Il Calderone di Severus

NickySnape - Redenzione, genere: fantasy, romance; rating: per tutti; epoca: 1998-2031 (alcuni flashback prima del 1998); avvertimenti: AU; personaggi principali: Severus Piton, Hermione Granger.

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NickySnape
view post Posted on 26/9/2020, 14:02 by: NickySnape
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4. D’estate si nasce due volte

Era il pomeriggio del 7 maggio 1998 quando i Guaritori del San Mungo decisero di portare il corpo incosciente di Severus Piton a Hogwarts con una carrozza trainata da sei Thestral. Sulla carrozza c’era anche Agenor Diamond, un Guaritore che sarebbe rimasto con il professore fino al suo risveglio.

Avevo detto a Ron e ad Harry che avrei incontrato la McGonagall a Hogsmeade e gli avevo chiesto di non venire con me. Chiesi ai Guaritori di mandarmi un gufo nella ormai funerea Tana dai Weasley, per avvisarmi delle condizioni del professore e dell’eventuale spostamento. La morte di Fred aveva gettato Molly e Arthur in un profondo sconforto. Quella casa aveva perso colore e gioia e l’aria di lutto la rendeva plumbea.
Era lontano da Londra e questo significava un cambio di programma nella mia vita. Non sarei voluta mai stare lontana da lui.
Il gufo arrivò puntuale nel tardo pomeriggio per dirmi che il professor Piton era stato riportato a casa, a Hogwarts. La lettera diceva che era sempre incosciente, ma le sue condizioni da critiche erano diventate stabili. Il veleno aveva colpito gran parte degli organi e soprattutto una zona del cervello, che non gli consentiva di svegliarsi. Avrebbe potuto riaprire gli occhi da un momento all’altro, ma nessuno poteva immaginare in quali condizioni si sarebbe svegliato. Questa incertezza mi gettava in uno stato di angoscia. Non sapevo se avrei mai più parlato con lui, se lui avrebbe mai saputo di me, se sarei riuscita a rispondere a tutte le domande che da anni mi facevo su di lui e Silente.
Finalmente riuscii a vederlo dopo la mattina all’alba al San Mungo. Raggiunsi Hogwarts con la Metropolvere dalla Tana dei Weasley fino alla capanna di Hagrid. Ero tesa e anche con il mio vecchio amico fui laconica. Lo vidi scosso: le perdite della battaglia avevano lacerato gli animi di tutti noi ed eravamo consapevoli che solo il tempo avrebbe potuto lenire quelle ferite.

“Hermione!” esclamò la professoressa McGonagall, neo eletta preside di Hogwarts, una volta che io e Hagrid fummo entrati nel cortile della Torre dell’Orologio.

Le andai incontro e la abbracciai. Un lungo abbraccio e iniziai a singhiozzare sulla sua spalla.
“Preside…”. Fu l’unica cosa che mi venne da dirle, mi mancavano le parole.

Mi condusse da lui senza dirmi nulla e lasciò che entrassi da sola nella sua stanza. Per volere della McGonagall fu creata una stanza di ospedale per lui a Hogwarts. La Trelawney aveva suggerito di farlo perché temeva che al suo risveglio, il Professor Piton, non vedendosi a Hogwarts avrebbe perso la memoria. Poteva sembrare una stramberia, ma cosa c’è di razionale nelle profezie? La parola della Trelawney era diventata paradossalmente legge. La stanza del professore era posta accanto alla presidenza, in alto nella Torre Ovest, in un luogo insonorizzato, che gli studenti non avrebbero mai potuto trovare.
Agenor Diamond doveva restare con lui, per controllare i suoi progressi. I fondi della scuola di Hogwarts, per volere della McGonagall, furono in parte usati per curare l'ex Preside. Dopo la testimonianza di Harry sul conto di Piton nessuno ebbe nulla da ridire.

Il guaritore Diamond era un uomo alto, di mezza età, aveva i capelli argento, con dei riflessi blu alla luce. Gli occhi erano grigi e la sua pelle era chiarissima e portava una barba grigia cortissima e degli occhiali d’argento. Aveva il profilo di una statua marmorea neoclassica. Dal San Mungo aveva portato tutto l’occorrente e ogni settimana arrivavano tre assistenti per le guardie diurne e notturne al professore. Spesso facevano entrare anche Madama Pomfrey in mancanza di personale.

Era steso sul letto con una leggera camicia larga di cotone grigio pallido, profumava di fiori. Diamond e i suoi assistenti mi dissero che lo avevano appena lavato, con uno dei saponi alla lavanda e all’iris. Nella stagione del risveglio il verde dominava le colline scozzesi, dormiva pacifico e profondamente, con un lieve sorriso accennato sulle labbra serrate.
A nessuno basta nascere una volta e io speravo con tutta me stessa che ci sarebbe potuta essere per lui la possibilità di rinascere.
Era la prima volta che lo vedevo vestito di un colore che non fosse il nero. Il suo volto era disteso e trattenni l’emozione per tutto il tempo in cui il guaritore Agenor mi spiegò le sue condizioni cliniche. Finalmente restai sola con lui e non riuscii a tenere la commozione e scoppiai in un pianto liberatorio. Silente sapeva cosa provavo per Severus Piton più di quanto volessi accettarlo io stessa. Mi tornarono in mente le parole del Preside, quando mi apparve la settimana scorsa, come una cometa, avvolto in un fascio di luce all’ingresso del San Mungo.
“Perché l’hai portato qui? Dimmi, perché sei stata l’unica a pensare di salvarlo? Lily non l’avrebbe fatto, avrebbe seguito James! Tu non hai seguito Ronald. Gli hai detto di lasciarti sola con il tuo Professore. Non è così? Tu non vuoi vederlo, ma sono anni che ti osservo e so come lo guardi, percepisco il tuo affetto per lui, la stima, l’ammirazione per un uomo apparentemente così freddo e crudele, che nasconde un’anima segreta, bellissima e nascosta, come un tesoro da scoprire.” Mi ricordai che aveva notato che ero avvolta dal mantello nero del Professore. Ci aveva protetti dal freddo in volo. “Forse non lo vuoi ancora ammettere a te stessa, perché l’amore è un sentimento che fa paura, ma tu lo ami, Hermione”. Aveva chiuso così e restai per qualche istante con lo sguardo nel vuoto.

Restai ferma accanto a lui senza toccarlo. Non osavo. Avevo paura di accarezzargli la mano, la fronte, per non sentire il coinvolgimento da cui sarei stata sopraffatta. Mi feci forza e mi decisi a sfiorargli le dita della mano sinistra e gli scoprii l’avambraccio, tirando su la manica e vidi che il marchio era coperto da una benda. Provai a sollevarla e non si vedeva più nulla, al suo posto una lunga e profonda cicatrice con molti punti e la sua carne scavata. Gli avevano rimosso il marchio di fuoco da Mangiamorte, credendo che il veleno si sarebbe concentrato lì e si sarebbe diffuso nelle principali arterie del suo corpo. Chissà che dolore aveva provato, se lo aveva sentito o se era completamente anestetizzato. Fui sollevata, pensai subito che con quella profonda cicatrice se ne sarebbe andato via tutto il male che aveva in corpo e tutti i suoi peggiori ricordi. Fu allora che gli accarezzai il volto, la fronte e sentii un brivido lungo la schiena, una morsa al petto, come se fosse stretto da una tenaglia e la gola si seccò. Gli sfiorai le labbra con le dita, sentendo la loro morbidezza e la loro fame di amore. Pensai a quante volte quella bocca era stata in grado di ferire violentemente, a quanto la sua lingua era stata una spada e la sua voce un tuono che rimbombava nelle orecchie anche nel sonno, come un incubo. Mentre sfioravo le labbra, morsi le mie per immaginare il sapore che poteva avere la sua bocca. Come doveva essere dolce il bacio di un affamato…
I miei pensieri furono interrotti dall’arrivo della McGonagall nella stanza. Mi abbracciò nuovamente, stringendomi più forte e poi mi baciò delicatamente sulla guancia.
“Harry mi ha raccontato tutto, sai, Hermione. Era sconvolto, povero ragazzo. Lo scontro con Riddle, e i ricordi di Severus al Pensatoio. Mi ha confessato che per un attimo ha creduto persino di scoprire di essere il figlio di Severus. Il vero salvatore di Hogwarts.”
La McGonagall aveva un tono commosso e fiero.

“Hermione cara” continuò “come hai fatto a capire prima di conoscere la verità? Hai un potere speciale o forse provi qualcosa per il Professore? Prima che tu mi risponda, ti dico qualcosa che ha fatto dubitare anche me della fedeltà di Severus a Lord Voldemort, o meglio a Tom Riddle… non merita tutta questa gloria. Nei mesi in cui è stato preside nessuno studente è mai stato torturato o gravemente rimproverato. Inoltre, lui passava moltissimo tempo in presidenza e spesso, passando davanti alla porta della presidenza, origliavo e riconoscevo la voce di Albus. Mi sembrava tutto molto strano. Ora non mi sembra più strano.”
Sorrisi quando la stanza si illuminò di rosa per il riflesso del sole rosso del tramonto.
“Preside, ho saputo di quello che ha fatto il Professore. Mi è sembrato una conferma di tanti piccoli gesti che aveva fatto per noi, per me, Ron e Harry. E poi ho avuto un'illuminazione quando Griphook, il folletto della Gringotts ci ha detto che il Professore aveva fatto mettere nella camera blindata di Bellatrix Lestrange un falso della spada di Grifondoro. Negli anni era ambiguo. Sembrava detestarci, ma giorno dopo giorno capivo che non era così. Quindi, non sono una Legilimens e forse non provo nulla di speciale per il professore, se non una enorme riconoscenza per tutto quello che ha fatto per noi. Harry ha raccontato anche a me e a Ron i ricordi del Professor Piton. Ho solo pensato che avrei voluto vederli anche io i ricordi.”

Le dissi una mezza verità, non le raccontai dell’incontro con Silente all’ingresso del San Mungo, ma certamente i ricordi li avrei voluti vedere. La McGonagall mi guardò bonaria. Aveva lo stesso sguardo sornione di Silente, quando sentì che verso Piton provavo solo riconoscenza. Come osavo prendere in giro due potentissimi maghi, ma soprattutto me? Io provavo ad autoconvincermi.
“Scommetto che a Weasley questo non lo hai detto.” Mi disse con tono ironico.
“Cosa?”
“Hermione… hai appena detto che avresti voluto vederli anche tu”.
Le dissi che non era necessario riferire una cosa del genere a Ron e che era solo una mia riflessione molto privata. Conversammo per un’altra ora davanti al professore steso sul letto con il petto quasi scoperto e una profonda cicatrice rimarginata dal dittamo e dai miei incantesimi gli sfigurava il collo, anche se i suoi capelli neri sciolti la coprivano. Aveva un’espressione nuova il suo volto.
Lasciammo Severus ai Guaritori, l’orario consentito per le visite era terminato e fu allora che decisi di parlare apertamente del mio futuro con la preside:
“Preside, mi piacerebbe continuare a frequentare alcune lezioni qui a Hogwarts, usare la biblioteca per prepararmi al concorso per diventare funzionario nel Ministero della Magia. Potrei aiutare anche con alcune supplenze o lezioni integrative per i più giovani. Vivrei a Hogsmeade, non ho bisogno di una stanza nel castello, mi va bene qualsiasi soluzione.”

La McGonagall accennò un timido sorriso, come se mi avesse letta nei pensieri.
“Hermione, ti si legge negli occhi il motivo per cui vuoi essere qui, ma non è mio costume fare l’intrigante. Non lo hai salvato senza motivo. Ti assicuro che ti troverò un piccolo incarico a Hogwarts e che potrai seguire le lezioni per te più utili per il concorso al Ministero e potrai avere accesso a qualunque sezione della biblioteca. Mi assumo la responsabilità di procurarti una chiave della sezione proibita. Devi conoscere tutto della magia, soprattutto quella oscura, se vuoi lavorare per combatterla. Per quanto riguarda la casa, Hagrid possiede una seconda capanna disabitata, ci sono scorte di cibo per le creature ma può rimetterla a nuovo, non è molto lontana dalla sua. Non so se l’hai mai vista. Puoi stare lì, si trova nella foresta, vicino al ‘nido’ di Fierobecco. Hagrid te lo lascerà adottare, così risponderà solo a te e potrebbe essere un mezzo di trasporto veloce e alternativo. Nel caso tu un giorno decida di raggiungere il tuo ragazzo e viceversa. Mi chiedo solo una cosa, hai già informato il tuo fidanzato del tuo trasferimento? Ho saputo che avete dei piani per il futuro.”

Ero molto felice delle proposte della McGonagall e le mostrai entusiasmo, ma non riuscivo a capire bene cosa volesse insinuare con quel discorso su Ron. Lei capiva quello che io non volevo capire. Non ero tornata a Hogwarts solo per studiare. Aspettavo il suo risveglio, che era diventato il mio pensiero dominante.

Le settimane passavano e lui non si svegliava. Era già estate. Tutte le cicatrici si erano rimarginate, anche quella, la più profonda, la più vergognosa. Sul dorso di Fierobecco spiccavo il volo ogni pomeriggio al calar del sole, con la speranza di vederlo sveglio. Ogni sera rientravo frustrata e sempre più rassegnata. Dopo la visita tornavo a casa, preparavo qualcosa da mangiare per cena e spesso la portavo da Hagrid e insieme ci facevamo compagnia. Nel fine settimana Ron veniva a trovarmi o tornavo io a Londra. Durante la settimana lui e Harry seguivano un tirocinio per diventare Auror, che li teneva molto impegnati. Quando ero con Ron non andavo in ospedale. Nonostante Ron sapesse ormai chi fosse Piton, non si capacitava che per tutti quegli anni fosse stato così crudele con lui. Ron ha molti pregi, come lo stesso Harry, ma non è mai stato particolarmente sveglio. A volte mi chiedeva se si fosse svegliato dal coma, ma non immaginava che io fossi costantemente aggiornata sulle sue condizioni di salute. I giorni con Ron erano piacevoli e spensierati e il suo amore mi riempiva di tenerezza e gioia. Era la mia prima cotta e mi ha sempre fatto molto ridere. Andavamo da Hagrid solo quando c’era anche Harry. Temevo che Hagrid si sarebbe lasciato sfuggire prima o poi qualche dettaglio di troppo sulle mie visite a Piton. Hagrid, Silente, che mi spiava dal suo ritratto, e la McGonagall erano gli unici a sapere delle mie visite quotidiane al professore.

Quando Harry veniva da solo a Hogwarts, approfittava per parlare con il ritratto di Silente, con la McGonagall e con Hagrid. Insieme facevamo molte cose divertenti: una volta Burrobirra ai Tre manici di scopa, un’altra volta da Aberforth alla Testa di Porco, e talvolta dal nostro professore, nella stanza segreta della presidenza. Quando c’era Harry evitavo di mostrare una qualsiasi forma di esternazione dei miei sentimenti, ma lasciavo che fosse Harry ad emozionarsi per lui. Lo vidi con gli occhi lucidi di gioia quando notò che il marchio da Mangiamorte era scomparso, per lasciare spazio a una cicatrice ben più onorevole.
“Vorrei poterlo svegliare. Ci sarà una pozione, un incantesimo per farlo. Gli voglio parlare, ho bisogno di chiedergli tante cose.”

A volte Harry bofonchiava frasi di questo tipo, spazientito e deluso ogni volta che andavamo da lui, Sapevamo che le sue condizioni erano stabili e i miglioramenti nulli. I giorni erano monotoni e interminabili. Dal nulla un giorno Harry mi disse.
“Ho detto a Ginny che se un giorno avremo un figlio maschio, voglio chiamarlo Severus”.

In quel momento realizzai che Ginny mi mancava terribilmente. Lei non mi aveva perdonata per quello che avevo fatto la notte della battaglia e non ci eravamo più parlate da allora. Apprezzava che avessi salvato Piton, ma non capiva perché non lo lasciai una volta portato al San Mungo. Credeva, come tutti, che la mia cura per Piton fosse decisamente esagerata. Mi resi conto che la sola persona con cui avrei potuto parlare era Luna Lovegood, ma non avevo la forza di incontrarla e di dirle tutto.

Erano passati quasi tre anni da quando persi completamente ogni freno inibitorio davanti al suo corpo ancora immobile e incosciente. In quei tre anni, pur essendo preparatissima, non partecipai al concorso da funzionario del Ministero della Magia. Non volevo lasciare Hogwarts. Tra il 2000 e il 2001 iniziai a lavorare ai Tre Manici di Scopa, dicendo a Harry e a Ron che volevo mettere da parte altri soldi. A mezzogiorno e nel tardo pomeriggio servivo Burrobirra ai tavoli e aiutavo Madame Rosmerta. Hagrid sapeva il motivo e finalmente aveva imparato a mantenere i segreti. Diventai assistente di Minerva. Ormai era solo Minerva per me. Fu la migliore amica che potessi avere in quel momento di grande solitudine: lei, Hagrid e il quadro parlante di Albus. La mia scelta di vivere tra Hogwarts e Hogsmeade in quegli anni fu assolutamente impopolare e incompresa da tutti. Iniziavo a litigare con Ron, che percepiva in me una profonda inquietudine che non voleva comprendere, ma sapeva benissimo quale fosse la sua causa.

Persi la ragione nella primavera del 2001. Ero sola e Agenor era in infermeria. Avvicinai il mio viso al suo e con il naso gli sfiorai una guancia e mi avvicinai alle sue labbra, le sfiorai con le mie. Sentii una scossa dentro di me. Mi fermai, perché mi sembrava una violenza baciarlo senza il suo consenso. Poi mi ricordai di quella fiaba Babbana della principessa addormentata, punta da un ago stregato e svegliata dal bacio di un principe. Volevo parlare con la Trelawney in quel momento e leggere insieme una sfera di cristallo e vedere se si sarebbe svegliato con un mio bacio. Nei successivi mesi, ci provai ogni volta che potevo. Quando non c’era nessuno sfioravo le sue labbra con le mie. Da molto tempo avevo iniziato a parlargli durante le mie visite. Agenor diceva che non poteva dare per certo che Severus sentisse, ma ne valeva la pena di tentare. Mi feci coraggio e iniziai a parlargli di tutto, di me, della mia vita, dei miei ricordi con lui, del mio presente, di Ron, dei miei sogni, dei fatti di Hogwarts, delle scuse che usavo per essere lì con lui, di Harry, dell’amicizia di Hagrid, della McGonagall che ora era semplicemente Minerva, di Albus e delle sue visite. Gli parlavo di quello che provavo e sapevo che Agenor sentiva tutto.
Un giorno venne da me e mi disse “Quando si sveglierà gli parlerò di te. Non ho mai visto niente di simile”.

Da quando gli avevo baciato le labbra mi fermavo spesso la notte nella sua stanza, usando l’incantesimo Reducio. Mi rimpicciolivo e mi nascondevo in qualche angolo della stanza, come se fossi un Pixie.
Una notte ero completamente fuori di me, tornai nelle mie misure naturali e gli sussurrai: “Ho fiducia nella tua forza, ti sveglierai. Tu credi che ti amo?”
Agenor dormiva profondamente nella stanza adiacente e io restai accovacciata accanto al letto di Severus senza addormentarmi. Il mio sonno era sempre molto leggero. Nel cuore della notte sentii un respiro più forte e le sue labbra che si schiudevano e vidi che la sua mano destra si mosse. Corsi fuori per avvertire i guaritori che erano di guardia la notte. Spiegai loro che non ero andata via e mi scusai per non averli avvertiti. Quando entrarono lui era immobile ed era un falso allarme. Non persi la speranza e ogni giorno pensavo a cosa gli avrei potuto dire una volta sveglio.

Il 2001 fu l’Odissea nello spazio confuso della mia testa. Ogni giorno che passava e io ero lì davanti a lui e mi trovavo innamorata dell’amore che provavo per un uomo che neanche potevo dire di conoscere. Forse amavo i gesti che avevo fatto per lui. Mi dicevo, se lo fai c’è un motivo, o ero stata suggestionata dalle parole di Silente o le sue illazioni erano semplicemente la verità.
Non ero preparata al suo risveglio. Mi ero immaginata centinaia di volte tutti i possibili scenari. Avrebbe riconosciuto dove era, chi era? Avrebbe riconosciuto me? Era questa la domanda che più di tutte mi assaliva e mi inquietava. Non volevo pensare alla risposta. E se avesse perso la memoria, e se avesse perso la vista, l’udito, la capacità di movimento? Sentivo la necessità di essere parte della sua vita attivamente, volevo parlargli, sentire quello che pensava di me. Poteva anche accadere di peggio. Poteva ignorarmi, ringraziarmi di quello che avevo fatto negandomi la possibilità di far parte nella sua vita. Non potevo costringerlo a innamorarsi di me. Mi sentivo come quando iniziai ad invaghirmi di Ron e lui mi ignorava. Guardava tutte, tranne me, baciava tutte, tranne me. E se non avesse dimenticato Lily Potter? Se si svegliasse ora e mi scambiasse per lei? Desideravo sparire, non vivere quel momento angosciante. Pensavo a tutto questo sulla riva del Lago Nero, lanciando qualche sasso. Volevo tuffarmi in acqua, annegare, farmi irretire dal canto delle sirene, perdermi negli abissi del nulla e dimenticare tutto questo tormento.
Cenavo spesso da Hagrid, che era il mio confidente e mi incoraggiava su Severus, dicendomi che lui avrebbe potuto amarmi al risveglio. Soffrivo della peggiore malattia che l’uomo potesse provare, l’amore, e della paura di non essere ricambiata. Cosa c’è di peggio di un amore non ricambiato? Una lenta agonia che ti lacera il petto, ti toglie la fame, il respiro e il sonno. Mi ero innamorata di un corpo su un letto, di un’idea di uomo che avevo visto vivere fino a tre anni fa e che ora era uno sconosciuto. Non potevo dire di averlo mai veramente conosciuto. Eravamo due sconosciuti. Hagrid spesso mi lasciava dormire da lui e mi preparava da mangiare, come se fossi una senza tetto, una miserabile. Da sola non mi sarei nutrita. L’amore ti rende un miserabile. Hagrid mi raccontava storie prima di dormire, come se fossi la sua bambina e mi ricordava sempre della profezia di Sybill. Io sarei stata nel suo destino. Harry per diversi mesi, dopo la mia rottura con Ron, smise di venirmi a trovare, ma voleva continuamente essere aggiornato sulle condizioni di salute di Severus. Gli anni passavano e non mi ero ancora decisa a contattare Luna.
Minerva e Albus erano preoccupati per la mia salute e Agenor mi visitò diverse volte. La mia cura era solo il suo risveglio. Tutta l’estate del 2001 la passai a Hogwarts. Smisi anche di frequentare Hogsmeade. La scuola era ufficialmente chiusa, ma FIlch, Hagrid e Minerva erano sempre lì a tenere compagnia a me e al principe addormentato. Passavo le ore a guardarlo. Non mi sentivo più me stessa e allo stesso tempo non mi ero mai sentita così viva. Il mio cuore strabordava di sentimenti che crescevano sempre di più, come un drago sul punto di nascere, pronto a rompere il suo guscio. Tutti sapevano di questo mostro dentro di me, pronto a sommergere d’amore un uomo affamato.

Avevo preso l'abitudine di andare a trovare Severus ogni mattina all'alba. La luce rosa del cielo dell'alba estiva e il fresco dell'aria risvegliavano intensamente la mia voglia di vederlo. Percorrevo la strada a piedi, fino alla porta del castello, poi dovevo aspettare l'apertura del castello, alle 6:30 del mattino. Hagrid apriva la porta d’ingresso poco prima che arrivassi. Nel corridoio centrale ogni giorno mi aspettava Argus Filch, sempre arcigno, ma più malinconico. La sua gatta era morta l'anno scorso di malattia. "Buongiorno, Argus!" e lui rispondeva con un mugolo triste. Salivo come sempre sulla Torre Ovest, diretta all'ufficio della presidenza, nella stanza nascosta di Severus. Non so ancora se Filch abbia mai saputo perché per tutti i giorni io fossi la prima ad entrare e l'ultima a uscire dal castello. Aver conseguito i MAGO due anni prima e lavorare da assistente della preside era stata un'ottima copertura. In ogni caso Filch nutriva una profonda stima per Severus ed era tra coloro che pregavano di più per il suo risveglio.
Fu proprio in una di quelle anonime albe di fine agosto che accadde il miracolo. Gli stavo accarezzando il volto e gli sussurravo parole dolci, sicura che non mi avrebbe mai ascoltata. Gli sfioravo le labbra con le mie, quando sentii un respiro più profondo e la sua testa muoversi. In preda all'emozione indietreggiai aspettando con ansia cosa sarebbe successo. Iniziò a muovere le labbra, quando riconobbi il gesto che avevo sognato per tante notti e che immaginavo ogni volta che ero accanto a lui.
Severus aprì gli occhi. Non trattenni l'emozione e le lacrime mi rigarono il viso. È stata la mia emozione più forte. Quando accade il momento più felice della tua vita non te ne accorgi mentre lo stai vivendo. Puoi essere felice ma non sai se sei pronto a viverlo.
Entrò Agenor in quel momento e vide me ferma in silenzio come una statua e ci guardammo senza parlare. Poi con un cenno di intesa ci avvicinammo insieme al letto di Severus e lui per la prima volta dopo anni mi guardò negli occhi. Avevo gli occhi gonfi e rossi e scoppiai in lacrime, ma i suoi li vedevo benissimo ed erano vivissimi e sgranati, pieni di stupore, come quelli di un cucciolo che per la prima volta vede la luce del mondo.
Agenor si avvicinò e mi strinse forte. Fu la prima scena che vide Severus al suo risveglio.
Severus rimase vigile per un po' di tempo senza parlare. Agenor provò a sollevarlo lentamente e gli somministrò una pozione risvegliante. Non aveva osato in passato perché non poteva sapere se avrebbe interferito con il veleno di Nagini. Nei tre anni a letto, Severus aveva perso molte forze ed era visibilmente dimagrito. L'idratazione e il nutrimento per endovena una volta al giorno lo tenevano in vita, ma il suo volto era scavato e smunto. Mentre Agenor leggermente lo sollevava per farlo stare su con la schiena, disse a uno dei suoi assistenti di andare a chiamare subito Minerva dalla Sala Grande. Era l’ora della colazione.

Severus continuava a non togliermi lo sguardo di dosso. Mi guardava con degli occhi grandi che cercavano protezione. Mi fissava intensamente come per imprimere il mio sguardo e riconoscerlo sempre tra mille altri. Poi ebbi il sospetto che non aveva perso il suo potere di Legilimens e che potesse ancora scorgere quello che mi passava per la testa. O forse no. Ma se avesse sentito tutte le parole che gli avevo detto quando era incosciente? Se ricordasse tutti i miei racconti, le mie confessioni che gli avevo fatto? Ma non era questo lo scopo per cui gli parlavo? Non era per fargli sapere quello che avevo fatto per lui perché mi ero accorta di essere innamorata? Mi resi conto che se avevo trovato il coraggio di parlargli era solo perché lui era incosciente. Sapevo che non avrei mai avuto il coraggio di parlargli in quel modo da cosciente. Tutte le parole che avevo osato dirgli rimasero custodite dentro di me per molto tempo dal suo risveglio.
Dopo pochi minuti vidi arrivare nella stanza Hagrid e Minerva.
“Severus!” esclamò Minerva, precipitandosi al capezzale del suo letto e tenendo stretta la sua mano. Percepivo l’emozione negli occhi di Minerva che non smetteva di girarsi e sorridermi. Hagrid venne da me e mi abbracciò forte.
“Devo avvisare Harry, entro stasera provo a farlo venire qui” disse Hagrid a tutti noi, interrompendo il suo forte abbraccio.

Pensai tra me e me che Silente doveva aver saputo del risveglio di Severus, forse era già con noi nella stanza ma nessuno poteva percepire la sua presenza. Solo un mago potente come Severus poteva avvertire la presenza dell’invisibile. Silente avrebbe sicuramente scelto di parlargli in un’occasione più intima. Salì di corsa anche Filch e lo vidi emozionarsi. Lo stupore di questa scena mi fece sorridere. Lanciai un’occhiata furtiva a Severus, per vedere la sua reazione e lui accennò un timido sorriso d’intesa. Ricambiai sorridendo di cuore e ci guardammo negli occhi ancora per qualche istante. Parlava solo con lo sguardo e, nonostante l’aspetto provato dal lungo sonno, a me sembrava la cosa più bella che avessi mai potuto vedere.
Per tutto il giorno restai con lui e avevo il volto della felicità, non smettevo di sorridere. Con me c’era sempre Agenor mentre aspettavamo che entrassero tutti nella stanza a fargli visita: Sybill, Filius, Pomona, Horace Lumacorno, Madame Hooch, Aurora Sinistra, persino il Barone Sanguinario. Con Hagrid decidemmo di mandare un gufo ai Weasley e ai sopravvissuti dell’Ordine della Fenice. Era giusto che alcune delle famiglie dei maghi sapessero del suo risveglio prima della Gazzetta del Profeta. Minerva scrisse un comunicato ufficiale per la stampa e per il Ministero della Magia. Lo firmò lei e Agenor Diamond. Sperai che la notizia arrivasse prima da Xenophilius Lovegood per Il Cavillo. Chiesi ad Hagrid se qualcuno della famiglia Piton o Prince fosse ancora vivo. Lui sapeva che erano tutti morti e che Severus era completamente solo. Inoltre, bisognava fare in modo di risistemare la sua casa a Spinner’s End. Hagrid aveva preso le chiavi e una volta all’anno, di notte, per non essere visto dai Babbani, entrava in casa per controllare che nessuno vi fosse entrato.

Quel giorno mangiai con Minerva a pranzo, avevo molta voglia di festeggiare. Non ero mai stata così felice. Andammo insieme a Hogsmeade da Aberforth e parlammo di Severus per tutto il tempo, come due vecchie amiche.
“Hermione, devi raccontarmi tutto. Come è successo? Eri tu da sola nella stanza con lui?”. Minerva era una donna che aveva conosciuto profondamente l’amore e sapeva più di ogni altra donna comprendere i miei sentimenti. Non riuscivo a concentrarmi in quel momento, avevo la testa ai suoi occhi e al suo sorriso. Si era svegliato, mi aveva guardata a lungo e mi aveva sorriso. Non l’avevo mai visto sorridere.

Fui solo in grado di risponderle: “Mi ha sorriso, Minerva, mi ha sorriso. Secondo te potrà parlare presto?”.
Mi sorrise bonaria anche lei. “L’ho visto, Hermione. Ho visto come ti ha guardato.”
Allora io le raccontai come era successo e le dissi che erano mesi che lo accarezzavo, gli parlavo, gli sfioravo le labbra. Minerva mi seguiva attentamente ma cambiò argomento.
“Stanotte Albus andrà da lui, mi ha parlato poco fa. Dobbiamo pensare al suo futuro. Dobbiamo capire cosa ricorda, se riuscirà a parlare scrivere presto. Se ricorda chi era, cosa ha fatto, se saprà ancora qualcosa di pozioni o di difesa di arti oscure. Anche se temo che al Ministero difficilmente vorranno che lui riprenda a insegnare, dopo i suoi trascorsi. E soprattutto se lo voglia lui.” Sorseggiava una Burrobirra e continuò a parlare.
“Ma soprattutto, Hermione, dobbiamo pensare a te. Non puoi fare la mia assistente a vita, né puoi continuare a servire Burrobirra ai Tre manici di scopa. Devi partecipare a quel concorso in autunno. Devi entrare nel Ministero, devi rivedere i tuoi genitori, iniziare la tua vita, Hermione. Hai tutta la vita davanti, non permetterò che questa tua battuta d’arresto duri all’infinito.”
“Sì, Minerva. Te lo prometto. Farò il concorso”. Risposi sbrigativa e distratta.
“Dove andrà Severus quando si riprenderà? Dove vivrà? Può stare nella capanna dove ho vissuto io in questi anni. O forse potremmo andare a risistemare la casa di Spinner’s End per lui. Ti prego, Minerva, andiamo ora! Prendiamo ciò che potrebbe servirgli. Deve ricominciare a parlare, a leggere e a scrivere. Ci vuole allenamento per questo”.
“È sconvolgente il tuo sentimento per lui. Spero che oggi ti abbia letto nella mente. Tu lo sai che è un eccezionale Legilimens? Se ne è ancora capace…”
“Mi chiedevo lo stessa cosa. Se leggesse tutto quello che mi passa per la testa, tutto quello che provo per lui. Ho paura ad essere da sola su questa barca.”
“Ti parlo come se fossi mia figlia. Non ti aspettare nulla dagli altri quando ami. Concentrati solo su quello che tu puoi dare all’altro. Da quello che vedo, scoppi d’amore per lui. Sono certa che un cuore sensibile come il suo saprà riconoscere quello che senti. Lui ha già amato. L’amore è un sentimento in espansione. Abbiamo un solo cuore, ma amore chiama altro amore. È un animale sempre affamato.” Mi tranquillizzò Minerva.

Alla fine la convinsi ad andare insieme a Spinner’s End. Dopo aver rivisto i suoi occhi, avrei visitato per la prima volta la sua casa, che rispondeva esattamente alle descrizioni che tutti mi avevano fatto. Un salotto anni ’50, libri ovunque, odore di chiuso, un camino spento. Avrei preso da lì ciò che mi sembrava potesse essere a lui più caro.

Edited by NickySnape - 20/11/2021, 08:05
 
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