Il Calderone di Severus

NickySnape - Redenzione, genere: fantasy, romance; rating: per tutti; epoca: 1998-2031 (alcuni flashback prima del 1998); avvertimenti: AU; personaggi principali: Severus Piton, Hermione Granger.

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NickySnape
view post Posted on 10/10/2020, 00:06 by: NickySnape
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Fondi-calderoni

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7. Dentro di te

If you later to see me, you insist.
If there are nowhere, try another,
because I'm sitting somewhere waiting for you...
And if you do not find me more, deep in your eyes,
Then it means I'm inside you.

Walt Whitman

Ti stai chiedendo cosa sono venuta a fare. La conosci già la risposta, ma non so se è la tua superstizione o la tua insicurezza a non farlo trasparire.

Non sei venuta per me, ma sei qui solo per fare scena, per pavoneggiarti e ricordarti di quanto è più facile essere dalla parte di chi lascia e non di chi è lasciato. Non è così?

Ti sbagli, come sempre. Ti leggo nel pensiero. Hai la mente libera. Non la chiudi oggi? O non la chiudi più? La magia è nel sangue e nell’anima, me lo hai insegnato tu. Da quel che so ne hai perso di sangue. Sento che ti sforzi con gli incantesimi più semplici e percepisco la tua tristezza mista a un velo di rassegnazione. Non sei più lo stesso. Il tuo sarcasmo si è trasformato in disillusione e ora in paura. Allora non sei completamente disilluso, se hai paura di essere ancora una volta deluso. Da me. Abbandonato un’altra volta da me. Invece sono qui proprio davanti a te e non smetto di fissarti negli occhi. Ora ho bisogno di toccarti, di prenderti la mano per sapere se sei veramente tu.

“Buon compleanno!” Ecco la tua prima esclamazione dopo circa sette anni. Ti avvicini a me e mi sfiori la mano appoggiata sul tavolo. Non riesco a dire nulla. Accenno un lieve sorriso, ma dentro sto morendo. Per l’ennesima volta. È una sofferenza piacevole, sto tremando e sento che sto diventando più pallido del solito. Ho paura di te.

Sei ancora tu, l’uomo coraggioso che ha paura. Stai tremando. Hai un grande cuore, amore mio. Bellissimo. Kállistos. In quel nome c’è il mio segreto e il motivo che mi ha riportata qui da te. Provo ad essere lucida, ho imparato a fingere da te. Hai imparato ad essere autentico da me.


“Artemis, Aberforth, avanti, accomodatevi!” l’entusiasmo scomposto di Hagrid rompe il silenzio d’imbarazzo di tutti i commensali. In quel momento avrei voluto ringraziarlo, non riesco a reggere il tuo sguardo. Ora so perché ho trovato la forza di risvegliarmi. Ti sognavo, Artemis. Eri sempre con me.
“Che bella sorpresa, Artemis! È meraviglioso che tu sia qui proprio oggi.” Esclama Minerva, ma avverto nella sua cerimoniosità un velo di ipocrisia.

Rivederti mi turba, non riesco a dir nulla. Sono sollevato che Aberforth sia accanto a Minerva e tu accanto a Filius. È bello vederti sorridere allegra mentre chiacchieri con il tuo insegnante preferito e lanci occhiate furtive alla tua preda preferita, al tuo amico, alla tua guida, al tuo uomo. Mi fai sentire ancora come se lo fossi. Sei qui nel giorno del mio quarantaduesimo compleanno. Cosa hai in mente? Non posso più leggere nella mente di nessuno. Minerva pensa che la costante tristezza abbia depotenziato fino a quasi annullare i miei poteri. Non ho più magia. Tu sola puoi sapere quanto io possa odiare un me stesso privo di magia. Tutto quello che più ho disprezzato, da quando sono stato generato, è stato il mondo senza magia. E tu, che ne avevi tanta, troppa, da secoli, da millenni. Una Purosangue. Cosa era un Prince davanti a te? Davanti alla tua sconfinata bellezza? Eri un dono troppo grande, che non meritavo. Tu non eri mai abbastanza per te. Non riuscivi a vederti bella, e vedevi la bellezza in me. Non riuscivi a vedere il tuo talento, ma ammiravi me. Amavi il mio lato più oscuro, la magia più nera. Il male lo volevi conoscere su te stessa e capivi meglio di chiunque altro la mia passione per quelle arti. Amavi la magia oscura perché odiavi il male e volevi proteggere chi amavi di più. Che dolore immenso devo averti dato! Potevi proteggere tutti, tranne me.
Avrei potuto immaginare tutto di questa giornata, tranne il fatto che saresti potuta tornare. Saperti viva in tutti questi anni era più importante che averti con me. Noi due non sappiamo fare gli eroi. Non siamo mai stati alla ricerca degli applausi, dei gesti eclatanti. Il nostro coraggio è fatto di fughe, di inganni, di assenze e tanta perseveranza. Sorridi a tutti raggiante. Sei felice di essere qui. Sono vivo. Sei viva. Dimmi che vuoi tornare a vivere con me. Dimmi che sono ancora bellissimo con quegli occhi grandi e sognanti da bambina. Tu, orgoglio dei Serpeverde. Amato da te mi sento ricompensato, nobilitato, guarito da tutte le offese della vita. Non ho bisogno di nient’altro.

Hai perso la tua magia ma non hai perso la tua anima. La sento ancora integra, come te.

Siamo uno di fronte all’altra a tavola. Ti verso un po’ del vino elfico che stiamo sorseggiando. “Prendine un po’ ”. La prima patetica frase che riesco a dirti. Sono davvero uno stupido. Non sono mai stato bravo, mai stato all’altezza di avere una donna. Ti sfioro le dita mentre reggo la bottiglia. Una volta posata ti accarezzo dolcemente la mano davanti a tutti. Ti irrigidisci. Allora mi fermo. Sei in imbarazzo perché abbiamo addosso gli occhi di tutti. Non sei più la mia studentessa del settimo anno. Non ci dobbiamo più nascondere. Ma forse il tuo non è imbarazzo. Mi sorge il dubbio che sia disagio. Forse sei qui per una visita gentile di cortesia. D’altronde non ti sei precipitata da New York per rivedermi lo scorso ottobre. Tu mi guardi e mi sorridi ora e avvicini la tua mano alla mia e me la stringi, ma stai tremando, e non di freddo, anche se fuori inizia a nevicare. Tremi per me.

Sei rimasto insicuro, come sempre. Non sento imbarazzo per gli altri che ci guardano. Mi sono emozionata a sentire quello che ancora provi per me. Ho solo voglia di baciarti. Ultima forchettata della tua buonissima torta di compleanno al cioccolato e lamponi e siamo finalmente soli.

Siamo finalmente soli. Il cielo bianco fuori e il pranzo è finito da una mezz’ora. Siamo rimasti nella Sala Grande in silenzio davanti a un camino. Gli studenti ci stanno guardando adesso, i più grandi sanno bene chi sono. Mi hanno conosciuto come insegnante di Pozioni, di Difesa contro le Arti Oscure e come Preside. Sono i sopravvissuti. Per i bambini dal primo al terzo anno sono solo un ex insegnante, un ex Mago Oscuro, un ex Mangiamorte al servizio di Silente, una contraddizione vivente, che ora è seduto accanto ad una celebrità, ad un idolo. Un Auror. Non siamo ancora riusciti a dirci nulla.
“Non guardarmi così, Artemis”
“Così come?”
“Con quegli occhi di chi vuole stare nella mia testa, senza darmi il tempo di parlare. Hai già letto cosa penso, i miei ricordi, la mia solitudine, la mia tristezza. Hai visto anche cosa provo per te. Ancora.”
“Mi dispiace. Non riesco a trattenermi. Non sono mai riuscita a leggere nulla di te. Permettimi di dire che la tua mente è un mondo nuovo. Ed è bello vederci insieme nei tuoi pensieri. È bello sapere che sei riuscito a conservare qualcosa di noi in questi anni. Non vedo quasi nulla della tua vita dopo di noi. La continua Occlumanzia vero?”
“Sì. Nei miei anni di incoscienza ciò che avevo nascosto in passato è stato rimosso. Moltissimi ricordi sono stati cancellati.”
“Quindi al Signore Oscuro lasciavi vedere di noi.”
“Certo. Ma solo da quando sei andata via. Pensava che fossi una vigliacca, come abbiamo pensato tutti.”
“Prendi il tuo mantello, andiamo a fare due passi in cortile”. Dice calma Artemis.

Usciamo fuori, c’è ancora un po’ di luce, ma il pallido sole nel cielo sta per tramontare. Sento freddo, nonostante il mantello e la sciarpa nuova di lana non sono più abituato a stare tanto tempo in piedi e all’aperto mi stanco più facilmente. Cammino ancora con il bastone. Vedo che negli occhi di Artemis non c’è tenerezza ma rispetto nel vedermi così debole. Non mi guarda come un ammalato che si sta trasformando giorno dopo giorno in un Magonò, ma mi restituisce la dignità che non sento più. So dove mi sta portando, ed è bello che mi abbia preso per un braccio. Mi prende di nuovo la mano.
“Alza lo sguardo, Severus” mi sussurra Artemis.
Sono nervoso a guardare quella Torre.
“La Torre di Astronomia. Il luogo più romantico e disperato di Hogwarts”. Resto in silenzio, assorto nei mille ricordi che mi tornano in mente. Non la osservavo mai dal basso.
Artemis scopre il suo braccio sinistro. Il bracciale d’oro di mia madre con il serpente e il piccolo occhio di smeraldo incastonato.
“Mi hai legata a te lassù con il gioiello di tua madre, il suo unico oggetto di valore. Severus, io ho custodito per te il tuo gioiello. Ma non è qui.”
Ti avvicini al mio volto e chiudi gli occhi. Mi baci dolce e appassionata. Poi sento le tue guance inumidirsi. Ti sei commossa. Il tuo cuore di acciaio sta battendo forte. Mi guardi negli occhi, splendidamente innamorata. Mi ami. Ti bacio io e non riesco a fermarmi. Ti stringo forte fino a farti perdere il fiato.
“Grazie” è la sola cosa che posso dirti ora.
Mi guardi intensamente e sento che mi stai per dire qualcosa di irripetibile. Dimmi un’altra volta che mi ami. Dimmi che mi hai lasciato perché avevi paura di veder morire me e la tua famiglia. Dimmi che non hai mai smesso di amarmi, per tutto questo tempo.
“Abbiamo un bambino, Severus.”
Non riesco a comprendere la tua frase. Ti guardo attonito e incredulo. La ripeto nella mia mente. Abbiamo un bambino. Ho perso il fiato, di colpo sono cieco e sordo. Mi siedo sui bordi della fontana in cortile. Abbiamo un bambino.
“Quando?”
“Un mese prima che io andassi via. Non potevo dirtelo. Non ho avuto scelta. Non potevo essere né nell’Ordine né unirmi ai Mangiamorte. Conoscevo la tua reazione e anche le conseguenze. Avresti seguito me, il bambino. E saresti stato ucciso. Il Signore Oscuro avrebbe probabilmente ucciso prima me e costretto la mia famiglia ad unirsi a lui, come pegno del nostro tradimento. Non potevo essere la madre del figlio della spia. Non potevo starti accanto." Artemis riprende fiato, visibilmente provata dal racconto che le mie orecchie non avrebbero mai pensato di ascoltare.
"Da sola avrei fatto qualunque cosa per te. Il mio piano era semplice. Portare la mia famiglia in America, tornare da te e unirmi all’Ordine. Sì, hai capito bene. Volevo farlo, ma il mio piano era segreto anche e soprattutto per te. Tonks lo sapeva, anche Moody e Silente, naturalmente. Ma pochi giorni prima del ritorno di Voldemort, mi accorsi di essere incinta. Non riuscivo a spiegarmelo, perché ci proteggevamo sempre correttamente, poi pensai che la Pozione Polisucco che avevo bevuto per una missione doveva aver interferito con il nostro incantesimo. Avevo deciso di temporeggiare, di nasconderti tutto per alcuni giorni. Quando tornasti a casa quella sera per dirmi che era tornato, fui costretta a lasciarti. Pensai che fosse meglio morire di dolore che perdere te e il bambino. Preferii farti quella sfuriata sulla colpa di Silente per il tuo ruolo pericoloso da spia. Preferii passare per una codarda. Preferii lasciar di me un pessimo ricordo. La sola persona che ha conservato il mio segreto prima di partire per l’America fu Aberforth.”
Anche Artemis aveva compiuto un atto eroico nelle vesti di un atto codardo. Sentire la verità mi calma i nervi, ma ora voglio sapere tutto di mio figlio.
“Hai fatto quello che avrei fatto anche io. Lui dov’è? Il bambino?”
“Kállistos Amani è in America con la nonna, e sicuramente a quest’ora si deve essere svegliato, è molto allegro e creativo. Hai i capelli neri e gli occhi neri, come te.”
Mi viene da sorridere a sentire il nome che hai dato a nostro figlio. Un bambino di circa sei anni.
“L’hai chiamato Bellissimo?”
“Come chiamavo te. Kállistos. Bellissimo, perché per me lo sei sempre stato. Avrei voluto chiamarlo Severus, ma volevo che tuo figlio mi ricordasse te senza sostituirti”.
“Portami da lui. Il suo nome non è completo. Dobbiamo aggiungere un cognome.”

Edited by NickySnape - 28/7/2021, 12:47
 
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