ora che il nemico era stato annientato, nella Sala Grande erano stati riallineati i tavoli delle case e i ragazzi erano seduti tutti insieme, incuranti del colore delle proprie divise, uniti dalla certezza che era stata la compattezza con la quale si erano difesi gli uni con gli altri a tenerli in vita.

La paura, ancora impressa negli sguardi di quelle giovani vite che avevano sperimentato così da vicino il furore della guerra, adesso era stemperata dalla luce di una nuova speranza che illuminava i loro volti. Madama Chips si soffermò a considerare con affetto quei ragazzi che, nel volgere di una nottata, la vita aveva trasformato in eroi.

A un tavolo, circondato da un’ammirazione di cui non aveva mai goduto, Neville Paciock mangiava con la Spada di Grifondoro, ancora grondante del sangue del terribile serpente, ben in vista davanti a sé. Il nobile oggetto magico sottolineava l’eroicità della sua impresa e molti, alle sue spalle, si fermavano a osservarla più da vicino, con un sentimenti misti di stupore e rispetto.
All’improvviso, nella confusione generale, un grosso rospo spiccò un balzo e atterrò pesantemente sull’elsa della spada, che accompagnata da venerazione e gratitudine era passata di mano in mano e ora sporgeva leggermente dal tavolo, facendola cadere con grande fragore per terra.

Nella Sala Grande tutte le voci si spensero istantaneamente a causa del fracasso improvviso.
Il rospo era atterrato di schiena sul pavimento, preceduto dalla pesante spada.
Dopo un primo momento di sbigottimento, riavutosi dal brusco impatto, un debole gracidare uscì dalla sua gola, attirando nuovamente l’attenzione dei presenti e la voce di Neville esplose in un’esclamazione incredula e felice.
“Oscar!” gridò, e, preso tra le mani il nuovo arrivato, lo tastò sollecitamente, per accertarsi che nella caduta non si fosse ferito.
“Dove sei stato tutto questo tempo?” chiese poi, avvicinandolo al suo volto, neanche si aspettasse davvero una risposta.

Madama Chips, che aveva assistito alla scena, accorse immediatamente.

“Signor Paciock, sarebbe opportuno che quest’arma tornasse presto al suo posto,” disse in tono risoluto ma bonario, dando un’occhiata condiscendente prima al ragazzo e poi al rospo che teneva amorevolmente fra le mani.

Neville arrossì confuso.

“Lo farò immediatamente!” esclamò saltando in piedi, pronto a raccogliere la spada.

Ma Madama Chips lo precedette.

Il sangue, che aveva visto spargersi sul pavimento, e che ancora avvolgeva in parte la lama della Spada, aveva immediatamente destato il suo interesse.

“Lascia fare a me,” disse, chinandosi a raccoglierla. Quindi, con rapidi gesti della bacchetta, la strega ripulì dal sangue il pavimento, la lama ed ogni parte della spada che ne era stata toccata, trasferendo poi il liquido vischioso in una provetta. Poi, con un sorriso, si rivolse allo stupito Paciock.
“Non era sangue di un serpente comune, e non voglio che qualcuno si faccia ancora male!” chiarì. E accarezzando riconoscente il grosso rospo responsabile di quel prezioso diversivo, si congedò.

*****


La lama forgiata dai Goblin, così come in precedenza aveva fatto per il sangue del Basili-sco, aveva sicuramente già assorbito ogni nuovo potere legato ai fluidi dell’enorme pitone che era stato appartenuto al temibile mago oscuro appena sconfitto. Tuttavia, Madama Chips, come ogni Curatrice e attenta Pozionista, era interessata anche alle proprietà degli animali magici rari, di cui ben conosceva il valore.
Infatti, all’ammirazione per l’incredibile impresa compiuta da Paciok si era immediata-mente sovrapposto un pensiero squisitamente professionale: recuperare il sangue e il veleno del rettile, giacché, provenendo di un rarissimo esemplare di magia occulta, questi reperti sarebbero stati senz’altro dei preziosissimi ingredienti da aggiungere alle sue scorte. E chissà per quali impieghi benefici avrebbero potuto essere impiegati? Quale modo migliore di utilizzare la magia oscura di Voldemort per spezzarne definitivamente ogni ripercussione del potere?
Tuttavia, l’enorme serpente velenoso era misteriosamente scomparso alla morte del suo padrone, e la strega si era dovuta rassegnare alla perdita del prezioso bottino.
Ora, invece, essendosi inaspettatamente procurata una buona quantità di quei preziosi elementi, Poppy tornava con entusiasmo in infermeria, pensando a tutti i potenziali impieghi di quel dono ormai insperato, quando venne colpita da un’illuminazione.
Curare il veleno con il veleno.

Questo nome - il titolo di un raro libro esaminato con tanta attenzione anni prima e di cui però non aveva mai potuto realizzare le Pozioni proprio a causa dell’impiego di ingredienti molto rari - la folgorò con un brivido di euforia e, quasi senza accorgersene, cambiò direzione, ritrovandosi, poco dopo, davanti alla Biblioteca.

L’intuizione professionale le aveva dato nuovo vigore.

Accio!” comandò e, qualche istante dopo l’Incantesimo d’Appello, apparve un volume dall’aspetto molto vissuto. Raggiante, Poppy scese senza indugio nei sotterranei, il libro stretto tra le mani e la mente già piena di idee.

*****


Le teorie di fondo contenute nel libro che Madama Chips aveva appena preso dalla Biblioteca, si basavano sull’impiego dello stesso veleno responsabile del danno o della lesione, utilizzato in particolari diluizioni.

Ora che aveva una buona quantità di fluidi magici provenienti dallo stesso rettile intriso di Magia Oscura che aveva quasi ucciso Severus Piton, la strega sapeva di poter impiegare delle terapie molto più efficaci di quelle che al San Mungo avevano potuto utilizzare per guarire Arthur Weasley e delle quali si era a suo tempo informata.
Ma tra i due pazienti c’erano altre differenze, da tenere in considerazione.
Severus Piton aveva sopportato una quantità maggiore di veleno e questo, unitosi all’altra Magia Oscura che già circolava in lui a causa del Marchio Nero, rendeva più complessa la cura, nonostante le lacrime della Fenice.
Arrivata nell’aula di Pozioni, rimasta miracolosamente intatta, Madama Chips allestì una postazione di lavoro e, trovata la pozione che cercava, ne iniziò subito la preparazione. Preliminarmente, separò il veleno dal sangue del rettile, riponendoli in provette separate che etichettò subito. Quindi iniziò a dosare gli ingredienti elencati dal libro nel calderone, rispettando attentamente i tempi e le quantità richieste. Attese con trepidazione che la mistura fosse quasi pronta, poi, come indicato nella ricetta, aggiunse una goccia di veleno di Nagini.
Stava per richiudere il libro, quando, dando una veloce scorsa agli ultimi righi della ricetta, si accorse con spavento di qualcosa che nella fretta e nell’entusiasmo del momento, non aveva notato.

Perché la Pozione fosse pienamente efficace, era indispensabile aggiungere agli ingredienti due gocce di sangue del mago al quale la pozione doveva essere somministrata, e un elemento stabilizzatore.

Sgomenta, Madama Chips si sentì improvvisamente perduta. A cosa era valsa tanta tempestività se una tale svista poteva vanificare ogni risultato?
Ma poi, guardando meglio, scoprì una minuscola annotazione a piè di pagina.
Lo stabilizzatore e il sangue dovranno essere aggiunti alla pozione a raffreddamento completato e, comunque, non prima che siano trascorse tre ore dallo spegnimento del fuoco sotto il calderone.
Rincuorata, la strega assicurò con un Incantesimo di Protezione il calderone contenente la preziosa Pozione e si precipitò verso l’Infermeria per controllare il suo paziente più grave e descrivergli l’esito della breve incursione in Sala Grande e ciò che ne era seguito.

Intanto, consapevole di avere avuto accesso a ciò che avrebbe consentito al mago il pieno superamento della propria dolorosa condizione, provava a ipotizzare quale fosse il modo migliore di recuperare lo stabilizzatore: ragnatela di Acromantula.

Cercando di convincersi del fatto che gli enormi ragni preferissero di gran lunga il buio e la notte e chiedendosi se non sarebbe stato il caso di associare Hagrid alla sua ricerca, Poppy giunse ansimando in infermeria e oltrepassò il separé, sicura del fatto che il tempo trascorso in solitudine fosse stato sufficiente a Severus per mettere ordine nei propri sen-timenti.
Il sorriso che le aveva rischiarato il volto, però, si spense istantaneamente e la povera strega ritornò inquieta sui suoi passi guardandosi attorno atterrita, nella ricerca delle tracce del suo paziente speciale che sembrava svanito nel nulla.

*****


I pochi degenti vigili in Infermeria – interrogati rapidamente e con discrezione - non avevano udito qualcosa che potesse suggerire alla strega una ragione plausibile per quella sparizione, né, riparati ciascuno dietro il proprio separé, avevano visto alcunché.

Per qualche istante, nell’impossibilità di raccogliere informazioni utili alla ricerca, Madama Chips si trovò seduta sul letto del mago, incapace di decidere il da farsi.
La stanchezza accumulata durante la notte insonne e la delusione di sentirsi sfuggire dalle mani la vittoria su un nemico tanto temibile ebbero il sopravvento, facendole presagire il peggio. E, pensando che Severus potesse essere andato via, incapace di accettare il confronto con quanti l’avevano solo ostacolato e sospettato, sospirò sconsolata.
A cosa era valso essersi meritato il salvataggio della fenice se non era in grado di accogliere quel segnale come speranza di una vita nuova, diversa e appagante?

Ma poi, mentre l’amarezza le invadeva il cuore, osservò le ombre della stanza sul paravento e un pensiero arrivò a scuoterla: Ron Weasley e la sua sciocca idea di resurrezione.
Era possibile che Severus aveva sentito qualcosa? Magari proprio la riconoscenza per la sua sopravvivenza l’avevano spinto ad agire, prendendosi l’incarico di aiutare il ragazzo come ne aveva aiutato l’amico?

Per quanto sconsiderata fosse l’iniziativa, a causa delle condizioni di salute in cui versava, Madama Chips valutò che il Severus Piton, che le era stato svelato dopo l’ultima guerra magica, avrebbe sicuramente ignorato i rischi a cui si sottoponeva pur di salvare pur di eitare gli effetti di un’azione sconsiderata, dettata dalla sofferenza.
Preoccupata, si affrettò a uscire dal castello, diretta alla Foresta Proibita.

*****


Il sole, ancora alto nel cielo di quel primo pomeriggio, intiepidiva l’aria.
Severus, protetto dall’Incantesimo di Disillusione, attraversava i territori intorno al castello, invisibile, lottando contro la debolezza e i pensieri amari.
Le poche parole intese dalla voce di Ron Weasley risuonavano nella sua testa, creando scenari tristi e forgiando in lui una determinazione assillante, che lo spingeva ad avanzare, nonostante tutto. Da quando le aveva udite, aveva cominciato a nutrire serie preoccupazioni.
Doveva raggiungere la Foresta Proibita prima di ogni altro ed evitare il fortuito rinvenimento che poteva solo aggiungere dolore al dolore.
Superò la capanna di Hagrid e si addentrò nella fitta boscaglia.
Man mano che si allontanava dai margini, l’intreccio dei rami sulla sua testa aumentava, lasciando filtrare sempre meno luce.
Il buio sembrava avanzare, ingoiando i contorni del paesaggio.
Ad ogni passo il freddo s’insinuava nel suo corpo e gli invadeva l’anima. Come il peggior ricordo della sua passata esistenza, la Foresta lo stava ingoiando, e mentre sentiva la sua anima soccombere lentamente davanti all’irragionevole gesto che temeva qualcuno potesse compiere, la compatta selva di rimorsi e incubi riemergeva con prepotenza dal passato, attirandolo nelle sue spire.
Unici punti luminosi, simili a lucciole disperse in tutta quella oscurità, i ricordi del mago ondeggiavano sinuosamente in una danza di morte e i suoi timori prendevano forma e lo sfidavano.
La foresta gli appariva come un enorme cuore pulsante di veleno, pronta a sferrare un nuovo attacco contro la comunità magica. Nelle sue tenebre Severus temeva potesse nascondersi un pericolo, mascherato da promessa.
“Vieni a me!” urlò, bruciante di febbre, sorreggendosi a un tronco i cui rami si protendevano verso il cielo come braccia imploranti aiuto.
Udì prima un calpestio in lontananza, poi rumore di zoccoli, ma i suoi occhi non riuscivano a distinguere le immagini. Se fosse un altro effetto delle tossine che gli circolavano nelle vene oppure suggestione non sapeva dirlo.
Qualcuno l’ammonì senza mostrarsi.
“Non cercare oltre!” intimò e subito sembrò allontanarsi.
“Cassando? Fiorenzo?” chiamò. Ma nessuno rispose
Il bosco tornò ad affacciarsi nel campo visivo del mago nella sua realtà.
Allora vide i contorni dell’ingresso della tana di Aragog emergere dall’ombra e, accanto, le numerose ragnatele a cupola tipiche delle Acromantule.
Si era allontanato di un passo dal tronco al quale si era appoggiato per non cadere, ancora indeciso sul da fare, che udì una voce, allarmata.

“Stupeficium!”

E, subito dopo, vide un potente raggio di luce passargli sopra la testa.

Quindi, senza riuscire a capire bene da quale pericolo doversi guardare, ormai così debole da non riuscire più a stare in piedi, si sentì adagiare su una barella e capì che lo stavano portando via da lì. Nel suo campo visivo, appannato dall’oscurità e dal dolore, apparve la sagoma di un’Acromantula e, prima di chiudere gli occhi, seppe da quale pericolo era scampato.
Per qualche istante lasciò che il leggero movimento della barella e il pensiero di essere in salvo lo cullassero, poi riaprì gli occhi e osservò immobile dal suo giaciglio i rami, sopra di lui, districarsi e diventare sempre meno fitti. Come fili di una matassa che si sciolgono, anche i suoi pensieri stavano tornando lineari.
La barella si fermò a mezz’aria.
Si accorse che si trovava alle spalle della capanna di Hagrid e che Madama Chips lo stava guardando incredula.

“Cosa intendevi fare?” gli domandò, sgomenta, appena incrociò il suo sguardo.

“Non lo so più,” mormorò il mago.

Il sole, che di nuovo lo avvolgeva nel suo tepore, lo aveva restituito alla dimensione razionale della vita. I dubbi e i timori, rischiarati dalla luminosità di quella giornata di primavera, ripresero a fluire ordinatamente nella sua testa.
La strega gli porse una fialetta.
“Bevi!” ordinò con un tono che risultò più brusco di quello che avrebbe voluto usare.
Il mago non ci fece caso, bevve il contenuto della fiala, si voltò a guardare ancora verso la foresta e poi, abbandonata la barella, tornò a rivolgere lo sguardo alla strega.

“Perché sei venuta?” le chiese, sorpreso che fosse riuscita ad arrivare così rapidamente sino a lui.

“Principalmente per la Ragnatela di Acromantula,” rispose quella, ancora a corto di fiato per lo spavento e per lo sforzo.
Severus la guardò, incerto e Madama Chips si convinse che tirare in ballo il resto non l’avrebbe portata a nulla.

“È lo stabilizzatore che, insieme al tuo sangue, mi consentirà di guarirti,” aggiunse, allora, compiaciuta, con uno sguardo di rimprovero che però tradiva una grande felicità.

L’espressione del mago divenne subito più attenta e interrogativa.
“Può essere che tu -?” Conosceva un testo di Pozioni molto avanzate che prevedevano l’utilizzo della sostanza che aveva creato il danno per curare i feriti.
Ma non fece in tempo a terminare la domanda perché Madama Chips, ansiosa di comunicargli le novità lo interruppe.
“Ho il veleno di Nagini!” esclamò, non riuscendo a trattenere oltre la preziosa informazione.
“Non avresti dovuto avvicinarti nelle tue condizioni alla tana delle Acromantule!”aggiunse poi, non riuscendo più a trattenere la tensione per lo scampato pericolo.
“Tuttavia, l’esemplare che ha provato a sorprenderti era di giovane età: probabilmente non sarebbe stato letale,” osservò, sollevata.

Severus sorrise amaramente. Aveva una certa esperienza con le creature letali. Ma c’era altro che lo interessava di più e ignorando l’ultimo rimprovero,
“Parlami del veleno e del suo impiego,” disse.
“Conosco anch’io un testo di Pozioni molto complesse che vorrebbero utilizzare sostanze pericolose per la guarigione, ma credo che siano state realizzate poche volte e con scarso successo” dichiarò, sempre più interessato al discorso che Madama Chips aveva iniziato.
“È perché non è facile procurarsi i veleni,” osservò la strega.
“Ma non è solo per questo. Quelle Pozioni sono estremamente instabili. Per stabilizzarle, serve un ingrediente potenzialmente innocuo, generato dalle stessa sintesi di proteine utilizzate anche per dare la morte,” aggiunse, il mago quasi sovrappensiero.

“La ragnatela di Acromantula! Infatti, la sostanza vischiosa, necessaria per imprigionare le prede, ha la curiosa capacità di neutralizzare i veleni,” confermò Madama Chips.

Lo sguardo di Severus tornò a vagare. Abbracciò il cielo, la sagoma del castello che si stagliava nella luce chiara di quel pomeriggio e poi, ancora, si diresse verso la Foresta Proibita. Come se il buio di quel luogo, e i misteriosi pericoli che vi si nascondevano, l’avessero liberato dai cupi sentimenti che gli imprigionavano il cuore, il mago desiderò allontanarsi da lì.

“Vorrei tornare al castello,” disse. E nello stesso momento in cui udì la sua voce pronunciare quelle parole seppe di essere libero.

Tutto ciò che di tetro e pesante aveva oppresso la sua anima sembrava essere stato imprigionato nell’abbraccio inestricabile dei rami e delle radici della Foresta Proibita, dal quale era riuscito a sottrarsi grazie al propizio intervento della strega.

Le immagini dell’eroico intervento di Neville Paciok tornarono ad affacciarsi nella mente di Severus.
E allora il mago tornò a considerare che in tanti anni a Hogwarts, sotto l’influenza di Silente, aveva assistito a numerosi eventi che avrebbero potuto concludersi nel peggiore dei modi. Eppure, il castello e i suoi abitanti avevano sempre trovato il modo di prestare soccorso a chi ne aveva bisogno. Era stato indispensabile l’uso di tante energie, molti sacrifici e inarrestabile fantasia, ma l’aiuto era davvero arrivato a tutti, nelle forme più inaspettate.
Poche ore prima, era accaduto a Neville, in soccorso del quale era arrivata la Spada di Grifondoro, ora, era accaduto a lui che era stato soccorso da Madama Chips.
Una fiducia insperata lo animò.
Sorrise riconoscente. A quanto pareva, l’ultima guerra aveva riservato al mondo magico molte sbalorditive sorprese positive.

Sempre affiancato da Madama Chips, varcò il portone di Hogwarts.
“Sei pronto?” gli domandò la strega che sino a quel momento aveva camminato in silenzio al suo fianco.
Con il volto rischiarato da un’espressione pacificata, Severus annuì.

“Allora andiamo,” concluse affettuosamente la strega. “La nostra Pozione attende ancora gli ultimi ingredienti!”

Severus non aggiunse altro.
Sapeva di dover affrontare ancora tanta sofferenza perché l’oscurità legata alla magia del veleno di Nagini era ancora nelle sue vene.
Ma la sorte aveva in serbo per lui un altro finale, l’aveva compreso da quando gli eventi si erano incastrati in modo così accurato da suggerirgli quella verità.
Inoltre, era da tanto tempo che qualcuno non gli rivolgeva uno sguardo così premuroso e quello gli fece ricordare che poteva finalmente guardare di nuovo al mondo con fiducia.


Ragazze, questo è il testo modificato. Attendo gli ultimi suggerimenti. Grazie

Edited by Gabrix1967 - 27/12/2022, 00:18
 
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view post Posted on 20/12/2022, 22:53

Sfascia-calderoni

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Ecco anche la mia storia.
Poi deciderò il titolo e inserirò la premessa.
Non l'ho riletta moltissime volte: ormai ho troppo poco tempo, conto sul vostro aiuto a riguardo.
Cominciate a dirmi cosa ne pensate.
Non ne vado molto orgogliosa...
Grazie in anticipo.


Lo sguardo corse alla finestra.
Il buio era ancora fitto.
La stanza era avvolta nella penombra ovattata regalata dalla luce tenue delle braci.
Severus sospirò piano.
Il tepore gli annebbiava la mente, ma aveva acceso le fiamme stufo di sentir brontolare Albus dal quadro posto alle sue spalle.
Il vecchio amico si era da poco riappisolato e finalmente poteva radunare i pensieri in solitudine mentre la notte avanzava verso il nuovo giorno.
Aveva un compito.
Un dovere per nulla semplice: consegnare la Spada di Grifondoro a Potter.
Come sempre il vecchio Preside aveva dato chiare direttive, ma poche informazioni e anche il suo ritratto era reticente a riguardo.
Avrebbe dovuto improvvisare.
L'istinto gli fece stringere con forza le dita attorno ai braccioli imbottiti della poltrona da Preside, che ora occupava.
Odiava non avere un piano.
Aveva vissuto gran parte della vita avendo ben chiaro nella sua mente cosa fare e come farlo.
Essere adesso in un limbo di insicurezza lo metteva molto a disagio.
Erano giorni, e relative notti, che si fermava in presidenza a riflettere.
Desiderava stare solo e lì riusciva a trovare la concentrazione necessaria.
Nessuno si fidava più di lui. Questo pensiero gli accese un fiume di lava nello stomaco.
La mente riprese subito il sopravvento sul cuore: andava bene così.
Solo aveva scelto, solo avrebbe agito.
Lo sguardo scuro si posò sulla lunga lama lucente della spada appoggiata sopra la massiccia scrivania.
Averla davanti lo aiutava a ragionare.
Il problema era che, dopo ore di pensieri, non era nata alcuna idea utile alla causa.
Doveva esserci un modo.
La situazione da risolvere per prima era di scoprire dove fosse Potter in quei giorni.
Aveva cercato di anticiparne le mosse, ma aveva scoperto che non era per niente facile immaginare dove tre cervelli così imprevedibili potessero condurre i ragazzi.
Sperava che il ritratto nella borsa della Granger potesse infine essere d'aiuto, ma non ci voleva far conto: anche quella era una congiunzione legata alla fortuna e non ne aveva mai avuta molta.
In realtà non era mai riuscito a star seduto e aspettare che la sorte girasse mel modo giusto, non era da lui. Per sopravvivere si era ritrovato più volte ad anticiparla più che attenderla.
Adesso la speranza era di trovarli in fretta, magari senza arrivare solo davanti alle braci ancora ardenti di un fuoco che avevano acceso per riscaldarsi.
Sapeva di non poter perdere altro tempo, doveva sbrigarsi.
Abbassò lo sguardo sull'elsa dai rubini luccicanti.
Mille cose avrebbero potuto andare storte.
Potter come avrebbe potuto fidarsi dell'assassino di Silente?
Senza poi contare che i suoi due compagni avrebbero potuto travisare, attaccare e combattere con tenacia per proteggerlo!
Cosa avrebbe potuto accettare un Weasley da chi gli aveva aggredito il fratello?
E la mocciosa saputella avrebbe trovato sicuramente qualcosa da ridire su ogni cosa.
Eppure doveva trovare una via, un modo, un'idea.
Sì, ma quale?

Il crepitare del camino interrompeva gioioso il silenzio ovattato.
La luce fioca del giorno grigio trapelava dalle tende appena scostate e illuminava l'ambiente con colori tenui e delicati.
Il tepore delle fiamme vivaci carezzava il viso chiaro, mentre gli occhi fissavano l'infinita danza del fuoco.
Madama Chips sospirò, riempendosi le narici del profumo del ciocco appena posato tra gli alari, mentre le prime lingue di fuoco lo lambivano con voracità.
Si voltò a guardare il fagotto informe che riposava nel letto poco lontano con un respiro regolare e leggero.
L'infermeria era rimasta quasi deserta quella notte, per fortuna.
Dopo un altro breve respiro tornò sui suoi passi e varcò la soglia dello studio, chiudendosi piano la porta alle spalle.
Tempi bislacchi, dove chi doveva imparare impartiva lezioni e chi doveva insegnare faceva di tutto per trasgredire le regole.
- Viviamo in un mondo al rovescio! - mormorò, portandosi una mano allo stomaco che si era prontamente ammutinato.
Il tepore della stanza la rinfrancò.
Diede uno sguardo veloce nell'angolo più lontano dalla scrivania, ingombra di carte, libri e provette, sia vuote che piene:
- È tutto a posto, stai tranquillo - asserì sorridendo agli occhietti neri e lucidi che la fissavano dalle ombre del pomeriggio.
Un lieve gracidare sembrò rispondere alla frase appena pronunciata.
Poppy ridacchiò, tornando a sedersi.
Nessuno faceva mai troppo caso a Oscar, rospo mansueto ma ribelle, se non quando il suo padroncino impazziva per ritrovarlo durante una delle sue innumerevoli fughe.
La maga però aveva scoperto un lato giocherellone e goloso che si divertiva a assecondare quando Neville le lasciava a balia la bestiola.
Era stato con estrema apprensione che giusto un paio di settimane prima, le era scappato da sotto il naso, in una notte senza luna.
Le ricerche erano state lunghe e vane, l'apprensione le aveva fatto perdere l'appetito e si era nascosta da Paciock fino a che il batrace era rientrato spontaneamente con un gracidio soddisfatto.
Da qualche tempo anche il suo padrone spariva di tanto in tanto. Di questo però Madama Chips era quasi felice: i soprusi alla volta dei ragazzi erano aumentati sempre più. Era soddisfatta quando qualcuno di loro riusciva a sfuggire alle mani adunche dei Carrow, scampando una punizione o solo un pretesto per assegnare compiti ingrati.
Lei stessa aveva più volte inventato inesistenti malesseri per coprire gli studenti o sottrarli alle vendette dei Mangiamorte che erano diventati insegnanti.
Continuava a non comprendere come Piton, collega da tanto tempo e ritenuto sempre più che degno di fiducia, potesse permettere ingerenze e soprusi ora che era Preside.
Non si spiegava nemmeno perché spesso lo sorprendesse a togliere dalla gogna i ragazzi o cercasse in tutti i modi di farsi consegnare qualcuno. Temeva sempre che per il malcapitato la punizione sarebbe stata ancor più crudele.
Era una situazione al limite del lecito, ma il Preside non era certo come il compianto e amatissimo Silente.
Ogni giorno lo rimpiangeva e ogni giorno ne sentiva la forte mancanza, sia come persona in sé, ma ancor più come baluardo di sicurezza e pace, atmosfera che era riuscito a creare mettendo Hogwarts in una posizione di granitica supremazia.
Tante cose erano cambiate, prima tra tutte la sensazione di essere al sicuro, percezione che non esisteva più.
Doveva ammettere però che quando il preside era presente sapeva tener a bada esagerazioni, soprusi e vendette.
Nonostante tutto Piton era il punto focale della scuola. Nemmeno con se stessa le piaceva ammettere che l'assassino di Silente riuscisse comunque a fare il lavoro per cui era stato assoldato, in tutti i sensi.
In un modo totalmente avulso dalla precedente gestione, lontano dal suo punto di vista, con un comportamento assai strano e controverso.
La situazione le sembrava al limite della sopportazione, ma sapeva che i tempi erano destinati a peggiorare.
Oscar le trotterellò a fianco, con un gutturale suono sommesso.
- Va bene, ho capito: è ora dello spuntino! - Rispose allungando la mano verso il vaso colmo di piccole chiocciole.
Non ricordava esattamente quando era successo, ma un giorno era riuscita a seguire Oscar durante una delle sue fughe.
L'aveva però perso appena entrato nella Foresta Proibita.
C'erano volute altre due sparizioni perché alla fine comprendesse come fare a star dietro al passo veloce del fuggitivo.
La settimana precedente l'aveva seguito per parecchio tempo mentre nella Foresta rincorreva libellule drago e catturava insetti comuni con la sua lingua vischiosa.
Osservandolo si era resa conto di quanto si trovasse nel suo ambiente, sembrava perfino un rospo diverso!
Era stato allora che aveva cominciato a guardarlo con occhi distaccati e critici.
Se tutte quelle fughe fossero semplicemente un modo per tornare in un luogo a lui caro? Tornare a casa, insomma...
Ci aveva pensato tanto. Non aveva ancora trovato una soluzione.

- Sei un idiota! - Tuonò a voce roca nel buio. - È da troppo tempo che stiamo girando in tondo: quel tronco abbattuto è la terza volta che lo incrociamo! Sei proprio sicuro?
- Piantala di lamentarti! Sono certo di averlo visto qui, quindi ci deve essere qualcosa che permette la Smaterializzazione, proprio qui!
L'altro si fermò sotto il ramo di un alto pino.
- Già, certo! E si farebbe pedinare da te, proprio lui che è così vicino al Signore Oscuro, senza nemmeno accorgersene, vero? Ma chi stai cercando di prendere in giro, io...
- Non ho mai detto di averlo pedinato! - Si girò di colpo e gli sbraitò sul viso con l'alito puzzolente che nella notte scura creava deliziose nuvolette di vapore trasparente - Ti ho detto che ero in questa radura a cercare un buon punto di osservazione sul sentiero là in fondo quando ho sentito il rumore della Smaterializzazione.
Si allontanò ricominciando a guardarsi intorno:
- Non sapevo chi fosse stato! Per pura curiosità ho deciso di sistemarmi in un posto sicuro e di aspettare. Sono passate ore, ma poi è tornato. Solo allora, dal mio nascondiglio, ho visto che era PIton.
Un sorriso di denti marci si aprì sul viso malvagio:
- Si sta assentando troppo spesso in questi giorni. Chissà dove va, cosa trama. Se riuscissi a scoprirlo e a riferirlo potrei salire un po’ di grado. E magari dare ordini ad un essere inutile e diffidente come sei tu!
- Non sei degno nemmeno di baciarmi i piedi, stupido zotico! Ora ti faccio vedere io!
Si accapigliarono ferocemente, profanando il silenzio profondo di quel lato della foresta, sotto lo sguardo attonito di un piccolo riccio di passaggio,

- Oscar!
Chiamò più volte, ma la stanza rimase silenziosa.
Si lasciò cadere sulla sedia, sfiduciata:
- Oh, no... non ancora, ti prego, non stanotte, non con questo freddo! - Sospirò e poi continuò in un soffio - Neville mi ucciderà se non ti trovo...
Poco dopo stava camminando velocemente ai margini della Foresta Proibita, sotto la luce chiara della Luna, con le capienti tasche del grembiule, nascosto sotto il mantello pesante, colme di bocconcini golosi per un rospo.
- Oscar! - chiamò con voce ferma, ma senza alzare troppo il volume per evitare che si spaventasse.
Scosse la testa dandosi mentalmente della stupida.
Aveva appena visto Piton uscire dal castello e addentrarsi nella foresta con fare guardingo.
Ancora non riusciva a credere che fosse davvero uno dei loro.
Aveva lavorato con lui per anni e non si capacitava di come una mente così logica e pronta potesse davvero entrare in sintonia con quei loschi figuri senza né educazione né tantomeno intelligenza alcuna, in qualche caso.
Ogni giorno si chiedeva come potesse essere diventato tanto inflessibile e duro, quasi senza cuore. Quel ragazzo aveva perso ogni ombra di empatia, nonostante avesse per anni avuto a che fare con Silente che lo trattava come un figlio.
Che fosse davvero tutto una messa in scena fin dall'inizio? Può qualcuno mantenere una tale recitazione completa e senza crepe per così tanto tempo?
Il preside in ogni caso aveva atteggiamenti che la lasciavano stupita e incredula.
Come riusciva sempre a sapere dove i Carrow stavano esercitando troppo potere? Come faceva ad arrivare sempre nel momento in cui la situazione diventava realmente pericolosa? Succedeva poi che si portava via, senza una sola lamentela, il malcapitato di turno. Dove lo portava, cosa gli faceva?
Le situazioni venivano risolte, ma non era affatto sicura che la persona presa in consegna non passasse dalla padella alla brace, anche se non aveva mai avuto prove di questa supposizione.
Poi alcuni alunni erano scomparsi. Non voleva nemmeno prendere in considerazione che l'intervento di Severus avesse solo peggiorato la situazione!
Rabbrividì e riprese a cercare il rospo.
- Oscar!
Nel silenzio della notte udì un rumore. Si bloccò nello stesso istante, sperando di non avere incontri poco raccomandabili, ma subito dopo il fuggitivo uscì da dietro un masso innevato.
Gli occhietti scuri la fissavano interrogativi, quasi chiedessero perché era stato chiamato.
Poppy lo rimproverò, ma gli stava già allungando un bocconcino prelibato.

Chiuse il libro con un gesto troppo veloce.
Il tonfo fece svegliare Albus:
- Cosa è successo?
- Nulla, torna a dormire. - Rispose Severus con tono mellifluo.
Gli occhi celesti lo scrutarono sornioni:
- Vedrai che Phineas arriverà con qualche buona notizia.
Il preside si alzò in piedi e raggiunse l'altro lato della scrivania per parlare con l'interlocutore guardandolo direttamente:
- Sei sempre troppo fiducioso. Sappiamo entrambi che potrebbe non sentire mai nulla di utile.
- Certo è che continuando a vedere tutto con pessimismo non aiuterai il tuo umore.
Piton per poco ruggì per la rabbia. Si trattenne in tempo e rispose gelido:
- Sì, già, certo. È proprio il momento giusto per avere pensieri positivi!
Abbassò la voce, spiando i ritratti dove tanti dei vecchi presidi sonnecchiavano o addirittura russavano sonoramente.
Era contento che il patto di segretezza insito nei ritratti non permettesse loro di raccontare a chiunque quanto succedeva tre quelle quattro mura o sarebbe stato spacciato più volte durante quell'anno.
Non gli piaceva affidarsi a un quadro per avere le informazioni necessarie, ma non aveva altra scelta. Sperava solo che i piani di Silente potessero essere più articolati di quello o la guerra con il Signore Oscuro sarebbe stata molto più lunga di quanto avesse immaginato.

Tentò di nuovo.
Il richiamo pronunciato a mezza voce fece volar via una coppia di corvi verso uno sprazzo di cielo grigio tra due alti abeti frondosi.
Madama Chips camminava lenta tra la vegetazione della Foresta Proibita.
Negli ultimi tempi le sembrava di passare più tempo a chiamare il fuggiasco che a fare il lavoro per il quale era pagata.
Quell'animale doveva essere sistemato a dovere: lo avrebbe lasciato senza l'ultimo spuntino quella sera!
- Oscar!
Un cervo dal grande palco di corna nodose alzò il muso allarmato prima di fuggire via.
Fu a quel punto che Poppy udì un roco gracidare poco lontano.
Si diresse con passi sicuri in quella direzione.
Dietro un grosso albero dalla corteccia scura e rugosa, all'ombra delle rigogliose fronde scoprì un laghetto.
Piatto e liscio, appena increspato dal flusso d'acqua proveniente da una cascata a più gradini che scendeva da un basso sperone roccioso.
Grandi ninfee si muovevano lentamente, assecondando la corrente. Su una di quelle ampie foglie stava sdraiato e pacifico il rospo di Neville.
- Oscar? - la voce della donna era un soffio ma l'animale la udì e gracidò in tono sommesso.
Dunque, era davvero lui!
Si avvicinò di qualche passo alla riva e fu allora che si accorse del colore traslucido e innaturale dell'acqua profonda.
La mente corse ai racconti della nonna.
Favole che parlavano di una fonte dai mille colori che tratteneva un'acqua miracolosa.
- Non può essere... no, non è la Fonte dell'Arcobaleno!
Lo disse a se stessa incredula e nello stesso momento felice come la bambina che era stata.
Aveva sempre pensato che fosse una favola: il lago dove l'arcobaleno terminava, immergendosi nelle sue acque e scomparendo, era costituito da acqua miracolosa che guariva in modo rapido e senza lasciare cicatrici.
Tornò a guardarsi intorno, ammirando la natura incontaminata, immersa in un angolo di pace assoluta, inondata di colori e profumi mai sperimentati prima.
Inebriata volse di nuovo lo sguardo al rospo, accomodato sulla grande foglia:
- Oscar, se questa fosse casa tua potrei ora spiegarmi senza difficoltà la tua voglia di scappare per tornare qui: è un posto favoloso! - Sorrise e continuò - Ed ecco il motivo anche del tuo essere sempre in ottima forma, vero?
Gli occhietti vispi ammiccarono appena, seguiti da un dolce gracidio, mentre il corpo massiccio si sdraiava, languido.
Poppy rovistò nelle sue ampie tasche ed estrasse una provetta, che prontamente riempì con l'acqua dello stagno.
- Piccolo intrigante! Se mi hai fatto davvero scoprire la fonte leggendaria riuscirò a guarire i ragazzi con una velocità mai sperimentata prima. Li rimetterò in piedi in poche ore anziché metterci giorni. - Parlava ad alta voce, quasi dovesse convincere anche se stessa. - Sarebbe bellissimo nonché utile e in perfetto tempismo, direi, visto il periodo. Naturalmente sarà una medicina valida solo per pochi, vero ragazzo mio?
Ma Oscar aveva chiuso lentamente gli occhietti e si stava godendo il lento dondolio del suo appoggio vegetale.

Dopo aver riposto la spada nel nascondiglio dietro al quadro aveva preso a camminare.
Erano ore che percorreva l'ufficio avanti e indietro. Ormai era di nuovo sera.
Solo da poco tempo aveva imparato ad apprezzare quel tipo di modo di concentrarsi che aveva imparato osservando Silente. Lo aveva sempre rimproverato per la fatica che portava con sé tutto quel movimento ed ora doveva sentire le prese in giro del vecchio amico dalla cornice poco lontana.
Quante volte si erano attardati insieme davanti ad un aromatico tè fumante o con un bicchiere di whisky incendiario.
Avevano sempre parlato di tutto nelle ore trascorse in quella stanza austera, seduti uno di fronte all'altro: quiddich, problemi scolastici, ricordi.
Erano proprio le rievocazioni del passato gli attimi più dolorosi, spesso fronteggiava stilettate roventi, eppure tornare con la mente a quei momenti gli suscitava sempre una dolce malinconia che spesso gli strappava un sorriso sghembo.
Anche adesso, mentre marciava sul pavimento grigio, un caldo senso di appartenenza gli riscaldava il cuore.
Sentimenti sbagliati per il periodo.
Tralasciò quei pensieri, tornando a interrogarsi sulla soluzione del problema. Eppure, come un tarlo insistente, qualcosa s'insinuava nelle riflessioni, vorticava tra le sinapsi, ma non riusciva ad afferrarla.
Piano piano un ricordo si fece strada tra gli altri.
Insieme avevano affrontato tante verità, ma quella domanda incredula posta a voce quasi roca da Albus era ancora chiara nella testa: "Dopo tutto questo tempo?"
Non aveva dubitato. Il cuore aveva risposto d'impulso quel "Sempre" che gli lacerava l'anima con tutti i significati impliciti che nessun altro oltre lui stesso avrebbe potuto capire.
Il Patronus era stato evocato in modo potente e senza alcuna esitazione.
La cerva era quasi reale e corporea tanto quanto era stata intensa la voglia che lei fosse ancora lì tra loro.
Fu come un lampo a squarciare il buio e l'idea prese forma:
- Ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima!
La voce profonda riverberò appena nella stanza silenziosa.

I raggi del sole di mezzogiorno penetravano indisturbati dalle alte finestre non più schermate dalle tende chiare.
Gli occhi scuri erano freddi e indagatori.
- Anche se mi guardi così non puoi davvero aspettarti che smetterò di presentare le mie rimostranze per quel che sta avvenendo! - La voce di Poppy era almeno di due toni sopra il lecito.
Piton non smise di guardarla mentre la risposta gli turbinava nella testa, ma non avrebbe dato voce a ciò che davvero voleva dire.
- Ora sono io che scelgo. - Il tono impassibile non ammetteva repliche.
- Uhm, beh, allora dovrai cambiare le tue scelte perché non ho intenzioni di ricevere ancora pazienti, cioè ragazzi ridotti in quel modo, Severus! Non è lecito che i ragazzi vengano trattati così, e tu lo sai bene!
I due sguardi si sfidarono in silenzio per qualche momento, scambiandosi opinioni che i proprietari non potevano permettersi di esternare.
- Terrò presente il tuo punto di vista, ma tutto ciò che faccio è teso alla protezione della scuola e degli studenti.
Lo aveva pronunciato tra i denti, con lo stomaco chiuso da un nodo stretto, trattenendo in sé il mostruoso desiderio di rivelare ogni cosa, di sputare la verità e di lasciare tutti a bocca aperta.
Eppure la frase rispecchiava completamente la realtà: era il suo compito, quel che si aspettavano da lui.
Alcune volte era persino divertente dire le cose come stavano: sapeva che nessuno gli credeva. Così facendo riusciva sempre e comunque a rimanere all'Interno della sua copertura, senza nemmeno mentire.
Poppy rise sommessamente:
- Oh sì, certo! È proprio questo l'intento del tuo padrone, vero? Esattamente così immagina che tu ti muova! Ma per chi mi hai preso? Credi davvero che io sia così stupida?
- Non ho mai pensato lo fossi. Anzi ti ritengo una tra i colleghi più preparati e attenti, degni di fiducia, insomma.
Madama Chips gli scoccò un'occhiata velenosa prima di ribattere:
- Bene, quindi troviamo il modo di arginare tutte le intemperanze dei tuoi amici vestiti di nero. Se continueranno così i genitori cominceranno a ritirare i ragazzi e presto ci ritroveremo a far lezione solo alle vecchie mura della scuola e a Gazza.
- Impossibile. - Piton soffiò sommessamente le parole con il cuore in una morsa di ghiaccio - Sanno benissimo che il luogo più sicuro per lasciare i ragazzi è proprio Hogwarts.

- Va bene, qui potrebbe essere una buona posizione. - La voce roca era quasi stridente nel silenzio ovattato della foresta, interrotto solo dai richiami notturni dei rapaci a caccia.
Si guardarono intorno per qualche momento.
- Sei sicuro che passerà di qui?
- No, certo che no... - rispose l'altro nervoso - Ma da qui dovremmo riuscire a sentire i rumori e poi arrivare in tempo per sorprenderlo quando torna.
Il viso butterato si contrasse in una smorfia incredula:
- Ah, non c'è che dire: un ottimo piano! Ci hai pensato giorno e notte per mesi per metterlo a punto?
- Smettila, vedrai che riusciremo a incastrarlo. Sono giorni che esce dal castello con uno strano atteggiamento, inoltre sembra sempre più pensieroso e perso. - Un ghigno malvagio trasfigurò il volto dell'uomo - L'unico modo di riuscire a beccarlo è adesso, quando sembra aver troppe preoccupazioni per accorgersi di noi. In un altro momento ci schianterebbe a occhi chiusi...
Era pomeriggio inoltrato, sapevano che non sarebbe stato facile stare immobili sotto i rami degli alberi, nascosti in un cespuglio rigoglioso, con quel freddo pungente.
- D'accordo, per stavolta voglio darti fiducia. Se però mi fai fare tutto questo senza risultati...
- Vedrai, - lo rimbeccò il compare - Presto avremo una prova del suo tradimento da portare al Signore Oscuro e noi diventeremo degli eroi!

Dopo innumerevoli tentativi c'era riuscita: Oscar si faceva mettere una specie di lungo guinzaglio che gli permetteva di muoversi agevolmente, e anche di non mettersi nei guai, ma soprattutto riusciva a riportarla ogni giorno alla fonte.
Negli ultimi tempi aveva fatto una bella scorta dell'acqua che manteneva i suoi mille, assurdi colori sulla base del blu anche fuori dallo stagno.
- Ora devo solo trovare qualcuno a cui farla provare. Sperando che la leggenda sia vera e che invece questo liquido non porti conseguenze nefaste - pensò tra sé mentre seguiva nella trasferta notturna il rospo di Neville.
La bestiola sembrava conoscere la strada a memoria e si inoltrava tra la fitta vegetazione della foresta profonda come non avesse fatto altro nella vita.
Altro che rospo pigro e senza voglia di fare!
Poppy in realtà era davvero spaventata, in effetti non era mai entrata nella Foresta Proibita a quell'ora di notte.
Temeva le creature che vi si aggiravano, senza parlare delle persone che vi si nascondevano.
Rabbrividì.
Doveva farlo.
Nei giorni precedenti aveva rovistato nei suoi vecchi libri e anche in biblioteca, trovandone uno che parlava della fonte.
L'autore indicava un lasso di tempo preciso per raccogliere l'acqua con uno specifico recipiente. Si era dotata di tutto quanto prescritto ed ora si accingeva a seguire le indicazioni.
Se il libro avesse riportato il vero avrebbe potuto dare una mano più che fondamentale ai ragazzi: quell'acqua non solo li avrebbe guariti più in fretta, ma li avrebbe messi al sicuro dalle maledizioni più potenti per qualche tempo.
Oscar si girò verso di lei come volesse controllare se, nonostante il lungo guinzaglio, lo scortasse seguendo il passo.
- Sono qui, ti seguo. - Bisbigliò nel silenzio - Vuoi anche tu che lo faccia, vero?
Il rospo emise un breve suono melodioso e riprese la sua marcia.

Il sopracciglio migrò velocemente verso l'alto.
Si appiattì nella rientranza tra i due tronchi, quasi sparendo all'interno.
Aveva fatto bene ad allontanarsi. In effetti aveva stupidamente sottovalutato la rapidità dei movimenti dei ragazzi, anche con quel freddo.
Quando tornarono verso il lago cercò di allontanarsi più veloce che poté, facendo poco rumore, senza perdere la copertura.
Il cuore martellava nel petto, i passi veloci sembravano solo sfiorare il terreno coperto di neve gelata. Aveva imparato da Silente a muoversi senza rumore, ma non si era esercitato abbastanza nella Disillusione e per poco non lo avevano scoperto.
Il freddo gli mordeva la pelle delle mani che trattenevano il mantello leggero, i brividi gli correvano lungo la schiena e gli stivali zuppi sembravano ancora più pesanti ma quasi non ci badava: era riuscito a portare a termine la missione.
Ci aveva ragionato per giorni, aveva studiato la tempistica senza poter davvero prevedere il modo, poi, quando era arrivato seguendo le indicazioni del vecchio preside Serpeverde, il luogo stesso gli aveva ispirato la soluzione. E aveva funzionato, quasi il posto fosse da sempre quello giusto e che i ragazzi non fossero arrivati proprio lì per una scelta casuale.
La parte del ritrovamento non era stata ponderata a sufficienza, ma era riuscito a raggiungere il suo scopo e la Spada di Grifondoro era ora nelle mani giuste!
Continuò a camminare veloce verso il punto dove aveva lasciato il mantello più pesante che avvolgeva in precedenza la spada e non vedeva l'ora di buttarselo addosso per far smettere i tremori che lo percorrevano.
Ancora un po' di strada e sarebbe stato anche abbastanza lontano per Smaterializzarsi e tornare ad Hogwarts.
Un fuoco acceso e un Whisky Incendiario gli avrebbero fatto dimenticare il freddo, ma soprattutto se lo sarebbe permesso per celebrare la riuscita di un piano poco sicuro perché molto improvvisato, che però aveva avuto successo!

Aveva appena finito di riempire il recipiente panciuto quando delle voci sommesse la fecero trasalire.
Chi ci aggirava a quell'ora nella Foresta? Sicuramente non era nessuno con dei buoni propositi, dal tono della conversazione.
Tirò il guinzaglio con ferma prontezza e recuperò Oscar dal laghetto, infilandolo poi in una delle tasche del mantello mentre il rospo si lamentava sommessamente.
Con rapidità si diresse dove sentiva le voci, stando ben attenta a non farsi vedere.
Trovò un grosso tronco crollato a terra, ci si nascose dietro spiando i due loschi figuri che cercavano di trovare un accordo per come tenere le posizioni in attesa del ritorno di qualcuno.
Certo non erano i Mangiamorte di prima linea, per come parlavano e, come prima impressione, sembravano anche poco svegli, ma di quella gente c'era sempre da temere e quindi fece del suo meglio per ascoltare senza venire sorpresa.

Si materializzò nella solita radura.
I due Mangiamorte se lo trovarono di fronte.
La bacchetta volò nella mano di Piton che rimase immobile per un secondo.
Uno dei due che lo attendevano ebbe la malaugurata idea di tentare uno Schiantesimo. Piton lo parò immediatamente e rispose all'istante con un incantesimo. Il malcapitato si trovò a volare attraverso la radura atterrando di schiena sul tronco caduto e perdendo i sensi.
L'atterraggio fece balzare fuori dal nascondiglio Poppy che urlò terrorizzata con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
L'altro individuo la vide e si voltò, la bacchetta pronta. Alzò l'arma verso la donna con un'espressione malvagia, pronto a colpire in modo non certo innocuo.
Se non poteva battere Piton, allora aveva intenzione di fargli ricordare per sempre quella notte.
La bacchetta del preside fu più veloce e gli fece volare l'arma di mano.
A quel punto, disarmato e atterrito dalla reazione del mago, l'uomo dal viso butterato non fece un pensiero in più: voltò le spalle e corse via tra gli alberi, sparendo in breve tempo alla vista.
Severus pensò che non valesse la pena seguirlo: sapeva bene chi fosse e avrebbero fatto i conti più tardi.
Non c'era nulla che potessero riportare al Signore Oscuro e questo pensiero lo tranquillizzò.
Era stato poco previdente però. Certo non si aspettava che quei due potessero trovare il luogo dal quale partiva per le ispezioni. Era stato più che attento. Doveva trattarsi per forza di una sfortunata coincidenza.
Si riscosse.
Madame Chips era ancora in piedi dietro all'albero caduto, con gli occhi agganciati al Mangiamorte riverso e immobile. Le si avvicinò con lentezza.
- Severus, ti prego, dimmi che non l'hai fatto! - Era davvero sicura di avere davanti un cadavere e non riusciva a parlare con la dovuta fermezza.
- Poppy, stai tranquilla, è vivo.
La voce profonda e calma la tranquillizzò all'istante. Rialzò gli occhi incontrando lo sguardo nero e profondo.
Il mago riprese subito:
- Ha solo perso i sensi. - Abbassò gli occhi sull'uomo immobile - Devo aver esagerato, però, avrebbe dovuto essersi già ripreso, Non mi aspettavo di essere aggredito e forse ho reagito troppo intensamente.
Madama Chips si era un po' rincuorata e d'improvviso un'idea le balenò nella mente:
- Portiamolo in infermeria, vedrò quel che posso fare.

Piton si era appena chiuso la porta dell'Infermeria alle spalle.
Poppy aveva posato Oscar nel suo nascondiglio preferito e gli aveva portato il solito spuntino della mattina.
Il giorno era ormai alle porte ed era ora di fare la prova.
Chi poteva essere una cavia migliore di uno di quei vigliacchi senza spina dorsale?
Lo avevano scaricato su una brandina scomoda nella grande stanza, lontano da fuoco e nascosto con un grosso paravento.
La maga estrasse una delle ampolle contenenti l'acqua blu dalle mille sfumature della fonte e la mischiò con acqua limpida, poi seguì le indicazioni del suo vecchio libro.
Pochi momenti dopo stava facendo bere con un contagocce il miscuglio all'uomo ancora fuori conoscenza.
Il colpo alla schiena era stato forte, avrebbe potuto essersela rotta, ma controllando i danni al corpo Poppy aveva trovato solo un grosso livido a metà schiena.
Si mise poco lontano e attese la reazione, che non tardò ad arrivare.
L'uomo si svegliò e nel giro di pochi momenti si rigirò sulla brandina. Il lenzuolo si scostò e, grazie alla camicia rialzata sulla schiena, Madama Chips vide, non senza emozione, che il livido era completamente sparito.
Pochi momenti dopo l'uomo si alzò in piedi, stiracchiandosi pigramente:
- Beh, signora, cosa mi hai fatto? Pensavo di essere morto! Sono fortunati i ragazzi ad avere una come te qui al castello, sai fare i miracoli! - terminò ridacchiando con un sorriso bieco sul volto rovinato.

Rigirò il liquido ambrato nell'ampio bicchiere.
Le fiamme dentro al camino si riflettevano nel vetro panciuto e dentro le iridi nere.
I suoi alloggi non erano mai stati così colmi di dolce tepore.
Solo.
Di nuovo, finalmente solo.
Le lunghe dita pinzarono per un lungo momento la radice del naso mentre i lunghi capelli scuri, scivolando con lentezza, arrivarono a nascondere quasi completamente il viso magro.
Le palpebre strette e la piega amara sulle labbra.
Nemmeno le lacrime sapevano più ritrovare la strada.
Ma in fondo a cosa sarebbe servito?
Aveva portato a termine un altro arduo compito, aveva sostenuto il piano di Albus.
Il ragazzo sarebbe stato in grado di continuare il lavoro?
Ora restava solo l'incombenza di capire quando sarebbe stato il momento giusto per poter rivelare anche l'ultimo segreto.
Proteggere, anticipare, indirizzare, osservare.
Non era pienamente a conoscenza di quanto sarebbe successo da quel momento in poi, ma di un'unica cosa era consapevole: doveva continuare a stare all'erta e non perdere la concentrazione.
Quanto successo quella notte glielo aveva fortuitamente insegnato, un'altra volta.
Controllo, l'obiettivo ben presente, focalizzarsi sulle occasioni ed evitare qualsiasi errore.
Era stanco.
Ogni fibra del corpo urlava chiedendo riposo, il cuore sapeva che nessuno avrebbe offerto aiuto, la mente ogni tanto aveva qualche mancanza che ormai aveva imparato a nascondere con maestria.
Prese un breve sorso della bevanda alcolica che scese veloce per la gola arroventando lo stomaco.
Un intenso calore si propagò nel torace in un secondo, peccato non riuscisse a scaldare l'anima ormai priva di qualsiasi stimolo.
Tra poco sarebbe tutto finito, in un modo o nell'altro ogni cosa avrebbe ripreso il suo corso.
Per lui la quotidianità era durissima e ogni giorno sperava fosse il primo del nuovo mondo.
Ne era freddamente consapevole: era vicina, la pace era vicina.
Non mancava molto.

FINE
 
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view post Posted on 20/12/2022, 23:07
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Pozionista abile

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Ho appena letto la tua storia, Gabri. Trovo che ci sia un ottimo uso dei due personaggi principali, Madama Chips e Severus. Mi sembra invece un po' debole l'uso della spada e del rospo: certo sono determinanti la prima per il sangue e il secondo per attirare l'attenzione sulla spada, ma non compaiono molto nella ff. Forse però può bastare. Sentiamo le altre. <3
 
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view post Posted on 20/12/2022, 23:51
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Pozionista abile

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Ho letto anche la tua storia, Monica.
Trovo anche qui i due personaggi di Madama Chips e Severus molto in canone.
L'uso della spada è quello che viene descritto nel libro e mi sembra che siano rispettati tutti i tempi.
Oscar mi pare determinante per far scoprire a Madama Chips la fonte con la cui acqua la medimaga farà la pozione curativa.
Unico dubbio è l'atteggiamento un po' troppo "amichevole" di Madama Chips verso Severus, tenendo conto che quest'ultimo ha già ucciso Silente ed è quindi un reietto agli occhi di tutti quelli che non sono dalla parte di Voldemort.
 
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view post Posted on 21/12/2022, 00:18
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GabrixSnape

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CITAZIONE (Arwen68 @ 20/12/2022, 23:07) 
Ho appena letto la tua storia, Gabri. Trovo che ci sia un ottimo uso dei due personaggi principali, Madama Chips e Severus. Mi sembra invece un po' debole l'uso della spada e del rospo: certo sono determinanti la prima per il sangue e il secondo per attirare l'attenzione sulla spada, ma non compaiono molto nella ff. Forse però può bastare. Sentiamo le altre. <3

Grazie per aver letto, Manu.
Aspetto anche i commenti delle altre.
Per quanto riguarda Oscar, mi sembra che, nonostante la breve apparizione, abbia un ruolo qualificante nella storia perché richiama l'attenzione di Madama Chips sulla Spada e le fa raccogliere i preziosi ingredienti per le sue scorte, che poi riuscirà a impiegare per la Pozione che guarirà Severus.
Mi sembra che nelle sfide passate anche apparizioni rapide degli animali magici, purché il loro ruolo fosse significativo, abbiano avuto una buona accoglienza. Ciò, nonostante l'animale fosse stato inserito nella trama solo perché previsto dalla competizione del mese. Inoltre, per quanto riguarda Oscar, c'è da dire che la sua apparizione, pur contenuta in un breve brano della storia, oltre a essere determinante per ciò che ho evidenziato prima, rappresenta un elemento di collegamento specifico (e quindi qualificante) proprio con il personaggio a cui la Spada è andata in soccorso. Solo per Neville il ritorno di Oscar poteva essere una piacevole sorpresa, giacché è proprio il suo animale da compagnia.

Per la Spada di Grifondoro vale un discorso analogo. Presente nel mio racconto, che si svolge a cavallo tra la battaglia finale e il giorno successivo, la Spada, come si legge nei DM, viene usata da Neville che l'ha ancora con sè quando mangia in Sala Grande. L'intervento maldestro di Oscar che salta sull'elsa facendola ribaltare, rivela a Madama Chips la presenza di rari ingredienti magici, che pensava di non poter più recuperare e che verranno poi impiegati per la Pozione che guarirà Severus, attribuendole, per questo, un ruolo qualificante. Solo grazie al prelievo dei fluidi di Nagini dalla Spada è possibile realizzare le Pozioni del libro di cui Madama Chips ha memoria e che spesso non possono essere preparate proprio a causa della rarità degli ingredienti impiegati.

Nel racconto di dicembre ho provato a fare tesoro dell'esperienza di questi mesi, anche alla luce dell'analisi delle storie delle altre concorrenti e provando a capire cosa fosse stato apprezzato e quali limiti avessero le mie. Molto spesso mi è stato fatto notare che erano troppo lunghe.
Per questo nell'ultima ho provato a tenere dentro solo l'indispensabile.
In ogni caso, se lo ritenete importante, provo ad ampliare i due elementi.
Ancora grazie per i suggerimenti.

Edited by Gabrix1967 - 15/2/2023, 09:17
 
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view post Posted on 21/12/2022, 15:40
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Finalmente sono riuscita a leggere anche la storia di Monica, dopo quella di Gabry!
Dunque, ragazze, le idee sono davvero ottime, le trame interessanti (ovviamente ancora da rivedere e correggere), e mi è piaciuto molto il modo con cui siete riuscite a utilizzare tutti gli elementi, vi devo fare i miei più sentiti complimenti per quello che siete riuscite a creare in poco tempo, e con elementi così ostici da assemblare.
La creatura magica a mio avviso è stata sfruttata da entrambe in modo eccellente, sia nella storia di Gabry in cui determina la scoperta degli ingredienti magici che permetteranno alla Chips di formulare la pozione, sia in quella di Monica dove Oscar conduce addirittura l'infermiera alla fonte magica in mezzo alla foresta.

Passiamo invece alle cosine da modificare, o che a mio avviso dovrebbero essere un pochino riviste. Entrambe avete fatto Smaterializzare Severus nella Foresta Proibita, mentre questo non è possibile: ci si può materializzare e Smaterializzare solo oltre i confini della foresta (l'unico al quale è stato permesso di Materializzarsi dentro i confini Hogwarts è Silente nel sesto libro, ma solo alla Rowling è concesso un OOC :lol:) perciò per raggiungere la Foresta di dean per recapitare la spada a Harry, dovrà attraversare la foresta proibita per arrivare ai confini e smaterializzarsi.

Poi, per quanto riguarda la storia di Gabry, penserei a dare un po' meno rilievo alla Pietra della resurrezione, rendendola più un pensiero astratto che giunge al subconscio Severus attraverso parole udite appena nel dormiveglia.
Questo per evitare che prenda il sopravvento sull'oggetto effettivo della sfida e che in fase di lettura e votazioni venga fatto notare questo particolare, magari se possibile ampliando anche il passaggio in cui compare la Spada.

Nella storia di Monica invece, ricca di continui cambi di scena, specificherei bene l'identità dei personaggi ogni volta che accade (oltre che chiarire bene la divisione dei capitoletti), per evitare che chi legge si perda nella triplice cambio di set. (i Mangiamorte che spiano le mosse di Severus chi sono? I Carrow? Dai loro una connotazione, anche minima)
In più non sarebbe male se tu riuscissi ad ampliare un pochino la scena in cui la Chips e Severus si interfacciano, dal momento che è l'unica dove hanno un contatto.
Mi è piaciuto invece moltissimo il modo in cui hai ricondotto la coscienza di Severus e il suo pensiero all'Always, e, nella prima parte della storia, come hai gestito la fase di indecisione e responsabilità riguardo a come riuscire a far avere la spada a Harry, responsabilità che ovviamente il vecchiaccio ha lasciato tutta sulle sue spalle!
Bene, donnine, spero che le mie osservazioni abbiano potuto tornarvi utili; attendiamo di leggere le versioni "scremate" e intanto affiniamo il tiro :*: Bravissime!!! <3
 
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view post Posted on 24/12/2022, 17:34

Sfascia-calderoni

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Titolo: Circostanze particolari
Autore/data: Kijoka - Dicembre 2022
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: Introspettivo
Personaggi: Severus, Madama Chips
Pairing: nessuno
Epoca: Hp7
Avvertimenti: nessuno

Riassunto: Ci sono momenti in cui cogliere le occasioni che offre il destino può fare la differenza.

Nota: Storia scritta per la Sfida di Dicembre, nell’ambito della “15 anni con Severus”.

Portatore d'insegne della Scuola di Beauxbatons

Caratteri:

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.


Lo sguardo corse alla finestra.
Il buio era ancora fitto.
La stanza era avvolta nella penombra ovattata regalata dalla luce tenue delle braci.
Severus sospirò piano.
Il tepore gli annebbiava la mente, ma aveva acceso le fiamme stufo di sentir brontolare Albus dal quadro posto alle sue spalle.
Il vecchio amico si era da poco riappisolato e finalmente poteva radunare i pensieri in solitudine mentre la notte avanzava verso il nuovo giorno.
Aveva un compito.
Un dovere per nulla semplice: consegnare la Spada di Grifondoro a Potter.
Come sempre il vecchio Preside aveva dato chiare direttive ma poche informazioni, e anche il suo ritratto era reticente a riguardo.
Avrebbe dovuto improvvisare.
L'istinto gli fece stringere con forza le dita attorno ai braccioli imbottiti della poltrona da Preside che ora occupava.
Odiava non avere un piano.
Aveva vissuto gran parte della vita avendo ben chiaro nella sua mente cosa fare e come farlo.
Essere adesso in un limbo di insicurezza lo metteva molto a disagio.
Erano giorni, e relative notti, che si fermava in presidenza a riflettere.
Desiderava stare solo e lì riusciva a trovare la concentrazione necessaria.
Nessuno si fidava più di lui. Questo pensiero gli accese un fiume di lava nello stomaco.
La mente riprese subito il sopravvento sul cuore: andava bene così.
Solo aveva scelto, solo avrebbe agito.
Lo sguardo scuro si posò sulla lunga lama lucente della spada appoggiata sopra la massiccia scrivania.
Averla davanti lo aiutava a ragionare.
Il problema era che, dopo ore di pensieri, non era nata alcuna idea utile alla causa.
Doveva esserci un modo.
La questione da risolvere per prima era scoprire dove fosse Potter in quei giorni.
Aveva cercato di anticiparne le mosse, ma aveva scoperto che non era per niente facile immaginare dove tre cervelli così imprevedibili potessero condurre i ragazzi.
Sperava che il ritratto nella borsa della Granger potesse infine essere d'aiuto, ma non ci voleva far conto: anche quella era una congiunzione legata alla fortuna e non ne aveva mai avuta molta.
In realtà non era mai riuscito a star seduto e aspettare che la sorte girasse nel modo giusto, non era da lui. Per sopravvivere si era ritrovato più volte ad anticiparla più che attenderla.
Adesso la speranza era di trovarli in fretta, magari senza arrivare solo davanti alle braci ancora ardenti di un fuoco che avevano acceso per riscaldarsi.
Sapeva di non poter perdere altro tempo, doveva sbrigarsi.
Abbassò lo sguardo sull'elsa dai rubini luccicanti.
Mille cose avrebbero potuto andare storte.
Potter come avrebbe potuto fidarsi dell'assassino di Silente?
Senza poi contare che i suoi due compagni avrebbero potuto travisare, attaccare e combattere con tenacia per proteggerlo!
Cosa avrebbe potuto accettare un Weasley da chi gli aveva aggredito il fratello?
E la mocciosa saputella avrebbe trovato sicuramente qualcosa da ridire su ogni cosa.
Eppure doveva trovare una via, un modo, un'idea.
Sì, ma quale?

******



Il crepitare del camino interrompeva gioioso il silenzio ovattato.
La luce fioca del giorno grigio trapelava dalle tende appena scostate e illuminava l'ambiente con colori tenui e delicati.
Il tepore delle fiamme vivaci carezzava il viso chiaro, mentre gli occhi fissavano l'infinita danza del fuoco.
Madama Chips sospirò, riempiendosi le narici del profumo del ciocco appena posato tra gli alari, mentre le prime lingue di fuoco lo lambivano con voracità.
Si voltò a guardare il fagotto informe che riposava nel letto poco lontano con un respiro regolare e leggero.
Al contrario del solito l'infermeria era rimasta quasi deserta quella notte, per fortuna.
Dopo un altro breve respiro tornò sui suoi passi e varcò la soglia dello studio, chiudendosi piano la porta alle spalle.
Tempi bislacchi, dove chi doveva imparare impartiva lezioni e chi doveva insegnare faceva di tutto per trasgredire le regole.
- Viviamo in un mondo al rovescio! - mormorò, portandosi una mano allo stomaco che si era prontamente ammutinato.
Il tepore della stanza la rinfrancò.
Diede uno sguardo veloce nell'angolo più lontano dalla scrivania, ingombra di carte, libri e provette, sia vuote che piene:
- È tutto a posto, stai tranquillo - asserì sorridendo agli occhietti neri e lucidi che la fissavano dalle ombre del pomeriggio.
Un lieve gracidare sembrò rispondere alla frase appena pronunciata.
Poppy ridacchiò, tornando a sedersi.
Nessuno faceva mai troppo caso a Oscar, rospo mansueto ma ribelle, se non quando il suo padroncino impazziva per ritrovarlo durante una delle sue innumerevoli fughe.
La maga però aveva scoperto un lato giocherellone e goloso che si divertiva ad assecondare quando Neville le lasciava a balia la bestiola.
Era comunque contenta di occuparsene, le infondeva buonumore anche nelle giornate più complicate e tristi, anche quando tornava nello studio con le lacrime agli occhi e non voleva parlare con nessuno di quel che aveva visto quel giorno. Oscar, con il suo dolce gracidare, la calmava e le faceva scordare le brutture del mondo.
Era stato con estrema apprensione che, giusto un paio di settimane prima, l'animale le era scappato da sotto il naso, in una notte senza luna.
Le ricerche erano state lunghe e vane, l'apprensione le aveva fatto perdere l'appetito e aveva evitato Paciock fino a che il batrace era rientrato spontaneamente con un gracidio soddisfatto.
Da qualche tempo anche il suo padrone spariva, di tanto in tanto. Aveva cominciato a pensare che stesse tramando qualcosa o temesse sul serio per la propria incolumità e le lasciasse l'animale per sicurezza. Si era accorta che, quando tornava, aveva in sé una carica davvero portentosa e sembrava riuscisse a fronteggiare meglio gli attacchi che subiva fin troppo spesso.
Di questo Madama Chips era quasi felice: i soprusi alla volta dei ragazzi erano aumentati sempre più. Era soddisfatta quando qualcuno di loro riusciva a sfuggire alle mani adunche dei Carrow, scampando una punizione o solo un pretesto per assegnare compiti ingrati.
Lei stessa aveva più volte inventato inesistenti malesseri per coprire gli studenti o sottrarli alle vendette dei Mangiamorte che erano diventati insegnanti.
Continuava a non comprendere come Piton, collega da tanto tempo e ritenuto sempre più che degno di fiducia, potesse permettere ingerenze e soprusi ora che era Preside.
Non si spiegava nemmeno perché spesso lo sorprendesse a togliere dalla gogna i ragazzi o cercasse in tutti i modi di farsi consegnare qualcuno. Temeva sempre che per il malcapitato la punizione sarebbe stata ancor più crudele.
Era una situazione al limite del lecito, ma il nuovo Preside non era certo come il compianto e amatissimo Silente.
Ogni giorno lo rimpiangeva e ogni giorno ne sentiva la forte mancanza, sia come persona in sé, ma ancor più come baluardo di sicurezza e pace, atmosfera che era riuscito a creare mettendo Hogwarts in una posizione di granitica supremazia.
Tante cose erano cambiate, prima tra tutte la sensazione di essere al sicuro, percezione che non esisteva più.
Doveva ammettere però che quando il preside era presente sapeva tenere a bada esagerazioni, soprusi e vendette.
Nonostante tutto Piton era il punto focale della scuola. Nemmeno con se stessa le piaceva ammettere che l'assassino di Silente riuscisse comunque a fare il lavoro per cui era stato assoldato, in tutti i sensi.
In un modo totalmente avulso dalla precedente gestione, lontano dal suo punto di vista, con un comportamento assai strano e controverso.
La situazione le sembrava al limite della sopportazione, ma sapeva che i tempi erano destinati a peggiorare.
Oscar le saltellò a fianco, con un gutturale suono sommesso.
- Va bene, ho capito: è ora dello spuntino! - Rispose allungando la mano verso il vaso colmo di piccole chiocciole.
Non ricordava esattamente quando era successo, ma un giorno era riuscita a seguire Oscar durante una delle sue fughe.
L'aveva però perso appena entrato nella Foresta Proibita.
C'erano volute altre due sparizioni perché alla fine comprendesse come fare a star dietro al passo veloce del fuggitivo.
La settimana precedente l'aveva pedinato per parecchio tempo mentre nella Foresta rincorreva libellule drago e catturava insetti comuni con la sua lingua vischiosa.
Osservandolo si era resa conto di quanto si trovasse nel suo ambiente, sembrava perfino un rospo diverso!
Era stato allora che aveva cominciato a guardarlo con occhi distaccati e critici.
Se tutte quelle fughe fossero semplicemente un modo per tornare in un luogo a lui caro? Tornare a casa, insomma...
Ci aveva pensato tanto. Non aveva ancora trovato una soluzione.

******



- Sei un idiota! - Tuonò la voce roca nel buio. - È da troppo tempo che stiamo girando in tondo: quel tronco abbattuto è la terza volta che lo incrociamo! Sei proprio sicuro?
- Piantala di lamentarti, Amis! Sono certo di averlo visto, quindi siamo vicini ad una zona dove ci si può smaterializzare, non può essere troppo lontano! - Urian si fermò sotto il ramo di un alto pino rosso, girando lo sguardo intorno quasi si aspettasse un segnale.
- Già, certo! E si farebbe pedinare da te, proprio lui che è così vicino al Signore Oscuro, senza nemmeno accorgersene, vero? Ma chi stai cercando di prendere in giro, io...
- Non ho mai detto di averlo pedinato! - Si girò di colpo e gli sbraitò sul viso con l'alito puzzolente che nella notte scura creava deliziose nuvolette di vapore trasparente - Ti ho detto che ero in questa radura a cercare un buon punto di osservazione sul sentiero là in fondo, che costeggia il piccolo prato e porta ai margini della Foresta Proibita, quando ho sentito il rumore della Smaterializzazione.
Si allontanò ricominciando a guardarsi intorno:
- Non sapevo chi fosse stato! Per pura curiosità ho deciso di sistemarmi in un posto nascosto e di aspettare. Sono passate ore, ma poi è tornato. Solo allora, dal mio nascondiglio, l'ho visto: era Piton. - Un sorriso di denti marci si aprì sul viso malvagio - Si sta assentando troppo spesso in questi giorni. Chissà dove va, cosa trama. Se riuscissi a scoprirlo e a riferirlo potrei salire un po’ di grado, smettere di fare le guardie al freddo a quel maledetto cancello di metallo. E magari arrivare anche a dare ordini ad un essere inutile e diffidente come sei tu!
- Non sei degno nemmeno di baciarmi i piedi, stupido zotico! Ora ti faccio vedere io!
Si accapigliarono ferocemente, profanando il silenzio profondo di quel lato della foresta, sotto lo sguardo attonito di un piccolo riccio di passaggio.

******



- Oscar!
Poppy chiamò più volte, ma la stanza rimase silenziosa.
Si lasciò cadere sulla sedia, sfiduciata:
- Oh, no... non ancora, ti prego, non stanotte, non con questo freddo! - Sospirò e poi continuò in un soffio - Neville mi ucciderà se non ti trovo...
Poco dopo stava camminando velocemente ai margini della Foresta Proibita, sotto la luce chiara della Luna, con le capienti tasche del grembiule, nascosto sotto il mantello pesante, colme di bocconcini golosi per un rospo.
- Oscar! - chiamò con voce ferma, ma senza alzare troppo il volume per evitare che si spaventasse.
Scosse la testa dandosi mentalmente della stupida.
Aveva appena visto Piton uscire dal castello e addentrarsi nella foresta con fare guardingo.
Ancora non riusciva a credere che fosse davvero uno dei loro.
Aveva lavorato con lui per anni e non si capacitava di come una mente così logica e pronta potesse davvero entrare in sintonia con quei loschi figuri senza né educazione né tantomeno intelligenza alcuna, in qualche caso.
Ogni giorno si chiedeva come potesse essere diventato tanto inflessibile e duro, quasi senza cuore. Quel ragazzo aveva perso ogni ombra di empatia, nonostante avesse per anni avuto a che fare con Silente che lo trattava come un figlio.
Che fosse davvero tutto una messa in scena fin dall'inizio? Può qualcuno mantenere una tale recitazione completa e senza crepe per così tanto tempo?
Il preside in ogni caso aveva atteggiamenti che la lasciavano stupita e incredula.
Come riusciva sempre a sapere dove i Carrow stavano esercitando troppo potere? Come faceva ad arrivare sempre nel momento in cui la situazione diventava realmente pericolosa? Succedeva poi che si portava via, senza una sola lamentela, il malcapitato di turno. Dove lo portava, cosa gli faceva?
Le situazioni venivano risolte, ma non era affatto sicura che la persona presa in consegna non passasse dalla padella alla brace, anche se non aveva mai avuto prove di questa supposizione.
Poi alcuni alunni erano scomparsi. Non voleva nemmeno prendere in considerazione che l'intervento di Severus avesse solo peggiorato la situazione!
Rabbrividì e riprese a cercare il rospo.
- Oscar!
Nel silenzio della notte udì un rumore. Si bloccò nello stesso istante, sperando di non avere incontri poco raccomandabili, ma subito dopo il fuggitivo uscì da dietro un masso innevato.
Gli occhietti scuri la fissavano interrogativi, quasi chiedessero perché era stato chiamato.
Poppy lo rimproverò, ma gli stava già allungando un bocconcino prelibato.

******



Chiuse il libro con un gesto troppo veloce.
Il tonfo fece svegliare Albus:
- Cosa è successo?
- Nulla, torna a dormire. - Rispose Severus con tono mellifluo.
Gli occhi celesti lo scrutarono sornioni:
- Vedrai che Phineas arriverà con qualche buona notizia.
Il preside si alzò in piedi e raggiunse l'altro lato della scrivania per parlare con l'interlocutore guardandolo direttamente:
- Sei sempre troppo fiducioso. Sappiamo entrambi che potrebbe non sentire mai nulla di utile.
- Certo è che continuando a vedere tutto con pessimismo non aiuterai il tuo umore.
Piton per poco ruggì per la rabbia. Si trattenne in tempo e rispose gelido:
- Sì, già, certo. È proprio il momento giusto per avere pensieri positivi!
Abbassò la voce, spiando i ritratti dove tanti dei vecchi presidi sonnecchiavano o addirittura russavano sonoramente.
Era contento che il patto di segretezza insito nei ritratti non permettesse loro di raccontare a chiunque quanto succedeva tre quelle quattro mura o sarebbe stato spacciato più volte durante quell'anno.
Non gli piaceva affidarsi a un quadro per avere le informazioni necessarie, ma non aveva altra scelta. Sperava solo che i piani di Silente potessero essere più articolati di quello o la guerra con il Signore Oscuro sarebbe stata molto più lunga di quanto avesse immaginato.

******



Tentò di nuovo.
Il richiamo pronunciato a mezza voce fece volar via una coppia di corvi verso uno sprazzo di cielo grigio tra due alti abeti frondosi.
Madama Chips camminava lenta tra la vegetazione della Foresta Proibita.
Negli ultimi tempi le sembrava di passare più tempo a chiamare il fuggiasco che a fare il lavoro per il quale era pagata.
Quell'animale doveva essere sistemato a dovere: lo avrebbe lasciato senza l'ultimo spuntino quella sera!
- Oscar!
Un cervo dal grande palco di corna nodose alzò il muso allarmato prima di fuggire via.
Fu a quel punto che Poppy udì un roco gracidare poco lontano.
Si diresse con passi sicuri in quella direzione.
Dietro un grosso albero dalla corteccia scura e rugosa, all'ombra delle rigogliose fronde scoprì un laghetto.
Piatto e liscio, appena increspato dal flusso d'acqua proveniente da una cascata a più gradini che scendeva da un basso sperone roccioso.
Grandi ninfee si muovevano lentamente, assecondando la corrente. Su una di quelle ampie foglie stava sdraiato e pacifico il rospo di Neville.
- Oscar? - la voce della donna era un soffio ma l'animale la udì e gracidò in tono sommesso.
Dunque, era davvero lui!
Si avvicinò di qualche passo alla riva e fu allora che si accorse del colore traslucido e innaturale dell'acqua profonda.
La mente corse ai racconti della nonna.
Favole che parlavano di una fonte dai mille colori che tratteneva un'acqua miracolosa.
- Non può essere... no, non è la Fonte dell'Arcobaleno!
Lo disse a se stessa incredula e nello stesso momento felice come la bambina che era stata.
Aveva sempre pensato che fosse una favola: il lago dove l'arcobaleno terminava, immergendosi nelle sue acque e scomparendo, era costituito da acqua miracolosa che guariva in modo rapido e senza lasciare cicatrici.
Tornò a guardarsi intorno, ammirando la natura incontaminata, immersa in un angolo di pace assoluta, inondata di colori e profumi mai sperimentati prima.
Inebriata volse di nuovo lo sguardo al rospo, accomodato sulla grande foglia:
- Oscar, se questa fosse casa tua potrei ora spiegarmi senza difficoltà la tua voglia di scappare per tornare qui: è un posto favoloso! - Sorrise e continuò - Ed ecco il motivo anche del tuo essere sempre in ottima forma, vero?
Gli occhietti vispi ammiccarono appena, seguiti da un dolce gracidio, mentre il corpo massiccio si sdraiava, languido.
Poppy rovistò nelle sue ampie tasche ed estrasse una provetta, che prontamente riempì con l'acqua dello stagno.
- Piccolo intrigante! Se mi hai fatto davvero scoprire la fonte leggendaria riuscirò a guarire i ragazzi con una velocità mai sperimentata prima. Li rimetterò in piedi in poche ore anziché metterci giorni. - Parlava ad alta voce, quasi dovesse convincere anche se stessa. - Sarebbe bellissimo nonché utile e in perfetto tempismo, direi, visto il periodo. Naturalmente sarà una medicina valida solo per pochi, vero ragazzo mio?
Ma Oscar aveva chiuso lentamente gli occhietti e si stava godendo il lento dondolio del suo appoggio vegetale.

******



Dopo aver riposto la spada nel nascondiglio dietro al quadro, Severus aveva preso a camminare.
Erano ore che percorreva l'ufficio avanti e indietro. Ormai era di nuovo sera.
Solo da poco tempo aveva imparato ad apprezzare quel tipo di modo di concentrarsi che aveva imparato osservando Silente. Lo aveva sempre rimproverato per la fatica che portava con sé tutto quel movimento ed ora doveva sentire le prese in giro del vecchio amico dalla cornice poco lontana.
Quante volte si erano attardati insieme davanti ad un aromatico tè fumante o con un bicchiere di whisky incendiario.
Avevano sempre parlato di tutto nelle ore trascorse in quella stanza austera, seduti uno di fronte all'altro: Quidditch, problemi scolastici, ricordi.
Erano proprio le rievocazioni del passato gli attimi più dolorosi, spesso fronteggiava stilettate roventi, eppure tornare con la mente a quei momenti gli suscitava sempre una dolce malinconia che spesso gli strappava un sorriso sghembo.
Anche adesso, mentre marciava sul pavimento grigio, un caldo senso di appartenenza gli riscaldava il cuore.
Sentimenti sbagliati per il periodo.
Tralasciò quei pensieri, tornando a interrogarsi sulla soluzione del problema. Eppure, come un tarlo insistente, qualcosa s'insinuava nelle riflessioni, vorticava tra le sinapsi, ma non riusciva ad afferrarla.
Piano piano un ricordo si fece strada tra gli altri.
Insieme avevano affrontato tante verità, ma quella domanda incredula posta a voce quasi roca da Albus era ancora chiara nella testa: "Dopo tutto questo tempo?"
Non aveva dubitato. Il cuore aveva risposto d'impulso quel "Sempre" che gli lacerava l'anima con tutti i significati impliciti che nessun altro oltre lui stesso avrebbe potuto capire.
Il Patronus era stato evocato in modo potente e senza alcuna esitazione.
La Cerva era quasi reale e corporea tanto quanto era stata intensa la voglia che lei fosse ancora lì tra loro.
Fu come un lampo a squarciare il buio e l'idea prese forma:
- Ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima!
La voce profonda riverberò appena nella stanza silenziosa.

******



Era appena entrato in infermeria, fermandosi appena oltre la porta, osservando tutti i letti al completo.
Fu come se gli fosse calato sulle spalle un mantello di piombo.
Incurvò le spalle cercando di respirare a fondo.
Madama Chips l'aveva mandato a chiamare e ora comprendeva molto bene perché non si era recata in presidenza: voleva che vedesse in che condizioni stava lavorando.
In realtà la situazione gli era già molto chiara, conosceva il comportamento criminale dei Carrow, ma non poteva fare più di quel che faceva senza scoprirsi.
Si guardò intorno mentre una stilettata di fuoco gli attraversava la mente e il cuore. Non era questo che avrebbe voluto, il peso di oscura malinconia gli riempì il cuore.
I raggi del sole di mezzogiorno penetravano indisturbati dalle alte finestre non più schermate dalle tende chiare. Camminò senza alcun rumore fino alla porta aperta dello studio.
L'infermiera alzò lo sguardo e lo vide nel riquadro della porta.
Gli fece cenno di entrare, e, senza un saluto, chiuse l'uscio alle sue spalle.
- Non ho intenzione di prevedere preamboli. Sei il preside e devi far cessare questo scempio.
Gli occhi scuri non la lasciavano un attimo, erano freddi e indagatori.
- Anche se mi guardi così non puoi davvero aspettarti che smetterò di presentare le mie rimostranze per quel che sta avvenendo! - La voce di Poppy era almeno di due toni sopra il lecito.
Piton non smise di guardarla mentre la risposta gli turbinava nella testa, ma non avrebbe dato voce a ciò che davvero voleva dire.
- Perché non rispondi? C'è qualcun altro che ti suggerisce le risposte da dare e senza nessuno non sa più cosa dire?
- Sai bene che ora sono io che scelgo. - Il tono impassibile non ammetteva repliche.
- Uhm, bene. Allora è dovrai presto rivedere le tue scelte perché non ho intenzione di ricevere ancora pazienti, cioè ragazzi ridotti in quel modo, Severus. Non è lecito che gli studenti vengano trattati così, e tu lo sai bene!
I due sguardi si sfidarono in silenzio per qualche momento, scambiandosi opinioni che i proprietari non potevano permettersi di esternare.
- Terrò presente il tuo punto di vista, ma tutto ciò che faccio è teso alla protezione della scuola e degli studenti.
Lo aveva pronunciato tra i denti, con lo stomaco chiuso da un nodo stretto, trattenendo in sé il mostruoso desiderio di rivelare ogni cosa, di sputare la verità e di lasciare tutti a bocca aperta.
Eppure la frase rispecchiava completamente la realtà: era il suo compito.
Alcune volte era persino divertente dire le cose come stavano: sapeva che nessuno gli credeva. Così facendo riusciva sempre e comunque a rimanere all'Interno della sua copertura, senza nemmeno mentire.
il viso di Poppy si contorse in una smorfia disgustata. Continuò a guardarlo con gli occhi socchiusi colmi di odio inespresso, poi gli sibilò sommessamente:
- Certo! È proprio questo l'intento del tuo padrone, vero? Esattamente così immagina che tu ti muova! Ma per chi mi hai preso? Credi davvero che io sia così stupida?
- Non ho mai pensato lo fossi. Anzi ti ritengo una tra i colleghi più preparati e attenti, degni di fiducia, insomma.
Madama Chips tornò a scoccargli un'occhiata velenosa prima di ribattere:
- Bene. In ogni modo tocca a te trovare il modo di arginare tutte le intemperanze dei tuoi amici vestiti di nero.
Severus si mosse raggiungendo l'altro lato del grande tavolo di legno scuro:
- Non ho intenzione di giustificare il mio operato con te, Poppy. - La voce vibrò bassa e cupa.
- E io non credo di essere stata assunta per curare ferite e contusioni che gli stessi insegnanti procurano agli studenti. - Abbassò il tono avvicinandosi appena, l'espressione ora era colma di indignazione: - Questa è una scuola. Non siamo in un carcere. Qui si impara e ci si scambiano opinioni. Hogwarts deve forgiare la nuova generazione di maghi, non creare una massa di inetti, succubi e ignoranti!
Piton distolse per un breve attimo lo sguardo, tornando a fissarla con più intensità di poco prima. Non parlò, certo che lo sguardo lo avesse fatto per lui.
Non poteva spiegare. Non poteva rivelare che cercava ogni giorno di sottrarre tutti i ragazzi dalle attenzioni dei nuovi membri del corpo insegnante. Sapeva di avere gli stessi pensieri di Madama Chips a riguardo, ma erano al culmine della guerra e non poteva distrarsi nemmeno per un momento. La debolezza di lasciarsi andare e scoprire il gioco che stava reggendo era inconcepibile: avrebbe compromesso ogni sforzo fatto fino a quel momento.
Non che non ne avesse voglia. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di tornare nel suo sotterraneo a distillare pozioni. Era stanco, molto stanco.
Le voltò le spalle e si diresse verso la porta, con finto disprezzo. Era ciò che ci si aspettava da lui, era ciò che avrebbe continuato a fare fino a che tutto non si fosse compiuto.
Poppy tornò ad apostrofarlo con malcelato spregio:
- Non è andandotene che si risolveranno i problemi, Piton! Ho bisogno di aiuto, io sola non posso bastare con tutto quel che succede a scuola. Ci sono giorni che dormo tre ore per notte per accudire tutti. Devi trovare qualcuno che mi aiuti e nel frattempo far smettere questa politica del terrore.
La maga cercò di calmarsi, ma la rabbia la spingeva oltre il lecito. Sapeva essere impulsiva, ma non poteva vincere così con quell'uomo:
- Prendi solo in considerazione che, se continueranno così, i genitori cominceranno a ritirare i ragazzi e presto ci ritroveremo a far lezione solo alle vecchie mura della scuola e a Gazza.
- Impossibile. - Piton soffiò sommessamente le parole con il cuore in una morsa di ghiaccio, subito prima di uscire dalla stanza: - Sanno benissimo che il luogo più sicuro per lasciare i ragazzi è proprio Hogwarts.

******



- Va bene, qui potrebbe essere una buona posizione. - La voce roca era quasi stridente nel silenzio ovattato della foresta, interrotto solo dai richiami notturni dei rapaci a caccia.
Si guardarono intorno per qualche momento.
- Sei sicuro che passerà di qui?
- No, certo che no... - rispose l'altro nervoso - Ma qui siamo ben nascosti e abbastanza vicini al prato. Dovremmo riuscire a sentire i rumori e arrivare in tempo per sorprenderlo quando torna.
Il viso butterato si contrasse in una smorfia incredula:
- Ah, non c'è che dire, Urian: un ottimo piano! Ci hai pensato giorno e notte per mesi per metterlo a punto?
- Smettila, vedrai che riusciremo a incastrarlo. Sono giorni che esce dal castello con uno strano atteggiamento, inoltre sembra sempre più pensieroso e perso. - Un ghigno malvagio gli trasfigurò il volto: - L'unico modo di riuscire a beccarlo è adesso, quando sembra aver troppe preoccupazioni per accorgersi di noi. In un altro momento ci schianterebbe a occhi chiusi...
Era pomeriggio inoltrato, sapevano che non sarebbe stato facile stare immobili sotto i rami degli alberi di quel piccolo boschetto appena fuori dalla Foresta Proibita, nascosti in un cespuglio ancora rigoglioso, con quel freddo pungente.
- D'accordo, per stavolta voglio darti fiducia. Se però mi fai fare tutto questo senza risultati...
- Vedrai, - lo rimbeccò il compare - Presto avremo una prova del suo tradimento da portare al Signore Oscuro e noi diventeremo degli eroi!

******



Dopo innumerevoli tentativi Madama Chips c'era riuscita: Oscar si faceva mettere una specie di lungo guinzaglio che gli permetteva di muoversi agevolmente, e anche di non mettersi nei guai, ma soprattutto riusciva a riportarla ogni giorno alla fonte.
Negli ultimi tempi aveva fatto una bella scorta dell'acqua che manteneva i suoi mille, assurdi colori sulla base del blu anche fuori dallo stagno.
- Ora devo solo trovare qualcuno a cui farla provare. Sperando che la leggenda sia vera e che invece questo liquido non porti conseguenze nefaste. - Pensò tra sé mentre seguiva nella trasferta notturna il rospo di Neville.
La bestiola sembrava conoscere la strada a memoria e si inoltrava tra la fitta vegetazione della foresta profonda come non avesse fatto altro nella vita.
Altro che rospo pigro e senza voglia di fare!
Poppy in realtà era davvero spaventata, in effetti non era mai entrata nella Foresta Proibita a quell'ora di notte.
Temeva le creature che vi si aggiravano, senza parlare delle persone che vi si nascondevano.
Rabbrividì.
Doveva farlo.
Nei giorni precedenti aveva rovistato nei suoi vecchi libri e anche in biblioteca, trovandone uno che parlava della fonte.
L'autore indicava un lasso di tempo preciso per raccogliere l'acqua con uno specifico recipiente. Si era dotata di tutto quanto prescritto ed ora si accingeva a seguire le indicazioni.
Se il libro avesse riportato il vero avrebbe potuto dare una mano più che fondamentale ai ragazzi: quell'acqua non solo li avrebbe guariti più in fretta, ma li avrebbe messi al sicuro dalle maledizioni più potenti per qualche tempo.
Oscar si girò verso di lei come volesse controllare se, nonostante il lungo guinzaglio, lo scortasse seguendo il passo.
- Sono qui, ti seguo. - Bisbigliò nel silenzio - Vuoi anche tu che lo faccia, vero?
Il rospo emise un breve suono melodioso e riprese la sua marcia.

******



Il sopracciglio migrò velocemente verso l'alto.
Severus si appiattì nella rientranza tra i due tronchi, quasi sparendo all'interno.
Aveva fatto bene ad allontanarsi. In effetti aveva stupidamente sottovalutato la rapidità dei movimenti dei ragazzi, anche con quel freddo.
Quando tornarono verso il lago cercò di allontanarsi più veloce che poté, facendo poco rumore, senza perdere la copertura.
Il cuore martellava nel petto, i passi veloci sembravano solo sfiorare il terreno coperto di neve gelata. Aveva imparato da Silente a muoversi senza rumore, ma non si era esercitato abbastanza nella Disillusione e per poco non lo avevano scoperto.
Il freddo gli mordeva la pelle delle mani che trattenevano il mantello leggero, i brividi gli correvano lungo la schiena e gli stivali zuppi sembravano ancora più pesanti ma quasi non ci badava: era riuscito a portare a termine la missione.
Ci aveva ragionato per giorni, aveva studiato la tempistica senza poter davvero prevedere il modo, poi, quando era arrivato seguendo le indicazioni del vecchio preside Serpeverde, il luogo stesso gli aveva ispirato la soluzione. E aveva funzionato, quasi il posto fosse da sempre quello giusto e che i ragazzi non fossero arrivati proprio lì per una scelta casuale.
La parte del ritrovamento non era stata ponderata a sufficienza, ma era riuscito a raggiungere il suo scopo e la Spada di Grifondoro era ora nelle mani giuste!
Continuò a camminare veloce verso il punto dove aveva lasciato il mantello più pesante che avvolgeva in precedenza la spada e non vedeva l'ora di buttarselo addosso per far smettere i tremori che lo percorrevano.
Ancora un po' di strada e sarebbe stato anche abbastanza lontano per Smaterializzarsi e tornare ad Hogwarts.
Un fuoco acceso e un Whisky Incendiario gli avrebbero fatto dimenticare il freddo, ma soprattutto se lo sarebbe permesso per celebrare la riuscita di un piano poco sicuro perché molto improvvisato, che però aveva avuto successo!

******



Aveva appena finito di riempire il recipiente panciuto quando delle voci sommesse la fecero trasalire.
Chi ci aggirava a quell'ora nella Foresta? Sicuramente non era nessuno con dei buoni propositi, dal tono della conversazione.
Tirò il guinzaglio con ferma prontezza e recuperò Oscar dal laghetto, infilandolo poi in una delle tasche del mantello mentre il rospo si lamentava sommessamente.
Con rapidità si diresse dove sentiva le voci, stando ben attenta a non farsi vedere.
Con velocità coprì i pochi metri che separavano la Foresta, uscì dal riparo dei grandi alberi e, protetta dalle ombre dei bassi rami dei pini rossi poco lontani, si avvicinò.
Poco lontano trovò un grosso tronco crollato a terra, ci si nascose dietro spiando i due loschi figuri che cercavano di trovare un accordo per come tenere le posizioni in attesa del ritorno di qualcuno.
Certo non erano i Mangiamorte di prima linea, per come parlavano e, come prima impressione, sembravano anche poco svegli, ma di quella gente c'era sempre da temere e quindi fece del suo meglio per ascoltare senza venire sorpresa.

******



Si materializzò nel solito punto appena fuori dal boschetto di pini rossi. L'intento era rientrare al più presto tra gli alberi secolari e ritornare al castello il prima possibile.
I due Mangiamorte, che stavano discutendo tra loro con fin troppa veemenza, se lo trovarono alle spalle.
La bacchetta volò nella mano di Piton che rimase immobile per un secondo.
Si voltarono spaventati.
Amis ebbe la malaugurata idea di tentare uno Schiantesimo.
Piton lo parò immediatamente e rispose all'istante con un incantesimo. Il malcapitato si trovò a volare attraverso il prato atterrando di schiena sul tronco caduto e perdendo i sensi.
L'atterraggio fece balzare fuori dal nascondiglio Poppy che urlò terrorizzata con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
Urian la vide e si voltò, la bacchetta pronta. Alzò l'arma verso la donna con un'espressione malvagia, pronto a colpire in modo non certo innocuo.
Se non poteva battere Piton, allora aveva intenzione di fargli ricordare per sempre quella notte.
La bacchetta del preside fu più veloce e gli fece volare l'arma di mano.
A quel punto, disarmato e atterrito dalla reazione del mago, l'uomo dal viso malvagio non fece un pensiero in più: voltò le spalle e corse via tra gli alberi, sparendo in breve tempo alla vista.
Severus pensò che non valesse la pena seguirlo: sapeva bene chi fosse e avrebbero fatto i conti più tardi.
Non c'era nulla che potessero riportare al Signore Oscuro e questo pensiero lo tranquillizzò.
Era stato poco previdente però. Certo non si aspettava che quei due potessero trovare il luogo dal quale partiva per le ispezioni. Era stato più che attento. Doveva trattarsi per forza di una sfortunata coincidenza.
Si riscosse.
Madama Chips era ancora in piedi dietro all'albero caduto, con gli occhi agganciati al Mangiamorte riverso e immobile. Le si avvicinò con lentezza.
- Severus, ti prego, dimmi che non l'hai fatto! - Era davvero sicura di avere davanti un cadavere e non riusciva a parlare con la dovuta fermezza.
- Poppy, stai tranquilla, è vivo.
La voce profonda e calma la tranquillizzò all'istante. Rialzò gli occhi incontrando lo sguardo nero e profondo.
Il mago riprese subito:
- Ha solo perso i sensi. - Abbassò gli occhi sull'uomo immobile - Devo aver esagerato. Avrebbe dovuto essersi già ripreso, Non mi aspettavo di essere aggredito e forse ho reagito troppo intensamente.
Madama Chips si era un po' rincuorata e d'improvviso un'idea le balenò nella mente:
- Non importa. Portiamolo in infermeria, vedrò quel che posso fare.

******



Piton se ne era appena andato.
Poppy aveva posato Oscar nel suo nascondiglio preferito e gli aveva portato il solito spuntino della mattina.
Il giorno era ormai alle porte ed era ora di fare la prova.
Chi poteva essere una cavia migliore di uno di quei vigliacchi senza spina dorsale?
Lo avevano scaricato su una brandina scomoda nella grande stanza, lontano da fuoco e nascosto con un grosso paravento dagli altri occupanti i letti della grande stanza.
La maga estrasse una delle ampolle contenenti l'acqua blu dalle mille sfumature della fonte e la mischiò con acqua limpida, poi seguì le indicazioni del suo vecchio libro.
Pochi momenti dopo stava facendo bere con un contagocce il miscuglio all'uomo ancora fuori conoscenza.
Il colpo alla schiena era stato forte, avrebbe potuto essersela rotta, ma controllando i danni al corpo Poppy aveva trovato solo un grosso livido a metà schiena.
Si mise poco lontano e attese la reazione, che non tardò ad arrivare.
L'uomo si svegliò e nel giro di pochi momenti si rigirò sulla brandina. Il lenzuolo si scostò e, grazie alla camicia rialzata sulla schiena, Madama Chips vide, non senza emozione, che il livido era completamente sparito.
Pochi momenti dopo l'uomo si alzò in piedi, stiracchiandosi pigramente:
- Beh, signora, cosa mi hai fatto? Pensavo di essere morto! Sono fortunati i ragazzi ad avere una come te qui al castello, sai fare i miracoli! - terminò ridacchiando con un sorriso bieco sul volto butterato.

******



Rigirò il liquido ambrato nell'ampio bicchiere.
Le fiamme dentro al camino si riflettevano nel vetro panciuto e dentro le iridi nere.
I suoi alloggi non erano mai stati così colmi di dolce tepore.
Solo.
Di nuovo, finalmente solo.
Le lunghe dita pinzarono per un lungo momento la radice del naso mentre i lunghi capelli scuri, scivolando con lentezza, arrivarono a nascondere quasi completamente il viso magro.
Le palpebre strette e la piega amara sulle labbra.
Nemmeno le lacrime sapevano più ritrovare la strada.
Ma in fondo a cosa sarebbe servito?
Aveva portato a termine un altro arduo compito, aveva sostenuto il piano di Albus.
Il ragazzo sarebbe stato in grado di continuare il lavoro?
Ora restava solo l'incombenza di capire quando sarebbe stato il momento giusto per poter rivelare anche l'ultimo segreto.
Proteggere, anticipare, indirizzare, osservare.
Non era pienamente a conoscenza di quanto sarebbe successo da quel momento in poi, ma di un'unica cosa era consapevole: doveva continuare a stare all'erta e non perdere la concentrazione.
Quanto successo quella notte glielo aveva fortuitamente insegnato, un'altra volta.
Controllo, l'obiettivo ben presente, focalizzarsi sulle occasioni ed evitare qualsiasi errore.
Era stanco.
Ogni fibra del corpo urlava chiedendo riposo, il cuore sapeva che nessuno avrebbe offerto aiuto, la mente ogni tanto aveva qualche mancanza che ormai aveva imparato a nascondere con maestria.
Prese un breve sorso della bevanda alcolica che scese veloce per la gola arroventando lo stomaco.
Un intenso calore si propagò nel torace in un secondo, peccato non riuscisse a scaldare l'anima ormai priva di qualsiasi stimolo.
Tra poco sarebbe tutto finito, in un modo o nell'altro ogni cosa avrebbe ripreso il suo corso.
Per lui la quotidianità era durissima e ogni giorno sperava fosse il primo del nuovo mondo.
Ne era freddamente consapevole: era vicina, la pace era vicina.
Non mancava molto.

FINE


Edit: modificato un paio di termini, corretto altrettanti refusi

Edited by Ele Snapey - 24/12/2022, 19:04
 
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view post Posted on 24/12/2022, 22:21

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Scusate, dopo una revisione di Elena, come contenuti e non solo come grammatica/ortografia, posto nuovamente (e sono certa che sarà l'ultima) perché non vorrei fare pasticci in quanto ho proprio tagliato e modificato dei pezzi interi dell'ultima stesura.

Attendo vostri consigli / opinioni.
Grazie mille ragazze!



Titolo: Circostanze particolari
Autore/data: Kijoka - Dicembre 2022
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: Introspettivo
Personaggi: Severus, Madama Chips
Pairing: nessuno
Epoca: Hp7
Avvertimenti: nessuno

Riassunto: Ci sono momenti in cui cogliere le occasioni che offre il destino può fare la differenza.

Nota: Storia scritta per la Sfida di Dicembre, nell’ambito della “15 anni con Severus”.

Portatore d'insegne della Scuola di Beauxbatons

Caratteri: 34.214

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.



Circostanze particolari

Lo sguardo corse alla finestra.
Il buio era ancora fitto.
La stanza era avvolta nella penombra ovattata regalata dalla luce tenue delle braci.
Severus sospirò piano.
Il tepore gli annebbiava la mente, ma aveva acceso le fiamme stufo di sentir brontolare Albus dal quadro posto alle sue spalle.
Il vecchio amico si era da poco riappisolato e finalmente poteva radunare i pensieri in solitudine mentre la notte avanzava verso il nuovo giorno.
Aveva un compito.
Un dovere per nulla semplice: consegnare la Spada di Grifondoro a Potter.
Come sempre il vecchio Preside aveva dato chiare direttive ma poche informazioni, e anche il suo ritratto era reticente a riguardo.
Avrebbe dovuto improvvisare.
L'istinto gli fece stringere con forza le dita attorno ai braccioli imbottiti della poltrona da Preside che ora occupava.
Odiava non avere un piano.
Aveva vissuto gran parte della vita avendo ben chiaro nella sua mente cosa fare e come farlo.
Essere adesso in un limbo di insicurezza lo metteva molto a disagio.
Erano giorni, e relative notti, che si fermava in presidenza a riflettere.
Desiderava stare solo e lì riusciva a trovare la concentrazione necessaria.
Nessuno si fidava più di lui. Questo pensiero gli accese un fiume di lava nello stomaco.
La mente riprese subito il sopravvento sul cuore: andava bene così.
Solo aveva scelto, solo avrebbe agito.
Lo sguardo scuro si posò sulla lunga lama lucente della spada appoggiata sopra la massiccia scrivania.
Averla davanti lo aiutava a ragionare.
Il problema era che, dopo ore di pensieri, non era nata alcuna idea utile alla causa.
Doveva esserci un modo.
La questione da risolvere per prima era scoprire dove fosse Potter in quei giorni.
Aveva cercato di anticiparne le mosse, ma aveva scoperto che non era per niente facile immaginare dove tre cervelli così imprevedibili potessero condurre i ragazzi.
Sperava che il ritratto nella borsa della Granger potesse infine essere d'aiuto, ma non ci voleva far conto: anche quella era una congiunzione legata alla fortuna e non ne aveva mai avuta molta.
In realtà non era mai riuscito a star seduto e aspettare che la sorte girasse nel modo giusto, non era da lui. Per sopravvivere si era ritrovato più volte ad anticiparla più che attenderla.
Adesso la speranza era di trovarli in fretta, magari senza arrivare solo davanti alle braci ancora ardenti di un fuoco che avevano acceso per riscaldarsi.
Sapeva di non poter perdere altro tempo, doveva sbrigarsi.
Abbassò lo sguardo sull'elsa dai rubini luccicanti.
Mille cose avrebbero potuto andare storte.
Potter come avrebbe potuto fidarsi dell'assassino di Silente?
Senza poi contare che i suoi due compagni avrebbero potuto travisare, attaccare e combattere con tenacia per proteggerlo!
Cosa avrebbe potuto accettare un Weasley da chi gli aveva aggredito il fratello?
E la mocciosa saputella avrebbe trovato sicuramente qualcosa da ridire su ogni cosa.
Eppure doveva trovare una via, un modo, un'idea.
Sì, ma quale?

******



Il crepitare del camino interrompeva gioioso il silenzio ovattato.
La luce fioca del giorno grigio trapelava dalle tende appena scostate e illuminava l'ambiente con colori tenui e delicati.
Il tepore delle fiamme vivaci carezzava il viso chiaro, mentre gli occhi fissavano l'infinita danza del fuoco.
Madama Chips sospirò, riempiendosi le narici del profumo del ciocco appena posato tra gli alari, mentre le prime lingue di fuoco lo lambivano con voracità.
Si voltò a guardare il fagotto informe che riposava nel letto poco lontano con un respiro regolare e leggero.
Al contrario del solito l'infermeria era rimasta quasi deserta quella notte, per fortuna.
Dopo un altro breve respiro tornò sui suoi passi e varcò la soglia dello studio, chiudendosi piano la porta alle spalle.
Tempi bislacchi, dove chi doveva imparare impartiva lezioni e chi doveva insegnare faceva di tutto per trasgredire le regole.
- Viviamo in un mondo al rovescio! - mormorò, portandosi una mano allo stomaco che si era prontamente ammutinato.
Il tepore della stanza la rinfrancò.
Diede uno sguardo veloce nell'angolo più lontano dalla scrivania, ingombra di carte, libri e provette, sia vuote che piene:
- È tutto a posto, stai tranquillo - asserì sorridendo agli occhietti neri e lucidi che la fissavano dalle ombre del pomeriggio.
Un lieve gracidare sembrò rispondere alla frase appena pronunciata.
Poppy ridacchiò, tornando a sedersi.
Nessuno faceva mai troppo caso a Oscar, rospo mansueto ma ribelle, se non quando il suo padroncino impazziva per ritrovarlo durante una delle sue innumerevoli fughe.
La maga però aveva scoperto un lato giocherellone e goloso che si divertiva ad assecondare quando Neville le lasciava a balia la bestiola.
Era comunque contenta di occuparsene, le infondeva buonumore anche nelle giornate più complicate e tristi, anche quando tornava nello studio con le lacrime agli occhi e non voleva parlare con nessuno di quel che aveva visto quel giorno. Oscar, con il suo dolce gracidare, la calmava e le faceva scordare le brutture del mondo.
Era stato con estrema apprensione che, giusto un paio di settimane prima, l'animale le era scappato da sotto il naso, in una notte senza luna.
Le ricerche erano state lunghe e vane, l'apprensione le aveva fatto perdere l'appetito e aveva evitato Paciock fino a che il batrace era rientrato spontaneamente con un gracidio soddisfatto.
Da qualche tempo anche il suo padrone spariva, di tanto in tanto. Aveva cominciato a pensare che stesse tramando qualcosa o temesse sul serio per la propria incolumità e le lasciasse l'animale per sicurezza. Si era accorta che, quando tornava, aveva in sé una carica davvero portentosa e sembrava riuscisse a fronteggiare meglio gli attacchi che subiva fin troppo spesso.
Di questo Madama Chips era quasi felice: i soprusi alla volta dei ragazzi erano aumentati sempre più. Era soddisfatta quando qualcuno di loro riusciva a sfuggire alle mani adunche dei Carrow, scampando una punizione o solo un pretesto per assegnare compiti ingrati.
Lei stessa aveva più volte inventato inesistenti malesseri per coprire gli studenti o sottrarli alle vendette dei Mangiamorte che erano diventati insegnanti.
Continuava a non comprendere come Piton, collega da tanto tempo e ritenuto sempre più che degno di fiducia, potesse permettere ingerenze e soprusi ora che era Preside.
Non si spiegava nemmeno perché spesso lo sorprendesse a togliere dalla gogna i ragazzi o cercasse in tutti i modi di farsi consegnare qualcuno. Temeva sempre che per il malcapitato la punizione sarebbe stata ancor più crudele.
Era una situazione al limite del lecito, ma il nuovo Preside non era certo come il compianto e amatissimo Silente.
Ogni giorno lo rimpiangeva e ogni giorno ne sentiva la forte mancanza, sia come persona in sé, ma ancor più come baluardo di sicurezza e pace, atmosfera che era riuscito a creare mettendo Hogwarts in una posizione di granitica supremazia.
Tante cose erano cambiate, prima tra tutte la sensazione di essere al sicuro, percezione che non esisteva più.
Doveva ammettere però che quando il preside era presente sapeva tenere a bada esagerazioni, soprusi e vendette.
Nonostante tutto Piton era il punto focale della scuola. Nemmeno con se stessa le piaceva ammettere che l'assassino di Silente riuscisse comunque a fare il lavoro per cui era stato assoldato, in tutti i sensi.
In un modo totalmente avulso dalla precedente gestione, lontano dal suo punto di vista, con un comportamento assai strano e controverso.
La situazione le sembrava al limite della sopportazione, ma sapeva che i tempi erano destinati a peggiorare.
Oscar le saltellò a fianco, con un gutturale suono sommesso.
- Va bene, ho capito: è ora dello spuntino! - Rispose allungando la mano verso il vaso colmo di piccole chiocciole.
Non ricordava esattamente quando era successo, ma un giorno era riuscita a seguire Oscar durante una delle sue fughe.
L'aveva però perso appena entrato nella Foresta Proibita.
C'erano volute altre due sparizioni perché alla fine comprendesse come fare a star dietro al passo veloce del fuggitivo.
La settimana precedente l'aveva pedinato per parecchio tempo mentre nella Foresta rincorreva libellule drago e catturava insetti comuni con la sua lingua vischiosa.
Osservandolo si era resa conto di quanto si trovasse nel suo ambiente, sembrava perfino un rospo diverso!
Era stato allora che aveva cominciato a guardarlo con occhi distaccati e critici.
Se tutte quelle fughe fossero semplicemente un modo per tornare in un luogo a lui caro? Tornare a casa, insomma...
Ci aveva pensato tanto. Non aveva ancora trovato una soluzione.

******



- Oscar!
Poppy chiamò più volte, ma la stanza rimase silenziosa.
Si lasciò cadere sulla sedia, sfiduciata:
- Oh, no... non ancora, ti prego, non stanotte, non con questo freddo! - Sospirò e poi continuò in un soffio - Neville mi ucciderà se non ti trovo...
Poco dopo stava camminando velocemente ai margini della Foresta Proibita, sotto la luce chiara della Luna, con le capienti tasche del grembiule, nascosto sotto il mantello pesante, colme di bocconcini golosi per un rospo.
- Oscar! - chiamò con voce ferma, ma senza alzare troppo il volume per evitare che si spaventasse.
Scosse la testa dandosi mentalmente della stupida.
Aveva appena visto Piton uscire dal castello e addentrarsi nella foresta con fare guardingo.
Ancora non riusciva a credere che fosse davvero uno dei loro.
Aveva lavorato con lui per anni e non si capacitava di come una mente così logica e pronta potesse davvero entrare in sintonia con quei loschi figuri senza educazione né tantomeno intelligenza alcuna, in qualche caso.
Ogni giorno si chiedeva come potesse essere diventato tanto inflessibile e duro, quasi senza cuore. Quel ragazzo aveva perso ogni ombra di empatia, nonostante avesse per anni avuto a che fare con Silente che lo trattava come un figlio.
Che fosse davvero tutto una messa in scena fin dall'inizio? Può qualcuno mantenere una tale recitazione completa e senza crepe per così tanto tempo?
Il preside in ogni caso aveva atteggiamenti che la lasciavano stupita e incredula.
Come riusciva sempre a sapere dove i Carrow stavano esercitando troppo potere? Come faceva ad arrivare sempre nel momento in cui la situazione diventava realmente pericolosa? Succedeva poi che si portava via, senza una sola lamentela, il malcapitato di turno. Dove lo portava, cosa gli faceva?
Le situazioni venivano risolte, ma non era affatto sicura che la persona presa in consegna non passasse dalla padella alla brace, anche se non aveva mai avuto prove di questa supposizione.
Poi alcuni alunni erano scomparsi. Non voleva nemmeno prendere in considerazione che l'intervento di Severus avesse solo peggiorato la situazione!
Rabbrividì e riprese a cercare il rospo.
- Oscar!
Nel silenzio della notte udì un rumore. Si bloccò nello stesso istante, sperando di non avere incontri poco raccomandabili, ma subito dopo il fuggitivo uscì da dietro un masso innevato.
Gli occhietti scuri la fissavano interrogativi, quasi chiedessero perché era stato chiamato.
Poppy lo rimproverò, ma gli stava già allungando un bocconcino prelibato.

******



Chiuse il libro con un gesto troppo veloce.
Il tonfo fece svegliare Albus:
- Cosa è successo?
- Nulla, torna a dormire. - Rispose Severus con tono mellifluo.
Gli occhi celesti lo scrutarono sornioni:
- Vedrai che Phineas arriverà con qualche buona notizia.
Il preside si alzò in piedi e raggiunse l'altro lato della scrivania per parlare con l'interlocutore guardandolo direttamente:
- Sei sempre troppo fiducioso. Sappiamo entrambi che potrebbe non sentire mai nulla di utile.
- Certo è che continuando a vedere tutto con pessimismo non aiuterai il tuo umore.
Piton per poco ruggì per la rabbia. Si trattenne in tempo e rispose gelido:
- Sì, già, certo. È proprio il momento giusto per avere pensieri positivi!
Abbassò la voce, spiando i ritratti dove tanti dei vecchi presidi sonnecchiavano o addirittura russavano sonoramente.
Era contento che il patto di segretezza insito nei ritratti non permettesse loro di raccontare a chiunque quanto succedeva tre quelle quattro mura o sarebbe stato spacciato più volte durante quell'anno.
Non gli piaceva affidarsi a un quadro per avere le informazioni necessarie, ma non aveva altra scelta. Sperava solo che i piani di Silente potessero essere più articolati di quello o la guerra con il Signore Oscuro sarebbe stata molto più lunga di quanto avesse immaginato.

******



Tentò di nuovo.
Il richiamo pronunciato a mezza voce fece volar via una coppia di corvi verso uno sprazzo di cielo grigio tra due alti abeti frondosi.
Madama Chips camminava lenta tra la vegetazione della Foresta Proibita.
Negli ultimi tempi le sembrava di passare più tempo a chiamare il fuggiasco che a fare il lavoro per il quale era pagata.
Quell'animale doveva essere sistemato a dovere: lo avrebbe lasciato senza l'ultimo spuntino quella sera!
- Oscar!
Un cervo dal grande palco di corna nodose alzò il muso allarmato prima di fuggire via.
Fu a quel punto che Poppy udì un roco gracidare poco lontano.
Si diresse con passi sicuri in quella direzione.
Dietro un grosso albero dalla corteccia scura e rugosa, all'ombra delle rigogliose fronde scoprì un laghetto.
Piatto e liscio, appena increspato dal flusso d'acqua proveniente da una cascata a più gradini che scendeva da un basso sperone roccioso.
Grandi ninfee si muovevano lentamente, assecondando la corrente. Su una di quelle ampie foglie stava sdraiato e pacifico il rospo di Neville.
- Oscar? - la voce della donna era un soffio ma l'animale la udì e gracidò in tono sommesso.
Dunque, era davvero lui!
Si avvicinò di qualche passo alla riva e fu allora che si accorse del colore traslucido e innaturale dell'acqua profonda.
La mente corse ai racconti della nonna.
Favole che parlavano di una fonte dai mille colori che tratteneva un'acqua miracolosa.
- Non può essere... no, non è la Fonte dell'Arcobaleno!
Lo disse a se stessa incredula e nello stesso momento felice come la bambina che era stata.
Aveva sempre pensato che fosse una favola: il lago dove l'arcobaleno terminava, immergendosi nelle sue acque e scomparendo, era costituito da acqua miracolosa che guariva in modo rapido e senza lasciare cicatrici.
Tornò a guardarsi intorno, ammirando la natura incontaminata, immersa in un angolo di pace assoluta, inondata di colori e profumi mai sperimentati prima.
Inebriata volse di nuovo lo sguardo al rospo, accomodato sulla grande foglia:
- Oscar, se questa fosse casa tua potrei ora spiegarmi senza difficoltà la tua voglia di scappare per tornare qui: è un posto favoloso! - Sorrise e continuò - Ed ecco il motivo anche del tuo essere sempre in ottima forma, vero?
Gli occhietti vispi ammiccarono appena, seguiti da un dolce gracidio, mentre il corpo massiccio si sdraiava, languido.
Poppy rovistò nelle sue ampie tasche ed estrasse una provetta, che prontamente riempì con l'acqua dello stagno.
- Piccolo intrigante! Se mi hai fatto davvero scoprire la fonte leggendaria riuscirò a guarire i ragazzi con una velocità mai sperimentata prima. Li rimetterò in piedi in poche ore anziché metterci giorni. - Parlava ad alta voce, quasi dovesse convincere anche se stessa. - Sarebbe bellissimo nonché utile e in perfetto tempismo, direi, visto il periodo. Naturalmente sarà una medicina valida solo per pochi, vero ragazzo mio?
Ma Oscar aveva chiuso lentamente gli occhietti e si stava godendo il lento dondolio del suo appoggio vegetale.

******



Dopo aver riposto la spada nel nascondiglio dietro al quadro, Severus aveva preso a camminare.
Erano ore che percorreva l'ufficio avanti e indietro. Ormai era di nuovo sera.
Solo da poco tempo aveva imparato ad apprezzare quel tipo di modo di concentrarsi che aveva imparato osservando Silente. Lo aveva sempre rimproverato per la fatica che portava con sé tutto quel movimento ed ora doveva sentire le prese in giro del vecchio amico dalla cornice poco lontana.
Quante volte si erano attardati insieme davanti ad un aromatico tè fumante o con un bicchiere di whisky incendiario.
Avevano sempre parlato di tutto nelle ore trascorse in quella stanza austera, seduti uno di fronte all'altro: Quidditch, problemi scolastici, ricordi.
Erano proprio le rievocazioni del passato gli attimi più dolorosi, spesso fronteggiava stilettate roventi, eppure tornare con la mente a quei momenti gli suscitava sempre una dolce malinconia che spesso gli strappava un sorriso sghembo.
Anche adesso, mentre marciava sul pavimento grigio, un caldo senso di appartenenza gli riscaldava il cuore.
Sentimenti sbagliati per il periodo.
Tralasciò quei pensieri, tornando a interrogarsi sulla soluzione del problema. Eppure, come un tarlo insistente, qualcosa s'insinuava nelle riflessioni, vorticava tra le sinapsi, ma non riusciva ad afferrarla.
Piano piano un ricordo si fece strada tra gli altri.
Insieme avevano affrontato tante verità, ma quella domanda incredula posta a voce quasi roca da Albus era ancora chiara nella testa: "Dopo tutto questo tempo?"
Non aveva dubitato. Il cuore aveva risposto d'impulso quel "Sempre" che gli lacerava l'anima con tutti i significati impliciti che nessun altro oltre lui stesso avrebbe potuto capire.
Il Patronus era stato evocato in modo potente e senza alcuna esitazione.
La Cerva era quasi reale e corporea tanto quanto era stata intensa la voglia che lei fosse ancora lì tra loro.
Fu come un lampo a squarciare il buio e l'idea prese forma:
- Ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima?
La voce profonda riverberò appena nella stanza silenziosa.

******



Era appena entrato in infermeria, fermandosi appena oltre la porta, osservando tutti i letti al completo.
Fu come se gli fosse calato sulle spalle un mantello di piombo.
Incurvò le spalle cercando di respirare a fondo.
Madama Chips l'aveva mandato a chiamare e ora comprendeva molto bene perché non si era recata in presidenza: voleva che vedesse in che condizioni stava lavorando.
In realtà la situazione gli era già molto chiara, conosceva il comportamento criminale dei Carrow, ma non poteva fare più di quel che faceva senza scoprirsi.
Si guardò intorno mentre una stilettata di fuoco gli attraversava la mente e il cuore. Non era questo che avrebbe voluto, il peso di oscura malinconia gli riempì il cuore.
I raggi del sole di mezzogiorno penetravano indisturbati dalle alte finestre non più schermate dalle tende chiare. Camminò senza alcun rumore fino alla porta aperta dello studio.
L'infermiera alzò lo sguardo e lo vide nel riquadro della porta.
Gli fece cenno di entrare, e, senza un saluto, chiuse l'uscio alle sue spalle.
- Non ho intenzione di prevedere preamboli. Sei il preside e devi far cessare questo scempio.
Gli occhi scuri non la lasciavano un attimo, erano freddi e indagatori.
- Anche se mi guardi così non puoi davvero aspettarti che smetterò di presentare le mie rimostranze per quel che sta avvenendo! - La voce di Poppy era almeno di due toni sopra il lecito.
Piton non smise di guardarla mentre la risposta gli turbinava nella testa, ma non avrebbe dato voce a ciò che davvero voleva dire.
- Perché non rispondi? C'è qualcun altro che ti suggerisce le risposte da dare, e senza nessuno non sai più cosa dire?
- Sai bene che ora sono io che scelgo. - Il tono impassibile non ammetteva repliche.
- Uhm, bene. Allora dovrai presto rivedere le tue scelte perché non ho intenzione di ricevere ancora pazienti, cioè ragazzi ridotti in quel modo, Severus. Non è lecito che gli studenti vengano trattati così, e tu lo sai bene!
I due sguardi si sfidarono in silenzio per qualche momento, scambiandosi opinioni che i proprietari non potevano permettersi di esternare.
- Terrò presente il tuo punto di vista, ma tutto ciò che faccio è teso alla protezione della scuola e degli studenti.
Lo aveva pronunciato tra i denti, con lo stomaco chiuso da un nodo stretto, trattenendo in sé il mostruoso desiderio di rivelare ogni cosa, di sputare la verità e di lasciare tutti a bocca aperta.
Eppure la frase rifletteva completamente la realtà: era il suo compito.
Alcune volte era persino divertente dire le cose come stavano, sapendo che nessuno gli credeva. Così facendo riusciva sempre e comunque a rimanere all'Interno della sua copertura, senza nemmeno mentire.
il viso di Poppy si contorse in una smorfia disgustata. Continuò a guardarlo con gli occhi socchiusi colmi di odio inespresso, poi gli sibilò sommessamente:
- Certo! È proprio questo l'intento del tuo padrone, vero? Esattamente così immagina che tu ti muova! Ma per chi mi hai preso? Credi davvero che io sia così stupida?
- Non ho mai pensato lo fossi. Anzi ti ritengo una tra i colleghi più preparati e attenti, degni di fiducia, insomma.
Madama Chips gli scoccò una nuova occhiata velenosa prima di ribattere:
- Bene. In ogni modo tocca a te trovare il modo di arginare tutte le intemperanze dei tuoi amici vestiti di nero.
Severus si mosse raggiungendo l'altro lato del grande tavolo di legno scuro:
- Non ho intenzione di giustificare il mio operato con te, Poppy. - La voce vibrò bassa e cupa.
- E io non credo di essere stata assunta per curare ferite e contusioni che gli stessi insegnanti procurano agli studenti. - Abbassò il tono avvicinandosi appena, l'espressione ora era colma di indignazione: - Questa è una scuola. Non siamo in un carcere. Qui si impara e ci si scambiano opinioni. Hogwarts deve forgiare la nuova generazione di maghi, non creare una massa di inetti, succubi e ignoranti!
Piton distolse per un breve attimo lo sguardo, tornando a fissarla con più intensità di poco prima. Non parlò, certo che lo sguardo lo avesse fatto per lui.
Non poteva spiegare. Non poteva rivelare che cercava ogni giorno di sottrarre tutti i ragazzi dalle attenzioni dei nuovi membri del corpo insegnante. Sapeva di avere gli stessi pensieri di Madama Chips a riguardo, ma erano al culmine della guerra e non poteva distrarsi nemmeno per un momento. La debolezza di lasciarsi andare e scoprire il gioco che stava reggendo era inconcepibile: avrebbe compromesso ogni sforzo fatto fino a quel momento.
Non che non ne avesse voglia. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di tornare nel suo sotterraneo a distillare pozioni. Era stanco, molto stanco.
Le voltò le spalle e si diresse verso la porta, con finto disprezzo. Era ciò che ci si aspettava da lui, era ciò che avrebbe continuato a fare fino a che tutto non si fosse compiuto.
Poppy tornò ad apostrofarlo con malcelato spregio:
- Non è andandotene che si risolveranno i problemi, Piton! Ho bisogno di aiuto, io sola non posso bastare con tutto quel che succede a scuola. Ci sono giorni che dormo tre ore per notte per accudire tutti. Devi trovare qualcuno che mi aiuti e nel frattempo far smettere questa politica del terrore.
La maga cercò di calmarsi, ma la rabbia la spingeva oltre il lecito. Sapeva essere impulsiva, ma non poteva vincere così con quell'uomo:
- Prendi solo in considerazione che, se continueranno così, i genitori cominceranno a ritirare i ragazzi e presto ci ritroveremo a far lezione solo alle vecchie mura della scuola e a Gazza.
- Impossibile. - Piton soffiò sommessamente le parole con il cuore in una morsa di ghiaccio, subito prima di uscire dalla stanza: - Sanno benissimo che il luogo più sicuro per lasciare i ragazzi è proprio Hogwarts.

******




Dopo innumerevoli tentativi Madama Chips c'era riuscita: Oscar si faceva mettere una specie di lungo guinzaglio che gli permetteva di muoversi agevolmente, e anche di non mettersi nei guai, ma soprattutto riusciva a riportarla ogni giorno alla fonte.
Negli ultimi tempi aveva fatto una bella scorta dell'acqua che manteneva i suoi mille, assurdi colori sulla base del blu anche fuori dallo stagno.
- Ora devo solo trovare qualcuno a cui farla provare. Sperando che la leggenda sia vera e che invece questo liquido non porti conseguenze nefaste. - Pensò tra sé mentre seguiva nella trasferta notturna il rospo di Neville.
La bestiola sembrava conoscere la strada a memoria e si inoltrava tra la fitta vegetazione della foresta profonda come non avesse fatto altro nella vita.
Altro che rospo pigro e senza voglia di fare!
Poppy in realtà era davvero spaventata, in effetti non era mai entrata nella Foresta Proibita a quell'ora di notte.
Temeva le creature che vi si aggiravano, senza parlare delle persone che vi si nascondevano.
Rabbrividì.
Doveva farlo.
Nei giorni precedenti aveva rovistato nei suoi vecchi libri e anche in biblioteca, trovandone uno che parlava della fonte.
L'autore indicava un lasso di tempo preciso per raccogliere l'acqua con uno specifico recipiente. Si era dotata di tutto quanto prescritto ed ora si accingeva a seguire le indicazioni.
Se il libro avesse riportato il vero avrebbe potuto dare una mano più che fondamentale ai ragazzi: quell'acqua non solo li avrebbe guariti più in fretta, ma li avrebbe messi al sicuro dalle maledizioni più potenti per qualche tempo.
Oscar si girò verso di lei come volesse controllare se, nonostante il lungo guinzaglio, lo scortasse seguendo il passo.
- Sono qui, ti seguo. - Bisbigliò nel silenzio - Vuoi anche tu che lo faccia, vero?
Il rospo emise un breve suono melodioso e riprese la sua marcia.

******



Il sopracciglio migrò velocemente verso l'alto.
Severus si appiattì nella rientranza tra i due tronchi, quasi sparendo all'interno.
Aveva fatto bene ad allontanarsi. In effetti aveva stupidamente sottovalutato la rapidità dei movimenti dei ragazzi, anche con quel freddo.
Quando tornarono verso il lago cercò di allontanarsi più veloce che poté, facendo poco rumore, senza perdere la copertura.
Il cuore martellava nel petto, i passi veloci sembravano solo sfiorare il terreno coperto di neve gelata. Aveva imparato da Silente a muoversi senza rumore, ma non si era esercitato abbastanza nella Disillusione e per poco non lo avevano scoperto.
Il freddo gli mordeva la pelle delle mani che trattenevano il mantello leggero, i brividi gli correvano lungo la schiena e gli stivali zuppi sembravano ancora più pesanti ma quasi non ci badava: era riuscito a portare a termine la missione.
Ci aveva ragionato per giorni, aveva studiato la tempistica senza poter davvero prevedere il modo, poi, quando era arrivato seguendo le indicazioni del vecchio preside Serpeverde, il luogo stesso gli aveva ispirato la soluzione. E aveva funzionato, quasi il posto fosse da sempre quello giusto e che i ragazzi non fossero arrivati proprio lì per una scelta casuale.
La parte del ritrovamento non era stata ponderata a sufficienza, ma era riuscito a raggiungere il suo scopo e la Spada di Grifondoro era ora nelle mani giuste!
Continuò a camminare veloce verso il punto dove aveva lasciato il mantello più pesante che avvolgeva in precedenza la spada e non vedeva l'ora di buttarselo addosso per far smettere i tremori che lo percorrevano.
Ancora un po' di strada e sarebbe stato anche abbastanza lontano per Smaterializzarsi e tornare ad Hogwarts.
Un fuoco acceso e un Whisky Incendiario gli avrebbero fatto dimenticare il freddo, ma soprattutto se lo sarebbe permesso per celebrare la riuscita di un piano poco sicuro perché molto improvvisato, che però aveva avuto successo!

******




Aveva appena finito di riempire il recipiente panciuto quando delle voci sommesse la fecero trasalire.
Chi si aggirava a quell'ora nella Foresta? Sicuramente non era nessuno con dei buoni propositi, dal tono della conversazione.
Tirò il guinzaglio con ferma prontezza e recuperò Oscar dal laghetto, infilandolo poi in una delle tasche del mantello mentre il rospo si lamentava sommessamente.
Con rapidità si diresse dove sentiva le voci, stando ben attenta a non farsi vedere.
Coprì velocemente i pochi metri che separavano la Foresta, uscì dal riparo dei grandi alberi e, protetta dalle ombre dei bassi rami dei pini rossi poco lontani, si avvicinò.
Poco lontano trovò un grosso tronco crollato a terra, ci si nascose dietro spiando i due loschi figuri che cercavano di trovare un accordo per come tenere le posizioni in attesa del ritorno di qualcuno.
Certo non erano Mangiamorte di prima linea, per come parlavano e, come prima impressione, sembravano anche poco svegli; ma di quella gente c'era sempre da temere e quindi fece del suo meglio per ascoltare senza venire sorpresa.
Osservandoli per qualche minuto li riconobbe come le due canaglie che montavano di guardia al cancello d'ingresso di giorno.
Si mise di nuovo in ascolto e captò dai loro discorsi la volontà di cogliere in flagrante qualcuno che doveva tornare quella notte stessa, per far colpo sui superiori e sperare in una bella promozione.
Restò immobile nel suo nascondiglio in silenziosa attesa, mentre i due uomini continuavano a confrontarsi.

******



Si materializzò nel solito punto appena fuori dal boschetto di pini rossi. L'intento era rientrare al più presto tra gli alberi secolari e ritornare al castello il prima possibile.
I due Mangiamorte, che stavano discutendo tra loro con fin troppa veemenza, se lo trovarono alle spalle.
La bacchetta volò nella mano di Piton che rimase immobile per un secondo.
Si voltarono spaventati.
Uno dei due ebbe la malaugurata idea di tentare uno Schiantesimo.
Piton lo parò immediatamente e rispose all'istante con un incantesimo. Il malcapitato si trovò a volare attraverso il prato atterrando di schiena sul tronco caduto e perdendo i sensi.
L'atterraggio fece balzare fuori dal nascondiglio Poppy che urlò terrorizzata con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
L'altro compare rimasto la vide e si voltò, la bacchetta pronta. Alzò l'arma verso la donna con un'espressione malvagia, pronto a colpire in modo non certo innocuo.
Se non poteva battere Piton, allora aveva intenzione di fargli ricordare per sempre quella notte.
La bacchetta del preside fu più veloce e gli fece volare l'arma di mano.
A quel punto, disarmato e atterrito dalla reazione del mago, l'uomo dal viso malvagio non fece un pensiero in più: voltò le spalle e corse via tra gli alberi, sparendo in breve tempo alla vista.
Severus pensò che non valesse la pena seguirlo: sapeva bene chi fosse e avrebbero fatto i conti più tardi.
Inoltre non c'era nulla che potessero riportare al Signore Oscuro e questo pensiero lo tranquillizzò.
Era stato poco previdente però. Certo non si aspettava che quei due potessero trovare il luogo dal quale partiva per le ispezioni. Era stato più che attento. Doveva trattarsi per forza di una sfortunata coincidenza.
Si riscosse.
Madama Chips era ancora in piedi dietro all'albero caduto, con gli occhi agganciati al Mangiamorte riverso e immobile. Le si avvicinò con lentezza.
- Severus, ti prego, dimmi che non l'hai fatto! - Era davvero sicura di avere davanti un cadavere e non riusciva a parlare con la dovuta fermezza.
- Poppy, stai tranquilla, è vivo.
La voce profonda e calma la tranquillizzò all'istante. Rialzò gli occhi incontrando lo sguardo nero e profondo.
Il mago riprese subito:
- Ha solo perso i sensi. - Abbassò gli occhi sull'uomo immobile - Devo aver esagerato. Avrebbe dovuto essersi già ripreso, Non mi aspettavo di essere aggredito e forse ho reagito troppo intensamente.
Madama Chips si era un po' rincuorata e d'improvviso un'idea le balenò nella mente:
- Non importa. Portiamolo in infermeria, vedrò quel che posso fare.

******




Piton se ne era appena andato.
Poppy aveva posato Oscar nel suo nascondiglio preferito e gli aveva portato il solito spuntino della mattina.
Il giorno era ormai alle porte ed era ora di fare la prova.
Chi poteva essere una cavia migliore di uno di quei vigliacchi senza spina dorsale?
Lo avevano scaricato su una brandina scomoda nella grande stanza, lontano da fuoco e nascosto con un grosso paravento dagli altri occupanti i letti della grande stanza.
La maga estrasse una delle ampolle contenenti l'acqua blu dalle mille sfumature della fonte e la mischiò con acqua limpida, poi seguì le indicazioni del suo vecchio libro.
Pochi momenti dopo stava facendo bere con un contagocce il miscuglio all'uomo ancora fuori conoscenza.
Il colpo alla schiena era stato forte, avrebbe potuto essersela rotta, ma controllando i danni al corpo Poppy aveva trovato solo un grosso livido a metà schiena.
Si mise poco lontano e attese la reazione, che non tardò ad arrivare.
L'uomo si svegliò e nel giro di pochi momenti si rigirò sulla brandina. Il lenzuolo si scostò e, grazie alla camicia rialzata sulla schiena, Madama Chips vide, non senza emozione, che il livido era completamente sparito.
Pochi momenti dopo l'uomo si alzò in piedi, stiracchiandosi pigramente:
- Beh, signora, cosa mi hai fatto? Pensavo di essere morto! Sono fortunati i ragazzi ad avere una come te qui al castello, sai fare i miracoli! - terminò ridacchiando con un sorriso bieco sul volto butterato.

******



Rigirò il liquido ambrato nell'ampio bicchiere.
Le fiamme dentro al camino si riflettevano nel vetro panciuto e dentro le iridi nere.
I suoi alloggi non erano mai stati così colmi di dolce tepore.
Solo.
Di nuovo, finalmente solo.
Le lunghe dita pinzarono per un lungo momento la radice del naso mentre i lunghi capelli scuri, scivolando con lentezza, arrivarono a nascondere quasi completamente il viso magro.
Le palpebre strette e la piega amara sulle labbra.
Nemmeno le lacrime sapevano più ritrovare la strada.
Ma in fondo a cosa sarebbe servito?
Aveva portato a termine un altro arduo compito, aveva sostenuto il piano di Albus.
Il ragazzo sarebbe stato in grado di continuare il lavoro?
Ora restava solo l'incombenza di capire quando sarebbe stato il momento giusto per poter rivelare anche l'ultimo segreto.
Proteggere, anticipare, indirizzare, osservare.
Non era pienamente a conoscenza di quanto sarebbe successo da quel momento in poi, ma di un'unica cosa era consapevole: doveva continuare a stare all'erta e non perdere la concentrazione.
Quanto successo quella notte glielo aveva fortuitamente insegnato, un'altra volta.
Controllo, l'obiettivo ben presente, focalizzarsi sulle occasioni ed evitare qualsiasi errore.
Era stanco.
Ogni fibra del corpo urlava chiedendo riposo, il cuore sapeva che nessuno avrebbe offerto aiuto, la mente ogni tanto aveva qualche mancanza che ormai aveva imparato a nascondere con maestria.
Prese un breve sorso della bevanda alcolica che scese veloce per la gola arroventando lo stomaco.
Un intenso calore si propagò nel torace in un secondo, peccato non riuscisse a scaldare l'anima ormai priva di qualsiasi stimolo.
Tra poco sarebbe tutto finito, in un modo o nell'altro ogni cosa avrebbe ripreso il suo corso.
Per lui la quotidianità era durissima e ogni giorno sperava fosse il primo del nuovo mondo.
Ne era freddamente consapevole: era vicina, la pace era vicina.
Non mancava molto.

FINE



Edit: riletto il brano modificato e sistemato refusi.

Edited by Ele Snapey - 25/12/2022, 18:14
 
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view post Posted on 25/12/2022, 18:17
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Cara Monica, ho riletto e sistemato un paio di refusi e di termini, ma proprio pochissima roba.
Adesso secondo me la storia va benissimo ed è pronta per essere pubblicata! :b:
Sentiamo però prima le altre che dicono ;P
 
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view post Posted on 25/12/2022, 18:27

Sfascia-calderoni

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Grazie Ele, per tutto.
Avrò bisogno d'aiuto per il numero caratteri e un occhio per la premessa.
Allora attendo le altre opinioni ed entro domani pomeriggio posto.
Attendo fiduciosa, allora.
Grazie a tutte!
 
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view post Posted on 25/12/2022, 18:52
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CITAZIONE (kijoka @ 25/12/2022, 18:27) 
Grazie Ele, per tutto.
Avrò bisogno d'aiuto per il numero caratteri e un occhio per la premessa.
Allora attendo le altre opinioni ed entro domani pomeriggio posto.
Attendo fiduciosa, allora.
Grazie a tutte!

I caratteri te li ho già controllati e ho aggiunto il numero nella premessa ;)
Rimarranno perciò quelli se non metti più mano al testo. In caso contrario bisognerà ricontrollare il numero :)
 
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view post Posted on 25/12/2022, 20:21
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Pozionista abile

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Monica, a me la storia piace.
 
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view post Posted on 25/12/2022, 21:59
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Anche a me la storia piace e trovo interessante la digressione in quello specifico punto della saga: è uno degli avvenimenti fondamentali e merita un approfondimento.
Mi piace, in particolare, la suspance che hai creato quando sono tutti nel bosco.

Ti segnalo questa inezia solo perché mi sono inceppata leggendo, ma vedi tu:

"Era stato con estrema apprensione che, giusto un paio di settimane prima, l'animale le era scappato da sotto il naso, in una notte senza luna.
Le ricerche erano state lunghe e vane, l'apprensione le aveva fatto perdere l'appetito [...]

Magari la seconda si può sostituire con ansia o qualcosa di simile, ma davvero vedi tu.

Brava Monica, sei stata davvero grande <3
 
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view post Posted on 26/12/2022, 17:31
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GabrixSnape

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Nel mio primo messaggio trovate la storia modificata. Grazie
 
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