Il Calderone di Severus

L'affascinante e misterioso giardino di Severus!

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view post Posted on 2/4/2023, 15:16
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Speranza



Villandry, 21 gennaio 2003



L’aria era fredda quel mattino di gennaio, ma a Severus non importava, mentre dissodava la terra intorpidita dalla brina. Il vento era particolarmente violento e il cielo sembrava minacciare una tempesta di neve.
Eppure, l’uomo non interruppe il suo lavoro.
Avrebbe dovuto utilizzare alcuni incantesimi per poter ottenere l’effetto desiderato, ma sentiva il bisogno di compiere quel gesto.
Era una parte di giardino ancora intonsa, poco distante dal bacino circolare in cui avrebbe potuto porre, in primavera, delle ninfee, utili per alcuni distillati. Nei mesi in cui erano vissuti a Villandry si erano occupati soprattutto della parte di giardino in cui piantare alcuni ingredienti per pozioni che si ottenevano da piante non magiche. Rebecca lo aveva aiutato con la lavanda, la menta, le margherite e i papaveri e la bambina era stata particolarmente orgogliosa, quando Françoise, la madre di Renaud, le aveva fatto i complimenti.
Aveva già piantato una serenella, la melissa e alcuni crisantemi rosa e sapeva perfettamente per quale motivo avesse scelto proprio quelle piante.
Erano un modo discreto per dimostrare costantemente il suo amore per Ygraine, per la giovane donna che aveva sempre avuto fiducia in lui, anche quando non aveva idea degli orrori che aveva commesso.
Erano un modo discreto per ringraziarla.
Sapeva che se non avesse incontrato il soprano e Rebecca, in quel momento sarebbe stato ancora immerso nell’inverno del suo animo, immerso nel suo passato, incapace di vivere il futuro.
In quel momento, però, non stava lavorando alla parte di giardino con cui onorava Ygraine, ma a quella che aveva immaginato di dedicare alla bambina che considerava come una figlia.
Non stava nemmeno sistemando i fragili bucaneve per lei.
D’altronde, era perfettamente cosciente delle motivazioni che lo spingevano a lavorare in giardino quel giorno.
«Severus» la voce di Ygraine lo colse di sorpresa, mentre ricopriva di terra le radici delle piantine di bucaneve che era riuscito a procurarsi tramite i vicini, per quanto Françoise si fosse dimostrata stupita alla sua richiesta. «Non credevo di trovarti qui.»
«Non dovresti essere fuori al freddo», disse l’uomo, mentre si alzava in piedi e osservava il suo lavoro. Aveva usato alcuni incantesimi piuttosto diffusi in Erbologia per adattare il terreno ai delicati fiori bianchi, che facevano capolino in mezzo all’erba brinata.
«Ero convinta che fossi partito per Tours, quando non ti ho trovato in casa», affermò la donna, senza commentare le parole del marito. «Però non mi avevi detto nulla.»
«Non volevo che ti preoccupassi», la voce di Severus era quieta, ma a Ygraine sembrò che qualcosa lo turbasse e che quell’inquietudine l’avesse portato a lavorare in giardino quel freddo giorno d’inverno, così simile a quelli in cui si erano conosciuti.
«Cosa ti preoccupa?»
Severus sentì la mano di Ygraine stringere una delle sue, ancora sporche di terra. Quando era uscito in giardino era stato certo che sarebbe riuscito a finire di piantare i bucaneve prima che la donna tornasse dal paese dove aveva accompagnato Rebecca a scuola.
Di solito scambiava qualche parola con le mamme degli altri piccoli, per quanto la bambina avesse realmente legato unicamente con Renaud. Andava d’accordo con i compagni di classe, ma il suo amico più caro era il figlio maggiore dei vicini di casa. Quella mattina Ygraine era invece stata più rapida del solito o, forse, lui era stato troppo lento.
«Credo che sia meglio rientrare in casa.»
Ygraine annuì. Non riusciva a comprendere cosa preoccupasse Severus, considerando anche che gli incubi parevano avergli dato tregua da qualche giorno a quella parte, da quando avevano scoperto che avrebbero avuto due gemelli. Le era sembrato che la consapevolezza di diventare padre avesse in qualche modo quietato le sue notti e sperava che gli incubi si facessero sempre più radi con il passare del tempo.
Quando furono all’interno, si separano il tempo di togliersi il cappotto per lei e di lavarsi le mani dalla terra per il marito.
«Vuoi del tè?»
Severus annuì alle parole di Ygraine, ma sapeva che la moglie aveva compreso che le sue azioni avevano un motivo ed era anche perfettamente cosciente che non le avrebbe nascosto le sue ragioni.
D’altronde, era in grado di leggerlo come nessuno aveva mai fatto, forse perché soltanto a lei aveva confessato tutto, aveva esposto ogni più piccolo brandello del suo animo.
«Cos’hai piantato?», domandò la giovane donna, sedendosi accanto a lui.
Era una giornata tempestosa, come quella in cui le aveva confessato ogni sua singola colpa poco più di un anno prima, quando era stato convinto che Ygraine lo avrebbe odiato e disprezzato.
«Dei bucaneve», disse, dopo aver bevuto un sorso di tè.
«Sono bellissimi», affermò la donna con un lieve sorriso sulle labbra. «Però avresti potuto scegliere un giorno meno tempestoso.»
«Lo so», ammise Severus, la voce sorda. «Ma dovevo farlo.»
«Perché?»
Il mago rimase per qualche istante in silenzio.
Non era la prima volta che la moglie gli poneva una domanda simile, che si interessava alle sue ragioni profonde.
E rammentava perfettamente il giorno in cui le aveva confessato ogni cosa e che Ygraine era stata l’unica a chiedergli per quale motivo si fosse unito ai Mangiamorte.
D’altronde, la sua sposa, insieme a Rebecca, erano state le uniche persone che avesse conosciuto che non lo avevano già giudicato e condannato prima di parargli.
«Rappresentano una speranza» affermò l’uomo, posando la tazza da tè. A Ygraine, Severus appariva improvvisamente vulnerabile, come lo era stato quando le aveva confessato la sua paura di essere felice, che si era, fortunatamente, dissipata.
«Quale speranza?»
«Di non diventare mai come l’uomo che mi ha messo al mondo» Ygraine non commentò le parole di Severus. «So di non averti mai parlato della mia famiglia e forse avrei dovuto farlo.»
«Qualsiasi cosa abbia fatto tuo padre, sono certa che tu non potresti mai diventare come lui» mormorò la giovane donna, posando una mano su quella di Severus.
«Tobias Piton era un uomo violento» affermò il mago, osservando il volto della moglie e gli occhi nocciola che tanto amava. «Il mio primo ricordo sono le sue mani che mi picchiano, in maniera ben più crudele di quanto non abbia fatto tuo fratello con Rebecca. Non ho avuto altri modelli paterni se non un uomo che sapeva unicamente picchiare e un altro che, pur con uno scopo nobile, sapeva manipolare le sue pedine. Sono felice di diventare padre, Ygraine… da piccolo sognavo di farlo e, poi, per anni ho creduto di non poter mai realizzare quel sogno, di non esserne degno, di aver portato troppo male nel mondo per poter confrontarmi con l’innocenza di un bambino. Ma sono consapevole che esiste il rischio che io possa essere come Tobias. Sono già stato un uomo violento e…»
«Non sarai mai come tuo padre, Severus», lo interruppe la donna. «Sei già un ottimo genitore per Rebecca.»
Il marito non rispose, limitandosi a chinare il capo, quasi che volesse osservare con attenzione la tazza di tè, ancora semipiena, posta davanti a lui. Ygraine gli strinse maggiormente la mano. Voleva unicamente fargli sentire la sua vicinanza, fargli comprendere che era lì con lui, che qualsiasi cosa dicesse non lo avrebbe mai abbandonato.
«Forse», la voce di Severus era simile ad un sussurro soffocato. «So di voler bene a Rebecca, di considerarla come una figlia e sono felice dei bambini che avremo, ma non riesco a impedirmi di osservare le mie mani e di pensare a quanta violenza abbiano portato.»
«Quando osservo le tue mani, non vedo violenza. Vedo la cura con cui distilli ogni pozione e sono certa che tu abbia aiutato con la tua arte i maghi e le streghe che combattevano contro l’Oscuro. Vedo l’affetto con cui abbracci Rebecca e l’amore con cui mi stringi a te. Vedo i sacrifici che hai fatto per permettere a Harry di trionfare, alla fine. So che, un tempo, hai voluto portare violenza, ma quei giorni sono passati e tu hai pagato per questo. Ma questa che stringo è una mano amorevole.»
Severus alzò il capo e si voltò verso Ygraine che lo stava osservando con lo sguardo colmo di amore e fiducia. Ed osservò la mano più piccola e delicata di lei posta sulla sua.
E si rese conto che la moglie aveva ragione su quel punto.
E si rese conto che aveva fatto un altro passo sulla strada che stava faticosamente seguendo nel tentativo di riuscirsi a perdonare per il male che aveva fatto.
E si rese conto che non vi sarebbe mai riuscito se Ygraine non gli avesse donato il suo perdono e il suo amore.
«Eppure, non posso nemmeno ignorare il modello paterno che ho avuto durante la mia infanzia e la mia adolescenza. Tobias mi odiava.»
«Perché sei un mago?»
«Non credo fosse veramente quello il problema. I miei genitori litigavano spesso e Tobias perdeva un lavoro dopo l’altro. Quanto a mia madre… non so nemmeno cosa provasse per me. Forse mi odiava tanto quanto mio padre; forse non le importava nulla. Ed ora non riesco a non pensare alla mia infanzia e voglio sperare di non essere come loro, di non fallire miseramente come ho fatto troppe volte nella mia vita.»
«Non accadrà, Severus», affermò la donna con sicurezza. «Se fossi come tuo padre, non avresti mai sottratto Rebecca a Gawain quel giorno nell’appartamento di mio fratello. Non saresti nemmeno riuscito a consolarla e portarla dai miei genitori. Se fossi come tua madre, non la staresti ad ascoltare quando ti pone delle domande o quando ti racconta quello che ha fatto a scuola. E lo stesso sarà con i nostri bambini, perché tu sei una brava persona.»
Severus avrebbe voluto ribattere, ma non ne sentì la forza.
O, forse, sentire quelle parole era tutto quello che gli bastava per allontanare anche quella paura, nata da un passato in cui aveva conosciuto unicamente un padre violento e una madre indifferente.
«Non avrei dovuto preoccuparti, Ygraine.»
La donna lo baciò lieve sulle labbra, prima di posare il capo contro il suo petto. Anche se aveva intuito che Severus avesse avuto un’infanzia difficile, aveva sperato che almeno uno dei suoi genitori lo avesse amato.
Invece, nessuno lo aveva fatto.
Né i suoi genitori, né il preside che gli aveva chiesto di ucciderlo, né la sua presunta migliore amica.
Eppure, nonostante tutto, suo marito era stato in grado di trovare la forza di comprendere il suo errore ed aveva conservato la capacità di amare.
«Non l’hai fatto», mormorò staccandosi leggermente da lui. «E sono certa che quei bucaneve saranno bellissimi ogni anno, così come sono sicura che tu sarai un ottimo padre.»

 
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CITAZIONE (Alaide @ 2/4/2023, 16:16) 

Speranza


Sapeva che se non avesse incontrato il soprano e Rebecca, in quel momento sarebbe stato ancora immerso nell’inverno del suo animo, immerso nel suo passato, incapace di vivere il futuro.

Grazie al cielo le ha incontrate...

CITAZIONE
da quando avevano scoperto che avrebbero avuto due gemelli. Le era sembrato che la consapevolezza di diventare padre avesse in qualche modo quietato le sue notti e sperava che gli incubi si facessero sempre più radi con il passare del tempo

Ma che bello, due gemellini!

CITAZIONE
«Dei bucaneve», disse, dopo aver bevuto un sorso di tè.
«Sono bellissimi», affermò la donna con un lieve sorriso sulle labbra. «Però avresti potuto scegliere un giorno meno tempestoso.»
«Lo so», ammise Severus, la voce sorda. «Ma dovevo farlo.»
«Perché?»
Il mago rimase per qualche istante in silenzio.
Non era la prima volta che la moglie gli poneva una domanda simile, che si interessava alle sue ragioni profonde.
[...]
«Rappresentano una speranza» affermò l’uomo, posando la tazza da tè. A Ygraine, Severus appariva improvvisamente vulnerabile, come lo era stato quando le aveva confessato la sua paura di essere felice, che si era, fortunatamente, dissipata.
«Quale speranza?»
«Di non diventare mai come l’uomo che mi ha messo al mondo»

Sì, doveva farlo, visto i gemellini in arrivo.

CITAZIONE
«Quando osservo le tue mani, non vedo violenza. Vedo la cura con cui distilli ogni pozione e sono certa che tu abbia aiutato con la tua arte i maghi e le streghe che combattevano contro l’Oscuro. Vedo l’affetto con cui abbracci Rebecca e l’amore con cui mi stringi a te. Vedo i sacrifici che hai fatto per permettere a Harry di trionfare, alla fine. So che, un tempo, hai voluto portare violenza, ma quei giorni sono passati e tu hai pagato per questo. Ma questa che stringo è una mano amorevole.»

Bellisime parole come d'amore.

CITAZIONE
E si rese conto che la moglie aveva ragione su quel punto.
E si rese conto che aveva fatto un altro passo sulla strada che stava faticosamente seguendo nel tentativo di riuscirsi a perdonare per il male che aveva fatto.

Una lunga strada, ma ce la puoi fare, Severus. mano nella mano.

CITAZIONE
Anche se aveva intuito che Severus avesse avuto un’infanzia difficile, aveva sperato che almeno uno dei suoi genitori lo avesse amato.
Invece, nessuno lo aveva fatto.
Né i suoi genitori, né il preside che gli aveva chiesto di ucciderlo, né la sua presunta migliore amica.
Eppure, nonostante tutto, suo marito era stato in grado di trovare la forza di comprendere il suo errore ed aveva conservato la capacità di amare.
«Non l’hai fatto», mormorò staccandosi leggermente da lui. «E sono certa che quei bucaneve saranno bellissimi ogni anno, così come sono sicura che tu sarai un ottimo padre.»

Già, nessuno lo ha mai amato, o aiutato. Ma Severus è riuscito lo stesso a imparare ad amare. Con tutto se stesso, fino al sacrificio della propria vita. E tutte abbiamo le stesse granitiche certezze di Ygraine su di lui.



 
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CITAZIONE (Ida59 @ 2/4/2023, 16:44) 
Ma che bello, due gemellini!

Volendo dare due figli a Severus e Ygraine ho optato per due gemelli (comparivano anche nell'epilogo di Winterreise).

CITAZIONE
Sì, doveva farlo, visto i gemellini in arrivo.

Felice che la questione dei bucaneve sia logica.

CITAZIONE
Già, nessuno lo ha mai amato, o aiutato. Ma Severus è riuscito lo stesso a imparare ad amare. Con tutto se stesso, fino al sacrificio della propria vita. E tutte abbiamo le stesse granitiche certezze di Ygraine su di lui.

Felicissima che questo breve capitoletto ti sia piaciuto <3
 
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Sì, mi è piaciuto, come tutti i precedenti. Logica inossidabile e emozioni libere. Un mix perfetto
 
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Dopo secoli, propongo un nuovo frammento di giardino. Ne mancano due, massimo tre, che spero di proporre al più presto.

Nobiltà d’animo




Parigi e Villandry, 18-19 maggio 2003



La voce di Ygraine si levò dolce nell’immensità della sala, mentre evocava i cieli azzurri dell’Egitto dei Faraoni. Era inginocchiata in mezzo alla grande scena vuota, in abiti che non avevano nulla a che fare con l’epoca di svolgimento della storia, ma che sembravano rendere in maniera più brutale il fatto che Aida era una schiava.
Severus osservava con attenzione ogni minimo movimento della moglie, ogni impercettibile segno di fatica, ma Ygraine appariva quasi eterea, mentre chiudeva le ultime note dell’aria. Conosceva perfettamente la messa in scena e sapeva che il regista l’aveva adattata alle condizioni della sua sposa, togliendo in parte drammaticità alle scene, ma rendendo più fragile la protagonista.
Come le altre quattro serate, venne catturato dal modo in cui la moglie riusciva a diventare Aida, a metterne in luce le fragilità, a mostrare come l’unica vera scelta compiuta dalla giovane etiope fosse la morte al fianco di Radames.
Come le altre quattro serate, era preoccupato per Ygraine e per i bambini che portava in grembo.
Sapeva razionalmente che non esisteva nessun rischio e che, dopo quella sera, la moglie non si sarebbe più esibita su un palcoscenico fino alla nascita dei gemelli. Eppure, quella parte di lui, che aveva temuto la felicità trovata insperatamente accanto a Ygraine e Rebecca, non riusciva a restare tranquilla.
E non lo fu nemmeno quando l’ultima nota risuonò quasi impalpabile, né quando i cantanti si portarono alla ribalda per ricevere gli applausi.
Da dove si trovava, nell’ampia platea di Opéra Bastille, non riusciva a leggere l’espressione degli occhi nocciola di Ygraine, ma era certo che fossero radiosi al pari del suo sorriso. Il pubblico sciamò, scambiando commenti entusiasti, mentre Severus si recava verso una porta nascosta su un lato dell’ampia platea e passava rapidamente dietro le quinte. Nessuno fece caso a lui, ma il retropalco sembrava più simile ad un porto di mare che ad un teatro.
D’altronde, lo avevano visto per tutte le prove e per le altre quattro recite. Seguì alcuni corridoi intricati fino a che non raggiunse il piano dove si trovavano i camerini degli artisti. La prima volta che aveva accompagnato la moglie si era detto che il progettista di quell’enorme teatro doveva aver tratto un sadico piacere nel complicare la vita a chi vi lavorava.
Dominique, che aveva interpretato Amonasro, lo salutò con un cenno del capo, quando Severus raggiunse il camerino di Ygraine, che aveva già tolto il semplice abito di scena per indossare il vestito primaverile con cui era uscita dalla casa di Villandry quella mattina.
«Sto bene» gli disse, prima ancora che aprisse bocca, un dolce sorriso sulle labbra. «Ma sono felice di rimanere a casa per i prossimi mesi.»
Ygraine si alzò in piedi e si avvicinò a Severus. Era la prima volta che pronunciava quelle parole, ma non aveva voluto preoccuparlo. Mentre cantava non sentiva alcuna stanchezza, che la coglieva sempre nel camerino o quando era circondata dalle persone che volevano un suo autografo.
«Se vuoi possiamo evitare di andarcene dall’uscita artisti.»
«Non è necessario. Abbiamo il treno tra un’ora e mezzo e io sono già pronta.»
Severus annuì, anche se avrebbe voluto evitare quella fatica alla moglie. Eppure, sapeva che era troppo rischioso Smaterializzarsi, soprattutto considerando che Ygraine era una Babbana e non c’era molta letteratura in proposito. Aveva cercato qualsiasi informazione in proposito, ma, a quanto sembrava, erano molto più frequenti le unioni tra una strega e un Babbano che il caso contrario. Presero insieme l’ascensore che portava dai camerini, posti al sesto piano, fino al pianterreno. Una volta giunti si mise in disparte, dopo che l’addetto alla portineria ebbe fatto accomodare la moglie dietro il bancone.
Fortunatamente non c’erano molte persone ad attendere gli artisti. Severus osservò Ygraine sorridere e rispondere gentilmente ad ogni persona che si avvicinava a lei. Gli parve più bella del solito, con i lunghi capelli biondi raccolti in una treccia morbida.
E mentre la osservava si sentì incredibilmente fortunato ad averla incontrata.
Senza di lei non starebbe toccando una felicità che aveva sempre creduto che gli fosse preclusa. Con ogni probabilità si sarebbe trovato ancora davanti al quadro di Sancta Lilias ad osservare le fattezze di una donna che non era veramente Lily, a credersi ancora innamorato di un fantasma perfetto che aveva creato nella sua mente.
Sarebbe stato ancora bloccato nell’inverno della sua anima e non avrebbe mai conosciuto la primavera del perdono.
Doveva tutto il suo presente alla moglie e a Rebecca, ma era intimamente certo che la bambina non sarebbe stata sufficiente per fargli realmente comprendere in quale modo avesse sprecato tre anni della vita che si era ritrovato inaspettatamente a vivere dopo che si aveva creduto di morire per il morso di Nagini.
Ygraine lo aveva perdonato e, mentre la osservava ricevere dal teatro un vaso di garofani del poeta, si rese conto che aveva imparato a perdonarsi. Non sentiva più il peso della colpa ogni volta che pensava ad Albus o quando ripercorreva i suoi anni di spia perché era cosciente che aveva fatto il suo dovere per portare alla caduta dell’Oscuro Signore.
Tutti i suoi rimpianti, tutta la sua colpa si concentrava ormai sulla scelta che aveva compiuto guidato dalla rabbia, dalla frustrazione e dal senso di rivalsa ed era abbastanza realista da sapere che quella maledetta decisione non sarebbe mai riuscito realmente a perdonarsela.
Eppure, la decisione di diventare Mangiamorte, presa quando era forse troppo giovane, non offuscava più la felicità che provava in quel momento.
«Possiamo andare» disse Ygraine, raggiungendolo quando all’uscita artisti di Opéra Bastille erano rimasti soltanto gli addetti del teatro.
Mentre camminavano verso la metropolitana, la donna passò i fiori a Severus, prima di prenderlo sottobraccio. Si sentiva malinconica per quanto sapesse di non averne alcun reale motivo. Avrebbe interrotto la sua carriera per qualche mese, per poi tornare a cantare in un ciclo di recital quando i bambini avrebbero avuto quattro mesi.
Eppure, il palcoscenico le sarebbe mancato.
Non erano gli applausi ad attrarla del suo mestiere, quanto, piuttosto il poter immergersi nella musica, lo scavare a fondo il personaggio che avrebbe interpretato e confrontarsi con gli altri interpreti.
Il viaggio in metropolitana fino a Gare Montparnasse fu tranquillo e ben presto si sedette accanto al marito sul treno per Tours, dove Stéphane, il padre di Renaud, sarebbe andato a prenderli per riaccompagnarli a casa.
«Credi che potremmo piantarli in giardino?» domandò a Severus, mentre il treno partiva.
«Naturalmente.»
Ygraine gli sorrise, prima di appoggiare il capo contro la sua spalla. L’uomo rimase per qualche istante immobile, i garofani posati sul tavolino del treno, prima di stringere a sé la moglie. Si riteneva incredibilmente goffo, per quanto quello fosse un gesto ormai abituale, ma non riusciva a sentirsi a suo agio a manifestare il suo affetto in pubblico, sebbene sapesse che nessuno degli altri passeggeri stava facendo caso a lui.
Eppure, quando si accorse che Ygraine si era addormentata, si sentì stranamente in pace.
Ogni momento di quella nuova vita era fatto di gesti normali, che aveva visto fare a innumerevoli persone, ma che gli erano sempre stati preclusi.
Quando era stato giovane e sciocco aveva creduto che, un giorno, avrebbe potuto abbracciare in quel modo Lily, ma erano stati dei vani sogni, che si erano scontrati con quel senso di disagio che provava ogni volta che era accanto alla ragazza. Gli era sempre apparso, allora, di essere una specie di spaventapasseri che cercava di attirare l’attenzione di un essere perfetto.
Ed anche quella era stata una stupida illusione, ma aveva impiegato fin troppo tempo per rendersene conto.
Mentre Ygraine dormiva tranquilla, appoggiata contro di lui, si rese conto di non essersi mai sentito inadeguato accanto a lei, benché fosse perfettamente consapevole di essere ancora simile ad uno spaventapasseri.
Sfiorò delicatamente il ventre arrotondato della moglie, mentre cercava di immaginare i mesi a venire e i due bambini che sarebbero venuti al mondo. Da quando aveva parlato con Ygraine dei suoi dubbi, da quando le aveva rivelato anche l’unico tassello della sua vita che le aveva taciuto, si sentiva più tranquillo. Era certo di amare i suoi figli, così come amava Rebecca che quella domenica era rimasta a Villandry perché era il compleanno della sorella minore di Renaud.
Aveva avuto paura di poter diventare come Tobias, ma osservando la bambina che lo chiamava papà si era reso conto che Ygraine aveva ragione e che non sarebbe diventato come l’uomo che lo aveva messo al mondo.
Scosse appena la moglie, quando il treno iniziò a rallentare poco prima di entrare nella stazione TGV di Tours e, poco dopo, insieme scesero dalla carrozza. Stéphane li attendeva sul binario insieme a Rebecca e a Renaud.
«Sono voluti venire anche loro» disse l’uomo come spiegazione, mentre li accompagnava all’automobile.
Ygraine si sistemò nel sedile, ascoltando vagamente Rebecca e Renaud spiegare come avevano trascorso la giornata. Forse avrebbe dovuto procurarsi una macchina quando si erano trasferiti in Francia, ma aveva preso l’abitudine di andare in bici alla piccola stazione di Savonnières quando doveva andare a cantare oppure, quando il tempo era brutto, di dipendere dalla magia del marito. Non che la Smaterializzazione fosse piacevole, ma aveva il pregio della rapidità.
Forse, se ne sarebbe procurata una dopo la nascita dei bambini.
Il viaggio fu tranquillo e fu felice di trovarsi nuovamente a casa. Lasciò che Severus preparasse la cena – d’altronde il marito era un cuoco decisamente migliore di lei – mentre Rebecca le faceva alcune domande sulla recita di quel giorno.
La malinconia che l’aveva presa uscita da teatro sembrò lasciarla durante il pasto. Era tutto così naturale, si disse, mentre osservava la sua famiglia e cercò di immaginarsi due maschietti dai capelli e dagli occhi neri come Severus. Sapeva che il marito sperava che lei stesse aspettando due bambine e, per un istante, si chiese se non dovesse chiedere al prossimo controllo di sapere il sesso dei nascituri, ma scacciò subito l’idea. Voleva assaporare la sorpresa, cercare i nomi e condividere quella ricerca con l’uomo che amava.
Quando si ritirarono, Severus lasciò i garofani dei poeti sul tavolo della cucina, illuminati dalla dolce luce della luna crescente.
Al risveglio l’uomo li vide illuminati dalla luce del sole e già li immaginò nel giardino accanto alla serenella in mezzo alle campanule, ai fiordalisi e ai garofani rosa. Sarebbe stato un altro simbolo del suo amore per Ygraine, che Alfred, quando sarebbe venuto a trovarli ai primi di luglio, avrebbe osservato con un sorriso.
Dopo aver accompagnato Rebecca a scuola e aver comprato il pane, rispondendo all’abituale domanda della panetteria sulla gravidanza della moglie, rincasò. Ygraine stava chiacchierando con Françoise che lo salutò con un cenno del capo. Era certo che la vicina di casa avesse formulato più di un’ipotesi su quello che lui faceva per vivere, ma era abbastanza discreta per non tormentarlo con inutili domande.
Si perse, per qualche ora, nel suo lavoro, aggiungendo alcune annotazioni alla nuova ricerca che gli era stata affidata e che, se avesse dato buoni frutti, avrebbe potuto aiutare a combattere alcune malattie magiche infantili.
Quando ebbe finito, si sentì soddisfatto dei progressi fatti, di cui avrebbe parlato a Tours il giorno successivo. Sistemò con cura il laboratorio, prima di uscire e recarsi in salotto che trovò deserto, al pari della cucina da cui erano spariti anche i garofani dei poeti.
Si avvicinò alla portafinestra e vide la moglie, seduta su una delle comode panche che avevano sistemato vicino al bacino. Stava leggendo un libro, i capelli sciolti mossi leggermente dalla brezza.
Rimase immobile ad osservarla per qualche lungo istante, prima di raggiungerla e sedersi accanto a lei.
«Dove sono i garofani dei poeti?» chiese, dopo che la moglie ebbe posato il libro. «Vorrei piantarli.»
«Mentre eri nel laboratorio Françoise si è offerta di sistemarli.»
Severus seguì lo sguardo della moglie che indicava un punto vicino alla quercia, una delle poche parti del giardino prive di fiori.
«Sarebbero stati perfetti accanto ai garofani rosa» affermò l’uomo.
«Immaginavo che avresti voluto piantarli in quella parte di giardino, ma li ritengo più adatti a stare in compagnia della quercia» spiegò Ygraine, voltandosi verso di lui. «Ho telefono a papà poco prima che arrivasse Françoise e abbiamo parlato del particolare tipo di garofani che mi hanno regalato. Non avrei potuto trovare posto migliore.»
Severus osservò per qualche istante la moglie, gli occhi nocciola colmi di amore e dolcezza, poi portò la sua attenzione sulla quercia. Ricordava il modo in cui Ygraine aveva associato quell’albero a lui.
Gli aveva detto che era stato leale e costante.
L’uomo non sapeva se ritenersi realmente tale, se sarebbe mai riuscito a guardare a sé stesso con l’ammirazione della moglie.
Forse, poteva ritenersi leale, perché, dopo che era diventato una spia per Silente, non aveva nemmeno immaginato di tornare sui suoi passi.
Forse, poteva credersi costante, negli anni in cui aveva dovuto fingere di essere un leale seguace dell’Oscuro Signore.
Ma non sarebbe mai riuscito a ritenersi nobile d’animo, secondo il significato araldico del garofano dei poeti.
«Ygraine» iniziò a dire, prendendo una mano della moglie tra le sue. «Il mio animo non è nobile. So che tu mi ritieni una brava persona e, credimi, sto cercando in tutti i modi di tentare di vedermi sotto questa luce, ma non so se ci riuscirò mai e anche se accadesse non potrei mai trovare alcuna nobiltà nel mio animo.»
«Eppure, soltanto una persona dotata di un animo nobile possiede la forza di comprendere il proprio errore e di porvi rimedio.»
Il volto di Ygraine era illuminato dalla dolce luce del perdono che era stata in grado di donargli e che lui aveva imparato, lentamente, a concedersi.
Forse, avrebbe potuto far sue le parole appena pronunciate dalla moglie, per quanto non fosse sicuro di riuscirci realmente.
«Il giardino è sempre stato un dono per te e per Rebecca e per i bambini» disse infine.
«So che tutti i fiori che hai piantato e che curi con tanta dedizione sono per noi. Papà mi ha fatto una curiosa lezione sul loro significato, ma una parte di questo nostro giardino è anche tua. O, forse, il giardino rappresenta la nostra famiglia. Papà mi ha detto che i fiori di pero rappresentano l’amicizia duratura e che il crisantemo rosa dice io amo e che quelle belle rose screziate bianche e rosa parlano dell’unità di una coppia.»
Severus osservò il volto della moglie e i suoi occhi nocciola sempre così colmi d’amore. Portò poi lo sguardo sul giardino, sulle ninfee che si specchiavano nel bacino centrale, sul pero che si trovava sul limitare del prato, sulle rose screziate accanto alla parete della casa e sui garofani del poeta che facevano bella mostra di sé accanto alla quercia.
Aveva creduto di costruire uno specchio di Ygraine e Rebecca.
Invece, la sua dolce sposa aveva ragione e quel giardino così bello e armonioso rappresentava tutti loro.

 
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CITAZIONE (Alaide @ 26/6/2023, 17:50) 

Nobiltà d’animo


L’ansia di Severus per la moglie riesce a mettere in ansia anche me, che è tutto dire! In ogni caso, stupendo lui, così innamorato!
CITAZIONE
Senza di lei non starebbe toccando una felicità che aveva sempre creduto che gli fosse preclusa. Con ogni probabilità si sarebbe trovato ancora davanti al quadro di Sancta Lilias ad osservare le fattezze di una donna che non era veramente Lily, a credersi ancora innamorato di un fantasma perfetto che aveva creato nella sua mente.
Sarebbe stato ancora bloccato nell’inverno della sua anima e non avrebbe mai conosciuto la primavera del perdono.

Bellissima e vera considerazione.
CITAZIONE
Ygraine lo aveva perdonato e, mentre la osservava ricevere dal teatro un vaso di garofani del poeta, si rese conto che aveva imparato a perdonarsi. Non sentiva più il peso della colpa ogni volta che pensava ad Albus o quando ripercorreva i suoi anni di spia perché era cosciente che aveva fatto il suo dovere per portare alla caduta dell’Oscuro Signore.

Non potrebbe esserci cosa più bella per Severus!
CITAZIONE
Ogni momento di quella nuova vita era fatto di gesti normali, che aveva visto fare a innumerevoli persone, ma che gli erano sempre stati preclusi.

Impagabile la normalità della vita… e dell’amore.
CITAZIONE
Mentre Ygraine dormiva tranquilla, appoggiata contro di lui, si rese conto di non essersi mai sentito inadeguato accanto a lei, benché fosse perfettamente consapevole di essere ancora simile ad uno spaventapasseri.

Ho sorriso a questo suo pensiero: spaventapasseri, ma perfettamente adeguato!
CITAZIONE
Sarebbe stato un altro simbolo del suo amore per Ygraine, che Alfred, quando sarebbe venuto a trovarli ai primi di luglio, avrebbe osservato con un sorriso.

Bello questo rapporto mediato dal linguaggio dei fiori con il suocero
CITAZIONE
Eppure, soltanto una persona dotata di un animo nobile possiede la forza di comprendere il proprio errore e di porvi rimedio.

Che dire, è Severus. nessuno più di lui!
CITAZIONE
Invece, la sua dolce sposa aveva ragione e quel giardino così bello e armonioso rappresentava tutti loro.

Commovente!
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 7/8/2023, 22:02) 
L’ansia di Severus per la moglie riesce a mettere in ansia anche me, che è tutto dire! In ogni caso, stupendo lui, così innamorato!

Sono felice che ti sia arrivata l'ansia di Severus! Era una scena che volevo scrivere da tanto tempo.

CITAZIONE
Non potrebbe esserci cosa più bella per Severus!

Anche l'autrice non più così sadica concorda.

CITAZIONE
Ho sorriso a questo suo pensiero: spaventapasseri, ma perfettamente adeguato!

Era tanto che volevo arrivare a questo pensiero e il viaggio in treno mi è sembrato l'ideale.

CITAZIONE
Bello questo rapporto mediato dal linguaggio dei fiori con il suocero

Felice che ti piaccia!
CITAZIONE
Commovente!

Grazie mille!!
 
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view post Posted on 29/8/2023, 11:33
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Avevo inizialmente pensato di scrivere un unico capitolo chiamato florilegio, ma mi stava diventando troppo lungo, quindi ho preferito dividerlo in capitoli più brevi.

Dolcezza



Villandry, 20 agosto 2004



Severus non riusciva a staccare gli occhi dalle tre altee che aveva piantato in giardino alcuni mesi prima, non lontane dai timidi bucaneve e dal mughetto.
Avrebbe dovuto occuparsi delle ben più importanti erbe che gli sarebbero servite per alcune pozioni su cui stava lavorando, ma non riusciva a vedere altro se non quei fiori rosa sorretti da uno stelo già piuttosto alto.
Non era un segreto per nessuno – sicuramente non per lui, né per Ygraine, né men che meno per Alfred – che quella pianta rappresentasse i suoi figli. Quando Antonia ed Einar erano nati, poco meno di un anno prima, aveva deciso di piantare l’altea in onore loro e di Rebecca, ma aveva voluto fare le cose nel modo Babbano, non tanto per non destare i sospetti dei vicini, quanto piuttosto per rendere più significativo quel dono silenzioso.
«Pensavo che dovessimo occuparci della lavanda, papà.»
Rebecca si era fatta più alta durante i mesi precedenti, notò Severus, mentre la ragazza gli si avvicinava.
«Ed è quello che faremo tra poco» le disse, osservandone il volto che stava perdendo, in parte, i segni dell’infanzia.
«In quale Casa finirò, secondo te, papà?»
Era la prima volta che Rebecca gli poneva quella domanda. Non l’aveva fatta quando le era arrivata la lettera da Hogwarts, né dopo essere tornata da Tours con la bacchetta e i libri che avevano fatto ordinare alla piccola libreria della parte magica della città.
All’epoca, Severus aveva ancora sperato di convincerla ad iscriversi a Beauxbatons o nella più piccola e meno antica Scuola Magica di Reims, ma Rebecca non aveva mai desistito dall’idea di frequentare Hogwarts, come aveva fatto lui.
«Non è importante in quale Casa verrai smistata, Rebecca, come non lo sarà per i tuoi fratelli, se andranno anche loro a scuola in Inghilterra.»
La ragazza osservò il volto del mago. Sapeva che papà era preoccupato per lei, che avrebbe preferito che decidesse di non andare a Hogwarts, ed era certa che lo stesso sarebbe accaduto con Antonia ed Einar.
«Mi dispiace che tu e mamma non possiate accompagnarmi all’Espresso il primo settembre.»
«Tuo nonno è entusiasta all’idea di prendere il nostro posto.»
Rebecca rimase per qualche istante in silenzio, mentre lasciava scorrere lo sguardo sul giardino, chiedendosi quando sarebbero arrivati i gemelli e mamma. Era una bella giornata di sole e ai bambini – soprattutto ad Antonia che aveva già mosso i primi passi – piaceva stare tra i fiori che papà curava con tanto affetto.
«La nonna è più intimorita, ma… avrei preferito andare con te.»
«Lo so, Rebecca, ma non voglio che tu venga presa di mira a scuola per causa mia. Non sono nemmeno trascorsi dieci anni dalla fine della guerra magica e in molti non hanno preso bene la mia assoluzione» affermò l’uomo, osservando il volto improvvisamente serio della ragazza. Non avrebbe mai voluto deluderla, ma non voleva correre alcun rischio con lei. «Non importa quello che tu credete tu o Ygraine sul mio conto. I maghi e le streghe inglesi non dimenticano facilmente il passato e Hogwarts può essere un luogo crudele.»
Severus non avrebbe voluto dire quelle parole che avrebbero soltanto preoccupato Rebecca, ma non voleva che la ragazza nutrisse delle illusioni. Aveva avuto modo di leggere alcuni numero della Gazzetta del Profeta e, in quello del due maggio di quell’anno, si faceva riferimento all’ingiustizia dell’assoluzione di alcuni noti Mangiamorte e, giusto per essere più chiari, avevano fatto esplicitamente il suo nome, aggiungendo che aveva lasciato l’Inghilterra, come se questa fosse una colpa.
«Lo capisco, papà» disse la ragazza, avvicinandosi a lui. «E ti voglio bene.»
Nelle parole di Rebecca lesse l’affetto e la comprensione. La figlia maggiore – e non importava che non condividessero nemmeno una goccia di sangue – era matura per la sua età e, a volte, si sentiva responsabile del fatto che la ragazza era cresciuta troppo in fretta. Tuttavia, quella sensazione si dissolveva rapidamente di fronte allo sguardo di Rebecca e alla voce di Ygraine che stava cantando una tenera canzone ai piccoli.
E, alla fine, rimaneva la dolcezza dell’affetto che lo legava ai suoi figli, quella stessa dolcezza che aveva tentato di esprimere attraverso le tre altee che aveva piantato.

 
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CITAZIONE (Alaide @ 29/8/2023, 12:33) 

Dolcezza


Quando Antonia ed Einar erano nati, poco meno di un anno prima, aveva deciso di piantare l’altea in onore loro e di Rebecca, ma aveva voluto fare le cose nel modo Babbano, non tanto per non destare i sospetti dei vicini, quanto piuttosto per rendere più significativo quel dono silenzioso.

Sempre molto dolci i pensieri di Severus, perfetti per un capitolo intitolato "Dolcezza"

CITAZIONE
«Lo so, Rebecca, ma non voglio che tu venga presa di mira a scuola per causa mia. Non sono nemmeno trascorsi dieci anni dalla fine della guerra magica e in molti non hanno preso bene la mia assoluzione» affermò l’uomo, osservando il volto improvvisamente serio della ragazza. Non avrebbe mai voluto deluderla, ma non voleva correre alcun rischio con lei. «Non importa quello che tu credete tu o Ygraine sul mio conto. I maghi e le streghe inglesi non dimenticano facilmente il passato e Hogwarts può essere un luogo crudele.»

Altro pensiero molto dolce e protettivo.
CITAZIONE
E, alla fine, rimaneva la dolcezza dell’affetto che lo legava ai suoi figli, quella stessa dolcezza che aveva tentato di esprimere attraverso le tre altee che aveva piantato.

Bello e dolcissimo.
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 30/8/2023, 22:18) 
Bello e dolcissimo.

Sono felicissima che il capitolo ti sia piaciuto (ho pensato un po' per dargli una forma soddisfacente... non sono abituata a descrivere la dolcezza). <3
 
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CITAZIONE (Alaide @ 31/8/2023, 13:30) 
CITAZIONE (Ida59 @ 30/8/2023, 22:18) 
Bello e dolcissimo.

Sono felicissima che il capitolo ti sia piaciuto (ho pensato un po' per dargli una forma soddisfacente... non sono abituata a descrivere la dolcezza). <3

Lo so, crudelissima sadica, per questo l'ho ancor più apprezzato!
 
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Innocenza e contentezza



Villandry, 4 settembre 2006



Ygraine osservò con un sorriso il volto imbronciato di Antonia che non era riuscita a prendere la lettera che Rebecca aveva inviato da Hogwarts. Einar era stato più lesto, per quanto fosse di poco più basso della gemella.
«Papà non c’è» disse la bambina gli occhi neri fissi sul fratello che stava cercando di aprire la busta.
«Aspetteremo il suo ritorno da Tours prima di leggere cosa ci scrive Rebecca.»
Einar annuì, passandole la lettera tutta spiegazzata, che Ygraine stirò appena con le mani, prima di metterla nella tasca, straordinariamente ampia, del vestito che indossava quel giorno.
«Quando torna papà?»
«Tra non molto.»
Sapeva che non era una buona risposta, ma non aveva idea di quanto tempo Severus avrebbe trascorso a Tours. Si trattava di una riunione importante, in cui i soci del Centre de Recherche avrebbero valutato le ricerche in atto e deciso a chi affidare la direzione di uno dei gruppi e Ygraine sperava che venisse scelto il marito.
Sarebbe stato un riconoscimento della sua profonda conoscenza nel campo delle pozioni e un traguardo che meritava più di chiunque altro.
«Possiamo cantare, mamma?»
«Sì, ti prego» Einar si aggiunse alle parole della sorella.
La donna annuì e, seguita dai bambini, andò a sedersi sul divano del salotto. Antonia si rannicchiò immediatamente accanto a lei, mentre il figlio prese prima in mano un peluche a forma di tigre dal pavimento.
Ygraine iniziò a cantare una semplice melodia infantile francese che raccontava di una chiocciola che usciva felice durante i giorni di pioggia. Come ogni volta, la figlia fu la prima a unirsi a lei, seguita immediatamente da Einar.
Mentre cantavano, le voci parvero unirsi alla pioggia che ticchettava sulle tegole della casa, sul prato e su tutta quella zona di Francia. Anche a Tours le gocce scendevano fitte, quando Severus uscì dal Centre de Recherche, dopo discussioni fin troppo lunghe e con l’onere di dover dirigere una delle branche più complesse dell’intera struttura.
Aveva creduto che, dopo il pensionamento di uno dei responsabili, sarebbe stata scelta la sua pupilla, una strega polacca particolarmente portata per la speculazione teorica. Era stato certo che la donna avrebbe protestato per essere stata derubata di quella posizione, invece si era detta sollevata di non aver preso il posto del suo mentore.
Severus non riusciva nemmeno a capire se sentirsi orgoglioso per quel traguardo.
Era stato ciò che aveva sognato quand’era stato un ragazzo, prima di precipitare nel baratro di morte e sangue che era stata buona parte della sua vita da adulto. Per anni, era stato certo che non sarebbe quella possibilità gli fosse stata preclusa.
D’altronde, durante quei giorni aveva anche creduto che il suo destino sarebbe stato la morte e, quando era sopravvissuto, che la sua vita si sarebbe ripiegata unicamente sul passato e sulle sue colpe.
Soltanto quando aveva incontrato Ygraine e Rebecca, soltanto quando era riuscito ad amare di nuovo, quelli che un tempo gli erano sembrati sogni privi di speranza avevano iniziato ad avverarsi.
Quando rientrò a casa e sentì le voci della moglie e dei figli intonare le note di una filastrocca per bambini fu più ancora certo di quel semplice fatto.
Aveva una famiglia, delle persone che poteva chiamare amici, come lo erano diventati i genitori di Renaud, dei colleghi che lo rispettavano.
Antonia ed Einar gli corsero incontro non appena lo notarono e lo abbracciarono, come facevano sempre.
«È arrivata la lettera di Becca» disse la figlia, quando si fu staccata da lui.
«Ti abbiamo aspettato, papà» aggiunse il bambino.
Ygraine era rimasta seduta sul divano e gli stava sorridendo con dolcezza, gli occhi nocciola ancora colmi d’amore e di fiducia, come lo erano stati in Inghilterra quando l’aveva baciata per la prima volta sotto un ciliegio dai rami spogli scossi dal vento.
Einar tornò quasi subito accanto alla madre, ma Antonia lo prese per mano e lo trascinò quasi verso il resto della sua famiglia.
Prima di leggere la lettera di Rebecca si lasciò cullare dal chiacchiericcio del bambino che gli parlò della loro giornata. Il figlio era il più espansivo dei gemelli, forse perché aveva iniziato a parlare per primo o semplicemente a causa del carattere più riservato della figlia, che si era posizionata sulle sue ginocchia.
Quando Einar ebbe finito di parlare, un timido raggio di sole si era fatto strada fra le nubi e non pioveva quasi più. Severus osservò per un attimo il giardino al di là dei vetri, per quanto, da dove si trovavano non potevano vedere la parte posteriore dove ancora sbocciavano i fiori, soprattutto quelli dedicati ai bambini.
E mentre apriva la lettera di Rebecca, sentì farsi strada in lui una contentezza che era certo di non aver mai nemmeno sperato di provare, che gli parve si specchiasse nei delicati mughetti che aveva piantato quell’anno pensando ai suoi figli, alla gioia che gli trasmettevano, ai loro sorrisi felici, ai loro occhi privi delle ombre che erano sempre state presenti nel suo sguardo.





Villandry, 10 aprile 2010


«Hai ucciso i mughetti di papà.»
«Ci stavamo lavorando insieme, Antonia.»
«Però, sei stato tu ad annaffiarli ieri e a curarli oggi.»
«Perché tu non sbagli mai?»
«Non sono stupida come te.»
La bambina si dispiacque non appena pronunciò quelle parole.
Era stata cattiva.
Einar piangeva e lei non sapeva cosa fare.
«Tu…» la voce del bambino si spense in un singhiozzo.
Antonia aprì bocca per dire qualcosa, ma il fratello corse via, verso casa.
Avrebbe voluto seguirlo, ma rimase ferma dov’era.
Si era comportata male e papà aveva dato tanta fiducia a tutti e due, consentendo loro di rimanere da soli in giardino, mentre lui si occupava di un passaggio complicato di una pozione che gli avrebbe preso una mezz’ora.
E lei l’aveva rotta.
Sentì dei passi alle sue spalle e si mise a correre, fino alla quercia, su cui si arrampicò.
Non voleva vedere il volto deluso di papà.
Si nascose, certa che non l’avrebbe vista.
«Antonia.»
La bambina sentì la preoccupazione nella voce di papà e si sentì ancora più in colpa.
Aveva insultato Einar e aveva messo in pensiero il padre.
Era cattiva, si disse, mentre si calava dalla quercia.
«Io… non volevo dire quelle cose a Einar.»
Severus osservò con attenzione il volto pallido della figlia, incorniciato dai capelli neri che aveva ereditato da lui.
«So che non avresti voluto, Antonia» affermò, inginocchiandosi di fronte alla bambina, che lo stava fissando con gli occhi neri colmi di lacrime non ancora versate.
«Però l’ho fatto e adesso Einar mi odia.»
La figlia stava cercando di non piangere, si accorse Severus. I gemelli erano stati tranquilli per tutto il giorno ed erano riusciti a convincerlo a lasciarli da soli in giardino dove avrebbero curato i mughetti, come avevano fatto per tutta la settimana con l’intento di fare una sorpresa a Ygraine che si trovava a Milano per sostituire una collega durante tre recite di Otello.
«Tuo fratello non ti odia, Antonia» la rassicurò. Einar era corso nel laboratorio, quando lui aveva appena finito la pozione a cui stava lavorando. Il figlio era in lacrime e gli aveva spiegato singhiozzando l’accaduto. Quando era riuscito a calmarlo, avevano parlato e il piccolo gli aveva chiesto di andare a parlare con la sorella con cui voleva fare pace.
«Anche se sono cattiva?»
Il volto della bambina era affranto, ma la figlia continuava a rifiutarsi testardamente di piangere.
«Non sei cattiva, Antonia, ma hai lasciato che la rabbia che hai provato in quel momento ti portasse a parlare senza riflettere» le disse, sperando di non aver usato un linguaggio troppo complesso per la figlia, ma non era mai riuscito a parlare ai bambini con parole semplici come facevano altri genitori.
«Ti ho deluso, papà?»
La bambina tirò su con il naso e lo osservò con occhi che mischiavano innocenza e vergogna per la lite con Einar.
«No, Antonia» rispose ponendo una mano sulla spalla della figlia. «Hai capito immediatamente il tuo errore e ti posso assicurare che non è facile. Ho commesso molti errori nella mia vita e quello più grave non l’ho voluto riconoscere subito.»
«Ma tu, papà, non sbagli mai» protestò la bambina.
«Ho commesso molti errori, invece, Antonia» Severus era certo che gli fosse tremata la voce. Sapeva che un giorno, prima dell’undicesimo compleanno dei figli, avrebbe dovuto parlare loro del suo passato e temeva quel momento, nonostante le rassicurazioni di Ygraine. «Alcuni molto gravi e so che ne commetto ancora oggi.»
La bambina lo stava osservando con gli occhi neri colmi di un’innocenza che era certo di non aver mai avuto nello sguardo. Era scomparsa la vergogna, quasi che la sua ammissione di aver commesso degli errori avesse risollevato l’animo di Antonia.
«Ma mamma non ti amerebbe se tu fossi cattivo.»
Severus rimase immobile, osservando il volto infantile della figlia che sembrava così convinta delle sue parole. Ygraine, se fosse stata presente, avrebbe detto che lui era una brava persona dall’animo nobile.
Un’idea in cui egli ancora non riusciva a credere pienamente.
Eppure, assaporò il perdono inconsapevolmente celato nelle parole di Antonia.
«Tuo fratello ci sta aspettando in salotto» disse, senza riuscire a rispondere realmente alla bambina, che annuì, prendendogli la mano con una fiducia così assoluta di cui non credeva di sentirsi realmente degno.
O, forse, aveva semplicemente paura di perdere tutto quando avrebbe dovuto parlare con lei ed Einar e narrare loro del male che aveva portato nel mondo. Ygraine gli aveva detto che i bambini non avrebbero mai potuto odiare l’uomo che li aveva cresciuti, che aveva letto loro dei libri, che aveva curato le loro sbucciature e che li aveva consolati.
Era anch’egli cosciente di non essere più l’uomo che aveva deciso di unirsi all’Oscuro Signore, né quello che aveva sprecato tre anni della sua vita davanti ad un quadro.
Eppure, non riusciva a impedirsi di provare una leggera inquietudine per il futuro.
Tuttavia, mentre osservava i figli parlare e abbracciarsi dopo il litigio in giardino, non volle concentrarsi sulle sue paure.
I gemelli si avvicinarono a lui, che era rimasto in disparte, e lo convinsero ad andare tutti insieme in giardino a salvare quanto si poteva dei mughetti e, mentre lavoravano, Severus notò l’innocenza che traspariva da ogni gesto di Antonia ed Einar e la loro contentezza.
E se ne sentì quasi partecipe.

 
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view post Posted on 13/10/2023, 20:59
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I ♥ Severus


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Mentre cantavano, le voci parvero unirsi alla pioggia che ticchettava sulle tegole della casa, sul prato e su tutta quella zona di Francia. Anche a Tours le gocce scendevano fitte, quando Severus uscì dal Centre de Recherche, dopo discussioni fin troppo lunghe e con l’onere di dover dirigere una delle branche più complesse dell’intera struttura.

Hei!!! Ma questo è come Winterreise! Bello!
CITAZIONE
«Ma mamma non ti amerebbe se tu fossi cattivo.»
Severus rimase immobile, osservando il volto infantile della figlia che sembrava così convinta delle sue parole. Ygraine, se fosse stata presente, avrebbe detto che lui era una brava persona dall’animo nobile.
Un’idea in cui egli ancora non riusciva a credere pienamente.
Eppure, assaporò il perdono inconsapevolmente celato nelle parole di Antonia.
«Tuo fratello ci sta aspettando in salotto» disse, senza riuscire a rispondere realmente alla bambina, che annuì, prendendogli la mano con una fiducia così assoluta di cui non credeva di sentirsi realmente degno.

Povero tesoro mio... ancora è rimasta l'insicurezza e il senso di colpa che affiora ogni tanto.
Ma ce la farai: la tua autrice non è più crudelmente sadica con te... <3 :lovelove: <3
 
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view post Posted on 15/10/2023, 14:57
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CITAZIONE (Ida59 @ 13/10/2023, 21:59) 
Povero tesoro mio... ancora è rimasta l'insicurezza e il senso di colpa che affiora ogni tanto.

La non più tanto sadica autrice avvisa che l'insicurezza e il senso di colpa non spariranno mai del tutto (per amor di realismo), ma continueranno a diminuire. Della seria del giardino ho ancora un capitoletto e l'epilogo.
 
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view post Posted on 16/10/2023, 10:00
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Hai ragione, sarebbe irrealistico far sparire ogni suo senso di colpa: non sarebbe più il nostro Severus.

Fai pure con calma con gli ultimi capitoli: sono incasinatissima!
 
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