Il Calderone di Severus

1.2 - Passione e talento, Lezione 1- Nozioni base, errori da evitare e consigli

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view post Posted on 29/1/2018, 17:39
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I ♥ Severus


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Non si può certo dire che io e Stella non abbiamo scritto di getto...
 
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view post Posted on 29/1/2018, 18:39
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Che rabbia! Dio che rabbia!
Anche questa volta.
Per l’ennesima volta.
Ancora e ancora.
Il lavoro che le era tanto necessario le era stato tolto. O meglio le era stato rubato.
Scacciata, era stata scacciata: lei che aveva regalato ore e impegno senza risparmiarsi.
Un bel calcio e via!
Al suo posto la nipote del direttore.
- Ha più titoli di te - le avevano detto all’ufficio del personale – e poi… tu capisci vero?
No, lei non capiva perché non le avessero rinnovato il contratto.
No, non voleva e non poteva capirlo!
Avrebbe dato un calcio a tutto il mondo: quel mondo ingiusto che la circondava, la soffocava, ma non l’avrebbe distrutta.
Sì un bel calcio!
Si voltò per andarsene e davanti a lei, con tacco dodici e la certezza di essere al sicuro dalle difficoltà della vita, ecco la sua sostituta.
Quella non la degnò di un sguardo, ma lei, nell’attimo in cui si incrociarono, diede un calcio, no, anzi, bastò un calcetto ad un ciottolo che finì sotto le scarpe di tacco dodici.
Mentre attraversava di corsa la strada per acciuffare l’autobus, la risata che le era nata dal cuore continuava ancora a scuoterla.
Lunga distesa con le ginocchia sbucciate e insanguinate tacco dodici cercava di rialzarsi: difficile andare al lavoro con una caviglia lussata!
 
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view post Posted on 30/1/2018, 00:05
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:lol:
Ottima l'idea di identificare con lo spregevole tacco dodici l'avversaria: è una cosa che spiegherò tra molte lezioni, quando parleremo dei personaggi.
 
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view post Posted on 30/1/2018, 10:52
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Arrivo un po' in ritardo, ma prima ho "dovuto" provvedere ad abbonarmi all'Opéra per la saison 2018/2019

Non riusciva a capire perché avessero dovuto riscoprire proprio quel titolo.
Certo, era importante riportare in auge anche i più oscuri compositori della metà del XIX secolo, ma forse si poteva sceglierne uno con idee drammaturgiche più sensate.
L'aria del calcio era incredibilmente assurda. E di cose assurde ne aveva cantate tantissime, ma mai come quella.
Tra l'altro, aveva detto loro il curatore dell'edizione critica, era stato proprio il compositore ad insistere con il librettista perché inserisse quella che era stata chiamata ironicamente dalla critica dell'epoca l'aria del calcio.
Il solo nome era in qualche modo svilente.
Nella sua carriera di basso aveva dovuto cimentarsi nella scena della riffa del Ballo in maschera, nell'aria del fischio del Mefistofele, ma mai interpretare un re che improvvisamente si metteva a cianciare di calci.
In maniera poetica beninteso.
E preferiva dire preso da funesta ira / il piede mossi ratto / per punir l'om che mira / in così orribil atto, piuttosto che spiegare chiaro e tondo di aver dato un calcio ad un uomo che aveva osato guardare la regina.
Fosse stata un'opera buffa avrebbe anche potuto capirlo, ma la trama era serissima e sanguinolenta.
E il suo personaggio veramente odioso.
In fondo non si accontentava di prendere a calci i rivali, ma li torturava e li faceva uccidere.
E alla fine uccideva anche la sua regina.
Eppure quell'uomo così crudele cantava il piede mossi ratto e lui doveva dirlo con assoluta serietà.
E meno male che il regista non aveva avuto l'idea di fargli prendere a calci il trono che sta sempre in scena.
L'uomo si guardò intorno, mentre intorno a lui c'era un continuo viavai di macchinisti e tecnici luci.
Poi lo vide e un brivido gli corse per le vene.
Il regista era proprio là che si stava avvicinando a lui con fare sornione.
«Occorre rendere più incisiva la grande aria del re», il basso lanciò un'occhiata verso il palcoscenico, dove si trovava il trono, sull'angolo sinistro della scena. «Il seggio reale è palesemente un simbolo della psiche del suo personaggio, una psiche contorta e violenta. Eppure il re odia se stesso, come appare chiaro dal subtesto insito nel libretto. Di conseguenza sulle parole il piede mossi ratto dovrà colpire con un calcio il trono, buttandolo a terra, perché in quel momento è come se il re volesse prendere a calci se stesso.»

---
Che io sappia non esiste alcuna opera del XIX in cui un re canta le parole che ho inventato per il libretto. Però alla parola calcio mi è sorta in mente l'aria del calcio, cugina dell'aria del fischio.
 
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view post Posted on 30/1/2018, 12:27
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Divertentissima, Leonora! E pensare che, per un po', ho davvero pensato che l'aria del calcio esistesse!
 
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view post Posted on 30/1/2018, 17:59
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Fantastica! Certo che tu, Leonora o drammoni o comicità :lol: :lol: :lol:
 
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view post Posted on 31/1/2018, 17:20
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Una sola parola può tirare fuori così tanto e così diversamente.
Bellizzimo, davvero, storielle diverse che affrontano "la parola" in modo diverso, comico o tremendo che sia.
Brave, ragassuole! :D
 
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view post Posted on 1/2/2018, 17:21
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Cosa ne dite, proseguiamo con questo allenamento?
Quanlcuno ha magari una parola che gli brucia sulla lingua e non riesce a trattenere?
 
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view post Posted on 2/2/2018, 17:56
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Uuuh, sì, dai, che è divertente! :lol:

CITAZIONE
Quanlcuno ha magari una parola che gli brucia sulla lingua e non riesce a trattenere?

Questa potrebbe non essere una bella cosa :lol: :lol: :lol: :P
 
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view post Posted on 3/2/2018, 15:14
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Nessuno sputa fuoco?

Edited by Ida59 - 3/3/2018, 10:12
 
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view post Posted on 3/3/2018, 10:14
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Visto che nessuno dice nulla, vi propongo fuoco invitandovi a scrivere una breve storiella, mezza pagina, massimo una, su questo tema.
 
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view post Posted on 3/3/2018, 15:07
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Mentre mi aggiornavo mi sono venute in mente due idee, non sapendo scegliere le metto entrambe, tanto sono corte (nella prima mi è nato un personaggio che mi serviva e ne sono molto felice :woot:)

-1-



Il suo sorriso sadico parlava molto più delle parole, molto più delle mani immobili che nascondevano una certa eccitazione.
Ah, il crepitare del fuoco che suono dolce che era.
Quando la legna iniziava a consumarsi velocemente e il nero inghiottiva quel duro marrone, il suo cuore iniziava ad accelerare come nessun amplesso aveva mai fatto.
Oh, sì, nonostante quei colori che portava addosso, aveva sperimentato più di una volta le gioie di un corpo sotto il proprio – legato, imbavagliato ed inerme –, spesso di un giovane corpo, e poco importava quale parte di esso avrebbe preso.
In ogni incontro, in ogni singolo incontro, però, c’era sempre il fuoco dietro di lui, quel piccolo mostro che rubava ossigeno e divorava la notte con quelle minuscole mani gialle e arancioni, e poi dita nient’altro che rosse come l’abito che indossava.
Rosse come non era il sangue.
E a lui, il sangue, non piaceva. Non particolarmente.
Il fuoco invece…
Sadico bastardo, si definiva lui stesso quando si leccava le labbra col sapore di pelle e fiamme, ma per la gente era soltanto un messaggero di Dio, uno dei suoi più fidati e forti, e la sua spada era fatta di preghiere e pire.
E rideva sempre nel buio delle sue stanze sentendo l’odore della carne bruciata sui vestiti. Rideva e si mordeva un labbro – e si toccava.
Mentre tutti si allontanavano da quella spietata composizione d’arte, lui avanzava, un passo avanti nelle sue scarpe eleganti, un passo avanti verso il fuoco, verso quell’enorme mostro che mangiava e si saziava e poi sputava nient’altro che cenere e fumo.
Quello che aveva addosso quando rideva, quella che si leccava sulla pelle.
Ah, le urla, che deliziosa musica che erano.

-2-



La prima volta che aveva sentito quella canzone, le era venuta voglia di andare in mezzo ad un bosco e ballare, ballare fino a stancarsi, fin quando del fuoco non ne sarebbe rimasto nient’altro che cenere.
L’avevano tutti presa un po’ per pazza, ma a lei non importava, era lì, davanti a quelle fiamme che pian piano salivano e si facevano più forti e attendeva.
Forse il momento giusto o forse qualcosa che non sapeva neppure lei.
Stava lì a fissare quei colori mentre una parte della foresta andava a dormire e un’altra si svegliava; li guardava incantata.
Quelle sfumature che s’intrecciavano e si perdevano le une nelle altre, erano come ipnotiche e avrebbe voluto vedere com’erano sui suoi stessi occhi, come sarebbero stati i riflessi su di essi.
O su qualcun altro.
Scosse la testa e un pezzo di cenere che volava verso di lei.
Era quello il momento giusto, lo sapeva.
Era il momento di sentire il fuoco sulla pelle e danzare con lui, danzare e chiudere gli occhi e spalancare le braccia. Danzare e dimenticarsi di tutto.
E quel calore colorato sarebbe rimasto lì come un amante a tendere le mani, e le avrebbe afferrate anche se ne voleva altre, e si sarebbe fatta scaldare anche se desiderava un altro corpo.
E altri occhi su di lei e su di lui, e ne avrebbe visto i riflessi.
Cantò anche se non conosceva le parole.
Cantò al fuoco e alla notte.
E attese un altro canto.
 
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view post Posted on 3/3/2018, 18:20
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O mamma mia!
Il primo brano è tremendo e induce pensieri tremendi.
Tremo al pensiero del personaggio che hai inventato. :o:

Il secondo brano, più lirico, proprio come una poesia lascia la mente apertra a mille interpretazioni.

Certo non si può dire che ti manchino immaginazioni ed idee. ;)
 
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view post Posted on 22/8/2018, 17:10
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I ♥ Severus


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Il fuoco attende le vostre storielle, ricordate? (Da marzo...)
Solo Ania ha immediatamente svolto il compito e con ben due storie!
 
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view post Posted on 8/9/2018, 11:50
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CITAZIONE (Ida59 @ 22/11/2017, 22:02) 
Passione 
Chi scrive deve avere un'autentica passione per il contenuto scelto. Solo questo lo spingerà a trovare anche la forma migliore per esprimerlo.
Solo quando scrivi di contenuti per te importanti vuoi davvero trovare la forma giusta, e magari di imparare anche le tecniche che non sai: credi in quello che scrivi e vuoi raccontarlo al meglio.
Senza questo movente profondo, se ci si concentra solo sul “come si scrive”, si cade nel formalismo, una ricerca di tecnica astratta e fredda.
Si vede anche nella vita quotidiana; pensa ai rappresentanti che per vendere si mostrano amichevoli senza però provare amicizia: le loro dimostrazioni di simpatia sono verbose, utilizzano termini astratti, fanno ricorso a cliché e luoghi comuni e sono sempre troppo lunghe. Inoltre, sono prive di uno stile personale e sembrano tutte uguali.
Ecco, questi sono alcuni tra i “difetti tecnici” più diffusi nei testi degli aspiranti scrittori.
Non fingete che vi importi di quello che scrivete. Scrivete di qualcosa che vi interessi davvero.
C’è necessità di un contenuto che ci entusiasmi, ci ingolosisca, ci dia una frenesia strana come quando siamo innamorati. Allora sarà più facile trovare la tecnica per rappresentarlo. Potremmo anche scoprire che, senza saperlo e senza neanche fare un corso, forse la tecnica la conosciamo già. E vi assicuro che questa è, tra tutte, una scoperta formidabile che regala un sacco di entusiasmo!

Io, di passione quando scrivo ne metto tanta, tantissima, una valanga di passione, forse troppa. La voglia di esprimere al meglio il mio pensiero, e le emozioni dei personaggi, è stata proprio la molla che mi ha permesso di migliorare, e anche di raccogliere e organizzare tutti questi Appunti. Per questo motivo ci sono dei brani, di solito quelli di collegamento tra una scena e l’altra, che per me sono difficili da scrivere: lì la testa sovrasta il cuore e la passione latita. Ma anche quei brani sono importanti e vanno scritti.
Voi, quanta passione mettete in ciò che scrivete? Ci credete, davvero e fino in fondo? La passione esiste sempre o talvolta vacilla? Avete notato se c’è differenza tra ciò che scrivete trascinati dalla passione e il resto?
 
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53 replies since 22/11/2017, 21:02   630 views
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