Il Calderone di Severus

Ida59 - Forza e resistenza del cristallo ovvero L'Innamorata, Genere: Angst, Introspettivo, Romantico - Epoca: HP 6^ anno - Pairing: Severus/Pers. Originale - Personaggi: Pers. Originale Silente Lupin McGranitt Draco Voldemort Avvertimenti: AU

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view post Posted on 9/11/2022, 22:38
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I ♥ Severus


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11. Il Patronus




I miei cari compagni Mangiamorte questa notte hanno dovuto lasciare il divertimento a qualcun altro: del resto, anche l’Oscuro Signore deve rispettare i patti e pagare il dovuto obolo ai suoi alleati, soprattutto quando si tratta di esseri che sanno farsi rispettare molto bene.
Come i Dissennatori.
Hanno offerto loro in pasto lo sparuto gruppo di case, scelto a caso nella campagna, solo perché si trova in un avvallamento che scende verso il fiume: la nebbia si raccoglie al tramonto e diventa densa e umida all’arrivo della sera.
Ma, questa notte, è la nebbia ghiacciata della speranza perduta che attanaglia i poveri Babbani, dilagando nelle loro case. Si affannano ad accendere le luci, alzano il termostato del riscaldamento, ma il gelo li avvolge e il buio li soffoca.
I Mangiamorte se ne sono andati, sono rimasto solo io e mi rendo conto, con amara sorpresa, di riuscire a sfidare, quasi indenne, la vicinanza di questi esseri spaventosi: non speranza in me, di cui i Dissennatori possono privarmi, non c’è felicità che possono risucchiarmi.
Mi avvicino silenzioso al piccolo spiazzo tra le case: i gemiti dei Babbani si diffondono nella gelida aria maligna che mi circonda, misti ai rantoli di morte dei loro aguzzini.
Mi chiedo se ho ancora ricordi felici sufficienti a conferire al mio argenteo falco la forza necessaria per dissolvere i Dissennatori.
Chiudo gli occhi e mi concentro, stringendo forte la bacchetta nel pugno:
- Expecto Patronum! – esclamo con decisione, unica ombra viva tra gli avidi esseri spettrali della piazza.
La luce erompe accecante e grandi ali argentee si distendono a illuminare la notte, mentre il mio Patronus compie un lento giro sopra di me.
L’argenteo scintillio sembra diventare solido: l’impetuoso uccello si getta a caccia dei Dissennatori, gira vorticoso sulle case mentre le cupe ombre che divorano la speranza sciamano via, indietreggiano, si disperdono e infine si allontanano.
L’aria è umida, ma non più gelida, e la luce torna nelle case, insieme al calore della felicità: l’incubo dei Babbani per questa notte è finito.
Guardo il Patronus allontanarsi e svanire elegante nella notte, lasciando un’infinita sorpresa dipinta sul mio volto.
Non è un falco, non più.
Sorrido.
Adesso so in quale modo potrò fare giungere importanti informazioni a Potter.
Ricordo insegnamenti uditi tanto tempo fa, quando ero solo un ragazzo:
- Credi che le persone scomparse che abbiamo amato ci lascino mai del tutto? [1]
Una lacrima scende lenta sul viso, ancora freddo del gelo dei Dissennatori.
Non mi ha lasciato: è ancora con me, gelosamente custodito nel mio cuore.

*


Sono passati quattro mesi da quella notte, Albus, e la sofferenza opprime sempre con maggiore forza il mio cuore.
Mi manca il tuo sorriso e ho bisogno dell’incoraggiante luce azzurra delle tue iridi.
Ma, soprattutto, ho bisogno di urlare il mio dolore, alto nel cielo: non riesco più a restare muto davanti a loro, che continuano a deriderti e a inneggiarmi quale tuo maledetto assassino.
La mia maschera si sta incrinando e non riesco più a trattenere le mie parole.
Aiutami, ti prego!

Non ho nemmeno più pietà di me
e non posso più esprimere il tormento del mio silenzio.
Tutte le parole che avevo da dire in stelle si sono mutate. [2]

*


La luna splende nel cielo trapunto di stelle, tranquilla regina della notte, ed io, avvolto nel nero mantello, osservo da lontano la tua bianca tomba sulla quale non ho mai potuto piangere.
Ricordo che, poco più di un anno fa, venivo su questa stessa collina, colmo d’angoscia, preoccupato perché non riuscivo a trovare il modo per salvarti dalla maledizione dell’anello dei Gaunt.
Anche allora la luna illuminava, fredda e indifferente, la mia disperazione e sembrava irridere ogni mio insuccesso, insensibile alle lacrime che velavano i miei profondi occhi neri, cerchiati dallo sgomento.
Poi fu la speranza a illuminare di nuova luce il mio sguardo, quasi oscurando la luna, ma fu storia breve.
Ancora le lacrime tornarono a bagnare le ciglia, nello sconforto della devastante consapevolezza che avrei dovuto ucciderti.
Mesi trascorsero così, immersi nel dolore più cupo.
E ancora continuo a soffrire, dopo aver obbedito all’ultimo tuo tremendo ordine.

O graziosa luna, io mi rammento
che, or volge l’anno, sovra questo colle
io veniva pien d’angoscia a rimirarti:
e tu pendevi allor su quella selva
siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
il tuo volto appariva, che travagliosa
era mia vita: ed è né cangia stile,
o mia diletta luna. E pur mi giova
la ricordanza, e il noverare l’etate
del mio dolore. [3]


Mi chiedo se sai davvero a quale tremenda esistenza mi hai condannato, se conosci il tormento infinito del mio cuore, se tutto ciò ha un senso, perché io, in questo momento, non riesco più a vederlo.
Sono come un guerriero sconfitto, prigioniero di una Maledizione che non avrei mai voluto pronunciare, carnefice e vittima di errori passati e atrocità presenti, condannato al duro esilio di un lungo e complesso dovere da compiere.
Ricordo quella notte, le due fatali parole e il tuo dolce sorriso: poi tutto si annebbia nell’orrore della mia nuova vita, mentre mi trascino su questa terra, oppresso dal rimorso, spinto avanti solo dal mio dovere, senza neppure più riuscire a scorgere la luce dell’impassibile luna.

Beato te che il fato
a viver non dannò tra tanto orrore. [4]


All’improvviso, spinta da un impulso inarrestabile, la mia mano corre alla bacchetta e mi trovo, senza neppure rendermene conto, ad evocare il mio nuovo Patronus: nel suo argenteo scintillio si libra davanti alla luna, quasi oscurandola.
Le ampie ali sostengono orgogliose il suo elegante corpo nell’aria e, per un istante, mi sembra perfino di intuire il guizzo del tuo sorriso nei suoi occhi lucenti.
Il mio Patronus esprime l’essenza del nostro rapporto, che certo non può indebolirsi solo perché non sei più accanto a me.
E’ il mio profondo affetto di figlio, è il tuo amore generoso di padre, che sempre si rigenerano e splendono con novella forza.
E’ il tuo luminoso aiuto, una corrente calda e invisibile che si diffonde in me e, per un incantato frammento di tempo, riesce ad allontanare la fredda solitudine delle tenebre.
Ancora sale potente nel cielo, più luminoso di qualsiasi stella, il mio Patronus!
Ed io sorrido, tra le lacrime della tua mancanza.

Il sapore di un addio non si cancella nella notte:
la luce che emanava dal tuo vivere con me s'eleva
a tessere un canto che sa di dolce nostalgia,
ma è nel potente avanzare del destino
che il mio passato rovente si rafforza ora,
e nel fluire via degli anni maledetti
il rimorso è la freccia che supererà le tenebre.
La tua silenziosa presenza sia l'invisibile sentiero
che possa condurmi al di là del male, e della mia coscienza. [5]

*


Era tardi e ormai avevano superato da un pezzo l’orario concesso agli studenti, ma con Hagrid le cose si erano fatte più lunghe del previsto. Per fortuna, Harry portava sempre con sé il Mantello dell’Invisibilità, così stavano procedendo insieme a fatica: erano costretti a restare chinati affinché i piedi non spuntassero dal Mantello. E tre paia di piedi, a zonzo per il parco dopo le dieci di sera, non erano una bella idea!
- Toglimi quel gomito dal fianco, Ron! – si lamentò Hermione.
- E tu sposta i capelli: mi pizzicano il naso!
- Zitti! – li redarguì Harry.
Continuarono a camminare in silenzio quando, all’improvviso, qualcosa di lucente entrò nel campo visivo di Harry: alzò lo sguardo per seguire il bagliore argenteo e, come fosse stato colpito da una scarica elettrica, si fermò di colpo, gli occhi spalancati e il braccio teso in alto a indicare agli altri ciò a cui non riusciva a credere.
Lamenti soffocati giunsero da Hermione, compressa contro la sua schiena per la spinta di Ron: poco mancò che rovinassero tutti a terra.
Il Mantello scivolò di lato, sollevato dal suo braccio, ancora rigidamente teso a indicare l’impossibile.
Il primo a parlare fu Ron, che diede in un grido strozzato:
- Ma quello è… è il Patronus di Silente!
- Zitto Ron! Non urlare! – lo redarguì subito Hermione afferrando il Mantello per un lembo e riportandolo sulle loro teste.
- Seguiamolo! – esclamò Harry scattando verso la foresta, incurante d’aver perso la protezione invisibile e d’averla tolta anche agli amici.
Hermione si ritrovò a correre con il Mantello in mano, presto superata da Ron che, grazie al vantaggio delle lunghe gambe, giunse per primo al limitare della Foresta Proibita.
- Come fai a sapere… che quello è il… Patronus di Silente? – domandò Hermione, ansimante per la corsa.
- Io… veramente non lo so. Ho solo pensato… che poteva esserlo!
Harry sorrise all’amico:
- Hai ragione, Ron: il Patronus di Silente è proprio una Fenice. Me l’ha detto lui l’anno scorso.
- Miseriaccia!
Hermione li stava guardando con un misto di nervosa condiscendenza.
Harry osservò l’argentea Fenice appollaiata sul ramo ad attenderli: era stato davvero Silente a inviarla? Com’era possibile, se era morto?
Hermione diede voce ai suoi dubbi.
- Harry?
Il ragazzo distolse lo sguardo dal sorprendente Patronus.
- Non può essere il Patronus di Silente! – scandì la ragazza con sicurezza.
- Perché no? – chiese Ron con irruenza.
- Perché Silente è morto quattro mesi fa. – rispose Hermione affranta.
- Ma…
- Harry, ragiona. – lo spronò. – Sei stato proprio tu a vedere Piton ucciderlo. L’hai forse dimenticato?
Hermione era crudele, perché Harry avrebbe tanto voluto dimenticare l’orribile scena.
- No, lo ricordo fin troppo bene. – rispose con calma minacciosa, l’astio nella voce. – Non potrò mai dimenticare quell’odioso assassino!
Si voltò verso l’incorporeo uccello, tendendo una mano: la Fenice si librò leggera nell’aria e si diresse verso il folto della Foresta.
Harry rimase indeciso solo per un istante, poi la seguì.
- No, Harry! – gridò Hermione. – Potrebbe essere una trappola!
Ma i due ragazzi si erano già lanciati all’inseguimento del Patronus e Hermione non poté far altro che seguirli.
Li raggiunse solo in una radura, dove l’argentea Fenice si era appollaiata su un basso ramo: sembra volere che i ragazzi restassero uniti, pronti a difendersi l’un l’altro dal pericolo nascosto nella Foresta.
Hermione ansimava per la corsa e si comprimeva il petto con la mano:
- Harry, cerca di capire: se non è Silente a mandarla, deve per forza essere una trappola! – esclamò piegandosi in avanti, la mano premuta sulla milza dolorante.
Ron si guardò intorno preoccupato ed esclamò con voce flebile:
- Pensi davvero che sia una trappola, Hermione?
Dalla punta della bacchetta della ragazza scaturì una rassicurante luce, ma così non furono le sue parole:
- E’ molto probabile, Ron. Avanti, usate il cervello. – continuò, ancora con il fiato corto, dandosi un’occhiata preoccupata alle spalle, verso le mille ombre della Foresta. – Silente è morto, quindi non può più inviare alcun Patronus. Ma davanti a noi c’è quello che Harry dice fosse il suo Patronus.
I due ragazzi la stavano guardando, attendendo spiegazioni.
Hermione sbuffò, saccente:
- Quindi è qualcun altro che lo ha inviato: quello è un falso Patronus, creato per attirarci in trappola. Infatti siamo finiti, di notte, in mezzo alla Foresta Proibita.
Harry alzò le spalle:
- Siamo già stati altre volte nella Foresta di notte. Non siamo più bambini: non ho paura!
Guardò Ron in cerca di approvazione: l’espressione dell’amico non mostrava altrettanto coraggio.
- Harry, forse Hermione ha ragione.
- Certo che ho ragione! – esclamò la ragazza. – Ora dobbiamo solo pensare chi può conoscere il Patronus di Silente e cercare di usarlo per carpire la nostra fiducia.
I due ragazzi si guardarono increduli: Harry fece per avvicinarsi guardingo all’incorporea Fenice, per esaminarla più da vicino, ma questa si levò di nuovo nell’aria, sottraendosi alla verifica.
- Ecco, vedi? – incalzò Hermione, trionfante.
- Inoltre, perché non parla? – insinuò ancora. – Basterebbe una sola parola per convincerci: conosciamo benissimo la voce di Silente.
La Fenice sembrava attendere, sospesa nell’aria, che i ragazzi la seguissero, ma nessuno si mosse, bloccati dai ragionevoli sospetti di Hermione.
Infine Harry sbottò.
- Va bene, Silente è morto. Ma questo non è un buon motivo per cui non possa sempre essere il suo vero Patronus.
- Prego?
L’evidente nota di incredulità della voce di Hermione innervosì Harry.
- Ora stammi tu ad ascoltare. – disse con decisone. – Piton ha ammazzato Silente ed io l’ho visto con i miei occhi. – Si fermò un istante a prendere aria, nella mente ancora vivida l’immagine dell’assassino del preside, il volto pallido deformato dall’odio. – Ma tutti abbiamo assistito al suo strano funerale, quando la salma ha preso fuoco da sola e poi è comparsa la Tomba Bianca.
Harry fissava l’amica, stizzosamente muta.
- Io… io ho avuto l’impressione che dalle volute del fumo del rogo… una Fenice si alzasse in volo!
Ron spalancò gli occhi:
- Cosa intendi dire?
- Le Fenici rinascono dalle proprie ceneri… - buttò lì Harry.
Hermione lo fulminò, ma Ron esplose:
- Hai ragione, Harry! Silente e Fanny avevano un rapporto speciale!
I fulmini dagli occhi di Hermione aumentarono d’intensità, ma Ron proseguì:
- Forse Silente era un Animago che si trasformava in Fenice… oppure era lui stesso una Fenice! – Ron si rivolse espressamente a Harry. – Silente era molto vecchio, anche per un mago, Harry. Non è possibile che…
- Ronald Weasley, smetti di blaterare sciocchezze!
Ron guardò Hermione come se si trattasse della propria madre.
- Non c’è modo di ritornare dalla morte. – sospirò la ragazza. – Nessun modo. Neppure nel mondo magico.
Gli occhi erano lucidi di lacrime, mentre fissava l’amico.
- Mi dispiace, Harry.
Ma il ragazzo non voleva cedere, non intendeva soffocare la piccola favilla di speranza che si era appena accesa nel cuore.
- “Per una mente ben organizzata, la morte non è che una nuova, grande avventura.”: queste parole me le ha dette Silente anni fa.
Il viso di Ron sembrava aggrappato alla promessa di quelle parole dai mille significati.
Hermione scrollò di nuovo il capo:
- Cerca di essere ragionevole, Harry, per favore: Silente è morto. E’ un dato di fatto innegabile.
- Quello è il suo Patronus! – rispose di rimando, rigido in volto. – Un altro incontrovertibile fatto!
- No! Quello è ciò che qualcuno vuole farti credere. E ho anche una precisa idea di chi sia!
Harry la guardò sospettoso, mentre Ron strabuzzava gli occhi, mormorando:
- Chi pensi che sia?
- Piton!
- Piton? – sbottò Harry.
- Sì! Lui senza dubbio conosceva il Patronus di Silente: è un mago potente, conosce mille sortilegi che noi neppure sappiamo esistere. E’ un Mangiamorte ed è ragionevole che possa voler attirarti in una trappola.
- Ottimo! – esclamò Harry. – Se quel finto Patronus può condurmi da Piton, allora lo seguirò molto volentieri: non vedo l’ora di incontrare di nuovo quel codardo traditore!
- E’ un mago potente, Harry. – ripeté costernata la ragazza. – Non hai alcuna speranza di batterlo! – aggiunse, spaventata dalla sua combattiva espressione. – Tu stesso hai raccontato che quella notte avrebbe potuto ucciderti, se solo lo avesse voluto!
- Voldemort è molto più potente di Piton, eppure non è ancora riuscito a uccidermi!
Ron annuì con vigore.
Harry voltò le spalle agli amici e riprese a correre seguendo la Fenice, cercando di zittire la vocina che insisteva a ricordargli quanto fosse sempre stato innegabilmente fortunato in tutti gli scontri con Lord Voldemort.
Quando Hermione li raggiunse, i ragazzi erano di fianco al Patronus, posato indolente su un grosso masso piatto. Il grande uccello sembrò fissarla con intensità per un attimo, infastidito dal suo ritardato arrivo, poi si sollevò in aria e svanì in un argenteo scintillio.
Ron ridacchiò:
- Sembra proprio che tu le sia antipatica: mi sa che non ha gradito le tue insinuazioni.
- Zitto, Ron: guarda! – esclamò Hermione indicando il masso da cui la Fenice si era appena sollevata.
La punta della sua bacchetta illuminò una piccola pergamena, arrotolata stretta e fermata da un sottile nastrino rosso e oro.
Harry allungò la mano per prenderla, ma Hermione gridò:
- No! Potrebbe contenere una maledizione!
Ron sbuffò:
- E’ solo un innocuo pezzo di pergamena: non so se hai notato, Hermione, ma quelli sono proprio i colori di Grifondoro!
- Già, Piton non li userebbe mai! – affermò Harry, immaginando l’espressione schifata del Capocasa Serpeverde nel maneggiare quei colori.
- Lo farebbe, invece, se volesse indurti in inganno!
Lo sguardo che i ragazzi si scambiarono fu più eloquente di mille parole: quando Hermione si intestardiva su una questione, diventava insopportabile.
Nel frattempo la ragazza si era avvicinata alla pergamena e stava facendo strani movimenti con la bacchetta, borbottando complessi incantesimi:
- Specialis revelio! Protego horribilis! Salvio hexia! Repello veneficium! - ogni volta dandole un lieve colpetto, ma nulla accadde e il piccolo rotolo rimase, inerme e immobile, sull’avvallamento del masso, senza neppure sprizzare una minuscola scintilla
- Allora, sei soddisfatta? Posso prenderla, adesso, prima che tu la faccia a pezzi? – chiese Harry brusco.
Hermione si ritrasse di malavoglia e il ragazzo sfilò il nastrino dagli amati colori, srotolando la piccola pergamena: la ben conosciuta, stretta calligrafia obliqua del preside riempiva ordinatamente la pagina.
- E’ proprio di Silente! – esclamò Harry, colmo di felice entusiasmo.
Gli altri si accalcarono alle spalle per leggere il breve messaggio, tramite il quale il vecchio preside indicava loro quale antico libro cercare nel suo studio, contenente le informazioni per distruggere gli Horcrux.
- Allora? – Harry apostrofò Hermione. – Visto che non era una trappola?
Hermione non sembrava convinta, ma il fatto che la pergamena rinviasse la soluzione a un rassicurante libro suonava positivo. Harry era certo che avrebbe presto imparato a memoria anche la più piccola nota del vecchio tomo, per quanto voluminoso potesse essere.
- Ho cercato quel testo in tutta la biblioteca, anche nel Reparto Proibito. Ho persino provato a richiamarlo con l’Incantesimo d’Appello, ma non c’è stato nulla da fare! – disse Hermione tra sé e sé. – Sono arrivata fino al punto di chiederlo alla McGranitt… e il suo sguardo faceva paura, mentre mi rispondeva. – scrollò la testa. – E invece era nello studio di Silente!
- Ma se quello era il Patronus di Silente, allora…
Ron non completò la frase: incontrò il trionfante sorriso di Harry, mentre sollevava raggiante il nastrino di Grifondoro per mostrarlo ancora una volta a Hermione.
Ma la ragazza li lasciò a bocca aperta.
- Silente non ci ha mandato quel Patronus per il semplice e definitivo motivo che è morto. – ribadì con desolata sicurezza. – Se quello fosse stato il suo Patronus, perché ci ha condotto alla pergamena? Avrebbe potuto darci direttamente il messaggio a voce: non è così che funziona il metodo di comunicazione dell’Ordine? Conosciamo bene la voce di Silente: non avremmo mai potuto sbagliarci.
I due amici la ascoltavano con frustrata ammirazione.
- D’altro canto, non esiste alcun incantesimo che possa averci ingannato e quello doveva veramente essere un Patronus! – mormorò Hermione, sempre più cupa e preoccupata. - Silente ha adottato quel particolare metodo per comunicare proprio perché il Patronus di un mago non è in alcun modo falsificabile.
- Ma se anche non è stato Silente a mandarlo, - la interruppe Ron, ritrovando infine la parola, per quanto deluso dal dover di nuovo accettare l’ineluttabilità della morte del preside. – comunque si tratta di qualcuno che sta dalla nostra parte!
Hermione annuì grave e l’ammissione sembrò bruciarle parecchio: qualcosa la rodeva.
- Harry, devi parlarne con Lupin: lui conosce tutti i Patronus dei membri dell’Ordine e forse può aiutarci.
Ma la ragazza non ascoltò neppure la risposta di Harry: era sicura che nessun membro dell’Ordine avesse una Fenice come Patronus e, del resto, chi l’aveva inviata non solo stava fornendo un inestimabile aiuto, ma, soprattutto, dimostrava di conoscere la loro segretissima missione.
Chi poteva essere?
Non sapeva perché, ma non riusciva a smettere di pensare a Piton: Harry aveva raccontato che Silente quella notte voleva che lui andasse a chiamarlo e gli raccontasse tutto.
Ma tutto cosa?
Il preside voleva solo che Piton gli preparasse un antidoto per il veleno bevuto nella caverna o voleva che Harry gli raccontasse anche dell’Horcrux recuperato? Che poi era un falso, mentre quello vero era saltato fuori per caso un paio di mesi dopo a Grimmauld Place, secondo lei proprio dalle mani di Kreacher, che aveva all’improvviso smesso di cercare di arraffare i cimeli della casata.
Eppure c’era qualcosa che non quadrava nei fatti e nelle informazioni a sua disposizione.
Il Patronus di Silente era una Fenice.
Piton aveva ucciso Silente, che era indubbiamente morto.
Quello che era stato il Patronus del preside li stava aiutando.
I Patronus possono cambiare a seguito di forti shock emotivi: rammentava che Lupin lo aveva spiegato loro proprio l’anno prima.
A lei l’assassinio sembrava uno shock emotivo fortissimo: ma lo era anche per un uomo gelido e controllato come Piton? Un uomo che sembrava non provare né emozioni né sentimenti e che aveva ucciso Silente a sangue freddo, nel modo terribile narrato da Harry?
Il Patronus era rimasto ostinatamente muto, senza rivelare la persona che lo aveva inviato.
L’anno prima, durante le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure, Piton aveva mostrato loro altri metodi per sconfiggere i Dissennatori, probabilmente quelli usati dai Mangiamorte, che però non le erano parsi altrettanto validi. Del resto, anche se sembrava strano che un uomo come Piton potesse avere pensieri abbastanza felici per evocare un Patronus, doveva comunque possederli, considerato che anche lui, come gli altri membri dell’Ordine, usava quel metodo per comunicare in segreto con gli altri.
Questo, però, significava che tutti conoscevano il Patronus di Piton.
A meno che fosse cambiato dopo l’assassinio di Silente.
Ma se Piton era un Mangiamorte e aveva ucciso Silente, perché avrebbe dovuto aiutarli a distruggere gli Horcrux del suo padrone?
E, soprattutto, per quale incomprensibile motivo il Patronus di Piton adesso sarebbe dovuto diventare proprio una Fenice?
La voce insistente di Ron interruppe il filo di pensieri che non approdava a nulla di ragionevole.
- Hermione, allora, arrivi?
Gli amici la stavano aspettando impazienti sotto il Mantello per tornare alla scuola: era quasi mezzanotte.


1. Questa frase in realtà è stata detta a Harry da Silente in “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban”.
2. Guillaume Apollinaire - Dalla raccolta “Alcool”: tratto da “Il fidanzamento”.
3. Giacomo Leopardi - Tratto da: “Alla luna”
4. Giacomo Leopardi - Tratto da: “Sopra il monumento di Dante che si preparava in Firenze”
5. Earendil
 
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view post Posted on 15/11/2022, 14:25
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12. Sospeso tra sogno e incubo



Ho provato a resistere, Crystal, ma è inutile: sono rassegnato da molto tempo, ormai, e sapevo che alla fine avrei ceduto.
E’ il mio destino, desiderarti senza poterti avere.
E’ l’amaro dolore di un’anima scissa in mille frammenti di agonia, è l’ultimo anelito a un futuro felice che si muta in rassegnato sospiro perso nel vento nero della notte.
E’ il silenzio che m’invade, quando mi smarrisco nel ricordo per ricreare nell’ultimo, impossibile sogno, ciò che il destino crudele, forgiato dalle mie colpe, mi ha strappato dalle mani.
Non mi rimane che inoltrami per sentieri battuti dalla gelida pioggia della nostalgia, per rimirarti da lontano, splendida donna cui ho eternamente votato il mio amore, ormai perduta; proprio io, che avevo formulato a me stesso la solenne promessa d’essere per sempre le ali che avrebbero sostenuto il tuo incantato volo negli infiniti cieli dell'amore.
Avevo un insopprimibile bisogno di vederti, Crystal, fosse stato per un solo istante e da lontano, senza che tu mai lo venissi a sapere.

*

Dolce e chiara è la notte e senza vento,
e queta sovra i tetti e in mezzo agli orti
posa la luna, e di lontan rivela
serena ogni montagna. O donna mia,
già tace ogni sentiero, e pei balconi,
rara traluce la notturna lampa:
tu dormi, che t’accolse agevol sonno
nelle tue chete stanze; e non ti morde
cura nessuna; e già non sai ne pensi
quanta piaga m’apristi in mezzo al petto.
Tu dormi: io questo ciel, che sì benigno
appare in vista, a salutar m’affaccio,
e l’antica natura onnipossente,
che mi fece all’affanno. A te la speme
nego, mi disse, anche la speme; e d’altro
non brillin gli occhi tuoi se non di pianto. [1]


La tua pelle è di nuovo dorata, come la prima volta che ti vidi: è stata a lungo baciata dal caldo sole della tua Africa in cui, ancora una volta, ti sei rifugiata.
Fuggisti via quando scopristi l’amore tra Lupin e Tonks, di cui io stesso vidi chiari segnali al funerale di Silente.
Povero amore mio, quanto devi aver sofferto! Forse ti eri aggrappata a lui solo per poterti staccare da me e invece… anche lui ti ha solo ingannata, approfittando di te!
Sei così bella, Crystal, così terribilmente seducente: per un uomo è molto difficile resisterti.
Però, è evidente, questa considerazione non può lenire la tua delusione, ma solo riaffermare la tua totale sfiducia negli uomini.
Perdonami, mio dolce tesoro, è solo colpa mia, anche questo tuo nuovo dolore.
Eppure, mi chiedo come tu possa aver passato sei mesi a stretto contatto con Lupin senza accorgerti che tra loro esisteva qualcosa. Del resto, dev’essere per forza così, altrimenti non avrebbe alcun senso il loro matrimonio neppure due settimane dopo il funerale e Tonks subito incinta.
Mi vengono i brividi al pensiero che un mago, posato e tranquillo come Lupin, abbia potuto innamorarsi di una strega come quella, troppo giovane, esuberante e maldestra, quando invece aveva te vicina, così bella, sensuale, in gamba, coraggiosa e determinata: la compagna perfetta che ogni uomo non può far altro che amare!
Certo, io sono innamorato di te, ma non riesco a credere che un altro uomo possa pensarla in modo diverso.
Sospiro piano al ricordo del tuo conturbante corpo e chiudo gli occhi, cercando di respingere il mio desiderio.
Stringo i pugni: non perdonerò mai Lupin, se ti ha illuso e fatto soffrire, solo per avere il tuo corpo, quando era un’altra la donna che amava!
Eppure, una vocina dal fondo del mio cuore non vuol tacere e insiste a dire che, forse, potrei anche sbagliarmi: Lupin mi è sempre sembrato onesto e non lo vedo approfittare della tua momentanea fragilità e solitudine, soprattutto se era davvero innamorato di Tonks.
Io, certo, non lo avrei mai fatto!
Forse non ho mai avuto alcun motivo di gelosia: se non era te che amava, tra voi potrebbe anche non esserci mai stato nulla!
Ma, allora, se non è stata la delusione per Lupin che ti ha lasciato per Tonks, perché sei di nuovo fuggita via?
E’ sempre la subdola vocina insistente che mi suggerisce la risposta.
Se non è a causa di Lupin, non rimane altra ragione che l’assassinio di Silente.
E’ per quello che io ho fatto che sei scappata?
A causa mia?
Ma se così fosse, questo significa che, nel bene o nel male, ero ancora importante per te, almeno quattro mesi fa. Forse in quel momento hai provato solo odio per me e ti sei sentita tradita: non oso certo sperare che fosse ancora amore!
Ma, qualunque cosa tu provassi, se per la seconda volta sei fuggita da me, c’ero forse ancora io nei tuoi pensieri?
Scrollo il capo: temo siano solo i deliranti ragionamenti d’un uomo perdutamente innamorato, senza alcuna speranza di poter amare!

Tu il ricordo, io l’assenza
che il tempo – che passa – scandisce…
Ah, vivere ancora ai tuoi ginocchi!
Ah, vivere ancora! Macché, mia bella,
il nulla è il mio freddo vincitore…
Ma almeno, dimmi, vivo nel tuo cuore? [2]


Rimani sul balcone solo pochi minuti e ti vedo rabbrividire nell’aria fredda dell’autunno inglese: deve sembrarti un rigido inverno rispetto al caldo vento africano.
Vorrei avvolgerti delicato nel mio mantello e stringerti piano a me per respirare ancora il profumo ardente del sole tra i tuoi lunghi e morbidi riccioli dorati!
Guardi la luna e sospiri, poi mi volgi le spalle e rientri in casa.
Lo sai che continuo a mandare a Lupin la pozione Antilupo? Ora gli serve più che mai: se solo si decidesse a berla, quel diffidente testardo!
Resto qui, immobile, stretto nel mantello, a guardare la luce nella tua stanza che rimane accesa a lungo, schermata dalla tenda.
Studi ancora, anche a quest’ora, sempre caparbiamente determinata a diventare la migliore maga nel minor tempo possibile?
Pensi, o forse solo ti struggi nei ricordi, come me?
Cosa ricordi, amore mio?
Mi mordo le labbra per non pronunciare il tuo nome.
Attendo ancora, finché tutto diventa buio; il mio desiderio per te, lasciato di nuovo libero d’esistere, dopo tanto tempo, cresce doloroso nel ricordo felice dei tuoi baci appassionati, squisito paradiso appena assaporato e poi tramutato in un tremendo inferno di mancanza.

Ti desidero ancora oh paradiso perduto
Tutti i nostri baci profondi io me li rammento
Soffia un vento dolce come un bacio appassionato
E dopo ricordi ancora ricordi. [3]


Il mantello oscilla adagio: sì è alzato un vento leggero, in questa notte dolce e chiara, che mi accarezza piano, ed io sogno mani impazienti che scorrono sul mio corpo, labbra calde che vogliono le mie e il tuo bellissimo corpo che brucia di desiderio tra le mie braccia.
E ricordi d’amore si sommano a ricordi di dolore, mentre nei miei occhi ardono per te, tumultuose e inestinguibili, nere fiamme di passione.


*

Il mio cuore ha sanguinato
fino a far sembrare gioia il dolore.
Canta dolcemente sulla
mia accarezzata fronte.
… … …
Canta come se tu
ascoltassi.
Canta come se io
non avessi altro universo
che tutta la notte
per ascoltarti cantare,
mentre il mio respiro ingannevole
ansima nel mio petto.
… … …
Perché ho perduto
quanto non avevo,
che era la tua voce,
la notte e il mio cuore?
Perché mai ho scelto
la vita, l’amore e il pensiero
con una scelta errata
e un falso diritto?
… … …
Canta fino a farmi sentire
il cuore meno solo,
e la vita, il carro funebre della vita,
lasciando liberi i sogni,
inglobi nell’Ignoto
l’indefinito.
… … …
Venerata e oscura
notte fraterna,
nella quale la mia anima
è oppressa al di là
della vuota frontiera
del mio piacere
e del profondo dolore
di pene e impazienza;
dissolto nel buio,
inabissato oltre il letto
nella pace
di non essere niente,
chimerico veliero
abbandonato,
astratta liberazione
dall’essere e dal pensare. [4]


Nel sogno, la tua voce cristallina risuona ancora, languido violino, nell’amato sotterraneo e le tue mani mi sfiorano leggere la fronte, allontanando il dolore.
Il tuo canto diventa l’unica ragione di vita, balsamo di salvezza per il mio cuore sanguinante.
Canta ancora il sogno del nostro amore, mia adorata Crystal, continua a cantare in questa notte in cui voglio cessare di vivere e di soffrire; canta, ti prego, il sospirato oblio e la liberazione di un’anima.
Intona su note soavi il futuro che non avrò, già cancellato dal mio passato; annulla questo presente di morte liberando chimere mai sognate, che mai si avvereranno.
Spegni la mia consapevolezza con la melodia della tua voce e consuma il mio essere nel rimpianto del tuo amore.

Il freddo canta alla notte del cuore
bianche parole d'inverno silente,
e le gelide note della neve
obliano il futuro che a noi creavo.
Se la vita intessuta nei tuoi sogni
si è smarrita tra le ombre passate,
sarò un fantasma nel buio del ricordo
ardendo sfiorare l'alata magia
di splendere ancora nella memoria
di colei che lambiva il mio orizzonte,
disegnando bei tramonti che insieme
avremmo disperso nel nostro mondo. [5]


Ma ecco che giunge il risveglio e la tua voce si dissolve nel sogno che lento sfuma: solo pochi minuti d’incanto a illuminare la cupa disperazione della mia vita.
Eppure, mi danno la forza per continuare.
Lascio la Nera Fortezza, inferno della mia dannazione, e mi dirigo verso il ruscello che alimenta il fossato, inoltrandomi nel folto del bosco, lontano dal tetro orrore che domina il Regno del Signore dell’Oscurità.
Questa notte voglio sognare a occhi aperti il mio amore perduto e piangerlo finché non avrò lavato il mio cuore dal sangue che in questi mesi lo ha sommerso.

Tu sol mi ascolti, o solitario rivo,
ove ogni notte Amor seco mi mena,
qui affido il pianto e i miei danni descrivo,
qui tutta verso del dolor la piena.
E narro come i grandi occhi ridenti
arsero d’immortal raggio il mio core,
come la rosea bocca, e i rilucenti
odorati capelli, ed il candore
delle divine membra, e i cari accenti
m’insegnarono alfin pianger d’amore.[6]


I tuoi occhi, Crystal, cielo luminoso in cui trovava pace e speranza la notte che languiva prigioniera nel mio nero sguardo.
I tuoi lunghi capelli, riccioli di sole che profumano di selvaggia libertà, in cui affondare il viso.
La tua pelle, delizioso fiore d’ambra da sfiorare delicato per farti vibrare di desiderio e piacere.
Le tue dolci labbra, Crystal, squisito nettare che nutriva il mio cuore, soffocandolo d’amore.
La tua voce e il tuo sorriso, pieni di voglia di vivere e di allegra spontaneità, fautori della speranza che ha trasformato in sogno la mia vita per brevi, splendidi e indimenticabili giorni.
La tua anima che, con coraggio, ha guardato nel fondo oscuro della mia e, senza mai giudicare, l’ha compresa e accettata, pur se piena d’inaccettabili colpe che tu, invece, hai voluto perdonare donandomi la più completa e incrollabile fiducia.
Il tuo straordinario coraggio, la tua forza di volontà e la tua ostinata determinazione a volermi aiutare a ogni costo, a restarmi vicina anche quando credevo d’essere solo un mostro, per convincermi, invece, che ero ancora un essere umano, degno d’essere amato.
Ti amo, Crystal, profondamente e a te dedico queste lacrime, perle d’amore nel diadema della mia sofferenza.

Se la nostra luna s'eclissata ormai,
ancora una volta voglio sognarti
tra le stelle segrete del mio cielo:
solo vagando nel triste pensiero
posso inebriarmi di stringerti forte,
e svanire dal tuo ardore lucente
le nubi in tempesta del mio destino.
A te vada la mia dolce fantasia
di amarti come sogna la speranza
che ti culla immortale dentro di te,
e che dunque sogno sia il mio nome
che la tua voce sussurri dormendo,
come un vento che leggiadro si adagi
avvolgendosi intorno al tuo chiarore,
carezzando con la mente lontana
un angelo invisibile e presente
nel canto solitario dei miei giorni. [7]

*


Gli studenti sciamano nel prato, in questo luminoso sabato d’ottobre, e Hogwarts li accoglie sui dolci pendii e li abbraccia nei boschi, mentre si riflette, bellissima, nello specchio terso del lago.
Lo sguardo corre, velato di amara tristezza, su ciò che ho perduto e che in questo istante mi pare addirittura di non aver mai nemmeno avuto: una casa, una vita, affetto e amicizia. Amore.
Eppure, è per questo che combatto, perché quei ragazzi, almeno, se non io, una casa e una vita possano averla, piena del tepore di affetto e amicizia, illuminata dall’amore.
Almeno loro.

Io son distrutto
né schermo ho dal dolor, che scuro
m’è l’avvenire, e tutto quanto io scerno
è tal che sogno e fola
fa parer la speranza. [8]


Ho perduto tutto, perfino le mie teste di legno: non avrei mai creduto di rimpiangerle.
In riva al lago brilla la marmorea luce di Albus, che non riesco più a vedere, mentre nel mio cuore alberga il gelo della mancanza di Crystal.
Ho perduto tutto, anche la speranza di un futuro che sia solo mio: vivo e lotto soltanto per il futuro di quei ragazzi dai quali non ho mai saputo, né voluto, farmi amare.
Non ho più niente e non sono più niente, annullato nel rimpianto delle persone che amo.
Eppure, respiro quest’aria pulita e frizzante e il sole si riflette nell’oscurità dei miei occhi.
Sono solo un sogno, che loro non sanno neppure d’avere: il sogno del loro futuro, l’incubo della mia vita.

Non sono niente.
Non sarò mai niente.
Non posso volere d’essere niente.
A parte questo, ho in me tutti i sogni del mondo. [9]


*


Una nuova alba, con altro sangue e distruzione, e ancora un tramonto che sempre più allontana la mia speranza che questa guerra possa mai finire ed essere vinta.
Un’altra famiglia distrutta per aver dato rifugio ai nuovi rinnegati decretati dal Ministero, ormai caduto nelle mani dell’Oscuro Signore.
I loro corpi, pura energia di mago alimentata da sangue Babbano, da tutto il giorno giacciono deturpati tra i fiori, irrorati dalla rossa linfa vitale che ha condannato coloro che un tempo anche io insultavo chiamandoli Sanguemarcio. [10]
Dalie, gigli, tulipani e ranuncoli piegano gli steli delicati inchinandosi pietosi davanti all’orrore perpetrato dai Mangiamorte in questo giardino.
Loro, i fiori innocenti, possono rendere questo ultimo onore ai morti.
Io, no, devo continuare a indossare la tremenda maschera che nega la ritrovata umanità.
La mia vita è diventata una tragedia composta di un’interminabile sequenza di feroci maschere insanguinate, dietro le quali le lacrime si mescolano con il sangue delle vittime di questa guerra spietata.
E il mio pianto si fa atroce dolore per tutto il Male che non riesco a impedire.
Nel protetto calore di questa serra magica, l’intenso odore dei fiori, inscindibilmente misto a quello della morte, diventa greve vapore che avvelena l’anima nel ricordo di ciò che un tempo anch’io sono stato, mentre il sole tramonta lento, enorme e rosso, sul sangue innocente, insieme con la mia speranza.

Il Ricordo con il Crepuscolo
rosseggia e trema sull’orizzonte ardente
della Speranza in fiamme che indietreggia
e s’ingrandisce come un recinto
misterioso dove più d’una fioritura
- dalia, giglio, tulipano e ranuncolo –
si slancia su un pergolato e circola
tra la malsana esalazione
di odori grevi e caldi il cui veleno
- dalia, giglio, tulipano e ranuncolo –
annegandomi i sensi, e anima, e ragione,
mescola in un deliquio immenso
il Ricordo con il Crepuscolo. [11]


*


Un giorno dopo l’altro, solo morte e devastazione, devastazione e morte.
Non ce la faccio più.
Sono vicino al crollo.
Non posso più andare avanti così, da solo in questo orrore continuo e senza fine!
Non lo credevo possibile, ma perfino per me c’è un limite alla quantità di orrore che sono in grado di sopportare e affrontare e, quel limite, ormai l’ho superato.
Ho disperatamente bisogno di aiuto.
Ripetermi che merito tutto questo, che vivere in questo inferno è solo la giusta punizione per le colpe commesse tanti anni fa, non basta più per darmi la forza di tirare avanti.
Continuo a ribadire, ogni giorno, che ho ancora importanti compiti da portare a termine, che devo assolvere il mio dovere essenziale per decidere le sorti di questa guerra maledetta. Invece, mi rendo conto che il mio è solo il comportamento avventato di chi implora di morire al più presto e che, ogni giorno, è spinto a vivere solo dalla speranza di incontrare presto la tanto sospirata morte.
Solo un pensiero mi costringe a restare vivo e ad andare avanti: sapere che Albus si è sacrificato anche per me.
Ma ci sono momenti, come adesso, in cui anche questo sembra non bastarmi più.

*

All’angolo di una strada incendiato
da tutti i fuochi delle sue facciate
piaghe nella nebbia insanguinata
dove si lamentano le facciate.
… … …
Rimpianti su cui l’inferno si fonda.
Ai miei voti si apra il cielo dell’oblio. [12]


Quelle fiamme hanno incendiato anche la mia anima, che ora brucia come i poveri corpi, tizzoni ardenti che la vita ancora non vuole abbandonare.
Ed io sono qui, davanti alle facciate che lente si sciolgono sfrigolando per il calore, condannato a ascoltare strazianti urla d’agonia, senza poter fare nulla per loro.
Solo la mia anima condivide il loro inferno fiammeggiante, mentre il nulla è nei miei occhi, neri d’agghiacciante tenebra.
So che non potrò mai dimenticare, neppure quando sarò morto.

*


Ho sigillato finestre e porta con la magia e ho lanciato ogni Incantesimo Insonorizzante che conosco, più e più volte.
Non è servito a nulla.
Continuo a udire le loro grida.
E poi il pianto.
Il pianto lento e straziante dei superstiti, agonia infinita di coloro che non hanno potuto morire e ancora si dibattono nel dolore e nella disperazione.
Il mio pianto.
Mi tappo le orecchie, ma non posso sfuggire pianto e disperazione.
Anche i muri piangono.
Piango e ascolto il pianto.
Forse sto solo diventando pazzo.
[13]

Ho chiuso la finestra
perché non voglio sentire il pianto,
al di là dei muri
non si sente che pianto.
Ci sono pochi angeli che cantino,
ci sono pochissimi cani che latrino,
mille violini stanno nel palmo della mia mano.
Ma il pianto è un cane immenso,
il pianto è un angelo immenso,
il pianto è un violino immenso,
le lacrime mordono il vento
e non si sente altro che pianto. [14]



[1] Giacomo Leopardi: tratto da “La sera del dì di festa”.
[2] Paul Verlaine: tratto da “Ultima speranza”.
[3] Guillaume Apollinaire - dalla raccolta “Poesie a Lou”: tratto da”XXVIII. Treno militare”.
[4] Fernando Pessoa – Raccolta “La scelta sbagliata”. Tratto da “La luce della notte”.
[5] Earendil.
[6] Ugo Foscolo – Da “Odi e sonetti”, tratto da: “IV. Di se stesso”.
[7] Earendil.
[8] Giacomo Leopardi. Tratto da “Ad Angelo Mai… ”
[9] Fernando Pessoa. Eteronimo Alvaro de Campos. Tratto da “Tabaccheria”
[10] Questa è una più corretta traduzione del termine “Mudblood”, l’insulto che Piton rivolge a Lily nel 5° libro (e Draco a Hermione nel 2° libro), tradotto in italiano con il termine “Mezzosangue” che è palesemente errato perché Lily e Hermione sono nate da genitori entrambi Babbani. Mezzosangue è invece un termine corretto per definire i maghi (come Piton e Voldemort, ad esempio) nati da un genitore mago ed uno Babbano.
[11] Paul Verlaine- Dalla Raccolta “Poesie saturnie – Paesaggi tristi”: “II. Crepuscolo della sera mistica”.
[12] Guillaume Apollinaire - Raccolta “Alcool”, “La canzone del Male Amato”, tratto da: “I. A Annie Playden”.
[13] Basta, ammetto che non ce la faccio più a continuare a far soffrire così Severus: è disumano quello che gli sto facendo, da troppi capitoli ormai. Perdonami mio adorato Severus: non voglio farti impazzire di dolore!
[14] Garcia Lorca – “Divan del Tamarit”: “II. Casida del pianto”.
 
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view post Posted on 20/11/2022, 16:35
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I ♥ Severus


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13. Magia, amore e nostalgia




Ancora un’altra volta Remus è qui, fra le mie braccia che lo accolgono con accorato affetto.
Non torna da Dora, non se la sente, così viene da me: dice che solo io so far rivivere ancora la sua anima, dopo queste notti.
Gli accarezzo piano i capelli, con tenerezza: troppe striature grigie, per la sua età, nel biondo scuro dei capelli scompigliati. Troppe vicissitudini, nella vita di Remus, a riflettersi nel povero viso sciupato, segnato da innumerevoli cicatrici.
Depongo sulla fronte un bacio leggero, che lui neppure avverte, tra i tremiti che ancora turbano il suo corpo.
Però sa che ora è al sicuro e mormora piano il mio nome:
- Crystal…
Lo tranquillizzo con una lenta carezza e Remus riapre gli occhi, grigi come il feroce lupo che è in lui, regalandomi il suo sorriso.
E’ incredibile, il sorriso di Remus, così dolce: offre a tutti amicizia e conforto, proprio lui che, per primo, ne avrebbe invece un gran bisogno.
Nei lunghi mesi trascorsi con lui, studiando e sviluppando il mio potenziale magico, ho imparato a volergli bene.
All’inizio, Remus mi sembrò il porto tranquillo cui approdare, lontano dalle tempeste che tormentavano l’anima di Severus.
Cominciai a odiare la luna; eppure l’amavo tanto quando ammiravo il profilo di Severus, nero ed elegante, stagliarsi sicuro contro il suo argenteo candore.
Severus…
Sorrido a Remus, mentre gli massaggio spalle e torace per calmare il tremore delle membra. Passo alla schiena, un lento massaggio a regalargli una preziosa tranquillità, mentre sento che comincia a rilassarsi. Spero si addormenti presto.
Il pensiero di Severus è entrato prepotente nella mente: un’altra alba, un altro tremore, un'altra terribile disperazione.
A differenza di Remus, che porta ineluttabile dentro di sé la condanna alla bestia e non può evitare di diventare mostro senza la pozione Antilupo, quella notte Severus era dovuto volontariamente farsi mostro, con tutto il carico di tremenda sofferenza della sua coscienza di uomo, sempre vigile, straziante prova della sua vera umanità. Severus quella notte aveva dovuto scegliere d’essere un mostro e stuprare e uccidere Jamie per ottemperare gli ordini di Silente e proteggere la propria copertura di spia. [1]
All’improvviso le lacrime mi inondano gli occhi e per la prima volta mi rendo conto che non è stato quello il reale motivo.
Severus l’ha fatto per Jamie, cercando di ridurre lo strazio cui la ragazza sarebbe stata sottoposta dagli altri Mangiamorte.
Severus era diventato un mostro… solo per pietà.
Piango in silenzio, perché so che, anche in questo momento, è costretto a essere ancora un mostro: sento la sua anima gemere disperata nel buio, irrimediabilmente straziata dall’incubo in cui è condannato a vivere con piena e vivida coscienza.
Solo.
Senza speranza.
Con il suo terribile dovere da compiere.
Con i rimorsi che lo tormentano oltre ogni limite.
Quelli delle colpe di un tempo, e quelli nuovi, ancora più atroci da affrontare.
Certo, anche Remus è oppresso con angoscia dai rimorsi di ciò che, inconsapevole, è costretto a fare quando la luna risveglia la bestia dentro di lui.
Dopo.
Solo dopo.
Perché la bestia lo grazia, quando è inondato dalla fredda luce lunare, con il totale oblio della coscienza d’uomo.
Ma io so che i rimorsi angosciano Severus nell’istante stesso in cui è costretto ad agire, addirittura fin dal momento in cui è obbligato a pensare di dover compiere qualche nuovo terribile atto.
Remus si è calmato un po’ ed io scivolo piano giù dal letto: lo sguardo coglie per un istante l’ampolla vuota sul comodino e la piccola pergamena che le è vicina.
Scrollo la testa: sarebbe bastato così poco per evitare questa terribile notte, almeno per Remus.
Per Severus, invece, temo non ci sia alcuna possibilità di scelta.
Allungo la mano e accarezzo piano la pergamena: il mio Severus l’ha tenuta tra le sue mani, mentre pensava a me, con amore.
Poi l’afferro e la stringo al petto, le lacrime a rigarmi ancora le guance.
Severus ha bisogno di me ed io ho bisogno di lui.
E adesso, infine, ho scoperto come raggiungerlo.
Intanto, un torrente di ricordi invade la mia mente, mentre con le labbra sfiorano con amore il piccolo rotolo di carta.

*


Luce.
Chiudo gli occhi.
Luce accecante che rosseggia filtrando attraverso le palpebre strettamente serrate.
Riapro gli occhi, schermandoli con la mano, e fisso il tremolante riverbero del sole sulla distesa infinita della savana, che il calore tramuta nel miraggio di un immenso bacino d’acqua.
Troppo luminoso.
Non ci sono più abituata.
Sono avvolta dalla luce ardente, eppure non sento più di farne parte, com’era invece un tempo.
Sono cambiata.
Sono una maga, anche se vorrei non esserlo, anche se vorrei modificare la realtà che ha scardinato la mia vita facendomene perdere il controllo.
Io, altera regina di me stessa, esaltata dal potere a fatica conquistato, avevo posto la mia libertà sopra ogni cosa, anche all’amore.
Ora, avvolta dalla luce e pervasa dal potere della mia nuova magia, mi sento solo vuota e perduta.
Sono fuggita.
Sono vergognosamente fuggita.
Ho avuto paura dell’amore, del suo immenso amore per me, di cui non mi sentivo all’altezza; ho rinnegato la capacità di amare appena scoperta, e sono scappata via.
Sperando che Severus mi fermasse.
Non l’ha fatto.
Ed io non mi sono voltata.
Troppo timore.
Paura di non riuscire più ad andarmene.
Se avessi di nuovo guardato i suoi occhi neri sarei affogata nel suo dolore, sarei sprofondata nel suo amore.
Non ero ancora pronta.
Anche adesso non lo sono.
Eppure vorrei solo essere tra le braccia di Severus, protetta dal suo amore!
Vorrei chiudere gli occhi e sognare.
Sognare di non avere più paura e di essere pronta ad amarlo.
Per la vita!
Sono tornata qui, nella mia calda Africa, nell’assolato villaggio che mi hanno accolto come l’indiscussa regina d’un tempo, ma porto con me l’assurda nostalgia della fredda nebbia scozzese e del cielo grigio che sempre piange gocce leggere.
E il ricordo struggente di occhi intensamente neri, fiamme impetuose che mi rivelano la sua anima tormentata.

La mia luce disperdeva il tuo gelo
in mille riflessi di fuoco ardente,
elevando alla potenza d'amore
candidi sogni e selvagge avventure.
Ma come la nebbia sempre svaniva
quando mi legavi al tuo forte vento,
tali voli io ho spiccato via da te,
schiavo d'ineluttabile destino.
Al di là dell'orizzonte mi volgo
alla nostalgia del nostro calore,
e un'eco lontana si desta da sud,
varcando le distanze che ci piegan,
forse, allo stesso spasimo struggente.
Sei tu ancora capace di sognarmi?
Giunge l'anima forte alle sue mete:
io sono te, e dal nulla tornerò. [2]


Ho tentato in ogni modo: per giorni, settimane e mesi ho cercato di ritrovare la pace, di cancellare la magia e dimenticare Severus.
Non ci sono riuscita.
La magia circola troppo potente nel mio sangue per ignorarla.
Per farne a meno.
Si accumula in silenzio per giorni e giorni dentro di me e poi, all’improvviso, sfugge dalle mie mani e lo sciamano del villaggio lo ha notato. Lui sa che la magia, quella vera, che lui non possiede, esiste: gli antenati glielo hanno tramandato, nelle formule magiche ormai deteriorate e distorte dall’uso Babbano, da troppo tempo non ravvivate dal vero potere magico.
Mi guarda in silenzio, con nuovo e maggiore rispetto, anche se accendo il fuoco con i bastoncini, come quella notte con Severus, nella grotta dove la magia era inibita.
Non riesco a smettere di ricordarlo, anche se ogni volta che il pensiero torna cerco di scacciarlo, imponendomi d’occupare la mente in altre attività.
Ma di notte, quando ogni razionale controllo cede il passo ai sogni, Severus è al mio fianco ed io mi rifugio nella stretta delle sue braccia, forte, protettiva, dolce, innamorata.
Sogno i suoi baci appassionati, le sue languide carezze, il suo corpo caldo che si fonde di nuovo con il mio.
E la sua voce, dolcissima e profonda, che mi sussurra il suo immenso amore.
Il mattino dopo odio sempre di più le debolezze notturne che non portano a nulla e non risolvono il problema, né mi forniscono la risposta che cerco.
Che voglio.
Sono tornata in Africa per trovare il responso, lontana da Severus, per ragionare di nuovo con totale freddezza.
Qui, dove il cielo è d’un limpido azzurro e il sole incendia l’anima.
Sono tornata qui per negare d’essere una maga.
Per negare il mio amore per Severus.
Magia e amore, indissolubilmente legati, nel mio sangue e nel mio cuore!
Cavalco nelle distese infinite aperte al mio sguardo, il vento negli occhi e la libertà nel cuore.
Ma non c’è Severus a stringermi piano alle spalle, sussurrandomi dolci parole d’amore, e il vento non fischia nelle mie orecchie come sul Thestral, mentre domino anche l’aria.
Corro veloce sulla terra, come anche altri possono fare, ma non ci sono più possenti ali sotto di me a condurmi incontro al sole, con il rischio di bruciarmi.
Non c’è Severus!
Ed io mi ormai ardo, irrimediabilmente, nelle fiamme nere e impetuose del suo amore.
L’orizzonte scivola lento nell’incendio insanguinato del tramonto ed io sono sola in mezzo a tale vasta bellezza.
Il velo languido e tiepido della notte mi avvolge, trapunto d’innumerevoli stelle, e la mesta melodia di un violino s’insinua struggente nei miei pensieri: rivedo Severus stagliarsi nero nella candida luce lunare, il mantello che ondeggia leggero, le labbra dischiuse nel desiderio d’un bacio e gli occhi come neri cristalli che rilucono d’amore. [3]
Il vento caldo sfiora piano la mia pelle, ma le mani di Severus sapevano donarmi carezze più delicate e soavi.
E profondamente eccitanti!
Le mie labbra, da troppo tempo orfane di dolcezza, sussurrano il nome dell’uomo che ho imparato ad amare conoscendo tutto il suo immenso dolore.
Severus, ti amo!
Quanto tempo ho impiegato per capirlo, per accettarlo!
Non che con questa ammissione la mia paura si sia volatilizzata.
Se tu fossi qui, diresti che sono una gran testarda, ma mi sorrideresti e mi stringeresti piano tra le braccia, sfiorandomi appena la fronte con labbra ardenti e innamorate.
Mi manchi terribilmente, Severus!
Per quanto tempo ti ho lasciato solo!
Sono confusa.
In particolare se penso al nostro ultimo incontro: sembrava che il mio corpo non ti interessasse più e, soprattutto, che il tuo rispettoso amore fosse svanito lasciando spazio solo a un inaccettabile senso di possesso che ti permetteva di decidere ogni cosa al posto mio.
Non è ciò che voglio, ma sono certa che non è neppure quello vuoi tu.
Quel giorno hai fatto emergere tutte le mie paure, le hai fatte esplodere ponendomi di fronte a una scelta per la quale non ero ancora pronta.
Ed io sono vergognosamente fuggita dalla realtà per rifugiarmi qui.
Ho riposto la bacchetta magica sotto tutte le mie cose, solo per cercarla molto presto nello spasmodico desiderio di sentirla di nuovo fra le mani, preziosa appendice irrimediabilmente parte di me.
E’ in lei che scorre il mio potere, è lei che mi completa e vibra all’unisono con i miei pensieri.
La magia si è insinuata a fondo in me, proprio come Severus, affinché io possa anche solo pensare di farne a meno.
La sabbia delle dune riluce bianca sotto il riverbero del sole ed io rivedo la neve scintillare sui declivi del parco di Hogwarts.
Il sole arde alto nel cielo ed io mi ritrovo a rimpiangere la pioggia insistente che batteva sulle possenti mura del castello.
Il vento torrido scorre sulla mia pelle ed io solo vorrei rabbrividire nella nebbiolina persistente, cercando rifugio nel caldo mantello di Severus, agognandone il dolce abbraccio.
Dopo aver trascorso mesi, l’anno scorso in Scozia, a rimpiangere la luce e il calore della mia Africa, mai avrei immaginato che l’orrido clima inglese potesse mancarmi.
Io, che ho sempre amato la luce del sole e il suo calore, ora desidero essere in un freddo e tetro sotterraneo: se non è amore questo!

Non so se è sogno, se realtà
se un impasto di sogno e di vita,
quel paese di soavità
che nell’isola estrema del Sud si oblia.
E’ quel che bramiamo. Lì, lì,
la vita è giovane e sorride l’amore.
Forse palmeti inesistenti,
cespugli remoti improbabili,
danno ombra o requie a chi crede
che quel paese si può conseguire.
Felici, noi? Ah, forse, forse,
in quel paese, quella volta.

Ma già sognato si smaga,
solo pensare di pensarlo ha stancato.
Sotto i palmeti, alla luce della luna,
s’avverte il freddo del chiaro lunare.
Ah, in quel paese anche, anche
il male non cessa, non dura il bene.
Non è con isole di Finisterre,
né con palmeti di sogno o no,
che l’anima cura il male profondo,
che il bene nel cuore s’insinua.
E’ in noi che c‘è tutto. E’ lì, lì,
che la vita è giovane e sorride l’amore. [4]

*


Srotolo adagio la pergamena per rileggere le tue parole che, pur nel messaggio diretto a un altro mago e per un ben diverso scopo, sono solo un’accorata dichiarazione d’amore per me.
Se solo avessi sempre avuto piena fiducia in te, Severus, che avevi giurato che il tuo amore non sarebbe mai venuto meno!
Quante sofferenze avrei potuto risparmiare a entrambi!
Avrei dovuto restarti vicina, quando più avevi bisogno di me, povero amore mio, invece di lasciarti solo col tuo terribile dramma!
Invece, confusa e insicura di me stessa, mi sono lasciata manovrare da Silente e dalla mia stupida paura d’amare e di perdere libertà e indipendenza.

Fortunata tu che sei libera, dicono le amiche.
Fortunata tu che sei libera.
Fortunata tu che non hai costrizioni.
Fortunata tu che non hai legami.
Fortunata tu che sei libera.
Ma io vorrei essere nella cella più oscura:
mi sembrerebbe una reggia,
mi sembrerebbe il sole,
un sole che riscalda e illumina
con l’amore.
Fortunata tu che sei libera, dicono le amiche.
Fortunata tu che sei libera.
Fortunata tu che non hai costrizioni.
Fortunata tu che non hai legami.
Fortunata tu che sei libera.
Ma libera di fare cosa?
Libera di vivere una vita noiosa.
Libera di soffrire da sola.
Libera di essere libera.
Allora preferirei essere
la schiava del tuo amore.
Ma soffrirei con te.
Sarei libera con te.
Fortunata tu che sei libera, dicono le amiche.
Fortunata tu che sei libera.
Fortunata tu che non hai costrizioni.
Fortunata tu che non hai legami.
Fortunata tu che sei libera.
Ma io la mia libertà
vorrei regalarla per nulla,
per una cella oscura,
ma dove ci sei tu.
A quanto potrei rinunciare,
ma per avere te?
Sì, forse anche alla mia
libertà.
Ti amo. [5]


Era Natale, la neve ricopriva Hogwarts e quando tornai dall’Africa tu non eri nella scuola.

*


Il velo nero della notte, trapunto di stelle, ricopre di silenzio il castello, dove solo poche luci filtrano dalle imposte chiuse.
Il mio sguardo corre subito verso l’ala in cui si trova il suo sotterraneo e il battito del mio cuore accelera all’improvviso.
Domattina rivedrò Severus, gli griderò tutto il mio amore implorandolo di perdonarmi per averlo lasciato solo per sei mesi.

Busso al suo appartamento, ripetutamente, poi provo con lo studio: non risponde. So che l’uscio si aprirà, se solo lo comanderò, ma qualcosa mi trattiene e rimango appoggiata alla porta, accarezzandola piano.
- Non è a scuola.
La voce del preside risuona fredda nel sotterraneo, ma il suo sorriso, quando mi volto a guardarlo, è sempre lo stesso.
Mi osserva a lungo prima di rispondere alla muta domanda dei miei occhi e, quando lo fa, il suo tono è ancora distaccato.
- Gli ho affidato un’importante missione.
- Quando tornerà?
I brillanti occhi azzurri mi studiano attenti, ma non prova neppure a penetrare nella mia mente: probabilmente l’espressione smarrita e delusa del viso e la tensione del corpo gli rivelano ogni informazione su di me, il mio stato d’animo e i sentimenti per Severus.
Si decide a rispondermi:
- Tornerà quando avrà eseguito il suo dovere.
Il tono si è indurito: sembra che la mia presenza lo disturbi, come rappresentassi un ostacolo imprevisto sul ben tracciato cammino.
Mi fissa ancora, ma, proprio come Severus, anche lui è in grado di negarmi l’accesso alla sua anima.
- Quando tornerà, sarebbe meglio non ti trovasse qui.
Lo squadro con immenso stupore e le parole mi sfuggono dalle labbra, graffianti:
- Sono tornata solo per lui!
Mi sorride malizioso:
- Lo so bene!
Poi torna serio, fin troppo:
- E’ per questo che devi andartene: Severus ha bisogno di completa tranquillità.
Lo guardo delusa:
- Non può essere: Severus mi ama e ha bisogno di me!
- Non in questo momento. – ribatte deciso. – Ad ogni modo, presto saprà che sei tornata e, se vuole rivederti, sarà lui a venire da te, non credi?


1. Vedi capitoli 18 -19 -20 di “Luci e Ombre del Cristallo - ovvero - La Studentessa”
2. Eraendil
3. Vedi “Luci e ombre del Cristallo”, capitolo 14- Rabbia e speranze.
4. Fernando Pessoa - “Non so se è sogno, se realtà…”
5. Cercata, e ritrovata, su un vecchio diario, l’unico che abbia mai tenuto, quando mio sono innamorata per la prima e unica volta della mia vita. L’ho scritta l’1/12/79, pochi giorni prima di compiere 20 anni. Dedicata a mio marito, al mio dolcissimo Severus, con il quale ho trovato una splendida ed impagabile libertà nel suo amore intenso e rispettoso.
Sono passati oltre quaranta anni… ma lo amo più di allora!
 
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view post Posted on 22/11/2022, 18:24
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I ♥ Severus


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14. Ricordi d’un sogno




Le tre settimane di vacanza sono passate: domani ricominciano le lezioni e Severus non è tornato.
L’amore fa rima con dolore, proprio come nelle stupide canzoni Babbane, ed io mi sento ancora più stupida di loro.

- Per favore, la prego! – imploro ancora, insistente. - Le prometto che poi andrò alla sede dell’Ordine come vuole, ma, prima, mi dica dove posso trovarlo: solo pochi minuti, per vederlo, per parlargli.
- Mi spiace, Crystal, non posso rivelarti dove si trova. – risponde irremovibile. – Si tratta di una missione troppo importante: Severus è stanco e teso e non può permettersi errori. La tua presenza finirebbe per distrarlo e potrebbe rischiare la vita.
Fa una pausa a effetto: so che affonderà il coltello. Lo ha già fatto altre volte.
- E’ questo che vuoi?
No, naturalmente no.
Il preside lo sa benissimo. Ora arriverà il resto della ramanzina, ripetuta tutte le sere dal mio ritorno.
- Sii paziente, Crystal. Lasciagli il tempo di cui ha bisogno per compiere il suo difficile dovere.
Un’ombra cupa passa, come sempre a questo punto, negli occhi azzurri che, per un istante, si sottraggono al mio sguardo.
- Permetti che sia lui a decidere quando rivederti.
Oggi, però, non ce la faccio più e mi sento crollare. La prima volta che mi ha fatto questo discorso pensavo si trattasse d’attendere qualche giorno: sono passate tre settimane e ho la spaventosa impressione che il tempo cui Silente si riferisce potrebbe dilatarsi in mesi!
Sento le lacrime aggrapparsi stoiche alle ciglia per non scivolare giù e lui, all’improvviso, con gesto inatteso mi abbraccia paterno e sussurra, accorato, un consiglio che sembra un ordine:
- Devi continuare a credere fermamente in Severus, qualunque cosa accada, perché nessuno più di lui merita fiducia e amore.
Mi ritraggo stupita dall’abbraccio e a fatica ricaccio indietro le lacrime, come Severus avrebbe voluto. Ma lui insiste, una strana luce a dar vita alle sue iridi:
- Promettimi che la tua fiducia in Severus non verrà mai meno. Mai!
Non capsico perché tenermi lontana dall’uomo che amo e poi preoccuparsi che abbia piena fiducia in lui!
Faccio un cenno d’assenso col capo.
- Farai ciò che ti ho chiesto?
Un altro rassegnato segno affermativo: ho accettato anche l’altro suo consiglio, o era un ordine anche quello?
Quasi a memoria ripeto le parole: ho imparato bene la lezione!
- Mi butterò a capofitto nello studio della magia per recuperare il tempo perduto e diventare la maga di cui Severus potrà essere orgoglioso.
Mi sorride soddisfatto e sottolinea:
- Esatto! Dovrai diventare un’ottima maga sul cui aiuto Severus potrà sempre contare quando avrà bisogno.
Faccio a malapena tempo ad aprir bocca, per chiedergli spiegazioni sulle ultime sibilline parole, che mi precede:
- Non posso rivelarti altro, Crystal, dovrai fidarti anche di me, adesso. – afferma diventando all’improvviso serio in modo preoccupante. – Per ora posso solo assicurarti che verrà un momento, nel prossimo futuro, in cui solo tu potrai aiutare Severus, e dovrai farlo. Promettimelo!
Sgrano gli occhi, incapace di comprendere. Questa è la missione che il preside mi affida, mentre appoggia sul petto la mano avvizzita e bruciata, quasi fosse un giuramento ciò che mi chiede: credere in Severus, qualunque cosa accada, e rimanere al suo fianco.

Viver con il coraggio del dolore
è starti accanto nel buio del dovere,
e allontanare da me tutte le ombre
prima che la tua luce sia tornata.
Affronterò il giungere del destino,
né il vento sradicherà il nostro amore,
affronterò il giungere del destino,
né la voglia di stringerti svanirà. [1]



Non sono più io, ormai: le scelte della mia vita avvengono in funzione di Severus, ma, incredibilmente, questo mi rende felice.
E’ come se dovessi meritarmi l’amore che lui m’ha regalato, lottare per averlo solo per me, dimostrargli che so amarlo come lui mi ama.
E’ una sfida difficile, restare lontana dall’uomo che amo, ma io adoro le sfide!
Sto facendo i bagagli per trasferirmi a Grimmauld Place, con me un massacrante piano di studio che, secondo Silente, in meno di sei mesi mi permetterà di apprendere ciò che mi permetterà di diventare un’ottima maga.
I membri dell’Ordine mi aiuteranno in esercitazioni pratiche e teoria, se ne avrò bisogno e Lupin, in particolare, sovrintenderà alla mia istruzione in qualità di nuovo tutore.
Il mio compito sarà quello di studiare, giorno e notte.
Aspettando che Severus torni da me.
Attendendo di essergli di aiuto.
Sognando di poterlo amare.

*


I mesi trascorsero veloci: mentre studiavo con intensità, la primavera è arrivata e si sta trasformando in estate.
Ho avuto l’opportunità di scoprire quale persona meravigliosa sia Remus, sempre dolce e disponibile con tutti, pacato e riservato, eppure sempre pronto a dire una parola buona o di incoraggiamento.
Nonostante i suoi impegni per l’Ordine - e temo che anche a lui Silente abbia affidato qualche difficile missione, perché spesso rimane via a lungo e torna in condizioni pietose – si prodiga per svolgere al meglio anche il compito di tutore e appena può è al mio fianco per verificare i progressi, fornirmi ogni utile spiegazione e allenarmi in Difesa Contro le Arti Oscure, come specificamente chiesto da Silente.
Trascorrendo così tanto tempo insieme abbiamo potuto conoscerci bene e diventare amici.
Una sera che eravamo soli, come spesso accade nella sede dell’Ordine, mi ha confidato di essere un Lupo Mannaro.

Non riesco a controllare del tutto la mia reazione: sussulto appena e il mio sguardo corre preoccupato alla finestra dove la candida luce lunare fa bella mostra di sé.
Non gli è sfuggito nulla.
Arrossisco, ma Remus mi tranquillizza:
- Non vergognarti della reazione: è normale, lo fanno tutti! – Mi sorride. – So di non essere particolarmente ricercato, come amico. Soprattutto nelle notti di luna piena.
Non c’è ironia nella sua voce, solo rassegnazione a una situazione di fatto.
Non vi è l’intonazione di bruciante amarezza che avrebbe la voce di Severus.
Eppure anche Remus soffre.
- Ma i pochi amici che ho, sono davvero meravigliosi! – aggiunge con caldo affetto.
Sorrido anch’io, ancora un po’ imbarazzata.
Severus, invece, di amici non ne ha.
Non ne vuole avere.
Non ritiene di meritarli.
- Non temere per la luna: non è ancora piena e, a ogni modo, sono uno dei fortunati che può permettersi di prendere la pozione Antilupo.
So di cosa si tratta: l’ho studiato da poco e so che è una pozione particolarmente complessa, di lunga e difficile preparazione, che solo pochi pozionisti sono in grado di distillare in modo perfetto.
- Me la prepara il professor Piton: è molto bravo!
Mi chiedo come Severus riesca a trovare il tempo per fare anche quello, ma non per scrivermi una semplice lettera.
Il disappunto deve essere transitato chiaro sul mio volto, e Remus mi osserva in modo strano.
- Gliene sono molto grato, sai? Mi permette una vita quasi normale, anche perché Severus, da quando ha ricominciato a inviarmela, - s’interrompe un istante e mi guarda, una strana dolcezza negli occhi grigi, - ha apportato diversi miglioramenti alla formula standard, quella che trovi sui libri, con effetto portentoso.
Bene, a quanto pare Severus ha anche tempo di fare sperimentazioni.
- E da quanto tempo la prepara? – chiedo seccata.
- Lo ha fatto per un intero anno scolastico quando ero professore di Difesa contro le Arti Oscure a Hogwarts. – S’interrompe e mi sorride. - Sembra un uomo odioso, ma ci tiene molto all’incolumità degli allievi!
Rimane in silenzio e mi fissa: la luce della luna gli inargenta le iridi.
- Severus ha ricominciato a mandarmi la pozione proprio il giorno in cui sei arrivata a Grimmauld Place. – racconta, rimarcando le ultime parole. – Un graditissimo regalo di Natale, anche se un po’ in ritardo! Giusto in tempo, appena prima della luna piena, per…
Lascia la frase in sospeso, come se ci fosse qualcos’altro da aggiungere, e rimane a fissarmi, ancora con quella strana, insinuante dolcezza.
Sembra trovare un interessante nesso tra i due avvenimenti: il mio arrivo e quello della pozione.
- E allora? – chiedo, infastidita dallo sguardo, di cui non comprendo il significato e mi mette a disagio.
Scuote lieve il capo e non risponde.
La dolcezza nel suo sguardo si è mutata in tristezza rassegnata e, per un istante, ho l’impressione che ci sia qualcosa d’importante che mi sfugge, qualcosa che riguarda Severus.
Non voglio violare l’anima di Remus, così, adagio, distolgo gli occhi dai suoi, con pudore.
Mi rimane, però, una precisa sensazione, molto forte, pur senza alcun riscontro a conferma: questa sera mi pare che qualche cosa di particolare accomuni i due maghi, come se entrambi stessero vivendo una stessa dolorosa esperienza di rinuncia.
E, non so in quale modo, ma sono certa che la questione mi coinvolge in modo diretto.
Gli occhi grigi di Remus per un momento si perdono nel nulla, lontano da me, mentre sospira piano.
Amore e dolore vorticano nelle sue iridi, mentre stringe tra le mani l’ampolla con la pozione che anche questo mese Severus ha distillato.

*


Solo ora ho capito, solo ora che so che già da tempo Remus amava Dora, ma la teneva lontano da sé temendo di non poterla rendere felice.
Proprio come Severus ha fatto con me, sapendo quale terribile compito doveva svolgere: mi ha spinta ad andarmene sfruttando le mie paure, che conosceva bene, e mi ha tenuta lontana da sé, magari anche sperando, e insieme temendo, che lo dimenticassi.
Quanto deve aver sofferto, il mio dolce Severus, per amor mio!
E per quanto tempo!
Adesso capisco cosa c’era negli occhi grigi di Remus, quando si perdevano nel nulla, lontano da me: c’era l’amore negato per Dora, ma anche l’amore per me che Severus, allo stesso modo, si negava.
Remus deve averlo capito subito, fin dalla prima pergamena che accompagnava la pozione, dalle dure parole di Severus che, proprio come lo sguardo di Remus, solo celavano amore e dolore.

*


In tutti questi mesi non ho mai visto Severus né ricevuto sue lettere.
Silente continua a insistere di attendere e lasciargli l’iniziativa, che presto le cose cambieranno ed io, intanto, devo concentrarmi per diventare la migliore maga possibile.
Quando parla, sembra sempre più stanco e affaticato e la sua mano mi pare peggiori.
Vorrebbe che entrassi nell’Ordine della Fenice: Remus afferma che potrei essere utile, anche se ho ancora molte cose da imparare. Silente, invece, esercita continue pressioni, cui cerco di resistere.
Intanto, studio e mi alleno.
Perché, in tutti questi mesi, Severus non mi ha mai cercato?
Silente gli avrà certo riferito quante volte ho chiesto di lui: gli avrà detto anche delle mie lacrime?
Ormai sembro una donnicciola insulsa: ogni volta che penso a Severus, e lo faccio troppo spesso, gli occhi si riempiono di lacrime.
Eppure sono certa che Severus non vorrebbe che piangessi, né mai vorrebbe farmi soffrire.
Se non mi amasse più?
E’ un fastidioso tarlo, non riesco ad allontanarlo da me e sempre ritorna, ogni volta più inquietante.
O se avesse deciso che, con il suo pericoloso compito di spia, non può permettersi di amarmi?
Lo conosco bene e sarebbe capace di imporre a se stesso di cessare di amarmi, se la ritenesse la cosa migliore da fare.
Del resto, è ormai evidente che evita con cura di incontrarmi.
Remus mi ha raccontato che Severus l’anno scorso ha sempre partecipato alle riunioni dell’Ordine, qui a Grimmauld Place, anche se si tratteneva solo per il minimo indispensabile.
Ma, da quando vivo qui, non si è mai fatto vivo. Le sue importanti informazioni arrivano tramite Silente stesso o con stringate missive via Gufo e, solo una volta, quando erano urgentissime, tramite il suo Patronus: un bellissimo ed elegante falco.
Così ho potuto ascoltare di nuovo la sua voce, anche se erano solo poche parole, freddamente pronunciate.
Mi mancano i suoi appassionati sussurri: vorrei tanto sentire di nuovo la sua voce, roca e profonda, che sa avvolgermi nel suo amore!
Quella sera gli occhi mi si sono di nuovo maledettamente riempiti di lacrime, di fronte ai membri dell’Ordine, che hanno ormai capito che sono innamorata di Severus: mi guardano con compassione e scuotono la testa fra loro quando credono che non li veda. Sembrano convinti che io sia pazza ad amare un mago come lui, che non mi ricambierà mai perché, semplicemente, non è capace di amare.
Solo Dora sembra comprendere il mio dolore e, quella sera, mi ha stretto piano la mano, a lungo.
Anche i suoi occhi erano colmi di lacrime.
Se solo sapessero, invece, qual è la verità, quale meraviglioso uomo è Severus, dietro all’orrida maschera che mostra agli altri!
Certo, bisogna darsi da fare con insistenza per oltrepassare le sue barriere, ma ne vale la pena!
Remus, invece, è così diverso.
Nonostante tutto, riesce ad accettarsi e convivere con dignità con il “suo piccolo problema peloso”, come lo chiama scherzoso.
Del resto, non è colpa sua se è diventato un Lupo Mannaro: era solo un bambino!
È questa la differenza fra loro: la colpa.
Severus non si è mai perdonato, né mai lo farà, la scelta sbagliata compiuta quand’era poco più di un ragazzo e che gli ha irrimediabilmente segnato la vita.
Quante volte ha già pagato le sue colpe e quante volte ancora dovrà pagarle, povero amore mio, prima di riuscire ad accettarsi per quello che davvero è?
Un uomo immensamente coraggioso, che ogni giorno rischia la propria vita per saldare un debito più volte già estinto, in caparbio e solitario silenzio, disprezzato o, a volte, addirittura odiato da chi gli sta vicino e percepisce solo la sgradevole apparenza che Severus mostra di sé, per tenere tutti a distanza, non ritenendo di meritare né amicizia né, tanto meno, amore.
Invece, io ricordo bene con quale odio, misto a rimpianto e dolore, Severus squadra il Marchio che spicca nero sul suo braccio: credo che il suo più grande desiderio sia di poter strappare via l’infamante emblema di colpa e schiavitù!
Povero, dolce amore mio!
Da quando sono fuggita e l’ho lasciato solo, sono passati quasi undici mesi.
Un tempo infinito di solitudine, che ho provocato ma ancora non riesco a interrompere.
Silente mi ha fatto più volte promettere di non cercare di vederlo e di lasciare a lui l’iniziativa per non compromettere la sua vitale missione.
Mi chiedo se è giusto.
Se è giusto lasciarlo da solo a compiere il suo dovere, senza stargli vicina.
E di quale missione si tratta, che dura ormai da così lungo tempo?

*


Come sono cambiata!
Severus mi ha cambiato.
Lui e la magia.
Infine me ne rendo conto in modo cosciente: Severus per me rappresenta la magia.
La magia dell’amore e la magia di questo mondo incantato cui appartengo indissolubilmente ogni giorno di più, così come sempre più il mio amore mi lega al mago che ha creato la nuova donna che sono diventata.

E fui donna dacchè mi toccasti
e mi facesti crescere come se tu mi avessi
fatta nascere, perché da dove
se non da te uscirono le mie ciglia
nate dai tuoi occhi, e i miei seni
dalle tue mani affamate, ed il mio corpo
che per la prima volta s’accese fino a bruciarmi?
E la mia voce non veniva dalla tua bocca? [2]


Mi manchi Severus, e ti desidero sempre di più.
Ogni giorno che trascorro lontano da te, il mio amore cresce e abbatte adagio ogni mia sciocca paura.
L’unico desiderio, ormai, è quello di poterti rivedere per buttarmi tra le tue braccia e stringermi forte a te, per sempre al tuo fianco, raccontandoti tutto il mio amore.
Voglio rivedere le tue splendide iridi nere, bruciare nelle fiamme della tua passione, ardere nel tuo desiderio che è pari solo al mio.
Sogno le tue labbra dischiudersi piano, nel dolce sorriso che è solo per me, e poi sfiorarmi appena la pelle, in un rovente sussurro. Anelo sentire la tua bocca scorrermi lenta sul viso e poi scendere sul collo in una scia di ansante desiderio, mentre le tue braccia mi avvolgono delicate, per stringermi sempre più forte al tuo corpo che mi vuole con irrefrenabile bramosia.
Rivedo la lunga schiera di severi bottoncini imprigionarti il petto e le mie mani smaniano di scioglierli dalle crudeli asole, mentre mi mordo le labbra nell’illusione di baciare ancora la tua candida pelle.
Perché, perché non torni da me, Severus?
Perché Silente mi impedisce di raggiungerti?
Ci sono momenti di scoramento, in cui temo ti sia dimenticato di me e di aver perduto il tuo amore.
Poi, ricordo quello che c’è stato tra noi, la forza con la quale hai saputo resistere al tuo desiderio per me pur di ottenere il mio cuore, prima del mio corpo, e mi dico che è impossibile che un amore così profondo possa svanire.
Ma la paura continua ad assillarmi.
Non è più la paura d’amare che un tempo mi teneva lontana da te, no, ora è la paura di perderti che mi fa soffrire.
Nell’atmosfera sfumata del sogno ti vedo di nuovo, in controluce sul candido disco lunare, stagliarti nero ed elegante, il mantello che ondeggia mentre ti avvicini a me: al mio sguardo innamorato il tuo viso sembra bellissimo, così pallido e serio, le rughe della tua dura vita profondamente incise nei lineamenti.
Nel cristallo nero dei tuoi occhi vedo fiamme di passione danzare impetuose mentre schiudi appena le labbra per regalarmi il tuo timido sorriso, appena accennato, come se non potessi ancora permetterti di essere felice, se non credessi più d’aver diritto all’amore.

Quando verrà la notte, via le paure
voleranno dal mio cuore assetato,
tra le stelle un sentiero porterà a te
come se i sogni fossero il passato
che torna alla vita attraverso di te.

Un sogno, sempre un sogno, che ridesta
il desiderio di realtà smarrite
ma ogni istante vissute nella mente,
il tuo sorriso che colma gli spazi
e dona all'anima il suo orizzonte. [3]


Di nuovo i miei occhi sono colmi di lacrime: ti rivedo nella grotta, dove la magia era inibita, ma che tu hai colmato con l’incanto del tuo immenso amore.
Quella notte ho scoperto chi eri, ho visto fino in fondo nel tormento della tua anima e lì, nel tuo dolore, nella solitudine e nei rimorsi, è nato il mio amore, piccolo e tenero germoglio, timoroso di tutto.
È cresciuto, sai, Severus, nutrito dall’ardente sole della mia Africa, innaffiato dalla lontananza, rafforzato dal desiderio: ora è una pianta adulta, capace di resistere alle raffiche del dubbio e in grado di sconfiggere ogni paura.
Ti voglio, Severus, ti voglio di nuovo qui con me: bramo il tuo corpo e il ricordo dell’unica volta in cui, meravigliosamente, sono stata tua, vive indelebile nella memoria, accendendo il desiderio.
Mi mordo le labbra, ricordando il sapore intenso dei tuoi baci, la lingua che mi carezzava e le mani che assaggiavano il mio corpo in quell’infinito massaggio che mi faceva impazzire.
Ancora rivedo il pallido volto incorniciato dai lunghi capelli neri, la bocca aperta, ansimante nella bruciante eccitazione negata, e il mio piacere che esplodeva tra le tue mani e poi sulle tue labbra, intenso e travolgente.
Calde lacrime di prezioso desiderio brillavano davanti ai miei occhi, mentre troneggiavi su me, le mani ardenti sui miei seni, delicate e appassionate insieme, mentre ti mordevi le labbra per resistere a te stesso.
Infine, terribilmente agognato e da troppo tempo atteso, il tuo corpo che si fonde con il mio, in un’esplosione incontrollabile di piacere, intensa, ripetuta, esaltante.
Finché ti ho sentito ritrarti, pentito d’aver ceduto agli impulsi del tuo corpo, deciso ancora a negarti ogni soddisfazione che potevo donarti se, prima, non riuscivi a conquistare il mio cuore.
Ti amo, Severus, ti amo infinitamente, come già ti amavo allora, pur se ancora non avevo il coraggio di ammetterlo.
Ma l’ho vista, sai, la luce che ha illuminato i tuoi occhi neri quando ti ho sussurrato appena il mio timido amore.
Mi sono persa nel tuo sorriso, amore mio, il tuo dolce, splendido sorriso che esiste solo per me, per i miei occhi e per il mio cuore.
Sono entrata nel labirinto del tuo amore e ancora sono prigioniera, avvinta a te, felice e dimentica di tutto, senza più voler trovare la strada del ritorno a un passato già scordato, rinnegato, che non è neppure mai esistito.
Volo sulle ali del tuo amore, nel nero dei tuoi occhi, a lenire il tormento della tua anima, a schiudere le tue labbra in un sorriso che t’illumina il volto.
Sono una donna nuova, nata quella notte dal tuo amore, sono la piccola Crystal che timorosa si nascondeva in me, in attesa di poter di nuovo vivere, protetta e desiderata da un uomo meraviglioso come te.
La bimba che piangeva in silenzio, di cui hai raccolto le preziose lacrime, ora è diventata la tua donna.
Per sempre.
Con immenso amore.
Per te, solo per te, mio dolce Severus.


1. Earendil.
2. Pablo Neruda, dal Poema “La spada di fuoco” – tratto da: XXIV “La vergine”.
3. Earendil.
 
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15. Folgorazione



Ancora accarezzo questa pergamena, Severus, che mi racconta il tuo imperituro amore. La stringo al cuore e ne ricordo un’altra, terribile, che sconvolse ogni mia sicurezza: in quel luminoso mattino di giugno, la Gazzetta del Profeta a lettere cubitali annunciava l’assassinio di Silente.

Albus Silente, stimato Preside di Hogwarts e Stregone Capo del Wizengamot, questa notte è stato barbaramente assassinato dal Mangiamorte e traditore Severus Piton che, proprio nella più rinomata Scuola di Magia e Stregoneria, quest’anno ricopriva, ironia della sorte, la carica di professore di Difesa Contro le Arti Oscure, dopo aver occupato per quindici anni la cattedra di Pozioni.
Ma, evidentemente, non era contro le Arti Oscure che Severus Piton combatteva…


Non ce la faccio, non riesco a continuare a leggere queste infamanti accuse.
Non può essere vero: non puoi aver ucciso Silente.
Non tu!
Non sei più un Mangiamorte, né sei un traditore: io lo so bene!
Non sei… non volevi più essere… un assassino.
Le parole sulla carta si confondono davanti agli occhi appannati dalle lacrime e il cuore batte così forte da farmi male.
Ho fatto di tutto per dimenticarti e soffocare il mio amore per te, senza riuscirci, e ora… no, non è possibile!
Non tu, non lui!
Vorrei gridare forte l’assurdità di tutto questo.
Sono sicura che gli volessi molto bene: come avresti mai potuto ucciderlo?
Abbasso di nuovo gli occhi sull’articolo e solo ora noto la foto.
Se non fosse per i colori tenui dello sfondo, sembrerebbe in bianco e nero, tanto sono scuri occhi e capelli, bianco il viso e grigie le tue labbra esangui e sottili, strettamente serrate.
Riconosco dietro di te l’aula di Difesa contro le Arti Oscure: si tratta quindi di una foto recente, degli ultimi mesi.
Libero gli occhi dalle lacrime che, insistenti, continuano a formarsi, e torno a osservare il volto pallido che porta scolpita in profondità la sofferenza: le guance, più scavate di quanto ricordassi, rendono il profilo del naso aquilino ancor più imponente, mentre i meravigliosi occhi neri hanno perso il loro fuoco vitale e sono pieni solo d’una angosciata disperazione.
Questo non è il viso di un assassino!
Le mie dita sfiorano lievi le tue labbra, come a cercare di ridarti il calore che manca nel gelo della tua cupa espressione.
Noto che sembra una foto Babbana: l’immagine è immobile, eppure l’angoscia traspare da ogni singola dura linea del tuo amato volto e la mia mano continua ad accarezzare lenta le belle labbra sottili, piegate in una curva di amara rassegnazione.
Adagio strappo la foto dalla pagina: la guardo a lungo prima di ripiegarla con cura e riporla nella veste.

Ma quella è per me per me solo
Io solo ho diritto di parlare a questo ritratto che scolora
A questo ritratto che si cancella
Io lo guardo a volte a lungo un’ora due ore [1]


Appallottolo il giornale e lo getto nel fuoco: non leggerò false accuse contro l’uomo che amo.
Contro l’uomo che mi ama. Che mi ha sempre amato, che non ha mai smesso un istante di amarmi.
Anche quando mi ha allontanato da sé.
Adesso mi è alfine tutto chiaro, so perché hai assunto quell’incomprensibile atteggiamento, perché hai fatto esplodere le mie paure: perché mi amavi e non volevi che soffrissi.
Volevi che ti lasciassi, che mi dimenticassi di te.
Non posso farlo.
Ho provato, ma non ci riesco.
Perché ti amo.
Le parole di Silente mi tornano alla mente, in tutto il terrificante orrore del loro significato.
Adesso mi è chiaro ciò che allora non compresi.
- Severus Piton è troppo importante in questa guerra, è l’unico che può scoprire dove Voldemort ha nascosto… certe cose. Se mai dovesse essere necessario, se mai si trovasse nella tragica alternativa di dover scegliere tra la mia vita e la sua, Severus sa che dovrà uccidermi!
Così mi disse il preside, fissandomi negli occhi: questa era la missione terribile che ti aveva affidato.
Ora che ci ripenso, è così evidente dalle sue parole: come ho potuto non capire!
- Se dovrà farlo, Severus mi ucciderà, proprio perché mi vuole bene. Conosco un’unica persona al mondo che può farlo e poi riuscire ugualmente a continuare a compiere il suo dovere nel migliore dei modi, nonostante il lancinante rimorso. Quella persona è proprio e solo Severus Piton. Per il suo profondissimo senso del dovere, per i rimorsi delle sue colpe passate… perché mi vuole bene e non mi negherà una morte pietosa.
Sembra follia, eppure è la sola logica interpretazione, l’unica che può spiegare la profonda sofferenza sul tuo volto nella foto e la decisione di rinunciare a me.
Sapevi cosa avresti dovuto fare e hai temuto che non potessi capire.
Oh Severus! Perché, perché non hai avuto fiducia in me? Io avrei compreso, avrei saputo leggere il dolore nella tua anima.
Dolore.
Sì, avrei sofferto con te.
Ma è proprio questo, invece, che tu non volevi, vero?
Non volevi che io soffrissi e hai creduto che rinunciando a me, spingendomi ad abbandonarti, avrei potuto dimenticarti ed evitare questa sofferenza.
Ti sei sbagliato, amore mio: non sono riuscita a smettere di amarti.
Eri entrato troppo a fondo nel mio cuore e avevi ormai liberato la bimba prigioniera in me: il piccolo essere che sapeva amare con una forza e un’intensità che non credevo possibile.
Come tu, solo tu, hai saputo insegnarmi.

Destar dentro la libertà d'amare
i tuoi sogni e le tue alte avventure,
vagare persa per eteree strade
dai bianchi poggi e remote contrade,
tessere infiniti cammini per te
solcando nubi di tetre tempeste
e trovare ancora e ancora un senso
per disegnare nitido il tuo volto:
il dono d'un amore mai smarrito. [2]


Anche tu non hai mai smesso di amarmi, anche quando ho dubitato del tuo amore perché non sei venuto a cercarmi al mio ritorno dall’Africa.
Che stupida a non capire nulla! A lasciarmi ingannare dalle parole di Silente che cercava solo di tenermi lontana da te.
Eppure, me lo avevi detto, mi avevi giurato il tuo amore eterno, proprio mentre ti lasciavo e ti volgevo le spalle fuggendo sospinta dalle mie paure.
Come mi brucia, ora, la tua sofferta richiesta.
- Ti chiedo solo una cosa, di ricordare queste mie parole. Ti amo, e qualunque cosa accada, continuerò ad amarti: intensamente, profondamente, perdutamente! Qualunque cosa accada, il mio amore per te non verrà mai meno e dovunque mi troverò il mio cuore sarà solo per te, per sempre.
Per un attimo chiudesti gli occhi e sospirasti: forse per trattenere le lacrime sapendo che mi stavi perdendo?
- Ti aspetterò Crystal, per tutta la vita, se sarà necessario.
Severus, amore mio, perdonami!
Sto piangendo senza ritegno, singhiozzi sconsolati mi scuotono le spalle mentre penso a quanto hai sofferto tutti quei mesi senza di me, con l’orribile dovere da compiere: uccidere il tuo unico amico. Dopo aver perduto anche il mio amore!
Solo, sei rimasto completamente solo ad affrontare un terribile destino.
Solo, come sei sempre stato in tutta la tua vita.
Ed io, io che so leggere nella tua anima… non ho capito nulla!
Severus… Severus… come ho potuto? Perdonami!
La tua foto è di nuovo tra le mie mani, bagnata di lacrime: l’unica cosa di te che mi rimane!
Tu, invece, non hai neppure una mia piccola immagine per sostenerti.
Quale assurda follia! Perché hai dovuto ucciderlo? Perché?
Sto urlando, in questa casa deserta, e presto solo le sgraziate grida della vecchia signora Black risponderanno ai miei inutili lamenti.
Non è qui che troverò le mie risposte, non è qui che potrò aiutarti: devo tornare a Hogwarts e scoprire esattamente cosa è avvenuto questa notte… e cosa è avvenuto nei mesi precedenti tra te e Silente.
Ma non temere, mio dolce amore: ora che so che mi ami e continuerai ad amarmi, non demorderò, finchè non potrò essere di nuovo al tuo fianco!

*


Ero terribilmente angosciata, il mattino dopo, eppure la speranza di poter essere presto di nuovo al tuo fianco mi sostenne e mi diede la forza di precipitarmi alla scuola per scoprire la verità, per aiutarti.

La disillusione è tremenda: qui al castello c’è solo il più agghiacciante odio per te e le loro parole, traditore, assassino, Mangiamorte sono lancinanti pugnalate che straziano il mio povero cuore.
L’unica mia consolazione è che tu non puoi ascoltarle dalle loro labbra.
Eppure so, immagino, che presto la tua povera anima, lacerata e distrutta, te le ripeterà come un’eco ossessiva, fino a farti impazzire dal dolore.
Non sei un assassino, Severus, non sei un traditore, amore mio, non sei più un Mangiamorte!
Sei solo l’uomo che amo, infinitamente, sei il mago più coraggioso che abbia mai conosciuto, l’uomo che ha saputo rinunciare a tutto, amore e amicizia, per compiere il proprio dovere.
Ascolta solo le mie parole, Severus, afferrati al mio amore! Ti prego, non sprofondare nella disperazione! Sono qui… sono qui… ti amo!
Mi rendo conto che sono io, invece, che sto affogando in me stessa, senza sapere come aiutarti.
Le parole che Silente, serio come mai l’avevo visto prima, mi disse appena dopo Natale, martellano insistenti i miei ricordi.
- Devi continuare a credere fermamente in Severus, qualunque cosa accada, perché nessuno più di lui merita fiducia e amore.
- Promettimi che la tua fiducia in Severus non verrà mai meno. Mai!
- Non posso rivelarti altro, Crystal, dovrai fidarti anche di me, adesso. Per ora posso solo assicurarti che verrà un momento, nel prossimo futuro, in cui solo tu potrai aiutare Severus, e dovrai farlo. Promettimelo!

Ecco, il momento è arrivato.
Ho piena fiducia in te, Severus, e ti amo, ma fino ad ora non sono riuscita a trovare il modo per aiutarti, anche se ci ho provato, in ogni modo.
Il tempo passa e tu sei sempre solo, con un nuovo terribile rimorso sul cuore, obbligato a vivere in mezzo all’odio e al sangue, proprio tu che avevi cercato di rifuggirli in tutti i modi.
Povero amore mio, ancora stai pagando le colpe della tua gioventù, dopo averle già mille volte espiate; ancora sei schiavo del tuo passato, che di nuovo ti tormenta oltre ogni sopportabile limite.
Io lo so, comprendo tutto, eppure non riesco a fare nulla per te.
Sono stata anche al Ministero, ma ho subito capito che è la strada sbagliata: ho l’impressione che sia infiltrato da troppi “amici” di Voldemort e raccontare a loro da che parte stai potrebbe essere controproducente.
Ho perorato la tua causa con Moody e poco c’è mancato che mi facesse rinchiudere ad Azkaban: è fuori di sé e sbraita come un pazzo contro Silente che s’è fidato d’un traditore che l’ha ammazzato. Le sue parole su di te sono irripetibili, povero amore mio!
Ora sono di nuovo qui alla scuola per parlare con Minerva: è distrutta dal dolore e ancora non riesce a credere che tu possa aver tradito il suo Albus in questo modo.

- La prego, professoressa McGranitt, deve credermi: queste sono le esatte parole che Silente mi disse un anno fa. “Severus Piton è troppo importante in questa guerra, è l’unico che può scoprire dove Voldemort ha nascosto… certe cose. Se mai dovesse essere necessario, se mai si trovasse nella tragica alternativa di dover scegliere tra la mia vita e la sua, Severus sa che dovrà uccidermi!
- Basta, Crystal, lo hai ripetuto decine di volte, ma non ha alcun senso. Come può, Piton, essere più importante di Silente in questa guerra? Era lui il capo dell’Ordine, era da lui che tutto dipendeva.
- Ma Silente ha detto che Severus è l’unico in grado di scoprire dove Voldemort ha nascosto qualcosa d’importante! Forse qualcosa che può aiutarci a distruggerlo!
Minerva mi guarda scotendo il capo: ha gli occhi rossi ma tiene le spalle ritte e il suo sguardo scivola per un attimo sul quadro del preside.
- Benedetta ragazza, non credi che, se così fosse, Albus l’avrebbe detto anche a qualcun altro?
- Sono certa che Potter sa qualcosa. – ribatto decisa. – E’ evidente che ha una missione da compiere per conto di Silente!
- Già, ma se fai il nome di Piton davanti a quel povero ragazzo, otterrai solo un’esplosione di odio. Più che giustificata, oltretutto! Sai bene che se Harry lo trovasse sulla sua strada farebbe di tutto per ucciderlo. - La voce di Minerva diventa solo un sussurro pieno di dolore. – E anch’io… tutti noi lo faremmo.
Sento il cuore stritolato in una morsa. Scrollo la testa e torno all’attacco:
- Severus avrebbe potuto uccidere Harry, mentre fuggiva. Ma non lo ha fatto.
- Temeva arrivassero gli Auror del Ministero.
- Però ha evitato che un altro Mangiamorte torturasse Harry con la Cruciatus. – incalzo ancora.
- E’ un uomo freddo e controllato che esegue alla perfezione gli ordini del suo padrone. – Le labbra di Minerva si stringono in una smorfia di disprezzo e la voce si fa gelida. – Harry ha riferito che è stato Piton stesso a dire di non toccarlo perché lui appartiene al Signore Oscuro ed i suoi Mangiamorte devono lasciarlo stare.
- Nessuno è mai morto per pochi minuti di Cruciatus. – ribatto con durezza. – Se è vero che Severus odia tanto il ragazzo, come Potter sostiene, come mai è stato così solerte nel proteggerlo? Sono certa che a Voldemort non dispiacerebbe se il suo rivale fosse torturato!
- Stavano fuggendo: non c’era tempo! – grida Minerva con voce stridula.
- No, non è vero! – urlo, più forte di lei. – Severus non è uno stupido: non ci avrebbe messo più di due secondi a schiantare Harry e caricarselo sulle spalle per portarlo quale gradito omaggio al suo Signore!
Minerva mi guarda, ansante, gli occhi spalancati e pieni di lacrime. Approfitto del vantaggio.
- Invece, Severus ha combattuto con Potter senza mai colpirlo e fargli davvero male, senza neppure cercare di catturarlo. Da quello che ha detto il ragazzo, sembra addirittura che abbia approfittato del momento per dargli un’utile lezione sui duelli: occludere la mente e usare incantesimi non verbali!
Ho il fiato corto ma non demordo.
- Quando Harry gli ha dato del codardo per aver ammazzato Silente, perfino il ragazzo si è accorto che Severus soffriva! E’ stato lui stesso a riconoscerlo, alquanto stupito, ma mi ha detto che il suo viso sembrava folle, disumano, e Harry ha avuto l’impressione che provasse tanto dolore quanto Thor, che guaiva rinchiuso nella capanna di Hagrid che stava bruciando.
Avanzo di un passo e Minerva si ritrae, spaventata dal mio ardore. Ribatte, con un filo di voce.
- Forse… Severus un po’ voleva bene ad Albus… dopo tanti anni.
- Un po’? Un po’ di bene? – grido, perdendo il controllo. – Silente era come un padre per Severus, era il suo unico amico, la sola persona che lo conosceva bene e credeva in lui! Nessuno più di me può comprendere quanto Severus stesse soffrendo in quel momento. Aveva appena ucciso la persona alla quale, oltre a me, più teneva al mondo. E l’ha fatto per obbedire a un suo ordine, ne sono certa!
Minerva è bianca da far paura e si preme una mano sulla bocca. Una lacrima brilla sulle sue ciglia e poi, adagio, scivola giù sulla gota mentre si avvicina e mi pone una mano sulla spalla.
- Mi dispiace, Crystal. Capisco che tu ne sia innamorata e lo difenda, ma… Piton aveva fatto un Voto Infrangibile con Narcissa Malfoy giurando di proteggere Draco e, se necessario, di svolgere al posto del ragazzo la missione che il suo Signore gli aveva affidato. – La voce di Minerva trema. – E’ per questo che lo ha ucciso, anche se gli voleva bene. E’ per questo che Severus soffriva.
Un’altra lacrima scende veloce sul viso sciupato di Minerva. La guardo senza comprendere: non so cosa sia un Voto Infrangibile.
- Ma perché… non capisco. Che senso ha? Cos’è un Voto Infrangibile? – chiedo in un sussurro spaventato.
- Chi viola un Voto Infrangibile muore.
La voce soffocata di Minerva ha il fragore di un’esplosione.
– Severus ha ucciso Albus al posto di Draco, perché il ragazzo non era in grado di farlo. Se non lo avesse fatto, avrebbe infranto il Voto e sarebbe morto all’istante!
- No!
- Ecco perché Harry gli ha dato del codardo: Piton ha ucciso il suo migliore amico solo per salvare la propria vita.
Tutto vortica intorno a me e il viso di Minerva mi sembra squarciato da un ghigno orribile.
No, Severus non è un vigliacco!
No, non ci credo, non è così, deve esserci un’altra spiegazione: Severus avrebbe preferito morire piuttosto che uccidere Albus.
Cerco di parlare, di difendere ancora l’uomo che amo, ma le parole s’incastrano in gola: tutto diventa nero e mi accascio a terra.

*


Perdonami, Severus, io sono stata vigliacca, non tu.
Quando mi sono risvegliata, in Infermeria, m’è sembrato che il mondo mi crollasse addosso, che loro avessero ragione ed io torto.
La mia fiducia in te per un attimo, solo un fugace istante, ha vacillato e mi sono lasciata abbattere dalla mia stessa disperazione.

*


Ancora una volta sono fuggita, anche da me stessa, e mi sono di nuovo rifugiata qui, nella mia silente Africa, lontana dal mondo cui so bene, ormai, di appartenere.
Lontana, oltre il mare.

Quale mare? Quello delle mie lacrime.
I miei occhi bagnati dal vento amaro
in questa notte d’ombra e di allarmi
sono due stelle sul mare. [3]


Ho trascorso settimane a disperarmi, a piangere, a crogiolarmi nel dolore, pensando a quanto tu dovevi soffrire, solo fra i Mangiamorte, il nuovo tremendo rimorso a soffocare la tua coscienza, ultimo orrendo incubo fra i tuoi incubi.
Fino a questa notte scura, attraversata solo da due saettanti stelle cadenti.
Ho rivisto i tuoi occhi brillare nell’oscurità della mia disperazione e ho distinto appena la tua ombra tenebrosa sulle scale che conducono al tuo sotterraneo.
Due anni.
Ti vidi per la prima volta proprio due anni fa, solo per un breve istante: non sapevo chi fossi, ma nei tuoi profondi occhi di nero cristallo brillava vivida un’intensa luce che sapeva rischiarare anche la notte più profonda.

Un faro acceso nella cupa notte,
stella solinga dei cieli angosciati,
capace solo di splendere per me
là dove tutto si oscura svanendo,
salda rotta verso il porto del cuore. [4]


In un attimo, come su un treno lanciato a folle velocità, dai finestrini della memoria ho visto scorrere le immagini della mia vita: l’amore era lì, davanti a me, e stavo per perderlo.
Come una pazza, mi sono sporta fuori, rischiando di cadere nel baratro, e ho allungato la mano per afferrare la scia della luce incantata dei tuoi occhi.
Poi l’ho stretta forte tra le dita, l’ardente legame che mi vincola a te e illumina il nostro amore.
Così come illumina la tua anima.
Non m’importa di quel maledetto Voto Infrangibile: fin dal primo istante in cui ne sono venuta a conoscenza sono sempre stata convinta che non hai ucciso Silente solo per salvare la tua vita.
No, non lo avresti mai fatto.
Ti conosco troppo bene e non mi sbaglio.
Ho visto la tua anima andare in frantumi mentre violentavi Jamie e la uccidevi. Per pietà e per dovere, desiderando solo di poter soffrire al posto suo e morire.
Sono certa che ci deve essere un’altra spiegazione.
Non sei un vigliacco.
Morire a causa del Voto, per te, sarebbe stato molto più facile.
Per questo mi hai allontanato: eri sicuro di dover morire e non volevi che mi legassi a te, per poi piangere la tua perdita.
Per questo non sei mai venuto a cercarmi a Londra, anche se non hai mai smesso di amarmi.
Silente ti ha ordinato di ucciderlo.
Non so perché, ma è come se me lo avesse detto a chiare lettere quando mi spiegò che tu sapevi che, in mancanza d’altra scelta, avresti dovuto ucciderlo. Che solo a te poteva chiedere una cosa del genere, perché solo tu eri in grado di compiere quel gesto e poi riuscire lo stesso, nonostante il tremendo rimorso, a vivere per compiere il tuo dovere.
Perché solo tu avresti avuto il coraggio di ammazzarlo!
Severus, mio dolce amore, uccidere il tuo più caro amico ti è costato tutto il tuo coraggio: non la scelta più facile, ma quella giusta, anche se, ancora una volta, era la più tremenda per la tua anima.
E lui, proprio lui che sapeva a cosa ti stava condannando, si è accertato che ci fosse qualcuno che capisse, avesse fiducia in te e potesse aiutarti, quando tutti ti credono un traditore.
Me lo ha fatto promettere, un formale giuramento, mentre si appoggiava sul petto la mano avvizzita e bruciata.
La mano!
Cosa diavolo aveva Silente in quella mano?
E da quanto tempo?
La mia mente, febbrile, cerca di ricordare ogni particolare: era già così anche lo scorso luglio, quando mi disse quelle terribili parole. Era ancora tale a Natale, sei mesi dopo. E lo è sempre rimasta, nei mesi successivi, ogni volta che l’ho rivisto quando veniva a Grimmauld Place.
Quella mano non è mai guarita.
Perché?
A causa della ferita inguaribile alla mano, Silente poteva morire?
Era questo il motivo per cui proprio tu, Severus, dovevi ucciderlo?
Perché Silente era già condannato a morte certa? Forse anche dolorosa?
E tu, proprio come Silente voleva, non gli hai negato una morte pietosa?

*


Il sole sorge sul nuovo giorno che, infine, mi porterà da te.
Intanto, i ricordi si accavallano ancora negli irrequieti pensieri.

*


Eccomi di nuovo a Hogwarts, durante i primi giorni di scuola, a elemosinare i ricordi che il giovane Potter serba della notte in cui il mio povero Severus ha dovuto distruggere la propria anima.
Entrare frettolosa nella mente del ragazzo non è sufficiente: ho bisogno di conoscere ogni più piccolo dettaglio e valutare con calma le preziose informazioni.
Non sarei mai riuscita a convincerlo a darmi i suoi ricordi, se non fosse stato per l’intervento dell’amica, la Granger: una ragazza davvero in gamba!
Questo mi ha spinto, lo ammetto, oltre alla curiosità e al bisogno di capire meglio: per un attimo mi sono affacciata sull’anima della ragazza e ho trovato in lei i miei stessi dubbi, le stesse domande a troppi perché ancora senza una ragionevole risposta.
La giovane maga ha un cervellino niente male e sta giungendo alle mie stesse conclusioni: l’apparenza di Piton assassino e traditore fa a pugni con la logica. E la Granger, con la logica, ci va a nozze!
Era curiosa quanto me di vedere quei ricordi ed io facevo l’indifferente sfruttando il suo interesse.
Ora so tutto: è come se fossi stata sotto il mantello dell’invisibilità, sulla torre.
Povero Severus, amore mio!
Terribile vivere quei momenti, impotente spettatrice mentre mi premevo le mani sulla bocca per non urlare.
Ti ho visto entrare deciso, sbattendo la porta, il volto bianco e tirato da far paura, il respiro trattenuto nelle labbra serrate strette e gli occhi neri di disperazione. Ti sei guardato intorno, con fulminea e minuziosa attenzione: hai contato gli avversari, troppi; hai compreso che Draco non lo avrebbe mai ucciso e hai spinto il ragazzo dietro di te per proteggerlo.
Eri arrivato in tempo!
Ho visto il sospiro della tua anima: sollievo e disperazione insieme.
Silente ha sussurrato con dolcezza il tuo nome e, per un brevissimo istante, fiamme di luce nera hanno brillato nei tuoi occhi.
Per l’ultima volta, temo.
Solo odio e disgusto sulle dure linee del tuo viso: ma sono certa che eri te stesso che odiavi, era il disgusto per ciò che dovevi fare che distorceva i tuoi lineamenti.
Non riesco neppure lontanamente a immaginare cosa puoi aver provato tu nell’attimo in cui hai lanciato la maledizione mortale.
Quanto ti deve essere costato!
Dove sei riuscito a trovare la forza per farlo?
I tuoi occhi, mio povero amore, erano vuoti di vita mentre immolavi l’anima sull’altare del dovere.
Poi la fuga, attento a trascinarti dietro i Mangiamorte affinché non facessero male a nessuno; il tuo difenderti senza mai attaccare e l’accusa di vigliaccheria: proprio contro di te, che tutto il tuo coraggio l’avevi consumato nelle due orrende parole!
Perfino Potter ha capito: era un tremendo dolore che bruciava il tuo viso illuminato solo dalle fiamme del rogo della capanna di Hagrid.
Non ha compreso perché soffrivi, mentre sprofondavi nell’inferno del dovere dei giorni futuri, condannato a vivere nella disperazione di un rimorso atroce.
Solo.
Senza amici, senza amore.
Disperato!
Infine l’ippogrifo che, con i taglienti artigli, sfregiava il tuo volto.
Severus, amore mio!

*


- Non m’importa se non mi credi: m’infiltrerò tra loro e ti porterò le prove che Severus è sempre dalla nostra parte! – urlo di nuovo.
Devo restare calma, altrimenti non otterrò nulla da Moody.
Il mio atteggiamento aggressivo è controproducente con uno tosto come lui: Severus sarebbe freddo e controllato e userebbe l’ironia come arma. Io, invece, avvampo per nulla.
No, non è nulla, se accusano di tradimento l’uomo che amo!
Questa situazione, in cui non trovo vie d’uscita, mi fa impazzire.
Volto le spalle a Malocchio attizzando il fuoco nel camino: ci ficcherei volentieri dentro la sua testa, così ostinata a non voler capire.
- Le donne innamorate sono pericolose: l’ho sempre detto! – borbotta rivolgendosi a Remus. – L’hai detto tu che era pronta per entrare nell’Ordine: l’avrai presto sulla coscienza, quando si farà ammazzare per difendere quel vigliacco traditore di Piton!
- Severus non ci ha tradito! – grido ancora, inutili lacrime di rabbia a inumidirmi gli occhi. – E non è un vigliacco!
- Smettila, Crystal, calmati! – mi esorta Remus afferrandomi per le braccia. – Non intendo metterti in contatto con i Mangiamorte tramite i Lupi Mannari: come ha fatto notare Moody, non intendo averti sulla coscienza.
- Troverò un altro modo. – ribatto indomita, liberandomi con uno strattone dal suo abbraccio.
Alastor mi guarda di sottecchi, mentre con un pollice si accarezza il mento ispido: sembra valutare un’idea. Poi mormora:
- Lucius Malfoy è evaso oggi pomeriggio: se non ricordo male, - ammicca maligno verso di me, - eravate buoni amici, un tempo.
Lo guardo e gli sorrido sfrontata: per tornare da Severus sono disposta a tutto.
Assolutamente a tutto!


1. Guillome Apollinaire – “Poesie a Lou” – Tratto da “XXXVI: Mio Lou mia diletta. Oggi ti invio la prima pervinca…”
2. Earendil.
3. Paul Verlaine – Dalla raccolta “Amore”, tratto da “Un vedovo parla”.
4. Earendil.
 
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view post Posted on 30/11/2022, 10:20
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I ♥ Severus


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16. In difesa di Severus Piton



- Per l’ultima volta, Remus, vuoi ascoltarmi?
Mi volge le spalle e scrolla la testa, infastidito dalla mia presenza.
Non sono le mie parole che lo disturbano: è il fatto che io sia qui, in questo momento, proprio mentre il gufo, per la terza volta, picchia insistente il becco contro il vetro della finestra.
- E aprigli! – esplodo alla fine. – Non se ne andrà finché non ti avrà consegnato quella maledetta lettera!
Di malavoglia Remus apre la finestra e traffica col gufo, sempre volgendomi la schiena per coprire ogni movimento.
Qualcosa luccica un attimo tra le sue dita, colpito da un raggio di sole.
Veloce mi affianco mentre la mano tenta di far sparire l’oggetto nella veste: mi sembra una piccola ampolla.
- Cos’è?
Remus mi ignora: toglie la pergamena dalle zampe del volatile e lo lascia libero. Poi infila il rotolo di pergamena in tasca, senza nemmeno aprirlo.
- Cos’è? – insisto. – Perché non lo leggi?
- So cosa c’è scritto: è inutile!
Sospira e mi guarda: è a disagio e cerca scuse per allontanarmi.
- Per favore: questa notte ci sarà luna piena. Lasciami riposare un poco.
Mi fa pena, quando la sua fragilità di uomo emerge, pressata dalla bestia che vive in lui.
Lascio la stanza chiudendomi piano la porta alle spalle.
Poi mi fermo, il cuore che all’improvviso mi martella in petto.
Non so cosa mi blocca: è solo una fugace impressione. Forse il suo sospiro rassegnato, forse l’accenno alla notte che verrà, ma nei suoi occhi tristi e stanchi vedo la luna e la paura di ciò che c’è dentro di lui.
La sua mano corre alla tasca, accarezzando la piccola ampolla che potrebbe regalargli la tranquillità: era vetro quello che ha brillato nel riflesso del sole!
Apro la porta di scatto e lo vedo: la pergamena srotolata tra le mani e la boccetta stretta tra le dita.
- La pozione Antilupo!
I suoi occhi non possono negare la verità.
- Questa notte ci sarà la luna piena e Severus continua a mandarti la pozione. – asserisco sicura.
Annuisce piano.
- Cosa aspetti a berla?
Dall’espressione del viso capisco la futilità della domanda: non intende farlo.
- Perché no?
- Questo liquido potrebbe uccidermi.
Scoppio in una risata stridula e vorrei prenderlo a schiaffi. Mi avvicino e gli strappo la pergamena dalle mani.
La sua calligrafia, minuta e spigolosa, che ormai conosco così bene.
Le mani di Severus hanno stretto questo foglio e si sono appoggiate sulla sua superficie, magari accarezzandola piano.
Sono disperata: invidio un foglio di carta!
Comincio a leggere.
Stupido idiota d’un mago, vuoi deciderti a bere la mia pozione?
Hai idea di quanta fatica mi costa distillare questo complicato filtro? Rischio la vita se mi scoprono!
Sono certo tu abbia compreso il motivo per cui ho cominciato a prepararlo e perché continuo, anche ora che ne va della mia vita: quel testardo di Silente affidò una persona alle tue cure, nonostante la pessima prova che desti di te quattro anni fa a scuola. Passi troppo tempo con lei e non voglio che corra il più piccolo rischio.
Inoltre, ora che hai una moglie…

Mi si stringe il cuore: l’inchiostro verde è sbavato e le restanti parole sono illeggibili, proprio come se una lacrima fosse caduta in questo punto. O, forse, quelle parole non sono mai state scritte, solo penosamente sospirate.
Poi, la scrittura ricomincia, calcata sul foglio con forza.
Cosa credi, Lupin, d’essere così importante da meritare questa messinscena solo per avvelenarti? Fai controllare la pozione a Lumacorno, che tra festicciole e lezioni non ha tempo per distillarla, o forse è troppo vecchio e gli tremano le mani, e questo tuo stupido timore sarà chiarito.
Oppure, credi che abbia modificato la formula e berla ti tramuterà nella bestia che tanto temi d’essere?
Anche in questo caso, Lumacorno potrà rassicurarti.
Quindi, bevi questa dannatissima pozione: va sorbita appena distillata, non posso prepararla in anticipo e devo sacrificare le mie notti, rischiando d’essere smascherato. Lestrange, l’unico in grado di capire quale intruglio rimesto nel calderone, già sospetta.

Alzo gli occhi su Remus, piena d’ira, e gli strappo l’ampolla dalle mani: la stappo con decisione e, veloce, ne trangugio un sorso, prima che possa fermarmi. Ha tempo solo per urlare:
- No!
- Ecco, così Lumacorno non perderà il suo prezioso tempo, - sibilo con cattiveria, rendendogli la boccetta, - e non potrai più credere che Severus voglia avvelenarti!
All’improvviso, un dolore lancinante mi obbliga a piegarmi su me stessa e il prezioso liquido si sparge a terra.
Remus mi sostiene fra le braccia, stringendomi forte a sé, mentre il mio corpo è all’improvviso scosso da forti e dolorosi tremiti.
La sofferenza alberga nei miei occhi, la paura nei suoi.
- Non è veleno… - rantolo a fatica, forte del mio amore per Severus.
Ma, soprattutto, sono certa dell’amore di Severus per me: ho bevuto la pozione Antilupo, che per tanti mesi ha permesso a Remus di avere una vita normale.
E’ così, ne sono certa, per il semplice motivo che Severus mi ama e vuole che io non corra alcun pericolo.
- Non immaginavo che fosse… così dolorosa. – mormoro, lancinanti spasmi a percorrere il mio corpo.
Remus sospira a fondo e mi stringe ancora più forte, facendomi ripiegare su me stessa in posizione fetale: sembra sappia cosa fare.
- Avevo dimenticato il tremendo dolore che si prova le prime volte. – mormora piano, dispiaciuto. – Resta rannicchiata a terra e stringi forte le ginocchia fra le braccia. Ne hai bevuto solo un sorso e in te non c’è alcun Lupo: passerà presto. – aggiunge con dolcezza, mentre continua a stringermi forte a sé, impedendomi inconsulti movimenti.

I più dolorosi cinque minuti della mia vita sono trascorsi, ma tremo ancora.
Ricordo la notte in cui Severus tornò alla scuola, dopo aver subito la lunga Cruciatus di Voldemort: il tremito nelle sue membra esauste durò per ore, finché mio massaggio non lo sopì adagio.
Lui saprebbe fare la stessa cosa per me.
Guardo mesta l’ampolla vuota, il liquido rovesciato a terra.
- Mi dispiace. – la voce fatica a uscire dalla gola contratta. – Volevo solo dimostrarti che non era avvelenata. – mormoro piano.
- Ci sei riuscita. –risponde con voce soffocata.
- Volevo tu bevessi il resto…
Remus sospira.
- Non sentirti in colpa: non lo avrei fatto lo stesso.
C’è un guizzo nei suoi occhi grigi, mentre osserva le poche gocce rimaste sul fondo della boccetta:
- Ne è rimasta una quantità sufficiente affinché Lumacorno la esamini. Anche se so che è un’inutile precauzione. – aggiunge sorridendo, mentre rintuzza la mia focosa reazione anche con i gesti. - Conosco Severus: non demorderà e continuerà a inviarmela, accompagnata da messaggi sempre più sgradevoli.
Gli sorrido: sono certa che il prossimo mese la berrà.
Cerco di approfittare del vantaggio, anche se mi sento a pezzi:
- Non credi che dovresti stare ad ascoltarmi fino in fondo, Remus?
Mi aiuta a rialzarmi da terra e mi fa sedere sul divano.
- Va bene, avevi ragione tu: Severus non ti stava illudendo, approfittando di te, come tutti all’Ordine credevano, ma ti ama… profondamente. – Sospira socchiudendo le palpebre. – Ciò non toglie che ci abbia tradito tutti, uccidendo Silente.
- Severus sa amare, Remus, proprio come te. – affermo con dolcezza. – Come hai fatto con Dora, anche lui ha cercato di allontanarmi da sé: era l’unico modo per proteggermi, soprattutto da se stesso.
S’irrigidisce, e io scruto a fondo nei suoi occhi per trovare il punto debole.
- C’erano lacrime sulla pergamena. Sono certa che anche tu le hai notate.
- Smettila di illuderti, Crystal! – sbotta improvviso. – Va bene, Severus sa amare e, forse, voleva anche bene a Silente.
Stringe i pugni e continua:
- Ma il dato di fatto è che l’ha ucciso, come già ti ha spiegato Minerva, per salvare la propria pelle, a causa del Voto Infrangibile contratto con Narcissa Malfoy!
- Sai che ho visto i ricordi di Poter di quella notte? – chiedo con placida calma, imponendomi un ferreo controllo, perché vorrei, invece, solo morderlo e graffiarlo.
Mi guarda con una strana espressione, aggrottando le sopracciglia, stupito e interessato insieme.
- Sei stato tu a spiegarmi che rivedendo con attenzione i ricordi nel Pensatoio si possono notare cose interessanti. – gli ricordo con un mellifluo sorriso, e sono certa che Severus sarebbe orgoglioso di me. – E’ proprio ciò che ho fatto. – concludo con estenuante lentezza, sollecitando la sua curiosità.
- Cos’avresti scoperto?
- Silente, quella notte sulla torre, disse a Draco che sapeva del Voto fatto da Severus.
Mi guarda sospettoso.
- Disse anche che, fin dall’inizio dell’anno, sapeva che Voldemort aveva affidato al ragazzo la missione di ucciderlo.
Sorrido, prima di affondare il coltello:
- Non credi anche tu, Remus, che solo Severus può avergli fornito queste particolari informazioni?
Poi insinuo:
- Non trovi un po’ strano, nonché del tutto stupido, che il suo assassino si scoprisse rivelandogli il piano con un anno di anticipo?
Mi guarda muto.
- Sai cosa aveva Silente alla mano? Perché non guariva?
Lupin scrolla piano la testa:
- Minimizzava sempre tutto, ma se un mago come lui non è riuscito a farla guarire, era solo perché non c’era alcun modo per farlo.
- Proprio così, Remus: ci sono Maledizioni Oscure che non possono essere guarite. Forse fermate, momentaneamente, magari intrappolandole in una mano. - Sorrido, trionfante. - Sei tu l’esperto, visto che hai insegnato Difesa contro le Arti Oscure, ma non può essere che, a causa della maledizione, Silente avesse il tempo contato e fosse condannato a morire?
- La tua ipotesi è ardita, senza nemmeno una prova a sostegno.
- Supponi per un attimo che io abbia ragione. In questo caso, sapendo d’essere destinato a morire in breve tempo ed essendo informato che Severus aveva fatto quel Voto, non credi che Silente possa aver deciso di sacrificarsi per rafforzare la posizione della sua spia presso Voldemort?
- Silente era troppo importante per la causa!
- No, non è vero. Questo me lo disse Silente all’inizio dell’estate scorsa: “Severus Piton è troppo importante in questa guerra, è l’unico che può scoprire dove Voldemort ha nascosto… certe cose. Se mai dovesse essere necessario, se mai si trovasse nella tragica alternativa di dover scegliere tra la mia vita e la sua, Severus sa che dovrà uccidermi!”
Remus sbianca per un attimo, poi ribatte:
- Se anche così fosse, che senso aveva che si sacrificasse per Piton, se poi nessuno di noi è più disposto a credere a quel traditore? – esclama stringendo i pugni.

Uomo dalle mille verità, dagli infiniti volti,
io so quel che si cela dietro la tua maschera:
il dolore inchiodato dal rimorso.
Farò di tutto per infrangerla dal tuo viso
e guardare così negli occhi velati
se brilla ancora un barlume d'amore. [1]


Scatto in piedi.
- Io sono disposta a credergli! E’ stato Silente stesso a incitarmi ad avere fiducia in Severus e ad aiutarlo!
- Peccato te l’abbia detto prima che Piton lo ammazzasse! – sottolinea Remus con amara ironia. – Quando lui stesso aveva ancora fiducia in quel traditore!
Comincio a odiare quella maledetta parola: il mio adorato Severus non è un traditore e vorrei poterlo urlare al mondo intero!
Cerco di mantenere il controllo e mormoro:
- Possibile che nessuno si renda conto che asserire che Severus è un traditore equivale a insultare la memoria di Silente, sminuendone la grandezza? – Il mio tono di voce si alza. - Come può Severus aver ingannato così a lungo un mago eccezionale come Albus Silente?
- Dimentichi che era un Occlumante di straordinaria bravura!
- Anche quando era solo un giovane di vent’anni? – chiedo scettica.
Di nuovo Remus rimane in silenzio.
- Credi davvero che Silente si fidasse di Severus solo perché trovava conferme alle sue affermazioni quando gli leggeva la mente? – Il mio tono di voce sta di nuovo pericolosamente alzandosi. - Pensi che il preside fosse così ingenuo da perdere tempo frugandogli nella mente pur sapendo quale incredibile Occlumante fosse?
Sto perdendo la calma. Stringo i denti: devo resistere.
Ricomincio a esporre le mie idee con voce trattenuta.
- Sappiamo entrambi che l’Occlumanzia in sé, come arte magica, è superiore alla Legilimanzia, e che Severus è un abilissimo Occlumante. Un bravo Legilimante, però, sa sempre come estrarre, anche con la forza, i ricordi, ma sa anche che ciò danneggerebbe la mente dell’altra persona. – faccio una pausa e lo guardo. – Mentre sappiamo che Voldemort non si farebbe scrupolo alcuno per raggiungere i suoi fini, tu credi, Remus, che Silente avrebbe mai fatto una cosa del genere?
Remus scuote il capo: lo sto inchiodando.
- Di conseguenza, dobbiamo dedurre che Silente abbia altri metodi per valutare le persone e non si è limitato a frugare nella mente di Severus, sapendo che è in grado di mentirgli.
Faccio una pausa a effetto, prima di trarre le conclusioni:
– Quindi, Silente non ha mai cercato di leggergli la mente: in questo semplice modo, però, gli ha impedito di utilizzare le sue elevate capacità di Occlumante contro di lui. Silente credeva in Severus per ben altri motivi che non quello di avergli letto la mente!
Remus rimane scettico ed io continuo.
- Non conosco questi motivi: forse sono gli stessi che hanno portato me ad avere fiducia in Severus e a innamorarmi. Forse, invece, sono diversi. So solo una cosa: Silente non era né stupido né ingenuo e non avrebbe mai basato la sua fiducia in Severus su un fattore inconsistente.
- Rimane il fatto, incontrovertibile, che Piton ha ucciso Silente. – risponde con freddezza. - E questo, a parer mio, destituisce da ogni fondamento tutte le tue deduzioni a sua difesa.
Sorrido e preparo l’affondo finale.
- Non trovi strano che, dopo quindici anni di inesaudite richieste, Il preside l’anno scorso abbia infine concesso a Severus la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure?
Remus impallidisce: si lascia cadere di schianto sul divano lasciandomi capire che ho indovinato anche questo indizio.
- Quella cattedra è maledetta, vero, Remus? Nessuno può ricoprire l’incarico per più di un anno, e tu lo sai, giusto? Per questo motivo hai dovuto andartene.
Remus annuisce, confermando le mie supposizioni.
- Non credi che sia lecito farsi venire il dubbio che, se Silente dopo quindici anni ha alfine concesso a Severus la tanto sospirata cattedra, forse sapeva benissimo cosa doveva fare? Qualcosa che, ad ogni modo, gli avrebbe impedito di rimanere a occupare ancora la cattedra l’anno successivo? O pensi che si tratti solo di una coincidenza?
Remus sbianca: Severus sarebbe orgoglioso di me.
Si alza e mi volge le spalle avvicinandosi alla finestra: i raggi obliqui del sole al tramonto illuminano la sua figura curva, mentre mormora sofferte parole.
- Silente l’ha implorato di non ucciderlo!
Stringo i denti: perché non vuol capire? Perché si rifiuta di ragionare?
- Ma lui lo ha fatto: Piton l’ha ucciso! – ancora esclama, ostinato.
Traggo un sofferto sospiro pensando all’immenso dolore, e al coraggio, che il terribile gesto è costato all’uomo che amo. Alla sua povera anima che, disperatamente e inesorabilmente, si lacerava.
Scrollo la testa e la mia voce si fa cattiva, crudele come lo sono state le parole di Remus per me.
- Silente non era uomo da implorare chicchessia! – rispondo, mentre lampi esplodono nel cielo plumbeo dei miei occhi. – Silente si fidava di Severus e, quando lui è arrivato, non ha fatto, o detto, nulla che potesse far cambiare idea a Silente. Perché mai avrebbe dovuto implorarlo di risparmiargli la vita, prima ancora che Severus potesse fargli sospettare d’essere un traditore? Possibile che nessuno si renda conto di questa grave incongruenza, Remus?
Il mio sguardo è tagliente:
- Se Silente aveva fiducia in lui, è indubbio che, quando Severus è arrivato, l’abbia accolto come un amico. Che senso ha implorare un amico di risparmiarti la vita?
- Anche i Mangiamorte l’hanno accolto come un amico. Forse Silente in quel momento ha capito d’essersi sbagliato.
- Da cosa l’avrebbe capito? Da parole o atti che Severus non ha né pronunciato né compiuto? Ricordati che, fino a pochi istanti prima, il preside aveva riconfermato più volte a Draco la sua più totale fiducia in Severus. Sempre secondo Silente, Severus faceva il doppio gioco per lui e, quindi, era ovvio che i Mangiamorte lo credessero uno di loro. Il fatto che Amycus e gli altri lo abbiano accolto come uno di loro, per Silente era un fatto normale e dovuto, non certo l’indice del tradimento della sua ottima spia.
Mi fermo un istante a riprendere fiato, mentre le immagini viste nei ricordi di Harry scorrono davanti ai miei occhi, con tutto il carico di lancinante sofferenza per il mio povero Severus.
- No. In quel momento il preside non aveva motivi per dubitare della lealtà di Severus. Ma sapeva anche d’essere condannato a morire in breve tempo a causa della maledizione alla mano, così come sapeva che Severus aveva contratto il Voto con Narcissa. Ritenendo che, a quel punto, Severus potesse essere più utile di lui per la causa dell’Ordine, gli aveva ordinato di ucciderlo se non si fossero presentate altre possibilità.
Mi fermo di nuovo, ansante e rossa in viso. Remus è immobile. Non respira.
- Silente non ha implorato Severus di risparmiargli la vita. – sussurro piano. - Silente lo ha pregato di ucciderlo, regalandogli una morte pietosa. Me lo ha detto lui, lo scorso mese di luglio, prima che me tornassi in Africa la prima volta: “Se dovrà farlo, Severus mi ucciderà, proprio perché mi vuole bene. Conosco un’unica persona al mondo che può farlo e poi riuscire ugualmente a continuare a compiere il suo dovere nel migliore dei modi, nonostante quel lancinante rimorso. E quella persona è proprio e solo Severus Piton. Per il suo profondissimo senso del dovere, per i rimorsi delle sue colpe passate… perché mi vuole bene e non mi negherà una morte pietosa”.
Non ce la faccio più.
Mi abbandono di nuovo sul divano e chiudo gli occhi: Severus, amore mio, quanto devi aver sofferto! Qui, invece, nessuno vuole capire e continuano a crederti assassino e traditore.

Ma se alla fine di tutto la verità
si ergerà dal sangue versato per giusta causa,
allora potrò unirmi a te nel silenzio.
E nella pace che cancellerà il male,
o almeno estinguerà la sete del rimorso
via da noi, alla fine di tutto. [2]


Una lacrima sfugge al controllo e scende lenta sulla guancia, sospinta da ira e dolore.
- Harry ha detto che sul volto di Piton si potevano leggere odio e disgusto che il traditore provava per la sua inerme vittima.
La dura accusa di Remus è un’inattesa pugnalata.
E’ evidente che si sta aggrappando a ciò che crede sia l’ultimo punto fermo, dopo che ho messo in discussione tutti gli altri.
In questo momento ho un solo, grande desiderio: che Severus non debba mai sentire queste terribili parole.
Non le merita.
Non è giusto.
Non dopo ciò che ha dovuto fare per tutti loro!
- Odio e disgusto… sul volto di Severus. – respiro a fatica. – Tu non sai cosa ha fatto Potter quella sera con il preside, vero, Remus?
- No. Sai che Harry non lo ha raccontato a nessuno.
Sembra di nuovo infastidito e a disagio.
- Vero. Però io ho fatto un giro non autorizzato nell’anima del ragazzo.
Lo stupore di Remus è totale.
- Chiedi alla professoressa McGranitt: lei conosce il mio particolare “dono”.
Remus si immobilizza, l’attenzione concentrata sulle mie parole.
- Quella sera non è stato solo Severus a obbedire a un terribile ordine di Silente. Anche Harry ha seguito un ordine che comportava la morte del preside. Lo ha fatto conoscendone le conseguenze.
Mi guarda scettico, ma resta in silenzio.
- Silente gli ha ordinato di fargli bere una pozione velenosa, anche contro la propria volontà.
- Ma perché mai…
- Non mi è chiaro il perché, so solo che era una cosa necessaria. – lo interrompo subito. Quindi lo sfido. - Puoi sempre chiedere conferma a Potter.
Mi guarda sospettoso, ma ha deciso di starmi ad ascoltare.
- Potter non ti dirà qual è la sua missione o cosa ha fatto quella sera: ma ti confermerà che non sto mentendo. Gli ha obbedito obbligandolo a bere una pozione velenosa. Fino all’ultima goccia. Benché Silente lo implorasse di smettere.
Il viso di Remus è sempre più inorridito.
- Sai cosa ha provato Harry in quel momento? Cosa c’era sul suo volto? Odio e disgusto. Harry odiava se stesso e provava disgusto per quello che stava facendo per obbedire agli ordini del preside.
Rimango in silenzio fissandolo negli occhi grigi, dilatati dalla sorpresa. Poi aggiungo:
- Quella notte entrambi hanno obbedito a un ordine di Silente: quello di ucciderlo. E sul loro volto c’era l’odio che provavano verso se stessi e il profondo disgusto per l’azione che stavano compiendo.
Remus si lascia cadere sul divano, sopraffatto dalle mie rivelazioni e deduzioni, mentre mi alzo mormorando:
- Mi chiedo quanto tempo Harry impiegherà per capire quanto il suo comportamento è stato uguale a quello del mago che più odia sulla terra.

*


Il sole è tramontato e Lupin se n’è andato via, pensoso, di nuovo a incontrare il lupo che vive in lui.
E’ scesa la sera e la luna è salita in alto nel cielo a rischiarare questa tersa notte d’autunno: sul balcone rabbrividisco alle fredde carezze dell’aria, ma non rimpiango più il caldo vento dell’Africa lontana.
L’unico mio desiderio, adesso, sei tu, Severus!
Chiudo gli occhi e sogno il tuo mantello caldo che mi avvolge delicato, le tue mani che mi stringono piano a te, mentre affondi il viso tra i miei capelli a respirare quello che chiami il profumo del sole che c’è in me.
Desidero le tue labbra, che scendono calde e lente lungo la guancia in un lungo sussurro d’amore, fino a incontrare le mie per donarmi un intenso bacio infinito, mentre mi stringi più forte al tuo corpo che, sempre, mi desidera.
E la tua voce, dolce e profonda, che mi racconta il tuo amore carezzandomi leggera la pelle, fino a farmi rabbrividire, a lungo.
Invece, è solo per il freddo che rabbrividisco.
Guardo la luna e sospiro: povero Remus, ancora un’altra notte di sofferenza. Avrebbe potuto evitarla grazie alla pozione che il mio amore prepara per lui rischiando la vita.
Domani mattina tornerà da me, in condizioni pietose come le due volte precedenti, ed io di nuovo odierò la luna, finché rivedrò la nera figura di Severus stagliarsi elegante contro il suo argenteo sfondo, il mantello ondeggiante nell’aria, mirabile visione del mio cuore innamorato.
Rientro in camera: a terra è ancora sparsa la pozione rovesciata quando lo spasmo doloroso mi ha colpito all’improvviso. Pulisco con un colpo di bacchetta e ripongo l’ampolla sul comodino, con le poche gocce rimaste che Lumacorno dovrà esaminare in un inutile controllo.
Mi stendo sul letto e srotolo la tua pergamena: accarezzo piano le parole vergate e bacio le tue lacrime, perle d’amore per me.
Piango in silenzio il tuo dolore, promettendoti il mio ritorno.
Presto.
Anche se per te sarà sempre troppo tardi.
Ho convinto Malfoy che la mia decisione di diventare Mangiamorte è definitiva perché tu, già da tempo, mi avevi avviato su questa strada, quando per un anno eri stato il mio tutore.
Gli ho detto che voglio Severus Piton come Testimone della mia marchiatura e come mia unica Guida.
E, presto, molto presto, Malfoy mi condurrà da te, amore mio!

Alla fine di tutto, via da noi
il vento spazzerà le grigie nubi del tuo cuore
illuminando quanto ancora esiste di umano
lì dove l'amore non è mai tramontato. [3]



1. Earendil
2. Earendil
3. Earendil


Ciò che accadrà “molto presto” lo potrete leggere in “Trasparenza e Purezza del Cristallo – ovvero – "La Compagna”
 
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view post Posted on 26/3/2023, 15:43
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I ♥ Severus


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Ecco infine i primi tre libri delle mie fantiction!
Costo di stampa 11,20 euro per ogni libro.

1. Luci e ombre del cristallo + Forza e resistenza del cristallo (2004-2007) - 468 pagine
2. Trasparenza e purezza del cristallo (2007-2009) - 552 pagine
3. Un cuore oscuro torna alla vita e altre storie (2003-2004) - 352 pagine


FF_Cristallo1_2_3_Ritorno_FronteFF_Cristallo1_2_3_Ritorno_FronteRetro

 
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view post Posted on 7/5/2023, 19:33

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Appena finito di leggere questo secondo libro. La prospettiva di Severus in momenti cruciali e difficili, essere nella sua mente e nel suo cuore, da' davvero la misura dell'enormita' del suo dolore, dei suoi sensi di colpa e soprattutto della sua solitudine. Tutto questo è reso così bene, così accuratamente e realisticamente, da sentirmi io stessa ad un certo punto nauseata dal male, dal dolore inflitto e provato, e con il desiderio di poter far finire tutto o almeno di poter scappare lontano. Spero che nel prossimo libro Severus possa tornare a respirare... complimenti per il coinvolgimento emotivo che hai saputo creare Ida.
 
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view post Posted on 7/5/2023, 20:02
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I ♥ Severus


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Grazie mille, Patrizia.
in effetti, anche io scrivendo a un certo punto non ce l'ho più fatta a continuare ad immergerlo nell'oscurità del male e continuare a farlo soffrire, così negli ultimi capitoli c'è un brusco cambio di punto di vista e voce narrante.
Stai tranquilla, nella terza storia avrà finalmente le sue soddisfazioni, anche se ci saranno ancora molte prove, e sofferenze, per lui. Ma Crystal sarà al suo fianco. :lovelove:
 
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view post Posted on 8/5/2023, 08:53

Sfascia-calderoni

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CITAZIONE (Ida59 @ 7/5/2023, 21:02) 
Grazie mille, Patrizia.
in effetti, anche io scrivendo a un certo punto non ce l'ho più fatta a continuare ad immergerlo nell'oscurità del male e continuare a farlo soffrire, così negli ultimi capitoli c'è un brusco cambio di punto di vista e voce narrante.
Stai tranquilla, nella terza storia avrà finalmente le sue soddisfazioni, anche se ci saranno ancora molte prove, e sofferenze, per lui. Ma Crystal sarà al suo fianco. :lovelove:
 
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