Il Paiolo magico - Brani dei libri
Harry Potter e la Pietra filosofale
"Eccoci arrivati" disse Hagrid fermandosi. "Il paiolo magico. Un posto famoso".
Era un piccolo pub, dall'aspetto sordido. Se Hagrid non glielo avesse indicato, Harry non ci avrebbe neanche fatto caso. I passanti frettolosi non gli gettavano neanche un'occhiata. Gli sguardi andavano dalla
grossa libreria su un lato della strada al negozio di dischi sull'altro, come se per loro Il paiolo magico fosse invisibile. E infatti, Harry aveva la stranissima sensazione che solo lui e Hagrid lo vedessero. Prima che potesse dire una parola, Hagrid lo aveva spinto dentro.
Per essere un posto famoso, Il paiolo magico era molto buio e dimesso. Alcune vecchie erano sedute in un angolo e sorseggiavano un bicchierino di sherry. Una di loro fumava una lunga pipa. Un omino col cappello a cilindro stava parlando al vecchio barman, completamente calvo, che sembrava una noce di gomma. Il sordo brusio della conversazione si arrestò al loro ingresso...
Era ormai pomeriggio avanzato e il sole era basso sull'orizzonte quando Harry e Hagrid si misero sulla via del ritorno ripercorrendo Diagon Alley, riattraversarono il muro, fino al Paiolo magico, ormai deserto. Lungo il tragitto, Harry non disse una parola; non notò nemmeno quanta gente li guardasse a bocca aperta, in
metropolitana, carichi com'erano di tutti quei pacchi dalle forme bizzarre, e con la civetta candida addormentata sulle ginocchia.
Su per un'altra scala mobile, fuori di nuovo, giù verso Paddington Station; Harry si rese conto di dove si trovavano soltanto quando Hagrid gli batté sulla spalla.
"Abbiamo il tempo di mangiare un boccone, prima che il tuo
treno parte" disse.
[...]
Hagrid aiutò il ragazzo a salire sul
treno che lo avrebbe riportato dai Dursley, e poi gli porse una busta.
"Questo è il biglietto per Hogwarts" disse. "1o settembre, King's Cross... è tutto scritto sul biglietto. Se hai problemi con i Dursley, spediscimi una lettera con la tua civetta, lei saprà dove trovarmi... A presto, Harry".
Il treno uscì dalla stazione. Harry avrebbe voluto seguire Hagrid con lo sguardo fin quando non l'avesse perso di vista; si alzò in piedi sul sedile e schiacciò il naso contro il finestrino, ma non fece in tempo a battere le palpebre che Hagrid era sparito.
Harry Potter e il prigioniero di Azkaban
Ed eccoli sfrecciare lungo Charing Cross Road. Harry si rizzò a sedere e osservò gli edifici e le panchine che si ritraevano dal percorso del Nottetempo. Il cielo impallidiva lentamente. Harry rifletté sul da farsi: stare tranquillo per un paio d'ore, andare alla Gringott non appena apriva, poi partire: per dove, non lo sapeva.
Ern schiacciò il freno e il Nottetempo si arrestò davanti a un piccolo pub dall'aria squallida, il Paiolo magico, dietro il quale c'era l'ingresso segreto a Diagon Alley.
"Un salottino privato, Tom, per favore" disse Caramell con uno sguardo eloquente.
"Addio". Harry salutò Stan ed Ernie in tono sconsolato, mentre Tom indicava a Caramell il corridoio dietro il bancone.
"Addio, Neville!" gridò Stan.
Caramell guidò Harry lungo lo stretto corridoio, e seguendo la lanterna si ritrovarono in un salottino. Tom schioccò le dita, il fuoco si accese nella stufa, e l'oste uscì con un profondo inchino.
"Se vuole seguirmi, signor Potter" disse, "ho già portato di sopra i suoi bagagli..."
Harry seguì Tom su per una bella scala di legno fino a una porta con il numero 11 in cifre d'ottone. Tom l'aprì con la chiave.
Dentro c'erano un letto dall'aria molto comoda, mobili di quercia lucidissimi, un fuoco che scoppiettava allegramente e, appollaiata in cima all'armadio...
"Edvige!" esclamò Harry.
La civetta candida fece schioccare il becco e volò sulla spalla di Harry.
"Gran bella civetta" disse Tom ridendo. "E' arrivata cinque minuti prima di lei. Se ha bisogno di qualcosa, signor Potter, non esiti a chiederla".
Fece un altro inchino e se ne andò.
Harry faceva colazione ogni mattina al Paiolo magico, osservando gli altri ospiti: buffe streghette di campagna, in città per un giorno di shopping; maghi dall'aspetto venerabile che discutevano l'ultimo articolo su Trasfigurazione Oggi; stregoni dall'aria selvatica, nani rauchi e una volta perfino una fattucchiera, che ordinò un piatto di fegato crudo parlando attraverso un pesante passamontagna di lana.
Dopo colazione Harry andava nel cortile sul retro, estraeva la bacchetta magica, colpiva il terzo mattone da sinistra sopra il bidone dell'immondizia e faceva un passo indietro mentre nel muro si apriva il passaggio che portava a Diagon Alley.
Salì le scale fino alla sua camera, entrò e fece scivolare i libri sul letto. Qualcuno era venuto a riordinare; le finestre erano aperte e il sole entrava a fiotti. Harry sentiva gli autobus sfrecciare
lungo la strada Babbana alle sue spalle, e il rumore della folla invisibile di sotto, lungo Diagon Alley.
Edited by Ida59 - 11/10/2016, 16:30