Un anno dopo muta la forma, ma non la sostanza, né l’intensità del dispiacere, della mancanza, della memoria.
Ma
la tristezza, per me,
lascia il passo ad altro, di fronte a un “uomo grande” (come aveva scritto Ida, se non sbaglio)
quale è Alan.
E qui, oggi, di questo vorrei ringraziarlo.
Non solo per quello che ha lasciato come attore, regista, performer. O per le battaglie coraggiose e le scelte di campo assai significative che ha assunto come artista e attivista. O per i meravigliosi personaggi (intendo anche quelli
très méchant, cattivi cattivi cattivi…
) che hanno vissuto in lui e tramite lui.
O ancora per la sua - toccante - bellezza come persona.
Quello per cui sono grata, infinitamente, ad Alan in questo momento ha a che fare con il suo essere non tanto un modello (non è questo il punto) ma piuttosto un …pensiero regolatore.
“
Che ne penserebbe, Alan?” mi ritrovo a rimuginare con tenerezza, e anche ardore, non mi vergogno a scriverlo, nei momenti di maggior caos e smarrimento di senso, rispetto al mondo, intendo, e nell'etica quotidiana personale.
Una specie di "pensiero-guida" che mi fa compagnia nel cercare di tenere dritta la barra del timone, o di concentrare lo sforzo per riportare il mio vascello in rotta, dopo qualche sbandata, o bonaccia.
Mi piace molto quella sua frase sulla funzione degli attori, e dell’arte, come
agenti di cambiamento.
(qui
#entry421000342)
Ecco, lo vorrei ringraziare per la coerenza del suo intero percorso di vita rispetto a questa convinzione.
Una coerenza che chiama coerenza, in chi lo ammira, e invita,
e ci sfida, ad attivare - o a provare ad attivare - le nostre energie migliori:
una risorsa di fiducia nell'azione di cambiamento e nella possibilità di collaborare (nel proprio piccolo)
per produrre una qualche differenza in meglio.
Alan, sei qui sempre.
Con affetto,
Marina