Il Calderone di Severus

L'affascinante e misterioso giardino di Severus!

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Ida59
view post Posted on 15/4/2017, 17:08 by: Ida59
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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Ecco il terzo capitoletto di "Orizzonti"


Nuovi orizzonti




Poi, all'improvviso, hai sentito forte il bisogno di cambiare, di lasciare per sempre il passato.
Di cercare nuovi orizzonti.
E li hai trovati, eccome se li hai trovati, pensi, sorridendo al cielo sopra di te.
Orizzonti luminosi, per te così a lungo immerso nell'oscurità da credere che ormai facesse davvero parte di te.
Orizzonti felici, per te che avevi solo desiderato di morire, e poi rinunciato a vivere. Per te che eri stato pronto a sacrificare la vita, ma la morte non ti aveva voluto.
Orizzonti profumati di futuro. E di amore.
Da due anni vivi in Cornovaglia, nell'estremo sud-ovest, un posto scelto quasi a caso sulla mappa: l'unica cosa che t'importava era che fosse deserto, lontano da tutti. L'hai scovato durante l'inverno, immerso nella nebbia, il mare che mugghiava contro la scogliera e il nulla intorno alla casa.
Solo con l'arrivo della primavera hai scoperto i resti dell'antico giardino protetto dal muretto pregno di potente magia celtica e hai cominciato a sudare lavorando duro tra le aiuole per ridare loro i colori della vita.
Hai fatto bene a lasciare la tua rigida giacca nera a Minerva: non ti serve mentre curi con attenta pazienza i tuoi fiori traboccanti di tinte e profumi. Non ti era servita neppure durante l'inverno, mentre leggevi accanto al camino o distillavi pozioni. Né ti è poi servita d'estate, mentre l'erica occhieggiava vezzosa intorno al tuo prezioso giardino.
Dopo sei mesi di perfetta solitudine, un mattino di giugno hai deciso di compiere un giro a piedi lungo il sentiero che corre sulla costa: un faro a sud, lontano, e un insignificante gruppo di case a nord-ovest. In mezzo, solo il tuo nulla, invisibile ai Babbani, con tutti i suoi profumi intensi e i vividi colori. Solo per i tuoi occhi. Occhi neri che un tempo amavano il nero e avevano rinunciato alla luce di cui non si ritenevano più degni.
Un giro molto lungo e faticoso, sulla scogliera affacciata sul mare: rocce scure, poi grigie alternate alle chiare, sentiero di terra tra l'erba e la prima erica, salite e discese tra i sassi. Eri accaldato e avevi slacciato la camicia tirandola fuori dai pantaloni, così svolazzava nel vento fustigandoti i fianchi. Piccole ali bianche che sorridono. Un tempo il tuo mantello era una cupa ala nera densa di sofferenza che grondava lacrime di rimorso e rimpianto. Hai lasciato anche quello al castello, a Minerva che l'ha voluto come ricordo. Un ricordo triste. Qui durante l'inverno hai usato un caldo cappotto, ovviamente nero, molto più discreto: non vuoi attirare l'attenzione di nessuno e ci sei perfettamente riuscito. Almeno per i primi sei mesi.
Ti sei lasciato il faro alle spalle e hai camminato guardando alla tua sinistra, verso il mare. Hai camminato a lungo, le gambe che ti dolevano: devi fare del moto dopo sei mesi densi di libri e pozioni.
Sei sceso verso la baia piccola, dall'altro lato rispetto alla grande scogliera: la spiaggia dalle lente onde lunghe, puntellata di rocce nere, il verde vivido alle spalle e il cielo azzurro intorno. Hai tolto le scarpe e arrotolato l'orlo dei pantaloni al polpaccio, e come un ragazzino sei corso incontro alle onde.
L'acqua è fredda, ma ti piace sentire la sabbia che scorre via tra le dita. Avanzi e arretri seguendo l'onda, irrispettosi schizzi che ti bagnano i pantaloni e qualcuno osa perfino posarsi sul tuo niveo petto. Il vento sta crescendo e le onde si fanno più lunghe, forti e spumeggianti.
Arretri e vai a barricarti su una roccia nera, poi ti spingi avanti, sulla punta, dove le onde s'infrangono con forza crescente. Giochi a sfidarle, e vai sempre più giù, gli schizzi che arrivano anche sul tuo volto pallido e ti bagnano i lunghi capelli neri.
La marea sta montando veloce e sale sulle rocce, ma tu non ci fai caso: proprio come un bambino, quello che non sei mai realmente stato, continui a sfidare le onde e non ti accorgi che, alle tue spalle, il mare alzandosi ti sta precludendo la ritirata. Vento e marea sono invincibili: la tua piccola roccia nera è accerchiata, il tuo immaginario castello invaso dalle onde che ti lambiscono fino alle caviglie prima di ricadere in mille spruzzi iridescenti. La roccia bagnata si fa scivolosa e le onde sono sempre più invadenti: tenti una ritirata strategica, ma metti un piede in fallo e il mare è lì, ad accoglierti vittorioso nel suo freddo abbraccio salato.
Ti rialzi e guadagni la riva sabbiosa, ma sei bagnato come un pulcino e il vento ti fa rabbrividire.

Edited by Ida59 - 15/4/2017, 22:54
 
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