| CITAZIONE (Ida59 @ 15/9/2018, 12:13) Talento Ė una cosa che si impara e si disimpara nel tempo. Non è una magia né una benedizione ma un percorso: un duro viaggio, fatto di fatica, impegno interiore e tante ore di applicazione, ma un percorso. Secondo Bonifacci [1] si può cercare di definire il talento scomponendolo in alcune caratteristiche di base: - capacità di avere belle idee, e di averne molte; - senso estetico e\o del ritmo (la capacità di chiudere al punto giusto una frase, una scena o una storia è essenziale); - capacità di sintonizzarsi con “quel che gira nell’aria” (quel che già c’è ma ancora non si sa che c’è); - empatia, la capacità di sentire cosa provano gli altri (ha un duplice uso: serve per sentire quel che prova il personaggio ma anche quel che prova il pubblico e a prevedere le sue emozioni. Ė una delle qualità più importanti per scrivere. Il compito dello scrittore non è giudicare i personaggi ma sentirli, viverli da dentro, farli muovere con la loro energia intrinseca. Poi può capitare che i personaggi scappino di mano e pretendano di vivere di vita propria…); - avere una visione del mondo personale, vera e interessante; - avere sensibilità per il genere specifico che si è scelto, per il linguaggio che si sta usando; - avere uno stile personale; - avere la capacità di lavorare 8 ore al giorno, concentrati (“Il genio è sedersi a tavolino ogni giorno alla stessa ora”, Flaubert); - avere un gusto profondo per la riscrittura e la revisione, perché “scrivere è riscrivere”; - avere una grande severità nel giudicare se stessi, e al tempo stesso la capacità di non dare troppo peso ai giudizi del mondo, continuando sulla propria strada; - altre qualità a piacere che ciascuno può decidere (perché ognuno si crea anche il proprio specifico talento). La preoccupante domanda “ho talento?” in questo modo non ha più molto senso: è chiaro che ciascuna di queste singole caratteristiche si impara. Basta scindere la parola magica in una serie di capacità specifiche, per rendersi conto che ciascuna può essere migliorata.
[1] Fabio Bonifacci (1962) è uno sceneggiatore e scrittore italiano. Mah, io penso che di base il talento debba esserci, che poi si impara sempre e che si può sempre migliorare, questo è tutto un altro paio di maniche, ma, di base, qualcosa deve esserci così come per ogni altra "professione", altrimenti saremmo tutti medici, avvocati, scrittori o pittori. Si può imparare a dipingere, certo, ma se uno di base non sa nemmeno tenere una matita in mano, è abbastanza complesso possa tirare fuori qualcosa che non siano linee messe lì a caso.
E già tutti questi punti implicano che la scrittura non è per tutti, che poi tutti scriviamo è un'altra cosa, non c'è niente di male, ma da qui a definirsi scrittori ce ne passa.
Io scrivo poesie, le ho anche pubblicate, ma non mi definirei mai "poeta", ce n'è di strada da fare, ma, comunque, torniamo ai punti, va
Di idee ne ho tante, anche troppe, che poi siano belle quello è da vedere, ma non mi mancano, e nemmeno la pigrizia... se non avessi quella starei a cavallo!
Il senso estetico e del ritmo un pochino ce l'ho, aiuta tanto sentire una marea di musica e, soprattutto, scrivere poesie, almeno a me aiuta.
Io provo a sintonizzarmi con quel che gira nell'aria, ma soprattutto scrivo ciò che realmente voglio scrivere, ciò che vorrei leggere io stessa e questo, qualche volta, va un po' fuori da quello che gira nell'aria.
L'empatia non mi manca proprio nella vita, quindi mi è molto facile immedesimarmi in personaggi che mi sono affini e anche in quelli che sono il completo opposto.
La visione del mondo ce l'ho, che poi sia una versone interessante questo proprio non lo so
Per la sensibilità per il genere e il linguaggio vale un po' quello che ho scritto per il sintonizzarsi, scrivo ciò che realmente voglio, quindi sono completamente dentro al modo e al genere scelto, qualunque esso sia.
Uno stile personale credo di averlo sempre avuto, solo che ha avuto bisogno di tempo e pratica per maturare (e deve ancora crescere, ovviamente), ma credo di poter affermare di aver ormai trovato il mio stile più congeniale, e c'è voluto tanto, tante parole, che se leggo ciò che scrivevo 9/10 anni fa mi si accappona la pelle
Posso scrivere ovunque e con qualunque mezzo, se mi capita la botta matta e disperatissima anche giorni e notti intere, il reale problema è che non ho costanza, la pigrizia mi ammazza, avrei bisogno di qualcuno dietro con la frusta perché questo è un reale problema. Se scrivo ff posso anche fare mille altre cose, anche se scrivo poesie o brevi racconti, ma per cose più impegnative e serie vado solo di musica, adatta al momento, ovviamente. Ecco, se avessi la costanza di mettermi lì 8 ore al giorno (preferisco la notte), sarebbe fantastico, superlativo, eccelso!
Riscrivere e revisionare mi urta un po', ma va fatto e lo si fa.
Io giudico molto severamente me stessa, come per ogni ambito della vita, anche per la scrittura e tengo molto conto dei giudizi altrui, certo, fino ad un certo punto, perché se sono campati per aria, allora anche no, li ignoro e basta perché spesso è anche inutile cercare di discutere con qualcuno che ha quella precisa opinione che, più che un opinione, è semplice gusto personale che si scontra col mio, oppure cose senza senso e basta, dette tanto per dire.
Altre qualità a piacere non mi vengono in mentre, tranne forse conoscere l'italiano, che sembra cosa banale, ma banale non lo è
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