Il Calderone di Severus

L'affascinante e misterioso giardino di Severus!

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view post Posted on 8/11/2022, 21:53
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CITAZIONE (Ida59 @ 8/11/2022, 20:18) 
Ooh! Che bello!
Questa volta, però, non farci più aspettare tanto come per Winterreise.

Ho già scritto più di un capitolo (e ne sto scrivendo altri).
 
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view post Posted on 11/11/2022, 10:47
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Dopo il breve prologo, ecco il primo capitolo di Frammenti di Giardino. Come preannunciato non si tratta di una serie di "quadri di vita" che seguono Severus, Ygraine e Rebecca in Francia.

Lealtà e costanza



Villandry, 8-11 maggio 2002


Rebecca osservava la pioggia cadere sul giardino che circondava la loro nuova casa. Quel mercoledì [1] avrebbe voluto passarlo fuori, insieme a Severus e a zia Ygraine, ma l’uomo era dovuto andare a Tours e dalla notte precedente non sembrava voler smettere di piovere.
«Sembri pensierosa, Rebecca.»
La bambina si voltò verso la giovane donna che l’aveva raggiunta accanto alla portafinestra che dal salotto portava sul retro della casa.
«Ieri c’era un sole bellissimo e oggi piove. Non che importi molto, dato che non avremmo comunque potuto iniziare a lavorare in giardino.»
«Sono certa che sabato ci sarà bel tempo.»
Ygraine notò la quercia che si ergeva sul retro della casa. Era uno dei pochi alberi presenti nell’ampio giardino che circondava l’edificio. Non molto distante si trovava un pero e su un lato un ciliegio. Per il resto i precedenti proprietari avevano scelto di non piantare nessun fiore.
Avevano però posto, al centro della parte posteriore del giardino, un bacino circolare, che, poco prima della vendita, era stato svuotato della sua acqua e che era stato uno degli elementi che li aveva fatti propendere per quella casa.
«Mi piacciono gli alberi che già ci sono. Sono certa che pianteremo della lavanda. Severus mi ha detto che è un ingrediente per la Pozione Soporifera.»
Ygraine sorrise, mentre Rebecca le spiegava entusiasta tutto quello che ricordava su quell’intruglio magico. Forse ne avevano parlato quando erano ancora in Inghilterra, ma, sicuramente, il rapporto tra la nipote e il mago sembrava essersi fatto, se possibile, ancora più profondo. Nessuno avrebbe potuto comprendere che la bambina conosceva Severus soltanto dal dicembre dell’anno precedente.
Anche la maestra, quando aveva parlato con loro alcuni giorni prima, aveva creduto che Rebecca fosse la figlia dell’uomo.
D’altronde, era quello che era diventata, dopo che Gawain e Margaret avevano distrutto qualsiasi affetto tra loro e la figlia, dopo che l’avevano abbandonata scappando negli Stati Uniti, come due vigliacchi che non avevano nemmeno avuto il coraggio di spiegare a Rebecca la ragione delle loro azioni.
«Nonno ha detto che nel Medioevo ogni pianta e fiore aveva un significato ben preciso e per questo venivano inseriti nelle miniature. Quindi anche la quercia ha un suo significato?»
Ygraine fu felice nel sentire la voce di Rebecca, che le permise di distogliere la mente dal pensiero del fratello e della cognata.
«Immagino di sì, ma dovrai chiedere a tuo nonno, la prima volta che gli telefoneremo o a Severus.»
La giovane donna non spiegò alla nipote perché fosse certa che l’uomo conoscesse il significato delle piante e dei fiori. Sapeva che il mago aveva parlato con Rebecca del suo passato, ma non credeva che fosse sceso nei particolari e di certo non le aveva rivelato che ogni Natale visitava la tomba degli Hancock e rendeva palese il suo senso di colpa e il suo rimorso usando alcuni fiori che, a detta di papà, seguivano la simbologia medievale.
«Potrei chiederglielo non appena torna da Tours. Credi che tarderà molto?»
«Non lo so, Rebecca, ma, nell’attesa potresti fare i compiti per domani.»
La bambina annuì, staccandosi dalla finestra. La maestra le aveva dato qualche esercizio in più affinché potesse praticare il francese scritto. Il nonno, prima della partenza, le aveva insegnato soprattutto a parlarlo, ma non era ancora brava come la zia o Severus.
Forse avrebbe dovuto iniziare i compiti il giorno prima, si disse, mentre si sedeva al tavolo della cucina, ma aveva preferito seguire l’uomo nel suo laboratorio e osservarlo lavorare sulla ricerca che gli era stata affidata. Le aveva anche fatto mescolare la pozione, sotto la sua stretta supervisione, prima tre volte in senso orario, poi una in senso antiorario.
Sistemò con cura il quaderno, prendendo in mano la penna stilografica che la maestra le aveva detto di comprare. Doveva ancora capire come funzionassero le strane righe francesi, ma era certa che usare una penna stilografica l’avrebbe aiutata quando sarebbe andata a Hogwarts e avrebbe dovuto scrivere con penna e calamaio.
«Ti serve una mano, Rebecca?»
«Sì, zia.»
Ygraine si sedette accanto alla nipote, mentre la pioggia cadeva su quella zona di Francia e pioveva anche a Tours, quando Severus uscì dall’edificio che ospitava, nella parte magica della città, a cui si accedeva da un’anonima porta posta accanto alla cattedrale di San Martino, il Centre International de recherche dans le domaine des Potions.
Quel giorno non sarebbe nemmeno dovuto andare in città, ma era sorto un problema che aveva richiesto l’intervento di più di un pozionista esperto. Sapeva che Rebecca era rimasta delusa quella mattina, quando le aveva detto che non sarebbe stato a casa, e l’ultima cosa che voleva era deludere la bambina. D’altronde, non aveva nessuna ragione valida per non recarsi a Tours.
Mentre camminava per le viuzze della parte magica della città, si sentì invadere dalla strana sensazione che sarebbe rientrato di lì a poco non in una casa solitaria e cadente, ma in un luogo caldo e accogliente, dove lo attendevano la donna che amava e la bambina che considerava al pari di una figlia. E, in quel momento, mentre stava per Smaterializzarsi, si rese conto di come, improvvisamente e insperatamente si fossero realizzati quei sogni che aveva nutrito da bambino e che aveva ritenuto impossibili crescendo.
Quando si ritrovò sul retro della casa, si chiese se non fosse per quel motivo che la morte non l’aveva voluto, ma era una domanda insensata. L’incontro fortuito con Rebecca al museo si basava unicamente su tutta una serie di scelte, non da ultima quella che lui aveva compiuto di prestare un fazzoletto alla bambina.
E lo stesso valeva quando si era fermato ad assistere al concerto di Ygraine, ma, all’epoca, non si era nemmeno reso pienamente conto di come la giovane donna sapesse piegare la voce alle esigenze del testo cantato. Non si era nemmeno quasi accorto di lei, di quella persona discreta che, poche settimane dopo, lo aveva ascoltato, mentre le rivelava ogni azione orribile che avesse commesso, senza mai odiarlo, senza mai giudicarlo.
Mentre girava intorno alla casa, ignorando la pioggia che cadeva insistente sul giardino ancora incolto, si chiese come avesse potuto pensare che Ygraine fosse anonima, il primo giorno in cui l’aveva incontrata, come avesse potuto essere così sciocco, allora, da sprecare ogni suo singolo giorno davanti al quadro di una donna che non amava più da tempo, che lo aveva abbandonato quando aveva avuto più bisogno di lei.
Quando aprì la porta di casa, scacciò quei pensieri dalla mente. Aveva un presente e un futuro a cui pensare, senza più perdersi nel suo passato, senza più smarrirsi nei fantasmi delle sue colpe. Si fermò, dopo aver chiuso l’uscio, rimanendo in ascolto delle voci di Rebecca e Ygraine che giungevano fino nel piccolo andito d’ingresso.
Rimase per diverso tempo immobile, mentre si permetteva di assaporare la tranquillità che quelle voci gli trasmettevano. A volte, non riusciva ancora ad afferrare pienamente che quella sarebbe stata la sua vita futura e, quando lo faceva, doveva scacciare qualsiasi senso di inadeguatezza e di indegnità, richiamando le parole che più volte gli aveva rivolto la giovane donna.
Tuttavia, non era in grado di sentirsi quella brava persona che Ygraine diceva che lui fosse. Forse, non ne sarebbe mai stato in grado.
Si tolse le scarpe, prima di entrare in cucina, dove Rebecca era intenta a fare i compiti. La bambina gli sorrise non appena lo vide e gli corse incontro abbracciandolo.
La giovane donna lo stava osservando con i suoi occhi nocciola, colmi di fiducia e d’amore, quell’amore che aveva creduto di non poter ricevere e di cui non si era sentito degno.
O, forse, non se ne sentiva realmente degno nemmeno in quel momento, per quanto fosse certo che Ygraine avrebbe ribattuto a quel suo pensiero appena accennato.
«Sono felice che tu sia già a casa.»
La bambina si era staccata da lui ed era tornata davanti al quaderno. Severus non disse nulla, preferendo sedersi di fronte alla giovane donna.
Per un istante si chiese se sarebbe stato in grado di adattarsi a vivere con altre due persone, lui che per tanti anni aveva vissuto in perfetta solitudine.
In quei primi giorni era stato incredibilmente facile immergersi in quella nuova vita, al punto da rendere quasi inutile quel timore.
Eppure, non riusciva a non aver paura.
Non temeva nemmeno che Ygraine e Rebecca potessero giungere a odiarlo, poiché non ne aveva alcun motivo, né era incerto dei suoi stessi sentimenti.
Si trattava unicamente del sotterraneo timore di una felicità che non aveva mai creduto possibile.
«Ho finito» annunciò Rebecca, chiudendo con cura la penna stilografica. «Posso chiedere a Renaud se sabato può venire a lavorare in giardino con noi?»
«Soltanto se vorrà e se i suoi genitori saranno d’accordo.»
Ygraine annuì alle parole di Severus. Il figlio maggiore della famiglia che abitava dall’altra parte della strada – era l’unica altra casa in quella parte di Villandry al confine tra il villaggio e la campagna – era stato decisamente gentile con Rebecca, ma la giovane donna credeva che il ragazzo avrebbe preferito trascorrere il sabato con i suoi amici del collège piuttosto che con una bambina di nove anni.
Il soprano aveva notato che la nipote era ancora piuttosto timida a scuola, cosa naturale, dal momento che era entrata in classe – quella che i francesi chiamavano CM1 – soltanto da lunedì, ma sperava che si facesse qualche amico.
Lanciò un’occhiata fuori dalla finestra della cucina e notò che la pioggia sembrava essersi fatta più insistente.
E continuò a piovere tutto il pomeriggio e ancora pioveva quella sera, quando si accoccolò contro Severus sul divano del salotto. Rebecca era già andata a dormire, al piano superiore della casa, e, come era accaduto le altre sere, lei e l’uomo rimanevano soli, quasi sempre in silenzio, come se volessero semplicemente godersi la compagnia reciproca.
Era strano il modo in cui avessero già costruito delle specie di rituali in quella nuova vita che era cominciata da poco tempo.
E quel pensiero l’accompagnò durante i giorni successivi, che le apparvero incredibilmente tranquilli, nonostante avesse dovuto incontrare la sua nuova pianista, ma Severus era stato al suo fianco e Brigitte le era parsa una persona discreta e tranquilla. Aveva pensato di andare a conoscerla prima, ma alcuni disguidi l’avevano portata a posticipare quell’incontro. D’altronde fino a quando non avrebbe ripreso a cantare verso la fine del mese, in vista del recital del 29 giugno, non avrebbe avuto alcun motivo per temere la donna, una signora vicina alla pensione che aveva un nipote in prima elementare.
Era tornare accanto a un pianoforte, riprendere a cantare che l’inquietava. V’erano notti in cui rimaneva a lungo sveglia, mentre riviveva i terribili minuti che aveva vissuto nell’appartamento di Jane e, anche durante il giorno, in alcuni momenti sentiva il panico provato allora farsi strada in lei.
Erano momenti rari, ma pur sempre presenti e che temeva che sarebbero aumentati man mano che si sarebbe avvicinata la fine del mese. Si avvicinò lentamente a una delle finestre del salotto e sentì questi pensieri abbandonarla completamente, mentre osservava Severus, Rebecca e Renaud in giardino, intenti a sistemare il prato ai piedi della quercia.
Il ragazzino appariva intimidito dall’uomo, ma, di tanto in tanto, le sembrava che si rilassasse, che si trovasse più a suo agio. Quando il figlio dei vicini aveva accettato di venire a casa loro, ne era rimasta stupita, ma Renaud pareva felice di trovarsi in compagnia della nipote.
Rimase ad osservarli per qualche tempo, prima di andare in salotto e riprendere a riordinare, ripensando all’immagine che aveva visto in giardino, al modo così naturale in cui Rebecca e Severus interagivano e a come il ragazzo francese stesse iniziando a entrare in sintonia con loro.
Quel quadro di semplice vita familiare le aveva trasmesso un senso di tranquillità, di pace, che aveva quasi fatto diventare inesistenti le paure e le preoccupazioni per il giorno in cui avrebbe dovuto riprendere a cantare.
«Zia, perché non vieni a vedere il lavoro che abbiamo fatto?»
Ygraine annuì, prima di seguire la nipote e Renaud fino alla quercia dove li stava aspettando Severus. Il prato appariva di certo più ordinato di prima e, forse, l’uomo stava già immaginando quali erbe e fiori piantare nel vasto spiazzo erboso. Si complimentò con il ragazzino e con la bambina e, poco dopo, si congedò da Renaud che si incamminò verso casa, dopo aver promesso a Rebecca di trovarsi per giocare insieme la domenica successiva.
«C’è una cosa che vorrei chiederti, Severus», disse Rebecca, mentre si sedevano in salotto. «Zia Ygraine ha detto che forse puoi rispondermi… che significato ha la quercia?»
«Lealtà e costanza», disse soltanto l’uomo. «O almeno, così era scritto in un libro custodito nella biblioteca di Hogwarts.»
Un libro che lui aveva consultato per capire che fiori avrebbe potuto regalare a Lily, il giorno in cui le avrebbe confessato i suoi sentimenti. Aveva dodici anni, allora, e, nonostante tutto, nonostante il modo in cui Potter e i suoi sodali lo avevano preso di mira, nonostante le difficoltà che incontrava nella sua stessa Casa, si sentiva certo che quella che aveva creduto un’amica avrebbe ricambiato il suo amore, un giorno.
Era stato uno sciocco e un illuso, ma aveva memorizzato quel libro.
E l’unica volta in cui aveva utilizzato quel sapere era stato per capire quali fiori porre sulla tomba degli Hancock.
«Severus», il mago alzò il capo, notando che Rebecca li aveva lasciati soli e che Ygraine lo stava osservando con attenzione. «Credo che quella quercia si addica al giardino della nostra casa. È costante come sei stato tu quando hai intrapreso il cammino di spia. Ed è leale come sei stato quando il Preside ti ha chiesto di ucciderlo, quando ha lasciato che tu affrontassi l’odio dei tuoi colleghi e dei tuoi studenti, da solo, ma ciononostante leale alla causa per cui stavi lottando.»
Un tempo le avrebbe detto che meritava unicamente quell’odio.
Un tempo le avrebbe detto che non avrebbe dovuto parlare di lui a quel modo.
Ma stava iniziando ad imparare a perdonarsi, a lasciare andare in parte il senso di colpa che lo aveva tenuto ancorato al passato per tanti anni.
Ammise, forse per la prima volta, di essere stato costantemente tenace, dal momento in cui si era rivolto a Silente, di aver proseguito lungo quella strada, anche quando aveva dovuto compiere uno dei gesti più dolorosi della sua intera esistenza.
«Eppure, Ygraine, la lealtà appartiene a te e a Rebecca», disse, prendendo le mani della donna tra le sue. «La lealtà e la fiducia che mi avete sempre donato.»
Un sorriso illuminò il volto del soprano.
Era un sorriso dolce e puro.
E colmo di perdono.
Severus chiuse per un istante gli occhi, lasciando che quel perdono lo avvolgesse, insieme all’amore che leggeva ogni giorno nelle iridi nocciola di Ygraine




[1] Il mercoledì i bambini francesi non vanno a scuola. Questo spiega perché Rebecca pensa all'intera giornata.
 
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view post Posted on 29/11/2022, 14:17
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Dopo il brevissimo prologo e la prima tranche de vie, vi propongo il secondo capitolo e il primo fiore piantato in giardino


Purezza



5 giugno 2002


Non era stato difficile scegliere quale fiore piantare per primo, si disse Severus, mentre osservava la serenella che aveva trovato posto sul retro della casa.
Era da quando aveva visto il vasto prato incolto che aveva compreso come quel giardino sarebbe stato dedicato a Ygraine e a Rebecca. Un tempo, avrebbe trovato un’idea simile inutilmente sentimentale, ma, in quel momento, gli sembrava doveroso omaggiare la donna e la bambina, le due persone che gli stavano permettendo di vivere veramente.
Forse, quella serenella, con i suoi fiori delicati e profumati, rappresentava anche un modo per esorcizzare le paure che continuavano ad attraversarlo in quelle settimane tranquille, caratterizzate da una felicità che aveva sempre creduto gli fosse preclusa.
Razionalmente sapeva che non aveva nulla da temere, ma non riusciva a cacciare il terrore che quella pace potesse improvvisamente dissolversi.
Non era nemmeno in grado di allontanare del tutto l’idea di inadeguatezza, di indegnità per la felicità che stava vivendo, che assaporava ogni giorno, da quando aveva lasciato l’Inghilterra, da quando viveva insieme a Ygraine e Rebecca, da quando stava vedendo realizzarsi i semplici sogni che aveva nutrito da bambino e che aveva creduto persi per sempre.
Riportò la sua attenzione sulla serenella, mettendo a tacere quei timori e quelle sensazioni che sapeva essere assurde.
Aveva selezionato la pianta con cura presso un vivaio Babbano, ma aveva usato alcuni utili incantesimi che l’avrebbero resa più forte e resistente, che l’avrebbero fatta attecchire anche se non l’aveva piantata nel momento migliore per farlo.
D’altronde, doveva essere quella la prima pianta del giardino, un simbolo vivente della purezza dell’animo di Ygraine, che si stava avvicinando a lui, in quel momento, con i lunghi capelli biondi, stranamente sciolti, illuminati dal sole di giugno.
«Ti ho cercato nel laboratorio», gli disse quando lo raggiunse. «Hai appena ricevuto una lettera da parte di William.»
«Ho finito stamane il lavoro per il centro di ricerca», le spiegò, mentre prendeva in mano la busta e osservava il volto quieto di Ygraine e i suoi occhi nocciola. «Non credevo che rispondesse così rapidamente.»
«Io, invece, ne ero certa, Severus», affermò la giovane donna, osservando il volto dell’uomo. «Ti deve molto e credo che ti chiederà ancora consiglio, in futuro.»
Ygraine afferrò una mano del mago, dopo che questi iniziò a leggere la lettera. Ricordava ancora quel pomeriggio nel Kent, quando William Berenger li aveva attaccati, spinto dalle parole ingannatrici di Jane. Rammentava quanto fosse stata spaventata quando aveva visto cadere Severus, di come non si fosse sentita realmente tranquilla, fino a quando il ragazzo non aveva compreso quanto si fosse sbagliato.
Conosceva anche il senso di colpa che per tanti anni aveva accompagnato l’uomo per ogni persona che non era riuscito a salvare, per quel che era accaduto, tra gli altri, anche ai Berenger. Sapeva che stava imparando a perdonarsi, ma era certa che il cammino fosse ancora lungo e difficoltoso.
«Scrive che sosterrà i M.A.G.O. per poter diventare Guaritore», disse Severus, lasciando andare la mano di Ygraine il tempo di ripiegare con cura la lettera.
«Sono certa che riuscirà nel suo intento», c’erano state altre lettere, prima di quella, in cui il giovane Berenger aveva chiesto consiglio al mago ed era certa che avesse fatto tesoro di qualsiasi parola Severus gli avesse scritto. «Credo che quanto sia accaduto nel Kent, il non avere idea di come guarire la tua ferita gli abbia aumentato il desiderio di intraprendere quella strada.»
«Scrive parole molto simili nella sua lettera», affermò l’uomo, mentre tornava a stringere la mano della giovane donna. «Anche se temo che mi stia attribuendo meriti che non ho.»
Severus portò lo sguardo sulla serenella, sui suoi fiori delicati, sulla sua purezza, così simile a quella dell’animo di Ygraine.
«Non credo che esageri», mormorò la donna, alzando lo sguardo verso il suo volto, mentre gli afferrava la mano libera. «Nel Kent, quando gli hai parlato, gli hai donato la possibilità di realizzare i suoi sogni e di liberarsi dalle vili menzogne di Jane.»
«Ha perso tutta la sua famiglia perché non ho potuto salvarla, lo sai, Ygraine.»
«E lo sa anche William, ma sa anche, come so io, che se avessi avuto anche la minima possibilità di portare in salvo anche uno solo di loro, l’avresti fatto», gli occhi nocciola della giovane donna era colmi della luminosa purezza del suo animo e della fiducia con cui l’aveva sempre guardato, anche quando non sapeva nulla di lui. «Severus…»
«Sto cercando di perdonarmi, Ygraine, per quella sera e per altre, ma ho nutrito il senso di colpa per molti anni, durante i quali ho analizzato ogni mia azione sotto quella luce», ammise, lasciando andare le mani della giovane donna, per fare un passo verso la serenella che aveva piantato quel giorno. «Tuttavia, so che non potrò mai ignorare il male che ho fatto, il modo in cui ho ucciso, in passato, con quell’orribile sensazione di onnipotenza.»
«E ti ammiro per questo, Severus», mormorò Ygraine, che si era portata al suo fianco. Avrebbe potuto abbracciarla, ma non lo fece. «Un altro uomo cercherebbe di dimenticare quegli anni, di nascondere a sé stesso quel periodo. Tu, invece, non lo neghi, ma non scordare mai quanto hai fatto per porre rimedio a quella scelta sbagliata. Hai scelto la strada più difficile per farlo e credo che tu sapessi già quale sarebbe stata quella strada quando sei andato a parlare con Silente.»
Severus si voltò verso Ygraine, osservandone il volto. Ricordava ogni singolo momento di quella notte tempestosa, ogni singola parola che aveva pronunciato, il modo in cui aveva promesso di fare qualsiasi cosa Albus volesse.
«Non so se ne fossi cosciente. Forse sapevo quello che mi avrebbe chiesto; forse credevo che, dopo che gli avessi detto di Lily, mi avrebbe ucciso o forse non mi importava nulla se non provare a rimediare a quello che avevo fatto… a come avessi riferito quella profezia all’Oscuro Signore, a come lo avessi supplicato di risparmiarla», mentre parlava, scostò lo sguardo dal volto luminoso di Ygraine, portandolo sulla serenella, che gli apparve anch’essa inondata della luce dell’animo della giovane donna. «Albus era disgustato da me, quella notte. Io stesso provavo disgusto per quello che avevo fatto… quando mi chiese di spiare per lui, ero certo che non sarei durato a lungo… eppure, più il tempo passava, più desideravo conquistare la fiducia di Albus, più volevo dimostrargli che aveva fatto bene a concedermi quella seconda possibilità.»
Ygraine gli si era fatta più vicina al punto a sfiorarlo quasi. Severus riportò lo sguardo sul suo volto e le scostò i capelli da una guancia. Ormai non era più nemmeno stupito di trovare la fiducia e l’amore in quegli occhi nocciola, per quanto vi fossero momenti in cui non si sentiva degno di tanta fede e di tanto affetto.
«E lo hai dimostrato in ogni modo possibile», mormorò la giovane donna. «E mentre lo facevi, stavi pagando per il tuo errore.»
Ygraine gli stava donando, ancora una volta, il perdono, che tanto aveva cercato, che aveva fuggito e che aveva creduto irraggiungibile.
In quel momento, però, si sentì completamente perdonato, quasi circondato dalla purezza della giovane donna, che pareva irradiarsi anche dalla serenella accanto a loro.
Rimase per qualche istante immobile, la mano sulla gota di Ygraine, prima di baciarla.
E non era soltanto l’espressione del suo amore per lei, ma anche quella della sua gratitudine, della consapevolezza che, se stava iniziando faticosamente a perdonarsi, lo doveva unicamente a lei e al suo animo puro.



Edited by Alaide - 29/11/2022, 16:16
 
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view post Posted on 2/12/2022, 21:33
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Finalmente sono riuscita a leggere il prologo che mi è piaciuto molto, nonostante il grandissimo e inatteso salto temporale. Immaginare Rebecca che sta per sposarsi è difficile...
Ad ogni modo, mi è piaciuta moltissimo questa frase e sono curiosi di scoprire, a ritroso nel tempo, come è nato il giardino.

CITAZIONE (Alaide @ 8/11/2022, 11:58) 
Era stata la mamma di Renaud a darle la chiave per comprendere che papà aveva pensato a zia Ygraine quando aveva piantato la serenella. La donna, che lavorava per il castello di Villandry e si occupava, in particolar modo, dei suoi giardini, le aveva detto, una volta che era stata loro ospite, che il loro sembrava quasi un libro, tanto erano accurati i significati di ogni fiore.
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 2/12/2022, 21:33) 
Finalmente sono riuscita a leggere il prologo che mi è piaciuto molto, nonostante il grandissimo e inatteso salto temporale. Immaginare Rebecca che sta per sposarsi è difficile...

Quella di Rebecca che cerca i fiori per il suo matrimonio è stata la prima immagine che mi è venuta in mente (in fondo la scena si svolge circa un anno dopo la "cornice" dell'epilogo).
Felicissima che ti sia piaciuta!
CITAZIONE
Ad ogni modo, mi è piaciuta moltissimo questa frase e sono curiosi di scoprire, a ritroso nel tempo, come è nato il giardino.

Spero che la costruzione del giardino funzioni.
 
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view post Posted on 7/12/2022, 22:13
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Lealtà e costanza


CITAZIONE
Quando aprì la porta di casa, scacciò quei pensieri dalla mente. Aveva un presente e un futuro a cui pensare, senza più perdersi nel suo passato, senza più smarrirsi nei fantasmi delle sue colpe.

Che bello sapere che, finalmnete, ha deciso di vivere il presente e sperare nel futuro!
CITAZIONE
Si trattava unicamente del sotterraneo timore di una felicità che non aveva mai creduto possibile.

Povero caro...
CITAZIONE
Quel quadro di semplice vita familiare le aveva trasmesso un senso di tranquillità, di pace,

Sono le stesse sensazioni che la storia tra strasmettendo a me e sono davvero pacevoli.
CITAZIONE
«Credo che quella quercia si addica al giardino della nostra casa. È costante come sei stato tu quando hai intrapreso il cammino di spia. Ed è leale come sei stato quando il Preside ti ha chiesto di ucciderlo, quando ha lasciato che tu affrontassi l’odio dei tuoi colleghi e dei tuoi studenti, da solo, ma ciononostante leale alla causa per cui stavi lottando.»

Assolutamente perfetta per Severus.
CITAZIONE
a stava iniziando ad imparare a perdonarsi, a lasciare andare in parte il senso di colpa che lo aveva tenuto ancorato al passato per tanti anni.

Bello, bello, bello!
CITAZIONE
Severus chiuse per un istante gli occhi, lasciando che quel perdono lo avvolgesse, insieme all’amore che leggeva ogni giorno nelle iridi nocciola di Ygraine

Una stupenda fine di capitolo!
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 7/12/2022, 22:13) 
Che bello sapere che, finalmnete, ha deciso di vivere il presente e sperare nel futuro!

Felice che quel momento ti sia piaciuto (è stato il vero punto di partenza del capitolo)
CITAZIONE
Sono le stesse sensazioni che la storia tra strasmettendo a me e sono davvero pacevoli.

Di questo sono felicissima (anche perché mi sto addentrando, nello scrivere questa storia, in un terreno piuttosto ignoto).
CITAZIONE
Assolutamente perfetta per Severus.

Spero che anche gli altri fiori/piante si adattino ai personaggi (il prossimo è dedicato a Ygraine)
CITAZIONE
Una stupenda fine di capitolo!

Grazie mille <3
 
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view post Posted on 10/12/2022, 21:57
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CITAZIONE (Alaide @ 29/11/2022, 14:17) 
Purezza

Era da quando aveva visto il vasto prato incolto che aveva compreso come quel giardino sarebbe stato dedicato a Ygraine e a Rebecca.

Un pensiero davvero delicato, perfetto per un uomo come Severus, la cui apparenza è così diversa dalla reale essenza.

CITAZIONE
Razionalmente sapeva che non aveva nulla da temere, ma non riusciva a cacciare il terrore che quella pace potesse improvvisamente dissolversi.

In effetti, è molto facile capirlo.

CITAZIONE
«Ha perso tutta la sua famiglia perché non ho potuto salvarla, lo sai, Ygraine.»

Quanto pesano i sensi di colpa, povero Severus...

CITAZIONE
«Sto cercando di perdonarmi, Ygraine, per quella sera e per altre, ma ho nutrito il senso di colpa per molti anni, durante i quali ho analizzato ogni mia azione sotto quella luce», ammise, lasciando andare le mani della giovane donna, per fare un passo verso la serenella che aveva piantato quel giorno. «Tuttavia, so che non potrò mai ignorare il male che ho fatto, il modo in cui ho ucciso, in passato, con quell’orribile sensazione di onnipotenza.»

Qui mi resta solo il PAM, Povero Amore Mio...

CITAZIONE
quando mi chiese di spiare per lui, ero certo che non sarei durato a lungo… eppure, più il tempo passava, più desideravo conquistare la fiducia di Albus, più volevo dimostrargli che aveva fatto bene a concedermi quella seconda possibilità.

Di nuovo, solo PAM.

CITAZIONE
«E lo hai dimostrato in ogni modo possibile», mormorò la giovane donna. «E mentre lo facevi, stavi pagando per il tuo errore.»
Ygraine gli stava donando, ancora una volta, il perdono, che tanto aveva cercato, che aveva fuggito e che aveva creduto irraggiungibile.

Sospiro e sorrido, al tempo stesso, per questa cosa meravigliosa che è il perdono per Severus.


 
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CITAZIONE (Ida59 @ 10/12/2022, 21:57) 
Un pensiero davvero delicato, perfetto per un uomo come Severus, la cui apparenza è così diversa dalla reale essenza.

Sono contenta che ti sia piaciuto e che lo trovi perfetto per Severus.

CITAZIONE
In effetti, è molto facile capirlo.

Era un elemento presente nell'epilogo di Winterreise e che non potevo non esplorare ulteriormente.

CITAZIONE
Sospiro e sorrido, al tempo stesso, per questa cosa meravigliosa che è il perdono per Severus.

Ovviamente il tema del perdono sarà ben presente anche nei prossimi frammenti di giardino (inframezzati anche da altri temi, tra cui la ripresa della carriera di Ygraine... piccola anticipazione del prossimo frammento che sto rileggendo e che pubblicherò a inizio settimana prossima).
 
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view post Posted on 19/12/2022, 11:35
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Buone azioni




Villandry, 30 giugno 2002



Il sole illuminava il castello e il giardino perfettamente curato che lo circondava e posava la sua luce calda sul campanile della chiesa e sulle case del villaggio e, poco oltre, sulle ultime abitazioni ai limiti della campagna.
Severus quasi non badò ai turisti che sciamavano per le strade, armati di macchina fotografica, mentre camminava rapidamente verso casa, dopo aver lasciato Rebecca con Alfred e Mary, che erano giunti dall’Inghilterra il 28, l’ultimo giorno di scuola della bambina.
Nessuno dei due aveva detto una parola, quando Ygraine non era stata con loro.
D’altronde l’uomo era certo che, per quanto non fossero a conoscenza di tutto quello che era accaduto a casa di Jane Stanton, fossero ben consapevoli di quanto la sera precedente avesse lasciato la giovane donna spossata.
E probabilmente potevano immaginare che anche le prove fossero state un momento difficile per la giovane donna. Severus ricordava perfettamente quando, verso la metà del mese, aveva accompagnato il soprano dalla nuova pianista, una donna di mezza età dall'espressione paziente e dallo sguardo cordiale. Era certo che Madame Rochonnat si fosse resa conto della tensione di Ygraine e del modo in cui, mentre si trovava accanto al pianoforte, gli aveva stretto la mano con forza. Rebecca era con loro, seduta al suo fianco, e si era stretta a lui, quando la giovane donna aveva iniziato a cantare.
La voce era rimasta quella di un tempo, per quanto apparisse più fragile.
In quei momenti, una decina di giorni prima, avrebbe voluto essere stato in grado di comprendere che avrebbe dovuto indagare su Jane Stanton, in modo da evitare a Ygraine quella sofferenza, quella paura che aveva sentito così nettamente nella sua stretta di mano, non appena si era trovata accanto al pianoforte.
E quei pensieri lo avevano percorso anche la sera precedente, mentre era seduto nella prima fila del primo balcon il più vicino possibile al palcoscenico.
Trasse un sospiro, liberando la mente da quei pensieri, quando vide l’abitazione ai margini del villaggio, con le rose che avevano sistemato, nei giorni precedenti, sul davanti.
Si fermò per qualche istante per osservare quel luogo colmo di una pace che, per anni, non aveva creduto possibile. I petali rossi erano illuminati dal sole di giugno e la pietra grigia della casa pareva racchiudere in sé la quieta gioia che lo avvolgeva e lo spaventava da quando vi si era trasferito.
Quando aprì la porta d’ingresso, lo accolse il silenzio, ma non era il silenzio assordante della casa di Spinner’s End, colmo dei fantasmi del suo passato, ma un silenzio dolce, luminoso, al pari degli occhi di Ygraine.
Forse, la giovane donna dormiva ancora, tranquilla, dopo la prova che aveva affrontato la sera precedente.
Quella mattina, non si era svegliata, quando si era alzato per accompagnare la bambina dai nonni che alloggiavano in un piccolo albergo nelle vicinanze, e lui non aveva avuto cuore di disturbarne il sonno.
Rebecca non gli aveva chiesto perché Ygraine non fosse con loro, quando avevano fatto colazione insieme, ma Severus era certo che la bambina si fosse accorta della spossatezza della zia, quando erano rincasati dopo il recital che aveva tenuto a Tours.
Salì le scale che portavano al primo piano, ma la giovane donna non era nella camera da letto, di cui aveva aperto le finestre per fare entrare la tiepida aria di quell’ultimo giorno di giugno.
La intravide quando guardò verso il giardino, seduta sotto il ciliegio, intenta a leggere un libro, i capelli biondi illuminati dolcemente dalla luce del sole filtrata dalle fronde degli alberi. Indossava un abito blu, della stessa sfumatura di quello, elegante, che aveva portato la sera precedente, a Tours, davanti al pubblico che era accorso ad ascoltarla.
L’aveva trovata bella sul palcoscenico, ma, in quel momento, nella quiete del giardino, lo sembrava ancora di più.
Rimase immobile a contemplare Ygraine che appariva così tranquilla sotto il ciliegio e, a Severus, parve quasi che l’albero fosse un prolungamento dell’animo della giovane donna, che rendesse evidenti le azioni che il soprano aveva compiuto, che volesse sottolinearne la purezza d’animo e quella fiducia, che ancora, a volte, gli pareva inspiegabile, che nutriva nei suoi confronti.
Ogni gesto di Ygraine era intimamente buono, così come buone erano le azioni di cui il ciliegio era simbolo.
Non riuscì ad evitarsi di sentirsi indegno di lei, per quanto sapesse perfettamente che la giovane donna non lo avrebbe mai considerato sotto quella luce. Avrebbe voluto potersi vedere con gli occhi innocenti di Ygraine, di riuscirsi, un giorno, a considerarsi una brava persona come faceva lei, ma era certo che non ci sarebbe mai riuscito realmente.
Forse, sarebbe riuscito a perdonarsi, a lasciar andare progressivamente il peso della colpa che lo aveva schiacciato per tanti anni.
Aveva già compiuto alcuni passi in quella direzione.
Ed era incappato in bruschi punti di arresto.
Si allontanò dalla finestra, cercando di concentrarsi unicamente sulla quieta pace che gli procurava quella casa, sull’amore che provava per Ygraine, sulla felicità che lo invadeva dolcemente in quelle giornate estive.
Quando raggiunse il giardino, la giovane donna alzò il capo e lo accolse con il suo sorriso colmo di fiducia e con i suoi luminosi occhi nocciola.
Posò il libro accanto a sé, sul plaid che aveva steso ai piedi del ciliegio.
«Severus», disse, mentre l’uomo si sedeva accanto a lei. «Mamma e papà…»
«Non si sono stupiti quando non ti hanno vista», la interruppe il mago. «Eri stanca, ieri sera, quando siamo usciti da teatro.»
«Ho temuto di non riuscire a finire il concerto», ammise il soprano, mentre si rannicchiava contro Severus, posando il capo sul suo petto, come faceva ogni notte, quando si addormentava al suo fianco. «C’è stato un momento, quando ho cantato l’aria di Micaela dalla Carmen, in cui mi è sembrato… non si trattava nemmeno della voce, ma era come se Jane si trovasse da qualche parte a teatro… sono certa di aver sbagliato alcune note, prima di riprendermi.»
L’uomo ricordava quel breve momento in cui Ygraine gli era improvvisamente sembrata come persa sul palcoscenico di Tours. La voce aveva vacillato per qualche breve istante, prima di ritrovare la sua abituale bellezza. Era stato pronto a precipitarsi dietro le quinte pronto a sostenerla, ma non era stato necessario.
«Eppure, Ygraine, sei riuscita a portare a termine quell’aria e l’intero concerto», disse, accarezzandole la schiena, in uno di quei gesti d’affetto che erano diventati così naturali, quando, fino a poche settimane prima, erano stati estranei alla sua vita.
«Unicamente perché sapevo che tu eri lì», affermò la giovane donna. «Ho guardato più volte nella tua direzione, anche se le luci mi impedivano di vederti.»
Severus rimase a lungo in silenzio, mentre scacciava il sapore amaro della colpa. Sapeva che Ygraine non lo riteneva responsabile per quello che le era accaduto a casa della Stanton ed era cosciente che, se la giovane donna aveva sofferto per quella maledetta pozione, era dovuto unicamente alle scelte della pianista e dell’Auror. Eppure, era certo che, se Ygraine non l’avesse mai conosciuto, se non lo avesse mai considerato una persona degna di fiducia, Jane Stanton non avrebbe mai agito contro di lei.
Avrebbe potuto perderla.
La strinse maggiormente a sé, mentre la lieve brezza estiva scuoteva appena le foglie del ciliegio. Era stato certo di essere riuscito a lasciar andare il senso di colpa per quello che era accaduto a Ygraine in casa della Stanton. Invece, non poteva impedirsi di sentirsi, anche almeno in parte, responsabile e non voleva deludere l’unica persona, insieme a Rebecca, che aveva sempre avuto fiducia in lui.
«Severus…»
«Credo che tu mi dia troppo credito, Ygraine», il soprano si staccò leggermente da lui, per poterne osservare il volto. «Se sei riuscita a superare quel momento, lo devi unicamente a te stessa.»
«Questo non è vero, Severus», ribatté la giovane donna, scostandogli i capelli dal volto. «Se non fossi stato al mio fianco, non sarei nemmeno riuscita a preparare il concerto a casa di Brigitte. La prima volta che vi siamo andati, sarei fuggita non appena posati gli occhi sul pianoforte, se non fosse stato per te.»
«Non saresti in questa situazione se non fosse per me», non riuscì a impedirsi di dire. «Non sto dicendo che sia stato io a dire alla Stanton e a Taylor di farti del male, ma se…»
«Credo che Jane avrebbe agito comunque, magari non quest’anno, ma, presto o tardi, non si sarebbe più trattenuta e mi avrebbe assalita anche se non ti avessi mai conosciuto», affermò la giovane donna. «D’altronde, Severus, sono unicamente felice di averti incontrato perché se non lo avessi fatto non sarei qui con te, non condividerei la vita con l’uomo di cui sono innamorata.»
«Sono io ad essere grato di averti incontrata», ammise l’uomo, dopo aver sfiorato le labbra di Ygraine con lei sue. «Non fosse stato per te, vivrei ancora intrappolato nell’inverno in cui si dibatteva il mio animo, e non starei tentando, per quanto sia per certi impossibile, di riuscire ad imparare a perdonarmi.»
«Sono certa che, con il tempo, ne sarai in grado, Severus, che, con il tempo, saprai riconoscere le buone azioni che hai compiuto.»
«Non ho…»
«Lo hai fatto, più di una volta», lo interruppe dolcemente Ygraine. «E non sto parlando unicamente di quello che hai fatto per me o per Rebecca, né di come tu sia riuscito a salvare la vita a William. Ma, da quando hai compreso il tuo errore, da quando hai iniziato a rischiare la vita per portare informazioni preziose al Preside, hai compiuto delle buone azioni. Alcune di quelle informazioni hanno potuto salvare delle vite, altre hanno permesso delle vittorie, altre ancora hanno consentito che la guerra venisse vinta.»
«Ma in tante occasioni, non si è potuto fare nulla e, in altre occasioni, ho dovuto portare delle informazioni valide all’Oscuro Signore per mantenere la mia posizione presso di lui», ribatté, la voce stanca, quasi sconfitta. «Non sono un eroe, Ygraine.»
«Non ho detto che tu lo sia, ma unicamente che hai compiuto delle buone azioni, silenziose e conosciute da pochi. Non sono stati gesti che sarebbero stati cantati in uno dei poemi che papà ama tanto. Sono state portate avanti in una strada difficile e colma dei momenti di cui hai appena parlato.»
Severus non rispose alle parole accorate di Ygraine, così simili ad un balsamo benefico che guariva, in parte, il suo animo lacerato.
Non aveva mai guardato a nessuna delle azioni che aveva compiuto da quando era diventato una spia in quel modo e, forse, non sarebbe mai realmente riuscito a farlo, così come non si sarebbe mai considerato una brava persona.
Eppure, si disse, mentre Ygraine tornava a posare il capo sul suo petto, mentre la stringeva a sé, era fonte di conforto sapere che esisteva qualcuno che lo pensava.
Anche quello era un balsamo.
Così come lo era quella casa e il suo giardino.
Rimasero a lungo, in silenzio, sotto il ciliegio, godendo unicamente della compagnia reciproca e Severus si sentì avvolgere unicamente dalla tranquillità di quei momenti. Gli parve di essere finalmente giunto in un porto sicuro dopo che, per tutta la vita, aveva navigato in acque turbolente, naufragando nella sua terribile scelta e tentando, poi, a fatica, di trovare anche un misero scoglio a cui ancorarsi.
Anche quando rientrarono in casa per pranzare, quella sensazione di pace non lo lasciò.
E rimase con lui, anche nel momento in cui Rebecca tornò con i nonni.
Quando, più tardi, dopo che Mary e Alfred se ne furono andati, a bordo dell’auto che avevano noleggiato a Tours, si ritrovò ad osservare, dalla finestra della camera, il ciliegio illuminato dalla luce biancastra della luna, gli parve che l’albero gli dicesse che Ygraine aveva ragione, che anche lui, nonostante tutto, nonostante gli atti orribili di cui era macchiato, nonostante gli atti che aveva dovuto compiere durante i suoi anni di spia, era stato in grado di fare, seppur silenziosamente e dolorosamente, del bene.
Rimase immobile, fino a quando non sentì la presenza di Ygraine al suo fianco.
«Ti amo», mormorò, voltandosi verso di lei, mentre le fronde del ciliegio, di quell’albero così simile a quello del Kent sotto il quale le aveva dichiarato il suo amore, ondeggiavano appena mosse dalla brezza notturna.

 
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Si fermò per qualche istante per osservare quel luogo colmo di una pace che, per anni, non aveva creduto possibile. I petali rossi erano illuminati dal sole di giugno e la pietra grigia della casa pareva racchiudere in sé la quieta gioia che lo avvolgeva e lo spaventava da quando vi si era trasferito.

Fa tenerezza la sua paura, ma è ben comprensibile.
CITAZIONE
Non riuscì ad evitarsi di sentirsi indegno di lei, per quanto sapesse perfettamente che la giovane donna non lo avrebbe mai considerato sotto quella luce. Avrebbe voluto potersi vedere con gli occhi innocenti di Ygraine, di riuscirsi, un giorno, a considerarsi una brava persona come faceva lei, ma era certo che non ci sarebbe mai riuscito realmente.Forse, sarebbe riuscito a perdonarsi, a lasciar andare progressivamente il peso della colpa che lo aveva schiacciato per tanti anni.
Aveva già compiuto alcuni passi in quella direzione.
Ed era incappato in bruschi punti di arresto.

povero Amore Mio - PAM!
CITAZIONE
Quando aprì la porta d’ingresso, lo accolse il silenzio, ma non era il silenzio assordante della casa di Spinner’s End, colmo dei fantasmi del suo passato, ma un silenzio dolce, luminoso, al pari degli occhi di Ygraine.

bellissima la differenza tra i due silenzi
CITAZIONE
Non aveva mai guardato a nessuna delle azioni che aveva compiuto da quando era diventato una spia in quel modo e, forse, non sarebbe mai realmente riuscito a farlo, così come non si sarebbe mai considerato una brava persona.
Eppure, si disse, mentre Ygraine tornava a posare il capo sul suo petto, mentre la stringeva a sé, era fonte di conforto sapere che esisteva qualcuno che lo pensava.
Anche quello era un balsamo.
Così come lo era quella casa e il suo giardino.
Rimasero a lungo, in silenzio, sotto il ciliegio, godendo unicamente della compagnia reciproca e Severus si sentì avvolgere unicamente dalla tranquillità di quei momenti. Gli parve di essere finalmente giunto in un porto sicuro dopo che, per tutta la vita, aveva navigato in acque turbolente, naufragando nella sua terribile scelta e tentando, poi, a fatica, di trovare anche un misero scoglio a cui ancorarsi.

Mi piace e apprezzo molto questa situazione di tranquilla serenità.

Quando hai tempo, rileggi con calma il testo: ci sono dei refusi qua e là.
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 1/1/2023, 19:15) 
Fa tenerezza la sua paura, ma è ben comprensibile.

Dovrei descrivere anche il momento in cui la paura scompare, in uno dei prossimi capitoli.

CITAZIONE
bellissima la differenza tra i due silenzi

Grazie!

CITAZIONE
Quando hai tempo, rileggi con calma il testo: ci sono dei refusi qua e là.

Lo farò appena ho un attimo (non sono riuscita a rileggerlo ad alta voce. Il metodo migliore, per me, per trovare dei refusi).
 
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view post Posted on 1/1/2023, 19:43
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CITAZIONE (Alaide @ 1/1/2023, 19:25) 
CITAZIONE (Ida59 @ 1/1/2023, 19:15) 
Fa tenerezza la sua paura, ma è ben comprensibile.

Dovrei descrivere anche il momento in cui la paura scompare, in uno dei prossimi capitoli.

Non vedo l'ora!

CITAZIONE
(non sono riuscita a rileggerlo ad alta voce. Il metodo migliore, per me, per trovare dei refusi).

Io per trovare gli errori devo stampare e leggere su carta.
 
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view post Posted on 10/1/2023, 11:11
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Speravo di pubblicare il nuovo frammento di giardino prima di oggi, ma, nel rileggerlo mi sono accorta che ero andata in contraddizione con l'epilogo di Winterreise e ho dovuto sistemare tutto (il lato positivo è che, sistemando, ho "creato" tre frammenti di giardino, dove ce n'era solo uno.

Giardino dei semplici



Villandry, 30 luglio 2002



Rebecca era arrabbiata con quell’erbaccia che si era intrufolata tra la lavanda e la menta e pareva non voler venir via. Non importava quando tirasse, dove si posizionasse, stando attenta a non schiacciare i papaveri.
Guardò il cielo, cercando di capire, dalla posizione del sole che ore fossero, ma sapeva di non esserne in grado. Forse avrebbe dovuto portare con sé un orologio, ma il nonno le aveva detto, una volta, quando ancora abitava in Inghilterra con Gawain e Margaret, che, un tempo, la gente riusciva a capire che momento della giornata fosse guardando il cielo.
Mentre tornava a tirare l’erbaccia, sperava, unicamente, che non fosse troppo tardi.
Voleva fare una sorpresa a Severus, che era andato a Tours, quella mattina, per riprendere la ricerca che aveva interrotto durante il loro soggiorno a Aix-en-Provence, dove zia Ygraine era stata bravissima in Lohengrin.
Aveva lavorato alacremente e aveva tolto tutte le erbacce, tranne quella lì, che si era rivelata essere particolarmente ostinata.
Non ce n’era nemmeno troppe, ma alcune si erano fatte strada tra la lavanda, le margherite, i papaveri e la menta, tutte piante utili per produrre delle pozioni. Non erano le sole erbe comuni che si potevano usare, ma, per il momento, avevano piantato quelle, poco prima di partire per la Provenza. Severus le aveva promesso che, uno dei giorni seguenti, le avrebbe insegnato come preparare le margherite per ottenere una Pozione Restringente, anche se a distillare sarebbe stato unicamente lui.
«Ygraine mi ha detto che ti avrei trovata qui, Rebecca», la voce del mago la fece sobbalzare. Non lo aveva nemmeno sentito arrivare tanto era stato silenzioso o tanto era stata irritata lei con quell’erbaccia. Non seppe nemmeno perché, ma sentì le lacrime pungerle gli occhi. Tirò su col naso, dandosi della stupida, ma aveva tanto voluto fare una sorpresa a papà. «Rebecca…»
«Non vuole venir via e io… volevo farti trovare tutto sistemato… e…»
Severus aveva raggiunto la bambina che era inginocchiata, poco oltre il sentiero che divideva in quattro rettangoli ordinati – e in parte incompleti – le piante comuni che si poteva utilizzare per ottenere più di una pozione, vicina alla lavanda e alla menta. Si sistemò accanto a lei e notò la presenza di un’erba infestante, di quelle dalle radici profonde, che si era insinuata in quel punto.
«Non è facile da estirpare, Rebecca, e noto che hai fatto un lavoro eccellente nella parte rimanente del giardino.»
Prima di partire per Aix-en-Provence avrebbe potuto utilizzare degli incantesimi per evitare la formazione di erbe infestanti, ma la madre di Renaud si era offerta di curare il giardino durante la loro assenza e la donna avrebbe trovato quanto meno strano non trovare nemmeno un’erbaccia. Era già perplessa dalla bellezza dei loro fiori, non tutti propriamente adatti a quel clima – esisteva più di un utile incantesimo per ovviare al problema –, decidendo di attribuirne la responsabilità al pollice verde di Severus e Rebecca.
«Ma io volevo averle tolte tutte prima che tu arrivassi… ieri, a cena, hai detto che avresti avuto molto da fare a Tours e nel laboratorio qui, a casa, e… doveva essere una specie di regalo…»
Severus posò una mano sulla spalla della bambina che sembrava voler evitare di guardarlo in volto. Sentì che Rebecca stava tremando appena e gli parve che il suo tono di voce ondeggiasse tra il desolato e l’irritato.
«Ed è uno splendido regalo, anche se ti è rimasta una sola erbaccia, che potremmo togliere insieme.»
Non era certo di aver pronunciato le parole migliori.
Non lo era mai.
D’altronde, non si era mai trovato in una situazione del genere, non si era mai trovato a vivere in una quiete e in una pace così totali, né a rincuorare una bambina che aveva lavorato tutta la mattina per fargli una sorpresa.
Rebecca si voltò verso di lui e, pur avendo gli occhi lucidi di lacrime non versate, gli sorrise, con quel suo sorriso infantile che sapeva comunicargli il suo affetto profondo.
«È una pianta molto ostinata, papà…», la mano di Severus sulla spalla tremò leggermente e la bambina avrebbe voluto rimangiarsi quella parola. Lo osservò in volto e le parve che l’uomo non fosse per nulla contento. «Io… mi dispiace…»
«Rebecca…»
«Avrei dovuto chiedertelo, prima… forse non vuoi nemmeno che ti chiami così… forse…»
La bambina stava piangendo e Severus non seppe fare altro che abbracciarla e tentare di confortarla. Avrebbe dovuto parlare subito, non appena Rebecca lo aveva chiamato papà, ma ne era rimasto troppo stupito, ne era rimasto troppo colpito per riuscire a dire nulla. E si rese conto, in quel momento, di aver nascosto, quasi senza rendersene conto, la profondità dei sentimenti, che lo aveva investito nel sentir pronunciare quella parola, nella parte più inaccessibile della sua mente.
Considerava la bambina come una figlia da tempo, da prima di trasferirsi in Francia, ma non aveva mai voluto realmente credere che Rebecca potesse considerarlo alla stregua di un padre. Sapeva che la piccola gli voleva bene, ma era stato convinto di non essere abbastanza per poter diventarne a tutti gli effetti il genitore.
Forse, Ygraine aveva avuto ragione, la notte in cui le aveva chiesto di sposarla a Aix-en-Provence, e si sottovalutava.
D’altronde, per troppi anni si era unicamente considerato un uomo colpevole, indegno dell’affetto e della fiducia del prossimo, incapace di portare qualcosa di buono agli altri, per poter comprendere il bene che aveva fatto a Rebecca.
Tuttavia, in quel momento, mentre la stringeva a sé, accanto alla lavanda e alla menta, era in grado di ripercorrere ogni istante che aveva vissuto con la bambina, da quando le aveva prestato il suo fazzoletto e si rese conto che, portandola via da Gawain, le aveva impedito di vivere un’infanzia fin troppo simile alla sua.
«Rebecca», disse, quando si accorse che la piccola si era calmata. «Mi dispiace se ti ho dato l’impressione sbagliata. Non sono arrabbiato, né dispiaciuto, sono, al contrario, onorato di…», si interruppe di colpo, sentendosi improvvisamente inadeguato e goffo. «Ti considero da tempo come una figlia, Rebecca, e…»
«Posso chiamarti papà?»
La bambina osservò con attenzione il volto di Severus e le parve che l’uomo fosse molto incerto e insicuro, proprio com’era stata lei pochi istanti prima.
«Sì, Rebecca.»
Un sorriso felice illuminò il volto della bambina e Severus si sentì invadere da quella pace e da quella gioia che, quando era solo, lo riempivano di paure irrazionali sorte delle sue incertezze e dal suo maledetto passato.
«Allora toglieremo questa pianta insieme, papà?»
«Naturalmente.»
L’erbaccia fu tolta rapidamente, mentre il sole illuminava il giardino intorno alla casa di Villandry. Severus e Rebecca si alzarono entrambi in piedi ed osservarono per qualche istante la lavanda, la menta, le margherite e i papaveri, per accertarsi che non fosse rimasta nessuna erbaccia, poi l’uomo presa per mano la bambina e tornarono verso casa.
Ygraine li attendeva in cucina, dove aveva già apparecchiato la tavola.
«Io e papà abbiamo tolto tutte le erbacce, zia.»
Severus rimase immobile, sulla soglia della stanza, dopo che Rebecca ebbe detto quelle parole, apparentemente così semplici e naturali, ma che parevano quasi schiacciarlo con il loro peso, un peso lieve, ben diverso da quello opprimente delle sue colpe.
Ygraine gli sorrise e tutto il suo volto parve risplendere della fiducia e dell’amore che provava per lui.
E, mentre si sedeva a tavola, si sentì avvolgere dalla pace e dalla felicità che provava in quel momento, accanto alla bambina che lo chiamava padre e alla donna che lo amava.

 
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view post Posted on 29/1/2023, 10:53
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Dopo un capitolo dedicato al giardino dei semplici, che potete trovare QUI, propongo un nuovo frammento del giardino.


Empatia



Villandry, 15-22 settembre 2002



La luce della luna penetrava lieve attraverso i tendaggi, illuminando la camera. Era una notte serena, silenziosa e tranquilla.
Eppure, Severus non riusciva a chiudere occhio.
Era stata una sera calma, come molte delle altre trascorse in Francia. Dopo cena, era andato in salotto, dove si trovavano molti dei suoi libri – quelli che potevano figurare anche in una casa Babbana, senza destare dubbi o domande –, e, come ogni sera, aveva letto insieme a Rebecca. Era un momento pacifico, in cui gli sembrava che si rinsaldasse ogni giorno il loro legame. Era come se la bambina diventasse sempre di più sua figlia e lui sempre di più suo padre. Ormai, da quel giorno di luglio, Rebecca lo chiamava sempre papà e Severus, dopo i primi giorni in cui quella parola lo destabilizzava, si era abituato a quell’appellativo.
Tutto era stato sereno, quel giorno.
Tuttavia, l’uomo non era ancora riuscito ad addormentarsi. Nemmeno la presenza di Ygraine, accoccolata contro di lui, il capo posato sul suo petto, gli aveva dato la calma necessaria a piombare in un sonno che sperava sempre fosse privo di incubi.
Quella notte, non aveva nemmeno avuto bisogno di sognare.
Si sentiva intrappolato nelle sue maledette paure.
Era stato certo, dopo quella notte ad Aix-en-Provence, in cui aveva chiesto a Ygraine di sposarlo, di essere riuscito a vincere quei timori.
Invece, ogni notte, parevano tornare prepotenti.
Sembrava quasi che, più si sentiva felice, più aumentasse la paura di quella stessa felicità.
Accarezzò dolcemente la schiena di Ygraine, che si accoccolò, nel sonno, ancora di più contro di lui, quasi lo volesse inconsciamente confortare.
Sapeva di non aver alcun vero motivo per provare quella paura, che era un sentimento irrazionale, che sarebbe dovuto riuscire a placare.
Viveva accanto alla bambina che considerava al pari di una figlia e alla donna di cui si era innamorato, di un amore profondo, ben più profondo di quello infantile che aveva provato per Lily. Con ogni probabilità, quello non era stato nemmeno amore, ma un’infatuazione adolescenziale che aveva alimentato scientemente durante la sua vita di adulto e aveva impiegato decenni ad accorgersene e, se non avesse incontrato Ygraine e Rebecca, non se ne sarebbe nemmeno reso conto.
Era stato fortunato o, più semplicemente, per una volta, aveva compiuto una scelta giusta, quando aveva deciso di prestare il suo fazzoletto alla bambina e, qualche tempo dopo, quando aveva accettato di andare a bere con loro un tè.
Ma, allora, non aveva quasi notato Ygraine, che era stata una presenza silenziosa e discreta, che lo aveva avvolto con la sua fiducia, senza quasi che lui se ne accorgesse.
Lo aveva osservato e, poi, lo aveva ascoltato senza l’ombra del ben che minimo pregiudizio.
Gli era stata amica.
E lo amava, nonostante sapesse tutto di lui, anche il delitto terribile, l’uccisione del piccolo Hancock, che non aveva mai osato confessare ad Albus.
Non avrebbe mai dimenticato quella mattina tempestosa, in cui le aveva confessato ogni sua colpa, in cui era crollato davanti a lei, in cui Ygraine, invece di maledirlo, lo aveva abbracciato.
Ma, allora, non aveva nemmeno immaginato di poter raggiungere una felicità che aveva unicamente vagheggiato durante la sua infanzia e la sua prima adolescenza.
Invece, da quando avevano iniziato a vivere insieme, era stato investito da quella gioia.
E dalle sue paure e incertezze.
Forse, non riusciva a credere di star costruendo una vita accanto a Ygraine e Rebecca, di star instaurando dei rapporti personali tranquilli, quasi banali, come quello con i genitori di Renaud che scambiavano alcune tranquille parole con lui e Ygraine.
Forse, gli sembrava strano il modo naturale in cui era riuscito ad adattarsi a quella nuova vita, priva della solitudine che lo aveva avvolto un tempo.
Era una vita semplice, condotta per lo più in un ambiente Babbano e quel particolare rendeva ancora più chiaro quanto fosse cambiato da un tempo, da quando, ragazzo arrabbiato e ferito, aveva rinnegato il suo retaggio Babbano e aveva creduto che il matrimonio tra i suoi genitori fosse fallito perché sua madre possedeva la magia e suo padre no. In quel momento, invece, quel pensiero gli parve assurdo.
Ygraine si mosse leggermente al suo fianco, continuando a dormire tranquilla. Si strinse maggiormente a lui, con quella fiducia e quell’amore che gli dimostrava ogni giorno.
Chiuse per un istante gli occhi e si concentrò, più che sulle sue paure, sul silenzio di quella notte, sul sorriso che illuminava il volto della giovane donna quando lo vedeva, sulla voce di Rebecca che lo chiamava papà.
Riaprì gli occhi. La stanza era ancora illuminata dalla luna e le paure non lo avevano lasciato. Si sentiva uno sciocco.
«Severus», la voce di Ygraine lo colse alla sprovvista.
«Ti ho svegliata?»
Non era la prima volta che glielo chiedeva e temeva che non sarebbe stata l’ultima, per quanto fosse certo che, almeno in quella circostanza, non l’avesse disturbata con i suoi incubi ricorrenti.
«No», mormorò Ygraine. «Ma, quando ho aperto gli occhi, mi sono accorta che eri sveglio.» La giovane donna si mise a sedere, come aveva fatto ad Aix-en-Provence, la notte in cui Severus le aveva chiesto di sposarlo, subito imitata dall’uomo. «Sei stato svegliato da un incubo?»
«Non credo di essermi nemmeno addormentato.»
Avrebbe potuto mentire, dirle che era stato un caso se si erano svegliati entrambi in quel momento, ma era certo che Ygraine avrebbe capito che non le stava dicendo la verità. La giovane donna era in grado di comprendere quando era turbato, di essergli accanto, come nessuno aveva mai fatto.
«Cosa ti tormenta, Severus?»
Ygraine cercò di osservare il volto dell’uomo alla pallida luce della luna, ma era completamente in ombra. Quel giorno, le era parso sereno e lo aveva visto rivolgere un sorriso appena accennato a Rebecca e quella notte, quando la bambina era già addormentata da tempo, l’aveva amata con riverente passione. Nulla le aveva lasciato presupporre, quando si era accoccolata contro di lui per addormentarsi, che qualcosa lo potesse turbare.
«Ho paura», la voce di Severus le parve quasi rompersi. «So che non ne ho alcun motivo, ma non ho mai creduto possibile di poter provare questa felicità. L’ho pensata perduta per sempre, per troppo tempo ed ora tu e Rebecca mi state donando una gioia così profonda che mi terrorizza.»
Ygraine gli scostò i capelli dal volto, per quanto questo non le permettesse di osservarne gli occhi neri, così profondi ed espressivi. Le sembrava, forse a causa della postura leggermente incurvata, vulnerabile, come non lo aveva mai visto, nemmeno il giorno in cui le aveva confessato il suo amore.
«Severus», mormorò, «né io né Rebecca ti abbandoneremo mai.»
«Lo so, così come so che queste paure sono irrazionali», affermò l’uomo, osservando il volto di Ygraine illuminato lievemente dalla luna. «Eppure, non riesco a impedirmi di temere che tutto questo possa finire, che la felicità che sto provando possa svanire… non a causa tua o a causa di Rebecca… ma unicamente perché, nel profondo del mio cuore, so di non essere degno di tanta gioia», sentì la mano della giovane donna sulla spalla e quel tocco lieve fu un balsamo e un veleno. «So che ti sto deludendo, Ygraine… che sto rovinando…»
«Non stai facendo nulla del genere, Severus», lo interruppe e l’uomo notò che gli occhi della giovane donna erano umidi di lacrime, come lo erano stati quando le aveva confessato tutte le sue colpe. «Ti amo e ogni giorno che passo al tuo fianco mi sembra di amarti di più. Sono certa che impareremo insieme ad essere felici e che, con il tempo, questa nostra gioia vincerà le tue paure. Mi hai detto tutto di te, Severus, e capisco perché…», la voce di Ygraine si spezzò e alcune lacrime le bagnarono le guance, luccicando appena alla luce della luna. «Vorrei che non fosse così, ma capisco perché sia sorta in te questa paura.»
La giovane donna non aggiunse altro, ma non ce n’era realmente bisogno. La abbracciò e sentì le lacrime di Ygraine bagnargli il petto. Era certo che la giovane donna avesse perfettamente chiare quali fossero le ragioni delle sue paure, che avesse compreso che non aveva mai provato in vita sua nulla del genere, che non sapeva nemmeno come affrontare la pace e la felicità che provava ogni giorno, dopo aver trascorso decenni tormentato dal senso di colpa e dalla certezza di non meritare né pace né felicità.
E la consapevolezza che Ygraine capisse fu come un balsamo, al pari delle sue lacrime, che, lo sapeva perfettamente, erano per lui.
Non aveva idea di come fosse stato possibile, per lui, che aveva l’animo così spezzato, trovare l’amore di un animo così puro.
Ma non importava.
Quelle lacrime versate per lui, per la sua vita oscura e dolorosa, sembrarono scacciare le sue paure irrazionali.
Era come se, con le sue lacrime, Ygraine lo stesse rassicurando.
La strinse a sé, anche quando non vi furono più lacrime.
E quando si separarono, le accarezzò le guance, asciugandogliele, con naturalezza, senza nessuna titubanza.
Tutto pareva essere cambiato.
Un tempo non sarebbe mai stato così spontaneo nell’offrire e cercare un contatto fisico, ma l’uomo che era stato, forse, non esisteva più, si disse, mentre la luce della luna entrava lieve dalla finestra e illuminava, al di fuori, il giardino e, più lontano, il castello di Villandry.
I giorni che seguirono furono illuminati da un sole tiepido, che accompagnò gli ultimi scampoli d’estate, spandendo la sua luce su tutto il villaggio e sulla casa e il suo giardino, ma Severus non riuscì a godere pienamente quelle giornate, impegnato, fino al ventidue settembre, in una ricerca difficile, volta a migliorare alcune pozioni curative che avevano più di un effetto collaterale nei maghi che le assumevano. Era stato un lavoro estenuante, ma credeva di poter presentare dei risultati il giorno successivo, quando si fosse recato a Tours.
Eppure, nonostante tutto, non si sentiva stanco.
Durante le notti che lo separavano da quella in cui aveva svelato a Ygraine le sue paure aveva dormito tranquillo, senza che nessun incubo lo destasse.
Era come se le lacrime versate della giovane donna avessero cancellato i suoi timori.
Era abbastanza realistico per capire che non avrebbero mai potuto eliminare il peso del suo passato, ma gli pareva che anche quello fosse diventato più leggero.
Era una sensazione strana, ma che avvolgeva il suo cuore e il suo animo, in maniera rassicurante e quella sensazione lo accompagnò anche quando si recò in giardino. Rebecca e Ygraine erano andate a fare una passeggiata e sarebbero tornate per pranzo e la casa era silenziosa e tranquilla, avvolta da quella pace che non sembrava più spaventarlo.
Si recò, con passo sicuro, verso il giardino, le piantine pronte per essere piantate in una mano, che si era procurato con un certa fatica, considerando che, senza l’aiuto della magia, avrebbe dovuto piantarle in primavera.
Forse, avrebbe potuto attendere, ma sentiva l’esigenza di porre, non troppo lontano dalla serenella, della melissa, da dedicare a Ygraine.
Quando si mise al lavoro, inginocchiandosi in quell’angolo di giardino, illuminato dal tiepido sole di settembre, iniziò a pensare a quali altri fiori avrebbe voluto piantare accanto alla serenella e alla melissa. Aveva già in mente di aggiungere delle ninfee nel piccolo bacino e sapeva cosa avrebbe aggiunto poco prima del matrimonio che avevano fissato al mese successivo.
Non gli ci volle molto a sistemare le piantine, né a infondere nel terreno gli incantesimi necessari a garantirne una fioritura tardiva.
Rimase per qualche istante ad osservare il suo lavoro e gli parve quasi che la serenella, simbolo di purezza, dialogasse con la melissa, simbolo di empatia. Era certo che Ygraine avrebbe chiesto a suo padre quale fosse il significato della pianta che aveva aggiunto al loro giardino. Forse, anche Françoise, la madre di Renaud, che lavorava nel castello di Villandry e sovrintendeva a quei lussureggianti giardini, lo avrebbe compreso.
E, si accorse, con sorpresa, che non gli importava.
Un tempo, avrebbe preferito nascondere quello che stava provando – lo aveva fatto con Lily e anche con Albus, per quanto fosse certo che a nessuno dei due sarebbe realmente importato del suo amore e del suo affetto figliale –, ma, in quel momento, mentre osservava il giardino, si rese conto che non lo infastidiva sapere che, con ogni probabilità, tutti a Villandry sapevano quanto amasse Ygraine, che, con il tempo, avrebbero capito che stava dedicando tutto il giardino alla giovane donna.
Quando il soprano e Rebecca tornarono dalla loro passeggiata, la bambina gli chiese quali fossero le proprietà della melissa e se fosse un ingrediente di qualche pozione e Severus fu più che felice di spiegarle che veniva usata in più di un intruglio e di una crema. Ygraine, invece, rimase in silenzio, limitandosi a stringergli una mano. La bambina si mise dall’altra parte e l’uomo la strinse a sé.
E, mentre il sole illuminava il giardino, mentre rimanevano tutti e tre in piedi, uniti, Severus si rese conto che tutte le sue paure e i suoi timori erano completamente scomparsi, sostituiti dalla completa accettazione di quella felicità e di quella pace.



Edited by Alaide - 28/2/2023, 14:44
 
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