Il Calderone di Severus

Corvonero - Sfida Dicembre, Qui si postano solo le opere finite!

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Alexander Gawain Stelson
view post Posted on 30/12/2013, 09:49




Qui si postano le opere finite, il betaggio lo si fa nella discussione già aperta dove si indica anche che si partecipa o meno.
 
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view post Posted on 19/12/2014, 23:39
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Questo è lo splendido banner di Manu per la sfida di Dicembre:

W48jO9h

Edit: Manu ti ho spostato il banner in questa che è la discussione giusta, dove postare le opere finite!;)
 
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view post Posted on 19/12/2014, 23:44
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Grazie Ele!
Che faccio lo posto ora? E dove?
 
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view post Posted on 19/12/2014, 23:59
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CITAZIONE (Arwen68 @ 19/12/2014, 23:44) 
Grazie Ele!
Che faccio lo posto ora? E dove?

Porca miseria che fatica ho fatto per trovare la discussione dedicata alla sfida, dove postare il banner!! Era sparita dai radar :blink: Comunque vai qui donnina! ;)
 
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view post Posted on 20/12/2014, 00:07
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CITAZIONE (Ele Snapey @ 19/12/2014, 23:59) 
CITAZIONE (Arwen68 @ 19/12/2014, 23:44) 
Grazie Ele!
Che faccio lo posto ora? E dove?

Porca miseria che fatica ho fatto per trovare la discussione dedicata alla sfida, dove postare il banner!! Era sparita dai radar :blink: Comunque vai qui donnina! ;)

Grazie di nuovo ;) Ora vado a postare!
 
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view post Posted on 22/12/2014, 01:58
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Terminata e spedita la fic, eccola di seguito per chi ha voglia di dare una lettura ^_^



Titolo: Il tempo è prezioso
Autore/data: Ele Snapey – dicembre 2014
Tipologia: one shot
Rating: per tutti
Genere: generale, introspettivo.
Personaggi: Severus Piton, Harry Potter.
Pairing: nessuno
Epoca: 5° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Che cosa ci faceva lì, Piton? Lo aveva cacciato definitivamente dal suo studio la sera prima, intimandogli con chiarezza di non presentarsi mai più al suo cospetto e che per lui non ci sarebbe stata più alcuna lezione di Occlumanzia, da lì all’eternità…


Parole/pagine: 4835/12

Storia scritta per la sfida nr. 8 “Il Confronto”, nell’ambito della Severus House Cup, gioco creativo nr. 14 del Forum “Il Calderone di Severus”.

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.





IL TEMPO E’ PREZIOSO

***


Seduto sull’erba soffice del piccolo promontorio, ad est del campo da Quidditch, fissava da più di un’ora le dolci alture che si riflettevano nel lago; una distesa di verde caldo e brillante interrotto solo da alcune zone in cui le rocce spiccavano, rendendo brulli i pascoli.
Il cielo aveva lo stesso colore delle acque che davano l’impressione di come, tra le montagne, fosse stata incastrata, da un’enorme mano, una levigata lastra d’acciaio.
Non era la mattinata ideale per coltivare certi pensieri ma, approfittando del fatto che era sabato e quindi non ci fossero lezioni, aveva preferito isolarsi dagli altri intenzionalmente, per poter cullare i pensieri neri senza dover giustificare il proprio stato d’animo.
Harry in quell’istante stava meditando su sua madre, che gli mancava terribilmente, più che in ogni altro momento: ma non aveva alcuna voglia di confessarlo a nessuno, nemmeno a Ron e a Hermione.
Ecco la ragione per cui non voleva ancora decidersi ad abbandonare quella piccola oasi di solitudine.
Ciò che era successo diverse ore prima lo aveva sconvolto a tal punto da sentire l’assoluto bisogno di allontanarsi dalla gente; da tutti coloro, insomma, che avrebbero insistito in modo esasperante nel volergli cavar di bocca la ragione del suo umor nero.
La sera precedente era piombato, casualmente - o, forse era meglio dire, non troppo casualmente - nei ricordi di Piton e da lì si era reso conto di come sarebbe stato costretto a rivedere molte delle proprie certezze: una cosa che non avrebbe mai pensato di dover fare, un giorno, nella vita.
Assistere alla scena di James Potter che, con fare arrogante, alla testa della banda di Malandrini e aizzato da un giovanissimo Sirius Black dall’aria tronfia e spaccona, si comportava alla stregua di un odioso bullo da quattro soldi nei confronti di un indifeso Severus Piton, non era stato per nulla edificante.
Quel padre di cui aveva sempre conservato il ricordo nel proprio cuore come qualcosa di raro, nel quale aveva sempre creduto fermamente, delle cui virtù eroiche, onestà e rettitudine, era sempre stato indiscutibilmente sicuro, ebbene, quel padre, si era comportato in realtà come un piccolo teppista smargiasso, a dispetto perfino del tentativo di Lily di intervenire a fermarlo.
Sentì di nuovo lo stomaco contorcersi e provò un’altra fitta di nausea.
“Un uomo molto spiritoso tuo padre, vero?”
Glielo aveva ringhiato rabbiosamente in faccia Piton, con espressione spaventosa, mentre lo scrollava per un braccio fino a fargli male. E probabilmente di ragione ne aveva da vendere!
Essere obbligato ad ammetterlo lo fece stare ancora peggio. Non avrebbe mai potuto riconoscere qualcosa che non collocasse invariabilmente dalla parte del torto quel bastardo di Severus Piton; ma, stavolta, contro ogni principio di base per cui “odiarlo, sempre e comunque” doveva per forza far parte del proprio credo, si ritrovava costretto a concedergli delle attenuanti.
Finalmente si alzò, sentendo le gambe intorpidite esattamente così come la sua coscienza.
Forse avrebbe fatto meglio a tornare al castello perché supponeva che gli amici lo stessero cercando, preoccupati dalla sua prolungata assenza: loro tre non erano abituati a stare divisi per troppo tempo.
Si incamminò mestamente lungo il declivio, turbato e impensierito.
Gli mancava sua madre, tanto.
A lei una cosa del genere avrebbe potuto confidarla, senza alcun dubbio, perché lei avrebbe trovato certamente la risposta giusta per tranquillizzarlo.
Giunse in prossimità dell’area aperta riservata alle lezioni di Volo e agli allenamenti di Quidditch. Da lì si poteva ammirare ancora il panorama mozzafiato delle catene montuose, oltre i cui profili c’era solo il cielo; uno spazio illimitato da poter solcare, libero come l’aria, a cavallo di una scopa.
Attraversò il campo di Volo e si fermò al centro. Chiuse gli occhi e offrì il volto all’energica carezza del vento freddo che sospingeva vigorosamente le nuvole plumbee e veloci sopra la sua testa, poi ascoltò per diversi secondi il silenzio interrotto solo dal richiamo sgraziato dei corvi che volavano appena più su, là dove era la Guferia.
- Potter!
Un altro suono, molto familiare, si era aggiunto improvvisamente allo stridio degli uccelli: il tono profondo e asciutto della voce giunse, sgradito e inaspettato, secco come uno schiocco di frusta.
Avvertì un vuoto improvviso all’altezza dello stomaco e aprì gli occhi, orripilato.
Egli era lì, a pochi passi. Sembrava un grosso pipistrello con le enormi ali serrate a sé e pensò a come, lo sguardo torvo e il naso adunco, lo facessero sembrare forse più simile ad un avvoltoio appollaiato in attesa di calare su una carcassa.
- Potter. - Harry potè chiaramente distinguere una nota di beffardo disgusto nel tono più blando con cui lo aveva richiamato.
Che cosa ci faceva lì, Piton? Lo aveva cacciato definitivamente dal suo studio la sera prima, intimandogli con chiarezza di non presentarsi mai più al suo cospetto e che per lui non ci sarebbe stata più alcuna lezione di Occlumanzia, da lì all’eternità.
Era apparso chiaro come i loro già compromessi rapporti si fossero ormai compromessi del tutto.
Che cosa voleva ancora da lui, dunque?
Harry rimase impietrito, al centro dello spiazzo, mentre l’insegnante aveva iniziato a muoversi verso di lui con quel suo caratteristico passo lento, indolente ma inesorabile: lo stesso passo spietato e lo sguardo glaciale, forieri di tempesta, che usava anche in classe quando doveva avvicinarsi al calderone di chi stava facendo bollire la pozione nel modo sbagliato.
Che cosa stava elucubrando il suo cervello maligno? Piton era senz’altro un uomo cattivo, tuttavia nella testa di Harry passò involontariamente il pensiero che nemmeno uno come lui avrebbe – forse - meritato di ricevere il trattamento umiliante che James Potter e i suoi amici gli avevano riservato ai tempi della scuola.
- Potter… - scandì, per la terza volta, non appena gli fu di fronte; aveva pronunciato il nome del ragazzo alla stregua di un insulto, mentre lo sguardo nero e vigile lo radiografava attentamente da dietro la cortina dei lunghi capelli corvini. – Mi concederai l’onore di sapere a che cosa ti stavi dilettando, dopo che mi hai costretto a cercarti per tutto il castello?
Una smorfia di profonda insofferenza deformò le sue labbra dure e sottili.
- Stavo riflettendo, signore… - Harry si costrinse a rispondere con calma ed educazione, nonostante il cuore gli martellasse nel petto e provasse il forte impulso di urlargli contro.
- Oh, davvero?- entrambe le sopracciglia di Piton scattarono all’insù. - Mi domando quali riflessioni possano scaturire all’interno di una scatola cranica priva della principale risorsa che ne garantisca la formazione… - l’inflessione della voce grondava sarcasmo e sulla bocca si allargò un mezzo sorriso obliquo, sgradevole e provocatorio.
Harry deglutì, cercando di dominare la sensazione di risentimento profondo che sentiva ribollire in ogni fibra del corpo: gli avrebbe volentieri puntato contro la bacchetta - oh sì, come lo avrebbe fatto, molto ma molto volentieri – così come lo avrebbe visto altrettanto volentieri volare fuori dal cerchio immaginario dentro cui stavano fronteggiandosi, colpito da un dolorosissimo schiantesimo.
Il volto del mago si contrasse per una frazione di secondo, come se avesse avvertito i pensieri carichi di rancore del ragazzo.
- La coscienza mi ha indotto a ripensarci…
Coscienza? Quale coscienza? Si chiese in automatico Harry, mentre l’uomo proseguiva con l’aria infastidita di chi è stato obbligato a concedere qualcosa, estortagli con la forza.
– E mi ha consigliato vivamente di venirti a cercare, per annunciarti che ho intenzione di riprendere le lezioni interrotte, ieri… a causa di forza maggiore. – pronunciò le ultime parole con acrimonia e disgusto, senza preoccuparsi minimamente di nascondere la propria insofferenza nei confronti dell’allievo e del compito che gli toccava riprendere.
Harry sentì come se un cubetto di ghiaccio gli fosse sceso giù, lentamente, lungo la colonna vertebrale: quella era davvero l’ultima cosa che, in quel momento, avrebbe voluto fare nella vita!
- Signore è… è proprio necessario… ora… - farfugliò, nel tentativo di rimandare il momento del supplizio che aveva ormai archiviato nel proprio inconscio.
- Oh.Sì.E’.Proprio.Necessario.Ora… - l’insegnante scattò, come un cobra, torreggiando su di lui, immenso e minaccioso. – Ora, Potter. Sia ben chiaro che lo faccio solo ed esclusivamente per volere di Silente che, se non fosse stato momentaneamente costretto a questo increscioso esilio forzato, avrebbe certamente gradito che io seguitassi nel tentativo di ottenere da te ciò che, personalmente, reputo sia l’impossibile… - sibilò, a denti stretti. - Ma non ti passi più per la testa, nemmeno per sbaglio, di provare ad avvicinarti di nuovo al Pensatoi, o di far parola con chicchessia riguardo a ciò che vi hai visto dentro ieri sera, altrimenti…
Harry arretrò di un passo, sgomento; nelle iridi impenetrabili del mago era apparsa all’improvviso un’espressione inquietante, colma di livore ma anche di profondo dolore: Piton aveva dentro l’inferno, e Harry fu certo di averne avuta una terribile visione per qualche interminabile istante.
Spalancò gli occhi verdi sull’insegnante, rimanendo in vigile attesa che quest’ultimo ultimasse la minaccia, ma questi si limitò a ricomporre il volto in una fredda espressione di astio sprezzante e, con fiera eleganza, gli voltò le spalle.
- Seguimi. – ordinò, lapidario, e iniziò a camminare verso il castello senza curarsi che lo studente gli obbedisse o meno, assolutamente certo di come il piccolo Potter, in quel preciso momento, non avrebbe mai osato ribellarsi.
Harry infatti si affrettò a tallonarlo con il cuore che batteva furiosamente, mentre sentiva crescere in sè una sorta di disperata impotenza. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di non riprendere le lezioni di Occlumanzia con quel bastardo… Sarebbe stato perfino disposto a barattare quella tortura con quattro ore filate di Divinazione, a tu per tu con la Cooman.
Piton marciò senza rallentare, senza voltarsi una sola volta, senza pronunciare una sola parola, mentre il ragazzo gli trotterellava dietro, cercando di non perdere il passo; gli corse dietro per passaggi, anditi e corridoi, attraverso il Cortile di Pietra e lungo il viadotto, fino ad arrivare alle scale che portavano nei Sotterranei per poi - complice una malevola penombra che si infittiva mano a mano che gli scalini correvano giù, verso le segrete - iniziare ad avvertire una molesta sensazione di pericolo seguita da una discreta certezza che, stavolta, quell’individuo privo di umanità e senza scrupoli gliel’avrebbe fatta pagare sul serio: forse lo avrebbe prima schiantato e poi fatto a pezzi, per usarlo, infine, come ingrediente in qualche pozione.
Guardò per l’ennesima volta la schiena dell’uomo, il suo mantello fluttuante, i capelli che gli ondeggiavano sulle spalle al ritmo del suo passo lungo e flessuoso e che non gli erano parsi mai così unti. E tornò, con rinnovato fervore, a temerlo e a odiarlo.
Giunsero nuovamente di fronte alla porta dell’ufficio di Piton e per Harry fu come avere uno spiacevole dèjà vu.
Il mago, sulla soglia, lo invitò con un breve, secco cenno del capo a oltrepassarla.
Il ragazzo obbedì, cercando coraggiosamente di ignorare la percezione di panico crescente che ormai sentiva strisciare maligno sotto la pelle.
Ad attenderlo, dentro il locale gelido e cupo, c’erano ancora gli orribili contenitori di vetro colmi di strane creature sotto formalina, anche se non vi era più traccia di quello pieno di scarafaggi stecchiti che era esploso mentre egli cercava di sparire il più velocemente possibile dalla vista dell’uomo.
Harry si guardò attorno, nervosamente, poi fissò di nuovo l’insegnante che aveva chiuso lentamente il pesante battente in legno e vi si era appoggiato con il corpo, interponendosi fra lui e la salvezza.
- Ti starai domandando per quale motivo io abbia voluto riprendere le lezioni, nonostante non receda mai dalle decisioni che prendo … - si era staccato dall’uscio, avanzando con flemma pericolosa.
Harry deglutì, non sapendo che cosa aspettarsi. Il mago lo stava fissando con iridi buie e impenetrabili , in fondo alle quali però gli parve di scorgere un improvviso guizzo di energia, che diede per un attimo alle iridi nere e vuote come tunnel immersi nel buio, una sorta di benefico calore.
Ma fu subito certo di essersi ingannato: non poteva trovarsi del calore in fondo allo sguardo glaciale di Piton e, soprattutto, non poteva esserci di sicuro del calore rivolto in modo specifico a lui.
L’uomo continuò a parlare, in tono pacato, avvicinandosi con grazia felina.
- Questa volta però è diverso. Perchè voglio che tu capisca a fondo per quale ragione è assolutamente indispensabile che tu sia in grado di occludere la mente… – gli era arrivato a pochi passi e… oh sì, per la miseria, non si era sbagliato pochi istanti prima: in fondo agli occhi di Piton, che avevano agganciato solidamente i suoi, c’era una luce inaspettata, un barlume di interesse partecipe nei confronti della risposta che attendeva. – Voglio che tu sia in grado di chiarirlo, ora, a me, ma soprattutto a te stesso…
Harry rimase immobile e, per un lungo attimo, fu incapace di chiarire una cosa straordinariamente ovvia: certo che doveva imparare ad occludere la mente - glielo aveva spiegato anche Silente - doveva farlo perché era necessario impedire all’Oscuro Signore di penetrare nei suoi pensieri e stabilire un pericolosissimo contatto con lui! Ma, per qualche secondo, non riuscì a parlare e non tanto per il terrore di dare una parere che non sarebbe garbato all’insegnante, bensì per la sorpresa.
Non si fidava: che cosa aveva in mente il bastardo, in quel momento, e che cosa doveva aspettarsi da lui?
- Perché Vold… ehm… Tu-Sai-Chi… – Harry sapeva bene come Piton non gradisse sentirgli pronunciare quel nome. – Non possa introdursi nella mia mente, signore…
- E questo è banalmente palese, Potter… - l’espressione del mago tradì un breve moto di insofferenza. – Ma c’è un altro motivo, più difficile e sottile da comprendere, che potrebbe apparire forse meno importante alla luce dell’esigenza che abbiamo di impedire all’Oscuro Signore di impadronirsi dei tuoi pensieri, ma che tuttavia è, ti assicuro, ugualmente rilevante!
Parlava, il Maestro di Pozioni, e intanto continuava a tenere incatenato lo sguardo nero e impressionante come un’immensa voragine a quello del ragazzo, color dello smeraldo.
- Il vero,e più importante motivo è che tu custodisci tutto quanto hai di più prezioso qui dentro. – appoggiò l’indice sulla propria fronte spaziosa. – Emozioni, pensieri, turbamenti, ricordi, sensazioni. La tua mente è come un immenso scrigno, contenente un tesoro di sacro e inestimabile valore, un patrimonio che a nessuno deve essere permesso di violare, a cui nessuno deve essere permesso di entrare per frugare tra i tuoi beni più preziosi.
Harry strabuzzò gli occhi, sempre più perplesso, ma poi si rese conto all’improvviso che, molto probabilmente, in quel preciso istante, Piton, a dispetto di quanto gli aveva appena detto, si stava aggirando indisturbato proprio tra le ricchezze custodite nel suo scrigno.
Si oppose d’istinto e interruppe subito il contatto visivo, chiudendo rabbiosamente la mente: nessuno dunque, tantomeno quell’uomo, si sarebbe più dovuto concedere il lusso di passeggiare sul sentiero lastricato di gioie, turbamenti, sofferenze, timori e speranze, che si snodava tortuoso nella sua mente.
L’insegnante, con un lieve sorriso, si ritrasse di scatto, come se una mano invisibile gli fosse stata premuta sul petto e lo avesse spinto bruscamente lontano dallo studente.
- Così, ragazzo! E’ così che devi fare per schermare ciò che sta nella tua testa e nel cuore… - reagì l’uomo, in modo inaspettato, mentre le iridi non apparivano più alla stregua di due buchi neri senza vita ma brillavano, per il crescente stupore di Harry, di una luce particolare. – E’ così che devi impedire ogni attacco esterno, ogni manovra di intrusione da parte di chi vorrebbe leggerti dentro, per carpire e appropriarsi di ciò che è fondamentale per continuare ad andare avanti… e vivere… e lottare.
- Non… non riesco a capire bene, signore. – balbettò Harry, frastornato e confuso dal quel totale cambio di atteggiamento: si era rivolto a lui usando il sostantivo “ragazzo”, senza pronunciare il cognome, come faceva solitamente, nell’abituale tono cattivo e sarcastico con cui voleva intenzionalmente farlo sempre sentire un rifiuto della società. Questo non quadrava… non quadrava affatto: chi diavolo era entrato, inaspettatamente, nel corpo di Piton, facendogli fare e dire cose che non erano da lui?
- Sto parlando dei sentimenti più profondi, dei ricordi più cari, dei pensieri che ti appartengono da sempre e che sono esclusivamente tuoi; a niente e nessuno deve essere permesso anche solo di avvicinarsi perché questo indispensabile bagaglio di esperienze è, e sarà la spinta necessaria a reagire negli istanti più difficili, a cui attingerai nei momenti più bui per trovare il coraggio di fare determinate scelte.
Harry non credeva alle proprie orecchie: continuò ad ascoltare in silenzio, con gli occhi incollati a quelli dell’uomo lucidi di emozione trattenuta a stento. Ad un tratto il volto di Piton si contrasse in una smorfia di contenuta sofferenza che il giovane non avrebbe mai e poi mai immaginato di veder comparire su quella fisionomia di pietra.
- Perché verrà anche il momento in cui dovrai fare scelte terribili e complicate… Scelte che ti porteranno a dover determinare se sia arrivato, o meno, il momento di mettere in gioco perfino la vita… - proseguì il mago, e la sua voce si ridusse quasi ad un sussurro mentre lo fissava con intensità. – Dovrai tirare fuori risorse inaspettate, tutta la forza d’animo e il valore di cui disponi, per decidere quale strada, seppur terribile e irta di ostacoli, ti sarà necessario imboccare sapendo fino a che punto poterti spingere; dovrai rinunciare a te stesso, alle tue priorità, ma ti scoprirai pronto ad affrontare qualsiasi sacrificio, perché ne varrà la pena per il bene di chi ami o… di chi hai amato… - si interruppe per un attimo, posando la mano sul petto, all’altezza del cuore. Sembrava aver smarrito le parole, ma le ritrovò quasi subito, e riprese con rinnovato vigore. – Infine, scoprirai che qui dentro, se sarai stato capace di custodirlo, ci sarà ancora e sempre il tuo tesoro più prezioso, l’unica cosa veramente importante su cui potrai di nuovo contare per arrivare fino in fondo, con coraggio.
Harry rilasciò il fiato che aveva trattenuto fino a quel momento: si sentiva scosso, turbato, sconcertato dall’incredibile esperienza che ancora stentava a realizzare e che lo aveva lasciato completamente privo di termini con cui replicare. Pensò all’improvviso a quando lo avrebbe raccontato a Ron ed Hermione, e a come, quasi certamente, non gli avrebbero creduto! Sulla fiducia di Hermione, magari, avrebbe anche potuto contare…
- Signore… - azzardò, con molta cautela e un pizzico di ansia, ancora poco convinto di quanto gli stesse accadendo. – Tutto questo significa perciò che io… io, alla fine, dovrò misurarmi con Vold… con Tu-Sai-Chi?
Piton non rispose subito, ma gli dedicò un’altra occhiata affilata e penetrante, allacciando le mani dietro la schiena ed ergendosi in tutta la statura.
- Non so che cosa accadrà, in un futuro prossimo… Forse, per avere una risposta, dovresti ricorrere alle indicibili doti divinatorie della professoressa Cooman. – dichiarò, beffardo, e, sollevando il sopracciglio, distese le labbra nel consueto sorrisino sarcastico che gli riservava quando la pozione che bolliva nel suo calderone aveva inevitabilmente assunto il colore sbagliato.
Oh, eccolo tornato il solito, untuoso bastardo: meno male, credevo di essere finito in un universo parallelo!
Harry si riscosse di botto da quel pensiero quando l’insegnante, all’improvviso, gli rivolse bruscamente una domanda che lo colse del tutto impreparato.
- Ti manca molto, vero?
- Che cosa intende, signore? – sbottò, sorpreso: l’unica cosa che aveva continuato a ronzargli in testa, fino a poco prima che Piton gli imbastisse il discorso su ciò che avrebbe dovuto conservare con cura dentro sé, era stata l’immagine di sua madre… Ma non poteva certo riferirsi a lei, per la miseria, anche se notò come, di nuovo, il suo sguardo fosse tornato ad essere lucido nonostante l’espressione dura e asciutta .
- Ti manca molto… tua madre, intendo. – mormorò, in tono più morbido.
Harry avvertì un vuoto all’altezza dello stomaco e abbassò gli occhi, frastornato: allora si riferiva realmente a lei!
- Abbastanza… - riuscì a mugugnare, mentre nella sua testa si diffondevano nuovamente le parole del Maestro di Pozioni, come amplificate da un incantesimo Sonorus…
La tua mente è come un immenso scrigno, contenente un tesoro di sacro e inestimabile valore, un patrimonio che a nessuno deve essere permesso di violare, a cui nessuno deve essere permesso di entrare per frugare tra i tuoi beni più preziosi.
Tuttavia egli si era permesso tranquillamente di farlo! Avvertì crescere in sé un profondo malessere ma, allo stesso tempo, comprese come con quella piccola dimostrazione pratica, il suo insegnante avesse voluto chiaramente fargli assimilare il concetto.
- Sì, mi manca molto, signore. – si decise infine ad ammettere: inaspettatamente e contro ogni logica aveva intuito che, forse, poteva davvero fidarsi di lui.
- Manca molto anche a me…
Harry rialzò di scatto il capo e fissò l’uomo, sconcertato, temendo di non aver afferrato bene, mentre Piton continuava a parlare con estrema tranquillità e lo sguardo rivolto alle pareti grigie e spoglie dell’ufficio interrotte dagli scaffali.
- Ci siamo conosciuti da bambini, abbiamo giocato assieme nel quartiere in cui eravamo nati e cresciuti… - il suo volto scolpito era pallido e immobile nella penombra fredda dell’ambiente, ma gli occhi tradivano la sofferenza e sembravano guardare lontano, come attraverso a un mare di nostalgia, nero e immoto.
– E ci fu un tempo in cui nulla e nessuno avrebbe potuto separarci. Ogni giorno era una scoperta in più… era la voglia di conoscere a fondo fin dove avrebbe potuto spingersi il nostro potere e il bisogno assoluto di stare insieme, sperando che il tempo passasse in fretta perché c’era Hogwarts ad aspettarci, la scuola sulla quale non ci stancavamo mai di fantasticare durante i lunghi pomeriggi trascorsi al parco giochi… quel fantastico luogo pieno di grandi maghi e di ogni tipo di magia dove avremmo potuto finalmente studiare tante cose insieme e diventare a nostra volta dei grandi maghi. Allora, non potevo certo immaginare quanto quelle ore e quei giorni fossero destinati a rimanere unici e rari, nella mia vita: ero solo un bambino. Se avessi saputo come il tempo che ci è stato messo a disposizione, può trasformarsi in qualcosa di valore assurdo… - la voce tremò impercettibilmente e Piton fu costretto a interrompersi per una frazione di secondo, poi riprese in tono quasi privo di alcun accento. – Il giorno in cui partimmo per Hogwarts finalmente arrivò… Ma quello fu anche il giorno in cui tutto iniziò a cambiare: avevo imboccato la strada che, lungo il percorso, avrebbe portato ad allontanarmi da lei per sempre.
– Fu… fu a causa di mio padre, signore? – non avrebbe voluto e dovuto fargli quella domanda – la voce di Hermione che lo riprendeva su quel punto echeggiò nel suo cervello - ma gli era uscita prima ancora di poter ragionare su come non fosse affatto opportuna.
Attese comunque una risposta, sopraffatto dallo sconcerto: Piton e sua madre avevano giocato assieme?! Avevano avuto una profonda amicizia e, a giudicare dall’espressione straordinariamente grave che adombrava il volto dell’uomo, non se la sentiva di escludere che tra loro ci fosse stato perfino qualcosa di più?!
L’altro, nel frattempo, aveva alzato lo sguardo lasciato vagare fino a quell’istante sui contenitori di vetro posati sui ripiani, ed era tornato a guardarlo: negli occhi segnati dalla malinconia che fissavano i suoi, Harry si rese improvvisamente conto di come non vi fosse più alcuna traccia di astio, ma solo il desiderio di ritrovarvi qualcosa di Lily.
- Fu anche a causa sua, certo… ma è più probabile che la colpa sia stata solo, completamente mia. – mormorò, cupo, passandosi lentamente una mano sul volto. - Come solo mia fu la colpa di quanto accadde in seguito.
¬ Terminò la frase in un sussurro così impercettibile che il ragazzo non riuscì a coglierne il contenuto.
Harry trattenne di nuovo il respiro; avrebbe tanto voluto domandargli che cosa avesse appena aggiunto ma desistette, perché erano tornate a prendere forma nella propria mente le immagini di un giovane James Potter che, spalleggiato dagli amici, provocava vigliaccamente un altrettanto giovane Piton. Le parole gli affiorarono d’impulso sulle labbra e fu incapace nuovamente di frenarle.
- Lei detestava mio padre, lo so… Ma ora che posso anche capirne i motivi, io… io vorrei, per quanto possa valere, adesso… vorrei tanto che accettasse delle scuse per quanto è successo ai tempi in cui eravate studenti.
Le prometto che non mi lascerò sfuggire nulla di quanto ho visto ieri, nei suoi ricordi, ma voglio anche farle sapere che… che io non approvo affatto quello che fu il cattivo comportamento di mio padre nei suoi confronti e lui, ora… beh… ora non c’è più ma… sono convinto che se fosse stato ancora vivo lo avrebbe fatto… cioè, voglio dire, lui sarebbe già venuto a chiederle scusa, di persona… – era giunto alla conclusione del discorso con enorme fatica, sforzandosi di trovare i termini più adatti, totalmente in preda all’imbarazzo, tuttavia convinto di aver espresso la cosa giusta, ciò che sentiva nel cuore, perchè quell’uomo, rivelatosi in un certo qual modo così diverso da come era sempre stato abituato a considerare, aveva tutto il diritto di essere risarcito in qualche modo per le umiliazioni odiose subite in passato per mano di suo padre.
Piton lo osservò in silenzio, con il capo leggermente reclinato e un’espressione seria e assorta; rimase così per qualche istante, mentre il volto di Harry prendeva fuoco sotto il suo sguardo tagliente.
Poi lo stesso sguardo severo dell’uomo fu attraversato da un lampo divertito e sulle labbra comparve ancora lo stesso, breve sorriso obliquo che riservava alle cose immeritevoli di considerazione.
- Tranquillo, Potter, tuo padre non mi avrebbe mai porto le proprie scuse di persona: probabilmente, se oggi fosse ancora qui, sarebbe ancora troppo occupato a credersi un gradino sopra tutto e tutti… - valutò, con una nota sprezzante e sardonica nel commento che lasciò in sospeso, ma che ebbe comunque la capacità di ferire ancora in parte lo studente; tuttavia quello che aggiunse subito dopo, in tono meno pungente, ebbe il potere di lenirne l’amarezza.
– Per tua buona sorte, però, non hai ereditato da tua madre solamente il colore degli occhi, ma anche e soprattutto cuore e cervello.
Harry provò immediatamente un moto d’orgoglio, (dovette ammettere con se stesso che non avrebbe potuto rivolgergli apprezzamento migliore) eventualità che mai e poi mai avrebbe pensato potesse verificarsi a fronte di un’osservazione fatta da parte di ciò che rimaneva di quel vecchio, caro, untuoso bastardo del professor Piton.
Ma non era che, per caso, in tutti quegli anni aveva segretamente e inconfessabilmente desiderato che proprio lui, prima o poi, si accorgesse del suo valore e arrivasse a dichiararglielo?
Capì, con enorme sorpresa, di aver sempre aspettato e voluto esattamente quel momento
E davanti ai suoi occhi tanto simili a quelli di Lily Evans, colui che aveva detestato con tutto se stesso per ogni anno della propria esistenza trascorsa ad Hogwarts apparve all’improvviso sotto una luce completamente diversa. Vide infine l’uomo che era: una persona fuori dal comune, che non aveva semplicemente fatto altro che proteggere con cura i propri sentimenti e un animo pieno di umanità sotto una scorza dura, spigolosa, intransigente e rigorosa. Ciò che in fin dei conti sarebbe servito anche a lui per affrontare con molta più decisione la vita e le sue molteplici difficoltà, e che il suo insegnante gli aveva appena terminato di chiarire in modo più che eccellente.
- In conclusione, Potter, la tua testa di legno ha recepito fino in fondo per quale precisa ragione io abbia deciso che le nostre lezioni debbano proseguire? – la domanda, secca e improvvisa, giunse, formulata in tono soave e allo stesso tempo sferzante, a spezzare il filo delle sue riflessioni; lo guardò e vide che stava osservandolo ancora con aria vagamente sorniona ma risoluta, in cui fu quasi certo di veder brillare perfino dell’affetto.
Ma non avrebbe potuto scommetterci.
- Sì, signore. – annuì, trattenendo un sorriso furtivo. Piton era tornato ad assumere l’espressione arcigna del docente severo e inflessibile, e Harry non fu più così sicuro che avrebbe apprezzato altro che non fosse il suo impegno nello schermare la mente.
- Sei pronto? – lo ammonì, in tono asciutto, già pronto a introdurvisi.
- Sì, signore… professor Piton!
- Allora concentrati, e non perdiamo altro tempo… Non dimenticare mai che, al pari dei tesori che custodisci in te, anche il tuo tempo è straordinariamente prezioso!
Già, proprio quel tempo che, in tal caso, volò come in un battito di ciglia perché Harry, per la prima volta, si applicò come mai aveva fatto prima, ottenendo di conseguenza risultati molto soddisfacenti.
Quando uscì dall’ufficio del Maestro di Pozioni ed ebbe richiuso con cura la porta alle proprie spalle, sentì pizzicare sulla pelle una confortevole e incoraggiante sensazione di leggerezza e di benessere.
Aveva in sé la netta impressione di come il proprio tempo fosse stato impiegato in modo notevolmente proficuo e la piacevole certezza di essere ormai diventato perfino un po’ più grande; senza contare l’enorme appagamento per come tutto si era concretizzato in un solo giorno e grazie a ciò che Severus Piton gli aveva insegnato nell’arco di quelle incredibili ore.
Ron ed Hermione non avrebbero mai creduto a quanto era successo...
 
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Lady Ekathle
view post Posted on 23/12/2014, 12:36




Ciao ragazze, purtroppo devo comunicarvi che ho deciso di ritirarmi. Non ho fatto un lavoro per questa sfida, ho provato a fare i banner ma non ci sono riuscita. Scusate se non sono riuscita ad arrivare fino alla fine, e se sto lasciando la squadra proprio adesso. In questi ultimi mesi ho avuto tanto da fare all'università, e quindi non sono riuscita a produrre niente.
Vi ringrazio tantissimo perché siete state una squadra fantastica :) grazie Manu per l'aiuto con GIMP, ma in così poco tempo non sono stata in grado di imparare a fare qualcosa di guardabile :)
Grazie mille a Ele che si è sopportata le mie ansie per le storie non finite in tempo, e soprattutto mi ha spiegato come usare bene il forum ( e ha corretto i miei errori nel mettere i post!!)
Grazie mille a tutte, e di nuovo scusate se non ho potuto fare dei punti anche io. Che Severus mi strafulmini

Ci sentiamo per gli auguri, un bacione a tutte
 
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view post Posted on 23/12/2014, 15:45
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Ciao Ele, non c'è bisogno di ritirarsi: questa era l'ultima sfida dell'anno e dal 2015 non ci saranno più impegni legati alla SHC!!! Non abbiamo fatto grandi punti in questo mese ma ormai i giochi sono fatti e se anche avessimo presentato ognuna un lavoro, non sarebbe stato sufficiente per conquistare il secondo posto ;)
Quindi, tranquilla, da gennaio potrai dedicarti ai tuoi studi serenamente senza che la sottoscritta ti venga a rompere le scatole per scrivere qualcosa da presentare :lol:
Un grazie enorme anche a te per essere stata sempre presente e disponibile, e avermi dato supporto quando più ce n'è stato bisogno. :hug:
Auguroni di Buon Natale a te e alla tua famiglia, e continua a seguire il forum mi raccomando! :wub:
 
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view post Posted on 26/12/2014, 22:50
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http://www.magiesinisterstorie.it/storie/A...iacchierone.php

Questa è la ff per la sfida, scusate se la metto solo ora!
 
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8 replies since 30/12/2013, 09:49   416 views
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